Yume Nikki
Adattare un "gioco" come "Yume Nikki" è un compito decisamente gravoso ed ambizioso, e il fallimento è dietro l'angolo, giacché basta poco per mandare all'aria il particolarissimo mood dell'opera originale, che di fatto è estrema, truce, angosciosa e allo stesso tempo opprimente: tutto si basa sull'atmosfera, sui simboli, sulla psicologia e l'antropologia - rimando il lettore interessato al "gioco" alla mia recensione approfondita, nella quale mi dilungo sul perché "Yume Nikki" sia tanto geniale e rivoluzionario, analizzandolo senza cadere nel tranello in cui, oltre alla maggiorparte dei fan, è altresì cascato l'autore di questo pietoso adattamento, che ha cercato di forzare i simboli in una narrazione prestabilita, dotandoli di un finalismo che invero c'entra poco con il contesto in cui il "gioco" nasce e con il messaggio che vuole trasmettere mediante i suoi taciti, inquietanti moniti. Cercare di ricondurre "Yume Nikki" ad un banale e ordinario videogioco, con tanto di trama - nel manga comparirà addirittura un pietoso "boss di fine livello" manco previsto nel "gioco" originale - significa tradirlo nella sua essenza, mutilarlo del suo potenziale immaginifico e surreale, rinnegare la sua carica innovativa. Insomma, quest'opera disegnata da Hitoshi Tomizawa NON è il vero "Yume Nikki", e non c'entra nulla con esso, nonostante si appropri di alcuni suoi non-luoghi e non-personaggi falsificandoli completamente, svuotandoli della loro valenza simbolica.
Come se non bastasse, al crimine peggiore di cui un adattamento può farsi carico si aggiunge la rottura del silenzio, che in "Yume Nikki" era fondamentale. Ed ecco comparire tra una vignetta e l'altra strazianti ed inutili monologhi della protagonista Madotsuki, nonché degli altrettanto ingombranti dialoghi con le entità del mondo inconscio che sopprimono ulteriormente l'aspetto più sostanziale dell'opera, rivoltando il coltello nella piaga senza un minimo di tatto. Perché per adattare un "gioco" del genere, occorre innanzitutto comprenderlo, cosa che evidentemente in questo caso non è stata fatta, con mio sommo rammarico.
Superato il trauma derivante dalla sodomizzazione e dall'incomprensione di un caposaldo "videoludico" sul quale è stato detto e scritto di tutto e di più - una vera e propria leggenda del web, insomma -, e prendendo questo adattamento come un manga a sé stante, risulta ch'esso sia fallimentare anche in questo caso: le vicende accadono troppo velocemente - tradendo nuovamente la lentezza e gli enormi spazi oscuri del "gioco", che contribuivano all'atmosfera surreale suscitando un effetto straniante nel giocatore -, la trama creata ad hoc per l'occasione è a dir poco banale, e inoltre pure i disegni non tardano a mostrare le loro limitazioni, scadendo in uno stile plastico che in qualche modo risulta rassicurante, in pieno contrasto con le sensazioni che dovrebbe trasmettere al lettore. L'estrema brevità dell'opera, la sua incapacità di assumere molteplici livelli di lettura e di lanciare un messaggio esistenziale, allo stesso modo della sua controparte originale, nonché le sue limitazioni intrinseche, sono tutti fattori che implicano una stroncatura immediata: se siete veramente interessati a "Yume Nikki", scaricatelo e giocateci, tanto è gratuito. E, sopratutto, sforzatevi di comprenderlo e contestualizzarlo, senza commettere lo stesso madornale errore di questa insulsa opera cartacea.
Come se non bastasse, al crimine peggiore di cui un adattamento può farsi carico si aggiunge la rottura del silenzio, che in "Yume Nikki" era fondamentale. Ed ecco comparire tra una vignetta e l'altra strazianti ed inutili monologhi della protagonista Madotsuki, nonché degli altrettanto ingombranti dialoghi con le entità del mondo inconscio che sopprimono ulteriormente l'aspetto più sostanziale dell'opera, rivoltando il coltello nella piaga senza un minimo di tatto. Perché per adattare un "gioco" del genere, occorre innanzitutto comprenderlo, cosa che evidentemente in questo caso non è stata fatta, con mio sommo rammarico.
Superato il trauma derivante dalla sodomizzazione e dall'incomprensione di un caposaldo "videoludico" sul quale è stato detto e scritto di tutto e di più - una vera e propria leggenda del web, insomma -, e prendendo questo adattamento come un manga a sé stante, risulta ch'esso sia fallimentare anche in questo caso: le vicende accadono troppo velocemente - tradendo nuovamente la lentezza e gli enormi spazi oscuri del "gioco", che contribuivano all'atmosfera surreale suscitando un effetto straniante nel giocatore -, la trama creata ad hoc per l'occasione è a dir poco banale, e inoltre pure i disegni non tardano a mostrare le loro limitazioni, scadendo in uno stile plastico che in qualche modo risulta rassicurante, in pieno contrasto con le sensazioni che dovrebbe trasmettere al lettore. L'estrema brevità dell'opera, la sua incapacità di assumere molteplici livelli di lettura e di lanciare un messaggio esistenziale, allo stesso modo della sua controparte originale, nonché le sue limitazioni intrinseche, sono tutti fattori che implicano una stroncatura immediata: se siete veramente interessati a "Yume Nikki", scaricatelo e giocateci, tanto è gratuito. E, sopratutto, sforzatevi di comprenderlo e contestualizzarlo, senza commettere lo stesso madornale errore di questa insulsa opera cartacea.
"In un mondo così fuori dall'ordinario come questo, trovare una rana comune ... ha un qualche significato?"
"Yume Nikki", letteralmente "Diario dei sogni", è un seinen manga del 2013 in volume unico, illustrato da Hitoshi Tomizawa, la cui storia è basata sull'omonimo videogioco freeware sviluppato dal solo Kikiyama e pubblicato nel 2005. Dopo aver perso (quasi letteralmente) la testa per poter completare questo action RPG, dopo essere rimasto praticamente scioccato da come si conclude e dopo aver perso ore su ore a riflettere sul significato più che enigmatico della storia, di cui Kikiyama non ci spiega assolutamente nulla, neanche a fine gioco - e tutt'ora devo ancora capire se questo sia segno di assoluta pigrizia o pura genialità (credo opterò per la seconda -), mi sono avvicinato al manga, scoperto veramente per caso, per vedere se alcune delle mie domande potevano trovare una risposta.
La protagonista, Madotsuki, è una hikikimori; questo lo capiamo perché, nel gioco, quando la ragazza è sveglia (poi capirete il perché di questa precisazione) si rifiuta categoricamente di uscire dalla sua stanza. Quando dorme fa sempre lo stesso sogno in cui può muoversi liberamente: prima si trova sulla terrazza, poi attraversa la sua camera da letto e uscendo da questa si trova in una enorme stanza in cui sono presenti dodici porte. Dato che questo succede ogni volta che si addormenta, dopo essersi accertata di potersi svegliare a piacimento con un semplice pizzicotto sulla guancia, finalmente decide di esplorare il suo mondo dei sogni. Dopo aver varcato due soglie diverse e dopo aver visto un bel po' di cose strane, decide di tornare nel mondo reale.
Al suo risveglio scopre che qualcuno ha scritto nel suo diario (in cui annotava particolari dei suoi sogni) "Raccogli tutti gli effetti". Scopre anche che la porta della camera è chiusa a chiave e, senza una possibile via di fuga, decide quindi di continuare l'esplorazione alla ricerca di questi "effetti", che forse sono semplicemente "cose normali in mondi anormali".
Per quanto non sia un esperto in materia, ho sempre trovato molto interessante l'argomento dei sogni lucidi, in cui il sognatore è conscio del fatto di stare sognando e può esplorare e modificare a piacere il proprio sogno, e in particolar modo del fenomeno del "falso risveglio". A seguito della presa di coscienza di stare sognando, l'improvvisa acquisizione di lucidità può causare nel sognatore una sorpresa tale da svegliarlo. A volte però il risveglio è solo virtuale: il sognatore si ritrova nella sua camera da letto credendo di essere sveglio, quando in realtà sta ancora sognando. Questi sono elementi portanti dell'opera. Nel suo sogno, Madotsuki è rappresentata con gli occhi chiusi, come a sottolineare il fatto che la ragazza sta ancora dormendo. Ma anche quando è sveglia gli occhi di Madotsuki sono sempre chiusi: questo cosa significa? Possibile che il risveglio della ragazza non sia del tutto reale, ma solo un "falso risveglio"? Possibile che tutto quello che Madotsuki vive sia solo un'esperienza onirica? E allora la "vera" Madotsuki dove si trova? Esiste sul serio? E' viva?
Non voglio annoiarvi a morte con le varie domande esistenziali che questo titolo suscita, e che ormai mi perseguitano da quando ho avuto il piacere di conoscere il gioco, ma già dall'esempio precedente è possibile capire la tipologia dell'opera e il pubblico a cui è rivolta. Una storia che racconta ben poco (se non proprio nulla, anche se il manga un piccolo sforzo in più rispetto al gioco lo fa) ma che lascia ampio spazio al lettore per immaginare varie spiegazioni per gli avvenimenti. Ogni mondo che Madotsuki visita ha senza dubbio un suo significato, probabilmente legato ad esperienze reali vissute dalla ragazza, esperienze che si ripercuotono su Madotsuki attraverso le emozioni che questi paesaggi le suscitano. Ma, non avendo una spiegazione "ufficiale" da parte dell'autore, il tutto resta ovviamente una teoria, certamente soggettiva. Questo secondo me è il grande pregio di "Yume Nikki", obbliga al lettore la ricerca del significato di ciò che Madotsuki vive e vede nel sogno (quindi non può essere una lettura passiva), e ognuno di noi può attribuire al tutto un significato diverso, anche in base alle proprie esperienze personali.
Fino ad ora ne ho parlato solo bene, ma questo non vuol dire che il manga mi abbia soddisfatto. Anzi, direi proprio che non lo ha fatto. Il problema è che la trattazione è troppo rapida e, quindi, non riesce a rappresentare al meglio l'atmosfera che invece era presente nel videogioco. E, come dimostrato dal gioco stesso, in assenza di una storia raccontata, l'atmosfera è davvero tutto. Il fatto che Madotsuki salti da un mondo all'altro molto rapidamente non riesce a rendere bene la ripetitività, quasi ossessiva, dei paesaggi e delle cose sognate dalla ragazza. La ripetitività dei paesaggi è una gabbia, in cui Madotsuki si sente imprigionata, così come la ripetitività delle cose indica che la ragazza è ossessionata dai problemi della sua vita reale. Eliminando questi punti (o non approfondendoli a sufficienza) gli autori hanno effettivamente azzoppato la storia, e il fatto che questa venga sviluppata, anche in modo considerevole, rispetto al gioco non riesce di certo a risollevare le sorti del manga.
I disegni sono molto gradevoli, anche se non colpiscono particolarmente. Le figure di Madotsuki e delle altre poche persone che compaiono non sono di certo il massimo e non sono troppo particolareggiate. Discorso completamente diverso per i paesaggi onirici e gli esseri strani che la ragazza sogna; questi sono davvero ben fatti e sono proprio come me li immaginavo.
A conti fatti, nulla di particolarmente interessante per chi conosce il gioco, anche se magari può fare rivivere qualche emozione affrontata giocando. Chi, invece, non conosce il videogioco può tranquillamente evitarlo: è difficile che questo solo volumetto lasci qualcosa.
"Yume Nikki", letteralmente "Diario dei sogni", è un seinen manga del 2013 in volume unico, illustrato da Hitoshi Tomizawa, la cui storia è basata sull'omonimo videogioco freeware sviluppato dal solo Kikiyama e pubblicato nel 2005. Dopo aver perso (quasi letteralmente) la testa per poter completare questo action RPG, dopo essere rimasto praticamente scioccato da come si conclude e dopo aver perso ore su ore a riflettere sul significato più che enigmatico della storia, di cui Kikiyama non ci spiega assolutamente nulla, neanche a fine gioco - e tutt'ora devo ancora capire se questo sia segno di assoluta pigrizia o pura genialità (credo opterò per la seconda -), mi sono avvicinato al manga, scoperto veramente per caso, per vedere se alcune delle mie domande potevano trovare una risposta.
La protagonista, Madotsuki, è una hikikimori; questo lo capiamo perché, nel gioco, quando la ragazza è sveglia (poi capirete il perché di questa precisazione) si rifiuta categoricamente di uscire dalla sua stanza. Quando dorme fa sempre lo stesso sogno in cui può muoversi liberamente: prima si trova sulla terrazza, poi attraversa la sua camera da letto e uscendo da questa si trova in una enorme stanza in cui sono presenti dodici porte. Dato che questo succede ogni volta che si addormenta, dopo essersi accertata di potersi svegliare a piacimento con un semplice pizzicotto sulla guancia, finalmente decide di esplorare il suo mondo dei sogni. Dopo aver varcato due soglie diverse e dopo aver visto un bel po' di cose strane, decide di tornare nel mondo reale.
Al suo risveglio scopre che qualcuno ha scritto nel suo diario (in cui annotava particolari dei suoi sogni) "Raccogli tutti gli effetti". Scopre anche che la porta della camera è chiusa a chiave e, senza una possibile via di fuga, decide quindi di continuare l'esplorazione alla ricerca di questi "effetti", che forse sono semplicemente "cose normali in mondi anormali".
Per quanto non sia un esperto in materia, ho sempre trovato molto interessante l'argomento dei sogni lucidi, in cui il sognatore è conscio del fatto di stare sognando e può esplorare e modificare a piacere il proprio sogno, e in particolar modo del fenomeno del "falso risveglio". A seguito della presa di coscienza di stare sognando, l'improvvisa acquisizione di lucidità può causare nel sognatore una sorpresa tale da svegliarlo. A volte però il risveglio è solo virtuale: il sognatore si ritrova nella sua camera da letto credendo di essere sveglio, quando in realtà sta ancora sognando. Questi sono elementi portanti dell'opera. Nel suo sogno, Madotsuki è rappresentata con gli occhi chiusi, come a sottolineare il fatto che la ragazza sta ancora dormendo. Ma anche quando è sveglia gli occhi di Madotsuki sono sempre chiusi: questo cosa significa? Possibile che il risveglio della ragazza non sia del tutto reale, ma solo un "falso risveglio"? Possibile che tutto quello che Madotsuki vive sia solo un'esperienza onirica? E allora la "vera" Madotsuki dove si trova? Esiste sul serio? E' viva?
Non voglio annoiarvi a morte con le varie domande esistenziali che questo titolo suscita, e che ormai mi perseguitano da quando ho avuto il piacere di conoscere il gioco, ma già dall'esempio precedente è possibile capire la tipologia dell'opera e il pubblico a cui è rivolta. Una storia che racconta ben poco (se non proprio nulla, anche se il manga un piccolo sforzo in più rispetto al gioco lo fa) ma che lascia ampio spazio al lettore per immaginare varie spiegazioni per gli avvenimenti. Ogni mondo che Madotsuki visita ha senza dubbio un suo significato, probabilmente legato ad esperienze reali vissute dalla ragazza, esperienze che si ripercuotono su Madotsuki attraverso le emozioni che questi paesaggi le suscitano. Ma, non avendo una spiegazione "ufficiale" da parte dell'autore, il tutto resta ovviamente una teoria, certamente soggettiva. Questo secondo me è il grande pregio di "Yume Nikki", obbliga al lettore la ricerca del significato di ciò che Madotsuki vive e vede nel sogno (quindi non può essere una lettura passiva), e ognuno di noi può attribuire al tutto un significato diverso, anche in base alle proprie esperienze personali.
Fino ad ora ne ho parlato solo bene, ma questo non vuol dire che il manga mi abbia soddisfatto. Anzi, direi proprio che non lo ha fatto. Il problema è che la trattazione è troppo rapida e, quindi, non riesce a rappresentare al meglio l'atmosfera che invece era presente nel videogioco. E, come dimostrato dal gioco stesso, in assenza di una storia raccontata, l'atmosfera è davvero tutto. Il fatto che Madotsuki salti da un mondo all'altro molto rapidamente non riesce a rendere bene la ripetitività, quasi ossessiva, dei paesaggi e delle cose sognate dalla ragazza. La ripetitività dei paesaggi è una gabbia, in cui Madotsuki si sente imprigionata, così come la ripetitività delle cose indica che la ragazza è ossessionata dai problemi della sua vita reale. Eliminando questi punti (o non approfondendoli a sufficienza) gli autori hanno effettivamente azzoppato la storia, e il fatto che questa venga sviluppata, anche in modo considerevole, rispetto al gioco non riesce di certo a risollevare le sorti del manga.
I disegni sono molto gradevoli, anche se non colpiscono particolarmente. Le figure di Madotsuki e delle altre poche persone che compaiono non sono di certo il massimo e non sono troppo particolareggiate. Discorso completamente diverso per i paesaggi onirici e gli esseri strani che la ragazza sogna; questi sono davvero ben fatti e sono proprio come me li immaginavo.
A conti fatti, nulla di particolarmente interessante per chi conosce il gioco, anche se magari può fare rivivere qualche emozione affrontata giocando. Chi, invece, non conosce il videogioco può tranquillamente evitarlo: è difficile che questo solo volumetto lasci qualcosa.