Home, Sweet Home!
"Gojikanme no Sensou", traducibile come "La Guerra della Quinta Ora", divenuto "Home, Sweet Home!" nell'edizione italiana a cura della Planet Manga (Panini Comics), è una miniserie composta di quattro volumi dell'autrice Yū, tragicamente scomparsa poco dopo la serializzazione, nel 2017. In Italia l'abbiamo già conosciuta per "Wolf Children", di cui ha curato i disegni dell'adattamento manga e quelli della light novel.
La storia è semplice quanto intricata: si è nel bel mezzo di una guerra contro un nemico sconosciuto, e tutti, ma proprio tutti, vi devono partecipare, compresi i ragazzi dell'unica classe terza di una scuola nell'isoletta di Aoshima, la nota isola dei gatti. Gli unici esenti dalla chiamata della quinta ora del venerdì al fronte sono Saku Futami e Miyako Aishima, per motivi che verranno a lungo celati. Inoltre, da quando è iniziata la guerra sull'isola di Aoshima non nascono più bambini: ci sarà un legame fra questi due avvenimenti? In quattro volumi facciamo la conoscenza più o meno approfondita di tutti i ragazzi della classe di Saku e Miyako, compresa una bellissima ragazza di nome Reina Shinokawa, venuta nell'isola dopo che è stata fatta evacuare da Tokyo a causa della guerra.
Il tratto moe dell'autrice non vi deve trarre in inganno, sia ben chiaro. I temi dell'amicizia, dell'amore, del sacrificio, della sofferenza, della solitudine, son trattati tutti sullo stesso piano narrativo, e si mescolano ben bene. In fondo sono solo dei ragazzini con le loro paure giovanili e i primi amori corrisposti e non, al quale si richiede però una certa maturità nell'affrontare la guerra e la brutta situazione fantascientifica in cui sono stati catapultati.
Una cosa di cui sono rimasta davvero stupita è che ho praticamente divorato i quattro volumi in poco più di 2 ore, e mi ritrovo subito a scriverne una recensione perché mi ha colpito davvero tanto la scorrevolezza di questa storia. Si legge in maniera molto fluida, con un climax di angoscia sempre crescente. Il finale probabilmente vi lascerà con l'amaro in bocca, perché è alquanto frettoloso, lo ammetto. Questa pecca però è dovuta alle condizioni di salute dell'autrice sempre più gravi, tanto da portarla alla prematura dipartita. Non mi sento di scendere sotto al 7 come valutazione finale, perché ha fatto quel che ha potuto, mantenendo sempre tavole bellissime.
Se siete in cerca di una storia diversa dalle altre, fantascientifica, ambientata tra i banchi di scuola, ma dalla piega sempre più cupa, "Home, Sweet Home!" fa al caso vostro. Lo leggerete davvero molto velocemente, ma non per i pochi e frivoli contenuti, ma per la voglia di sapere come andrà a finire.
PS. vi verrà fame a vedere le prelibatezze preparate da Miyako, con ingredienti poveri, durante tutto il manga.
La storia è semplice quanto intricata: si è nel bel mezzo di una guerra contro un nemico sconosciuto, e tutti, ma proprio tutti, vi devono partecipare, compresi i ragazzi dell'unica classe terza di una scuola nell'isoletta di Aoshima, la nota isola dei gatti. Gli unici esenti dalla chiamata della quinta ora del venerdì al fronte sono Saku Futami e Miyako Aishima, per motivi che verranno a lungo celati. Inoltre, da quando è iniziata la guerra sull'isola di Aoshima non nascono più bambini: ci sarà un legame fra questi due avvenimenti? In quattro volumi facciamo la conoscenza più o meno approfondita di tutti i ragazzi della classe di Saku e Miyako, compresa una bellissima ragazza di nome Reina Shinokawa, venuta nell'isola dopo che è stata fatta evacuare da Tokyo a causa della guerra.
Il tratto moe dell'autrice non vi deve trarre in inganno, sia ben chiaro. I temi dell'amicizia, dell'amore, del sacrificio, della sofferenza, della solitudine, son trattati tutti sullo stesso piano narrativo, e si mescolano ben bene. In fondo sono solo dei ragazzini con le loro paure giovanili e i primi amori corrisposti e non, al quale si richiede però una certa maturità nell'affrontare la guerra e la brutta situazione fantascientifica in cui sono stati catapultati.
Una cosa di cui sono rimasta davvero stupita è che ho praticamente divorato i quattro volumi in poco più di 2 ore, e mi ritrovo subito a scriverne una recensione perché mi ha colpito davvero tanto la scorrevolezza di questa storia. Si legge in maniera molto fluida, con un climax di angoscia sempre crescente. Il finale probabilmente vi lascerà con l'amaro in bocca, perché è alquanto frettoloso, lo ammetto. Questa pecca però è dovuta alle condizioni di salute dell'autrice sempre più gravi, tanto da portarla alla prematura dipartita. Non mi sento di scendere sotto al 7 come valutazione finale, perché ha fatto quel che ha potuto, mantenendo sempre tavole bellissime.
Se siete in cerca di una storia diversa dalle altre, fantascientifica, ambientata tra i banchi di scuola, ma dalla piega sempre più cupa, "Home, Sweet Home!" fa al caso vostro. Lo leggerete davvero molto velocemente, ma non per i pochi e frivoli contenuti, ma per la voglia di sapere come andrà a finire.
PS. vi verrà fame a vedere le prelibatezze preparate da Miyako, con ingredienti poveri, durante tutto il manga.
Quando ho terminato la lettura del quarto e ultimo volume di Home, Sweet Home! sul mio volto si è dipinta un'espressione di stupore incredulo e poi una di lieve delusione. La sensazione è stata quella di aver assistito a un'occasione sprecata oppure, usando una metafora scolastica, di trovarmi di fronte al classico esempio di "alunno intelligente ma che non si applica". Così l'ho riletto e, pur confermando in sostanza la prima impressione, ho avuto modo di riflettere meglio su alcune scelte dell'autrice e sebbene i difetti di sceneggiatura restino, il senso di delusione è in parte svanito.
Il manga Home, Sweet Home!, edito da Panini Comics in 4 volumi, racconta in 27 capitoli la storia di un gruppo di studenti che vive ad Aoshima. Su questa piccola isola gli abitanti conoscono a malapena i motivi per cui da cinque anni in Giappone imperversa una guerra disperata contro un nemico ignoto. Poco o nulla si sa di quello che accade sulla terraferma, se non che gli adulti che sono stati richiamati al fronte non sono più tornati.
All'improvviso però la situazione cambia: alle normali lezioni si aggiunge ogni venerdì, alla quinta ora, la guerra come materia. Gli studenti sono chiamati spesso a coppie per andare a combattere direttamente in prima linea. Le reazioni sono le più disparate: c'è chi come Reina, appena fuggita da Tokyo come sfollata, è colta da una crisi nervosa, chi come Kihoku vuole rendersi utile alla causa, chi come Sekizen spera di riuscire a raccogliere informazioni per capire contro chi e perché si sta combattendo.
E poi ci sono Saku Futami e Miyako Aishima, i protagonisti della storia (anche se è comunque un racconto molto corale) che sono subito dichiarati non idonei alla guerra e per questo non saranno mai spediti al fronte. Nonostante le rimostranze, soprattutto di Saku, non viene spiegato assolutamente nulla ai due ragazzi che dovranno fare i conti con questa strana decisione.
E fin qui tutto bene a livello di trama: nei primi tre volumi si creano tensione e pathos, sono gettati qua e là degli indizi, dei semi da cui poter trarre poi le conclusioni negli ultimi capitoli. I personaggi, nonostante siano in molti, sono comunque approfonditi abbastanza bene, considerando anche che sono solo 4 volumi (seppure l'ultimo più corposo dei precedenti). Scopriamo il loro passato, le loro ferite, capiamo i loro comportamenti, ci affezioniamo e soffriamo quando combattono contro i loro demoni o più semplicemente cercano di mettere insieme un pasto decente per i loro cari.
Il problema sorge a metà dell'ultimo volume quando di punto in bianco ci sono fornite tutte le spiegazioni e seppure non facciano proprio acqua da tutte le parti, lasciano perlomeno perplessi. Non ho intenzione di fare spoiler, quindi cercherò di giustificare le mie critiche restando sul vago. Ritengo però che condensare il perché di 5 anni di guerra in una quindicina di pagine non possa essere assolutamente sufficiente a soddisfare il lettore. Quanto meno non ha soddisfatto me, soprattutto dopo la prima lettura.
Così ho deciso di lasciar sedimentare il tutto per una settimana e poi ho ripreso in mano il manga e l'ho riletto tutto di fila. I dubbi e le perplessità restano ma sono stati mitigati dall'impressione che forse la mangaka volesse farci pensare: «Cinque anni di battaglie, morti, feriti, dolore e privazioni e il risultato è questo?». Come se volesse farci capire che qualunque sia la ragione per iniziare un conflitto, in realtà non esiste nessuna vera motivazione valida per scatenare una guerra, perché alla fine tutti perdono, anche quelli che non vi prendono parte.
«Così scoprii che esistevano persone che venivano uccise dalla guerra anche senza andare al fronte.»
Già solo questa frase potrebbe essere un manifesto delle intenzioni dell'autrice, morta circa 3 anni dopo l'inizio della pubblicazione del manga. Non so se la malattia possa aver influenzato alcune scelte di sceneggiatura, ma questa fine un po' "raffazzonata" pesa su una storia che invece era partita molto bene. Non tutto è da buttare, anzi!
Molti passaggi sono davvero belli, carichi di emozione e lo stile grafico non fa che accentuarlo. I disegni puliti, semplici, "pucciosi" in alcuni casi creano un forte contrasto con la drammaticità del racconto e nei numerosi primi piani possiamo leggere sui volti dei ragazzi i loro sentimenti che ci colpiscono al cuore e allo stomaco. Molto belli anche i paesaggi, carichi di particolari, grazie ai quali ci immergiamo in una natura meravigliosa, in quella campagna giapponese che si staglia sul mare, sfondo di tanti anime e manga.
E lo stesso stile semplice ma preciso rende quasi vivi i numerosi piatti cucinati durante la storia. Il cibo infatti è coprotagonista, nutre non solo il corpo ma anche lo spirito. Mentre Saku non riesce ad accettare la sua non idoneità alla guerra, perché vorrebbe proteggere coloro che ama e non può farlo, Miyako, pur sentendosi in colpa con i suoi compagni perché non rischia la vita come faranno loro, decide di usare questo suo "difetto". Lo trasforma in un vantaggio rendendosi utile e facendo quello che sa fare meglio, cioè cucinare pur con gli scarsi mezzi a sua disposizione.
«Mi piace far mangiare bene le persone, così che possano sentirsi meglio» dichiara la ragazza e grazie a questo trova la sua ragion d'essere in un mondo in cui la ragione sembra essere perduta. I piatti di Miyako accompagnano i compagni che devono partire, accolgono coloro che tornano e curano i feriti; pur essendo semplici e cucinati con pochi ingredienti, la fantasia e l'amore che vi sono dentro li rendono buoni e speciali. Le ricette accompagnate dal disegno particolareggiato del piatto sono spesso inserite alla fine del capitolo in cui sono consumate.
Home, Sweet Home! vale perciò la pena? Tirando le somme direi di sì. Non è un manga perfetto e inciampando su un finale non eccelso, lascia un po' l'amaro in bocca a scapito del resto della storia, fino a quel momento molto buona e che sa ben intrattenere. L'aspetto grafico è ottimo e già solo quello potrebbe meritare un vostro investimento nel suo acquisto. L'edizione della Panini Comics è buona, curata, negli standard del prodotto, disponibile anche nelle edicole. Nel complesso una buona opera prima, che poteva far ben sperare sul talento di Yu ma che purtroppo resterà unica a causa della precoce scomparsa dell'autrice.
Il manga Home, Sweet Home!, edito da Panini Comics in 4 volumi, racconta in 27 capitoli la storia di un gruppo di studenti che vive ad Aoshima. Su questa piccola isola gli abitanti conoscono a malapena i motivi per cui da cinque anni in Giappone imperversa una guerra disperata contro un nemico ignoto. Poco o nulla si sa di quello che accade sulla terraferma, se non che gli adulti che sono stati richiamati al fronte non sono più tornati.
All'improvviso però la situazione cambia: alle normali lezioni si aggiunge ogni venerdì, alla quinta ora, la guerra come materia. Gli studenti sono chiamati spesso a coppie per andare a combattere direttamente in prima linea. Le reazioni sono le più disparate: c'è chi come Reina, appena fuggita da Tokyo come sfollata, è colta da una crisi nervosa, chi come Kihoku vuole rendersi utile alla causa, chi come Sekizen spera di riuscire a raccogliere informazioni per capire contro chi e perché si sta combattendo.
E poi ci sono Saku Futami e Miyako Aishima, i protagonisti della storia (anche se è comunque un racconto molto corale) che sono subito dichiarati non idonei alla guerra e per questo non saranno mai spediti al fronte. Nonostante le rimostranze, soprattutto di Saku, non viene spiegato assolutamente nulla ai due ragazzi che dovranno fare i conti con questa strana decisione.
E fin qui tutto bene a livello di trama: nei primi tre volumi si creano tensione e pathos, sono gettati qua e là degli indizi, dei semi da cui poter trarre poi le conclusioni negli ultimi capitoli. I personaggi, nonostante siano in molti, sono comunque approfonditi abbastanza bene, considerando anche che sono solo 4 volumi (seppure l'ultimo più corposo dei precedenti). Scopriamo il loro passato, le loro ferite, capiamo i loro comportamenti, ci affezioniamo e soffriamo quando combattono contro i loro demoni o più semplicemente cercano di mettere insieme un pasto decente per i loro cari.
Il problema sorge a metà dell'ultimo volume quando di punto in bianco ci sono fornite tutte le spiegazioni e seppure non facciano proprio acqua da tutte le parti, lasciano perlomeno perplessi. Non ho intenzione di fare spoiler, quindi cercherò di giustificare le mie critiche restando sul vago. Ritengo però che condensare il perché di 5 anni di guerra in una quindicina di pagine non possa essere assolutamente sufficiente a soddisfare il lettore. Quanto meno non ha soddisfatto me, soprattutto dopo la prima lettura.
Così ho deciso di lasciar sedimentare il tutto per una settimana e poi ho ripreso in mano il manga e l'ho riletto tutto di fila. I dubbi e le perplessità restano ma sono stati mitigati dall'impressione che forse la mangaka volesse farci pensare: «Cinque anni di battaglie, morti, feriti, dolore e privazioni e il risultato è questo?». Come se volesse farci capire che qualunque sia la ragione per iniziare un conflitto, in realtà non esiste nessuna vera motivazione valida per scatenare una guerra, perché alla fine tutti perdono, anche quelli che non vi prendono parte.
«Così scoprii che esistevano persone che venivano uccise dalla guerra anche senza andare al fronte.»
Già solo questa frase potrebbe essere un manifesto delle intenzioni dell'autrice, morta circa 3 anni dopo l'inizio della pubblicazione del manga. Non so se la malattia possa aver influenzato alcune scelte di sceneggiatura, ma questa fine un po' "raffazzonata" pesa su una storia che invece era partita molto bene. Non tutto è da buttare, anzi!
Molti passaggi sono davvero belli, carichi di emozione e lo stile grafico non fa che accentuarlo. I disegni puliti, semplici, "pucciosi" in alcuni casi creano un forte contrasto con la drammaticità del racconto e nei numerosi primi piani possiamo leggere sui volti dei ragazzi i loro sentimenti che ci colpiscono al cuore e allo stomaco. Molto belli anche i paesaggi, carichi di particolari, grazie ai quali ci immergiamo in una natura meravigliosa, in quella campagna giapponese che si staglia sul mare, sfondo di tanti anime e manga.
E lo stesso stile semplice ma preciso rende quasi vivi i numerosi piatti cucinati durante la storia. Il cibo infatti è coprotagonista, nutre non solo il corpo ma anche lo spirito. Mentre Saku non riesce ad accettare la sua non idoneità alla guerra, perché vorrebbe proteggere coloro che ama e non può farlo, Miyako, pur sentendosi in colpa con i suoi compagni perché non rischia la vita come faranno loro, decide di usare questo suo "difetto". Lo trasforma in un vantaggio rendendosi utile e facendo quello che sa fare meglio, cioè cucinare pur con gli scarsi mezzi a sua disposizione.
«Mi piace far mangiare bene le persone, così che possano sentirsi meglio» dichiara la ragazza e grazie a questo trova la sua ragion d'essere in un mondo in cui la ragione sembra essere perduta. I piatti di Miyako accompagnano i compagni che devono partire, accolgono coloro che tornano e curano i feriti; pur essendo semplici e cucinati con pochi ingredienti, la fantasia e l'amore che vi sono dentro li rendono buoni e speciali. Le ricette accompagnate dal disegno particolareggiato del piatto sono spesso inserite alla fine del capitolo in cui sono consumate.
Home, Sweet Home! vale perciò la pena? Tirando le somme direi di sì. Non è un manga perfetto e inciampando su un finale non eccelso, lascia un po' l'amaro in bocca a scapito del resto della storia, fino a quel momento molto buona e che sa ben intrattenere. L'aspetto grafico è ottimo e già solo quello potrebbe meritare un vostro investimento nel suo acquisto. L'edizione della Panini Comics è buona, curata, negli standard del prodotto, disponibile anche nelle edicole. Nel complesso una buona opera prima, che poteva far ben sperare sul talento di Yu ma che purtroppo resterà unica a causa della precoce scomparsa dell'autrice.
Prima di recensire devo fare una premessa: non ho mai visto "Wolf children" o alcun’altra opera dell’autrice Yuu. "Home, Sweet Home" è la storia di una classe di ragazzini di terza media, che vivono in un’isola al largo del Giappone. Dato che da anni infuria una guerra, e non si sa nemmeno bene contro chi, e che le cose vanno sempre peggio, toccherà anche a loro andare in prima linea. Inizialmente per una sola ora alla settimana, poi, per periodi sempre più lunghi. Solo il ragazzo e la ragazza protagonisti non dovranno mai partire. Ma tutti, come in “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, dovranno fare i conti con l’atrocità della guerra, la perdita degli amici, lo sconvolgimento di non sapere nemmeno contro chi si stia combattendo, la vita che diventa sempre più difficile per la carenza di cibo, oltre che di personale lavorante. Il tutto fino all'incredibile finale.
Non mi è facile valutare questo manga. Il disegno è grande, spoglio, pulito. La regia è curata, si vede che l’autrice ha lavorato con il cuore. Il modo con cui si parla della guerra non mi ha convinto del tutto. Decisamente meglio il tema della maternità, per cui già a tredici anni si può fare molto per gli altri, anche solo cucinando con amore. Certo, il concetto bene espresso da Phoenix nel primo OAV dei cavalieri, intitolato "La dea della discordia", secondo cui fare la guerra, in fondo, significa lottare contro un altro sé stesso viene incarnato alla perfezione.
Ma si sarebbe potuto fare di più o forse no, dato che qui si è deciso di guardare alla guerra dal punto di vista dei civili. Dato anche il dubbio personale di non aver capito l’Autrice, quindi, e dato il buon lavoro tecnico, un sei e mezzo lo posso dare
Non mi è facile valutare questo manga. Il disegno è grande, spoglio, pulito. La regia è curata, si vede che l’autrice ha lavorato con il cuore. Il modo con cui si parla della guerra non mi ha convinto del tutto. Decisamente meglio il tema della maternità, per cui già a tredici anni si può fare molto per gli altri, anche solo cucinando con amore. Certo, il concetto bene espresso da Phoenix nel primo OAV dei cavalieri, intitolato "La dea della discordia", secondo cui fare la guerra, in fondo, significa lottare contro un altro sé stesso viene incarnato alla perfezione.
Ma si sarebbe potuto fare di più o forse no, dato che qui si è deciso di guardare alla guerra dal punto di vista dei civili. Dato anche il dubbio personale di non aver capito l’Autrice, quindi, e dato il buon lavoro tecnico, un sei e mezzo lo posso dare
"Home, Sweet Home!" (Gojikanme no Sensou) è un manga scritto e disegnato da Yuu, illustratrice dell'adattamento cartaceo di "Wolf Children", film di Mamoru Hosoda.
Ambientata sull'isola di Aoshima, nella prefettura di Ehime, la storia narra di una classe di studenti delle medie con una caratteristica particolare: il venerdì alla quinta ora una coppia di studenti viene selezionata per partecipare a una guerra contro un nemico ignoto sulla terraferma. I due protagonisti, Saku e Miyako, non sono ammessi a partecipare perché ritenuti "difettosi". Al di là di una colonna nera chiamata "il filo di ragno" che si vede sulla terraferma, la guerra non tocca l'isola, e i ragazzi possono vivere come normali adolescenti nel pieno della pubertà. Saku Futami e Miyako Aishima sono amici d'infanzia, e quando lei gli porta il bento ogni giorno lui cerca sempre di rifiutare per evitare che i compagni fraintendano la loro relazione. Reina Shinokawa, una ragazza trasferitasi da Tokyo di recente, fatica a inserirsi nella classe, ma poco a poco si apre, grazie soprattutto a Saku. Questi tre personaggi sono il fulcro centrale dell'opera, e sono gli unici che appaiono sulle copertine dei volumi.
I disegni di Yuu sono puliti e chiari come lo erano in "Wolf Children", e i personaggi hanno tutti un design tenero e facile da riconoscere. La storia procede abbastanza lentamente nei primi tre volumi, con una brusca accelerazione nel quarto e ultimo. Anche se la guerra è un tema dell'opera, i primi tre volumi si incentrano di più sulle relazioni tra i vari personaggi, con la verità sul nemico che viene affrontata e svelata giusto negli ultimi capitoli. Il tema della perdita è sempre presente, con Miyako che deve badare ai suoi fratelli minori perché i loro genitori non sono più tornati dalla terraferma, mentre Reina deve superare la perdita del suo ex fidanzato. Saku stesso ha solo sua madre.
Consiglio questo manga soprattutto per i disegni. Chi ha ammirato il tratto morbido di Yuu in "Wolf Children" non potrà non apprezzare i disegni di "Home, Sweet Home!". L'unica pecca è che i disegni mal si intonano con il tema della guerra e della perdita. Riguardo alla storia, nei primi volumi si può definire abbastanza leggera, poi nel quarto si ha un incremento della tensione che potrebbe risultare eccessivo per alcuni.
Non so dire se Yuu abbia dovuto concludere il manga prima del dovuto per via delle sue condizioni di salute, tuttavia la dolcezza dei suoi disegni non è una cosa che si può ignorare.
Ambientata sull'isola di Aoshima, nella prefettura di Ehime, la storia narra di una classe di studenti delle medie con una caratteristica particolare: il venerdì alla quinta ora una coppia di studenti viene selezionata per partecipare a una guerra contro un nemico ignoto sulla terraferma. I due protagonisti, Saku e Miyako, non sono ammessi a partecipare perché ritenuti "difettosi". Al di là di una colonna nera chiamata "il filo di ragno" che si vede sulla terraferma, la guerra non tocca l'isola, e i ragazzi possono vivere come normali adolescenti nel pieno della pubertà. Saku Futami e Miyako Aishima sono amici d'infanzia, e quando lei gli porta il bento ogni giorno lui cerca sempre di rifiutare per evitare che i compagni fraintendano la loro relazione. Reina Shinokawa, una ragazza trasferitasi da Tokyo di recente, fatica a inserirsi nella classe, ma poco a poco si apre, grazie soprattutto a Saku. Questi tre personaggi sono il fulcro centrale dell'opera, e sono gli unici che appaiono sulle copertine dei volumi.
I disegni di Yuu sono puliti e chiari come lo erano in "Wolf Children", e i personaggi hanno tutti un design tenero e facile da riconoscere. La storia procede abbastanza lentamente nei primi tre volumi, con una brusca accelerazione nel quarto e ultimo. Anche se la guerra è un tema dell'opera, i primi tre volumi si incentrano di più sulle relazioni tra i vari personaggi, con la verità sul nemico che viene affrontata e svelata giusto negli ultimi capitoli. Il tema della perdita è sempre presente, con Miyako che deve badare ai suoi fratelli minori perché i loro genitori non sono più tornati dalla terraferma, mentre Reina deve superare la perdita del suo ex fidanzato. Saku stesso ha solo sua madre.
Consiglio questo manga soprattutto per i disegni. Chi ha ammirato il tratto morbido di Yuu in "Wolf Children" non potrà non apprezzare i disegni di "Home, Sweet Home!". L'unica pecca è che i disegni mal si intonano con il tema della guerra e della perdita. Riguardo alla storia, nei primi volumi si può definire abbastanza leggera, poi nel quarto si ha un incremento della tensione che potrebbe risultare eccessivo per alcuni.
Non so dire se Yuu abbia dovuto concludere il manga prima del dovuto per via delle sue condizioni di salute, tuttavia la dolcezza dei suoi disegni non è una cosa che si può ignorare.
Il racconto si sviluppa realmente solo nel quarto e ultimo volume facendo capire qualcosa sul tema centrale della storia.
La pecca,secondo me, è proprio nella narrazione dove l’autrice pare che temporeggi troppo senza centrare il tema che poteva, invece, essere ampliato e approfondito fin dal primo volume.
Perdere tempo in ben tre volumi su quattro nel raccontare la vita quotidiana dei ragazzi senza grandi risvolti, non ha senso.
Insomma, tornando indietro non comprerei.
I disegni invece sono molto belli, morbidi, piacevoli!
Tavole a tutta pagina raffiguranti bei paesaggi o particolari del cibo.
Un peccato: un occasione davvero sprecata!
La pecca,secondo me, è proprio nella narrazione dove l’autrice pare che temporeggi troppo senza centrare il tema che poteva, invece, essere ampliato e approfondito fin dal primo volume.
Perdere tempo in ben tre volumi su quattro nel raccontare la vita quotidiana dei ragazzi senza grandi risvolti, non ha senso.
Insomma, tornando indietro non comprerei.
I disegni invece sono molto belli, morbidi, piacevoli!
Tavole a tutta pagina raffiguranti bei paesaggi o particolari del cibo.
Un peccato: un occasione davvero sprecata!
Sono stato attirato principalmente dalla trama dell'opera. Sicuramente originale e ben presentata.
Il manga si presenta con disegni ben fatti, lettura non eccessivamente difficile e battute non scontate. E' piacevole l'atmosfera che vede un gruppo di studenti di una scuola situata su un'isola e, pertanto, separata dalla terraferma, dove alla quinta ora di lezione di ogni venerdì viene estratta a sorte una coppia di studenti che saranno inviati al fronte a combattere un fantomatico nemico.
Il primo volume, a livello di coinvolgimento mi è sembrato un po' carente. Forse è dovuto al fatto che i personaggi vengono presentati rapidamente, con poche sfumature e sopratutto che si crea un po' di confusione nel capire le varie situazioni presenti.
Nel secondo volume invece la storia decolla ed i misteri si infittiscono sempre di più, fino ad arrivare a coinvolgere il lettore e trasmettendo quella voglia di conoscere il finale che da sempre mi fa divorare i manga.
In sintesi, senza soffermarmi sullo sviluppo della storia, consiglio il manga a chiunque voglia una storia non eccessivamente lunga, con colpi di scena ed in alcuni casi molto simpatica.
Il manga si presenta con disegni ben fatti, lettura non eccessivamente difficile e battute non scontate. E' piacevole l'atmosfera che vede un gruppo di studenti di una scuola situata su un'isola e, pertanto, separata dalla terraferma, dove alla quinta ora di lezione di ogni venerdì viene estratta a sorte una coppia di studenti che saranno inviati al fronte a combattere un fantomatico nemico.
Il primo volume, a livello di coinvolgimento mi è sembrato un po' carente. Forse è dovuto al fatto che i personaggi vengono presentati rapidamente, con poche sfumature e sopratutto che si crea un po' di confusione nel capire le varie situazioni presenti.
Nel secondo volume invece la storia decolla ed i misteri si infittiscono sempre di più, fino ad arrivare a coinvolgere il lettore e trasmettendo quella voglia di conoscere il finale che da sempre mi fa divorare i manga.
In sintesi, senza soffermarmi sullo sviluppo della storia, consiglio il manga a chiunque voglia una storia non eccessivamente lunga, con colpi di scena ed in alcuni casi molto simpatica.