Girl from the Other Side
Girl form the Other Side è una fiaba. Quando osservi la copertina, quando inizi a leggerlo, la prima cosa che pensi è che hai davanti una fiaba con le atmosfere dei fratelli Grimm e le illustrazioni di un libro per bambini.
Per quanto la trama ad una prima lettura sembra essere simile ai più famosi L’attacco dei Giganti e The Promised Neverland, ma con questi non condivide che la premessa. Il fulcro della storia non è la fuga di Shiva, né gli scontri tra uomini ed estranei, ma il rapporto tra i due protagonisti, l’affetto sincero che li lega e la purezza con cui è visto un mondo così crudele dagli occhi di una bambina. Punto centrale è anche il passato che il Maestro non ricorda e che sembra nascondere qualcosa di fondamentale per la bambina stessa.
La trama, così come le tavole, è pervasa da un costante dualismo tra bene e male, tra bianco e nero. Il maestro, gli Estranei, il Regno Esterno sono rappresentati con colori scuri e sono immersi in atmosfere cupe; Shiva, gli esseri umani e il Regno Interno sono caratterizzati da un uso prevalente del bianco e sembrano costantemente immersi nella luce. Eppure ciò che fa paura a Shiva non è il bosco, ma i soldati, chi uccide indiscriminatamente non sono i Figli del Buio, ma gli esseri umani. Girl from di Other Side è un invito a non vedere il mondo in bianco e nero, è il racconto di due persone che, almeno all'apparenza, non si sarebbero mai dovute incontrare in un mondo degenerato in cui il diverso fa paura.
Il ritmo con cui Nagabe racconta questa storia è lento e delicato, la scoperta del mondo e dei due protagonisti avviene poco per volta principalmente tramite le immagini, lasciando che i testi siano solo un contorno.
Ogni vignetta di è un piccolo quadro in cui si alternano momenti di dolcezza e atmosfere cupe.
Per quanto la trama ad una prima lettura sembra essere simile ai più famosi L’attacco dei Giganti e The Promised Neverland, ma con questi non condivide che la premessa. Il fulcro della storia non è la fuga di Shiva, né gli scontri tra uomini ed estranei, ma il rapporto tra i due protagonisti, l’affetto sincero che li lega e la purezza con cui è visto un mondo così crudele dagli occhi di una bambina. Punto centrale è anche il passato che il Maestro non ricorda e che sembra nascondere qualcosa di fondamentale per la bambina stessa.
La trama, così come le tavole, è pervasa da un costante dualismo tra bene e male, tra bianco e nero. Il maestro, gli Estranei, il Regno Esterno sono rappresentati con colori scuri e sono immersi in atmosfere cupe; Shiva, gli esseri umani e il Regno Interno sono caratterizzati da un uso prevalente del bianco e sembrano costantemente immersi nella luce. Eppure ciò che fa paura a Shiva non è il bosco, ma i soldati, chi uccide indiscriminatamente non sono i Figli del Buio, ma gli esseri umani. Girl from di Other Side è un invito a non vedere il mondo in bianco e nero, è il racconto di due persone che, almeno all'apparenza, non si sarebbero mai dovute incontrare in un mondo degenerato in cui il diverso fa paura.
Il ritmo con cui Nagabe racconta questa storia è lento e delicato, la scoperta del mondo e dei due protagonisti avviene poco per volta principalmente tramite le immagini, lasciando che i testi siano solo un contorno.
Ogni vignetta di è un piccolo quadro in cui si alternano momenti di dolcezza e atmosfere cupe.
"Girl from the other side", manga di Nagabe, edito da J-Pop è una serie di 11 volumi che nell'impostazione narrativa e grafica, suggerisce le atmosfere di una fiaba dark, dove i toni onirici e surreali prendono forma e sostanza nei disegni suggestivi, dominati dai forti contrasti del bianco e del nero, bilanciati ed equilibrati in maniera tale da conferire gran parte del suo fascino a quest'opera particolarissima, direi unica nel suo genere.
La lettura di questa serie mi ha lasciato forti impressioni, sensazioni a volte indefinite e sentimenti inquietanti, che personalmente non trovo facili da dipanare, e il motivo credo stia nella stessa natura ambigua e misteriosa di quest'opera, che non si presta a facili interpretazioni, e non ha un' unica chiave di lettura.
Per queste motivazioni non credo sia un manga adatto a chiunque, e potrebbe non piacere a tutti, per quanto sia un'opera di forte impatto, affascinante, sorprendente, che nell'insieme mi è piaciuta molto, benché alcuni elementi non mi abbiano pienamente convinto, o forse sono io a non averli compresi.
"La favola della creatura e della bambina che indugiano sul calar della sera, al confine tra il giorno e la notte...", in questa frase sta tutto il reale significato di questa favola oscura, a suo modo bellissima.
Il Maestro e Shiva, i due protagonisti principali di questa fiaba, sono due creature che non potrebbero incontrarsi, diverse ed opposte come il giorno e la notte; una bambina luminosa e innocente che non sembra avere preconcetti o pregiudizi verso nessuno, insieme a una creatura misteriosa e inquietante che pare un demone uscito dall'inferno, un essere in realtà gentile e protettivo che ha per Shiva sincero affetto, quasi come se fosse un padre amorevole.
I toni inquietanti della fiaba sono stemperati dal rapporto dolce e splendido, fatto di quotidianità e piccoli momenti anche buffi e divertenti tra questi due individui, tra una torta bruciata, una ghirlanda di fiori e le definizioni ironiche di 'carboncino' e 'bianchetta'.
Proprio come un demone, Il Maestro è un uomo 'maledetto', che non può neppure sfiorare la piccola Shiva, pena trasformarla in una creatura oscura e nera come lui.
Questo è un manga pieno di dualismi, contrasti netti eppure labili, che richiamano ai concetti essenziali di bene/male, luce/oscurità, vita/morte; c'è l'interno delle mura di villaggi e città dove vivono gli uomini normali che venerano un "dio bianco", un padre celeste che promette protezione dalla maledizione, e l'esterno, oltre la foresta oscura, dove vivono gli estranei, coloro che sono stati colpiti dalla maledizione, e sembrano fare riferimento a un "dio nero", una madre a cui tutto deve essere restituito, che si ricollega alla terra, alla natura e i suoi cicli.
Nagabe inserisce tanti elementi da fonti diverse, miti classici, leggende, richiami a divinità, - perfino Shiva fa riferimento a un dio della religione induista, il dio della distruzione e dell'illusione, e forse non è un caso - e le amalgama tutte insieme, in una maniera tale da creare qualcosa di diverso e sorprendente, che acquista una forma propria e autonoma.
L'autore cosa sta cercando di dirci veramente? Non è facile rispondere a questa domanda, troppi enigmi per un'opera ermetica come poche, nonostante si dipani in maniera lineare e chiara, e lentamente, lungo la narrazione, certi misteri legati al Maestro, il suo doloroso passato da essere umano, la maledizione e da quando essa abbia avuto origine vengano in parte chiariti, mentre altri emergeranno, sulla vera natura di Shiva, non meno misteriosa ed enigmatica del suo oscuro amico.
Il Maestro e Shiva per loro natura, vittime di pregiudizi, vengono braccati, respinti, poi inseguiti dagli uomini, ricercati per ragioni diverse dai cosiddetti "figli del buio", esseri simili al Maestro, almeno in apparenza, custodi di segreti ancestrali che si perdono nella notte dei tempi, sull'origine della vita e il conflitto drammatico che separò luce e tenebre, creando la sofferenza che investe gli uomini e la loro esistenza.
La lettura è coinvolgente, ipnotica, trascina nella storia; Nagabe chiude ogni volume con un elemento di tensione che mantiene alta l'attenzione del lettore, così mi sono trovata a divorare 11 volumi, splendidi nelle illustrazioni spesso senza dialoghi, ricche di simbolismi, di rimandi surreali e inquietanti, ma quando sono arrivata alla fine, mi sono rimaste tante incertezze e dubbi su come dovrei interpretare quello che ho letto e visto.
Luce e oscurità, cosa sono davvero? Bene e male, vita e morte, esistono davvero o sono illusioni?
Viaggiano separati lungo un confine, senza poterlo mai oltrepassare e su questo equilibrio precario si gioca tutta l'esistenza umana, che spesso pretende di negare uno a beneficio dell'altro, ma quando i confini si rompono, il dramma invade la scena.
La fine potrebbe essere vista in un'ottica positiva, ma è solo una delle interpretazioni possibili.
Io mi sono trovata a pensare ad altro: l'uomo risponde alla propria sofferenza, creando le illusioni, unica difesa contro il dolore dell'abbandono e della perdita.
Così è per il Maestro, un essere che ha perso tutto, anche il senso della sua vita, così forse è per Shiva che teme di perdere se stessa, di essere solo "vuoto".
Le ultime tavole di Nagabe mi hanno dato esattamente questa sensazione.
Per il futuro, mi riprometto di rileggere quest'opera, certa che altro mi saprà dire, insieme ad altri lavori di questo autore.
La lettura di questa serie mi ha lasciato forti impressioni, sensazioni a volte indefinite e sentimenti inquietanti, che personalmente non trovo facili da dipanare, e il motivo credo stia nella stessa natura ambigua e misteriosa di quest'opera, che non si presta a facili interpretazioni, e non ha un' unica chiave di lettura.
Per queste motivazioni non credo sia un manga adatto a chiunque, e potrebbe non piacere a tutti, per quanto sia un'opera di forte impatto, affascinante, sorprendente, che nell'insieme mi è piaciuta molto, benché alcuni elementi non mi abbiano pienamente convinto, o forse sono io a non averli compresi.
"La favola della creatura e della bambina che indugiano sul calar della sera, al confine tra il giorno e la notte...", in questa frase sta tutto il reale significato di questa favola oscura, a suo modo bellissima.
Il Maestro e Shiva, i due protagonisti principali di questa fiaba, sono due creature che non potrebbero incontrarsi, diverse ed opposte come il giorno e la notte; una bambina luminosa e innocente che non sembra avere preconcetti o pregiudizi verso nessuno, insieme a una creatura misteriosa e inquietante che pare un demone uscito dall'inferno, un essere in realtà gentile e protettivo che ha per Shiva sincero affetto, quasi come se fosse un padre amorevole.
I toni inquietanti della fiaba sono stemperati dal rapporto dolce e splendido, fatto di quotidianità e piccoli momenti anche buffi e divertenti tra questi due individui, tra una torta bruciata, una ghirlanda di fiori e le definizioni ironiche di 'carboncino' e 'bianchetta'.
Proprio come un demone, Il Maestro è un uomo 'maledetto', che non può neppure sfiorare la piccola Shiva, pena trasformarla in una creatura oscura e nera come lui.
Questo è un manga pieno di dualismi, contrasti netti eppure labili, che richiamano ai concetti essenziali di bene/male, luce/oscurità, vita/morte; c'è l'interno delle mura di villaggi e città dove vivono gli uomini normali che venerano un "dio bianco", un padre celeste che promette protezione dalla maledizione, e l'esterno, oltre la foresta oscura, dove vivono gli estranei, coloro che sono stati colpiti dalla maledizione, e sembrano fare riferimento a un "dio nero", una madre a cui tutto deve essere restituito, che si ricollega alla terra, alla natura e i suoi cicli.
Nagabe inserisce tanti elementi da fonti diverse, miti classici, leggende, richiami a divinità, - perfino Shiva fa riferimento a un dio della religione induista, il dio della distruzione e dell'illusione, e forse non è un caso - e le amalgama tutte insieme, in una maniera tale da creare qualcosa di diverso e sorprendente, che acquista una forma propria e autonoma.
L'autore cosa sta cercando di dirci veramente? Non è facile rispondere a questa domanda, troppi enigmi per un'opera ermetica come poche, nonostante si dipani in maniera lineare e chiara, e lentamente, lungo la narrazione, certi misteri legati al Maestro, il suo doloroso passato da essere umano, la maledizione e da quando essa abbia avuto origine vengano in parte chiariti, mentre altri emergeranno, sulla vera natura di Shiva, non meno misteriosa ed enigmatica del suo oscuro amico.
Il Maestro e Shiva per loro natura, vittime di pregiudizi, vengono braccati, respinti, poi inseguiti dagli uomini, ricercati per ragioni diverse dai cosiddetti "figli del buio", esseri simili al Maestro, almeno in apparenza, custodi di segreti ancestrali che si perdono nella notte dei tempi, sull'origine della vita e il conflitto drammatico che separò luce e tenebre, creando la sofferenza che investe gli uomini e la loro esistenza.
La lettura è coinvolgente, ipnotica, trascina nella storia; Nagabe chiude ogni volume con un elemento di tensione che mantiene alta l'attenzione del lettore, così mi sono trovata a divorare 11 volumi, splendidi nelle illustrazioni spesso senza dialoghi, ricche di simbolismi, di rimandi surreali e inquietanti, ma quando sono arrivata alla fine, mi sono rimaste tante incertezze e dubbi su come dovrei interpretare quello che ho letto e visto.
Luce e oscurità, cosa sono davvero? Bene e male, vita e morte, esistono davvero o sono illusioni?
Viaggiano separati lungo un confine, senza poterlo mai oltrepassare e su questo equilibrio precario si gioca tutta l'esistenza umana, che spesso pretende di negare uno a beneficio dell'altro, ma quando i confini si rompono, il dramma invade la scena.
La fine potrebbe essere vista in un'ottica positiva, ma è solo una delle interpretazioni possibili.
Io mi sono trovata a pensare ad altro: l'uomo risponde alla propria sofferenza, creando le illusioni, unica difesa contro il dolore dell'abbandono e della perdita.
Così è per il Maestro, un essere che ha perso tutto, anche il senso della sua vita, così forse è per Shiva che teme di perdere se stessa, di essere solo "vuoto".
Le ultime tavole di Nagabe mi hanno dato esattamente questa sensazione.
Per il futuro, mi riprometto di rileggere quest'opera, certa che altro mi saprà dire, insieme ad altri lavori di questo autore.
"Girl from the Other Side", opera del giovane mangaka Nagabe, possiede tutto il fascino di una fiaba intramontabile. Alla base di questo manga dai toni fiabeschi, c'è un mondo segnato dalla presenza di una maledizione che tramuta coloro che ne vengono colpiti in mostruose creature nere. Mentre tutti gli esseri umani vivono nel regno interno per proteggersi, una misteriosa e candida bambina di nome Shiva vive nel mondo esterno insieme ad una creatura maledetta che lei chiama "Maestro".
Il Maestro, avendo paura di maledire Shiva, non può toccarla, ma, sebbene tra i due non ci sia nessun contatto fisico, sono uniti da un profondo legame affettivo. Il Maestro fa di tutto pur di proteggerla, di tenerla al sicuro dalla maledizione che potrebbe corrompere per sempre la purezza di quella dolce bambina innocente e si comporta come un padre nei suoi confronti. È proprio questa tenerezza a caratterizzare il rapporto tra i due protagonisti, a fare da contrasto ai toni cupi della storia. Shiva è un raggio di sole nella vita del Maestro e riesce a tirar fuori tutta la sua umanità. È proprio grazie a Shiva che riusciamo a capire che il contrasto tra il nero e il bianco non è netto, ma è ricco di lievi sfumature. Ce ne accorgiamo già in primo luogo con il Maestro, con la sua premura e dolcezza nei confronti della piccola bambina che lo rendono più umano degli esseri umani stessi. Esternamente un mostro, il Maestro è un essere gentile e soprattutto capace di ascoltare. Al contrario, gli esseri umani, all'apparenza puri, sono per la maggior parte irrazionali e le loro azioni sono guidate dalla paura dell'ignoto. L'istinto li porta ad allontanare con violenza gli estranei, ad attaccare persino gli innocenti con il timore che essi possano essere stati contagiati, senza lasciare spazio al dialogo e alla comprensione.
La storia è raccontata in modo lento e svela, volume dopo volume, tutti i segreti nascosti nel mondo di Nagabe, dalla nascita della maledizione, alle storie dei due protagonisti principali. La narrazione avvolta nel mistero purtroppo lascia spazio a molti dubbi e incomprensioni durante la lettura, ma anche questo piccolo difetto è parte del fascino onirico dell'opera. Anche il suo finale, difficile da comprendere, porta a numerose possibili interpretazioni. Comunque si interpreti il finale, è impossibile non rimanere commossi da questa fiaba oscura e innovativa, la cui storia penetra a fondo nell'anima del lettore.
Il cavallo di battaglia di Nagabe sono tuttavia i disegni, ben diversi da quelli a cui siamo solitamente abituati. I paesaggi rappresentati dall'autore sono meravigliosi, caratterizzati da quel tratto tipico delle vecchie illustrazioni fiabesche che sono piacevolissime da guardare. Sono rimasta particolarmente affascinata dal character design del Maestro, la sua figura slanciata e il suo abbigliamento fanno di lui un personaggio molto interessante. Ogni sua caratteristica è in contrasto con il design di Shiva, come se i due personaggi fossero complementari.
Si tratta di una storia ricca di mistero, di dolcezza e di emozioni che ci aiuta a riflettere sulle diversità e soprattutto sulla vera differenza tra il bene e il male. Undici volumi, dove ogni singola pagina, incluse le copertine, è un capolavoro per gli occhi.
Consigliatissimo. Sarebbe un'opera perfetta se non ci fossero alcune incomprensioni e incongruenze nella trama, ma Nagabe è ancora giovane e, considerata quest'opera, ha un grande talento.
Voto finale: 9/10
Il Maestro, avendo paura di maledire Shiva, non può toccarla, ma, sebbene tra i due non ci sia nessun contatto fisico, sono uniti da un profondo legame affettivo. Il Maestro fa di tutto pur di proteggerla, di tenerla al sicuro dalla maledizione che potrebbe corrompere per sempre la purezza di quella dolce bambina innocente e si comporta come un padre nei suoi confronti. È proprio questa tenerezza a caratterizzare il rapporto tra i due protagonisti, a fare da contrasto ai toni cupi della storia. Shiva è un raggio di sole nella vita del Maestro e riesce a tirar fuori tutta la sua umanità. È proprio grazie a Shiva che riusciamo a capire che il contrasto tra il nero e il bianco non è netto, ma è ricco di lievi sfumature. Ce ne accorgiamo già in primo luogo con il Maestro, con la sua premura e dolcezza nei confronti della piccola bambina che lo rendono più umano degli esseri umani stessi. Esternamente un mostro, il Maestro è un essere gentile e soprattutto capace di ascoltare. Al contrario, gli esseri umani, all'apparenza puri, sono per la maggior parte irrazionali e le loro azioni sono guidate dalla paura dell'ignoto. L'istinto li porta ad allontanare con violenza gli estranei, ad attaccare persino gli innocenti con il timore che essi possano essere stati contagiati, senza lasciare spazio al dialogo e alla comprensione.
La storia è raccontata in modo lento e svela, volume dopo volume, tutti i segreti nascosti nel mondo di Nagabe, dalla nascita della maledizione, alle storie dei due protagonisti principali. La narrazione avvolta nel mistero purtroppo lascia spazio a molti dubbi e incomprensioni durante la lettura, ma anche questo piccolo difetto è parte del fascino onirico dell'opera. Anche il suo finale, difficile da comprendere, porta a numerose possibili interpretazioni. Comunque si interpreti il finale, è impossibile non rimanere commossi da questa fiaba oscura e innovativa, la cui storia penetra a fondo nell'anima del lettore.
Il cavallo di battaglia di Nagabe sono tuttavia i disegni, ben diversi da quelli a cui siamo solitamente abituati. I paesaggi rappresentati dall'autore sono meravigliosi, caratterizzati da quel tratto tipico delle vecchie illustrazioni fiabesche che sono piacevolissime da guardare. Sono rimasta particolarmente affascinata dal character design del Maestro, la sua figura slanciata e il suo abbigliamento fanno di lui un personaggio molto interessante. Ogni sua caratteristica è in contrasto con il design di Shiva, come se i due personaggi fossero complementari.
Si tratta di una storia ricca di mistero, di dolcezza e di emozioni che ci aiuta a riflettere sulle diversità e soprattutto sulla vera differenza tra il bene e il male. Undici volumi, dove ogni singola pagina, incluse le copertine, è un capolavoro per gli occhi.
Consigliatissimo. Sarebbe un'opera perfetta se non ci fossero alcune incomprensioni e incongruenze nella trama, ma Nagabe è ancora giovane e, considerata quest'opera, ha un grande talento.
Voto finale: 9/10
Appena concluso questo intenso ,riflessivo ma anche rilassante e particolare manga, Girl from the other side.
Le copertine e i disegni non possono che catturare al primo sguardo, l'autore ha uno stile che discosta totalmente dal tipico tratto giapponese: è ipnotico, elegante, armonioso, con un forte contrasto tra nero e bianco che esalta le tematiche e l'atmosfera tipica di una fiaba a tinte dark.
Le Sovracopertine sono stupende, ma le copertine nere sottostanti lo sono altrettanto: riportano una ghirlanda di fiori che col proseguo dei numeri tende a spezzarsi e decomporsi.
Sebbene parta con toni dolci e malinconici, col proseguo dei volumi l'atmosfera si fà sempre più oscura e inquietante, con tantissime immagini suggestive, evocative, la trama non cade mai nel banale e ha continui colpi di scena fino alla fine.
In una casetta di legno vicino a un bosco vivono Shiva, una bimba umana e il "Maestro" (nome datogli dalla bambina perchè lui non ne ha ricordo) un mostro oscuro, una creatura maledetta .
Entrambi abbandonati nel mondo esterno, vivono un rapporto d'amicizia molto dolce e protettivo, senza mai sfiorarsi, in quanto il Maestro potrebbe contagiarla e maledirla col semplice contatto.
Oltre il bosco vi è una città in tipico stile medievale (non vi è una collocazione storica precisa mi si presume sia periodo medievale) con alte mura e soldati a impedirne l'accesso; Quel paese di nome Olea rappresenta il mondo interno: il mondo delle persone sane, non contaminate dalla maledizione che le tramuterebbe in mostri come il Maestro.
I sintomi tipici sono il cambiamento del corpo e del volto in un essere deforme, nero e inquietante, la perdita dei sensi, non sentire il caldo o il freddo, il senso del tatto, non aver più bisogno di mangiare o dormire.... e l'impossibilità di morire, anche se trafitti da mille frecce o con la testa mozzata.
Chiunque sia maledetto e ne riporti i segni (o anche senza i sintomi ma solo con il dubbio) viene cacciato nel mondo esterno e poi assassinato.
Shiva aspetta speranzosa nel mondo esterno l'arrivo della nonna, il Maestro cerca di proteggerla ad ogni costo, ma dal primo volume vediamo la bimba purtroppo toccata da una creatura del buio (creature simili a quelle maledette come il Maestro, ma con caratteristiche differenti) .
A primo impatto risulterebbe immune in quanto non manifesta la trasformazione e, nel borgo medievale, tra gli umani gira voce che lei possa essere la "Bambina della profezia" colei che potrà liberare il mondo dalla maledizione. Per ordine del Reverendo del paese Shiva viene rapita per essere sacrificata per il bene comune, usando come esca sua nonna (che viveva nel mondo interno).
Purtroppo una volta laggiù Shiva, che inevitabilmente riabbraccia sua nonna e tocca alcuni cittadini di quel borgo, è presto costretta a fuggire sotto shock mentre attorno a lei tutti mutano in orribili creature maledette a causa sua; la nonna, ormai orribilmente trasformata, tenta di seguirla nel bosco vedendo la nipotina riallacciarsi al suo amico Maestro.
La Nonna resta con loro per un breve periodo, racconterà di come purtroppo la bimba era stata da lei trovata neonata nel bosco e adottata, e da allora i tre vivranno momenti sereni, casalinghi e dolci....fino a quando la maledizione si manifesta in tutto il suo orrore: corrode l'anima e fa perdere ogni ricordo, la nonna non sa più perchè è in quella casa e chi sono le persone che la circondano, per poi mutare nello stadio finale in un albero spoglio.
Qui sorgono i primi dubbi: Il Maestro è una creatura maledetta che ha, come la nonna, perso memoria di chi era da umano (salvo qualche frammento da cui capiamo che era un medico, aveva una famiglia e si chiamava Albert), ma non si trasforma in un albero: perchè?
E' un figlio del buio o una creatura maledetta del mondo esterno?
Dopo un nuovo attentato per rapire Shiva, i due lasciano la loro casetta per trasferirsi in un posto più lontano vagando per borghi disabitati . Secondo la profezia del Dio bianco, alla prescelta dovrà essere estratta l'anima e consacrata in nome del Dio per proteggere il mondo dalla calamità.
Ma Shiva sarà davvero la bimba della profezia?
L'edizione di J-Pop è davvero bellissima, di ottima qualità e pagine a colori.
La J-pop aveva addirittura in programma di portare questo fantastico autore in Italia nel 2020 al Romics prima che la pandemia la cancellasse insieme a tutte le fiere del fumetto di quell'anno.
*****ATTENZIONE !!! SPOILER SUL FINALE ******
Il mio voto non supera il 7,5 perchè la trama ha preso una piega sempre più filosofica verso i numeri finali e francamente non l'ho trovata chiara in alcuni punti dove parevano esserci alcune contraddizioni: ad esempio, si scopre che Shiva alla fine in realtà è una figlia del buio che ha rubato l'anima del Maestro per diventare l'umana Shiva che ricordiamo. Ergo il Maestro sarebbe sprovvisto di anima perchè risiede in Shiva. Ma se proprio il Maestro aveva donato la sua anima parecchi volumi prima alla piccola per toglierle la macchia sul petto indice della maledizione che avanzava, allora come è possibile che avesse l'anima dentro di sè se gli era stata sottratta in principio ??
*** FINE SPOILER SUL FINALE ****
Lo consiglio agli amanti delle trame fiabesche con un tocco dark, che facciano sognare, riflettere, dai toni dolci, delicati, filosofici, romantici.
Una lettura matura che non lascerà delusi.
Le copertine e i disegni non possono che catturare al primo sguardo, l'autore ha uno stile che discosta totalmente dal tipico tratto giapponese: è ipnotico, elegante, armonioso, con un forte contrasto tra nero e bianco che esalta le tematiche e l'atmosfera tipica di una fiaba a tinte dark.
Le Sovracopertine sono stupende, ma le copertine nere sottostanti lo sono altrettanto: riportano una ghirlanda di fiori che col proseguo dei numeri tende a spezzarsi e decomporsi.
Sebbene parta con toni dolci e malinconici, col proseguo dei volumi l'atmosfera si fà sempre più oscura e inquietante, con tantissime immagini suggestive, evocative, la trama non cade mai nel banale e ha continui colpi di scena fino alla fine.
In una casetta di legno vicino a un bosco vivono Shiva, una bimba umana e il "Maestro" (nome datogli dalla bambina perchè lui non ne ha ricordo) un mostro oscuro, una creatura maledetta .
Entrambi abbandonati nel mondo esterno, vivono un rapporto d'amicizia molto dolce e protettivo, senza mai sfiorarsi, in quanto il Maestro potrebbe contagiarla e maledirla col semplice contatto.
Oltre il bosco vi è una città in tipico stile medievale (non vi è una collocazione storica precisa mi si presume sia periodo medievale) con alte mura e soldati a impedirne l'accesso; Quel paese di nome Olea rappresenta il mondo interno: il mondo delle persone sane, non contaminate dalla maledizione che le tramuterebbe in mostri come il Maestro.
I sintomi tipici sono il cambiamento del corpo e del volto in un essere deforme, nero e inquietante, la perdita dei sensi, non sentire il caldo o il freddo, il senso del tatto, non aver più bisogno di mangiare o dormire.... e l'impossibilità di morire, anche se trafitti da mille frecce o con la testa mozzata.
Chiunque sia maledetto e ne riporti i segni (o anche senza i sintomi ma solo con il dubbio) viene cacciato nel mondo esterno e poi assassinato.
Shiva aspetta speranzosa nel mondo esterno l'arrivo della nonna, il Maestro cerca di proteggerla ad ogni costo, ma dal primo volume vediamo la bimba purtroppo toccata da una creatura del buio (creature simili a quelle maledette come il Maestro, ma con caratteristiche differenti) .
A primo impatto risulterebbe immune in quanto non manifesta la trasformazione e, nel borgo medievale, tra gli umani gira voce che lei possa essere la "Bambina della profezia" colei che potrà liberare il mondo dalla maledizione. Per ordine del Reverendo del paese Shiva viene rapita per essere sacrificata per il bene comune, usando come esca sua nonna (che viveva nel mondo interno).
Purtroppo una volta laggiù Shiva, che inevitabilmente riabbraccia sua nonna e tocca alcuni cittadini di quel borgo, è presto costretta a fuggire sotto shock mentre attorno a lei tutti mutano in orribili creature maledette a causa sua; la nonna, ormai orribilmente trasformata, tenta di seguirla nel bosco vedendo la nipotina riallacciarsi al suo amico Maestro.
La Nonna resta con loro per un breve periodo, racconterà di come purtroppo la bimba era stata da lei trovata neonata nel bosco e adottata, e da allora i tre vivranno momenti sereni, casalinghi e dolci....fino a quando la maledizione si manifesta in tutto il suo orrore: corrode l'anima e fa perdere ogni ricordo, la nonna non sa più perchè è in quella casa e chi sono le persone che la circondano, per poi mutare nello stadio finale in un albero spoglio.
Qui sorgono i primi dubbi: Il Maestro è una creatura maledetta che ha, come la nonna, perso memoria di chi era da umano (salvo qualche frammento da cui capiamo che era un medico, aveva una famiglia e si chiamava Albert), ma non si trasforma in un albero: perchè?
E' un figlio del buio o una creatura maledetta del mondo esterno?
Dopo un nuovo attentato per rapire Shiva, i due lasciano la loro casetta per trasferirsi in un posto più lontano vagando per borghi disabitati . Secondo la profezia del Dio bianco, alla prescelta dovrà essere estratta l'anima e consacrata in nome del Dio per proteggere il mondo dalla calamità.
Ma Shiva sarà davvero la bimba della profezia?
L'edizione di J-Pop è davvero bellissima, di ottima qualità e pagine a colori.
La J-pop aveva addirittura in programma di portare questo fantastico autore in Italia nel 2020 al Romics prima che la pandemia la cancellasse insieme a tutte le fiere del fumetto di quell'anno.
*****ATTENZIONE !!! SPOILER SUL FINALE ******
Il mio voto non supera il 7,5 perchè la trama ha preso una piega sempre più filosofica verso i numeri finali e francamente non l'ho trovata chiara in alcuni punti dove parevano esserci alcune contraddizioni: ad esempio, si scopre che Shiva alla fine in realtà è una figlia del buio che ha rubato l'anima del Maestro per diventare l'umana Shiva che ricordiamo. Ergo il Maestro sarebbe sprovvisto di anima perchè risiede in Shiva. Ma se proprio il Maestro aveva donato la sua anima parecchi volumi prima alla piccola per toglierle la macchia sul petto indice della maledizione che avanzava, allora come è possibile che avesse l'anima dentro di sè se gli era stata sottratta in principio ??
*** FINE SPOILER SUL FINALE ****
Lo consiglio agli amanti delle trame fiabesche con un tocco dark, che facciano sognare, riflettere, dai toni dolci, delicati, filosofici, romantici.
Una lettura matura che non lascerà delusi.
Girl from the Other Side di Nagabe, editto da J-Pop,si presenta ottimamente già dalle varie cover dei volumi (11) ed infatti proprio incuriosito da esse, l'ho scoperto e l'ho seguito fino alla recente fine. Una storia narrata in maniera egregia tramite un buon uso di immagini e dialoghi perfettamente orchestrati che danno veramente grande spessore ai due personaggi protagonisti.
La trama come ogni fiaba che si rispetti ha inizio in un bosco. Qui avverrà il risveglio di una bambina (Shiva) che ha come compagnia uno strano mostro nero che lei denomina "Maestro". Particolarità è che i due per quanto siano legati a livello affettivo, non possano toccarsi. Il motivo è dato da una maledizione che separa in maniera netta il mondo in cui si svolge l'opera: da una parte il mondo civilizzato che si isola tramite le mura, dall'altra il mondo naturale, selvatico, del bosco in cui si aggirano i "mostri" o come noti nell'opera gli "Esterni" che si presentano neri, con fattezze di animali demoniaci che non possono ad esempio più percepire il gusto e gli odori.
Se questi toccano coloro che vivono all'Interno, ne propagano la maledizione e per questo il "Maestro" per tutelare la bambina Shiva, non può assolutamente sfiorarla.
Per quanto i toni iniziali siano quelli di una classica fiaba, con il progredire della lettura e dei numeri, i toni si fanno sempre più cupi e maturi, interessante anche lo stile di disegno che si presenta con una buona gestione degli inchiostri tale da far risaltare ottimamente il bianco ed il nero(che non è solo scelta stilistica ma interna allo sviluppo della stessa trama). Le emozioni dei personaggi sono palpabili ed oltre alla gestione perfetta dei due personaggi protagonisti, Shiva ed il Maestro, anche i personaggi secondari fanno la loro parte e riescono a rimanere impressi.
Se ci si aspetta una storia avventurosa, questo non è il caso del manga in questione, ma se si ricerca una storia capace di unire sentimenti a questione filosofiche e introspezione sulla natura umana e sulla religione, non verrete delusi.
Un plauso anche all'incipit di "Girl from the Other Side", in cui senza ricorrere ad alcuna forma di dialogo e con giusto tre tavole, riesce a presentare in modo soddisfacente l'intera opera: infatti vediamo un bosco, poi un elemento artificiale secchio, quindi mondo civilizzato e poi le mani di Shiva, che si stirano da un lungo sonno, quindi infanzia e lato onirico, tutti elementi che saranno man mano sviluppati nell'opera.
Un manga che non può mancare nella vostra collezione anche solo per la bellezza delle immagini. Come ultima nota segnalo il sottotitolo "Siúil, a Rún" che è una popolare canzone irlandese che per melodie e senso si adatta perfettamente alle avventure di Shiva e il Maestro. Se siete capaci di farvi catturare dallo spessore dei personaggi, non potrete che rimanere soddisfatti dal manga di Nagabe.
La trama come ogni fiaba che si rispetti ha inizio in un bosco. Qui avverrà il risveglio di una bambina (Shiva) che ha come compagnia uno strano mostro nero che lei denomina "Maestro". Particolarità è che i due per quanto siano legati a livello affettivo, non possano toccarsi. Il motivo è dato da una maledizione che separa in maniera netta il mondo in cui si svolge l'opera: da una parte il mondo civilizzato che si isola tramite le mura, dall'altra il mondo naturale, selvatico, del bosco in cui si aggirano i "mostri" o come noti nell'opera gli "Esterni" che si presentano neri, con fattezze di animali demoniaci che non possono ad esempio più percepire il gusto e gli odori.
Se questi toccano coloro che vivono all'Interno, ne propagano la maledizione e per questo il "Maestro" per tutelare la bambina Shiva, non può assolutamente sfiorarla.
Per quanto i toni iniziali siano quelli di una classica fiaba, con il progredire della lettura e dei numeri, i toni si fanno sempre più cupi e maturi, interessante anche lo stile di disegno che si presenta con una buona gestione degli inchiostri tale da far risaltare ottimamente il bianco ed il nero(che non è solo scelta stilistica ma interna allo sviluppo della stessa trama). Le emozioni dei personaggi sono palpabili ed oltre alla gestione perfetta dei due personaggi protagonisti, Shiva ed il Maestro, anche i personaggi secondari fanno la loro parte e riescono a rimanere impressi.
Se ci si aspetta una storia avventurosa, questo non è il caso del manga in questione, ma se si ricerca una storia capace di unire sentimenti a questione filosofiche e introspezione sulla natura umana e sulla religione, non verrete delusi.
Un plauso anche all'incipit di "Girl from the Other Side", in cui senza ricorrere ad alcuna forma di dialogo e con giusto tre tavole, riesce a presentare in modo soddisfacente l'intera opera: infatti vediamo un bosco, poi un elemento artificiale secchio, quindi mondo civilizzato e poi le mani di Shiva, che si stirano da un lungo sonno, quindi infanzia e lato onirico, tutti elementi che saranno man mano sviluppati nell'opera.
Un manga che non può mancare nella vostra collezione anche solo per la bellezza delle immagini. Come ultima nota segnalo il sottotitolo "Siúil, a Rún" che è una popolare canzone irlandese che per melodie e senso si adatta perfettamente alle avventure di Shiva e il Maestro. Se siete capaci di farvi catturare dallo spessore dei personaggi, non potrete che rimanere soddisfatti dal manga di Nagabe.
Il fumetto che esplora il lato oscuro delle fiabe classiche
Le fiabe sono sempre state molto amate da tutti, non solo dai più piccoli. Sono storie che affondano le radici nella tradizione orale della vecchia Europa e rispecchiano in pieno le idee del Romanticismo: valorizzazione del patrimonio popolare, gusto per il sublime nella sua accezione più spaventosa e ineffabile, ricerca dell’elemento ancestrale e primigenio. Le prime edizioni delle fiabe, specie nella trascrizione dei fratelli Grimm (ripubblicate in versione integrale nel 2015 da Donzelli), sono crude e disturbanti, a dispetto di quelle tramandateci nelle edulcorate trasposizioni disneyane: cannibalismo, violenze e maltrattamenti di ogni genere gli conferiscono un’atmosfera degna dei migliori film horror.
Il retaggio primitivo delle fiabe continua ancora oggi ed è proprio a quel tipo di immaginario cupo e drammatico che attinge Girl from the other side di Nagabe, serie in 8 volumi pubblicata da J-Pop Manga, che unisce misticismo e mistero, oscure creature e suggestivi scenari sospesi nel tempo, il tutto impreziosito da un elegante tratto grafico e da un evocativo bianco e nero da cinema espressionista.
Le parole della malinconica ballata di origine celtica “Siúil a Rún” che fa da sotto titolo al manga, confermano l’influenza occidentale della serie, rimandano alla partenza in guerra di una persona cara (si traducono grosso modo in "torna amore mio"), e fanno eco ai temi principali dell'opera di Nagabe narrando di morte e perdita dell’innocenza.
Questa è la storia di Shiva, dolce bambina di bianco vestita, che vive in compagnia del Maestro in una vecchia casetta ai confini del mondo, dove due regni sono in perenne conflitto tra loro: nel regno “interno" ci sono città chiuse da impenetrabili cinte murarie, rifugi sicuri per gli esseri umani; nel regno “esterno", selvaggio e ostile, risiedono le creature del buio, dall'aspetto bizzarro e animalesco, il cui tocco può causare una tremenda metamorfosi. Ed è proprio a questa schiera maledetta che appartiene il Maestro, di aspetto mostruoso ma di animo gentile, il quale nutre un affetto sincero verso Shiva, stando bene attento a non sfiorarla, perché il solo contatto potrebbe riversare su di lei il terribile maleficio. Girovagando tra foreste tenebrose e laghi fatati, i due cominciano a prendersi cura l’un l’altra dando vita a un sodalizio che assomiglia molto a un legame familiare e che li spingerà alla ricerca di un posto tranquillo in cui vivere. Ma quando le forze dei due mondi opposti si scontreranno, Shiva e il Maestro rimarranno invischiati nel mezzo: riusciranno mai a vivere felici e contenti?
Con questo folgorante prologo ha inizio Girl from the other side, un fumetto in cui il repertorio più misterioso e torbido della fiaba si dispiega agli occhi del lettore allo scopo non troppo velato di una seduzione immediata e irresistibile. Catturati dalle splendide illustrazioni e trascinati dalle maglie del racconto non possiamo che lasciarci trasportare nel mondo incantato di Nagabe. Un po’ come se parole e disegni fossero strumenti di precisione capaci di individuare i punti sensibili del nostro immaginario, per risvegliarne le memorie ancestrali, gli incubi sopiti e i desideri reconditi.
Una bella e una bestia, un castello e una selva oscura: poli opposti che costringono i nostri sensi a oscillare fra presenze contrastanti, disorientandoci nel gioco inevitabile dell’identificazione. Siamo chiamati alla sospensione dell’incredulità per osservare, al contempo, bosco e palazzo, orrore e candore, dentro e fuori, superficie e abisso. Diventiamo quindi lettori esploratori capaci respirare il clima di mondi contrapposti e apparentemente inconciliabili, sottolineati visivamente dal contrasto tra il bianco di Shiva e il nero del Maestro.
La contrapposizione fra bellezza e mostruosità dei protagonisti, fra le quali si stende una zona d’ombra gravida di segreti, ci offre una moderna variante sul tema de La Bella e la Bestia, dove Shiva/Bella riscatta la bruttezza del Maestro/Principe sottoponendosi con umiltà e pazienza a diverse prove che supera con successo, la più emblematica delle quali consiste proprio nel contatto fisico/bacio, con tutto il suo carico di significato sull’accettazione dell’altro, inteso come diverso da sé, e sulla necessità di abbattere i muri (reali o metaforici che siano), in nome di un sentimento universale.
Ma il confine tra luce e ombra è più sfumato e labile di quanto ci si aspetterebbe, e nel corso dei capitoli Nagabe sovverte gli schemi tipici della fiaba classica, scombinando le carte in tavola. Così il Maestro, più che un malvagio “uomo nero”, sembra incarnare un sentimento amorevole, quasi genitoriale, nel suo sforzo di educare Shiva, cercando di non mortificarne l’innocenza, e l’entrata in scena della nonna riconfigura gli archetipi del super classico Cappuccetto Rosso, qui riletto in una chiave tutta nuova, più malinconica e dark.
Il tono morale emerge dal secondo volume, quando si inizia a parlare esplicitamente di lotta tra il regno della luce e regno del buio, rappresentati dai due fronti del muro: da un lato, quello cupo e misterioso della foresta, si trovano gli esseri grotteschi, untori della maledizione oscura, guidati da una entità superiore chiamata Madre, che rimanda a un misticismo atavico, totemico e animista; dall'altro versante, la civiltà degli uomini “relegati”, inquisitori e depositari di una religiosità di ispirazione vagamente mariana. In questo insolito scenario ammantato di spiritualità l’autore fa calare un’atmosfera grave e rarefatta che ricorda certe rappresentazioni dei cosiddetti secoli bui, delle eresie e della Peste Nera.
Un fitto alone di mistero e un dolce senso di nostalgia accompagnano il lettore lungo il corso della serie. Pur mantenendo sempre alta la tensione, dosando suspense e colpi di scena, l’autore riesce a inserire momenti di giocosa tranquillità e calore familiare, nelle scene di vita domestica che punteggiano lo strano rapporto fra i due protagonisti: intermezzi leggeri e spensierati che alleviano l'atmosfera lugubre sottolineando l'amore e la capacità di Shiva di vivere l’attimo, con una sorta di potere curativo all’ossessione del Maestro per la maledizione.
Curiosa e solare, rispettosa di entrambi i mondi e devota al suo Maestro, Shiva incarna il candore e la spontaneità della fanciullezza. La vestaglia bianca è una luce che illumina il buio della foresta quasi come uno spettro, una figura eterea in contrasto con il suo corvino demone custode. La loro peculiare convivenza ci restituisce un insolito ritratto di famiglia da cui traspare una sorta di elaborazione del trauma legato alla scoperta della morte. L'autore riesce a essere molto severo con Shiva, nel corso dell’avventura la bambina affronta ripetutamente il pericolo, sotto forma di uomini relegati o di creature della notte, che vogliono catturarla o ucciderla, ma lei tende a vedere solo il bene in tutti gli esseri e rifiuta la crudeltà. Impedisce al Maestro di infierire su un estraneo quando questi tenta di rapirla e accetta con rassegnazione la sorte dell'anziana nonna colpita dalla maledizione.
Con le sue corna tortili e il suo bizzarro becco nerastro, il Maestro è un protagonista stranamente attraente, un mostro che incute timore e al contempo emana un senso di eleganza e raffinatezza. Tratti luciferini e brillanti occhi espressivi in uno stile che ricorda vagamente alcuni personaggi di Tim Burton (primo regista della scuola Disney a rilanciare l’estetica gothic/horror in chiave "dolce e simpatica"). Di solito compare alle spalle di Shiva quasi come un tristo mietitore che insegue una giovane anima, spesso reca con sé un libro o un cestino, altre volte una meno rassicurante scure. A parte alcuni frammentati ricordi, non sappiamo nulla del suo passato, annebbiato dal maleficio che gli ha fatto perdere la memoria. Non percepisce il gusto e l’olfatto, né il caldo o il freddo e si macera nel suo sventurato destino scavando tra vecchi documenti, passando le notti insonni proprio come un padre angustiato per il futuro di sua figlia.
I due si ritagliano qualche istante di ordinaria felicità quando Shiva organizza una cerimonia del tè o si fa preparare la sua torta preferita, e il Maestro finisce per abbracciare il suo stesso entusiasmo per le piccole cose e la sua stessa gioia di vivere, dimenticandosi per un po’ di quell’ansia esistenziale che lo accompagna nel suo esilio. La naturale gentilezza della bambina consentono al Maestro di guardare al mondo con occhi diversi e, nonostante la maledizione, egli riesce a ritrovare un senso nuovo alla sua condizione proprio nel dare a Shiva la possibilità di sperimentare il mondo che la circonda. La rigida separazione tra la luce e il buio trova quindi nella bambina un punto di incontro e di convivenza che va oltre il conflitto e la paura del contagio.
Gran parte del fascino di Girl from the other side è dovuto allo scenario, fatto di borghi e villaggi medievali, ma soprattutto di foresta, luogo archetipico in cui si annida il pericolo, imperscrutabile e angoscioso per eccellenza, qui diventa incombente personaggio, che può aiutare i due protagonisti in fuga o nascondere le insidie. Nagabe cura la messa in scena nei minimi dettagli, disegnando fondali e arredi che calano il lettore in un mondo altro, incantato e sospeso nel tempo, dove vecchi cottage e cattedrali gotiche condividono la scena con oggetti di un’altra epoca (ombrelli, servizi da tè), e l’armatura medievale dei soldati (elmi, scudi, cotte di maglia) stride con il vestiario del Maestro, agghindato di tutto punto come un autentico dandy nella sua sofisticata mise alla moda vittoriana.
Il ritmo lento e contemplativo è scandito dalle scene d’azione, fatta di assalti e duelli all’arma bianca, e la lettura scorre via tutta d’un fiato, incalzata dall’inesorabile svelarsi dei misteri. L'uso limitato della parola lascia spazio al disegno, evocativo ed eloquente. La poetica di Nagabe si esprime soprattutto nel tratto grafico e nella capacità di creare un mondo immaginifico dotato di regole proprie e non ha bisogno di lunghe colonne di testo.
In una storia così ricca di mescolanze e suggestioni, anche il tratto grafico sembra unire stili da tradizioni figurative diverse. Un controllato mix di tratteggio incrociato e retini modula il chiaroscuro in maniera netta e contrastata. Agli esterni delle bianchissime radure innevate fanno da contrappunto gli interni notturni dominanti di nero, dove emerge il gusto per le lumeggiature che contribuiscono a stabilire l'umore tetro della serie. I personaggi, ritratti con pochi eleganti tocchi di pennino, si muovono entro vedute pittoresche, in composizioni a pagina intera che ricordano molto le vecchie favole illustrate di un tempo.
Gli otto volumetti in formato tascabile editi da J-Pop Manga sono comodi da maneggiare e la dimensione ridotta non sacrifica la fruizione delle tavole. Composti di un centinaio di pagine circa, rilegate in brossura fresata, con elegante sopracopertina a colori in linea con il design originale giapponese (mancano però le prime pagine a colori), costano 6,50€ cadauno, un giusto compromesso tra prezzo popolare e cura editoriale. La traduzione è affidata a Christine Minutoli, mentre in appendice di ogni volume le tavole disimpegnate dell’autore concedono ai fan alcuni retroscena autoironici sulla storia e sui personaggi.
Talentuoso narratore e audace manipolatore di miti e leggende, Nagabe attinge a piene mani dall’antica tradizione fiabesca (con il suo portato di simboli, epoche, culture diverse) per catturare l’attenzione dei lettori con un sottile equilibrio fra attesa e sorpresa. Girl from the other side è un manga intrigante, delicatamente sinistro, che medita sottovoce sul tema della malattia e della morte. Dopotutto non c’è bisogno di complicate interpretazioni e improbabili chiavi di lettura per assaporare il senso di meraviglia che si para davanti agli occhi. È un riuscito esempio di fiaba moderna, dai toni cupi e nostalgici e dalla bellezza fugace, dove luce e oscurità giocano a rincorrersi nella migliore tradizione delle fiabe del passato.
Le fiabe sono sempre state molto amate da tutti, non solo dai più piccoli. Sono storie che affondano le radici nella tradizione orale della vecchia Europa e rispecchiano in pieno le idee del Romanticismo: valorizzazione del patrimonio popolare, gusto per il sublime nella sua accezione più spaventosa e ineffabile, ricerca dell’elemento ancestrale e primigenio. Le prime edizioni delle fiabe, specie nella trascrizione dei fratelli Grimm (ripubblicate in versione integrale nel 2015 da Donzelli), sono crude e disturbanti, a dispetto di quelle tramandateci nelle edulcorate trasposizioni disneyane: cannibalismo, violenze e maltrattamenti di ogni genere gli conferiscono un’atmosfera degna dei migliori film horror.
Il retaggio primitivo delle fiabe continua ancora oggi ed è proprio a quel tipo di immaginario cupo e drammatico che attinge Girl from the other side di Nagabe, serie in 8 volumi pubblicata da J-Pop Manga, che unisce misticismo e mistero, oscure creature e suggestivi scenari sospesi nel tempo, il tutto impreziosito da un elegante tratto grafico e da un evocativo bianco e nero da cinema espressionista.
Le parole della malinconica ballata di origine celtica “Siúil a Rún” che fa da sotto titolo al manga, confermano l’influenza occidentale della serie, rimandano alla partenza in guerra di una persona cara (si traducono grosso modo in "torna amore mio"), e fanno eco ai temi principali dell'opera di Nagabe narrando di morte e perdita dell’innocenza.
Questa è la storia di Shiva, dolce bambina di bianco vestita, che vive in compagnia del Maestro in una vecchia casetta ai confini del mondo, dove due regni sono in perenne conflitto tra loro: nel regno “interno" ci sono città chiuse da impenetrabili cinte murarie, rifugi sicuri per gli esseri umani; nel regno “esterno", selvaggio e ostile, risiedono le creature del buio, dall'aspetto bizzarro e animalesco, il cui tocco può causare una tremenda metamorfosi. Ed è proprio a questa schiera maledetta che appartiene il Maestro, di aspetto mostruoso ma di animo gentile, il quale nutre un affetto sincero verso Shiva, stando bene attento a non sfiorarla, perché il solo contatto potrebbe riversare su di lei il terribile maleficio. Girovagando tra foreste tenebrose e laghi fatati, i due cominciano a prendersi cura l’un l’altra dando vita a un sodalizio che assomiglia molto a un legame familiare e che li spingerà alla ricerca di un posto tranquillo in cui vivere. Ma quando le forze dei due mondi opposti si scontreranno, Shiva e il Maestro rimarranno invischiati nel mezzo: riusciranno mai a vivere felici e contenti?
Con questo folgorante prologo ha inizio Girl from the other side, un fumetto in cui il repertorio più misterioso e torbido della fiaba si dispiega agli occhi del lettore allo scopo non troppo velato di una seduzione immediata e irresistibile. Catturati dalle splendide illustrazioni e trascinati dalle maglie del racconto non possiamo che lasciarci trasportare nel mondo incantato di Nagabe. Un po’ come se parole e disegni fossero strumenti di precisione capaci di individuare i punti sensibili del nostro immaginario, per risvegliarne le memorie ancestrali, gli incubi sopiti e i desideri reconditi.
Una bella e una bestia, un castello e una selva oscura: poli opposti che costringono i nostri sensi a oscillare fra presenze contrastanti, disorientandoci nel gioco inevitabile dell’identificazione. Siamo chiamati alla sospensione dell’incredulità per osservare, al contempo, bosco e palazzo, orrore e candore, dentro e fuori, superficie e abisso. Diventiamo quindi lettori esploratori capaci respirare il clima di mondi contrapposti e apparentemente inconciliabili, sottolineati visivamente dal contrasto tra il bianco di Shiva e il nero del Maestro.
La contrapposizione fra bellezza e mostruosità dei protagonisti, fra le quali si stende una zona d’ombra gravida di segreti, ci offre una moderna variante sul tema de La Bella e la Bestia, dove Shiva/Bella riscatta la bruttezza del Maestro/Principe sottoponendosi con umiltà e pazienza a diverse prove che supera con successo, la più emblematica delle quali consiste proprio nel contatto fisico/bacio, con tutto il suo carico di significato sull’accettazione dell’altro, inteso come diverso da sé, e sulla necessità di abbattere i muri (reali o metaforici che siano), in nome di un sentimento universale.
Ma il confine tra luce e ombra è più sfumato e labile di quanto ci si aspetterebbe, e nel corso dei capitoli Nagabe sovverte gli schemi tipici della fiaba classica, scombinando le carte in tavola. Così il Maestro, più che un malvagio “uomo nero”, sembra incarnare un sentimento amorevole, quasi genitoriale, nel suo sforzo di educare Shiva, cercando di non mortificarne l’innocenza, e l’entrata in scena della nonna riconfigura gli archetipi del super classico Cappuccetto Rosso, qui riletto in una chiave tutta nuova, più malinconica e dark.
Il tono morale emerge dal secondo volume, quando si inizia a parlare esplicitamente di lotta tra il regno della luce e regno del buio, rappresentati dai due fronti del muro: da un lato, quello cupo e misterioso della foresta, si trovano gli esseri grotteschi, untori della maledizione oscura, guidati da una entità superiore chiamata Madre, che rimanda a un misticismo atavico, totemico e animista; dall'altro versante, la civiltà degli uomini “relegati”, inquisitori e depositari di una religiosità di ispirazione vagamente mariana. In questo insolito scenario ammantato di spiritualità l’autore fa calare un’atmosfera grave e rarefatta che ricorda certe rappresentazioni dei cosiddetti secoli bui, delle eresie e della Peste Nera.
Un fitto alone di mistero e un dolce senso di nostalgia accompagnano il lettore lungo il corso della serie. Pur mantenendo sempre alta la tensione, dosando suspense e colpi di scena, l’autore riesce a inserire momenti di giocosa tranquillità e calore familiare, nelle scene di vita domestica che punteggiano lo strano rapporto fra i due protagonisti: intermezzi leggeri e spensierati che alleviano l'atmosfera lugubre sottolineando l'amore e la capacità di Shiva di vivere l’attimo, con una sorta di potere curativo all’ossessione del Maestro per la maledizione.
Curiosa e solare, rispettosa di entrambi i mondi e devota al suo Maestro, Shiva incarna il candore e la spontaneità della fanciullezza. La vestaglia bianca è una luce che illumina il buio della foresta quasi come uno spettro, una figura eterea in contrasto con il suo corvino demone custode. La loro peculiare convivenza ci restituisce un insolito ritratto di famiglia da cui traspare una sorta di elaborazione del trauma legato alla scoperta della morte. L'autore riesce a essere molto severo con Shiva, nel corso dell’avventura la bambina affronta ripetutamente il pericolo, sotto forma di uomini relegati o di creature della notte, che vogliono catturarla o ucciderla, ma lei tende a vedere solo il bene in tutti gli esseri e rifiuta la crudeltà. Impedisce al Maestro di infierire su un estraneo quando questi tenta di rapirla e accetta con rassegnazione la sorte dell'anziana nonna colpita dalla maledizione.
Con le sue corna tortili e il suo bizzarro becco nerastro, il Maestro è un protagonista stranamente attraente, un mostro che incute timore e al contempo emana un senso di eleganza e raffinatezza. Tratti luciferini e brillanti occhi espressivi in uno stile che ricorda vagamente alcuni personaggi di Tim Burton (primo regista della scuola Disney a rilanciare l’estetica gothic/horror in chiave "dolce e simpatica"). Di solito compare alle spalle di Shiva quasi come un tristo mietitore che insegue una giovane anima, spesso reca con sé un libro o un cestino, altre volte una meno rassicurante scure. A parte alcuni frammentati ricordi, non sappiamo nulla del suo passato, annebbiato dal maleficio che gli ha fatto perdere la memoria. Non percepisce il gusto e l’olfatto, né il caldo o il freddo e si macera nel suo sventurato destino scavando tra vecchi documenti, passando le notti insonni proprio come un padre angustiato per il futuro di sua figlia.
I due si ritagliano qualche istante di ordinaria felicità quando Shiva organizza una cerimonia del tè o si fa preparare la sua torta preferita, e il Maestro finisce per abbracciare il suo stesso entusiasmo per le piccole cose e la sua stessa gioia di vivere, dimenticandosi per un po’ di quell’ansia esistenziale che lo accompagna nel suo esilio. La naturale gentilezza della bambina consentono al Maestro di guardare al mondo con occhi diversi e, nonostante la maledizione, egli riesce a ritrovare un senso nuovo alla sua condizione proprio nel dare a Shiva la possibilità di sperimentare il mondo che la circonda. La rigida separazione tra la luce e il buio trova quindi nella bambina un punto di incontro e di convivenza che va oltre il conflitto e la paura del contagio.
Gran parte del fascino di Girl from the other side è dovuto allo scenario, fatto di borghi e villaggi medievali, ma soprattutto di foresta, luogo archetipico in cui si annida il pericolo, imperscrutabile e angoscioso per eccellenza, qui diventa incombente personaggio, che può aiutare i due protagonisti in fuga o nascondere le insidie. Nagabe cura la messa in scena nei minimi dettagli, disegnando fondali e arredi che calano il lettore in un mondo altro, incantato e sospeso nel tempo, dove vecchi cottage e cattedrali gotiche condividono la scena con oggetti di un’altra epoca (ombrelli, servizi da tè), e l’armatura medievale dei soldati (elmi, scudi, cotte di maglia) stride con il vestiario del Maestro, agghindato di tutto punto come un autentico dandy nella sua sofisticata mise alla moda vittoriana.
Il ritmo lento e contemplativo è scandito dalle scene d’azione, fatta di assalti e duelli all’arma bianca, e la lettura scorre via tutta d’un fiato, incalzata dall’inesorabile svelarsi dei misteri. L'uso limitato della parola lascia spazio al disegno, evocativo ed eloquente. La poetica di Nagabe si esprime soprattutto nel tratto grafico e nella capacità di creare un mondo immaginifico dotato di regole proprie e non ha bisogno di lunghe colonne di testo.
In una storia così ricca di mescolanze e suggestioni, anche il tratto grafico sembra unire stili da tradizioni figurative diverse. Un controllato mix di tratteggio incrociato e retini modula il chiaroscuro in maniera netta e contrastata. Agli esterni delle bianchissime radure innevate fanno da contrappunto gli interni notturni dominanti di nero, dove emerge il gusto per le lumeggiature che contribuiscono a stabilire l'umore tetro della serie. I personaggi, ritratti con pochi eleganti tocchi di pennino, si muovono entro vedute pittoresche, in composizioni a pagina intera che ricordano molto le vecchie favole illustrate di un tempo.
Gli otto volumetti in formato tascabile editi da J-Pop Manga sono comodi da maneggiare e la dimensione ridotta non sacrifica la fruizione delle tavole. Composti di un centinaio di pagine circa, rilegate in brossura fresata, con elegante sopracopertina a colori in linea con il design originale giapponese (mancano però le prime pagine a colori), costano 6,50€ cadauno, un giusto compromesso tra prezzo popolare e cura editoriale. La traduzione è affidata a Christine Minutoli, mentre in appendice di ogni volume le tavole disimpegnate dell’autore concedono ai fan alcuni retroscena autoironici sulla storia e sui personaggi.
Talentuoso narratore e audace manipolatore di miti e leggende, Nagabe attinge a piene mani dall’antica tradizione fiabesca (con il suo portato di simboli, epoche, culture diverse) per catturare l’attenzione dei lettori con un sottile equilibrio fra attesa e sorpresa. Girl from the other side è un manga intrigante, delicatamente sinistro, che medita sottovoce sul tema della malattia e della morte. Dopotutto non c’è bisogno di complicate interpretazioni e improbabili chiavi di lettura per assaporare il senso di meraviglia che si para davanti agli occhi. È un riuscito esempio di fiaba moderna, dai toni cupi e nostalgici e dalla bellezza fugace, dove luce e oscurità giocano a rincorrersi nella migliore tradizione delle fiabe del passato.
Siùil, a Rùn è il manga più conosciuto di Muck Nagabe (l'autore). La storia è piuttosto distaccata da quello che al giorno d'oggi è il "canone manga", una trama fiabesca ma allo stesso tempo "dark". Il racconto si focalizza particolarmente sull'amicizia svilluppatasi tra un essere (estraneo) denominato dalla protagonista con il nome di "maestro" ed una piccola bambina: Shiva. Nonostante la sua giovane età, Nagabe riesce a collegare all'interno delle vicende "amicizia", "odio", "paura" e molti altri significati. Nelle sue storie sono classici i personaggi "bianchi" e "neri" ed è sempre classica la storia del rapporto che li lega e che andando avanti con il tempo non può fare che rafforzare.
Il bianco ed il nero sono colori completamente differenti fra di loro, non sono stati scelti casualmente, è un semplice riferimento ad una relazione fra due individui differenti, ma che condividono le stesse sensazioni.
Il bianco ed il nero sono colori completamente differenti fra di loro, non sono stati scelti casualmente, è un semplice riferimento ad una relazione fra due individui differenti, ma che condividono le stesse sensazioni.