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GianniGreed

Volumi letti: 1/1 --- Voto 5
“Devil” è un particolare manga uscito nel 2010, con i disegni di Torajiro Kishi su una storia realizzata dallo studio Madhouse (almeno stando alla copertina). Perché particolare?

Perché il fumetto in questione è un manga realizzato appositamente per il mercato statunitense ed è stato pubblicato appunto direttamente in America dalla nota casa editrice di comics, Dark Horse in quattro albetti del classico formato dei fumetti supereroistici, 25 pagine interamente a colori, successivamente raccolti in monografico. Anche il senso di lettura è quello dei fumetti occidentali e non quello tipico dei manga. In breve, è più un comics che un manga se si esclude chi ne ha realizzato storia e disegni. Per alcuni potrebbe essere forse un punto d’incontro ideale tra il mondo dei comics made in USA e quello dei manga made in Japan, ma la verità è che “Devil” è una grossa occasione mancata.

La storia del fumetto vede per protagonista l’ispettore Takimoto, un membro di una speciale forza di polizia creata per fronteggiare i “Devil”. I Devil sono delle persone infette da un misterioso virus che li rende aggressivi, forzuti e assettati di sangue. Una sorta di vampiri ma più pericolosi. Takimoto non ha pietà per i Devil e quando ne incontra uno, spara per uccidere e non per catturarli. All’inizio del fumetto, a Takimoto viene assegnata una nuova collega, Migiwa, che è l’opposto di lui: Migiwa vuole salvare i Devil. Purtroppo, al suo primo giorno di lavoro, Migiwa si fa rapire da un pericoloso Devil di intelligenza superiore e Takimoto deve andare in suo soccorso…

Storia e personaggi di “Devil” sono banali e poco interessanti. L’elemento alla base di tutto (il virus, il contagio) non è per nulla originale e nel corso del fumetto non è per nulla spiegato e approfondito. I personaggi sono piatti e stereotipati, parlano a frasi fatte e non si capisce bene cosa vogliano. Il problema maggiore del fumetto è che dura appena 100 pagine. La storia sembra iniziare da un punto a caso, con delle situazioni già pregresse (il volume 1 ha già un riassunto all’inizio, come se prima ci fosse stato un altro volume che non esiste) e finisce altrettanto a caso, senza che nulla sia risolto davvero. Restano i disegni, che pur se belli graficamente, sono abbastanza semplici e lontani da quelli dei manga ma anche dai comics. Forse a causa della colorazione digitale, sembra tutto molto freddo e artificiale e i personaggi appaiono senza anima. La costruzione delle tavole, tra vignette e splash page è quella tipica dei fumetti americani, ma sono tutte molto ordinate e le varie azioni sono tutte molto chiare da seguire.

In breve, “Devil” può essere una lettura interessante per un lettore di fumetti americani, dato che a parte la nazionalità dell’autore, non ha nulla di davvero giapponese. Anche come fumetto a sé però, rimane una storia troppo semplice e poco originale, con delle soluzioni narrative insoddisfacenti per i lettori più navigati. Forse con più pagine a disposizione, l’autore avrebbe potuto approfondire degli aspetti della storia e il carattere dei protagonisti ma così com’è, è abbastanza trascurabile come lettura.