Unemployed Concentration Camp
“Unemployed Concentration Camp” è una serie che si sviluppa in sei volumi, disegnata da Rei Akira e con una storia frutto della mente di Atsushi Kamakura, opera prima per entrambi, edita per l’Italia da Planet Manga.
La storia è velocemente riassumibile con un’ambientazione pressoché contemporanea con i giorni nostri, abbastanza verosimile alla nostra realtà, differenza cardine è che in Giappone, si sia applicata una legge che permette di poter “sequestrare” le persone che in fascia d’età lavorativa, non abbiano un impiego da almeno sei mesi e quindi il governo ha il potere di introdurli forzatamente in un piano riabilitativo o peggio in un campo di prigionia, per i casi più socialmente controversi.
L’impostazione della serie sarà principalmente action, concentrandosi sulla realtà del campo di prigionia e di come i nostri protagonisti debbano soffrire e (sopra)vivere in un ambiente così disumanizzante, per poi avere una svolta completamente antitetica nell’ultimo volume, che sarà per lo più verboso e si concentrerà a spiegare tutti i vari misteri, macchinazioni e sotterfugi che sottostavano all’intera trama.
La storia introduce molti argomenti interessanti: la competizione spietata, la spersonificazione negli ambienti lavorativi, l’omologazione, i pregiudizi in base al proprio status economico, l’avvento delle macchina nel mondo del lavoro e molti altri.
Purtroppo tutti questi macroargomenti saranno prevalentemente toccati fugacemente, per lasciar spazio per lo più a frenetiche sequenze d’azione, o a rappresentazioni fan service, annoverabili nel genere della violenza, sadismo e sessuali, cosa che personalmente non mi ha dispiaciuto, ma per lo più rammaricato per tale sbilanciamento della narrazione, prediligendo un’esposizione più frenetica ma effimera, che ti colpisce al momento esteticamente, ma che poi come significato intrinseco da poco al lettore, piuttosto che una narrazione più riflessiva e ponderata, e quindi possibilmente più profonda e carica di significati, che avrebbero potuto indurre nel lettore più di qualche ragionamento in merito agli argomenti presentati.
I personaggi inizialmente saranno caratterizzati molto labilmente, per poi concedere man mano qualche approfondimento che permette di affezionarsi a qualcuno di loro, anziché essere sempre e solo le solite pedine sacrificali, schiave di un impianto narrativo votato alla sola azione.
Personalmente ho apprezzato come, per non inficiare la velocità della storia, molto del peso narrativo rispetto alla caratterizzazione è stato svolto da delle rappresentazioni grafiche, quindi per esempio l’essere denominati “mostro” non sarà solo giustificato dalle azioni di tale personaggio, ma verrà anche rappresentato come tale, oltre a tanti altri esempi, come la spersonificazione o le problematiche derivanti dalle malattie mentali, che potranno avere una loro rappresentazione grafica, senza dover per forza spiegarle per filo e per segno, cosa che ha permesso d’essere molto più d’impatto, forza portante anche dei manga in generale come medium, ma in questo caso sfruttata egregiamente.
Purtroppo, come detto in precedenza, la trama si svilupperà in sei volumi, dove la maggior parte dei colpi di scena e delle spiegazioni saranno condensate nell’ultimo volume, tale concentrazione fortunatamente non risulterà deleterio per lo svelamento dei vari misteri, ma per lo più per il loro impatto, perché verranno tutti spiegati con una sequela infinita di pagine e dialoghi, qualcuno risulterà più ovvio di altri, quindi tale parte sarà pregiudizievolmente condizionata da alti e bassi, inerente a che mistero si sta parlando, in base se si starà parlando di un’argomento più scontato o di quello più sorprendente del mucchio.
Oltre a ciò, l’autore lascia la conclusione effettiva della storia ad un timeskip, e renderà definitiva la chiusura dei fatti narrati tramite due/tre paginette di un monologo, quindi senza una vera rappresentazione grafica di come si sia arrivati a tale epilogò, ma un semplice rendere partecipe il lettore di come l’autore ha voluto far termine gli eventi, senza mostrarci il come, fatto che ha smorzato definitivamente l’entusiasmo, che era stato caricato a mille dalla frenetica azione dei primi cinque volumi e anche se in parte assopita dalla fitta narrazione dell’ultimo volume, ancora vivi d’interesse rispetto al finale, con queste ultime pagine lascia il lettore abbastanza basito e completamente freddo e indifferente rispetto a questa ultima e conclusiva rivelazione.
Per il lato tecnico, graficamente sarà molto d’impatto, i personaggi saranno tutti ben definiti e l’autore che si è occupato dei disegni ha fatto un buon lavoro anche nel rappresentare i pensieri e i vari momenti più disturbanti dell’opera, che renderà grazia a quanto si starà cercando di raccontare, purtroppo il tasto dolente è proprio la storia, dove i disegni e la disposizione e impostazione delle vignette può arrivare fino a un certo punto, dove poi deve arrendersi e si vedrà un vero calo della qualità dei disegni nell’ultimo volume, rispetto agli standard a cui ci aveva abituato l’autore nei precedenti volumi, che non risulteranno prevalentemente brutti, ma sicuramente meno dettagliati e meno accattivanti.
Tralasciando il piano più contenutistico, l’edizione sarà accompagnata da una sovraccoperta, ognuna di essere sarà prevalentemente nera e al centro uno dei principali comprimari con un colore predominante, aspetto grafico che ho molto apprezzato e che dava l’impressione che uscissero dal disegno, le pagine saranno molto bianche ma anche molto trasparenti, nonostante il formato leggermente più alto e sottile di altre edizioni, il tutto risulterà ben solido.
In definitiva “Unemployed Concentration Camp” è un buon manga con una sua idea di fondo, che porta avanti fino alla sua conclusione, graficamente è prevalentemente buono, specialmente nel rappresentare le scene o le condizioni più bizzarre e/o disturbanti, quindi che ben si sposa con il tema narrato, pecca principale è lo svolgimento che darà l’idea di essere sopra una montagna russa, correndo con l’azione tra varie ambientazioni, facendo spesso arrestare la trama principale, per poi fermarsi in un unico punto e correre con la trama, una doppia velocità che darà una sensazione per niente piacevole a conclusione della lettura, ma che non cancella ne la trama di fondo, con i suoi temi, ne la grafica con le sue scene d’impatto.
La storia è velocemente riassumibile con un’ambientazione pressoché contemporanea con i giorni nostri, abbastanza verosimile alla nostra realtà, differenza cardine è che in Giappone, si sia applicata una legge che permette di poter “sequestrare” le persone che in fascia d’età lavorativa, non abbiano un impiego da almeno sei mesi e quindi il governo ha il potere di introdurli forzatamente in un piano riabilitativo o peggio in un campo di prigionia, per i casi più socialmente controversi.
L’impostazione della serie sarà principalmente action, concentrandosi sulla realtà del campo di prigionia e di come i nostri protagonisti debbano soffrire e (sopra)vivere in un ambiente così disumanizzante, per poi avere una svolta completamente antitetica nell’ultimo volume, che sarà per lo più verboso e si concentrerà a spiegare tutti i vari misteri, macchinazioni e sotterfugi che sottostavano all’intera trama.
La storia introduce molti argomenti interessanti: la competizione spietata, la spersonificazione negli ambienti lavorativi, l’omologazione, i pregiudizi in base al proprio status economico, l’avvento delle macchina nel mondo del lavoro e molti altri.
Purtroppo tutti questi macroargomenti saranno prevalentemente toccati fugacemente, per lasciar spazio per lo più a frenetiche sequenze d’azione, o a rappresentazioni fan service, annoverabili nel genere della violenza, sadismo e sessuali, cosa che personalmente non mi ha dispiaciuto, ma per lo più rammaricato per tale sbilanciamento della narrazione, prediligendo un’esposizione più frenetica ma effimera, che ti colpisce al momento esteticamente, ma che poi come significato intrinseco da poco al lettore, piuttosto che una narrazione più riflessiva e ponderata, e quindi possibilmente più profonda e carica di significati, che avrebbero potuto indurre nel lettore più di qualche ragionamento in merito agli argomenti presentati.
I personaggi inizialmente saranno caratterizzati molto labilmente, per poi concedere man mano qualche approfondimento che permette di affezionarsi a qualcuno di loro, anziché essere sempre e solo le solite pedine sacrificali, schiave di un impianto narrativo votato alla sola azione.
Personalmente ho apprezzato come, per non inficiare la velocità della storia, molto del peso narrativo rispetto alla caratterizzazione è stato svolto da delle rappresentazioni grafiche, quindi per esempio l’essere denominati “mostro” non sarà solo giustificato dalle azioni di tale personaggio, ma verrà anche rappresentato come tale, oltre a tanti altri esempi, come la spersonificazione o le problematiche derivanti dalle malattie mentali, che potranno avere una loro rappresentazione grafica, senza dover per forza spiegarle per filo e per segno, cosa che ha permesso d’essere molto più d’impatto, forza portante anche dei manga in generale come medium, ma in questo caso sfruttata egregiamente.
Purtroppo, come detto in precedenza, la trama si svilupperà in sei volumi, dove la maggior parte dei colpi di scena e delle spiegazioni saranno condensate nell’ultimo volume, tale concentrazione fortunatamente non risulterà deleterio per lo svelamento dei vari misteri, ma per lo più per il loro impatto, perché verranno tutti spiegati con una sequela infinita di pagine e dialoghi, qualcuno risulterà più ovvio di altri, quindi tale parte sarà pregiudizievolmente condizionata da alti e bassi, inerente a che mistero si sta parlando, in base se si starà parlando di un’argomento più scontato o di quello più sorprendente del mucchio.
Oltre a ciò, l’autore lascia la conclusione effettiva della storia ad un timeskip, e renderà definitiva la chiusura dei fatti narrati tramite due/tre paginette di un monologo, quindi senza una vera rappresentazione grafica di come si sia arrivati a tale epilogò, ma un semplice rendere partecipe il lettore di come l’autore ha voluto far termine gli eventi, senza mostrarci il come, fatto che ha smorzato definitivamente l’entusiasmo, che era stato caricato a mille dalla frenetica azione dei primi cinque volumi e anche se in parte assopita dalla fitta narrazione dell’ultimo volume, ancora vivi d’interesse rispetto al finale, con queste ultime pagine lascia il lettore abbastanza basito e completamente freddo e indifferente rispetto a questa ultima e conclusiva rivelazione.
Per il lato tecnico, graficamente sarà molto d’impatto, i personaggi saranno tutti ben definiti e l’autore che si è occupato dei disegni ha fatto un buon lavoro anche nel rappresentare i pensieri e i vari momenti più disturbanti dell’opera, che renderà grazia a quanto si starà cercando di raccontare, purtroppo il tasto dolente è proprio la storia, dove i disegni e la disposizione e impostazione delle vignette può arrivare fino a un certo punto, dove poi deve arrendersi e si vedrà un vero calo della qualità dei disegni nell’ultimo volume, rispetto agli standard a cui ci aveva abituato l’autore nei precedenti volumi, che non risulteranno prevalentemente brutti, ma sicuramente meno dettagliati e meno accattivanti.
Tralasciando il piano più contenutistico, l’edizione sarà accompagnata da una sovraccoperta, ognuna di essere sarà prevalentemente nera e al centro uno dei principali comprimari con un colore predominante, aspetto grafico che ho molto apprezzato e che dava l’impressione che uscissero dal disegno, le pagine saranno molto bianche ma anche molto trasparenti, nonostante il formato leggermente più alto e sottile di altre edizioni, il tutto risulterà ben solido.
In definitiva “Unemployed Concentration Camp” è un buon manga con una sua idea di fondo, che porta avanti fino alla sua conclusione, graficamente è prevalentemente buono, specialmente nel rappresentare le scene o le condizioni più bizzarre e/o disturbanti, quindi che ben si sposa con il tema narrato, pecca principale è lo svolgimento che darà l’idea di essere sopra una montagna russa, correndo con l’azione tra varie ambientazioni, facendo spesso arrestare la trama principale, per poi fermarsi in un unico punto e correre con la trama, una doppia velocità che darà una sensazione per niente piacevole a conclusione della lettura, ma che non cancella ne la trama di fondo, con i suoi temi, ne la grafica con le sue scene d’impatto.
"Unemployed Concentration Camp" opera prima di Tatsuya Kamijo con disegni di Rei Akira, è un manga interessante per idee e personaggi ma confusionario soprattutto all'inizio dove più volte il lettore ha la sensazione che la storia cambi in continuazione per poi focalizzarsi verso un'idea vera e precisa solo a metà dell'opera.
La storia ruota intorno a Tatsuya Kamijo, ragazzo che sembra aver tutto dalla vita, ha una bella fidanzata, un ottimo lavoro dove far carriera ed è ricco di famiglia, uno che avendo avuto tutto facilmente può risultare antipatico, eppure in maniera alquanto misteriosa perderà tutto da un momento all'altro. Perdendo tutto e non trovando più posto nella società moderna verrà reclutato in un progetto per riqualificazione che non è quello che sembra, in questo ambiente conoscerà diversi strani personaggi, cercando di comprendere i motivi per cui si è ritrovato in quella posizione facendo ordine nei suoi ricordi confusi.
La cosa più originale è l'ambientazione, ci ritroviamo in un futuro distopico dove chi non viene accettato nella società non trovandovi un posto utile (per lo più i disoccupati da molto tempo, e quindi consideriamo ad esempio tutti gli hikikomori) vengono riqualificati in vari modi. Nei primi numeri si ha la sensazione che tali sventurati abbiano più scelte: o vengono sottoposti a lavaggio del cervello per renderli persone utili o vengono rinchiusi in quello che sembra un campo di concentramento, così non sarà anche perché si invoglierebbe le persone a non lavorare (il pensiero quindi "non faccio nulla tanto poi lo Stato mi salva" non troverà applicazione) L'idea di base quindi è interessante peccato che venga presentata in maniera confusa soprattutto all'inizio.
Per quanto riguarda i personaggi, oltre al protagonista ci saranno molti comprimari, mi è piaciuto molto come hanno presentato quelli che dovrebbero essere i meno importanti, al'inizio li vediamo catapultati nella storia e neanche li sapremo quasi distinguere, poi vedremo in una sola lunga scena tutti i loro background uno dopo l'altro (questo mi ha spinto a rileggermi il numero precedente) di personaggi che magari nel frattempo erano anche morti. Da citare fra i comprimari Sho Hayakawa, inquietante e disturbato, sue saranno le scene migliori.
Tatsuya colpisce in quanto si comprende subito che qualcosa non vada nella sua storia, il fatto che perda tutto non sembra mai un facile pretesto per farlo inserire in un contesto a lui estraneo, e infatti verrà confermata tale sensazione, inoltre risultano particolari, macchiati, i ricordi della sua infanzia e anche per questo si avranno le dovute spiegazioni e questo è uno dei punti di forza del manga, i continui misteri che il lettore, più dei protagonisti della storia che quasi si limitano a vivere il loro ambiente, nota, e che verranno tutti dettagliatamente chiariti con spiegazioni convincenti.
I disegni, anche se spesso non saranno particolarmente dettagliati, fanno il loro lavoro soprattutto nelle scene di azione, articolate ma chiare, considerando che nella storia vi saranno diverse battaglie anche cruenti. Alcune scene ambientate nella prigione si sarebbero potute evitarle.
Nel finale il punto dolente, si è voluto velocizzare l'ultimo numero dando una forte sensazione di aver saltato diverse cose importanti, alcuni personaggi vengono accantonati e si è preferito raccontare alcuni eventi piuttosto che mostrarli.
In definitiva se si riuscisse a vincere il senso di disorientamento iniziale e alcune scene gratuite il lettore potrebbe trovare una storia non banale e interessante
La storia ruota intorno a Tatsuya Kamijo, ragazzo che sembra aver tutto dalla vita, ha una bella fidanzata, un ottimo lavoro dove far carriera ed è ricco di famiglia, uno che avendo avuto tutto facilmente può risultare antipatico, eppure in maniera alquanto misteriosa perderà tutto da un momento all'altro. Perdendo tutto e non trovando più posto nella società moderna verrà reclutato in un progetto per riqualificazione che non è quello che sembra, in questo ambiente conoscerà diversi strani personaggi, cercando di comprendere i motivi per cui si è ritrovato in quella posizione facendo ordine nei suoi ricordi confusi.
La cosa più originale è l'ambientazione, ci ritroviamo in un futuro distopico dove chi non viene accettato nella società non trovandovi un posto utile (per lo più i disoccupati da molto tempo, e quindi consideriamo ad esempio tutti gli hikikomori) vengono riqualificati in vari modi. Nei primi numeri si ha la sensazione che tali sventurati abbiano più scelte: o vengono sottoposti a lavaggio del cervello per renderli persone utili o vengono rinchiusi in quello che sembra un campo di concentramento, così non sarà anche perché si invoglierebbe le persone a non lavorare (il pensiero quindi "non faccio nulla tanto poi lo Stato mi salva" non troverà applicazione) L'idea di base quindi è interessante peccato che venga presentata in maniera confusa soprattutto all'inizio.
Per quanto riguarda i personaggi, oltre al protagonista ci saranno molti comprimari, mi è piaciuto molto come hanno presentato quelli che dovrebbero essere i meno importanti, al'inizio li vediamo catapultati nella storia e neanche li sapremo quasi distinguere, poi vedremo in una sola lunga scena tutti i loro background uno dopo l'altro (questo mi ha spinto a rileggermi il numero precedente) di personaggi che magari nel frattempo erano anche morti. Da citare fra i comprimari Sho Hayakawa, inquietante e disturbato, sue saranno le scene migliori.
Tatsuya colpisce in quanto si comprende subito che qualcosa non vada nella sua storia, il fatto che perda tutto non sembra mai un facile pretesto per farlo inserire in un contesto a lui estraneo, e infatti verrà confermata tale sensazione, inoltre risultano particolari, macchiati, i ricordi della sua infanzia e anche per questo si avranno le dovute spiegazioni e questo è uno dei punti di forza del manga, i continui misteri che il lettore, più dei protagonisti della storia che quasi si limitano a vivere il loro ambiente, nota, e che verranno tutti dettagliatamente chiariti con spiegazioni convincenti.
I disegni, anche se spesso non saranno particolarmente dettagliati, fanno il loro lavoro soprattutto nelle scene di azione, articolate ma chiare, considerando che nella storia vi saranno diverse battaglie anche cruenti. Alcune scene ambientate nella prigione si sarebbero potute evitarle.
Nel finale il punto dolente, si è voluto velocizzare l'ultimo numero dando una forte sensazione di aver saltato diverse cose importanti, alcuni personaggi vengono accantonati e si è preferito raccontare alcuni eventi piuttosto che mostrarli.
In definitiva se si riuscisse a vincere il senso di disorientamento iniziale e alcune scene gratuite il lettore potrebbe trovare una storia non banale e interessante
Inizio col dire che non bisogna fermarsi alle prime impressioni.
Col primo volume ci troviamo difronte ad una storia per lo più banale, ricca di violenza, splatter e una mole di scene di sesso, stupri, e di nudità a dir poco esagerate.
Sembra che l'autore abbia voluto mettere su carta le sue perversioni ed idee malate. Dai volumi successivi in poi e fino alla conclusione si assiste ad un forte calo della nudità e del sesso, presente, ma in maniera molto meno incisiva. Tuttavia continua lo splatter e la violenza brutale gratuita.
Dal secondo volumetto in poi la trama prende una piega inaspettata, che vedranno il protagonista ed i suoi compagni di campo alle prese con la ricerca della verità nascosta sulla legge della riabilitazione. Ci troveremo poi coinvolti in una vera e propria guerra tra anarchici terroristi RATS e governo giapponese. Trasportati dalla narrazione, non vedremo l'ora di scoprire la verità sulla legge ma non solo, anche per quel che riguarda il passato di Tatsuya.
In merito ai disegni sono piacevoli, abbastanza reali ed adeguati al tipo di storia. Dialoghi non troppo corposi e velocità di lettura nella media, visto il genere in cui rientra.
I personaggi non sono caratterizzati un gran che. Diciamo che forse si poteva fare di più, emergono comunque riflessioni nel corso di alcuni capitoli.
Nel complesso vengono trattati temi attuali, spinti al limite, in una società dove la disoccupazione è all'ordine del giorno, non solo in Giappone ma anche in altri stati.
Non sarà un capolavoro e c'è sicuramente di meglio in giro, ma se amate il genere splatter- guerra-violenza e mettiamoci pure una buona razione di fan service, dategli una possibilità.
Concludo dando un mio voto che si attesta su un 7 pieno, visto che comunque, a parte i numerosi difetti di nudità e sesso eccessivi del primo volume , mi ha saputo coinvolgere dall'inizio alla fine, mantenendo alta la mia attenzione, vista la presenza di pochi punti morti e noiosi all'interno della narrazione.
Un finale secondo me riuscito e lunghezza complessiva dell'intero arco narrativo che copre bene i 6 volumi. Non avrei voluto ne un volume in più che allungava il brodo inutilmente, ne uno in meno che avrebbe impedito di capire fino in fondo la vera verità del mega progetto di riabilitazione.
Edizione di ottima qualità con sovracoperta, carta bianca, con poca trasparenza e senza rilascio o quasi per nulla di inchiostro.
Col primo volume ci troviamo difronte ad una storia per lo più banale, ricca di violenza, splatter e una mole di scene di sesso, stupri, e di nudità a dir poco esagerate.
Sembra che l'autore abbia voluto mettere su carta le sue perversioni ed idee malate. Dai volumi successivi in poi e fino alla conclusione si assiste ad un forte calo della nudità e del sesso, presente, ma in maniera molto meno incisiva. Tuttavia continua lo splatter e la violenza brutale gratuita.
Dal secondo volumetto in poi la trama prende una piega inaspettata, che vedranno il protagonista ed i suoi compagni di campo alle prese con la ricerca della verità nascosta sulla legge della riabilitazione. Ci troveremo poi coinvolti in una vera e propria guerra tra anarchici terroristi RATS e governo giapponese. Trasportati dalla narrazione, non vedremo l'ora di scoprire la verità sulla legge ma non solo, anche per quel che riguarda il passato di Tatsuya.
In merito ai disegni sono piacevoli, abbastanza reali ed adeguati al tipo di storia. Dialoghi non troppo corposi e velocità di lettura nella media, visto il genere in cui rientra.
I personaggi non sono caratterizzati un gran che. Diciamo che forse si poteva fare di più, emergono comunque riflessioni nel corso di alcuni capitoli.
Nel complesso vengono trattati temi attuali, spinti al limite, in una società dove la disoccupazione è all'ordine del giorno, non solo in Giappone ma anche in altri stati.
Non sarà un capolavoro e c'è sicuramente di meglio in giro, ma se amate il genere splatter- guerra-violenza e mettiamoci pure una buona razione di fan service, dategli una possibilità.
Concludo dando un mio voto che si attesta su un 7 pieno, visto che comunque, a parte i numerosi difetti di nudità e sesso eccessivi del primo volume , mi ha saputo coinvolgere dall'inizio alla fine, mantenendo alta la mia attenzione, vista la presenza di pochi punti morti e noiosi all'interno della narrazione.
Un finale secondo me riuscito e lunghezza complessiva dell'intero arco narrativo che copre bene i 6 volumi. Non avrei voluto ne un volume in più che allungava il brodo inutilmente, ne uno in meno che avrebbe impedito di capire fino in fondo la vera verità del mega progetto di riabilitazione.
Edizione di ottima qualità con sovracoperta, carta bianca, con poca trasparenza e senza rilascio o quasi per nulla di inchiostro.