Secchan
“Secchan”.
Di questo manga a volume unico vorrei, prima di tutto, raccontare le vicende che mi hanno portato fin qui, alla sua recensione. Potremmo parlare di un interesse in crescendo, quasi come una storia d’amore a lieto fine, dovuto ai continui incontri, che io e questo manga, abbiamo avuto nel corso dell’ultima settimana. Il primo alla Feltrinelli. Mi hanno catturato sin da subito il tratto minimal del mangaka e la trama, appena accennata, che si trova sul retro del volume. Quest’ultima, poi, mi ha colpito in particolar modo, perché sembravano i presupposti di una storia scritta e diretta da Makoto Shinkai che, soltanto i miei più fedeli compagni, sanno quanto io adori. Alla curiosità suscitatami dal volume, segue un momento di tristezza, la presa di coscienza che non ho un euro con me e che questi sono tempi bui. Allora me ne vado, affranto ma speranzoso. Metti caso che in questi giorni bussano alla porta di casa, per portarmi la notizia di un lontano parente americano che mi lascia tutti i suoi averi. Nella vita, d’altronde, non si può mai sapere. Il secondo incontro l’ho avuto qualche giorno dopo, quando, nell’attesa che il mio amico pendolare mi raggiungesse per andare all’università, sono rientrato alla Feltrinelli e ho ripreso in mano lo stesso volume, che sembrava aspettare proprio me. Ahimè, nulla da fare. La notizia di uno zio lontano che mi lascia la sua eredità non è ancora arrivata. Poi, però, ecco l’illuminazione. Di lì a qualche giorno sarebbe stato il mio compleanno e questo, a casa mia, significa soldi dei parenti che entrano nelle tasche, del tutto gratuitamente. La terza, dunque, è quella buona. Vado in fumetteria, prendo il volume, lo pago e me ne ritorno a casa felice e contento.
Dunque, intorno a questo manga si sono create, sin da subito, delle aspettative molto alte. Per capire se sono state rispettate o meno, bisognerà addentrarsi nei meandri dell’opera. Occhio, quindi, ai leggeri e possibili spoiler.
Come in un celebre romanzo di Gabriel Garcia Marquez, “Cronaca di una morte annunciata”, il lettore viene messo sin da subito davanti ad una cruda realtà, Secchan la protagonista, è morta. Motivo trainante della lettura è, quindi, scoprire gli eventi che hanno portato a questo tristo supplizio.
Riavvolgiamo, dunque, il nastro e torniamo ai mesi precedenti l’omicidio.
Secchan è una ragazza che va a letto con tutti. Il “se" di Secchan non è il carattere di Segawa, né quello di Setsuko. È il “se” dell’inizio di sesso e tutti la chiamano utilizzando questo appellativo. Secchan è compagnia universitaria di Akkun, un ragazzo che non prova interesse per nessuno. La “a” di Akkun è, invece, quella di Atsushi Kageyama, nome e cognome del ragazzo. Insomma, se Akkun è il soprannome amichevole affibbiatogli da qualche amico dell’università, Secchan è l’appellativo, a tratti dispregiativo, che le persone utilizzano per rivolgersi a lei, perché la società l’ha marchiata così. D’altronde, la crudeltà umana non ha limiti. Secchan e Akkun sono così diversi, eppure così simili. Nessuno dei due sembra provare reale interesse per chi gli sta intorno e sembrano andare avanti solamente per inerzia. Secchan è, quindi, la storia di due adolescenti inadatti a vivere in questo mondo e che, proprio per questo motivo, stanno bene insieme. Da perfetti sconosciuti, i due iniziano a conoscersi meglio e i tratti in comune si scoprono un poco alla volta. Amanti del cinema, dei manga e, soprattutto, della solitudine, sarebbe bello se esistesse un pianeta solo per loro, dove niente o nessuno possa disturbarli. Peccato, però, che tutte le belle favole siano destinate a infrangersi contro questo mondo orribile e inadatto a sua volta, perché incapace di accettare che due persone come Secchan e Akkun possano, insieme, trovare la felicità.
Secchan racconta di una storia intrisa di malinconia e tristezza. Una storia reale, in cui ogni adolescente della mia generazione può rivedersi. D’altronde, è proprio questa malinconia a serpeggiare tra i giovani d’oggi. Però, proprio in questa malinconia, due ragazzi qualsiasi possono incontrarsi e trovarsi. Il messaggio che ci vuole lasciare l’autore è, quindi, positivo, nonostante il finale sembri affermare il contrario.
Proprio nel finale, trovo uno dei punti deboli della storia e quando parlo di finale, non mi riferisco alla conclusione della storia d’amore tra i due, bensì a ciò che accade dopo la morte di Secchan. Lo definirei frettoloso e superficiale, e il fatto che si tratti di un manga a volume unico non cambia il mio parere. Inoltre, la morte stessa di Secchan viene calata in un contesto del tutto poco convincente. Se si lasciassero da parte queste ed altre piccole imperfezioni, il manga otterrebbe sicuramente un giudizio migliore, ma così non sarà.
Consigliato a chi ama le opere lente, quelle che raccontano di storie non eccessivamente travolgenti, ma ti invitano a riflettere.
Di questo manga a volume unico vorrei, prima di tutto, raccontare le vicende che mi hanno portato fin qui, alla sua recensione. Potremmo parlare di un interesse in crescendo, quasi come una storia d’amore a lieto fine, dovuto ai continui incontri, che io e questo manga, abbiamo avuto nel corso dell’ultima settimana. Il primo alla Feltrinelli. Mi hanno catturato sin da subito il tratto minimal del mangaka e la trama, appena accennata, che si trova sul retro del volume. Quest’ultima, poi, mi ha colpito in particolar modo, perché sembravano i presupposti di una storia scritta e diretta da Makoto Shinkai che, soltanto i miei più fedeli compagni, sanno quanto io adori. Alla curiosità suscitatami dal volume, segue un momento di tristezza, la presa di coscienza che non ho un euro con me e che questi sono tempi bui. Allora me ne vado, affranto ma speranzoso. Metti caso che in questi giorni bussano alla porta di casa, per portarmi la notizia di un lontano parente americano che mi lascia tutti i suoi averi. Nella vita, d’altronde, non si può mai sapere. Il secondo incontro l’ho avuto qualche giorno dopo, quando, nell’attesa che il mio amico pendolare mi raggiungesse per andare all’università, sono rientrato alla Feltrinelli e ho ripreso in mano lo stesso volume, che sembrava aspettare proprio me. Ahimè, nulla da fare. La notizia di uno zio lontano che mi lascia la sua eredità non è ancora arrivata. Poi, però, ecco l’illuminazione. Di lì a qualche giorno sarebbe stato il mio compleanno e questo, a casa mia, significa soldi dei parenti che entrano nelle tasche, del tutto gratuitamente. La terza, dunque, è quella buona. Vado in fumetteria, prendo il volume, lo pago e me ne ritorno a casa felice e contento.
Dunque, intorno a questo manga si sono create, sin da subito, delle aspettative molto alte. Per capire se sono state rispettate o meno, bisognerà addentrarsi nei meandri dell’opera. Occhio, quindi, ai leggeri e possibili spoiler.
Come in un celebre romanzo di Gabriel Garcia Marquez, “Cronaca di una morte annunciata”, il lettore viene messo sin da subito davanti ad una cruda realtà, Secchan la protagonista, è morta. Motivo trainante della lettura è, quindi, scoprire gli eventi che hanno portato a questo tristo supplizio.
Riavvolgiamo, dunque, il nastro e torniamo ai mesi precedenti l’omicidio.
Secchan è una ragazza che va a letto con tutti. Il “se" di Secchan non è il carattere di Segawa, né quello di Setsuko. È il “se” dell’inizio di sesso e tutti la chiamano utilizzando questo appellativo. Secchan è compagnia universitaria di Akkun, un ragazzo che non prova interesse per nessuno. La “a” di Akkun è, invece, quella di Atsushi Kageyama, nome e cognome del ragazzo. Insomma, se Akkun è il soprannome amichevole affibbiatogli da qualche amico dell’università, Secchan è l’appellativo, a tratti dispregiativo, che le persone utilizzano per rivolgersi a lei, perché la società l’ha marchiata così. D’altronde, la crudeltà umana non ha limiti. Secchan e Akkun sono così diversi, eppure così simili. Nessuno dei due sembra provare reale interesse per chi gli sta intorno e sembrano andare avanti solamente per inerzia. Secchan è, quindi, la storia di due adolescenti inadatti a vivere in questo mondo e che, proprio per questo motivo, stanno bene insieme. Da perfetti sconosciuti, i due iniziano a conoscersi meglio e i tratti in comune si scoprono un poco alla volta. Amanti del cinema, dei manga e, soprattutto, della solitudine, sarebbe bello se esistesse un pianeta solo per loro, dove niente o nessuno possa disturbarli. Peccato, però, che tutte le belle favole siano destinate a infrangersi contro questo mondo orribile e inadatto a sua volta, perché incapace di accettare che due persone come Secchan e Akkun possano, insieme, trovare la felicità.
Secchan racconta di una storia intrisa di malinconia e tristezza. Una storia reale, in cui ogni adolescente della mia generazione può rivedersi. D’altronde, è proprio questa malinconia a serpeggiare tra i giovani d’oggi. Però, proprio in questa malinconia, due ragazzi qualsiasi possono incontrarsi e trovarsi. Il messaggio che ci vuole lasciare l’autore è, quindi, positivo, nonostante il finale sembri affermare il contrario.
Proprio nel finale, trovo uno dei punti deboli della storia e quando parlo di finale, non mi riferisco alla conclusione della storia d’amore tra i due, bensì a ciò che accade dopo la morte di Secchan. Lo definirei frettoloso e superficiale, e il fatto che si tratti di un manga a volume unico non cambia il mio parere. Inoltre, la morte stessa di Secchan viene calata in un contesto del tutto poco convincente. Se si lasciassero da parte queste ed altre piccole imperfezioni, il manga otterrebbe sicuramente un giudizio migliore, ma così non sarà.
Consigliato a chi ama le opere lente, quelle che raccontano di storie non eccessivamente travolgenti, ma ti invitano a riflettere.