The Box Man
Voto e recensione assolutamente superflui per un’opera di questo tipo.
Star Comics, con la sua collana Umami, porta per la prima volta in Italia una raccolta di tre racconti di Imiri Sakabashira, maestro del gekiga contemporaneo e della corrente Heta-uma.
Difficilissimo parlare della sua figura e della sua arte, formatasi alla fine degli anni ‘80 sulle pagine della rivista “Garo” prima e di “Ax” poi, per il fatto che essa si basa prevalentemente sulla messa in sequenza di immagini sconnesse fra di loro, ricolme di elementi stravaganti ed onirici prelevati dalle culture più disparate, rette soltanto dall'esile presenza di un canovaccio narrativo ridotto all'osso, che tende a svilupparsi in maniera spesso incoerente ed illogica.
È il caso delle tre storie contenute nel libro qui esaminato, in particolare del racconto più lungo ed articolato del volume, che da anche il titolo alla raccolta: “The box man” ci presenta un misterioso uomo in scooter che deve portare un pacco in un luogo non specificato, noi seguiremo le disavventure del suo viaggio in cui si susseguiranno incontri ed eventi sempre più surreali ed assurdi. Si passa senza soluzione di continuità da poliziotti, sbranati da dei mostri marini dalle sembianze antropomorfe, ad alieni e bestie di forma indefinita che si ritrovano a girare un film dove vengono torturati e violentati dei malcapitati esseri umani.
Il tutto narrato attraverso vignette prive di qualsiasi dialogo, ma ricchissime di dettagli e di personaggi, così tanto da fare quasi fatica a cogliere tutti gli elementi ad una prima occhiata.
Sakabashira si diverte ad investire il pubblico con suggestioni tratte dalla cultura e dal folklore giapponese (Kaiju, usciti direttamente da film classici come “Godzilla”, Kappa e altri mostri mitologici), dal mondo pop e dall’arte surrealista, che si mescolano fra di loro senza un vero senso apparente. Ciò che ne scaturisce è un caleidoscopio continuo di emozioni che vanno dallo stupore al disgusto nel giro di una pagina, una girandola di emozioni contrastanti e parecchio provanti a livello di sforzo cognitivo.
Altrettanto suggestive sono le ambientazioni, teatro delle disavventure del nostro fattorino: zone che rimandano ad un Giappone rurale e poco industrializzato, formate il più delle volte da catapecchie diroccate di legno in cui vivono allucinati residui di umanità.
Sakabashira usa uno stile di disegno volutamente sgraziato e grottesco, fatto di forti contrasti fra bianco e nero, contorni netti e definiti, con ombreggiature pressoché inesistenti che rendono le figure quasi bidimensionali e le fanno risaltare sulla pagina, pronte ad aggredire gli occhi del lettore.
È evidente in questo frangente l’influenza dell’Heta-uma e della lezione di maestri quali lo Yoshiharu Tsuge di “Nejishiki”, da cui Sakabashira dimostra di aver pescato a piene mani. Tale influsso si riscontra anche nell'inaspettato e sorprendente risvolto di critica sociale che si palesa sulla fine del manga: nelle ultime pagine, quando il mistero del protagonista viene in parte svelato, si consuma tramite pochi balloon un sofferto scontro generazionale, che riporta di colpo il lettore al realismo più malinconico e lo lascia con una nota di amarezza.
Questo a dimostrazione di quanto, al di sotto di un delirio lisergico, la narrazione e la poetica di Sakabashira siano fortemente ancorati alle problematiche del suo paese.
Il volume proposto da Star Comics, che contiene anche le storie brevi “L’uomo dalla calzamaglia rossa si allunga e si restringe come vuole” e “Emmanuelle, l’abitante del sottosuolo”, risulta però abbastanza deludente: lodevole l’inserzione di pagine a colori ma nessun approfondimento, a parte una striminzita biografia dell’autore, carta spessa e rigida di qualità mediocre che ingiallisce in fretta e una veste grafica parecchio piatta, copertina esclusa; il tutto offerto al prezzo di 15€, in linea con le altre uscite della collana Umami, ma decisamente troppo alto.
Per concludere, “The box man” è un titolo che non può e non vuole rivolgersi a tutti. Richiede una buona dose di attenzione e un pizzico di coraggio: se amate le narrazioni non lineari e più interessate a suggestionarvi allora Imiri Sakabashira è un autore che fa al caso vostro, altrimenti potrebbe essere un incontro traumatico.
Star Comics, con la sua collana Umami, porta per la prima volta in Italia una raccolta di tre racconti di Imiri Sakabashira, maestro del gekiga contemporaneo e della corrente Heta-uma.
Difficilissimo parlare della sua figura e della sua arte, formatasi alla fine degli anni ‘80 sulle pagine della rivista “Garo” prima e di “Ax” poi, per il fatto che essa si basa prevalentemente sulla messa in sequenza di immagini sconnesse fra di loro, ricolme di elementi stravaganti ed onirici prelevati dalle culture più disparate, rette soltanto dall'esile presenza di un canovaccio narrativo ridotto all'osso, che tende a svilupparsi in maniera spesso incoerente ed illogica.
È il caso delle tre storie contenute nel libro qui esaminato, in particolare del racconto più lungo ed articolato del volume, che da anche il titolo alla raccolta: “The box man” ci presenta un misterioso uomo in scooter che deve portare un pacco in un luogo non specificato, noi seguiremo le disavventure del suo viaggio in cui si susseguiranno incontri ed eventi sempre più surreali ed assurdi. Si passa senza soluzione di continuità da poliziotti, sbranati da dei mostri marini dalle sembianze antropomorfe, ad alieni e bestie di forma indefinita che si ritrovano a girare un film dove vengono torturati e violentati dei malcapitati esseri umani.
Il tutto narrato attraverso vignette prive di qualsiasi dialogo, ma ricchissime di dettagli e di personaggi, così tanto da fare quasi fatica a cogliere tutti gli elementi ad una prima occhiata.
Sakabashira si diverte ad investire il pubblico con suggestioni tratte dalla cultura e dal folklore giapponese (Kaiju, usciti direttamente da film classici come “Godzilla”, Kappa e altri mostri mitologici), dal mondo pop e dall’arte surrealista, che si mescolano fra di loro senza un vero senso apparente. Ciò che ne scaturisce è un caleidoscopio continuo di emozioni che vanno dallo stupore al disgusto nel giro di una pagina, una girandola di emozioni contrastanti e parecchio provanti a livello di sforzo cognitivo.
Altrettanto suggestive sono le ambientazioni, teatro delle disavventure del nostro fattorino: zone che rimandano ad un Giappone rurale e poco industrializzato, formate il più delle volte da catapecchie diroccate di legno in cui vivono allucinati residui di umanità.
Sakabashira usa uno stile di disegno volutamente sgraziato e grottesco, fatto di forti contrasti fra bianco e nero, contorni netti e definiti, con ombreggiature pressoché inesistenti che rendono le figure quasi bidimensionali e le fanno risaltare sulla pagina, pronte ad aggredire gli occhi del lettore.
È evidente in questo frangente l’influenza dell’Heta-uma e della lezione di maestri quali lo Yoshiharu Tsuge di “Nejishiki”, da cui Sakabashira dimostra di aver pescato a piene mani. Tale influsso si riscontra anche nell'inaspettato e sorprendente risvolto di critica sociale che si palesa sulla fine del manga: nelle ultime pagine, quando il mistero del protagonista viene in parte svelato, si consuma tramite pochi balloon un sofferto scontro generazionale, che riporta di colpo il lettore al realismo più malinconico e lo lascia con una nota di amarezza.
Questo a dimostrazione di quanto, al di sotto di un delirio lisergico, la narrazione e la poetica di Sakabashira siano fortemente ancorati alle problematiche del suo paese.
Il volume proposto da Star Comics, che contiene anche le storie brevi “L’uomo dalla calzamaglia rossa si allunga e si restringe come vuole” e “Emmanuelle, l’abitante del sottosuolo”, risulta però abbastanza deludente: lodevole l’inserzione di pagine a colori ma nessun approfondimento, a parte una striminzita biografia dell’autore, carta spessa e rigida di qualità mediocre che ingiallisce in fretta e una veste grafica parecchio piatta, copertina esclusa; il tutto offerto al prezzo di 15€, in linea con le altre uscite della collana Umami, ma decisamente troppo alto.
Per concludere, “The box man” è un titolo che non può e non vuole rivolgersi a tutti. Richiede una buona dose di attenzione e un pizzico di coraggio: se amate le narrazioni non lineari e più interessate a suggestionarvi allora Imiri Sakabashira è un autore che fa al caso vostro, altrimenti potrebbe essere un incontro traumatico.