L'infanzia giapponese di Miyo-chan
"L'infanzia Giapponese di Miyo-Chan" è un libro illustrato di Midori Yamane edito dalla Oblomov Edizioni. Nel momento in cui sto scrivendo non sono certa di rendere la bellezza e la delicatezza di quest'opera. Desidero comunque provarci perché credo che possa aiutare a creare un ponte culturale e a comprendere un Paese con gli occhi di chi vi è nato e vi muove i primi passi con una taglia di scarpe più piccola.
Midori Yamane racconta l'infanzia dei bambini giapponesi attraverso gli occhi di Miyoko, detta Miyo-chan. Il lettore è accolto nelle prime pagine da questa bambina di 7 anni ("Vieni fuori, Miyo-Chan!") e viene accompagnato in un viaggio alla scoperta dell'infanzia dei bambini giapponesi. I momenti del viaggio sono scanditi dai mesi dell'anno: la nostra piccola protagonista racconta cosa rappresenta per lei e i suoi fratelli quel mese, quali sono le tradizioni che rendono unico quel periodo e quale ruolo sono chiamati a "giocare" i bambini del quartiere.
Il lettore non è invitato solo ad essere testimone passivo di questo viaggio ma a sperimentare le conoscenze trasmesse dalla piccola Miyo-chan. Senza rendertene conto, nel corso della lettura potresti trovarti ad alzare lo sguardo dal libro, guardarti intorno circospetto e alzarti dal divano a cercare i fazzoletti di carta e il filo per preparare un "Teruteru-Bozu". Oppure, forse, sarebbe più agile procacciarsi un foglio di giornale da riciclo per creare un elmo di carta? Tutto molto coinvolgente, quindi, salvo poi realizzare che, anche se stai preparando l'elmo nel mese della festa dei bambini (il 5 maggio), tu non hai l'età per indossarlo! In quel momento, più di altri, ho realizzato la frase presente in copertina "Tra rito e gioco: una bimba racconta i doveri dei piccoli giapponesi". L'autrice lo rappresenta molto bene portandosi a bordo il lettore: in ogni capitolo l'asse della narrazione sulle radici lascia il posto alla cultura del "fare". E' impossibile non portarsi a casa degli apprendimenti da questo viaggio. Impariamo a conoscere una bambina allenata dalla famiglia al valore della comunità, che si declina nella responsabilizzazione del singolo e nella disciplina della presenza.
L'edizione Oblomov mi conquista come sempre per la sua eleganza: dallo spessore della carta percepibile al tatto fino alla sua impaginazione. Mi è piaciuto lo "spazio" creato tra un capitolo e l'altro per lasciare sedimentare le informazioni. Per chi si approccia alla lettura con sguardo curioso le parole e gli apprendimenti sono tanti. Probabilmente se non fosse stato presentato con gli occhi di una bambina mi avrebbe distratto. Il linguaggio semplice, sintetico e schematico accompagnato da una grafica delicata ed evocativa mi hanno conquistata. Ho provato il privilegio di entrare in una fetta di mondo e di avere ricevuto una risposta più approfondita a delle tradizioni che associavo a consuetudini. Da oggi in poi, ad esempio, avrò un motivo in più per credere nel "bambino del raggio di sole" nonostante il suo triste destino.
Suggerisco quest'opera a tutti, tranne alle persone impazienti e frettolose.
Midori Yamane racconta l'infanzia dei bambini giapponesi attraverso gli occhi di Miyoko, detta Miyo-chan. Il lettore è accolto nelle prime pagine da questa bambina di 7 anni ("Vieni fuori, Miyo-Chan!") e viene accompagnato in un viaggio alla scoperta dell'infanzia dei bambini giapponesi. I momenti del viaggio sono scanditi dai mesi dell'anno: la nostra piccola protagonista racconta cosa rappresenta per lei e i suoi fratelli quel mese, quali sono le tradizioni che rendono unico quel periodo e quale ruolo sono chiamati a "giocare" i bambini del quartiere.
Il lettore non è invitato solo ad essere testimone passivo di questo viaggio ma a sperimentare le conoscenze trasmesse dalla piccola Miyo-chan. Senza rendertene conto, nel corso della lettura potresti trovarti ad alzare lo sguardo dal libro, guardarti intorno circospetto e alzarti dal divano a cercare i fazzoletti di carta e il filo per preparare un "Teruteru-Bozu". Oppure, forse, sarebbe più agile procacciarsi un foglio di giornale da riciclo per creare un elmo di carta? Tutto molto coinvolgente, quindi, salvo poi realizzare che, anche se stai preparando l'elmo nel mese della festa dei bambini (il 5 maggio), tu non hai l'età per indossarlo! In quel momento, più di altri, ho realizzato la frase presente in copertina "Tra rito e gioco: una bimba racconta i doveri dei piccoli giapponesi". L'autrice lo rappresenta molto bene portandosi a bordo il lettore: in ogni capitolo l'asse della narrazione sulle radici lascia il posto alla cultura del "fare". E' impossibile non portarsi a casa degli apprendimenti da questo viaggio. Impariamo a conoscere una bambina allenata dalla famiglia al valore della comunità, che si declina nella responsabilizzazione del singolo e nella disciplina della presenza.
L'edizione Oblomov mi conquista come sempre per la sua eleganza: dallo spessore della carta percepibile al tatto fino alla sua impaginazione. Mi è piaciuto lo "spazio" creato tra un capitolo e l'altro per lasciare sedimentare le informazioni. Per chi si approccia alla lettura con sguardo curioso le parole e gli apprendimenti sono tanti. Probabilmente se non fosse stato presentato con gli occhi di una bambina mi avrebbe distratto. Il linguaggio semplice, sintetico e schematico accompagnato da una grafica delicata ed evocativa mi hanno conquistata. Ho provato il privilegio di entrare in una fetta di mondo e di avere ricevuto una risposta più approfondita a delle tradizioni che associavo a consuetudini. Da oggi in poi, ad esempio, avrò un motivo in più per credere nel "bambino del raggio di sole" nonostante il suo triste destino.
Suggerisco quest'opera a tutti, tranne alle persone impazienti e frettolose.