Suikoden (Mitsuteru Yokoyama)
Chi ha letto le mie recensioni sa bene che io do gran valore a Mitsuteru Yokoyama come fumettista.
Yokoyama si è occupato di mecha (Super robot 28 del 1956), shojo (Sally la maga, 1966) fantascienza (Babil Junior, 1971). L’adattamento animato di queste opere è arivato anche da noi negli anni ottanta.
Yokoyama ha solo 8 anni meno di Tezuka e viene spesso associato come grande autore di quella generazione a Tezuka e Ishinomori.
Meno conosciuto in Italia invece come adattatore di capolavori letterari e di biografie di personaggi storici.
Suikoden è una storia che si basa su uno dei cosi detti quattro grandi romanzi classici cinesi.
Forse coloro che hanno la mia età si ricordano di Liangshan po…
Non è un personaggio ma un luogo: una palude vicino al monte Liang rifugio per i banditi, ma è anche il luogo dove si devono radunare le 108 stelle per salvare la Cina della dinastia Song, questo posto e questi eroi che il governo chiamava briganti è nominato in una serie televisiva che dalle mie parti (basso Piemonte) andava in onda sulle reti dell’imprenditore locale Giorgio Tacchino.
Sia quella serie che il fumetto derivano dal romanzo che citavo prima ma se vi capita guardate entrambi. Essi infatti sono molto diversi soprattutto nel finale che non avendo letto il romanzo cinese non posso dire chi si attiene al testo.
Nella serie televisiva (non ricordo se made in Hong Kong o Taiwan ma penso la prima) l’imperatore è costretto a subire la presenza di un primo ministro che fa come vuole e l’imperatore è il 108° eroe.
Nella serie manga l’imperatore non si sa far rispettare dai suoi ministri e sebbene i 108 eroi (tutti personaggi irreprensibili costretti da funzionari corrotti a rifugiarsi sulla montagna) gli salvano il regno si tiene i ministri corrotti ( e sembrerebbe un finale storicamente plausibile perché la dinastia Song resiste ancora per un centinaio di anni circa prima di cadere ad opera dei mongoli).
Comunque il ritmo della narrazione è buono, i disegni sono migliori che in opere successive, Yokoyama accorcia probabilmente molto il testo rendendolo meno ripetitivo di quanto successo in Sangokushi. Probabilmente Suikoden è la prima prova che da del suo grandissimo amore per la storia e la letteratura della civiltà cinese: ho già recensito su questa corrente del suo lavoro Sangokushi (un altro dei quattro capolavori della letteratura cinese), Shiji (di cui ho letto purtroppo solo quattro volumi e che è tratto dalle cronache di Sima Chen) e Chinghis Khan. Sikoden non è inferiore a nessuno di questi titoli trattandosi di un opera per adulti. Forse solo Shiji si dimostra più realistico e con un tratto più curato.
Insomma per chi come me apprezza questo autore è consigliatissimo. Il voto è otto ma anche se a Sagokushi avevo dato 8 ½ credo che Suikoden sia uscito meglio in quanto molto meno ripetitivo.
Yokoyama si è occupato di mecha (Super robot 28 del 1956), shojo (Sally la maga, 1966) fantascienza (Babil Junior, 1971). L’adattamento animato di queste opere è arivato anche da noi negli anni ottanta.
Yokoyama ha solo 8 anni meno di Tezuka e viene spesso associato come grande autore di quella generazione a Tezuka e Ishinomori.
Meno conosciuto in Italia invece come adattatore di capolavori letterari e di biografie di personaggi storici.
Suikoden è una storia che si basa su uno dei cosi detti quattro grandi romanzi classici cinesi.
Forse coloro che hanno la mia età si ricordano di Liangshan po…
Non è un personaggio ma un luogo: una palude vicino al monte Liang rifugio per i banditi, ma è anche il luogo dove si devono radunare le 108 stelle per salvare la Cina della dinastia Song, questo posto e questi eroi che il governo chiamava briganti è nominato in una serie televisiva che dalle mie parti (basso Piemonte) andava in onda sulle reti dell’imprenditore locale Giorgio Tacchino.
Sia quella serie che il fumetto derivano dal romanzo che citavo prima ma se vi capita guardate entrambi. Essi infatti sono molto diversi soprattutto nel finale che non avendo letto il romanzo cinese non posso dire chi si attiene al testo.
Nella serie televisiva (non ricordo se made in Hong Kong o Taiwan ma penso la prima) l’imperatore è costretto a subire la presenza di un primo ministro che fa come vuole e l’imperatore è il 108° eroe.
Nella serie manga l’imperatore non si sa far rispettare dai suoi ministri e sebbene i 108 eroi (tutti personaggi irreprensibili costretti da funzionari corrotti a rifugiarsi sulla montagna) gli salvano il regno si tiene i ministri corrotti ( e sembrerebbe un finale storicamente plausibile perché la dinastia Song resiste ancora per un centinaio di anni circa prima di cadere ad opera dei mongoli).
Comunque il ritmo della narrazione è buono, i disegni sono migliori che in opere successive, Yokoyama accorcia probabilmente molto il testo rendendolo meno ripetitivo di quanto successo in Sangokushi. Probabilmente Suikoden è la prima prova che da del suo grandissimo amore per la storia e la letteratura della civiltà cinese: ho già recensito su questa corrente del suo lavoro Sangokushi (un altro dei quattro capolavori della letteratura cinese), Shiji (di cui ho letto purtroppo solo quattro volumi e che è tratto dalle cronache di Sima Chen) e Chinghis Khan. Sikoden non è inferiore a nessuno di questi titoli trattandosi di un opera per adulti. Forse solo Shiji si dimostra più realistico e con un tratto più curato.
Insomma per chi come me apprezza questo autore è consigliatissimo. Il voto è otto ma anche se a Sagokushi avevo dato 8 ½ credo che Suikoden sia uscito meglio in quanto molto meno ripetitivo.