Homunculus
*Ito, travestito da donna, inciampa sui suoi tacchi e cade*
I: Nakoshi-san, ma come mi ha conciato! Così tutti penseranno che non sia una donna!
N: E allora? Lasciali fare. Potranno sospettare che tu non sia una donna, ma nessuno metterà in dubbio che tu sia te stesso.
(Homunculus, vol.9)
Homunculus è un manga seinen scritto e disegnato da Hideo Yamamoto e serializzato dal 2003 al 2011 per un totale di 15 volumi.
Raggiunta la fama con il controverso Ichi the killer, Yamamoto porta qui all’estremo la sua poetica e le sue ossessioni, realizzando una possibile summa del suo stile. C’è tutto ciò che lo ha rappresentato fin dalle prime opere: il gesto dell’osservare come indagine psico-analitica verso il prossimo e sé stessi, i cinque sensi a fare da unico punto di contatto possibile con una realtà prettamente sensoriale e priva di valori, la crisi d’identità dell’uomo moderno occidentale (se intendiamo il Giappone del XXI come società dai modelli occidentalizzati), la disperata ricerca dell’apparenza esterierore e del piacere di rapido consumo, e via dicendo. Esce così un ritratto della società attuale drammatico ed estremo, una Tokyo che fa da microcosmo ad un mondo popolato di traumi repressi, identità nascoste, povertà economica e sociale, ossessione per il sesso e per la chirurgia estetica come unica via di sopravvivenza al dominio dell’apparenza.
Susumu Nakoshi, creato dal chirurgo pazzo Manabu Ito come un moderno Frankenstein, grazie ad un intervento di trapanazione affianca ai suoi già ben sviluppati cinque sensi il sesto della percezione sensoriale, diventando occhio di indagine della società. Non a caso il sottotitolo italiano del manga – L’occhio dell’anima – continua a ruotare intorno all’organo visivo umano e al senso ultimo dell’osservare. Si capisce allora che la vista da sola non basta: servono i sensi combinanti e un sesto (forse l’anima, il cuore, o l’amore per il prossimo) per poter cogliere il reale. L’ispirazione alla mitologia induista è chiara. Il foro che Nakoshi ha in mezzo alla fronte è l’Ajna, il terzo occhio, l’unico collegamento possibile al Braham, ovvero la realtà ultima delle cose, realtà che nel mondo di Yamamoto è raggiungibile solo liberandosi da tutte le maschere sociali fino al rivelamento del super io più profondo e incontaminato – l’origine. Per l’appunto rappresentato, nella visione inconscia di Nakoshi, dal semplice aspetto fisico umano, raggiunto dopo la sbucciatura di tutte le mostruosità degli omuncoli.
Il soggetto molto astuto, basato sull’idea radicata da millenni della trapanazione come intervento chirurgico parapsicologico (si veda il cortometraggio documentario Heartbeat in the Brain, 1970, che ritrae la regista Amanda Feilding praticarsi l'auto-trapanazione, citato anche nel manga) fornisce il superpotere di vedere l’animo umano a Nakoshi, che chiudendosi l’occhio destro e spostando la sua coscienza a sinistra, studia cinque archetipi di essere umano (il boss della yakuza, la ragazza e via dicendo) e cinque traumi della psicologia moderna (il rapporto genitore-figli come universo di regole, la dismorfofobia, l’ossessione per la plastica chirurgica... ) costruendo con stile drammatico e cronerbergeriano un affresco della società moderna con i suoi traumi e le sue paure (innegabile il lato esplicitamente horror della storia, dove i mostri, gli omuncoli, in quando verità/realtà sono molto meno paurosi delle persone umane). Così come Yamamoto non si sbilancia mai nelle spiegazioni, lasciando sapientemente in mano al lettore la capacità di interpretare (l’identità di Nanako, l’esistenza empirica o meno del potere di Nakoshi).
Anche i disegni, come per la trama, rappresentano l’apice dello stile di Yamamoto, il quale crea sapientemente un suo linguaggio fumettistico, personale, con inquadrature poste in punti impossibili, surreali, con un buon grado di sperimentalismo. Si passa così da primi piani fatte da espressioni in grado di raccontare mille cose, a sequenze di interi volumi dove due sole persone dialogano, immergendo l’atmosfera nel mondo astratto e metaforico degli omuncoli. Una nota di merito sta poi nello sguardo di pietas che l’autore rivolge al mondo dei senzatetto, universo trattato quasi in disparte rispetto a quello degli omuncoli (i senzatetto non sono mai “osservati” con il terzo occhio– eccetto Ita-san – ma con una descrizione dettagliata e didascalica del loro mondo). Giunge così il messaggio dell’autore, che priva i poveri, i perduti, gli ultimi dei loro omuncoli, in quanto già persone vere/reali e non corrotte dalla società.
*Piccolo spoiler*
E non è nemmeno da trascurare la componente autobiografica del manga. Yamamoto per poter immedesimarsi il più possibile nel suo personaggio, ha effettivamente vissuto, nel 2002 (quando aveva 34 anni, come il protagonista) come senzatetto nei parchi di Shinjuku. E il vero volto di Nakoshi, rivelato nell’ultimo volume, è niente meno un autoritratto di Yamamoto stesso, che dimostra con questa geniale rivelazione la soggettività della storia trattata.
*Fine spoiler*
Perdonate quindi questo excursus personale, ma da persona che alcune cose del manga le ha vissute, ritengo che per trattare certi argomenti con così grande intimità umana come fa l'opera, sia necessario averli vissuti di persona. O avere una immensa sensibilità di scrittura. Fatto sta, qualunque sia il caso, Yamamoto costruisce un manga contemporaneo, drammatico, toccante, di certo non trascurabile, un capolavoro in grado di aprire notevolmente lo sguardo sulla realtà.
I: Nakoshi-san, ma come mi ha conciato! Così tutti penseranno che non sia una donna!
N: E allora? Lasciali fare. Potranno sospettare che tu non sia una donna, ma nessuno metterà in dubbio che tu sia te stesso.
(Homunculus, vol.9)
Homunculus è un manga seinen scritto e disegnato da Hideo Yamamoto e serializzato dal 2003 al 2011 per un totale di 15 volumi.
Raggiunta la fama con il controverso Ichi the killer, Yamamoto porta qui all’estremo la sua poetica e le sue ossessioni, realizzando una possibile summa del suo stile. C’è tutto ciò che lo ha rappresentato fin dalle prime opere: il gesto dell’osservare come indagine psico-analitica verso il prossimo e sé stessi, i cinque sensi a fare da unico punto di contatto possibile con una realtà prettamente sensoriale e priva di valori, la crisi d’identità dell’uomo moderno occidentale (se intendiamo il Giappone del XXI come società dai modelli occidentalizzati), la disperata ricerca dell’apparenza esterierore e del piacere di rapido consumo, e via dicendo. Esce così un ritratto della società attuale drammatico ed estremo, una Tokyo che fa da microcosmo ad un mondo popolato di traumi repressi, identità nascoste, povertà economica e sociale, ossessione per il sesso e per la chirurgia estetica come unica via di sopravvivenza al dominio dell’apparenza.
Susumu Nakoshi, creato dal chirurgo pazzo Manabu Ito come un moderno Frankenstein, grazie ad un intervento di trapanazione affianca ai suoi già ben sviluppati cinque sensi il sesto della percezione sensoriale, diventando occhio di indagine della società. Non a caso il sottotitolo italiano del manga – L’occhio dell’anima – continua a ruotare intorno all’organo visivo umano e al senso ultimo dell’osservare. Si capisce allora che la vista da sola non basta: servono i sensi combinanti e un sesto (forse l’anima, il cuore, o l’amore per il prossimo) per poter cogliere il reale. L’ispirazione alla mitologia induista è chiara. Il foro che Nakoshi ha in mezzo alla fronte è l’Ajna, il terzo occhio, l’unico collegamento possibile al Braham, ovvero la realtà ultima delle cose, realtà che nel mondo di Yamamoto è raggiungibile solo liberandosi da tutte le maschere sociali fino al rivelamento del super io più profondo e incontaminato – l’origine. Per l’appunto rappresentato, nella visione inconscia di Nakoshi, dal semplice aspetto fisico umano, raggiunto dopo la sbucciatura di tutte le mostruosità degli omuncoli.
Il soggetto molto astuto, basato sull’idea radicata da millenni della trapanazione come intervento chirurgico parapsicologico (si veda il cortometraggio documentario Heartbeat in the Brain, 1970, che ritrae la regista Amanda Feilding praticarsi l'auto-trapanazione, citato anche nel manga) fornisce il superpotere di vedere l’animo umano a Nakoshi, che chiudendosi l’occhio destro e spostando la sua coscienza a sinistra, studia cinque archetipi di essere umano (il boss della yakuza, la ragazza e via dicendo) e cinque traumi della psicologia moderna (il rapporto genitore-figli come universo di regole, la dismorfofobia, l’ossessione per la plastica chirurgica... ) costruendo con stile drammatico e cronerbergeriano un affresco della società moderna con i suoi traumi e le sue paure (innegabile il lato esplicitamente horror della storia, dove i mostri, gli omuncoli, in quando verità/realtà sono molto meno paurosi delle persone umane). Così come Yamamoto non si sbilancia mai nelle spiegazioni, lasciando sapientemente in mano al lettore la capacità di interpretare (l’identità di Nanako, l’esistenza empirica o meno del potere di Nakoshi).
Anche i disegni, come per la trama, rappresentano l’apice dello stile di Yamamoto, il quale crea sapientemente un suo linguaggio fumettistico, personale, con inquadrature poste in punti impossibili, surreali, con un buon grado di sperimentalismo. Si passa così da primi piani fatte da espressioni in grado di raccontare mille cose, a sequenze di interi volumi dove due sole persone dialogano, immergendo l’atmosfera nel mondo astratto e metaforico degli omuncoli. Una nota di merito sta poi nello sguardo di pietas che l’autore rivolge al mondo dei senzatetto, universo trattato quasi in disparte rispetto a quello degli omuncoli (i senzatetto non sono mai “osservati” con il terzo occhio– eccetto Ita-san – ma con una descrizione dettagliata e didascalica del loro mondo). Giunge così il messaggio dell’autore, che priva i poveri, i perduti, gli ultimi dei loro omuncoli, in quanto già persone vere/reali e non corrotte dalla società.
*Piccolo spoiler*
E non è nemmeno da trascurare la componente autobiografica del manga. Yamamoto per poter immedesimarsi il più possibile nel suo personaggio, ha effettivamente vissuto, nel 2002 (quando aveva 34 anni, come il protagonista) come senzatetto nei parchi di Shinjuku. E il vero volto di Nakoshi, rivelato nell’ultimo volume, è niente meno un autoritratto di Yamamoto stesso, che dimostra con questa geniale rivelazione la soggettività della storia trattata.
*Fine spoiler*
Perdonate quindi questo excursus personale, ma da persona che alcune cose del manga le ha vissute, ritengo che per trattare certi argomenti con così grande intimità umana come fa l'opera, sia necessario averli vissuti di persona. O avere una immensa sensibilità di scrittura. Fatto sta, qualunque sia il caso, Yamamoto costruisce un manga contemporaneo, drammatico, toccante, di certo non trascurabile, un capolavoro in grado di aprire notevolmente lo sguardo sulla realtà.
Homonculus è un manga che si distingue per la sua trama originale e il suo stile di disegno unico.
Ecco i motivi per cui, per me, merita un voto di 9:
Storia: la trama è avvincente e ricca di suspense. Il protagonista, Susumu Nakoshi, si ritrova con un foro nel cranio e la capacità di percepire gli "Homonculus", entità che rappresentano le ossessioni e i desideri più reconditi delle persone. L'autore, Hideo Yamamoto, affronta temi profondi come la natura umana, la psicologia e la filosofia. La storia è ricca di colpi di scena e mantiene il lettore incollato alle pagine fino alla fine.
Disegni: lo stile di disegno di Yamamoto è inconfondibile. I disegni sono dettagliati e realistici, con un'atmosfera dark e onirica. Le tavole sono spesso composte in modo cinematografico, con un uso sapiente della luce e delle ombre. Il character design è eccellente, con personaggi memorabili e ben caratterizzati.
Altri aspetti positivi: il ritmo della narrazione è perfetto, con un buon equilibrio tra azione e introspezione. L'edizione italiana è curata da J-Pop, con un'ottima traduzione e un'elegante sovraccopertina.
In definitiva: "Homonculus" è un manga imperdibile per chi ama le storie mature e psicologiche. Un'opera che non lascia indifferenti e che fa riflettere sulla natura umana.
Consigliato a:
- amanti dei thriller psicologici
- fan del manga seinen
- lettori che cercano storie originali e profonde
- appassionati di disegni dettagliati e realistici
Ecco i motivi per cui, per me, merita un voto di 9:
Storia: la trama è avvincente e ricca di suspense. Il protagonista, Susumu Nakoshi, si ritrova con un foro nel cranio e la capacità di percepire gli "Homonculus", entità che rappresentano le ossessioni e i desideri più reconditi delle persone. L'autore, Hideo Yamamoto, affronta temi profondi come la natura umana, la psicologia e la filosofia. La storia è ricca di colpi di scena e mantiene il lettore incollato alle pagine fino alla fine.
Disegni: lo stile di disegno di Yamamoto è inconfondibile. I disegni sono dettagliati e realistici, con un'atmosfera dark e onirica. Le tavole sono spesso composte in modo cinematografico, con un uso sapiente della luce e delle ombre. Il character design è eccellente, con personaggi memorabili e ben caratterizzati.
Altri aspetti positivi: il ritmo della narrazione è perfetto, con un buon equilibrio tra azione e introspezione. L'edizione italiana è curata da J-Pop, con un'ottima traduzione e un'elegante sovraccopertina.
In definitiva: "Homonculus" è un manga imperdibile per chi ama le storie mature e psicologiche. Un'opera che non lascia indifferenti e che fa riflettere sulla natura umana.
Consigliato a:
- amanti dei thriller psicologici
- fan del manga seinen
- lettori che cercano storie originali e profonde
- appassionati di disegni dettagliati e realistici
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Questa è la prima opera di Hideo Yamamoto che leggo e non so come valutarla: la lettura mi ha letteralmente scisso in due e non riesco a rinfrescarmi le idee.
La base è abbastanza brillante: una foratura nella testa permette al protagonista di iniziare a vedere gli homunculi, cioè l’identità reale degli uomini e non il loro aspetto fisico normale.
Diciamo la verità: il protagonista Nakoshi è un fallito che avendo una macchina in cui passa la notte si trova a metà strada, non solo fisicamente, del mondo dei barboni che vivono in un area verde di Tokyo e un imponente albergo di lusso dove era cliente fisso. Rimasto senza soldi accetta di farsi bucare il cranio in cambio di denaro.
Da lì parte tutta la follia, follia che nella storia può essere piacevole ma che può arrivare all’assurdo di dialoghi pseudo-psicologici in cui chi voleva o sfruttarlo o fargli del male crolla e si rigenera.
Il dialogo dei primi volumi con il capo yakuza l’ho considerato pessimo, il caso della ragazzina stendiamoci una pietra sopra! La cura per una madre assillante è il sesso… Psicologicamente ci sta in quanto Freud lo poneva alla base di tutto, ma viene, in questa ed altre occasioni, sviluppato male.
Poi mi dispiace di vedere come l’autore parta dalla premessa che il personaggio grazie al trapanamento riesce a sviluppare un certo sesto senso che però man mano che andiamo avanti (lo capiamo soprattutto nell’ultimo volume) è solo pazzia, pazzia di un uomo debole, con un complesso perché da bambino era brutto e nessuno lo difendeva neanche la famiglia, neanche il padre… Diventato un altro con la chirurgia estetica è riuscito ad avere successo fino quando problemi di coscienza non gli hanno fatto sballare il rendimento come impiegato, licenziato si è sparato i soldi con le donnine. E qui arriviamo ad un’altra verità: faceva sesso fine a se stesso perché non provava né amore né piacere ad andare con queste donne. Il buco in testa gli fa credere di essere speciale, di poter guarire e cambiare vita alle persone: diventerà un assassino folle!
La cosa più interessante del manga in buona fine sono i disegni che pur non raggiungendo le vette di altri autori sono realistici e puliti anche nelle scene più disturbanti.
Anche se nel complesso la storia mi è piaciuta non credo, per le troppe scelte sbagliate a livello di trama (disturbante e facilona nel trattare la psiche dei personaggi), di poter dare più di sei.
Questa è la prima opera di Hideo Yamamoto che leggo e non so come valutarla: la lettura mi ha letteralmente scisso in due e non riesco a rinfrescarmi le idee.
La base è abbastanza brillante: una foratura nella testa permette al protagonista di iniziare a vedere gli homunculi, cioè l’identità reale degli uomini e non il loro aspetto fisico normale.
Diciamo la verità: il protagonista Nakoshi è un fallito che avendo una macchina in cui passa la notte si trova a metà strada, non solo fisicamente, del mondo dei barboni che vivono in un area verde di Tokyo e un imponente albergo di lusso dove era cliente fisso. Rimasto senza soldi accetta di farsi bucare il cranio in cambio di denaro.
Da lì parte tutta la follia, follia che nella storia può essere piacevole ma che può arrivare all’assurdo di dialoghi pseudo-psicologici in cui chi voleva o sfruttarlo o fargli del male crolla e si rigenera.
Il dialogo dei primi volumi con il capo yakuza l’ho considerato pessimo, il caso della ragazzina stendiamoci una pietra sopra! La cura per una madre assillante è il sesso… Psicologicamente ci sta in quanto Freud lo poneva alla base di tutto, ma viene, in questa ed altre occasioni, sviluppato male.
Poi mi dispiace di vedere come l’autore parta dalla premessa che il personaggio grazie al trapanamento riesce a sviluppare un certo sesto senso che però man mano che andiamo avanti (lo capiamo soprattutto nell’ultimo volume) è solo pazzia, pazzia di un uomo debole, con un complesso perché da bambino era brutto e nessuno lo difendeva neanche la famiglia, neanche il padre… Diventato un altro con la chirurgia estetica è riuscito ad avere successo fino quando problemi di coscienza non gli hanno fatto sballare il rendimento come impiegato, licenziato si è sparato i soldi con le donnine. E qui arriviamo ad un’altra verità: faceva sesso fine a se stesso perché non provava né amore né piacere ad andare con queste donne. Il buco in testa gli fa credere di essere speciale, di poter guarire e cambiare vita alle persone: diventerà un assassino folle!
La cosa più interessante del manga in buona fine sono i disegni che pur non raggiungendo le vette di altri autori sono realistici e puliti anche nelle scene più disturbanti.
Anche se nel complesso la storia mi è piaciuta non credo, per le troppe scelte sbagliate a livello di trama (disturbante e facilona nel trattare la psiche dei personaggi), di poter dare più di sei.
"Che cosa sono gli Homunculus?"
Yamamoto con questa opera ci fornisce degli spaccati interessantissimi riguardo la società giapponese, scovando, analizzando e criticando ogni realtà raffigurata.
Il clochard 34enne Susumu Nakoshi accompagnerà il lettore in un viaggio folle e disturbante tra le vie di una Tokyo che non affascina, ma spaventa e confonde. Quindi non aspettatevi il classico Giappone da cartolina. "Homunculus" è una storia sporca, violenta e a lunghi tratti priva (ma solo in apparenza) di un senso logico, insomma, è Umana. Difatti non impareremo a conoscere unicamente scomode situazioni sociali, disparità e ingiustizie, ma soprattutto l'interiorità variopinta degli esseri umani che poco o nulla, secondo Yamamoto, ha davvero di buono.
Concordo con l'opinione di chi ritiene questo manga sia non adatto a tutti, ma è consigliato senza ombra di dubbio a chi rientra nel suo target.
Importante è esser consapevoli che in quest'opera l'autore non usa mai mezze misure e il migliore tra i destini avrà pur sempre un sapore agrodolce.
Preso coscienza di ciò, immergetevi senza remore in questa lettura preziosissima e avrete l'opportunità di conoscere o riscoprire temi affascinanti da prospettive veramente umane.
Sarà un bene? Sarà un male?
Lascio a voi ogni interpretazione, morale e non!
Yamamoto con questa opera ci fornisce degli spaccati interessantissimi riguardo la società giapponese, scovando, analizzando e criticando ogni realtà raffigurata.
Il clochard 34enne Susumu Nakoshi accompagnerà il lettore in un viaggio folle e disturbante tra le vie di una Tokyo che non affascina, ma spaventa e confonde. Quindi non aspettatevi il classico Giappone da cartolina. "Homunculus" è una storia sporca, violenta e a lunghi tratti priva (ma solo in apparenza) di un senso logico, insomma, è Umana. Difatti non impareremo a conoscere unicamente scomode situazioni sociali, disparità e ingiustizie, ma soprattutto l'interiorità variopinta degli esseri umani che poco o nulla, secondo Yamamoto, ha davvero di buono.
Concordo con l'opinione di chi ritiene questo manga sia non adatto a tutti, ma è consigliato senza ombra di dubbio a chi rientra nel suo target.
Importante è esser consapevoli che in quest'opera l'autore non usa mai mezze misure e il migliore tra i destini avrà pur sempre un sapore agrodolce.
Preso coscienza di ciò, immergetevi senza remore in questa lettura preziosissima e avrete l'opportunità di conoscere o riscoprire temi affascinanti da prospettive veramente umane.
Sarà un bene? Sarà un male?
Lascio a voi ogni interpretazione, morale e non!
Il sensei Yamamoto pare un mangaka che sa il fatto suo. Già autore dell'altrettanto famoso «Ichi The Killer» (parentesi: non l'ho mai letto), l'autore spicca particolarmente grazie alle peculiarità delle sue opere: personaggi folli, dialoghi assurdi, eventi sconvolgenti - spesso e volentieri disgustosi - e storie che riescono a stupirti, nel bene e nel male, una pagina dopo l'altra. È quell'autore che si posiziona, a mio avviso, nel limbo dell'«artista»: a metà tra il genio e il folle. Per me, che sono stato fin troppo colpito da questa storia, rimarrà in quel limbo, e non me la sento di scegliere tra una delle due opzioni.
«Homunculus» è un viaggio nella disperazione, nella povertà, nella crescita, nella paura e nell'evoluzione del protagonista. Il manga tratta di Nakoshi, un senzatetto che vive - letteralmente - nella propria auto. Un giorno, un ragazzo gli proporrà di fargli da cavia per un esperimento, che consiste nel praticare una sottile trapanazione sul cranio, al fine (si suppone) di risvegliare un sesto senso. Nello stesso primo volume, Nakoshi accetterà la proposta, e il mondo intorno a lui inizierà a cambiare.
Una storia tanto interessante, coinvolgente e ben disegnata pare impossibile da non apprezzare, e in effetti è così: non è un caso che, una volta provato a vendere questo manga, io ci sia riuscito in tempo zero. Le tavole del sensei Yamamoto sono magnifiche, e ci accompagnano lungo un viaggio ai limiti della realtà e della pazzia; della psicosi, dei drammi e di un milione di ragionamenti e fantasie. Non è un caso, infatti, che la trama stessa cambi ogni due per tre. Ogni volta pensi di aver capito di cosa voglia parlare «Homunculus», poi leggi un dialogo di troppo e arrivi a tutt'altra conclusione; poi ne esce una terza interpretazione, torni a rivalutare le prime due, e via discorrendo. Il manga si propone di attraversare la psicologia umana sotto i suoi aspetti più oscuri: la paura, i traumi, la sessualità, il significato di un'emozione, la causa di un pensiero; fino al punto in cui giungi alla conclusione che questo mondo sia un totale macello composto da un mare di incomprensioni e di taboo. Il tutto, progettato [e mostrato] a regola d'arte.
Io, però, ho un'altra idea di manga. Per me, che potrei non essere il lettore più maturo del pubblico, un manga deve narrarti qualcosa con una finalità. Sì, deve farti interrogare, scervellare, impazzire; poi, però, una risposta, o quantomeno una chiave di lettura, te la deve dare. L'impressione che ho avuto, durante la lettura di Homunculus, è che la risposta non ci fosse, oppure che ci fosse, e che questa sia stata qualcosa tipo: "Eh, sai, una risposta vera e propria non esiste". In entrambi i casi, io, il messaggio finale, che ci fosse o meno, non l'ho condiviso. La lettura di «Homunculus», chiariamoci, è una signora esperienza. Anche nel caso in cui non piaccia per niente, «Homunculus» ti segna, tant'è che se tutti lo definiscono un capolavoro un motivo c'è. Tuttavia, non è per tutti.
Se siete [neanche troppo] facilmente impressionabili; se il sangue - che poi è proprio l'ultimo dei problemi di questo manga - non vi fa impazzire; se avete un'idea precisa e se non volete viaggiare ai limiti della follia, con dei personaggi che, a una certa, potrebbero darvi l'impressione di essere tutti matti da legare; se non vi sta bene arrivare a un certo punto della lettura e leggere qualcosa che vi porti a dire "Vuoi vedere che finora non ho assistito ad altro che deliri su deliri di quattro pazzi furiosi?"; se cercate un'avventura che vi faccia sognare, e non una che dia priorità a una psicanalisi basata sulle dell'autore, allora badate bene: questo manga, potreste anche non acquistarlo. Potreste farlo un domani, quando ve la sentirete, e avrete voglia di assistere a un'avventura, piuttosto che prendervi parte. La mia impressione, che l'ho letto quando avevo (se non erro) sedici anni, è stata che io, al mondo descritto, non appartenessi affatto, e tuttora rimango di quest'idea.
In conclusione: «Homunculus» è arte, e l'arte può piacere come può non farlo. Il mio parere è che questo manga vada suggerito esclusivamente a un pubblico maturo, fermo restando che «Homunculus» è [e rimane] un signor manga.
«Homunculus» è un viaggio nella disperazione, nella povertà, nella crescita, nella paura e nell'evoluzione del protagonista. Il manga tratta di Nakoshi, un senzatetto che vive - letteralmente - nella propria auto. Un giorno, un ragazzo gli proporrà di fargli da cavia per un esperimento, che consiste nel praticare una sottile trapanazione sul cranio, al fine (si suppone) di risvegliare un sesto senso. Nello stesso primo volume, Nakoshi accetterà la proposta, e il mondo intorno a lui inizierà a cambiare.
Una storia tanto interessante, coinvolgente e ben disegnata pare impossibile da non apprezzare, e in effetti è così: non è un caso che, una volta provato a vendere questo manga, io ci sia riuscito in tempo zero. Le tavole del sensei Yamamoto sono magnifiche, e ci accompagnano lungo un viaggio ai limiti della realtà e della pazzia; della psicosi, dei drammi e di un milione di ragionamenti e fantasie. Non è un caso, infatti, che la trama stessa cambi ogni due per tre. Ogni volta pensi di aver capito di cosa voglia parlare «Homunculus», poi leggi un dialogo di troppo e arrivi a tutt'altra conclusione; poi ne esce una terza interpretazione, torni a rivalutare le prime due, e via discorrendo. Il manga si propone di attraversare la psicologia umana sotto i suoi aspetti più oscuri: la paura, i traumi, la sessualità, il significato di un'emozione, la causa di un pensiero; fino al punto in cui giungi alla conclusione che questo mondo sia un totale macello composto da un mare di incomprensioni e di taboo. Il tutto, progettato [e mostrato] a regola d'arte.
Io, però, ho un'altra idea di manga. Per me, che potrei non essere il lettore più maturo del pubblico, un manga deve narrarti qualcosa con una finalità. Sì, deve farti interrogare, scervellare, impazzire; poi, però, una risposta, o quantomeno una chiave di lettura, te la deve dare. L'impressione che ho avuto, durante la lettura di Homunculus, è che la risposta non ci fosse, oppure che ci fosse, e che questa sia stata qualcosa tipo: "Eh, sai, una risposta vera e propria non esiste". In entrambi i casi, io, il messaggio finale, che ci fosse o meno, non l'ho condiviso. La lettura di «Homunculus», chiariamoci, è una signora esperienza. Anche nel caso in cui non piaccia per niente, «Homunculus» ti segna, tant'è che se tutti lo definiscono un capolavoro un motivo c'è. Tuttavia, non è per tutti.
Se siete [neanche troppo] facilmente impressionabili; se il sangue - che poi è proprio l'ultimo dei problemi di questo manga - non vi fa impazzire; se avete un'idea precisa e se non volete viaggiare ai limiti della follia, con dei personaggi che, a una certa, potrebbero darvi l'impressione di essere tutti matti da legare; se non vi sta bene arrivare a un certo punto della lettura e leggere qualcosa che vi porti a dire "Vuoi vedere che finora non ho assistito ad altro che deliri su deliri di quattro pazzi furiosi?"; se cercate un'avventura che vi faccia sognare, e non una che dia priorità a una psicanalisi basata sulle dell'autore, allora badate bene: questo manga, potreste anche non acquistarlo. Potreste farlo un domani, quando ve la sentirete, e avrete voglia di assistere a un'avventura, piuttosto che prendervi parte. La mia impressione, che l'ho letto quando avevo (se non erro) sedici anni, è stata che io, al mondo descritto, non appartenessi affatto, e tuttora rimango di quest'idea.
In conclusione: «Homunculus» è arte, e l'arte può piacere come può non farlo. Il mio parere è che questo manga vada suggerito esclusivamente a un pubblico maturo, fermo restando che «Homunculus» è [e rimane] un signor manga.
«Homunculus» è un manga, scritto e disegnato da Hideo Yamamoto originale, angosciante e disturbante, che non lascia scampo alcuno.
Susumu Nakoshi vive in miseria rifugiandosi nella sua piccola auto che funge da casa, da ambiente sicuro al quale far ritorno, frequenta i senza tetto del parco vicino, ha delle strane abitudini di vita, sopravvive più che vivere. Un giorno incontra un ragazzo che gli propone di partecipare, dietro lauto compenso, ad un esperimento, grazie al quale riuscirà a "vedere oltre", a vedere cosa si nasconde dell'animo umano delle persone, ma il potere può corrompere l'animo delle persone.
Quello che il protagonista vede sono metafore di quello che le persone nascondono, spesso neanche volendo semplicemente perché nessuno si interessa realmente a loro, e in tal caso il suo potere semplifica semplicemente l'approccio, o invece celano nel profondo, in quanto hanno paura di accettarsi.
Conoscersi, accettarsi e crescere nel bene e nel male, un manga molto personale che può piacere o meno, ma che affronta il tema senza ipocrisia, date le premesse iniziali. Se da un lato comprendere chi fa del male non cambia il fatto che faccia del male e non lo si giustifica, dall'altro il potere ottenuto sostituisce di fatto il dialogo, un buon psicologo o un buon amico otterrebbe risultati migliori.
Ottima e aspra critica ai comportamenti moderni dove non si vuole andare oltre, dove al "come va" se la risposta è "va bene" la si accetta senza neanche supporre che talvolta quella risposta è solo un automatismo del nostro cervello, che prima di dire la verità, pensa a difendersi. Di contro parliamo di un potere così penetrante, invasivo che viola la più profonda intimità dell'individuo e per quanto spesso nel manga la si voglia denotare come un qualcosa di positivo è un violentare l'animo delle persone.
Fra i personaggi da segnalare l'eccentrico Manabu Ito, colui che quasi per gioco, per il capriccio di un ragazzo ricco e annoiato, farà piombare il protagonista in una sorta di inferno. Gli altri saranno solo di contorno, saranno solo oggetto di studio dei protagonisti.
Il disegno è molto curato anche nella descrizione delle creature, piacevole da seguire, l'autore del celebre Ichi the Killer regalerà nelle tavole ottimamente illustrate scene molto forti, disturbanti anche a carattere sessuale. Il finale, onesto e coerente, spiazza e convince.
Consigliato a chi cerca un'opera matura, complessa, angosciante incentrata sulla psicologia.
Susumu Nakoshi vive in miseria rifugiandosi nella sua piccola auto che funge da casa, da ambiente sicuro al quale far ritorno, frequenta i senza tetto del parco vicino, ha delle strane abitudini di vita, sopravvive più che vivere. Un giorno incontra un ragazzo che gli propone di partecipare, dietro lauto compenso, ad un esperimento, grazie al quale riuscirà a "vedere oltre", a vedere cosa si nasconde dell'animo umano delle persone, ma il potere può corrompere l'animo delle persone.
Quello che il protagonista vede sono metafore di quello che le persone nascondono, spesso neanche volendo semplicemente perché nessuno si interessa realmente a loro, e in tal caso il suo potere semplifica semplicemente l'approccio, o invece celano nel profondo, in quanto hanno paura di accettarsi.
Conoscersi, accettarsi e crescere nel bene e nel male, un manga molto personale che può piacere o meno, ma che affronta il tema senza ipocrisia, date le premesse iniziali. Se da un lato comprendere chi fa del male non cambia il fatto che faccia del male e non lo si giustifica, dall'altro il potere ottenuto sostituisce di fatto il dialogo, un buon psicologo o un buon amico otterrebbe risultati migliori.
Ottima e aspra critica ai comportamenti moderni dove non si vuole andare oltre, dove al "come va" se la risposta è "va bene" la si accetta senza neanche supporre che talvolta quella risposta è solo un automatismo del nostro cervello, che prima di dire la verità, pensa a difendersi. Di contro parliamo di un potere così penetrante, invasivo che viola la più profonda intimità dell'individuo e per quanto spesso nel manga la si voglia denotare come un qualcosa di positivo è un violentare l'animo delle persone.
Fra i personaggi da segnalare l'eccentrico Manabu Ito, colui che quasi per gioco, per il capriccio di un ragazzo ricco e annoiato, farà piombare il protagonista in una sorta di inferno. Gli altri saranno solo di contorno, saranno solo oggetto di studio dei protagonisti.
Il disegno è molto curato anche nella descrizione delle creature, piacevole da seguire, l'autore del celebre Ichi the Killer regalerà nelle tavole ottimamente illustrate scene molto forti, disturbanti anche a carattere sessuale. Il finale, onesto e coerente, spiazza e convince.
Consigliato a chi cerca un'opera matura, complessa, angosciante incentrata sulla psicologia.
Nonostante il suo passato di successo come uomo d’affari, Susumu, 34 anni, vive come un senzatetto nella sua minuscola auto nei pressi di un parco pubblico. Un giorno, viene avvicinato da uno strano tipo che gli offre una somma ingente per farsi sottoporre a un esperimento scientifico quanto mai insolito: un delicatissimo intervento chirurgico di trapanazione del cranio volto a raggiungere una sorta di illuminazione psichica. Le necessità economiche costringono Susumu ad accettare l'offerta e ad assecondare l'eccentrico individuo sottoponendosi alla pericolosa procedura di farsi aprire un buco in testa. Dopo di che inizia ad acquisire un dono peculiare, quello di entrare nella psiche delle persone e di scrutarne le ansie e le insicurezze attraverso strane allucinazioni distorte.
Di volume in volume, "Homunculus" segue il declino mentale e morale di Susumu e la sua progressiva perdita di identità nell'affrontare le nevrosi della società contemporanea, mentre a poco a poco si ricompongono i pezzi del suo oscuro passato. Tragico e terrificante al tempo stesso, con disegni dal tratto freddo e realistico, "Homunculus" rappresenta uno dei più avvincenti manga di genere thriller psicologico (con sfumature horror) letto negli ultimi tempi.
Di volume in volume, "Homunculus" segue il declino mentale e morale di Susumu e la sua progressiva perdita di identità nell'affrontare le nevrosi della società contemporanea, mentre a poco a poco si ricompongono i pezzi del suo oscuro passato. Tragico e terrificante al tempo stesso, con disegni dal tratto freddo e realistico, "Homunculus" rappresenta uno dei più avvincenti manga di genere thriller psicologico (con sfumature horror) letto negli ultimi tempi.
È difficile, quasi impossibile, parlare di un manga come «Homunculus». Si tratta di una lettura estremamente soggettiva, c'è chi ci trova tutto e chi non ci trova nulla.
I temi, così crudi, trattati da Yamamoto possono scoraggiare tantissimi lettori, particolarmente quelli alle prime armi o indirizzati verso tematiche più leggere e storie più lineari.
Il sottotitolo italiano ''l'occhio dell'anima'' è più che azzeccato in questo caso, il protagonista può infatti spulciare nell'anima degli esseri umani dopo aver sviluppato un ''sesto senso'' in seguito ad un'operazione a cui ha deciso di prendere parte dopo aver deciso di abbandonare la sua vita di tutti i giorni per diventare un senzatetto.
Può vedere immagini che apparentemente non hanno alcun significato, ma che nascondono l'essenza dell'anima di ciò che vede: una donna di sabbia, uno yakuza robot, una donna senza volto. Nell'indagine il protagonista dovrà fronteggiare anche se stesso, «Homunculus» mostra l'essere umano in tutte le sue sfaccettature e perversioni.
Non si può accostare lo stile di Yamamoto ad altri autori, le sue sequenze sono cinematografiche, la sua impostazione della tavola è più unica che rara.
Quello in cui eccelle sono le espressioni, si percepisce ogni emozione che traspare nel volto dei suoi personaggi. Nessun altro disegnatore giapponese riesce a trasmettere l'espressione del dolore umano con la sua intensità.
È un manga che apre completamente il pensiero di chi lo legge, apre nuove prospettive e visioni della società.
La conclusione è semplicemente folle, impossibile scrollarsi dalla testa quelle ultime tavole anche a distanza di anni.
Un capolavoro indimenticabile.
I temi, così crudi, trattati da Yamamoto possono scoraggiare tantissimi lettori, particolarmente quelli alle prime armi o indirizzati verso tematiche più leggere e storie più lineari.
Il sottotitolo italiano ''l'occhio dell'anima'' è più che azzeccato in questo caso, il protagonista può infatti spulciare nell'anima degli esseri umani dopo aver sviluppato un ''sesto senso'' in seguito ad un'operazione a cui ha deciso di prendere parte dopo aver deciso di abbandonare la sua vita di tutti i giorni per diventare un senzatetto.
Può vedere immagini che apparentemente non hanno alcun significato, ma che nascondono l'essenza dell'anima di ciò che vede: una donna di sabbia, uno yakuza robot, una donna senza volto. Nell'indagine il protagonista dovrà fronteggiare anche se stesso, «Homunculus» mostra l'essere umano in tutte le sue sfaccettature e perversioni.
Non si può accostare lo stile di Yamamoto ad altri autori, le sue sequenze sono cinematografiche, la sua impostazione della tavola è più unica che rara.
Quello in cui eccelle sono le espressioni, si percepisce ogni emozione che traspare nel volto dei suoi personaggi. Nessun altro disegnatore giapponese riesce a trasmettere l'espressione del dolore umano con la sua intensità.
È un manga che apre completamente il pensiero di chi lo legge, apre nuove prospettive e visioni della società.
La conclusione è semplicemente folle, impossibile scrollarsi dalla testa quelle ultime tavole anche a distanza di anni.
Un capolavoro indimenticabile.
Hideo Yamamoto è ritenuto un autore controverso da tanti lettori. Questo suo aspetto raggiunge l'apice con "Homunculus", manga pubblicato tra il 2003 e il 2011 su la rivista settimanale Big Comic Spirits e in Italia da Planet Manga.
Il manga è ispirato ad un'antica procedura medica definita semplicisticamente "trapanazione del cranio". Questa pratica ha origini nella preistoria e ancora tutt'ora viene utilizzata in alcuni paesi. In passato alcuni credevano che, forando il cranio, fosse possibile aprire il tanto osannato terzo occhio, capace di donare poteri sopiti nella mente umana.
Susumu Nakoshi è un uomo, trentaquattrenne, che vive nella sua auto parcheggiata a metà strada tra un parco, in cui c'è un "accampamento" di clochard, e un lussuoso hotel. Nonostante viva ormai da settimane come un senzattetto, non accetta di trasferirsi nella "tendopoli" come gli altri. Un giorno viene avvicinato da uno strano individuo, Manabu Ito, per un'inquietante proposta. In cambio di 700.000 yen dovrà farsi trapanare il cranio, senza intaccare il cervello, ed essere studiato per dieci giorni per valutare i risultati di tale pratica. Sebbene scettico, Nakoshi, accetta la proposta. Dopo l'operazione sembra essere tutto normale ma ben presto scoprirà che è in grado di vedere gli "homunculus" con l'occhio sinistro. Secondo Manabu Ito si tratta di manifestazioni di ciò che è sepolto nell'inconscio delle persone misto all'esperienza personale dell'uomo.
Dalla prima pagina del secondo volume all'ultima del quindicesimo, "Homunculus", si rivelerà un viaggio, per così dire, "metafisico" nell'animo umano. Hideo Yamamoto crea un mix di macchinazioni, tipiche della fantascienza dell'orrore, come maschera di uno studio sociologico e culturale dell'uomo. Una ricerca del significato di "emarginazione" e un pizzico di congetture a proposito della teoria freudiana "super-io" o "super-ego". Lungo il percorso vengono analizzati tanti, forse troppi, aspetti dell'apparato psichico attraverso un analisi di modelli strutturali sociali.
Il tutto viene condito da filosofie orientali e aspetti spirituali.
Potremmo ritrovare tanti altri chiari riferimenti ma è comunque un aspetto dell'opera che personalmente ritengo estremamente soggettivo.
Il percorso di Nakoshi si costella di personaggi e situazioni che richiamano ogni volta la sua personale esperienza. Un'ardua scalata per giungere all'essenza pura dell'egocentrismo dell'uomo. Il finale è l'apoteosi della ricerca "terminata" di se stesso che, se da un lato mostra l'eresia e la delicatezza della mente umana, dall'altro ci mostra quanto l'uomo sia concentrato sulla propria esistenza.
Sfogliando il manga è possibile apprezzare il comparto grafico che, in modo realistico, cerca di rappresentare l'uomo "vero" (anche troppo). Osservando i particolari di un viso, la cura dei dettagli e la raffigurazione delle espressioni è possibile immaginare la vita di quel personaggio. Tutto questo permette di immedesimarsi in Nakoshi e provare le sue stesse emozioni mentre osserva il mondo con il suo occhio sinistro.
Filosofia, psicologia, fantascienza e horror, "Homunculus" è il perfetto insieme per chi è alla ricerca di una storia che faccia riflettere e allo stesso tempo accapponare la pelle. Nel raccontare l'animo umano, Hideo Yamamoto, ci racconta la sua percezione dell'uomo e ci costringe a confrontarci con quelle domande che spesso non ci poniamo.
Il manga è ispirato ad un'antica procedura medica definita semplicisticamente "trapanazione del cranio". Questa pratica ha origini nella preistoria e ancora tutt'ora viene utilizzata in alcuni paesi. In passato alcuni credevano che, forando il cranio, fosse possibile aprire il tanto osannato terzo occhio, capace di donare poteri sopiti nella mente umana.
Susumu Nakoshi è un uomo, trentaquattrenne, che vive nella sua auto parcheggiata a metà strada tra un parco, in cui c'è un "accampamento" di clochard, e un lussuoso hotel. Nonostante viva ormai da settimane come un senzattetto, non accetta di trasferirsi nella "tendopoli" come gli altri. Un giorno viene avvicinato da uno strano individuo, Manabu Ito, per un'inquietante proposta. In cambio di 700.000 yen dovrà farsi trapanare il cranio, senza intaccare il cervello, ed essere studiato per dieci giorni per valutare i risultati di tale pratica. Sebbene scettico, Nakoshi, accetta la proposta. Dopo l'operazione sembra essere tutto normale ma ben presto scoprirà che è in grado di vedere gli "homunculus" con l'occhio sinistro. Secondo Manabu Ito si tratta di manifestazioni di ciò che è sepolto nell'inconscio delle persone misto all'esperienza personale dell'uomo.
Dalla prima pagina del secondo volume all'ultima del quindicesimo, "Homunculus", si rivelerà un viaggio, per così dire, "metafisico" nell'animo umano. Hideo Yamamoto crea un mix di macchinazioni, tipiche della fantascienza dell'orrore, come maschera di uno studio sociologico e culturale dell'uomo. Una ricerca del significato di "emarginazione" e un pizzico di congetture a proposito della teoria freudiana "super-io" o "super-ego". Lungo il percorso vengono analizzati tanti, forse troppi, aspetti dell'apparato psichico attraverso un analisi di modelli strutturali sociali.
Il tutto viene condito da filosofie orientali e aspetti spirituali.
Potremmo ritrovare tanti altri chiari riferimenti ma è comunque un aspetto dell'opera che personalmente ritengo estremamente soggettivo.
Il percorso di Nakoshi si costella di personaggi e situazioni che richiamano ogni volta la sua personale esperienza. Un'ardua scalata per giungere all'essenza pura dell'egocentrismo dell'uomo. Il finale è l'apoteosi della ricerca "terminata" di se stesso che, se da un lato mostra l'eresia e la delicatezza della mente umana, dall'altro ci mostra quanto l'uomo sia concentrato sulla propria esistenza.
Sfogliando il manga è possibile apprezzare il comparto grafico che, in modo realistico, cerca di rappresentare l'uomo "vero" (anche troppo). Osservando i particolari di un viso, la cura dei dettagli e la raffigurazione delle espressioni è possibile immaginare la vita di quel personaggio. Tutto questo permette di immedesimarsi in Nakoshi e provare le sue stesse emozioni mentre osserva il mondo con il suo occhio sinistro.
Filosofia, psicologia, fantascienza e horror, "Homunculus" è il perfetto insieme per chi è alla ricerca di una storia che faccia riflettere e allo stesso tempo accapponare la pelle. Nel raccontare l'animo umano, Hideo Yamamoto, ci racconta la sua percezione dell'uomo e ci costringe a confrontarci con quelle domande che spesso non ci poniamo.
Homunculus è una serie manga di 15 volumi, scritta e disegnata da Hideo Yamamoto tra il 2003 e il 2011. La storia ruota attorno al personaggio di Susumu, apparente senzatetto che vive a metà strada tra uno dei più lussuosi hotel di Tokyo, che lui stesso era solito bazzicare, e un parco frequentato da clochard. Non ha amici o legami, se non con la sua macchina, sua unica fortezza e sicurezza, senza la quale si sente totalmente smarrito. A breve avviene il suo incontro con l’enigmatica e alquanto eccentrica figura di Manabu Ito, uno studente di medicina che gli offre un’ingente somma di denaro in cambio di un esperimento a cui Susumu dovrebbe sottoporsi: la trapanazione del suo cranio allo scopo di risvegliare il suo “sesto senso”.
Grazie a questo esperimento, Susumu diviene in grado di vedere gli “homunculus”, ovvero la manifestazione fisica dell’altrui inconscio, dei sensi di colpa, delle inadeguatezze e delle ossessioni delle persone. Questa insolita capacità, che dapprima spaventerà il giovane uomo, lo condurrà verso un percorso unico: aiutando sconosciuti ad affrontare i loro problemi interiori, egli mano a mano capirà che ciò che vede non è altro che la manifestazione del proprio io, tanto da portarlo a mettere in dubbio la sua propria identità, cercando di ricordare il passato da cui è scappato.
Susumu è un personaggio originale, bizzarro, è difficile entrare in empatia con lui all’inizio. Appare freddo e distaccato verso tutto e tutti, prova sentimenti solo verso la propria macchina. Ha cancellato ogni traccia della sua vita precedente, in cui è ovviamente comparsa tutta la sua umanità. Il suo status di barbone, che lui stesso definisce “un tentativo di scoprire sé stesso”, non costituisce per lui motivo d’imbarazzo, quanto più una forma di nuova libertà. Libertà dalla sua vita precedente che, pur offrendogli tutto (donne, lavoro, soldi), gli stava stretta, e gli dava un senso di inadeguatezza.
Veramente interessante, a questo proposito, il modo in cui Yamamoto ce lo rappresenta, nelle sue notti passate a dormire in macchina: Susumu dorme in posizione fetale, talvolta mettendosi un dito in bocca, come un bambino, come a simboleggiare la sua intenzione di iniziare una nuova vita. D’altronde non è l’unico simbolismo che possiamo riscontrare nel manga: la perdita della propria macchina, che è il suo unico rifugio, l’unica cosa che gli dà un minimo di umanità, e non lo riduce a un totale senzatetto privato di ogni cosa, è il passaggio che lo obbliga a prendere coscienza di chi sia davvero.
La trapanazione che gli farà Manabu sarà il mezzo con cui Susumu entrerà finalmente in contatto col mondo esterno e col proprio io.
I personaggi sono pochi, principalmente ci si focalizza sui due protagonisti, a cui si aggiungono, capitolo dopo capitolo, le varie comparse che la giovane cavia deciderà di aiutare. La caratterizzazione dei due è interessante, in particolare quella di Susumu che ci viene introdotto con un atteggiamento negazionista. Un uomo che fa della sua vita una grande menzogna. E’ il classico anti eroe: non aiuta gli altri per fare qualcosa di buono, lo fa unicamente per un tornaconto personale: prima per liberarsi delle orrende visioni, poi per conoscere sé stesso mediante l’osservazione degli altri.
Manabu ha decisamente meno spazio, è un po’ il canale che permette all’amico la sua progressiva e lenta ricerca dell’io interiore. Tuttavia, come quasi ogni personaggio presente, anche lui ha un homunculus, dei segreti e dei rancori passati che sono rimasti ancorati nel subconscio e premono per uscire.
La storia di Yamamoto è una storia intensa. Non ci sono intermezzi divertenti, scene di fanservice messe a caso (nonostante le scene di nudo, che sono perfettamente contestualizzate), o scene d’azione che permettono di allentare la tensione. Tutto il manga è fortemente disturbante: a partire dai disegni ansiogeni, fino a situazioni di violenza estrema (e anche qui non si parla di violenza fisica, nonostante sia presente anche uno stupro, quanto più di violenza verso il proprio subconscio).
Nonostante la trama che punta molto a dialoghi e riflessioni, più che all’azione, non sembra il tipo di storia che possa scoraggiare il lettore medio, e anzi si propone come una lettura molto scorrevole, adatta un po’ a tutti, o perlomeno a chi è alla ricerca di qualcosa di stimolante dal punto di vista intellettuale.
Grazie a questo esperimento, Susumu diviene in grado di vedere gli “homunculus”, ovvero la manifestazione fisica dell’altrui inconscio, dei sensi di colpa, delle inadeguatezze e delle ossessioni delle persone. Questa insolita capacità, che dapprima spaventerà il giovane uomo, lo condurrà verso un percorso unico: aiutando sconosciuti ad affrontare i loro problemi interiori, egli mano a mano capirà che ciò che vede non è altro che la manifestazione del proprio io, tanto da portarlo a mettere in dubbio la sua propria identità, cercando di ricordare il passato da cui è scappato.
Susumu è un personaggio originale, bizzarro, è difficile entrare in empatia con lui all’inizio. Appare freddo e distaccato verso tutto e tutti, prova sentimenti solo verso la propria macchina. Ha cancellato ogni traccia della sua vita precedente, in cui è ovviamente comparsa tutta la sua umanità. Il suo status di barbone, che lui stesso definisce “un tentativo di scoprire sé stesso”, non costituisce per lui motivo d’imbarazzo, quanto più una forma di nuova libertà. Libertà dalla sua vita precedente che, pur offrendogli tutto (donne, lavoro, soldi), gli stava stretta, e gli dava un senso di inadeguatezza.
Veramente interessante, a questo proposito, il modo in cui Yamamoto ce lo rappresenta, nelle sue notti passate a dormire in macchina: Susumu dorme in posizione fetale, talvolta mettendosi un dito in bocca, come un bambino, come a simboleggiare la sua intenzione di iniziare una nuova vita. D’altronde non è l’unico simbolismo che possiamo riscontrare nel manga: la perdita della propria macchina, che è il suo unico rifugio, l’unica cosa che gli dà un minimo di umanità, e non lo riduce a un totale senzatetto privato di ogni cosa, è il passaggio che lo obbliga a prendere coscienza di chi sia davvero.
La trapanazione che gli farà Manabu sarà il mezzo con cui Susumu entrerà finalmente in contatto col mondo esterno e col proprio io.
I personaggi sono pochi, principalmente ci si focalizza sui due protagonisti, a cui si aggiungono, capitolo dopo capitolo, le varie comparse che la giovane cavia deciderà di aiutare. La caratterizzazione dei due è interessante, in particolare quella di Susumu che ci viene introdotto con un atteggiamento negazionista. Un uomo che fa della sua vita una grande menzogna. E’ il classico anti eroe: non aiuta gli altri per fare qualcosa di buono, lo fa unicamente per un tornaconto personale: prima per liberarsi delle orrende visioni, poi per conoscere sé stesso mediante l’osservazione degli altri.
Manabu ha decisamente meno spazio, è un po’ il canale che permette all’amico la sua progressiva e lenta ricerca dell’io interiore. Tuttavia, come quasi ogni personaggio presente, anche lui ha un homunculus, dei segreti e dei rancori passati che sono rimasti ancorati nel subconscio e premono per uscire.
La storia di Yamamoto è una storia intensa. Non ci sono intermezzi divertenti, scene di fanservice messe a caso (nonostante le scene di nudo, che sono perfettamente contestualizzate), o scene d’azione che permettono di allentare la tensione. Tutto il manga è fortemente disturbante: a partire dai disegni ansiogeni, fino a situazioni di violenza estrema (e anche qui non si parla di violenza fisica, nonostante sia presente anche uno stupro, quanto più di violenza verso il proprio subconscio).
Nonostante la trama che punta molto a dialoghi e riflessioni, più che all’azione, non sembra il tipo di storia che possa scoraggiare il lettore medio, e anzi si propone come una lettura molto scorrevole, adatta un po’ a tutti, o perlomeno a chi è alla ricerca di qualcosa di stimolante dal punto di vista intellettuale.
“Homunculus” è un manga di Hideo Yamamoto, edito in italia da Planet Manga e raccolto in 15 volumi. La storia parla di Susumu, un senzatetto che vive nella sua auto parcheggiata a metà tra una tendopoli ed un hotel di lusso. Un giorno riceve visita da un laureando in medicina, tale Manabu, un misterioso ed inquietante giovane che sta cercando una cavia per il suo esperimento. L'esperimento è la "trapanazione", tecnica che consiste nell'aprire un piccolo buco nel cranio del paziente per risvegliarne il sesto senso. Manabu offre a colui che si sottopone all'operazione ben 700.000 yen. Nelle condizioni in cui verte, Susumu sarà costretto ad accetare l'esperimento, proiettandosi in un vero e proprio incubo kafkiano. Dopo l'operazione infatti, Susumu si scopre in grado di vedere, tramite il suo occhio sinistro, gli Homunculus, ovvero le patologie dell'anima.
L'incipit è geniale, tra i più originali degli ultimi anni, coadiuvato da un ritmo narrativo volutamente lento ma incredibilmente coinvolgente. Con un leggero calo riscontrabile nel pre-finale. La regia delle tavole è claustrofobica, inquadrature strette e frequenti primi piani che trasudano inquietudine la fanno da padrone. Il tratto è pulito, realistico, curati in particolar modo i fondali e l’espressioni dei personaggi.
Yamamoto dimostra una fervida immaginazione nella realizazzione degli Homunculus, spaziando da creature di sabbia ad ammassi di ferraglia, da colossi d'acqua a donne con sei gambe e tre vagine, e chi più ne ha più ne metta. Le patologie dell'anima infatti non sono altro che la materializzazione delle turbe mentali dei protagonisti, delle paure e dei drammi vissuti dagli stessi, ed il lettore sarà spesso in grado, dalla sola rappresentazione dell'Homunculus, di risalire al background del personaggio.
L'autore ci va giù pesante, elargendo taglienti critiche soprattutto al capitalismo, al conformismo ed alla chirurgia estetica. Ognuno di noi ha un costrutto, una barriera che mette tra se ed il mondo. Yamamoto punta ad abbattere queste barriere, costringendo il lettore a guardarsi dentro, per quanto talvolta sia doloroso. Sottintendendo ad un mondo che bada sempre di più alle apparenze, che conta ciò che si è, non come si appare.
È nell'introspezione e nella caratterizzazione psicologica che il mangaka da il meglio di sé. I personaggi infatti sono pochi, ma tutti profondi e curati senza mai risultare stereotipati. Il migliore risulta Manabu (con il suo Homunculus) realizzato davvero in modo egregio. Non ho gradito invece la scelta di accantonare alcuni personaggi (a volte anche dopo un solo volume) e di far sorregere praticamente tutto il plot narrativo a Susumu e Manabu, che per quanto abbiano personalità profonde, se supportati in modo più costante dai comprimari avrebbero reso la lettura un tantino più scorrevole. Avrei approfondito maggiormente alcune cose (tipo l'incidente causato da Susumu al suo amico d'infanzia), e dato più background ad alcune personalità bizzarre.
Il finale è secondo me perfetto per un dramma onirico di questa caratura, con un crescendo di violenza che culmina in uno psichedelico epilogo carico di pathos.
“Homunculus” è un'opera malata, disturbante, perversa. Una lettura unica ed inimitabile che chiunque abbia lo stomaco abbastanza forte da sopportare il cinismo di Yamamoto dovrebbe regalarsi.
L'incipit è geniale, tra i più originali degli ultimi anni, coadiuvato da un ritmo narrativo volutamente lento ma incredibilmente coinvolgente. Con un leggero calo riscontrabile nel pre-finale. La regia delle tavole è claustrofobica, inquadrature strette e frequenti primi piani che trasudano inquietudine la fanno da padrone. Il tratto è pulito, realistico, curati in particolar modo i fondali e l’espressioni dei personaggi.
Yamamoto dimostra una fervida immaginazione nella realizazzione degli Homunculus, spaziando da creature di sabbia ad ammassi di ferraglia, da colossi d'acqua a donne con sei gambe e tre vagine, e chi più ne ha più ne metta. Le patologie dell'anima infatti non sono altro che la materializzazione delle turbe mentali dei protagonisti, delle paure e dei drammi vissuti dagli stessi, ed il lettore sarà spesso in grado, dalla sola rappresentazione dell'Homunculus, di risalire al background del personaggio.
L'autore ci va giù pesante, elargendo taglienti critiche soprattutto al capitalismo, al conformismo ed alla chirurgia estetica. Ognuno di noi ha un costrutto, una barriera che mette tra se ed il mondo. Yamamoto punta ad abbattere queste barriere, costringendo il lettore a guardarsi dentro, per quanto talvolta sia doloroso. Sottintendendo ad un mondo che bada sempre di più alle apparenze, che conta ciò che si è, non come si appare.
È nell'introspezione e nella caratterizzazione psicologica che il mangaka da il meglio di sé. I personaggi infatti sono pochi, ma tutti profondi e curati senza mai risultare stereotipati. Il migliore risulta Manabu (con il suo Homunculus) realizzato davvero in modo egregio. Non ho gradito invece la scelta di accantonare alcuni personaggi (a volte anche dopo un solo volume) e di far sorregere praticamente tutto il plot narrativo a Susumu e Manabu, che per quanto abbiano personalità profonde, se supportati in modo più costante dai comprimari avrebbero reso la lettura un tantino più scorrevole. Avrei approfondito maggiormente alcune cose (tipo l'incidente causato da Susumu al suo amico d'infanzia), e dato più background ad alcune personalità bizzarre.
Il finale è secondo me perfetto per un dramma onirico di questa caratura, con un crescendo di violenza che culmina in uno psichedelico epilogo carico di pathos.
“Homunculus” è un'opera malata, disturbante, perversa. Una lettura unica ed inimitabile che chiunque abbia lo stomaco abbastanza forte da sopportare il cinismo di Yamamoto dovrebbe regalarsi.
L'attività di recensore, seppure a tempo perso, è meno facile di quanto si possa immaginare: trovare il modo di raccomandare un prodotto, o di esacerbarlo ai neofiti, senza però svelarlo apertamente ed interamente al pubblico rovinandogli quindi il gusto della sorpresa non è affatto una passeggiata. E diventa impresa ancor più ardua quando ci si imbatte in manga od anime del tenore di "Homunculus", la cui complessità globale spesso si rivela in tutta la sua verità solamente con il trascorrere del tempo, come un vino pregiato, e che alle volte anche per questo si fatica ad esprimere nel mero mezzo vocale e scritto.
"Homunculus" è un'opera davvero impegnativa; la gamma di emozioni e sentimenti trattati è così vasta e profonda da opprimere il lettore, schiacciandolo sotto il loro proprio peso alla stregua del protagonista, facendo sentire propri tutti i turbamenti di Nakoshi: la sua ricerca dell'Io proprio e primigenio, le difficoltà nel farsi accettare dalla società e, di ricambio, accettare l'estraneo, affrontare le proprie problematiche con chi si relaziona a noi e, soprattutto, la necessità di accettarsi quali si è. L'opera può essere considerata, in ampissimi tratti del suo scorrere, una grande enciclopedia clinica sulla psicanalisi, sui meccanismi dell'introspezione e del perfezionamento del proprio Io: il protagonista compie questo viaggio all'interno di se stesso, ed il lettore viene portato a fare altrettanto durante la lettura.
Tiriamo le somme: "Homunculus" si è rivelata per me una piacevolissima sorpresa. Non mi aspettavo un prodotto tanto denso e forte inizialmente, quando ero stato attratto (lo ammetto candidamente) solo da qualche immagine morbosa postata in rete. "Homunculus" si scopre essere un'opera solida, seria, un vero e proprio seinen, tra i più curati che abbia mai letto e, a mio parere, un vero e proprio caposaldo della letteratura di genere.
"Homunculus" è un'opera davvero impegnativa; la gamma di emozioni e sentimenti trattati è così vasta e profonda da opprimere il lettore, schiacciandolo sotto il loro proprio peso alla stregua del protagonista, facendo sentire propri tutti i turbamenti di Nakoshi: la sua ricerca dell'Io proprio e primigenio, le difficoltà nel farsi accettare dalla società e, di ricambio, accettare l'estraneo, affrontare le proprie problematiche con chi si relaziona a noi e, soprattutto, la necessità di accettarsi quali si è. L'opera può essere considerata, in ampissimi tratti del suo scorrere, una grande enciclopedia clinica sulla psicanalisi, sui meccanismi dell'introspezione e del perfezionamento del proprio Io: il protagonista compie questo viaggio all'interno di se stesso, ed il lettore viene portato a fare altrettanto durante la lettura.
Tiriamo le somme: "Homunculus" si è rivelata per me una piacevolissima sorpresa. Non mi aspettavo un prodotto tanto denso e forte inizialmente, quando ero stato attratto (lo ammetto candidamente) solo da qualche immagine morbosa postata in rete. "Homunculus" si scopre essere un'opera solida, seria, un vero e proprio seinen, tra i più curati che abbia mai letto e, a mio parere, un vero e proprio caposaldo della letteratura di genere.
Un manga incredibile, ineguagliabile, profondo, toccante. Comprai la serie in blocco usata e a buon mercato. Trattandosi di quindici volumi corposi, il prezzo non era così basso, ma decisi di rischiare ugualmente perchè la trama sembrava davvero interessante.
E ho investito alla grande quei soldi. Ragazzi, qui siamo di fronte non dico a un capolavoro, ma poco ci manca.
Susumu Nakoshi è un senzatetto molto misterioso, vive in una vecchia automobile a cui è morbosamente attaccato, tra un hotel di lusso e un parco. Tuttavia capiamo subito che lui non è del tutto un senzatetto. Era fino a poco tempo prima un cinico e insensibile bancario specializzato nella compravendita di società e ha sperimentato una vita materialmente ricca ma sentimentalmente arida. Per guadagnare i soldi necessari a riscattare il suo veicolo accetta di sottoporsi a un intervento chirurgico al cranio allo scopo di destare dei sensi sopiti, affidandosi a un giovane medico di nome Manabu Ito. I due fanno presto amicizia e l'operazione rende Susumi in grado di avere grotteste visioni. Tali visioni altro non sono che gli animi delle persone, gli Homunculus.
La trama è assai interessante fin dal primo volume, e proseguendo con la lettura scopriamo che i temi trattati sono molti di più, tutti molto suggestivi, e portano il lettore a riflettere sul protagonista... e su se stesso.
Homunculus non annoia mai, nonostante i suoi quindici volumi, e riesce sempre a tenere vivo l'interesse nel lettore. Con ogni volume otteniamo nuovi pezzi del puzzle che vanno a completare l'opera, particolare, originale, e ricca di spunti interessanti. La trama è ben strutturata, a tratti filosofica, e scava letteralmente nell'animo del lettore lasciandolo basito, a volte, a volte confuso.
La cosa che mi è più piaciuta di questo manga è la dura critica verso la società contemporanea, in cui l'apparire ha un peso enorme a scapito dell'essere.
I beni materiali, i soldi, la bellezza estetica, sono valori talmente importanti al punto da perdere di vista ciò che conta davvero nella vita: ciò che si nasconde sotto l'apparenza. Il vero Io delle persone, l'accettare un individuo per quello che è, coi suoi mezzi e il suo aspetto, anche se questo non è sempre gradevole o benestante.
Graficamente Homunculus toglie il fiato. Il tratto di Hideo Yamamoto è deciso e ricco di dettagli, negli sfondi, ma soprattutto, nei volti dei protagonisti, ricchi di dettagli espressivi talmente intensi da impressionare. La lettura è estremamente scorrevole, i dialoghi non sono molti ma incisivi e ben congegnati. Homunculus è stato portato in Italia da Planet Manga che l'ha serializzato dal 2005 al 2012 in un'ottima edizione con buona qualità di carta e inchiostro.
Il mio voto non è 10 pieno perchè il finale, seppur realistico e in linea con la trama, mi ha lasciata di sasso. Avrei preferito un finale migliore. Ciò non cambia che sia una lettura eccelsa.
Leggendo questo manga mi viene da lodare le case editrici che acquistano i diritti di tali opere. In conclusione, Homunculus è un'opera matura e di forte impatto psicologico, con una grafica da togliere il fiato.
Ne consiglio caldamente la lettura a tutti!
E ho investito alla grande quei soldi. Ragazzi, qui siamo di fronte non dico a un capolavoro, ma poco ci manca.
Susumu Nakoshi è un senzatetto molto misterioso, vive in una vecchia automobile a cui è morbosamente attaccato, tra un hotel di lusso e un parco. Tuttavia capiamo subito che lui non è del tutto un senzatetto. Era fino a poco tempo prima un cinico e insensibile bancario specializzato nella compravendita di società e ha sperimentato una vita materialmente ricca ma sentimentalmente arida. Per guadagnare i soldi necessari a riscattare il suo veicolo accetta di sottoporsi a un intervento chirurgico al cranio allo scopo di destare dei sensi sopiti, affidandosi a un giovane medico di nome Manabu Ito. I due fanno presto amicizia e l'operazione rende Susumi in grado di avere grotteste visioni. Tali visioni altro non sono che gli animi delle persone, gli Homunculus.
La trama è assai interessante fin dal primo volume, e proseguendo con la lettura scopriamo che i temi trattati sono molti di più, tutti molto suggestivi, e portano il lettore a riflettere sul protagonista... e su se stesso.
Homunculus non annoia mai, nonostante i suoi quindici volumi, e riesce sempre a tenere vivo l'interesse nel lettore. Con ogni volume otteniamo nuovi pezzi del puzzle che vanno a completare l'opera, particolare, originale, e ricca di spunti interessanti. La trama è ben strutturata, a tratti filosofica, e scava letteralmente nell'animo del lettore lasciandolo basito, a volte, a volte confuso.
La cosa che mi è più piaciuta di questo manga è la dura critica verso la società contemporanea, in cui l'apparire ha un peso enorme a scapito dell'essere.
I beni materiali, i soldi, la bellezza estetica, sono valori talmente importanti al punto da perdere di vista ciò che conta davvero nella vita: ciò che si nasconde sotto l'apparenza. Il vero Io delle persone, l'accettare un individuo per quello che è, coi suoi mezzi e il suo aspetto, anche se questo non è sempre gradevole o benestante.
Graficamente Homunculus toglie il fiato. Il tratto di Hideo Yamamoto è deciso e ricco di dettagli, negli sfondi, ma soprattutto, nei volti dei protagonisti, ricchi di dettagli espressivi talmente intensi da impressionare. La lettura è estremamente scorrevole, i dialoghi non sono molti ma incisivi e ben congegnati. Homunculus è stato portato in Italia da Planet Manga che l'ha serializzato dal 2005 al 2012 in un'ottima edizione con buona qualità di carta e inchiostro.
Il mio voto non è 10 pieno perchè il finale, seppur realistico e in linea con la trama, mi ha lasciata di sasso. Avrei preferito un finale migliore. Ciò non cambia che sia una lettura eccelsa.
Leggendo questo manga mi viene da lodare le case editrici che acquistano i diritti di tali opere. In conclusione, Homunculus è un'opera matura e di forte impatto psicologico, con una grafica da togliere il fiato.
Ne consiglio caldamente la lettura a tutti!
"Homunculus" è un manga composto da quindici volumi, ideato e disegnato da Hideo Yamamoto, e portato in Italia da Planet Manga dal 2005 al 2012.
Susumu Nakoshi è un trentenne di bell'aspetto che vive nella sua macchina parcheggiata vicino ad un parco nel quale si radunano i senzatetto. Quando la sua vita sembra sul punto di toccare il fondo, incontra Manabu Ito, un giovane e particolare studente di medicina il cui divertimento consiste nel fare ricerche sul corpo umano. Manabu è in cerca di una cavia per praticare un esperimento di trapanazione del cranio, e in cambio della disponibilità offre una cospicua somma di denaro. Il foro è solamente di pochi millimetri, l'operazione è completamente indolore e i rischi sono minimi, per cui Nakoshi decide a malincuore di accettare.
Una volta uscito dalla sala operatoria, Nakoshi si rende conto di aver sviluppato l'abilità di vedere gli Homunculus attraverso il suo occhio sinistro, ma cosa saranno in realtà questi strani mostri che gli turberanno l'animo e che gli condizioneranno completamente la vita?
"Homunculus" è un'opera indubbiamente particolare, originale in molti suoi aspetti, ricca di idee interessanti e ben congegnate, e capace soprattutto di coinvolgere il lettore, di portarlo a ragionare e ad interrogarsi su Nakoshi, ed anche su se stesso. Un manga che indirettamente scava all'interno dell'animo del lettore, lasciando quest' ultimo confuso e disorientato in diverse occasioni.
La trama si sviluppa egregiamente, l'inizio è scoppiettante e intriso di mistero, la storia si evolve in maniera inaspettata e desta grande curiosità. Col perseguire dei volumi il livello non scende quasi mai, ad eccezione di una piccola frenata nella seconda metà dell'opera, che però viene subito seguita da un grandissimo finale, realista, crudo, e semplicemente perfetto.
Numerose ed esplicite sono le critiche alla società contemporanea, dove conta solo l'apparire, l'aspetto esteriore e i beni materiali che si posseggono; arrivati purtroppo al punto di non riuscire più scorgere ciò che si nasconde sotto la corteccia esterna, le persone non sono altro che miseri contenitori vuoti, privi di una vera identità; identità che in alcuni casi viene volontariamente dimenticata in quanto non conforme alle proprie aspettative, o meglio, non adeguata ai requisiti che la società richiede.
Dal punto di vista tecnico, "Homunculus" è un capolavoro con la "C" maiuscola. Il tratto di Hideo Yamamoto è deciso e ricco di dettagli, i fonali e le ambientazioni sono mozzafiato, così come il design dei personaggi, che riesce a donare a quest'ultimi un'espressività fuori dal comune. La lettura è estremamente scorrevole, i dialoghi non sono molti ma incisivi e ben congegnati.
In conclusione, "Homunculus" è un'opera matura e di forte impatto psicologico, nonché una meraviglia per gli occhi. Molti pregi e quasi inesistenti i difetti. Se amate il genere è una lettura estremamente consigliata, quasi obbligatoria.
Susumu Nakoshi è un trentenne di bell'aspetto che vive nella sua macchina parcheggiata vicino ad un parco nel quale si radunano i senzatetto. Quando la sua vita sembra sul punto di toccare il fondo, incontra Manabu Ito, un giovane e particolare studente di medicina il cui divertimento consiste nel fare ricerche sul corpo umano. Manabu è in cerca di una cavia per praticare un esperimento di trapanazione del cranio, e in cambio della disponibilità offre una cospicua somma di denaro. Il foro è solamente di pochi millimetri, l'operazione è completamente indolore e i rischi sono minimi, per cui Nakoshi decide a malincuore di accettare.
Una volta uscito dalla sala operatoria, Nakoshi si rende conto di aver sviluppato l'abilità di vedere gli Homunculus attraverso il suo occhio sinistro, ma cosa saranno in realtà questi strani mostri che gli turberanno l'animo e che gli condizioneranno completamente la vita?
"Homunculus" è un'opera indubbiamente particolare, originale in molti suoi aspetti, ricca di idee interessanti e ben congegnate, e capace soprattutto di coinvolgere il lettore, di portarlo a ragionare e ad interrogarsi su Nakoshi, ed anche su se stesso. Un manga che indirettamente scava all'interno dell'animo del lettore, lasciando quest' ultimo confuso e disorientato in diverse occasioni.
La trama si sviluppa egregiamente, l'inizio è scoppiettante e intriso di mistero, la storia si evolve in maniera inaspettata e desta grande curiosità. Col perseguire dei volumi il livello non scende quasi mai, ad eccezione di una piccola frenata nella seconda metà dell'opera, che però viene subito seguita da un grandissimo finale, realista, crudo, e semplicemente perfetto.
Numerose ed esplicite sono le critiche alla società contemporanea, dove conta solo l'apparire, l'aspetto esteriore e i beni materiali che si posseggono; arrivati purtroppo al punto di non riuscire più scorgere ciò che si nasconde sotto la corteccia esterna, le persone non sono altro che miseri contenitori vuoti, privi di una vera identità; identità che in alcuni casi viene volontariamente dimenticata in quanto non conforme alle proprie aspettative, o meglio, non adeguata ai requisiti che la società richiede.
Dal punto di vista tecnico, "Homunculus" è un capolavoro con la "C" maiuscola. Il tratto di Hideo Yamamoto è deciso e ricco di dettagli, i fonali e le ambientazioni sono mozzafiato, così come il design dei personaggi, che riesce a donare a quest'ultimi un'espressività fuori dal comune. La lettura è estremamente scorrevole, i dialoghi non sono molti ma incisivi e ben congegnati.
In conclusione, "Homunculus" è un'opera matura e di forte impatto psicologico, nonché una meraviglia per gli occhi. Molti pregi e quasi inesistenti i difetti. Se amate il genere è una lettura estremamente consigliata, quasi obbligatoria.
Un illustre filosofo francese, R. D., credeva fortemente che alla base di qualsiasi conoscenza ci fosse l'auto riflessione, la conoscenza di colui che si appresta a conoscere. Sappiamo che le idee di questo pensatore sono passate alla storia.
Facciamo un salto di (più) di qualche secolo, arriviamo ai giorni nostri. I ritmi frenetici della vita professionale - e non, l'economicizzazione del tempo, l'avvento della cultura di massa e delle speculazioni finanziarie. Tutti questi fattori hanno relegato la conoscenza del proprio sé - un tempo la base di partenza di qualsivoglia speculazione - sotto una spessa coltre di simboli, codici e immagini.
Se Yamamoto definisse con una perifrasi la modernità la chiamerebbe sicuramente "l'era dei simulacri", costrutti privi di significato specifico in sé ma necessari per interagire con la realtà moderna.
Susumu Nakoshi - colui che all'apparenza sembra il protagonista dell'opera in questione - vive a metà strada tra un hotel di lusso e un parco che funge anche da rifugio per senzatetto. La sua è una condizione già di per sé al limite (tema molto caro a Yamamoto): non sappiamo perché viva questa situazione. Apprendiamo che nel suo passato il suddetto hotel è stato uno spazio da lui frequentato, ma sappiamo anche che adesso frequenta il bivacco dei senzatetto. Insomma, dal lusso sfrenato e monotono alla povertà ideale e autoindotta.
Per una serie di fortuite circostanze Nakoshi presta il suo corpo alla scienza: egli accetta l'offerta di uno studente di medicina - più interessato agli esseri umani che alla medicina in sé - di settecento mila yen in cambio di un piccolo intervento chirurgico. Tale intervento consiste nel praticare un piccolo foro al cranio, in maniera da alterare la pressione del sangue, aumentare l'afflusso sanguigno al cervello e giungere a sviluppare il sesto senso, ovvero la capacità di intuizione.
Ben lungi dagli effetti desiderati, Nakoshi diverrà capace di osservare gli "Homunculus", le malattie dell'animo, annidati nelle persone. Queste patologie, raffigurate come dei simulacri mostruosi che alterano il quotidiano aspetto umano, hanno una particolarità: sono il modo attraverso cui Nakoshi giunge alla comprensione delle miserie del proprio io interiore.
Tutti gli Homunculus che il protagonista si troverà ad osservare nei vari personaggi raffigurati rappresentano sempre il collegamento tra i disturbi di tali figure e i disturbi di Nakoshi.
Mentre cerco te in realtà trovo me.
Tutti i casi che il protagonista si ritroverà ad affrontare - dei veri e propri scontri, dal boss mafioso, passando per la 1775, Ito, N.N. e il cuoco, sono tappe che permettono di dipanare il misterioso passato di Nakoshi e svelare le miserie dell'animo umano. Perché la storia di Susumu Nakoshi è in realtà il pretesto per una critica disillusa, aspra e spietata all'animo dell'uomo moderno, corrotto dal proprio egoismo e dal culto dell'immagine.
La critica all'animo umano si rivela infatti essere la vera protagonista di quest'opera cruda, a tratti orrorifica e purtroppo spesso troppo criptica da decifrare. La grossa pecca è proprio questa: se in certi momenti la fruizione è pressoché lineare, in altri la comprensione è pesantemente minata dall'enigmaticità di tavole difficilmente interpretabili, poiché molto spesso "nuff said".
La rilettura, a distanza di tempo, indubbiamente aiuta il godimento di quest'opera che, come una scatola cinese, apre poco alla volta contenuti e significati nuovi e diversi. La lettura, seppur difficoltosa, regala sempre nuova vita all'opera, che necessita però di grande impegno da parte del lettore.
Questo rivela infatti una caratterizzazione dei personaggi curata in maniera minuziosa: a partire da Nakoshi e Ito su tutti (i dialoghi tra i due strappano sempre momenti di puro godimento intellettuale), ma anche relativamente ai "pazienti" di Nakoshi. Anche se presenti in pochi volumi, questi personaggi si imprimono perfettamente nella mente del lettore, risultando coerenti pur nella loro complicata situazione interiore.
Menzione d'onore anche per i disegni: potrebbero apparire piuttosto spartani ma risultano perfettamente funzionali ai fini della trama a tinte fosche inscenata da Yamamoto.
Proprio nei momenti in cui la parte grafica diventa il più grande ostacolo alla comprensione dell'opera, ebbene è proprio qui che la bellezza del disegno onirico e visionario splende maggiormente.
Il continuo avvicendamento di spleen relativi alla Tokyo invernale (stupenda metafora per l'inverno che abita nell'animo dei personaggi) impreziosisce ulteriormente l'apparato grafico, nel quale trovano posto anche stupende e pulsanti doppie tavole.
Eppure la caratteristica più ammaliante resta sempre la chimica delle idee e dei sentimenti pennellata da Yamamoto: siamo di fronte ad una commedia spietata, disturbante, sporca, che insegna che elevarsi al di sopra delle miserie umane rende l'uomo non più uomo, bensì qualcosa di più (e di peggio). La comprensione dell'animo umano, insegna Platone, non è disciplina di questo mondo fatto di uomini. E il finale dell'opera lo mostra perfettamente.
Opera sconsigliata ai più, sia per i contenuti estremamente maturi che per la profondità speculativa che il lettore deve essere disposto ad accettare e a far propria.
Per i più indomiti in regalo un tesoro inestimabile.
Facciamo un salto di (più) di qualche secolo, arriviamo ai giorni nostri. I ritmi frenetici della vita professionale - e non, l'economicizzazione del tempo, l'avvento della cultura di massa e delle speculazioni finanziarie. Tutti questi fattori hanno relegato la conoscenza del proprio sé - un tempo la base di partenza di qualsivoglia speculazione - sotto una spessa coltre di simboli, codici e immagini.
Se Yamamoto definisse con una perifrasi la modernità la chiamerebbe sicuramente "l'era dei simulacri", costrutti privi di significato specifico in sé ma necessari per interagire con la realtà moderna.
Susumu Nakoshi - colui che all'apparenza sembra il protagonista dell'opera in questione - vive a metà strada tra un hotel di lusso e un parco che funge anche da rifugio per senzatetto. La sua è una condizione già di per sé al limite (tema molto caro a Yamamoto): non sappiamo perché viva questa situazione. Apprendiamo che nel suo passato il suddetto hotel è stato uno spazio da lui frequentato, ma sappiamo anche che adesso frequenta il bivacco dei senzatetto. Insomma, dal lusso sfrenato e monotono alla povertà ideale e autoindotta.
Per una serie di fortuite circostanze Nakoshi presta il suo corpo alla scienza: egli accetta l'offerta di uno studente di medicina - più interessato agli esseri umani che alla medicina in sé - di settecento mila yen in cambio di un piccolo intervento chirurgico. Tale intervento consiste nel praticare un piccolo foro al cranio, in maniera da alterare la pressione del sangue, aumentare l'afflusso sanguigno al cervello e giungere a sviluppare il sesto senso, ovvero la capacità di intuizione.
Ben lungi dagli effetti desiderati, Nakoshi diverrà capace di osservare gli "Homunculus", le malattie dell'animo, annidati nelle persone. Queste patologie, raffigurate come dei simulacri mostruosi che alterano il quotidiano aspetto umano, hanno una particolarità: sono il modo attraverso cui Nakoshi giunge alla comprensione delle miserie del proprio io interiore.
Tutti gli Homunculus che il protagonista si troverà ad osservare nei vari personaggi raffigurati rappresentano sempre il collegamento tra i disturbi di tali figure e i disturbi di Nakoshi.
Mentre cerco te in realtà trovo me.
Tutti i casi che il protagonista si ritroverà ad affrontare - dei veri e propri scontri, dal boss mafioso, passando per la 1775, Ito, N.N. e il cuoco, sono tappe che permettono di dipanare il misterioso passato di Nakoshi e svelare le miserie dell'animo umano. Perché la storia di Susumu Nakoshi è in realtà il pretesto per una critica disillusa, aspra e spietata all'animo dell'uomo moderno, corrotto dal proprio egoismo e dal culto dell'immagine.
La critica all'animo umano si rivela infatti essere la vera protagonista di quest'opera cruda, a tratti orrorifica e purtroppo spesso troppo criptica da decifrare. La grossa pecca è proprio questa: se in certi momenti la fruizione è pressoché lineare, in altri la comprensione è pesantemente minata dall'enigmaticità di tavole difficilmente interpretabili, poiché molto spesso "nuff said".
La rilettura, a distanza di tempo, indubbiamente aiuta il godimento di quest'opera che, come una scatola cinese, apre poco alla volta contenuti e significati nuovi e diversi. La lettura, seppur difficoltosa, regala sempre nuova vita all'opera, che necessita però di grande impegno da parte del lettore.
Questo rivela infatti una caratterizzazione dei personaggi curata in maniera minuziosa: a partire da Nakoshi e Ito su tutti (i dialoghi tra i due strappano sempre momenti di puro godimento intellettuale), ma anche relativamente ai "pazienti" di Nakoshi. Anche se presenti in pochi volumi, questi personaggi si imprimono perfettamente nella mente del lettore, risultando coerenti pur nella loro complicata situazione interiore.
Menzione d'onore anche per i disegni: potrebbero apparire piuttosto spartani ma risultano perfettamente funzionali ai fini della trama a tinte fosche inscenata da Yamamoto.
Proprio nei momenti in cui la parte grafica diventa il più grande ostacolo alla comprensione dell'opera, ebbene è proprio qui che la bellezza del disegno onirico e visionario splende maggiormente.
Il continuo avvicendamento di spleen relativi alla Tokyo invernale (stupenda metafora per l'inverno che abita nell'animo dei personaggi) impreziosisce ulteriormente l'apparato grafico, nel quale trovano posto anche stupende e pulsanti doppie tavole.
Eppure la caratteristica più ammaliante resta sempre la chimica delle idee e dei sentimenti pennellata da Yamamoto: siamo di fronte ad una commedia spietata, disturbante, sporca, che insegna che elevarsi al di sopra delle miserie umane rende l'uomo non più uomo, bensì qualcosa di più (e di peggio). La comprensione dell'animo umano, insegna Platone, non è disciplina di questo mondo fatto di uomini. E il finale dell'opera lo mostra perfettamente.
Opera sconsigliata ai più, sia per i contenuti estremamente maturi che per la profondità speculativa che il lettore deve essere disposto ad accettare e a far propria.
Per i più indomiti in regalo un tesoro inestimabile.
"Quando le ho chiesto quanto vuole era solo perché
volevo labbra che parlassero un'oretta con me
volevo orecchie che ascoltassero per prendere un tè
volevo occhi che guardassero di fronte chi c'è"
Se dovessi riassumere il mio pensiero su quest'opera sarebbe: un manga pensato, ragionato, adulto e intelligente, una lettura obbligata per un amante dei fumetti ma nello stesso istante una lettura che non ha toccato nel modo giusto le mie corde, da qui il voto sì positivo ma che farà storcere il naso a molti.
Uno dei motivi che mi ha portato a non amare completamente questo manga è stata la regia. Il tocco di Yamamoto, per quanto personale, mi è risultato confusionario e per cominciare ad abituarmici sono passati più di un numero, mi riferisco in particolare alle inquadrature strettissime di cui quest'opera è colma e che sono un tratto distintivo della regia dell'autore. Il secondo motivo è il grande contrasto tra i numerosi spunti presentati e il ritmo (relativamente ad essi) lento e dosato della narrazione, in cui i lunghi dialoghi fanno da protagonisti assoluti. Dialoghi che si presentano a volte irrealmente complicati ed elaborati.
La caratteristica di Homunculus non è comunque il comparto tecnico, ma quell'universo di simboli e miti che vanno appunto a creare una vera e propria poetica e mitologia con cui Yamamoto gioca. La società rappresentata dall'autore è infatti la società dei simboli, delle apparenze e delle contraddizioni, una società in cui la libertà di pensiero è incanalata e limitata in modo inconscio. In questa limitazione nasce e si colloca la pratica della trapanazione, che diventa metafora di "apertura" mentale, tra l'altro questa caratteristica è stata realmente attribuita alla trapanazione, senza però riscontri scientifici. Lo studio dell'autore su questa materia è stato approfondito e riscontrabile, per esempio, dai numerosi riferimenti ad Amanda Feilding, regista di "Heartbeat in the Brain", film documentario in cui la stessa si sottopone ad auto-trapanazione. È difficile parlare di Homunculus in modo critico senza fare riferimento alla sua poetica o ai suoi miti. Per esempio la metafora yamamotiana è un concetto che nasce dalla poesia ma approda alla visione delle cose, diventando quindi parte integrante della vita di tutti i giorni. Queste metafore servono a nascondere qualcosa e spesso questo qualcosa è nascosto sotto più strati. Per esempio, l'auto in cui dorme il protagonista non rappresenta solamente il limbo, ma è anche senso di protezione. Nakoshi ci dorme rannicchiato come un embrione nell'utero, rappresentando qualcosa che deve ancora crescere e trasformarsi nella sua "forma finale". La mitologia di Homunculus è quella dei sensi, con una presenza ossessiva di sangue, sperma, saliva e sudore che Yamamoto si è trascinato dietro da Ichi the Killer. Gli Homunculus del titolo sono la proiezione dei disturbi psicologici o è la loro visione a essere un disturbo? L'analisi di questi sogni ad occhi aperti attinge a piene mani dalla psicanalisi e in questo il manga si è fatto precursore di altre opere, Kuuchuu Buranko in primis.
"Mi guardo ancora nello specchio ma riflesso chi c'è?"
Homunculus in certe sue caratteristiche potrebbe sembrare un manifesto di umanità, un invito all'ascoltare per essere ascoltati, manifesto che però si contraddice con un pessimismo di fondo, in cui l'egoismo fa sempre la sua comparsa. Yamamoto cerca di analizzare molti aspetti della vita e della società, concentrandosi più che altro sulle contraddizioni esplicite e implicite che ne derivano. Questo manga è condito da mille spunti, rimandi, discorsi e intrecci, che cozzano come già detto con il ritmo e la brevità del manga. Un plauso alla caratterizzazione, con un protagonista professionista della bugia, un mentitore seriale talmente esperto da riuscire a mentire perfino a se stesso. Homunculus è una lettura che riesce a farvi sentire come Nakoshi: così come lui rivede se stesso negli Homunculus così voi rivedrete voi stessi nella lettura di questo manga, che vi porterà a farvi domande e a conoscervi meglio.
volevo labbra che parlassero un'oretta con me
volevo orecchie che ascoltassero per prendere un tè
volevo occhi che guardassero di fronte chi c'è"
Se dovessi riassumere il mio pensiero su quest'opera sarebbe: un manga pensato, ragionato, adulto e intelligente, una lettura obbligata per un amante dei fumetti ma nello stesso istante una lettura che non ha toccato nel modo giusto le mie corde, da qui il voto sì positivo ma che farà storcere il naso a molti.
Uno dei motivi che mi ha portato a non amare completamente questo manga è stata la regia. Il tocco di Yamamoto, per quanto personale, mi è risultato confusionario e per cominciare ad abituarmici sono passati più di un numero, mi riferisco in particolare alle inquadrature strettissime di cui quest'opera è colma e che sono un tratto distintivo della regia dell'autore. Il secondo motivo è il grande contrasto tra i numerosi spunti presentati e il ritmo (relativamente ad essi) lento e dosato della narrazione, in cui i lunghi dialoghi fanno da protagonisti assoluti. Dialoghi che si presentano a volte irrealmente complicati ed elaborati.
La caratteristica di Homunculus non è comunque il comparto tecnico, ma quell'universo di simboli e miti che vanno appunto a creare una vera e propria poetica e mitologia con cui Yamamoto gioca. La società rappresentata dall'autore è infatti la società dei simboli, delle apparenze e delle contraddizioni, una società in cui la libertà di pensiero è incanalata e limitata in modo inconscio. In questa limitazione nasce e si colloca la pratica della trapanazione, che diventa metafora di "apertura" mentale, tra l'altro questa caratteristica è stata realmente attribuita alla trapanazione, senza però riscontri scientifici. Lo studio dell'autore su questa materia è stato approfondito e riscontrabile, per esempio, dai numerosi riferimenti ad Amanda Feilding, regista di "Heartbeat in the Brain", film documentario in cui la stessa si sottopone ad auto-trapanazione. È difficile parlare di Homunculus in modo critico senza fare riferimento alla sua poetica o ai suoi miti. Per esempio la metafora yamamotiana è un concetto che nasce dalla poesia ma approda alla visione delle cose, diventando quindi parte integrante della vita di tutti i giorni. Queste metafore servono a nascondere qualcosa e spesso questo qualcosa è nascosto sotto più strati. Per esempio, l'auto in cui dorme il protagonista non rappresenta solamente il limbo, ma è anche senso di protezione. Nakoshi ci dorme rannicchiato come un embrione nell'utero, rappresentando qualcosa che deve ancora crescere e trasformarsi nella sua "forma finale". La mitologia di Homunculus è quella dei sensi, con una presenza ossessiva di sangue, sperma, saliva e sudore che Yamamoto si è trascinato dietro da Ichi the Killer. Gli Homunculus del titolo sono la proiezione dei disturbi psicologici o è la loro visione a essere un disturbo? L'analisi di questi sogni ad occhi aperti attinge a piene mani dalla psicanalisi e in questo il manga si è fatto precursore di altre opere, Kuuchuu Buranko in primis.
"Mi guardo ancora nello specchio ma riflesso chi c'è?"
Homunculus in certe sue caratteristiche potrebbe sembrare un manifesto di umanità, un invito all'ascoltare per essere ascoltati, manifesto che però si contraddice con un pessimismo di fondo, in cui l'egoismo fa sempre la sua comparsa. Yamamoto cerca di analizzare molti aspetti della vita e della società, concentrandosi più che altro sulle contraddizioni esplicite e implicite che ne derivano. Questo manga è condito da mille spunti, rimandi, discorsi e intrecci, che cozzano come già detto con il ritmo e la brevità del manga. Un plauso alla caratterizzazione, con un protagonista professionista della bugia, un mentitore seriale talmente esperto da riuscire a mentire perfino a se stesso. Homunculus è una lettura che riesce a farvi sentire come Nakoshi: così come lui rivede se stesso negli Homunculus così voi rivedrete voi stessi nella lettura di questo manga, che vi porterà a farvi domande e a conoscervi meglio.
Nakoshi vive ai margini della società definita "civile". Non si considera un senzatetto come i suoi vicini, pur dormendo nella sua piccola utilitaria, che in effetti rappresenta tutto il suo mondo. Proprio il giorno in cui gli viene sottratta, l'equilibrio precario che finora lo aveva sostenuto inizia a vacillare, e l'uomo finisce per accettare la proposta di uno sconosciuto: si farà trapanare il cranio per 700000 yen. Se l'esperimento avrà successo, potrà acquisire il famoso sesto senso, liberandosi di tutti quegli schemi mentali che un adulto si porta costantemente ed inconsapevolmente dietro.
Recensire un manga come Homunculus non è certo impresa da poco. L'intreccio narrativo è assai scarno e l'autore preferisce soffermarsi sull'introspezione psicologica dei personaggi. In effetti, l'ultima fatica di Hideo Yamamoto si potrebbe definire come un trattato sulle nevrosi e le ossessioni dell'uomo nella società del 21° secolo.
Durante il "viaggio" che Nakoshi, protagonista dell'opera, intraprende per comprendere ed arginare le proprie psicosi, l'autore passa in rassegna un quantitativo smisurato di problematiche comportamentali. Un campionario così vasto da far impallidire il migliore degli psicanalisti. Tutto questo viene concretamente trasposto sulle tavole facendo ampio uso di metafore visive, denominate appunto homunculus. Yamamoto si diverte a giocare con il lettore come in un rebus, rendendolo in tal modo partecipe, sfoderando una creatività prodigiosa ed una capacità d'analisi fuori dal comune.
Esibisce, inoltre, un attento studio circa la manipolazione che la società contemporanea opera su ciascun individuo. Il tentativo di ribellarsi a questo "burattinaio" , oltre a non essere affatto semplice da un punto di vista puramente pratico, risulterà ancor più arduo dal punto di vista psicologico.
Se devo fare un appunto a questo ottimo manga è il fatto che in taluni casi, nell'analizzare la problematica di un personaggio, l'autore si lascia prendere la mano. Nei casi più complessi, Yamamoto impiega una quantità impressionante di pagine in cui ripropone praticamente le stesse immagini. Da una parte Nakoshi che scruta, dall'altra l'oggetto della sua analisi. Le variazioni sono infinitesimali, presentate al lettore goccia dopo goccia, e quando infine sembra arrivare ad una conclusione, tutto viene rimesso in discussione. Questo continuo rimescolare le carte finisce per svilire il lettore e rallentare inevitabilmente il ritmo.
Altra cosa che mi ha spiazzato ed ho trovato poco riuscita è che, più di una volta, l'autore decide di abbandonare completamente un personaggio. Capita spesso nei manga, ma qui la cosa è notevolmente amplificata. Proprio a causa della natura intrinseca dell'opera, ci si trova ad indagare negli angoli più reconditi della psiche di un individuo. Vederlo improvvisamente sparire dalla trama non può che lasciare l'amaro in bocca. Non voglio dire che l'introduzione di questi personaggi non sia funzionale allo svolgimento della trama, sicuramente però non favorisce il completo coinvolgimento del lettore, che si trova dinanzi ad un "reset", lì dove ci si aspetterebbe un'evoluzione delle vicende.
L'autore vanta un tratto assai pulito e preciso, grazie al quale riesce a conferire grande enfasi all'espressività dei personaggi, caratteristica direi imprescindibile, considerata la strada intrapresa.
Il progetto sviluppato da Yamamoto è senza ombra di dubbio ambizioso, complicato ed estremamente originale. Forse avrebbe giovato tessere un intreccio narrativo più robusto a supporto di cotanta sperimentazione. Senza avere delle solide basi e degli appigli a cui aggrapparsi, il rischio è quello di perdersi nel labirinto della psiche umana e non riuscire infine a ricomporre il puzzle.
Recensire un manga come Homunculus non è certo impresa da poco. L'intreccio narrativo è assai scarno e l'autore preferisce soffermarsi sull'introspezione psicologica dei personaggi. In effetti, l'ultima fatica di Hideo Yamamoto si potrebbe definire come un trattato sulle nevrosi e le ossessioni dell'uomo nella società del 21° secolo.
Durante il "viaggio" che Nakoshi, protagonista dell'opera, intraprende per comprendere ed arginare le proprie psicosi, l'autore passa in rassegna un quantitativo smisurato di problematiche comportamentali. Un campionario così vasto da far impallidire il migliore degli psicanalisti. Tutto questo viene concretamente trasposto sulle tavole facendo ampio uso di metafore visive, denominate appunto homunculus. Yamamoto si diverte a giocare con il lettore come in un rebus, rendendolo in tal modo partecipe, sfoderando una creatività prodigiosa ed una capacità d'analisi fuori dal comune.
Esibisce, inoltre, un attento studio circa la manipolazione che la società contemporanea opera su ciascun individuo. Il tentativo di ribellarsi a questo "burattinaio" , oltre a non essere affatto semplice da un punto di vista puramente pratico, risulterà ancor più arduo dal punto di vista psicologico.
Se devo fare un appunto a questo ottimo manga è il fatto che in taluni casi, nell'analizzare la problematica di un personaggio, l'autore si lascia prendere la mano. Nei casi più complessi, Yamamoto impiega una quantità impressionante di pagine in cui ripropone praticamente le stesse immagini. Da una parte Nakoshi che scruta, dall'altra l'oggetto della sua analisi. Le variazioni sono infinitesimali, presentate al lettore goccia dopo goccia, e quando infine sembra arrivare ad una conclusione, tutto viene rimesso in discussione. Questo continuo rimescolare le carte finisce per svilire il lettore e rallentare inevitabilmente il ritmo.
Altra cosa che mi ha spiazzato ed ho trovato poco riuscita è che, più di una volta, l'autore decide di abbandonare completamente un personaggio. Capita spesso nei manga, ma qui la cosa è notevolmente amplificata. Proprio a causa della natura intrinseca dell'opera, ci si trova ad indagare negli angoli più reconditi della psiche di un individuo. Vederlo improvvisamente sparire dalla trama non può che lasciare l'amaro in bocca. Non voglio dire che l'introduzione di questi personaggi non sia funzionale allo svolgimento della trama, sicuramente però non favorisce il completo coinvolgimento del lettore, che si trova dinanzi ad un "reset", lì dove ci si aspetterebbe un'evoluzione delle vicende.
L'autore vanta un tratto assai pulito e preciso, grazie al quale riesce a conferire grande enfasi all'espressività dei personaggi, caratteristica direi imprescindibile, considerata la strada intrapresa.
Il progetto sviluppato da Yamamoto è senza ombra di dubbio ambizioso, complicato ed estremamente originale. Forse avrebbe giovato tessere un intreccio narrativo più robusto a supporto di cotanta sperimentazione. Senza avere delle solide basi e degli appigli a cui aggrapparsi, il rischio è quello di perdersi nel labirinto della psiche umana e non riuscire infine a ricomporre il puzzle.
"Leggi Homunculus, cambierà la tua vita"
Questo è tutto quello che mi hanno detto a proposito di questo manga.
Non cambia la vita, ma cambia la prospettiva sugli altri, su se stessi, sul modo di concepire i propri problemi personali e i propri traumi irrisolti.
Il protagonista, Susumu Nakoshi, è un uomo inizialmente diviso tra due mondi. Il primo è quello della ricchezza, delle donne facili, dell'estetica sopra a tutto, del successo a discapito di chiunque altro, rappresentato da un lussuoso hotel che Nakoshi era uso frequentare; il secondo è quello della libertà, della fuga dalle responsabilità, rappresentato da un parco, situato di fronte all'hotel e frequentato da un gruppo di senza dimora.
Nakoshi vive in una macchina, parcheggiata tra l'hotel e il parco, incapace di scegliere da che parte stare.
A smuovere la situazione è Manabu Ito, un aspirante medico che gli propone di farsi trapanare il cranio al fine di risvegliare il sesto senso.
Una volta accettata la proposta e aperto il terzo occhio, Nakoshi inizierà a vedere gli homunculus, ovvero le proiezioni visive dell'anima delle persone.
La dicotomia tra ricchezza e povertà individuata all'inizio, si sposterà in maniera più decisa su quella tra l'interiorità e l'esteriorità delle persone.
Tra le ragioni per apprezzare questo manga, sicuramente c'è lo sviluppo psicologico della storia, dei personaggi e del loro modo di vedere il mondo e gli altri, attraverso (anche) gli homunculus.
L'abilità maggiore dell'autore sta nel non definire mai completamente la storia, le esperienze, i motivi delle azioni e delle parole, ma nel lasciare sempre uno spiraglio di interpretazione a chi legge, in modo da lasciargli la definizione di ciò che ha assorbito.
In questo senso, è come se desse la possibilità a ciascuno di vedere il proprio homunculus e di interpretarlo, oltre a domandarsi se, come nel caso di Nakoshi, l'homunculus che si osserva è il proprio o quello dell'altro, o chi è lo specchio di chi.
Oltre all'aspetto psicologico della storia, l'altro punto forte sono i disegni. Puliti, semplici, ma sempre estremamente efficaci. A volte tutta l'azione è definita da una semplice immagine, a volte sono necessarie più pagine per descrivere perfettamente un'espressione del volto, un pensiero che traspare da una ruga o da un tic. 8!
Questo è tutto quello che mi hanno detto a proposito di questo manga.
Non cambia la vita, ma cambia la prospettiva sugli altri, su se stessi, sul modo di concepire i propri problemi personali e i propri traumi irrisolti.
Il protagonista, Susumu Nakoshi, è un uomo inizialmente diviso tra due mondi. Il primo è quello della ricchezza, delle donne facili, dell'estetica sopra a tutto, del successo a discapito di chiunque altro, rappresentato da un lussuoso hotel che Nakoshi era uso frequentare; il secondo è quello della libertà, della fuga dalle responsabilità, rappresentato da un parco, situato di fronte all'hotel e frequentato da un gruppo di senza dimora.
Nakoshi vive in una macchina, parcheggiata tra l'hotel e il parco, incapace di scegliere da che parte stare.
A smuovere la situazione è Manabu Ito, un aspirante medico che gli propone di farsi trapanare il cranio al fine di risvegliare il sesto senso.
Una volta accettata la proposta e aperto il terzo occhio, Nakoshi inizierà a vedere gli homunculus, ovvero le proiezioni visive dell'anima delle persone.
La dicotomia tra ricchezza e povertà individuata all'inizio, si sposterà in maniera più decisa su quella tra l'interiorità e l'esteriorità delle persone.
Tra le ragioni per apprezzare questo manga, sicuramente c'è lo sviluppo psicologico della storia, dei personaggi e del loro modo di vedere il mondo e gli altri, attraverso (anche) gli homunculus.
L'abilità maggiore dell'autore sta nel non definire mai completamente la storia, le esperienze, i motivi delle azioni e delle parole, ma nel lasciare sempre uno spiraglio di interpretazione a chi legge, in modo da lasciargli la definizione di ciò che ha assorbito.
In questo senso, è come se desse la possibilità a ciascuno di vedere il proprio homunculus e di interpretarlo, oltre a domandarsi se, come nel caso di Nakoshi, l'homunculus che si osserva è il proprio o quello dell'altro, o chi è lo specchio di chi.
Oltre all'aspetto psicologico della storia, l'altro punto forte sono i disegni. Puliti, semplici, ma sempre estremamente efficaci. A volte tutta l'azione è definita da una semplice immagine, a volte sono necessarie più pagine per descrivere perfettamente un'espressione del volto, un pensiero che traspare da una ruga o da un tic. 8!
Recensire 'Homunculus' è facile e difficile allo stesso tempo. Facile perché la storia coinvolge solo due personaggi principali, manca quasi del tutto di azione (nel senso classico del termine) e si concentra su un unico filone narrativo. La difficoltà, invece, nasce dalle multiple possibilità interpretative offerte dal testo, aiutato in questo dai disegni, molto ben definiti e sempre appropriati.
Senza svelare nulla, si può dire che tutto il manga è una lunga ed approfondita esplorazione dell'inconscio e dei ricordi del protagonista Susumu Nakoshi che, come si usa dire, è passato 'dalle stelle alle stalle'; le sue visioni (gli 'homunculus') lo aiuteranno a ricostruire gli eventi che lo hanno portato alla sua situazione attuale ed a scoprire molto su se stesso.
Un percorso impervio, la cui difficoltà è ben resa dai disegni: alcune scene sono crude, altre disgustose, altre ancora poeticamente disturbanti.
Nonostante la staticità della trama, la lettura è piacevole ed il testo ben scritto, anche se quindici volumi sono forse eccessivi.
I volumi sono ben realizzati, tutti con sovracopertina e di dimensioni abbastanza grandi, ma sette euro l'uno sono forse un po' eccessivi.
In definitiva, è un manga che merita sicuramente di essere letto e che non si dimentica.
Senza svelare nulla, si può dire che tutto il manga è una lunga ed approfondita esplorazione dell'inconscio e dei ricordi del protagonista Susumu Nakoshi che, come si usa dire, è passato 'dalle stelle alle stalle'; le sue visioni (gli 'homunculus') lo aiuteranno a ricostruire gli eventi che lo hanno portato alla sua situazione attuale ed a scoprire molto su se stesso.
Un percorso impervio, la cui difficoltà è ben resa dai disegni: alcune scene sono crude, altre disgustose, altre ancora poeticamente disturbanti.
Nonostante la staticità della trama, la lettura è piacevole ed il testo ben scritto, anche se quindici volumi sono forse eccessivi.
I volumi sono ben realizzati, tutti con sovracopertina e di dimensioni abbastanza grandi, ma sette euro l'uno sono forse un po' eccessivi.
In definitiva, è un manga che merita sicuramente di essere letto e che non si dimentica.
Homunculus è un'opera visionaria.
Yamamoto inventa una situazione sui generis che getta le basi per un'opera di qualità, aperta all'horror e al surrealismo, all'introspezione psicologica e alla critica sociale. Si tratta della capacità acquisita dal protagonista -Nakoshi- di vedere il 'vero' io delle persone che ha di fronte. L'autore si sbizzarrisce in fantasie grafiche che veramente sembrano provenire dalla tecnica degli accostamenti 'strambi' che proponeva il surrealismo.
Siamo dunque di fornte ad un manga che riflette sulla possibilità di vedere la vera forma dell'essere che rappresenta il nostro io, la nostra identità (l'Homunculus appunto), un manga davvero ambizioso. La storia, tra alti e bassi, riesce a tratti a raggiungere una notevole profondità riflessiva accompagnandosi sempre a disegni di ottima fattura e tavole di grande qualità.
Homunculus (come le altre opere di Yamamoto) è un manga davvero fuori dagli schemi e molto ben congegnato. Le figure sempre molto espressive si aprono in paesaggi di città molto realistici eppur onirici. Impeccabile e sorprendente sotto il profilo grafico.
La storia, da par suo, dimostra di avere un'ottima componente mistery che è il vero motore della narrazione. Il mistero offre infattti l'opportunità al lettore di decifrare quelle immagini enigmatiche che tanto angustiano il protagonista. Così, quasi per gioco il lettore diventa una sorta di psicologo o, più precisamente, un interprete di sogni e visioni. Tutto molto bello. Sono quelle psicologiche le pagine migliori del manga.
Non tutto procede però liscio in questa serie, perchè a volte la storia stenta un po' e si sofferma troppo su episodi e riflessioni davvero di contorno. Alcune parti così risultano superflue e finiscono con l'appesantire il filo principale della narrazione. Personalmente avrei preferito che la vicenda si chiudesse in 7-8 volumi, facendo a meno di molte 'crisi d'identità' presentate lungo il cammino.
Se la critica sociale poteva essere accorciata (già molto efficace in pochi tratti) di Homunculus resta un ventaglio di immagini stupefacenti e molto potenti che concquistano i lettori più sensibili. Le spettacolari operazioni di emersione del vero io sono qualcosa di veramente innovativo e originale nell'universo manga. Va aggiunto che è un'opera cruda e crudele. Spietata più del necessario, inquietante ma davvero molto bella. Il finale dico solo che non mi è piaciuto granchè e sembra tirato via. Al di là delle imperfezioni però Homunculus è un'opera che consiglio senz'altro a chi vuole fare una lettura di qualità fuori dal grande mare del già visto.
Yamamoto inventa una situazione sui generis che getta le basi per un'opera di qualità, aperta all'horror e al surrealismo, all'introspezione psicologica e alla critica sociale. Si tratta della capacità acquisita dal protagonista -Nakoshi- di vedere il 'vero' io delle persone che ha di fronte. L'autore si sbizzarrisce in fantasie grafiche che veramente sembrano provenire dalla tecnica degli accostamenti 'strambi' che proponeva il surrealismo.
Siamo dunque di fornte ad un manga che riflette sulla possibilità di vedere la vera forma dell'essere che rappresenta il nostro io, la nostra identità (l'Homunculus appunto), un manga davvero ambizioso. La storia, tra alti e bassi, riesce a tratti a raggiungere una notevole profondità riflessiva accompagnandosi sempre a disegni di ottima fattura e tavole di grande qualità.
Homunculus (come le altre opere di Yamamoto) è un manga davvero fuori dagli schemi e molto ben congegnato. Le figure sempre molto espressive si aprono in paesaggi di città molto realistici eppur onirici. Impeccabile e sorprendente sotto il profilo grafico.
La storia, da par suo, dimostra di avere un'ottima componente mistery che è il vero motore della narrazione. Il mistero offre infattti l'opportunità al lettore di decifrare quelle immagini enigmatiche che tanto angustiano il protagonista. Così, quasi per gioco il lettore diventa una sorta di psicologo o, più precisamente, un interprete di sogni e visioni. Tutto molto bello. Sono quelle psicologiche le pagine migliori del manga.
Non tutto procede però liscio in questa serie, perchè a volte la storia stenta un po' e si sofferma troppo su episodi e riflessioni davvero di contorno. Alcune parti così risultano superflue e finiscono con l'appesantire il filo principale della narrazione. Personalmente avrei preferito che la vicenda si chiudesse in 7-8 volumi, facendo a meno di molte 'crisi d'identità' presentate lungo il cammino.
Se la critica sociale poteva essere accorciata (già molto efficace in pochi tratti) di Homunculus resta un ventaglio di immagini stupefacenti e molto potenti che concquistano i lettori più sensibili. Le spettacolari operazioni di emersione del vero io sono qualcosa di veramente innovativo e originale nell'universo manga. Va aggiunto che è un'opera cruda e crudele. Spietata più del necessario, inquietante ma davvero molto bella. Il finale dico solo che non mi è piaciuto granchè e sembra tirato via. Al di là delle imperfezioni però Homunculus è un'opera che consiglio senz'altro a chi vuole fare una lettura di qualità fuori dal grande mare del già visto.
Nella mia personalissima lista di mangaka preferiti spicca un nome, tra i tanti, che con le sue opere mi ha davvero colpito, stregato, ammaliato. Mi riferisco a Hideo Yamamoto. Prima con Homunculus, ora con Ichi the Killer , egli continua a farmi vivere delle esperienze di lettura a dir poco uniche. Hideo Yamamoto non è un autore per tutti: ci sono innumerevoli lettori che sicuramente non apprezzerebbero lo stile graffiante, talvolta disturbante, che pervade i suoi lavori; c'è anche chi non gradirebbe una storia statica, priva di azione o avventura. Mi rivolgo a coloro che non sono facilmente impressionabili e che in un manga non cercano unicamente gli elementi sopracitati: se non conoscete Hideo Yamamoto, dategli almeno una possibilità; leggete Homunculus.
Homunculus riesce a colpire, conquistando il lettore che, incredulo, viene totalmente avvolto dalla sua dimensione. E sarà un viaggio meraviglioso, quello di Homunculus. Un viaggio incredibile, molto complesso, questo sì, tant'è che durante la lettura non saranno pochi gli attimi di sconvolgimento, sconcerto e, perché no, smarrimento. Forse è il viaggio più complesso che si possa compiere, quello nell'animo. Bisogna guardarsi dentro, si dice… ma almeno è facile? No, non direi. E Homunculus ce lo spiega, Homunculus ci mostra quanto sia arduo guardarsi dentro, vedere al di là delle apparenze e, soprattutto, al di là del giudizio altrui e del senso comune.
(lievi spoiler)
Guardarsi dentro… È proprio ciò che cerca di fare il signor Nakoshi, protagonista di Homunculus, per tutto il manga. Il signor Nakoshi è una persona brillante, intelligente, acuta, furba. Ma ha un difetto, un grande difetto, a suo modo di vedere: è brutto, esteticamente brutto. E di ciò non si fa pace, proprio non ci riesce. Non si capacita. Nonostante abbia una grande capacità intellettiva, e avremo modo di vederlo all'interno del manga, questa sua carenza fisica gli chiude qualsiasi orizzonte, sia sentimentale che lavorativo. Eppure il signor Nakoshi ci prova, ci riprova, ma non riesce a sentirsi realizzato, ed è costretto a camminare a testa bassa, provando addirittura ribrezzo verso se stesso. Il signor Nakoshi, però, ha fatto un errore, quello di attribuire i suoi problemi esclusivamente all'aspetto esteriore. Decide così di cambiare vita… facile, si potrebbe obiettare, ma come? Egli sceglie di ricorrere alla chirurgia estetica: si rifà il viso. Diventato, solo all'apparenza, un'altra persona, e avendo rimosso freudianamente la sua "vita precedente", Nakoshi ottiene belle donne, denaro, un lavoro prestigioso, macchine di lusso e quant'altro. Ma non basta, Susumu Nakoshi non si sente a posto. Pensava che con la chirurgia estetica sarebbe diventato un'altra persona, avrebbe risolto i dubbi che lo relegavano, avrebbe cancellato una intera esistenza grazie a un semplice intervento; questo, però, non avviene, e i suoi tormenti esistenziali continuano a presentarsi. Abbandonato il suo lavoro e la sua vita, per così dire mondana, si priva di tutto tranne che della sua macchina, decidendo di vivere come un senzatetto, alla ricerca di sé, della sua esperienza passata e dei motivi che lo hanno spinto a rifarsi il viso. Ed è proprio qui che parte Homunculus; gli eventi da me sopra narrati non sono altro che un flashback, una mera ricostruzione dei fatti.
(fine spoiler)
Homunculus inizia dalla fine, proprio da quando Susumu Nakoshi lascia la sua vita piena di trasgressione diventando un senzatetto e privandosi di tutto, fuorché della sua automobile. Mantenersi non è facile, e a Susumu viene fatta una proposta tanto allettante quanto fuori di testa. Uno pseudo medico, Ito, alquanto strano e controverso, gli propone di sottoporsi a un intervento di trapanazione del cranio, in cambio di settecentomila yen. L'intervento, spiega l'ambiguo dottore, permetterebbe al paziente di sviluppare il sesto senso. Susumu, un po' per necessità economiche, un po' per il folle istinto che lo caratterizza, accetta.
Dopo l'intervento tutto cambia. Sembra proprio che Susumu Nakoshi abbia ottenuto un'abilità particolare, nulla per lui è come prima: egli, servendosi dell'occhio sinistro e coprendo il destro, vede le persone che lo circondano con fattezze strambe, al limite dell'assurdo, decisamente surreali e grottesche. "Homunculus", questo il nome delle strane visioni di Nakoshi. Ma nel corso dell'opera un dubbio continuerà a protrarsi: cosa sono in realtà gli "Homunculus"?
Alla fine sarà il lettore stesso a doversi rendere conto da solo della loro essenza, e, a mio avviso, si arriverà a una perfetta comprensione di tutto leggendo con cura, possibilmente tutta d'un fiato, la storia. Perché gli "Homunculus" inizialmente sembrano qualcosa, nel corso del manga paiono essere tutt'altro, e alla fine si rivelano effettivamente per quello che sono. Quindi, anche e a maggior ragione con Homunculus, mai farsi ingannare dalle apparenze.
Passando ai disegni, Yamamoto contrappone lo stile sobrio e realista dei personaggi e delle ambientazioni a quello grottesco degli "Homunculus". Il prodotto che ne consegue risulta ottimo; prima di tutto perché essendo Homunculus una storia "tangibile", come tale ha bisogno di un tratto realistico; in secondo luogo, a dispetto di quanto si potrebbe auspicare, la rappresentazione degli "Homunculus" di Yamamoto s'intona perfettamente con il contesto. Il tratto mi ricorda vagamente quello di Motoro Mase, autore di Ikigami - Annunci di morte: entrambi gli autori hanno la peculiarità di disegnare fumetti giapponesi con personaggi somaticamente giapponesi.
Degna di nota è l'espressività che Yamamoto infonde nelle sue tavole; non sono tantissimi gli autori che riescono in tale intento, lui lo fa benissimo. I dialoghi compongono la minima parte dell'opera, il disegno prevale sullo scritto. Quest'ultimo è un elemento importantissimo, imprescindibile, che dovrebbe distinguere il manga, o, amplificando il concetto, il fumetto in senso generale, dalle altre forme artistiche e letterarie. Molto spesso sappiamo che non è così, difatti ci sono opere in cui lo scritto prevale, e di molto, sul disegno. Talvolta ciò rende pesante la lettura e fa passare in secondo piano la componente grafica. (Death Note di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata è uno dei più celebri esempi.)
In Italia l'opera è edita dalla Planet Manga; io possiedo la prima edizione, che ha subito diverse variazioni: si va dalle dimensioni di un volumetto alla tipologia della carta. Per dire, il volume dodici è più piccolo degli altri perché la carta è sottilissima; il volume quindici, invece, risulta decisamente più voluminoso. Nonostante questi sbalzi, trovo che si sia mantenuta una certa qualità e cura nelle traduzioni e nell'adattamento. C'è stato anche un considerevole aumento di prezzi che ha portato gli ultimi volumi a costare sui sette euro. Non vi sono pagine a colori, il formato è 13x18, che oserei definire perfetto in quanto permette di gustarsi i magnifici disegni di Yamamoto senza problema alcuno.
Per concludere, personalmente ho davvero amato Homunculus: penso che sia un manga crudo, molto riflessivo, talvolta stravagante, ma sicuramente appassionante. Yamamoto è riuscito a infondere la giusta enfasi a una storia che, se mal realizzata, sarebbe potuta essere anonima e priva di qualsivoglia interesse. Un perfetto connubio tra sceneggiatura e disegno; personaggi reali, vivi e forse volutamente esasperati in alcune loro sfaccettature. Persone che, come è nella natura umana, si pongono domande sulla loro esistenza, cercando delle risposte, e arrivando a tutto pur di trovarle.
(spoiler)
Considerazione personale sul finale dell'opera
Nel finale, a conclusione del percorso cognitivo compiuto da Nakoshi, possiamo vedere come egli sia stato accecato dal suo stesso egoismo, e, ironia della sorte, è proprio quest'ultimo a renderlo cieco a se stesso.
Homunculus riesce a colpire, conquistando il lettore che, incredulo, viene totalmente avvolto dalla sua dimensione. E sarà un viaggio meraviglioso, quello di Homunculus. Un viaggio incredibile, molto complesso, questo sì, tant'è che durante la lettura non saranno pochi gli attimi di sconvolgimento, sconcerto e, perché no, smarrimento. Forse è il viaggio più complesso che si possa compiere, quello nell'animo. Bisogna guardarsi dentro, si dice… ma almeno è facile? No, non direi. E Homunculus ce lo spiega, Homunculus ci mostra quanto sia arduo guardarsi dentro, vedere al di là delle apparenze e, soprattutto, al di là del giudizio altrui e del senso comune.
(lievi spoiler)
Guardarsi dentro… È proprio ciò che cerca di fare il signor Nakoshi, protagonista di Homunculus, per tutto il manga. Il signor Nakoshi è una persona brillante, intelligente, acuta, furba. Ma ha un difetto, un grande difetto, a suo modo di vedere: è brutto, esteticamente brutto. E di ciò non si fa pace, proprio non ci riesce. Non si capacita. Nonostante abbia una grande capacità intellettiva, e avremo modo di vederlo all'interno del manga, questa sua carenza fisica gli chiude qualsiasi orizzonte, sia sentimentale che lavorativo. Eppure il signor Nakoshi ci prova, ci riprova, ma non riesce a sentirsi realizzato, ed è costretto a camminare a testa bassa, provando addirittura ribrezzo verso se stesso. Il signor Nakoshi, però, ha fatto un errore, quello di attribuire i suoi problemi esclusivamente all'aspetto esteriore. Decide così di cambiare vita… facile, si potrebbe obiettare, ma come? Egli sceglie di ricorrere alla chirurgia estetica: si rifà il viso. Diventato, solo all'apparenza, un'altra persona, e avendo rimosso freudianamente la sua "vita precedente", Nakoshi ottiene belle donne, denaro, un lavoro prestigioso, macchine di lusso e quant'altro. Ma non basta, Susumu Nakoshi non si sente a posto. Pensava che con la chirurgia estetica sarebbe diventato un'altra persona, avrebbe risolto i dubbi che lo relegavano, avrebbe cancellato una intera esistenza grazie a un semplice intervento; questo, però, non avviene, e i suoi tormenti esistenziali continuano a presentarsi. Abbandonato il suo lavoro e la sua vita, per così dire mondana, si priva di tutto tranne che della sua macchina, decidendo di vivere come un senzatetto, alla ricerca di sé, della sua esperienza passata e dei motivi che lo hanno spinto a rifarsi il viso. Ed è proprio qui che parte Homunculus; gli eventi da me sopra narrati non sono altro che un flashback, una mera ricostruzione dei fatti.
(fine spoiler)
Homunculus inizia dalla fine, proprio da quando Susumu Nakoshi lascia la sua vita piena di trasgressione diventando un senzatetto e privandosi di tutto, fuorché della sua automobile. Mantenersi non è facile, e a Susumu viene fatta una proposta tanto allettante quanto fuori di testa. Uno pseudo medico, Ito, alquanto strano e controverso, gli propone di sottoporsi a un intervento di trapanazione del cranio, in cambio di settecentomila yen. L'intervento, spiega l'ambiguo dottore, permetterebbe al paziente di sviluppare il sesto senso. Susumu, un po' per necessità economiche, un po' per il folle istinto che lo caratterizza, accetta.
Dopo l'intervento tutto cambia. Sembra proprio che Susumu Nakoshi abbia ottenuto un'abilità particolare, nulla per lui è come prima: egli, servendosi dell'occhio sinistro e coprendo il destro, vede le persone che lo circondano con fattezze strambe, al limite dell'assurdo, decisamente surreali e grottesche. "Homunculus", questo il nome delle strane visioni di Nakoshi. Ma nel corso dell'opera un dubbio continuerà a protrarsi: cosa sono in realtà gli "Homunculus"?
Alla fine sarà il lettore stesso a doversi rendere conto da solo della loro essenza, e, a mio avviso, si arriverà a una perfetta comprensione di tutto leggendo con cura, possibilmente tutta d'un fiato, la storia. Perché gli "Homunculus" inizialmente sembrano qualcosa, nel corso del manga paiono essere tutt'altro, e alla fine si rivelano effettivamente per quello che sono. Quindi, anche e a maggior ragione con Homunculus, mai farsi ingannare dalle apparenze.
Passando ai disegni, Yamamoto contrappone lo stile sobrio e realista dei personaggi e delle ambientazioni a quello grottesco degli "Homunculus". Il prodotto che ne consegue risulta ottimo; prima di tutto perché essendo Homunculus una storia "tangibile", come tale ha bisogno di un tratto realistico; in secondo luogo, a dispetto di quanto si potrebbe auspicare, la rappresentazione degli "Homunculus" di Yamamoto s'intona perfettamente con il contesto. Il tratto mi ricorda vagamente quello di Motoro Mase, autore di Ikigami - Annunci di morte: entrambi gli autori hanno la peculiarità di disegnare fumetti giapponesi con personaggi somaticamente giapponesi.
Degna di nota è l'espressività che Yamamoto infonde nelle sue tavole; non sono tantissimi gli autori che riescono in tale intento, lui lo fa benissimo. I dialoghi compongono la minima parte dell'opera, il disegno prevale sullo scritto. Quest'ultimo è un elemento importantissimo, imprescindibile, che dovrebbe distinguere il manga, o, amplificando il concetto, il fumetto in senso generale, dalle altre forme artistiche e letterarie. Molto spesso sappiamo che non è così, difatti ci sono opere in cui lo scritto prevale, e di molto, sul disegno. Talvolta ciò rende pesante la lettura e fa passare in secondo piano la componente grafica. (Death Note di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata è uno dei più celebri esempi.)
In Italia l'opera è edita dalla Planet Manga; io possiedo la prima edizione, che ha subito diverse variazioni: si va dalle dimensioni di un volumetto alla tipologia della carta. Per dire, il volume dodici è più piccolo degli altri perché la carta è sottilissima; il volume quindici, invece, risulta decisamente più voluminoso. Nonostante questi sbalzi, trovo che si sia mantenuta una certa qualità e cura nelle traduzioni e nell'adattamento. C'è stato anche un considerevole aumento di prezzi che ha portato gli ultimi volumi a costare sui sette euro. Non vi sono pagine a colori, il formato è 13x18, che oserei definire perfetto in quanto permette di gustarsi i magnifici disegni di Yamamoto senza problema alcuno.
Per concludere, personalmente ho davvero amato Homunculus: penso che sia un manga crudo, molto riflessivo, talvolta stravagante, ma sicuramente appassionante. Yamamoto è riuscito a infondere la giusta enfasi a una storia che, se mal realizzata, sarebbe potuta essere anonima e priva di qualsivoglia interesse. Un perfetto connubio tra sceneggiatura e disegno; personaggi reali, vivi e forse volutamente esasperati in alcune loro sfaccettature. Persone che, come è nella natura umana, si pongono domande sulla loro esistenza, cercando delle risposte, e arrivando a tutto pur di trovarle.
(spoiler)
Considerazione personale sul finale dell'opera
Nel finale, a conclusione del percorso cognitivo compiuto da Nakoshi, possiamo vedere come egli sia stato accecato dal suo stesso egoismo, e, ironia della sorte, è proprio quest'ultimo a renderlo cieco a se stesso.
Dovevo per forza recensire il mio seinen preferito, un manga che vi trascinerà in un mondo claustrofobico fatto di visioni criptiche e da interpretare, dove ogni singola immagine presentatavi dall'autore non è lasciata al caso ma ha sempre qualcosa di recondito e da carpire, una sorta di viaggio approfondito nella psicologia umana in tutte le sue sfaccettature. Nel corso di questa storia seguiremo Susumu e Manabu alla scoperta di questi Homunculus, visioni psicofisiche che i due tenteranno di interpretare e analizzare, trovandosi a contatto con gente che li rispecchia in un modo o nell'altro. Susumu comincierà a prendere coscienza del suo potere e vedremo tanti confronti con alcune persone in particolare che condividono qualcosa con lui, scopriremo che gli Homunculus sono molto più di semplici visioni, ma vere e proprie manifestazioni fisiche dei problemi psicologici della gente, che solo il protagonista può risolvere. Dubbi, manie, ossessioni e altro che affliggono quasi ogni persona, e che in qualche modo riguardano anche Susumu, e lui, interpretando queste visioni secondo la sua ottica, scaverà in profondità della gente che verrà a contatto con lui, cercando di liberarla dal suo problema, sempre molto difficile da individuare, indagando a fondo nella loro psiche. Senza dubbio uno dei manga più innovativi di questi anni, una vera e propria opera d'arte, almeno secondo me. Un manga filosofico, azzarderei. Consigliato a chi vuole leggere qualcosa di serio e maturo e per gli amanti dei manga psicologici.
Penso capiti un po' a tutti di sentir tanto parlare di un manga, di esserne incuriositi, di sfogliarlo in fumetteria e di rimetterlo esattamente dov'era con il seguente pensiero: "d'accordo, può restare sullo scaffale". Ecco, per me è stato così con il primo volume di Homunculus. Di punto in bianco, qualche tempo dopo, ho deciso di sfogliare il secondo volume imbattendomi in immagini così strane e intriganti che, incuriosito, ho divorato l'intera serie pagina dopo pagina. Scritto da Hideo Yamamoto, già famoso per Ichi the Killer, a breve edito dalla Planet Manga, Homunculus è un seinen psicologico davvero atipico e visionario.
Protagonista della nostra storia è Susumu Nakoshi, un giovane senza tetto che trascorre le sue giornate a chiacchierare con i barboni di una comunità insediatasi in un parco e a passare la notte nella sua automobile, evidentemente ultimo lascito di una vita completamente diversa. Un giorno si imbatte in Ito, un ragazzo dall'aspetto bizzarro (Yamamoto delinea personaggi dai volti pazzeschi ma comunque credibili) che gli propone di sottoporsi a una trapanazione del cranio sotto pagamento (Nakoshi è sempre al verde). Dopo un rifiuto iniziale, Nakoshi accetta e Ito, spiegandogli che la trapanazione dovrebbe attivare il sesto senso, procede nell'operazione. Apparentemente non è successo nulla e Nakoshi si intasca il denaro, ben soddisfatto. Giunta la sera le cose cambiano drasticamente: Nakoshi si accorge che coprendo il suo occhio destro, e lasciando quindi che a dominare la visione sia il sinistro, le persone attorno a lui assumono fattezze al limite del surrealismo, ognuna con la propria unicità: c'è chi ha un pesce al posto della testa, chi è un albero parlante, chi un robot con la testa di bambino... Una visione scioccante anche per il lettore. Naturalmente Nakoshi chiede spiegazioni a Ito, il quale nasconde qualche torbido segreto, dando inizio a un vero e proprio thriller psicologico incalzante e ricco di colpi di scena fino alla spiazzante conclusione nell'ultimo, corposo volume.
Si potrebbe dire che i personaggi delineati da Yamamoto siano eccessivamente espressivi, quasi alla stregua di maschere deformate e inquietanti, ma ciò è perfettamente in linea con le tematiche psicologiche del racconto e tali maschere umane non cessano mai di sorprendere con i loro vizi, le loro paure, i loro segreti. L'intreccio prevede diversi casi autoconclusivi, almeno nella prima metà del manga, che però in realtà sono tasselli fondamentali per il prosieguo della storia e l'approfondimento di Nakoshi, un protagonista davvero fuori dal comune e con notevoli problemi psicologici, tra l'altro resi su carta con grande abilità (ci si chiede, man mano che si legge, se non sia semplicemente un folle). Ma anche Ito e gli altri comprimari mi hanno lasciato un ricordo indelebile, tanto sono stati caratterizzati a dovere. In definitiva, mi sento di consigliare Homunculus a chi ha uno stomaco forte (alcune immagini sono davvero disturbanti) e vuole arrovellarsi il cervello con un thriller visivamente accattivante, dall'intreccio originale e ben congegnato. E pensare che l'avevo snobbato... Per nulla pentito di avergli dato una seconda possibilità.
Protagonista della nostra storia è Susumu Nakoshi, un giovane senza tetto che trascorre le sue giornate a chiacchierare con i barboni di una comunità insediatasi in un parco e a passare la notte nella sua automobile, evidentemente ultimo lascito di una vita completamente diversa. Un giorno si imbatte in Ito, un ragazzo dall'aspetto bizzarro (Yamamoto delinea personaggi dai volti pazzeschi ma comunque credibili) che gli propone di sottoporsi a una trapanazione del cranio sotto pagamento (Nakoshi è sempre al verde). Dopo un rifiuto iniziale, Nakoshi accetta e Ito, spiegandogli che la trapanazione dovrebbe attivare il sesto senso, procede nell'operazione. Apparentemente non è successo nulla e Nakoshi si intasca il denaro, ben soddisfatto. Giunta la sera le cose cambiano drasticamente: Nakoshi si accorge che coprendo il suo occhio destro, e lasciando quindi che a dominare la visione sia il sinistro, le persone attorno a lui assumono fattezze al limite del surrealismo, ognuna con la propria unicità: c'è chi ha un pesce al posto della testa, chi è un albero parlante, chi un robot con la testa di bambino... Una visione scioccante anche per il lettore. Naturalmente Nakoshi chiede spiegazioni a Ito, il quale nasconde qualche torbido segreto, dando inizio a un vero e proprio thriller psicologico incalzante e ricco di colpi di scena fino alla spiazzante conclusione nell'ultimo, corposo volume.
Si potrebbe dire che i personaggi delineati da Yamamoto siano eccessivamente espressivi, quasi alla stregua di maschere deformate e inquietanti, ma ciò è perfettamente in linea con le tematiche psicologiche del racconto e tali maschere umane non cessano mai di sorprendere con i loro vizi, le loro paure, i loro segreti. L'intreccio prevede diversi casi autoconclusivi, almeno nella prima metà del manga, che però in realtà sono tasselli fondamentali per il prosieguo della storia e l'approfondimento di Nakoshi, un protagonista davvero fuori dal comune e con notevoli problemi psicologici, tra l'altro resi su carta con grande abilità (ci si chiede, man mano che si legge, se non sia semplicemente un folle). Ma anche Ito e gli altri comprimari mi hanno lasciato un ricordo indelebile, tanto sono stati caratterizzati a dovere. In definitiva, mi sento di consigliare Homunculus a chi ha uno stomaco forte (alcune immagini sono davvero disturbanti) e vuole arrovellarsi il cervello con un thriller visivamente accattivante, dall'intreccio originale e ben congegnato. E pensare che l'avevo snobbato... Per nulla pentito di avergli dato una seconda possibilità.
Mai letto un'opera con così tante sfaccettature variegate e con una così approfondita introspezione psicologica. E' un'ardua impresa recensire un'opera di così difficile comprensione, che in pratica lascia insegnamenti, sensazioni e soprattutto comprensione generale della storia diversi da persona a persona. Grande merito va dato al genio di Hideo Yamamoto, capace di creare un enorme moltitudine di dubbi al lettore che sembrano venire inizialmente svelati, ma il più delle volte si finisce con un'ulteriore spiegazione che cambia la soluzione a ogni piccolo e indispensabile tassello della storia. Nulla è improvvisato, ogni piccolo dettaglio dei primi volumi finirà con l'avere delle conseguenze e delle spiegazioni fino all'ultimo spettacolare volume: un pregio di quest'opera infatti è anche il finale, sorprendente, spaventosamente crudele come tutto il resto dell'opera, insolito si può dire (non per Hideo Yamamoto in effetti, avendo letto anche Ichi The Killer). Va dato merito all'autore per essere riuscito a creare una storia così complicata e piena di significato che riesce a tenere incollato il lettore nonostante la totale mancanza di azione, "combattimenti" vari e soprattutto personaggi che possano essere considerati "eroi".
Una piccola pecca la trovo nel volume 7 dove per quasi la totalità dei capitoli ci viene presentato un disegno fatto solo di ombre che, per quanto indispensabile alla scena, risulta altamente fastidioso alla vista e alla lettura, ma è una pecca che personalmente non ritengo in grado di intaccare il voto globale dell'opera, che consiglio a tutti coloro che vogliono un seinen maturo e complesso, capace di far riflettere e sconvolgere il lettore. 9!
Una piccola pecca la trovo nel volume 7 dove per quasi la totalità dei capitoli ci viene presentato un disegno fatto solo di ombre che, per quanto indispensabile alla scena, risulta altamente fastidioso alla vista e alla lettura, ma è una pecca che personalmente non ritengo in grado di intaccare il voto globale dell'opera, che consiglio a tutti coloro che vogliono un seinen maturo e complesso, capace di far riflettere e sconvolgere il lettore. 9!
Se mi chiedessero "quali sono le qualità che fanno di un manga un capolavoro?", beh, credo potrei rispondergli anche con una semplice parola: Homunculus.
L'impressione che ho avuto fin dall'inizio, leggendo questo fumetto, è che non ci sono difetti, da qualsiasi punto lo si guardi è impeccabile, il massimo.
Homunculus è un manga che parla di psicologia in senso stretto, non solo dei protagonisti dell'opera, ma anche di noi. Questo infatti è anche uno dei messaggi che l'autore vuole dare: spesso Nakoshi (il protagonista) imputa problemi psicologici agli altri, ma alla fine si rende conto - con o senza l'aiuto degli altri - che sta imputando gli stessi problemi anche a se stesso. Perchè la vita dopotutto è così: critichi gli altri ma nel frattempo ti stai guardando allo specchio. Almeno per molte persone è così.
E Homunculus nel trattare la psicologia dei personaggi è estremamente geniale, perchè quando vai a pensare "aah ecco dove voleva andare a parare... però, grandiosa questa trovata" l'autore sorprende e zack, ti rigira in un attimo quello che credevi di aver capito, quasi fosse uno schiaffo in faccia. Ed è quasi sempre così. Anche per questo è sublime, perchè non è mai scontato nulla, nulla fa ripensare a ragionamenti pre-impostati o "viaggi mentali" già presenti in altri manga. Psicologia dell'inconscio, questo fumetto vive soprattutto di questo.
Inutile discutere della caratterizzazione dei personaggi, di primissimo livello senz'ombra di dubbio.
Un'altro pregio più unico che raro di Homunculus è che, pur essendo di profondissimo spessore, è altrettanto scorrevole da leggere. Questo è dovuto, oltre alla bravura generale dell'autore di saper catturare l'attenzione, all'assenza di dialoghi inutili e alla presenza di frasi brevi e concise, essenziali. Non ci sono mai parole di troppo, mai viene in mente "uff, quanto parlano però...", e a volte a parlare sono le stesse immagini, gestite con una perfetta regia di inquadrature e disposizione delle tavole; le immagini non sono infatti solo un elemento di contorno, ma spesso bisogna soffermarsi a lungo su di esse per trarre interpretazioni soggettive ma anche oggettive del significato che rivestono per i vari personaggi. Ma la funzione delle immagini non si ferma qui: a volte capita che il protagonista veda una forma particolare, o esprima un determinato atteggiamento difronte a cose che appaiono vane o di importanza sconosciuta; e solo più in là nella storia, si capisce che certe immagini non erano messe lì tanto per fare scena, allungare il brodo o semplicemente caratterizzare meglio l'ambiente, ma avevano un preciso ed importante significato, facendo capire che l'autore aveva tutto in mente fin dal primo volume e nulla (o quasi) è stato improvvisato.
Parlando dei disegni in sè, essi sono impeccabili, maturi, spesso pieni di dettagli, tridimensionali, assolutamente realistici e originali; infatti non c'è nulla nel tratto di Yamamoto che faccia pensare che sia un manga, l'unica cosa che può farlo pensare - di questo fumetto - è il nome dell'autore.
Difetti? A mio avviso non ce ne sono, anzi qui si parla seriamente di uno dei manga migliori di tutti i tempi e non solo.
Non sarebbe troppo azzardato parlare di perfezione, perchè se non qui, quando allora?
L'impressione che ho avuto fin dall'inizio, leggendo questo fumetto, è che non ci sono difetti, da qualsiasi punto lo si guardi è impeccabile, il massimo.
Homunculus è un manga che parla di psicologia in senso stretto, non solo dei protagonisti dell'opera, ma anche di noi. Questo infatti è anche uno dei messaggi che l'autore vuole dare: spesso Nakoshi (il protagonista) imputa problemi psicologici agli altri, ma alla fine si rende conto - con o senza l'aiuto degli altri - che sta imputando gli stessi problemi anche a se stesso. Perchè la vita dopotutto è così: critichi gli altri ma nel frattempo ti stai guardando allo specchio. Almeno per molte persone è così.
E Homunculus nel trattare la psicologia dei personaggi è estremamente geniale, perchè quando vai a pensare "aah ecco dove voleva andare a parare... però, grandiosa questa trovata" l'autore sorprende e zack, ti rigira in un attimo quello che credevi di aver capito, quasi fosse uno schiaffo in faccia. Ed è quasi sempre così. Anche per questo è sublime, perchè non è mai scontato nulla, nulla fa ripensare a ragionamenti pre-impostati o "viaggi mentali" già presenti in altri manga. Psicologia dell'inconscio, questo fumetto vive soprattutto di questo.
Inutile discutere della caratterizzazione dei personaggi, di primissimo livello senz'ombra di dubbio.
Un'altro pregio più unico che raro di Homunculus è che, pur essendo di profondissimo spessore, è altrettanto scorrevole da leggere. Questo è dovuto, oltre alla bravura generale dell'autore di saper catturare l'attenzione, all'assenza di dialoghi inutili e alla presenza di frasi brevi e concise, essenziali. Non ci sono mai parole di troppo, mai viene in mente "uff, quanto parlano però...", e a volte a parlare sono le stesse immagini, gestite con una perfetta regia di inquadrature e disposizione delle tavole; le immagini non sono infatti solo un elemento di contorno, ma spesso bisogna soffermarsi a lungo su di esse per trarre interpretazioni soggettive ma anche oggettive del significato che rivestono per i vari personaggi. Ma la funzione delle immagini non si ferma qui: a volte capita che il protagonista veda una forma particolare, o esprima un determinato atteggiamento difronte a cose che appaiono vane o di importanza sconosciuta; e solo più in là nella storia, si capisce che certe immagini non erano messe lì tanto per fare scena, allungare il brodo o semplicemente caratterizzare meglio l'ambiente, ma avevano un preciso ed importante significato, facendo capire che l'autore aveva tutto in mente fin dal primo volume e nulla (o quasi) è stato improvvisato.
Parlando dei disegni in sè, essi sono impeccabili, maturi, spesso pieni di dettagli, tridimensionali, assolutamente realistici e originali; infatti non c'è nulla nel tratto di Yamamoto che faccia pensare che sia un manga, l'unica cosa che può farlo pensare - di questo fumetto - è il nome dell'autore.
Difetti? A mio avviso non ce ne sono, anzi qui si parla seriamente di uno dei manga migliori di tutti i tempi e non solo.
Non sarebbe troppo azzardato parlare di perfezione, perchè se non qui, quando allora?
Attirato come spesso mi capita dalla copertina minimal bianca che si distingueva tra le tante altre sul bancone della fumetteria e dall'irreperibilità di alcuni numeri arretrati (spesso segno della qualità di un fumetto) mi sono procurato, tra ristampe ed originali, tutti i numeri di Homunculus e li ho letti di seguito nel giro di pochi giorni. Il fumetto, affrontato in questa maniera, mi è tutto sommato piaciuto, nella sua particolarità. L'idea di fondo è decisamente originale, anche se di personaggi che hanno dei poteri in uno dei due occhi, riflettendoci un attimo, me ne vengono in mente almeno altri due, seppur creati dopo Susumu Nakoshi (Yakumo di Psychic Detective Yacumo e Connie Raven di Peace Maker), ma chissà quanti altri ce ne sono. Gli Homunculus, però, esprimono qualcosa di particolare e la storia, grazie a pochi baloons e a vignette di ampio respiro, scorre rapidamente agli occhi del lettore che, come me, non si sofferma a lungo a guardare i dettagli dei disegni. Il finale è ben fatto ed esaustivo, non lasciando gran spazio all'immaginazione del lettore e dando la sensazione che la storia non sia stata conclusa in fretta e furia. Passati alcuni giorni dalla lettura, però, mi rendo conto che Homunculus non mi è rimasto impresso, quasi non ricordo più la storia ed i nomi dei protagonisti mi sono sfuggiti, laddove a distanza di anni ricordo ancora i nomi del quintetto base di Slam Dunk dopo una sola lettura. Di homunculus, ovvero le rappresentazioni grafiche allegoriche delle debolezze dell'animo umano che il protagonista riesce a vedere con l'occhio sinistro, l'autore ne disegna molti, ma dedica tempo a spiegare bene il significato di giusto un paio di questi, mentre gli altri finiscono talvolta per apparire come un puro esercizio di fantasia, non finalizzato allo sviluppo della storia. I disegni sono gradevoli, ma non mozzafiato e mi rendo conto che se avessi acquistato Homunculus numero per numero mentre usciva in fumetteria, non avrei atteso con ansia il volumetto successivo. Ogni manga, del resto, credo si goda al meglio se letto tutto d'un fiato e Homunculus nel mio caso, ha avuto questo vantaggio. Quando una serie è conclusa è possibile dare un giudizio a freddo obiettivo sull'opera e di Homunculus voglio premiare la storia adulta e ricercata, ma non è un titolo che penso rileggerò in futuro e nemmeno un titolo che mi viene voglia di risfogliare a distanza di un solo mese dalla sua lettura. Credo che un 7 possa essere il voto giusto per questo fumetto. Consigliato, a parer, mio, a chi apprezza le storie adulte, di nicchia e che fanno riflettere. Noioso per un appassionato di manga mainstream.
Difficile recensire Homunculus, perché si finirebbe, anzi, si finirà, col dare la propria opinione relativamente all'interpretazione personale dell'opera, più che relativamente all'opera stessa.
Homunculus è un seinen, uno dei più complessi e profondi che abbia mai letto. Non innovativo, questo no, perché il concetto e la critica di fondo non ha il copyright di Yamamoto, ma artistico e psicologico sì, indubbiamente.
Vivere nel XXI secolo significa per tutti avere a che fare giorno dopo giorno col consumismo di matrice capitalistica, con la massificazione, con il conformismo belante, con i sottoconformismi ugualmente belanti, con il diffondersi, come virus, di ideologie che tendono a supportare tutto ciò, ad eliminare, ad emarginare, fino ad illegalizzare chi lotta contro tutto ciò. C'è chi si accorge di questo, c'è chi non se ne accorge, chi semplicemente lo vive come necessità (in senso filosofico, ossia la impossibilità di un qualcosa ad esser differente da com'è), chi lo sopporta e chi non riesce ad andare avanti.
Cosa fare se non si è accettati dal gregge, se non trasformarsi in modo tale da creare una forma standardizzata e celare la propria sostanza? Questo fa il protagonista, Nakoshi, che da uomo d'affari diviene un clochard, un barbone, dicendolo in modo politicamente scorretto, e ritornando al suo Io precedente. Questa vita monotona e grigia che affligge Nakoshi sia nella povertà che nella ricchezza viene spazzata via dalla possibilità di osservare sé stesso negli altri sotto forma di creature o raffigurazioni più o meno comprensibili. D'altronde parliamo di psicologia, di subconscio e la coscienza con cui osserviamo gli avvenimenti non riuscirà, comunque sia, a comprendere il 100% della simbologia che cerca di proporre Yamamoto.
L'homunculus, ossia ciò che il protagonista riesce a vedere, è la rappresentazione dell'oggetto della vista o del soggetto, di colui che vede?
Attorno a questa domanda ruotano i 15 volumi, che volan via veloci come una nuvola all'orizzonte.
Narrativamente le vicende sono lentissime: all'8° volume son passati ancora soli sette giorni. Yamamoto adopera centinaia di vignette per descrivere le bocche, gli occhi, le rughe dei personaggi, per far sì che il lettore comprenda osservandoli, comprenda cosa dicono, cosa celano. Ovviamente come controindicazione di ciò si ha un aumento spropositato di pagine con un corrispondente lieve e lento proseguimento della trama, ma questo non va visto come un difetto, è tutto propriamente parte di Homunculus.
Il finale è perfetto, riesce a mantenere quell'andamento narrativo che viene mantenuto per tutta l'opera. Le vicende finali, che presupponevano un'happy ending, si tramutano, invece, in un coacervo di simboli, quasi fino alla maniacalità, alla pazzia. Ho le mie idee relativamente a cosa significhi cosa, ma non è questo il luogo in cui parlarne.
Ho gradito ugualmente molto i disegni e la capacità di Yamamoto di diversificare i volti, di narrare con le espressioni facciali. L'edizione della Panini è semi-decente: a parte errori assurdi, come sulla copertina di alcuni volumi della ristampa la presenza della frase "L?occhio dell?anima" con i ? al posto degli ', la carta è la solita ed a volte appare un po' troppo scuro rispetto all'originale.
In sostanza Homunculus è indubbiamente uno dei manga più sottovalutati, meno conosciuti, ma uno dei migliori che abbia mai letto e mai leggerò.
C'è da dire che è anche sconsigliato a chi necessita di azione, qui totalmente assente, o comunque sia un andamento veloce delle vicende, sconsigliato a chi si impressiona, a chi odia riferimenti sessuali espliciti, a chi vuole continuare a vivere nel proprio mondo piccolo-borghese, circondato da materia e oggetti.
Habere, non haberi.
Homunculus è un seinen, uno dei più complessi e profondi che abbia mai letto. Non innovativo, questo no, perché il concetto e la critica di fondo non ha il copyright di Yamamoto, ma artistico e psicologico sì, indubbiamente.
Vivere nel XXI secolo significa per tutti avere a che fare giorno dopo giorno col consumismo di matrice capitalistica, con la massificazione, con il conformismo belante, con i sottoconformismi ugualmente belanti, con il diffondersi, come virus, di ideologie che tendono a supportare tutto ciò, ad eliminare, ad emarginare, fino ad illegalizzare chi lotta contro tutto ciò. C'è chi si accorge di questo, c'è chi non se ne accorge, chi semplicemente lo vive come necessità (in senso filosofico, ossia la impossibilità di un qualcosa ad esser differente da com'è), chi lo sopporta e chi non riesce ad andare avanti.
Cosa fare se non si è accettati dal gregge, se non trasformarsi in modo tale da creare una forma standardizzata e celare la propria sostanza? Questo fa il protagonista, Nakoshi, che da uomo d'affari diviene un clochard, un barbone, dicendolo in modo politicamente scorretto, e ritornando al suo Io precedente. Questa vita monotona e grigia che affligge Nakoshi sia nella povertà che nella ricchezza viene spazzata via dalla possibilità di osservare sé stesso negli altri sotto forma di creature o raffigurazioni più o meno comprensibili. D'altronde parliamo di psicologia, di subconscio e la coscienza con cui osserviamo gli avvenimenti non riuscirà, comunque sia, a comprendere il 100% della simbologia che cerca di proporre Yamamoto.
L'homunculus, ossia ciò che il protagonista riesce a vedere, è la rappresentazione dell'oggetto della vista o del soggetto, di colui che vede?
Attorno a questa domanda ruotano i 15 volumi, che volan via veloci come una nuvola all'orizzonte.
Narrativamente le vicende sono lentissime: all'8° volume son passati ancora soli sette giorni. Yamamoto adopera centinaia di vignette per descrivere le bocche, gli occhi, le rughe dei personaggi, per far sì che il lettore comprenda osservandoli, comprenda cosa dicono, cosa celano. Ovviamente come controindicazione di ciò si ha un aumento spropositato di pagine con un corrispondente lieve e lento proseguimento della trama, ma questo non va visto come un difetto, è tutto propriamente parte di Homunculus.
Il finale è perfetto, riesce a mantenere quell'andamento narrativo che viene mantenuto per tutta l'opera. Le vicende finali, che presupponevano un'happy ending, si tramutano, invece, in un coacervo di simboli, quasi fino alla maniacalità, alla pazzia. Ho le mie idee relativamente a cosa significhi cosa, ma non è questo il luogo in cui parlarne.
Ho gradito ugualmente molto i disegni e la capacità di Yamamoto di diversificare i volti, di narrare con le espressioni facciali. L'edizione della Panini è semi-decente: a parte errori assurdi, come sulla copertina di alcuni volumi della ristampa la presenza della frase "L?occhio dell?anima" con i ? al posto degli ', la carta è la solita ed a volte appare un po' troppo scuro rispetto all'originale.
In sostanza Homunculus è indubbiamente uno dei manga più sottovalutati, meno conosciuti, ma uno dei migliori che abbia mai letto e mai leggerò.
C'è da dire che è anche sconsigliato a chi necessita di azione, qui totalmente assente, o comunque sia un andamento veloce delle vicende, sconsigliato a chi si impressiona, a chi odia riferimenti sessuali espliciti, a chi vuole continuare a vivere nel proprio mondo piccolo-borghese, circondato da materia e oggetti.
Habere, non haberi.
Hideo Yamamoto con questo manga si dimostra un grande mangaka. Leggendo quest'opera mi sono chiesto più volte: "Come cavolo è possibile che un manga con una storia completamente priva di azione, con così pochi personaggi, con una trama così semplice da seguire in cui non è presente quasi nessun mistero, che non ha nessuna scena comica, possa prendermi così tanto?"
Homunculus ha una trama davvero semplice, con pochi personaggi, senza azione, senza misteri, senza comicità e senza sessualità, ma completamente innovativa e originale. Questo è sicuramente il manga psicologico per eccellenza. Tutti e 15 i volumi ruotano attorno alla condizione umana, all'immagine che mostriamo di noi stessi alla società, ai traumi che ci condizionano la vita, alle dipendenze che ci rovinano e alle paure che abbiamo nei confronti della verità su noi stessi. Quest'opera è davvero qualcosa che si distingue dalla massa di manga per ragazzi e per adulti. Strano ma bello. Semplice ma molto coinvolgente.
Il disegno poi è un ingrediente in più che porta all'opera d'arte. Un disegno molto cupo, molto introspettivo. Riesce sempre a rappresentare le emozioni del protagonista, le sue preoccupazione, le sue intenzioni. Si sofferma sui suoi tic, sulle sue azioni ed espressioni. Un disegno ricco di dettagli dove è necessario. Un disegno perfetto per questo genere di manga e di storia.
Uno dei manga migliori degli ultimi anni da acquistare assolutamente. Un must per tutti.
Homunculus ha una trama davvero semplice, con pochi personaggi, senza azione, senza misteri, senza comicità e senza sessualità, ma completamente innovativa e originale. Questo è sicuramente il manga psicologico per eccellenza. Tutti e 15 i volumi ruotano attorno alla condizione umana, all'immagine che mostriamo di noi stessi alla società, ai traumi che ci condizionano la vita, alle dipendenze che ci rovinano e alle paure che abbiamo nei confronti della verità su noi stessi. Quest'opera è davvero qualcosa che si distingue dalla massa di manga per ragazzi e per adulti. Strano ma bello. Semplice ma molto coinvolgente.
Il disegno poi è un ingrediente in più che porta all'opera d'arte. Un disegno molto cupo, molto introspettivo. Riesce sempre a rappresentare le emozioni del protagonista, le sue preoccupazione, le sue intenzioni. Si sofferma sui suoi tic, sulle sue azioni ed espressioni. Un disegno ricco di dettagli dove è necessario. Un disegno perfetto per questo genere di manga e di storia.
Uno dei manga migliori degli ultimi anni da acquistare assolutamente. Un must per tutti.
Homunculus è un seinen scritto e disegnato da Hideo Yamamoto, pubblicato dalla Planet Manga attualmente conta 12 volumi, terminerà con il 15esimo volume.
La trama tratta di Susumu Nakoshi, 34 anni, che vive come un senzatetto. In realtà, prima di vagabondare insieme alla sua macchina, era un uomo di affari circondato da belle donne e denaro ma, per scelta personale, si catapulta nel mondo opposto unendosi a dei vagabondi che vivono in un parco pubblico.
Durante una notte mentre Susumu dorme nella sua auto gli si avvicina un uomo: Manabu Ito di 32 anni, laureando in medicina. Il ragazzo gli propone di sottoporsi alla trapanazione del cranio, cioè di creare un piccolo foro di 3 m sulla fronte dell'uomo con l’intento di fargli sviluppare il sesto senso. Susumu accetta l’intervento, anche perché avrebbe ricevuto in cambio dei soldi, 700000 yen.
Effettuata la trapanazione dopo un po’ si manifesterà in Nakoshi una strana capacità: quella di vedere, chiudendo l'occhio destro, gli “homunculus”, cioè strani mostri che rappresenterebbero il vero “io” delle persone.
Grazie a questa capacità Susumu riesce a guarire uno yazuka e una baby prostituta attraverso i quali, riuscirà a tirare fuori dal cassetto dei ricordi alcune paure. Così Nakoshi scopre che gli homunculus che vede sono tutte le paure che vivono in se stesso.
Così la sua vicenda si trasforma in un viaggio di ricerca di se stesso, imparando a conoscersi meglio attraverso gli altri.
10 alla storia, davvero innovativa e irresistibile, una delle migliori che sia state mai scritte a mio parere, una pietra miliare.
10 ai disegni. Hideo è il mio disegnatore preferito: ambientazioni molto particolareggiate, per non parlare dei personaggi, che sono ancora meglio.
9 alle copertine davvero uniche, con il contrasto tra bianco e nero.
8 all'edizione Planet, davvero niente male sono soddisfatto.
Voto globale: 9,5. Consiglio questo manga a tutti, anche se ormai molti volumi sono davvero introvabili. Davvero una pietra miliare nella storia dei manga a mio parere.
La trama tratta di Susumu Nakoshi, 34 anni, che vive come un senzatetto. In realtà, prima di vagabondare insieme alla sua macchina, era un uomo di affari circondato da belle donne e denaro ma, per scelta personale, si catapulta nel mondo opposto unendosi a dei vagabondi che vivono in un parco pubblico.
Durante una notte mentre Susumu dorme nella sua auto gli si avvicina un uomo: Manabu Ito di 32 anni, laureando in medicina. Il ragazzo gli propone di sottoporsi alla trapanazione del cranio, cioè di creare un piccolo foro di 3 m sulla fronte dell'uomo con l’intento di fargli sviluppare il sesto senso. Susumu accetta l’intervento, anche perché avrebbe ricevuto in cambio dei soldi, 700000 yen.
Effettuata la trapanazione dopo un po’ si manifesterà in Nakoshi una strana capacità: quella di vedere, chiudendo l'occhio destro, gli “homunculus”, cioè strani mostri che rappresenterebbero il vero “io” delle persone.
Grazie a questa capacità Susumu riesce a guarire uno yazuka e una baby prostituta attraverso i quali, riuscirà a tirare fuori dal cassetto dei ricordi alcune paure. Così Nakoshi scopre che gli homunculus che vede sono tutte le paure che vivono in se stesso.
Così la sua vicenda si trasforma in un viaggio di ricerca di se stesso, imparando a conoscersi meglio attraverso gli altri.
10 alla storia, davvero innovativa e irresistibile, una delle migliori che sia state mai scritte a mio parere, una pietra miliare.
10 ai disegni. Hideo è il mio disegnatore preferito: ambientazioni molto particolareggiate, per non parlare dei personaggi, che sono ancora meglio.
9 alle copertine davvero uniche, con il contrasto tra bianco e nero.
8 all'edizione Planet, davvero niente male sono soddisfatto.
Voto globale: 9,5. Consiglio questo manga a tutti, anche se ormai molti volumi sono davvero introvabili. Davvero una pietra miliare nella storia dei manga a mio parere.
Non so dove iniziare a parlare di questo bellissimo manga, anche se dire bellissimo è dire poco, o per meglio dire non è l'aggettivo giusto per Homunculus. Continuo dicendo che prima di comprarlo cartaceo ho scaricato le scan da internet, non appena finito sono corso in fumetteria a comprarli tutti e 11 il prima possibile, non mi era mai successo di comprare un'intera serie in due giorni ossessionato, che qualcuno comprasse gli albi in esposizione al posto mio.
Premetto che in questo manga non troverete né eroi né censure, per chi vuole vedere combattimenti o storie amorose è assolutamente sconsigliato, mentre per chi vuole una storia fuori dal comune, che resti in testa e che faccia pensare è quello giusto da aggiungere alla propria collezione. Questo manga ruota interamente su metafore simboliche che solo una lettura attenta e intelligente può capire. Il protagonista di questa storia è una persona che non si vuole categorizzare né come senzatetto né come uomo benestante, è solo una persona che vive in una strada tra un edificio di ricchi e un parco di barboni con la sua macchina, finché non viene uno strano tipo che gli propone un intervento che cambierà la sua vita. Man mano questo bellissimo manga si svilupperà diventando un capolavoro "per pochi".
I disegni sono semplici, puliti ma perfetti per il tipo di storia, pochi dialoghi ma tante immagini che vi faranno immergere in un mondo da cui non vorreste più uscire, leggetelo assolutamente, certe opere non possono rimanere sconosciute, tutti gli altri lavori dell'autore Hideo Yamamoto infatti in Italia non sono state né tradotte da gruppi di scans né da qualche casa produttrice italiana, e non perché siano brutte opere, ma perché i lettori italiani sono abituati a leggere cosi tanti manga di m***a che se gli editori portassero opere cosi profonde guadagnerebbero troppo poco per colpa nostra, che non prendiamo neanche in considerazione di comprare qualcosa di "alternativo".
Premetto che in questo manga non troverete né eroi né censure, per chi vuole vedere combattimenti o storie amorose è assolutamente sconsigliato, mentre per chi vuole una storia fuori dal comune, che resti in testa e che faccia pensare è quello giusto da aggiungere alla propria collezione. Questo manga ruota interamente su metafore simboliche che solo una lettura attenta e intelligente può capire. Il protagonista di questa storia è una persona che non si vuole categorizzare né come senzatetto né come uomo benestante, è solo una persona che vive in una strada tra un edificio di ricchi e un parco di barboni con la sua macchina, finché non viene uno strano tipo che gli propone un intervento che cambierà la sua vita. Man mano questo bellissimo manga si svilupperà diventando un capolavoro "per pochi".
I disegni sono semplici, puliti ma perfetti per il tipo di storia, pochi dialoghi ma tante immagini che vi faranno immergere in un mondo da cui non vorreste più uscire, leggetelo assolutamente, certe opere non possono rimanere sconosciute, tutti gli altri lavori dell'autore Hideo Yamamoto infatti in Italia non sono state né tradotte da gruppi di scans né da qualche casa produttrice italiana, e non perché siano brutte opere, ma perché i lettori italiani sono abituati a leggere cosi tanti manga di m***a che se gli editori portassero opere cosi profonde guadagnerebbero troppo poco per colpa nostra, che non prendiamo neanche in considerazione di comprare qualcosa di "alternativo".
Insolito. È con questo termine che voglio iniziare la recensione di questo capolavoro di Hideo Yamamoto. Per la precisione stiamo parlando di Homunculus. Prima però spendiamo qualche parola su questo autore; Yamamoto ha sempre realizzato manga di un certo spessore ma anche di una certa complessità psicologica. Tra le sue opere precedenti ricordiamo il suo primo One Shot (volume unico) di nome Sheep (pecora), poi Nozokiya (spioni a pagamento), Shin Nozokiya (il nuovo spioni a pagamento), Ichi the
killer (Ichi, che vuol dire tra l'altro numero 1, il killer, il quale nel 2001 viene trasposto in film) ed infine la sua opera più recente Homunculus, che vede iniziare la sua serializzazione nel 2003 presso l'editore Shogakukan. Ultimamente Yamamoto ha dichiarato che il manga avrà il suo epilogo nel 2010.
La trama non sembra essere ben delineata e diamocelo pure, i primi due volumi non sono entusiasmanti. La storia gira attorno ad un uomo di trentaquattro anni chiamato Susumu Nakoshi, il quale al momento vive in miseria per sua scelta poiché è alla ricerca del suo io. L'evento chiave che smuove la trama è l'intervento di un giovane laureando in medicina figlio a sua volte di un dottore, che propone al nostro protagonista, previo pagamento, una insolita operazione chirurgica: la Trapanazione. Quest'ultima consiste nell'effettuare un foro nel cranio al fine di risvegliare alcune capacità assopite dell'uomo. Inizia qui il profondo viaggio all'interno dell'animo dell'uomo. La trama fortunatamente non cade mai nel banale. Come avrete notato da questa breve trama questo manga NON è uno dei soliti manga e soprattutto i suoi protagonisti non diventeranno i vostri EROI,(citando una frase dell'introduzione del primo volume). È qualcosa di molto molto particolare e profondo, che vi coinvolgerà fino a farvi provare le medesime sensazioni provate dal protagonista.
Passiamo ora ad una attenta analisi del disegno e del tratto. Possiamo dire, tanto per cominciare, che è molto molto realistico il disegno di questo autore. È da precisare però che è la prima opera che presenta un tratto così particolareggiato e curato. Chara oltre che realistico molto originale, pulito e definito. Abbondante presenza di tratteggio misto ad una attenta scelta di retini. Questa scelta fa si che i paesaggi, gli sfondi e tutto quello che circonda le persone all'interno della vignetta, renda tutto molto realistico a un livelli altissimi. Per questi motivi magari qualcuno potrebbe dire che questo autore ha qualcosa di Inoue (autore di Vagabond e Slam Dunk): impossibile dargli torto, poiché il nostro autore in questione è stato suo assistente. Tornando all'analisi del disegno, degno di nota anche l'uso preciso delle prospettive. Ovviamente il disegno migliora, se pur lievemente, con l'andare avanti dei volumi.
Commentiamo adesso invece l'edizione italiana: l'albo si presenta con una sovracoperta, formato 13x18 (un po' più grande quindi rispetto a quello standard della Panini), buona cosa devo dire, dato che permette di gustarsi al meglio le tavole. Ora iniziano le note dolenti: cari lettori, non lasciatevi ingannare dallo spessore poiché la carta è di bassa qualità; tendente troppo al giallognolo tra l'altro, molto ruvida e forse un po' troppo trasparente; a parte il primo volume, che è composto da 250 pagine circa (tutte bianco e nero), dal due in poi variano dalle 180 alle 200, proprio come un normalissimo albo standard della Panini. Per il resto un voto sufficiente per la qualità della stampa e dell'impaginazione. Rilegatura ovviamente a brossura. Dialoghi semplici e comprensibili, alla portata di tutti insomma. Per quanto concerne il prezzo dal primo al sesto volume costava 4€ e diciamo che tutto sommato erano spendibili con questa edizione (anche se solo l'opera in se ne vale molti di più); dal settimo in poi costa 4,90 €, un rialzo ovviamente inspiegato dato che pregi e difetti rimangono invariati. Ma cosa ci volete fare, non è la prima volta che vedo queste cose dalla Panini e non sarà l'ultima di certo. Ultima nota concernente l'edizione, è la frequenza con la quale viene rilasciata ogni uscita, decisamente lenta ma è anche vero che ormai i volumi italiani andavano a pari passi con quelli giapponesi, pertanto avendo una uscita all'anno in Patria qui non poteva essere che lo stesso; tuttavia devo fare un'osservazione, o meglio, ribadisco il fatto che in Giappone sono già arrivati all'undicesimo volume e noi italiani siamo fermi al nono da dicembre 2008. Spero che la Panini si decida a stampare i restanti volumi senza ulteriori sovrapprezzi.
Per concludere consiglio vivamente questo fumetto a chi non ama particolarmente gli ordinari fumetti con azione a tutto spiano e violenza, o anche a chi piace il genere psicologico o a chiunque voglia avventurarsi in una lettura di un certo spessore. Un MUST per ogni collezionista di manga.
Giudizio globale: 9.
killer (Ichi, che vuol dire tra l'altro numero 1, il killer, il quale nel 2001 viene trasposto in film) ed infine la sua opera più recente Homunculus, che vede iniziare la sua serializzazione nel 2003 presso l'editore Shogakukan. Ultimamente Yamamoto ha dichiarato che il manga avrà il suo epilogo nel 2010.
La trama non sembra essere ben delineata e diamocelo pure, i primi due volumi non sono entusiasmanti. La storia gira attorno ad un uomo di trentaquattro anni chiamato Susumu Nakoshi, il quale al momento vive in miseria per sua scelta poiché è alla ricerca del suo io. L'evento chiave che smuove la trama è l'intervento di un giovane laureando in medicina figlio a sua volte di un dottore, che propone al nostro protagonista, previo pagamento, una insolita operazione chirurgica: la Trapanazione. Quest'ultima consiste nell'effettuare un foro nel cranio al fine di risvegliare alcune capacità assopite dell'uomo. Inizia qui il profondo viaggio all'interno dell'animo dell'uomo. La trama fortunatamente non cade mai nel banale. Come avrete notato da questa breve trama questo manga NON è uno dei soliti manga e soprattutto i suoi protagonisti non diventeranno i vostri EROI,(citando una frase dell'introduzione del primo volume). È qualcosa di molto molto particolare e profondo, che vi coinvolgerà fino a farvi provare le medesime sensazioni provate dal protagonista.
Passiamo ora ad una attenta analisi del disegno e del tratto. Possiamo dire, tanto per cominciare, che è molto molto realistico il disegno di questo autore. È da precisare però che è la prima opera che presenta un tratto così particolareggiato e curato. Chara oltre che realistico molto originale, pulito e definito. Abbondante presenza di tratteggio misto ad una attenta scelta di retini. Questa scelta fa si che i paesaggi, gli sfondi e tutto quello che circonda le persone all'interno della vignetta, renda tutto molto realistico a un livelli altissimi. Per questi motivi magari qualcuno potrebbe dire che questo autore ha qualcosa di Inoue (autore di Vagabond e Slam Dunk): impossibile dargli torto, poiché il nostro autore in questione è stato suo assistente. Tornando all'analisi del disegno, degno di nota anche l'uso preciso delle prospettive. Ovviamente il disegno migliora, se pur lievemente, con l'andare avanti dei volumi.
Commentiamo adesso invece l'edizione italiana: l'albo si presenta con una sovracoperta, formato 13x18 (un po' più grande quindi rispetto a quello standard della Panini), buona cosa devo dire, dato che permette di gustarsi al meglio le tavole. Ora iniziano le note dolenti: cari lettori, non lasciatevi ingannare dallo spessore poiché la carta è di bassa qualità; tendente troppo al giallognolo tra l'altro, molto ruvida e forse un po' troppo trasparente; a parte il primo volume, che è composto da 250 pagine circa (tutte bianco e nero), dal due in poi variano dalle 180 alle 200, proprio come un normalissimo albo standard della Panini. Per il resto un voto sufficiente per la qualità della stampa e dell'impaginazione. Rilegatura ovviamente a brossura. Dialoghi semplici e comprensibili, alla portata di tutti insomma. Per quanto concerne il prezzo dal primo al sesto volume costava 4€ e diciamo che tutto sommato erano spendibili con questa edizione (anche se solo l'opera in se ne vale molti di più); dal settimo in poi costa 4,90 €, un rialzo ovviamente inspiegato dato che pregi e difetti rimangono invariati. Ma cosa ci volete fare, non è la prima volta che vedo queste cose dalla Panini e non sarà l'ultima di certo. Ultima nota concernente l'edizione, è la frequenza con la quale viene rilasciata ogni uscita, decisamente lenta ma è anche vero che ormai i volumi italiani andavano a pari passi con quelli giapponesi, pertanto avendo una uscita all'anno in Patria qui non poteva essere che lo stesso; tuttavia devo fare un'osservazione, o meglio, ribadisco il fatto che in Giappone sono già arrivati all'undicesimo volume e noi italiani siamo fermi al nono da dicembre 2008. Spero che la Panini si decida a stampare i restanti volumi senza ulteriori sovrapprezzi.
Per concludere consiglio vivamente questo fumetto a chi non ama particolarmente gli ordinari fumetti con azione a tutto spiano e violenza, o anche a chi piace il genere psicologico o a chiunque voglia avventurarsi in una lettura di un certo spessore. Un MUST per ogni collezionista di manga.
Giudizio globale: 9.
Per chi cerca un seinen intrigante, innovativo e diverso, Homunculus è la scelta appropriata.
Il protagonista Susumi, ex-assicuratore, ora senzatetto, viene convinto da un giovane studente di medicina a sottoporsi ad un intervento sperimentale in cambio di una ingente somma di denaro. Susumi accetta in quanto gli hanno appena sequestrato l'auto, la sua unica dimora e bene personale.
L'intervento consta nel praticare un foro nel cranio per verificare le ipotesi dello studente di medicina: praticando un foro nel cranio, il soggetto del test sarà in grado di intravedere i sentimenti e le pulsioni delle gente che lo circonda, una sorta di sesto senso potenziato.
Susumi, successivamente all'intervento inizierà a vedere strani "homunculus", ovvero la rappresentazione visiva delle paure, delle emozioni, dei segreti più reconditi dell'animo della persona osservata. L'homunculus è una sorta di armatura creata dall'inconscio, serve a schermarsi dagli sguardi altri, si riprende in un certo qual senso il concetto Pirandelliano della "maschera".
Susumi è quindi in grado non solo di vedere questi homunculus, ma anche di carpirne l'origine e le motivazioni.
Il manga è ben strutturato, sia a livello di trama, che mai scade nel banale, sia nel tratto del disegno, molto pulito e preciso.
L'edizione italiana purtroppo, senza nessuna colpa, risente della lentezza delle pubblicazioni giapponesi, in quanto questo manga ha già avuto una storia abbastanza travagliata fin dal suo inizio. Ciò però non sminuisce l'opera in sé che rimane di altissimo livello.
Sperando in un finale ancor più degno del suo svolgimento, attribuisco un 9 a questo manga.
Il protagonista Susumi, ex-assicuratore, ora senzatetto, viene convinto da un giovane studente di medicina a sottoporsi ad un intervento sperimentale in cambio di una ingente somma di denaro. Susumi accetta in quanto gli hanno appena sequestrato l'auto, la sua unica dimora e bene personale.
L'intervento consta nel praticare un foro nel cranio per verificare le ipotesi dello studente di medicina: praticando un foro nel cranio, il soggetto del test sarà in grado di intravedere i sentimenti e le pulsioni delle gente che lo circonda, una sorta di sesto senso potenziato.
Susumi, successivamente all'intervento inizierà a vedere strani "homunculus", ovvero la rappresentazione visiva delle paure, delle emozioni, dei segreti più reconditi dell'animo della persona osservata. L'homunculus è una sorta di armatura creata dall'inconscio, serve a schermarsi dagli sguardi altri, si riprende in un certo qual senso il concetto Pirandelliano della "maschera".
Susumi è quindi in grado non solo di vedere questi homunculus, ma anche di carpirne l'origine e le motivazioni.
Il manga è ben strutturato, sia a livello di trama, che mai scade nel banale, sia nel tratto del disegno, molto pulito e preciso.
L'edizione italiana purtroppo, senza nessuna colpa, risente della lentezza delle pubblicazioni giapponesi, in quanto questo manga ha già avuto una storia abbastanza travagliata fin dal suo inizio. Ciò però non sminuisce l'opera in sé che rimane di altissimo livello.
Sperando in un finale ancor più degno del suo svolgimento, attribuisco un 9 a questo manga.
Cos'è importante nella vita?
Il lavoro?
L'auto che possiedi?
I soldi?
Combattere le tue paure?
Un uomo che aveva tutto, ma ora si ritrova senza nulla. Per soldi, accetta un piccolo intervento di un giovane studioso. Con quei soldi potrà riavere la sua auto che era l'ultima cosa che gli era rimasta visto che vive come un barbone.
L'intervento riesce e da qui il manga diventa ancora di più psicologico e la storia attira sempre più.
Non do un voto altissimo poichè gli ultimi numeri mi è scaduto un po', ma sto aspettando il continuo vista la sua irregolarità nelle uscite uscita.
Consiglio questo manga a chi vuole qualcosa di diverso.
Il lavoro?
L'auto che possiedi?
I soldi?
Combattere le tue paure?
Un uomo che aveva tutto, ma ora si ritrova senza nulla. Per soldi, accetta un piccolo intervento di un giovane studioso. Con quei soldi potrà riavere la sua auto che era l'ultima cosa che gli era rimasta visto che vive come un barbone.
L'intervento riesce e da qui il manga diventa ancora di più psicologico e la storia attira sempre più.
Non do un voto altissimo poichè gli ultimi numeri mi è scaduto un po', ma sto aspettando il continuo vista la sua irregolarità nelle uscite uscita.
Consiglio questo manga a chi vuole qualcosa di diverso.
Se dovessi usare tre aggettivi per definire Homunculus utilizzerei: INQUIETANTE, GENIALE, OPPRIMENTE.
Fin dalle prime pagine del primo albo ho capito che mi trovavo di fronte ad un Opera diversa dal miasma che affolla gli scaffali delle fumetterie.
L'aria che si respira in Homunculus non e' spensierata e movimentata come quella della gran parte dei manga.
Una storia che fin dalle prime battute si riveste di un'aura pesante, surreale ma incredibilmente stimolante.
Non capita di rado mentre si legge di fermarsi a riflettere, di scrutare i volti e i gesti dei personaggi cercando di cogliere le emozioni che li stanno attraversando in quel momento, cercando di carpire quel mistero che permea tutte le tavole (parentesi sul tratto: fenomenale... straripante di profondità e personalità) o cercando di condensare quell'aria rarefatta che si respira.
Mi scuso per il commento astratto che faccio a questo manga, ma la realtà e' che mi ha segnato così tanto che trovo difficile esprimere delle opinioni oggettive o concrete.
Credo che Homunculus vada letto, credo che non possa mancare in NESSUNA collezione di un qualunque appassionato di manga.
Il motivo per cui non me la sento di dare un voto pieno e' da ricercarsi nell'estrema lentezza nelle uscite... di questo passo dovremo soffrire tanto per arrivare ad una conclusione...
Fin dalle prime pagine del primo albo ho capito che mi trovavo di fronte ad un Opera diversa dal miasma che affolla gli scaffali delle fumetterie.
L'aria che si respira in Homunculus non e' spensierata e movimentata come quella della gran parte dei manga.
Una storia che fin dalle prime battute si riveste di un'aura pesante, surreale ma incredibilmente stimolante.
Non capita di rado mentre si legge di fermarsi a riflettere, di scrutare i volti e i gesti dei personaggi cercando di cogliere le emozioni che li stanno attraversando in quel momento, cercando di carpire quel mistero che permea tutte le tavole (parentesi sul tratto: fenomenale... straripante di profondità e personalità) o cercando di condensare quell'aria rarefatta che si respira.
Mi scuso per il commento astratto che faccio a questo manga, ma la realtà e' che mi ha segnato così tanto che trovo difficile esprimere delle opinioni oggettive o concrete.
Credo che Homunculus vada letto, credo che non possa mancare in NESSUNA collezione di un qualunque appassionato di manga.
Il motivo per cui non me la sento di dare un voto pieno e' da ricercarsi nell'estrema lentezza nelle uscite... di questo passo dovremo soffrire tanto per arrivare ad una conclusione...
Uno dei manga più belli che abbia mai letto!
I disegni sono molto ben curati e la storia non è affatto da meno.
E' un seinen diverso dal resto degli altri, in quanto si tratta quasi solamente di psicologia umana, e la cosa mi piace moltissimo.
Inizia introducendo lo stato del protagonista, le sue difficoltà e l'ambiente che lo circonda; solo successivamente la storia entra nel vivo.
Le uniche due pecche che non mi permettono di dargli 10 sono:
- Il fatto che nei primi due volumi ho l'impressione che la storia si "trascini".
- Le uscite in fumetteria del tutto irregolari.
Il primo punto viene poi comunque compensato, in quanto in seguito la storia attira molto e appassiona.
Spero che il problema delle uscite venga risolto nella maniera migliore possibile, anche se la vedo un'impresa impossibile...
Ma tirando le somme è davvero un ottimo manga che merita di essere letto da tutti gli amanti di seinen introspettivi.
I disegni sono molto ben curati e la storia non è affatto da meno.
E' un seinen diverso dal resto degli altri, in quanto si tratta quasi solamente di psicologia umana, e la cosa mi piace moltissimo.
Inizia introducendo lo stato del protagonista, le sue difficoltà e l'ambiente che lo circonda; solo successivamente la storia entra nel vivo.
Le uniche due pecche che non mi permettono di dargli 10 sono:
- Il fatto che nei primi due volumi ho l'impressione che la storia si "trascini".
- Le uscite in fumetteria del tutto irregolari.
Il primo punto viene poi comunque compensato, in quanto in seguito la storia attira molto e appassiona.
Spero che il problema delle uscite venga risolto nella maniera migliore possibile, anche se la vedo un'impresa impossibile...
Ma tirando le somme è davvero un ottimo manga che merita di essere letto da tutti gli amanti di seinen introspettivi.
Ho sempre cercato, nei manga, quella affinità che ho sempre avuto con un libro, sbattendo, però, contro muri assai duri da superare: le immagini. Nel libro l’immaginazione del lettore sconfina dall’aspetto del protagonista all’ambiente in cui la storia è ambientata.
Mentre nei manga l’immaginazione viene limitata dai disegni, seppur superbi, che non lasciano nulla all’immaginazione. Nei vari manga che ho letto molte volte mi son ritrovato in disaccordo con le scelte dell’autore in fatto di sceneggiatura e rappresentazione dei protagonisti (primari e/o secondari): “poteva avere i capelli blu; ha disegnato gli occhi troppo grandi; si comporta come tutti gli altri personaggi da shounen”; (mi rendo conto che a volte questi pensieri sfiorano la pignoleria).
Quando incontrai in fumetteria Homunculus fui da subito colpito dal tratto e, ignorando la storia, lo comprai senza esitare, il primo numero. Ecco, finita la lettura, un’unica parola mi rimbombava in testa: perfetto. La storia era all’ altezza di un film magistralmente diretto. Personaggi perfettamente caratterizzati nel corso della storia, stile di disegno simile al tanto venerato Takehiko Inoue di “Vagabond”, sceneggiatura sorprendente per la sua potenza narrativa e con cui tratta di argomenti fuori da comune per un manga. Dopo il primo volume venne il secondo e il terzo e il quarto, così via; con una fame sempre più crescente di una nuova uscita che, ahimè, viene soddisfatta ogni arco di tempo piuttosto lungo.
La mia pignoleria in questo capolavoro non aveva nulla da dire, ma, anzi, si inchinava davanti ad un lavoro tanto pregiato.
Voto complessivo: 9, l’unica pecca riguarda l’edizione italiana: come sopra scritto, il lungo periodo di tempo che distanzia un volume dall’altro.
Mentre nei manga l’immaginazione viene limitata dai disegni, seppur superbi, che non lasciano nulla all’immaginazione. Nei vari manga che ho letto molte volte mi son ritrovato in disaccordo con le scelte dell’autore in fatto di sceneggiatura e rappresentazione dei protagonisti (primari e/o secondari): “poteva avere i capelli blu; ha disegnato gli occhi troppo grandi; si comporta come tutti gli altri personaggi da shounen”; (mi rendo conto che a volte questi pensieri sfiorano la pignoleria).
Quando incontrai in fumetteria Homunculus fui da subito colpito dal tratto e, ignorando la storia, lo comprai senza esitare, il primo numero. Ecco, finita la lettura, un’unica parola mi rimbombava in testa: perfetto. La storia era all’ altezza di un film magistralmente diretto. Personaggi perfettamente caratterizzati nel corso della storia, stile di disegno simile al tanto venerato Takehiko Inoue di “Vagabond”, sceneggiatura sorprendente per la sua potenza narrativa e con cui tratta di argomenti fuori da comune per un manga. Dopo il primo volume venne il secondo e il terzo e il quarto, così via; con una fame sempre più crescente di una nuova uscita che, ahimè, viene soddisfatta ogni arco di tempo piuttosto lungo.
La mia pignoleria in questo capolavoro non aveva nulla da dire, ma, anzi, si inchinava davanti ad un lavoro tanto pregiato.
Voto complessivo: 9, l’unica pecca riguarda l’edizione italiana: come sopra scritto, il lungo periodo di tempo che distanzia un volume dall’altro.
Uno dei più bei seinen mai letti. Un'atmosfera cupa ed intrigante avvolge questa storia che scava nell'animo umano per capire i problemi dell'intera umanità. Un'analisi così accurata dei personaggi non l'avevo mai vista, il tutto illustrato in una maniera perfetta e adatta alla storia ! Homunculus si occupa di mostrare ogni lato di una persona che potrebbe apparire normale alla vista, insegna a vedere dentro ed a tirare fuori ogni cosa che riguarda se stessi.
Non c'è un aggettivo per definire Homunculus: terrificante, perverso, disturbato, visionario e chi più ne ha più ne metta.
La storia ha vari “livelli” di lettura: uno tagliente sfrontato e perverso che risalta subito alla lettura, ed uno psicologico, auto-analitico che può essere compreso solo grazie ad un’apertura mentale adeguata (non estrema).
Vi fareste bucare il cranio per un mucchio di soldi?
Susumu Nakoshi, personaggio principale di Homunculus di Hideo Yamamoto, si! Perché ormai la sua esistenza sembra essere giunta ad un binario morto: in bilico tra la vita normale della gente definita "rispettabile" e la vita dei barboni.
In quello che lo stesso Nakoshi definisce equilibrio, succederà qualcosa che costringerà il protagonista ad accettare la proposta di Manabu Ito vale a dire la "trapanazione": un piccolo foro di tre millimetri sul cranio.
Elemento centrale all'interno del manga è l´automobile di Nakoshi, che, come fa capire chiaramente l´autore, rappresenta l´utero materno, grazie al quale si sente protetto, infatti, quando è privato dell'auto diventa psicologicamente instabile ai limiti della pazzia.
Da questo punto per gran parte dell’opera assistiamo alla presentazione dei due personaggi, soprattutto a livello psicologico e dell'ambiente in cui agiscono; una presentazione finalizzata a criticare apertamente alcuni aspetti della nostra società e dell'animo umano.
Ora aspettiamo il prossimo volume.
Lo consiglio a chi è appassionato di letture intricate e non troppo lineari.
La storia ha vari “livelli” di lettura: uno tagliente sfrontato e perverso che risalta subito alla lettura, ed uno psicologico, auto-analitico che può essere compreso solo grazie ad un’apertura mentale adeguata (non estrema).
Vi fareste bucare il cranio per un mucchio di soldi?
Susumu Nakoshi, personaggio principale di Homunculus di Hideo Yamamoto, si! Perché ormai la sua esistenza sembra essere giunta ad un binario morto: in bilico tra la vita normale della gente definita "rispettabile" e la vita dei barboni.
In quello che lo stesso Nakoshi definisce equilibrio, succederà qualcosa che costringerà il protagonista ad accettare la proposta di Manabu Ito vale a dire la "trapanazione": un piccolo foro di tre millimetri sul cranio.
Elemento centrale all'interno del manga è l´automobile di Nakoshi, che, come fa capire chiaramente l´autore, rappresenta l´utero materno, grazie al quale si sente protetto, infatti, quando è privato dell'auto diventa psicologicamente instabile ai limiti della pazzia.
Da questo punto per gran parte dell’opera assistiamo alla presentazione dei due personaggi, soprattutto a livello psicologico e dell'ambiente in cui agiscono; una presentazione finalizzata a criticare apertamente alcuni aspetti della nostra società e dell'animo umano.
Ora aspettiamo il prossimo volume.
Lo consiglio a chi è appassionato di letture intricate e non troppo lineari.
Veramente un ottimo manga... è vero che il tratto può sembrare poco maturo, ma credetemi contribuisce a creare quell'atmosfera povera, priva di troppi particolari da notare, per incentrarsi totalmente sulla storia in modo da presentarla chiara sin dall'inizio! Ottimo sistema narrativo focalizzato direttamente sui personaggi che vivono la loro esperienza.
Insomma, difficile da descrivere con poche righe, per questo consiglio a tutti di acquistare questo manga, prima che cominci a diventare introvabile, dato che siamo "già" (ne esce uno l'anno oramai :)) a quota 9!
Un must...
Insomma, difficile da descrivere con poche righe, per questo consiglio a tutti di acquistare questo manga, prima che cominci a diventare introvabile, dato che siamo "già" (ne esce uno l'anno oramai :)) a quota 9!
Un must...
Disturbato, perverso, visionario. Questi sono i tre aggettivi che secondo mè descrivono meglio questo manga. Sicuramente non una lettura per ragazzi, ma decisamente una delle migliori rivelazioni degli ultimi anni. Come succede in Evangelion in eden e altri pochi fumetti la storia possiede vari livelli di lettura. Quello perverso e tagliente che tutti possono vedere ad una prima sfogliata, fino a quello psicologico che solo chi possiede un apertura mentale adeguata e capacità di autoanalisi potrà vedere... insomma se siete di quella categoria di lettori che hanno bisogno del buono, del cattivo e vissero tutti felici e contenti lasciate perdere, se invece come mè amate i manga intricati e filosofici con un tocco di paranormale non lasciatevelo sfuggire!
Se c'è un aggettivo per definire Homunculus, quello è TERRIFICANTE. A partire dall'esordio, in cui uno sconosciuto dall'aria da psicopatico punk con numero imprecisato di piercing e lunghe unghie smaltate chiede ad un quasi barbone che dorme nella sua macchina che cade a pezzi di farsi fare, ovviamente a pagamento, un buco in testa con un trapano per sviluppare il cosiddetto "sesto senso" (da precisare che l'esperimento è stato fatto altre volte su questi uomini-cavia senza però portare a nulla). E l'uomo sviluppa quindi la capacità di vedere gli Homunculus, ossia la forma e il contenuto dell'anima delle persone. Storia tremenda, con incursioni nella filosofia, nell'onirico e nel paranormale e tentativi di purificazione degli Homunculus da parte del protagonista, ormai quasi ossessionato e prossimo alla pazzia. Sul lato tecnico, disegno piuttosto bruttino e prospettiva inesistente a mio parere, ma trama e suo sviluppo sono di per sè più che sufficienti a farne un'opera unica e stupefacente. Staremo a vedere come andrà a finire, di sicuro le sorprese non mancheranno
Nell'ipotesi che uno sconosciuto, poco raccomandabile, vi chiedesse di farvi bucare il cranio per 700000 yen, voi accettereste? Quasi sicuramente no, ma non tutti di fronte ad una richiesta del genere possono permettersi di rifiutare, ad esempio Susumu Nakoshi, personaggio principale di Homunculus di Hideo Yamamoto, non può dire di no ad una proposta così allettante, ormai la sua esistenza sembra essere giunta ad un binario morto: si trova a metà strada tra la vita normale della gente definita "rispettabile" e la vita dei barboni. In quello che lo stesso Nakoshi definisce equilibrio, ma risulta essere tale solo apparentemente, poiché nel momento in cui gli è sottratta l´auto non sembra più essere capace di mantenerlo, arrivando ad accettare la proposta di Manabu Ito vale a dire la "trapanazione": un piccolo foro di tre millimetri sul cranio, con il quale si dovrebbe produrre un risveglio del cervello dal torpore in cui cade nell'età adulta, arrivando addirittura ad ottenere il sesto senso.
L´automobile di Nakoshi è un elemento centrale all´interno del manga siccome rappresenta per prima cosa, come fa capire chiaramente l´autore, l´utero materno che il personaggio principale non ha intenzione di condividere con nessuno e grazie al quale si sente protetto, infatti, quando è privato dell´auto diventa psicologicamente instabile e, tra i vari effetti psico-fisici, ha una sudorazione eccessiva ed anormale da farlo sembrare agli occhi di Ito ricoperto, guardacaso, di liquido amniotico.
In secondo luogo la macchina rappresenta il mezzo e il fine grazie il quale si realizza la "trapanazione": è il mezzo attraverso il quale Manabu Ito riesce ad ottenere il consenso di Nakoshi ed è, invece, il fine per il quale quest´ultimo acconsente alla trapanazione.
Da questo punto inizia quella che potrebbe essere una scelta sconveniente per l´autore: per gran parte dell´albo assistiamo alla presentazione dei due personaggi, soprattutto a livello psicologico e dell´ambiente in cui agiscono; una presentazione però non fine a se stessa, siccome è usata per criticare apertamente alcuni aspetti della nostra società e dell´animo umano.
Grazie alle capacità dell´autore conosciamo due personaggi ottimamente caratterizzati, dotati di manie, capacità e paure tipicamente umane da farli sembrare quasi veri, con le normali esagerazioni di un fumetto, agli occhi del lettore ma dopo l´operazione ci si distacca dal livello psicologico, sociale per analizzare più quello paranormale e questo rende il manga meno interessante se paragonato alla prima parte.
Malgrado questa piccola caduta nel finale, consiglio sentitamente di comprare Homunculus perché trovo possa piacere ad ogni tipo di lettore anche nel caso in cui non fosse abituato a storie adulte e bizzarre.
L´aspetto principale per il quale, però, mi sento di consigliare questo fumetto è l´autore, ossia, Hideo Yamamoto per il quale nutro gran considerazione e non credo deluderà le aspettative nate dopo aver letto il primo numero di Homunculus. Hideo Yamamoto è praticamente sconosciuto nel nostro paese, da noi è stato solo pubblicato il pessimo Another one Bites the Dust di cui curò la sceneggiatura, ma è piuttosto noto in Giappone soprattutto per il suo interesse a rappresentare gli aspetti estremi, ma non per questo meno veri, della psicologia umana che lo ha portano a realizzare manga come Okama Hakusho (Diario di un Travestito) in cui il protagonista, Shinya Okama, ama masturbarsi allo specchio e lavora in un bar gay, il Maurice, oppure Nozokiya in cui assistiamo al cambiamento di Higaonna Ko avvenuto dopo l´incontro con il "guardone" Takuro con il quale aprirà un´agenzia d´investigazione privata. Infine in questa veloce bibliografia delle sue opere più importanti ha un posto d´onore, per la fama raggiunta in tutto il mondo grazie anche al film di Miike Takashi, Koroshiya 1 - Ichi The Killer: ambientato nel mondo della Yakuza, è centrato sulla figura di Ichi ragazzo con molti problemi a livello psicologico che, però può diventare un killer spietato e sanguinario.
L´edizione della Panini Comics è veramente buona, è bello non dover criticare sempre questa casa editrice, con quattro euro pubblicano un albo con sovracopertina, solido nonostante il gran numero di pagine, curato, con un´ottima ricostruzione delle onomatopee (tra tutte sottolineerei quella del trapano) e una traduzione buona. L´albo ad ogni modo non è esente dalla solita peccettatura tanto cara agli editor della Panini Comics, anche se in numero minore rispetto agli shonen curati da questa casa editrice.
L´automobile di Nakoshi è un elemento centrale all´interno del manga siccome rappresenta per prima cosa, come fa capire chiaramente l´autore, l´utero materno che il personaggio principale non ha intenzione di condividere con nessuno e grazie al quale si sente protetto, infatti, quando è privato dell´auto diventa psicologicamente instabile e, tra i vari effetti psico-fisici, ha una sudorazione eccessiva ed anormale da farlo sembrare agli occhi di Ito ricoperto, guardacaso, di liquido amniotico.
In secondo luogo la macchina rappresenta il mezzo e il fine grazie il quale si realizza la "trapanazione": è il mezzo attraverso il quale Manabu Ito riesce ad ottenere il consenso di Nakoshi ed è, invece, il fine per il quale quest´ultimo acconsente alla trapanazione.
Da questo punto inizia quella che potrebbe essere una scelta sconveniente per l´autore: per gran parte dell´albo assistiamo alla presentazione dei due personaggi, soprattutto a livello psicologico e dell´ambiente in cui agiscono; una presentazione però non fine a se stessa, siccome è usata per criticare apertamente alcuni aspetti della nostra società e dell´animo umano.
Grazie alle capacità dell´autore conosciamo due personaggi ottimamente caratterizzati, dotati di manie, capacità e paure tipicamente umane da farli sembrare quasi veri, con le normali esagerazioni di un fumetto, agli occhi del lettore ma dopo l´operazione ci si distacca dal livello psicologico, sociale per analizzare più quello paranormale e questo rende il manga meno interessante se paragonato alla prima parte.
Malgrado questa piccola caduta nel finale, consiglio sentitamente di comprare Homunculus perché trovo possa piacere ad ogni tipo di lettore anche nel caso in cui non fosse abituato a storie adulte e bizzarre.
L´aspetto principale per il quale, però, mi sento di consigliare questo fumetto è l´autore, ossia, Hideo Yamamoto per il quale nutro gran considerazione e non credo deluderà le aspettative nate dopo aver letto il primo numero di Homunculus. Hideo Yamamoto è praticamente sconosciuto nel nostro paese, da noi è stato solo pubblicato il pessimo Another one Bites the Dust di cui curò la sceneggiatura, ma è piuttosto noto in Giappone soprattutto per il suo interesse a rappresentare gli aspetti estremi, ma non per questo meno veri, della psicologia umana che lo ha portano a realizzare manga come Okama Hakusho (Diario di un Travestito) in cui il protagonista, Shinya Okama, ama masturbarsi allo specchio e lavora in un bar gay, il Maurice, oppure Nozokiya in cui assistiamo al cambiamento di Higaonna Ko avvenuto dopo l´incontro con il "guardone" Takuro con il quale aprirà un´agenzia d´investigazione privata. Infine in questa veloce bibliografia delle sue opere più importanti ha un posto d´onore, per la fama raggiunta in tutto il mondo grazie anche al film di Miike Takashi, Koroshiya 1 - Ichi The Killer: ambientato nel mondo della Yakuza, è centrato sulla figura di Ichi ragazzo con molti problemi a livello psicologico che, però può diventare un killer spietato e sanguinario.
L´edizione della Panini Comics è veramente buona, è bello non dover criticare sempre questa casa editrice, con quattro euro pubblicano un albo con sovracopertina, solido nonostante il gran numero di pagine, curato, con un´ottima ricostruzione delle onomatopee (tra tutte sottolineerei quella del trapano) e una traduzione buona. L´albo ad ogni modo non è esente dalla solita peccettatura tanto cara agli editor della Panini Comics, anche se in numero minore rispetto agli shonen curati da questa casa editrice.