Inutile dire come c'era grande attesa per Secret Level, la nuova serie antologica costruita attorno a un concetto semplice ma di difficile realizzazione: celebrare i videogiochi.
 
Un lungo trailer
 
Sotto la guida di Tim Miller, papà tra le altre cose della serie Love, Death & Robots, a cui Secret Level si "ispira", la serie è composta da 15 episodi, ognuna dedicata a un singolo franchise. Si passa da Sifu ad Armored Core, passando per Mega Man ed Exodus sino ad addirittura Concord.
Episodi caratterizzati da profondi alti e bassi ma riuniti sotto una l'egida legge, quella di catturare il cuore di quel determinato franchise e trasporlo nei migliori dei modi possibili in una manciata di minuti.

Benché alcuni si avvicinano più o meno all'obiettivo, la serie si scontra con il grosso problema che queste storie, esistono già. Se per Love, Death & Robots si è potuto adattare una sceneggiatura al minutaggio e viceversa, qui la situazione è un attimino più complicata. Prendiamo Armored Core per esempio, sicuramente un sogno per i fan ma estremamente complesso da trasporre. L'episodio trae aperta ispirazione dal sesto capitolo uscito appena un anno fa (qui la recensione), un capitolo un po' "apocrifo" se consideriamo lo storico. Per cui, più che portare il "core" del franchise si è puntato a trasporre l'elemento più riconoscibile e nonostante ci sia della bontà di base, forse è anche abbastanza fuori fuoco.
 
Suggestivo, ma è davvero Armored Core?

Questa questione pervade un po' tutta la serie, connotata più come puro merchandising che altro. I The Game Awards hanno infatti svelato l'arcano sull'episodio dedicato a Pac-Man e tolto il velo a quello che effettivamente Secret Level è: una grossa manovra di marketing. Shadow Labyrinth ha tolto molto fascino a quell'episodio, raccontato al Lucca Comics dallo stesso Tim Miller come la puntata più sanguinosa della serie. Riprendendo proprio quell'evento di presentazione (raccontato qui), ci si sente un pochino "presi in giro". Sia chiaro, gli eventi di questo tipo servono a presentare il prodotto, pubblicizzarlo e invogliare il pubblico a vederlo, tuttavia, alcuni racconti del registra si scontrano con la realtà dei fatti.

Anche l'episodio dedicato a Concord svela più di quanto immaginato inizialmente, dove sembra che Sony stessa abbia finanziato la produzione della puntata, puntando a presentare i nuovi personaggi che sarebbero dovuti far parte del roster. Concord è finito come è finito, con l'episodio che in fin dei conti, si comporta meglio del videogioco stesso. 

Secret Level pecca anche nella varietà. Considerando la scelta amplia di titoli (escludendo chi non ha aderito il progetto), i primi quindici franchise selezionati appaiono decisamente sbilanciati verso l'azione, puro e semplice intrattenimento che, piuttosto che raccontare davvero qualcosa, scalfisce la superficie e nulla più. Eppure, nelle intenzioni, era esattamente il contrario, con la serie che si scontra anche col target di riferimento. A chi è rivolta Secret Level?
 
Almeno sappiamo qualcosa in più su Exodus

La risposta più banale è ovviamente "ai videogiocatori", e sì, fin qui non ci piove. Tuttavia, va considerato un dettaglio: non tutti i videogiocatori hanno giocato quei franchise per cui, la stragrande maggioranza di essi si sposa più con il pubblico che questi titoli, in fin dei conti, non li conosce. Con brand come New World, Unreal Tournament, Exodus, Honor of King e lo stesso Concord, la maggior parte degli spettatori si ritrovano sullo stesso piano, a prescindere dalla categoria d'appartenza. Il problema è che Secret Level fatica proprio non solo a raccontare davvero quel determinato videogioco ma non invoglia nemmeno ad approfondirlo e men che meno giocarlo. Manca infatti un contesto di fondo, un'indicazione su quello che il prodotto vuole effettivamente comunicare. Per quanto possa essere interessante un inizio in medias res, spesso si assiste a regole che per lo spettatore inconscio vanno e vengano senza una spiegazione apparente. Proprio come in un primo trailer di presentazione.  
 
Lo spot per eccellenza

Molti episodi finiscono ben presto nel dimenticatoio, lasciando lo spettatore con un bel punto di domanda stampato in viso. L'episodio dedicato a Crossfire ad esempio, forse il peggiore della serie, ne è un po' il simbolo, con una certa inconcludenza di base. Esistono proprio limiti nella sceneggiatura, in cui si è cercato di mettere il più possibile nel tempo risicato a disposizione e quando ci riesce, è perché essenzialmente si è visto un bel launch trailer.

Secret Level fatica a lasciare il segno anche perché non regala nulla di diverso dal punto di vista visivo rispetto un qualunque videogioco citato. La maggior parte delle opere con alto budget possiede una componente tecnica sopraffina e cutscene di livello cinematografico. Chi è videgiocatore ha un po' l'occhio allenato ma anche chi non lo è, ha già un po' d'esperienza con alcune produzioni in CGI viste magari al cinema.

La CGI insomma, appiattisce un po' tutto ed è un peccato non si sia provato a "sperimentare" qualcosa di diverso per certi episodi, come Spelunky o Mega Man. Si è sempre puntato alla CGI, quanto più vicina al videogioco d'appartenenza. In certi casi siamo sicuramente su alti livelli, se non di più; ma di nuovo, nulla che non abbiamo già visto. Dove però non arriva la CGI arriva quantomeno la componente artistica, frutto di uno studio certosino su numerosi concept art, progetti e modelli donati dalle case madri. La realizzazione da questo punto di vista è ineccepibile, con il videogioco preso in esame subito riconoscibile. Ma sarebbe anche il minimo...

Secret Level infatti non sembra avere una propria personalità, qualcosa che lo distingua davvero dal mero merchandising presente nel mercato videoludico. E la chiave è proprio questa a conti fatti: più che la celebrazione del videogioco, è la celebrazione di un mercato che punta quasi sempre all'andar sul sicuro. Ma forse, è anche l'elogio della parte più superficiale del videogioco. Questo è forse il peccato più grande.

Secret Level è una grossa occasione mancata. Partendo dalla "selezione" dei franchise fino a quello che trasmette, non riesce a centrare davvero il punto, finendo per essere una serie senza una reale identità. La sensazione finale è quella di un racconto di un racconto, di una trama nata attraverso degli script piuttosto che dalla conoscenza diretta della materia. Tuttavia, i margini di miglioramento sono tanti e visto che una seconda stagione è già in cantiere, si spera che queste critiche portino a episodi più in focus, per ogni tipo di target.