LE MAJOKKO DELLO STUDIO PIERROT

Il genere Maho-shojo non è una novità quando lo Studio Pierrot decide di creare una serie di maghette che non combattono, non hanno poteri megagalattici e non sono aliene. Sono bambine, normali bambine terresti, che ricevono poteri magici da fonti diverse. Questi poteri permettono loro di trasformarsi in adolescenti e di compiere una serie di avventure. Per lo studio, nato da pochi anni e già padre della fortunatissima Lamù, è un’impresa nuova e avvincente che sfida lo strapotere dell’allora guru del genere maho-shojo: Toei. Una scommessa sulla quale pochi avrebbero puntato, che permette però ai suoi realizzatori di godere di un successo forse davvero inatteso. Le Majokko dello Studio Pierrot possono definirsi tranquillamente (assieme a Lamù) il motore che ha lanciato nel firmamento dei grandi questa casa di produzione.

IL POTERE DI INCANTARE

Pierjokko - Akemi TakadaEsiste, come in ogni concetto, una chiave di volta che regge l’imbastitura dell’intero discorso, ossia quel nome, aggettivo, suono o immagine che, una volta mostrata, svela agl’occhi dell’interlocutore, senza più ombra di dubbio, di cosa si sta parlando. Nel caso delle Majokko dello Strudio Pierrot [Da ora Pierjokko] questo ha un nome e un cognome: Akemi Takada. Classe 1952, un donnino compresso in un metro e mezzo di talento e capacità, la Takada è stata per queste serie la così detta scintilla che ha innescato l’incendio. Quello della Takada è un mestiere non semplice: la character designer. Si ma cosa fa questo “professionista dei personaggi”? Il Chara Designer o CD, come viene spesso abbreviato, ha il non semplice compito di sviluppare, assieme all’autore, disegni, forme, colori e psicologia dei personaggi che compongono una serie. Prima ancora di parlare di psicologia, il soggetto va creato attraverso una serie di prove dette settei nelle quali il CD si prodiga nel dare al suo soggetto il massimo di espressività col minimo di tratti. Questo processo creativo è di vitale importanza in quanto è a queste bozze grafiche che i disegnatori dovranno attenersi per la realizzazione dei personaggi nelle varie scene. In un secondo momento si passa alla caratterizzazione del movimento, ossia il disegno della postura, dell’atteggiamento, della mimica tutto per facilitare il compito ai key animator, ossia coloro che creano il movimento partendo proprio da queste basi. Infine i dettagli, quali acconciatura e abbigliamento. Tutto questo va svolto col benestarePierjokko - Creamy, settei di Akemi Takada del creatore della serie che solitamente funge egli stesso da chara designer.
In un manga il CD è solitamente anche l’autore del prodotto, nell’anime invece questa figura si discosta e diventa indipendente. Molti autori hanno fatto da CD per le loro opere, ma recentemente è sempre più accettata l’idea di rivolgersi a un vero professionista.
Le avventure delle Pierjokko iniziano da un'altra eroina, che è a sua volta una Majokko ma che si discosta da questo filone: Lamu. Creata da Rumiko Takahashi pochi anni prima l’eroina spaziale fu il primo grande successo dello Studio Pierrot. In quell’occasione fu proprio la Takada a curare il chara design e facendo tesoro di questa esperienza forgiò uno standard per le future eroine in produzione. La Takada lavorò solo alle prime due Pierjokko ma, come spesso accade, creò un filo conduttore che legò indissolubilmente queste produzioni. Collaborando con il regista Takashi Anno nella produzione di Persia (Evelyn in Italia) suggerì quello che era lo standard di disegno della serie successiva, nella quale la Takada non lavorò ma che confermò Anno alla regia.
Lo Studio Pierrot, nella creazione di queste serie impose dei paletti non solo grafici, ma soprattutto sullo sviluppo della sceneggiatura. Le storie infatti hanno dei fattori comuni molto importanti che servono a distinguerle dalla altre Majokko degli anni ‘80.
Primo fra tutti la protagonista, perché ovviamente il perno delle vicende è femminile, è sempre una bambina umana (primo fattore). Questa riceve dei poteri con tempo limitato (secondo fattore) da alieni o spiritelli non appartenenti a questo mondo e che la accompagnano nelle sue avventure (terzo fattore). Questi poteri si azionano per mezzo di un oggetto magico (quarto fattore) che si trasforma anch’esso. Grazie a questo oggetto è in grado di trasformarsi in un’adolescente (quinto fattore) così da poter vivere un’esperienza adulta pur rimanendo una bambina nell’animo. Va sottolineato che questo aspetto psicologico delle nostre protagoniste è davvero importante. Tutte le Pierjokko sono in realtà bambine, anche se fanno girare la testa a molti adulti e cercano di comportarsi come tali.
Pierjokko formazione completaLa realizzazione grafica deve quindi essere molto curata, e qui torniamo alla Takada, poiché deve fornire un certo distacco tra le due figure protagoniste pur mantenendone gesti, somiglianze ed abitudini. Quindi la bambina ed il suo alter ego adulto devono agire e comportarsi all’unisono, e la traccia da seguire è quella del comportamento infantile della protagonista. Una altro fattore molto importante che caratterizza parecchio queste serie è l’assenza di un vero antagonista. Esistono elementi di disturbo, ossia personaggi che vogliono intralciare o scomodare l’eroina, ma senza affrontarla. Questo per due motivi ben distinti. In primis la protagonista non combatte. I suoi poteri sono mere trasformazioni della realtà che le servono per creare magie più o meno potenti ma (quasi) mai offensive. In secondo luogo l’obbiettivo finale della vicenda non è mai “sconfiggere il cattivo” ma comporta sempre una crescita emotiva del personaggio, una maturazione che la spinge ad aiutare questo o quell’altro ed a migliorare se stessa.

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