“Voi amate il mare, capitano?” “Si! l’amo! Il mare é tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre; il suo respiro é puro e sano; é l’immenso deserto in cui l’uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a se. Il mare non è altro che il veicolo di un’esistenza straordinaria e prodigiosa; non è che movimento e amore, è l’infinito vivente.
Il mare è il grande serbatoio della natura, è dal mare che il globo è, per così dire, incominciato, e chissà che non finisca in lui. Ivi è la calma suprema. Il mare non appartiene ai despoti. Alla sua superficie essi possono ancora esercitare diritti iniqui e battersi, divorarsi, recarvi tutti gli orrori della terra; ma trenta piedi sotto il suo livello, il loro potere cessa, la loro influenza si estingue, tutta la loro potenza svanisce! Ah! signore, vivete, vivete nel seno del mare! Qui soltanto é indipendenza, qui non riconosco padroni, qui sono libero!”
Queste parole, tratte da “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne, sono forse una delle più celebri esaltazioni del mare, la sterminata ed eterna distesa azzurra che si perde nell’orizzonte e al cui confronto i problemi e gli affanni umani diventano insignificanti.
In molti, in passato, hanno elogiato questo splendido elemento naturale, da Melville a Stevenson, dai poeti greci a romanzieri affascinati a tal punto da ambientarvi favolose avventure.
Anche il fumetto e l’animazione giapponese non sono nuovi all’esaltazione del mare, dei misteri e delle avventure che esso simboleggia. Basti pensare allo splendido Fushigi no umi no Nadia (meglio noto come Il mistero della pietra azzurra) dello studio Gainax, che il mare se lo portava persino nel titolo e che su esso basava un’avventura straordinaria, a Nanatsu no umi no Tico (Un oceano di avventure), poetico meisaku marinaresco della Nippon Animation, o, come esempio più recente, alle mille peripezie navali dei pirati di Eiichiro Oda nel suo blockbuster One Piece.
E’ a quest’ultimo che, in buona parte, si ispira Shachi dell’orizzonte marino (Suiheisen no Shachi) dell’esordiente Kazuki Harumoto, da poco giunto in Italia per Ronin Manga.
E’ la storia del giovane e iperattivo Shachi Tribal, un ragazzo che vive da sempre su un’isola tropicale e che col mare ha un rapporto davvero speciale: è infatti il mare a dargli forza e vigore, e se allontanato dalle acque il giovane perde progressivamente la sua energia.
Fin da piccolo, Shachi ha sempre ascoltato i meravigliosi racconti del padre ormai defunto, che narravano di molteplici sogni, di un’azzurra immensità piena di misteri e delle sirene, meravigliose creature perse tra leggenda e realtà.
Si tratta soltanto di racconti, come li liquida il pragmatico e burbero nonno del ragazzo, o un fondo di verità esiste, fra i molti misteri di quell’oceano blu?
Il destino chiama, e per Shachi arriverà il momento di scoprirlo, partendo per un viaggio che promette incredibili avventure.
Opera prima del maestro Harumoto, Shachi dell’orizzonte marino non si discosta troppo, a livello grafico e di struttura, dai solchi dello shonen manga tracciati dal già citato One Piece di Eiichiro Oda e da molti suoi colleghi coevi quali Shaman King di Hiroyuki Takei, Toto di Yuko Osada o le opere di Hiro Mashima. I disegni, seppur non troppo originali e simili a quelli degli autori succitati in alcuni tratti, sono puliti e gradevoli all’occhio e dimostrano una gran cura nel tratteggiare ambientazioni da romanzo d’avventura e personaggi variegati nell’aspetto e appartenenti ai classici stereotipi del genere marinaresco quali pescatori, marinai e le creature oceaniche più disparate, da calamari giganti a mastodontici uccelli.
La storia imbastita segue i più classici dettami del genere, mescolando umorismo, avventura, un pizzico di dramma, rapporti familiari travagliati, malavitosi da sconfiggere e una serie di personaggi il cui incontro più o meno fortuito col protagonista servirà ad entrambi (e al lettore) come insegnamento di vita.
Tema principale sarà infatti, oltre al rispetto per il mare e la natura (esemplificato dal protagonista che si fa anello di congiunzione tra l’umanità e questi due elementi), quello della fiducia nel prossimo, sia questo un genitore, un amico, un parente, una creatura non umana o una persona appena conosciuta che potrebbe diventare un prezioso alleato.
Tutto questo, fortunatamente, impreziosito da un’ambientazione esotica e marinaresca di gran fascino, che aiuta a dare una piccola marcia in più ad una storia che altrimenti non avrebbe nulla di più di tante altre e che non può non far sorridere il lettore che è cresciuto a pane e romanzi di Jules Verne o Emilio Salgari.
Uno dei difetti del manga, tuttavia, risiede proprio nello stesso protagonista Shachi, che risulta un po’ piatto e risente della mancanza di comprimari più interessanti che, interagendo con lui, possano far risaltare le sue buone qualità. La cosa è facilmente spiegabile con la citazione di quello che è il difetto primario di Shachi dell’orizzonte marino, dal quale poi derivano, immancabilmente tutti gli altri: la durata. Il fumetto, infatti, era stato scelto per essere stato serializzato, ma la gioia dell’autore nell’apprendere la notizia si è subito tramutata in dispiacere, in quanto la rivista su cui era in procinto di essere pubblicato avrebbe chiuso di lì a poco. L’editore dunque, come raccontato in appendice del volume, pose il maestro Harumoto innanzi a un aut-aut: tramutare Shachi dell’orizzonte marino in una storia autoconclusiva o non vedere la pubblicazione. Inutile dire che la scelta più ovvia fu la prima, ma questo non si è dimostrato tuttavia essere una garanzia di qualità. A causa, probabilmente, dell’inesperienza dell’autore, Shachi dell’orizzonte marino infatti non sembra essere un volume autoconclusivo, ma un semplice pilot di una serie che, si presume a malincuore, mai verrà realizzata.
Va da sé, dunque, che gli episodi narrati si mostrano, seppur di piacevole lettura, ancora un po’ “grezzi” e non lasciano ancora trasparire in maniera completa il talento dell’autore come invece avrebbero fatto se il viaggio di Shachi fosse continuato mostrandoci innumerevoli altre avventure e incontri, e completando il fine ultimo della storia che qui viene soltanto sfiorato ma non raggiunto.
Non si tratta, intendiamoci, di un brutto fumetto, poiché ha dalla sua come punti di forza la simpatia del tratto e dei pochi personaggi (principalmente comprimari) che vi compaiono nonché un setting di innegabile atmosfera e una scorrevolezza di fondo che permette una facile lettura, ma dispiace parecchio sapere che è in un certo senso incompleto e magari si preferiva una storia con un inizio e una fine più definiti.
Venendo all’edizione italiana, abbiamo un volume solido e compatto con una bella sovraccoperta rigida, ma un po’ troppo caro per quello che offre, considerando anche l’incompletezza (e quindi il relativo, a malincuore, scarso valore) dell’opera, l’assenza di pagine a colori o redazionali che avrebbero impreziosito il volume e diverse vignette interne leggermente tagliate ai bordi.
In conclusione, si può dire che Shachi dell’orizzonte marino sia in un certo senso un’occasione sprecata, o semplicemente l’anteprima di quello che, chissà, in futuro sarà un autore di successo che potrà poi riprendere questa sua piccola storia tanto affascinante quanto sfortunata.
La lettura del volume, eccezion fatta per la delusione dovuta all’incompletezza, rimane comunque abbastanza piacevole e riesce a lasciare diverse sensazioni positive, soprattutto legate all’inconsueta ambientazione marinaresca capace di evocare piacevoli ricordi vacanzieri di avventurose letture infantili. Se ne può dunque consigliare la lettura agli aspiranti marinai o agli appassionati dell’ azzurro “serbatoio della natura”, che troveranno un’opera piacevole e d’atmosfera e non potranno nascondere il grosso sorriso che gli si dipingerà sul volto nel vedere, fra le pagine del manga, un capitano di nave che più classico non si può, con barba, cappello e una grossa pipa, o una suadente sirena.
A malincuore, però, dovranno poi trovarsi ad ammettere che Shachi dall'orizzonte marino sarà ben lungi dall’essere il capolavoro che magari si aspettavano.
Il mare è il grande serbatoio della natura, è dal mare che il globo è, per così dire, incominciato, e chissà che non finisca in lui. Ivi è la calma suprema. Il mare non appartiene ai despoti. Alla sua superficie essi possono ancora esercitare diritti iniqui e battersi, divorarsi, recarvi tutti gli orrori della terra; ma trenta piedi sotto il suo livello, il loro potere cessa, la loro influenza si estingue, tutta la loro potenza svanisce! Ah! signore, vivete, vivete nel seno del mare! Qui soltanto é indipendenza, qui non riconosco padroni, qui sono libero!”
Queste parole, tratte da “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne, sono forse una delle più celebri esaltazioni del mare, la sterminata ed eterna distesa azzurra che si perde nell’orizzonte e al cui confronto i problemi e gli affanni umani diventano insignificanti.
In molti, in passato, hanno elogiato questo splendido elemento naturale, da Melville a Stevenson, dai poeti greci a romanzieri affascinati a tal punto da ambientarvi favolose avventure.
Anche il fumetto e l’animazione giapponese non sono nuovi all’esaltazione del mare, dei misteri e delle avventure che esso simboleggia. Basti pensare allo splendido Fushigi no umi no Nadia (meglio noto come Il mistero della pietra azzurra) dello studio Gainax, che il mare se lo portava persino nel titolo e che su esso basava un’avventura straordinaria, a Nanatsu no umi no Tico (Un oceano di avventure), poetico meisaku marinaresco della Nippon Animation, o, come esempio più recente, alle mille peripezie navali dei pirati di Eiichiro Oda nel suo blockbuster One Piece.
E’ a quest’ultimo che, in buona parte, si ispira Shachi dell’orizzonte marino (Suiheisen no Shachi) dell’esordiente Kazuki Harumoto, da poco giunto in Italia per Ronin Manga.
E’ la storia del giovane e iperattivo Shachi Tribal, un ragazzo che vive da sempre su un’isola tropicale e che col mare ha un rapporto davvero speciale: è infatti il mare a dargli forza e vigore, e se allontanato dalle acque il giovane perde progressivamente la sua energia.
Fin da piccolo, Shachi ha sempre ascoltato i meravigliosi racconti del padre ormai defunto, che narravano di molteplici sogni, di un’azzurra immensità piena di misteri e delle sirene, meravigliose creature perse tra leggenda e realtà.
Si tratta soltanto di racconti, come li liquida il pragmatico e burbero nonno del ragazzo, o un fondo di verità esiste, fra i molti misteri di quell’oceano blu?
Il destino chiama, e per Shachi arriverà il momento di scoprirlo, partendo per un viaggio che promette incredibili avventure.
Opera prima del maestro Harumoto, Shachi dell’orizzonte marino non si discosta troppo, a livello grafico e di struttura, dai solchi dello shonen manga tracciati dal già citato One Piece di Eiichiro Oda e da molti suoi colleghi coevi quali Shaman King di Hiroyuki Takei, Toto di Yuko Osada o le opere di Hiro Mashima. I disegni, seppur non troppo originali e simili a quelli degli autori succitati in alcuni tratti, sono puliti e gradevoli all’occhio e dimostrano una gran cura nel tratteggiare ambientazioni da romanzo d’avventura e personaggi variegati nell’aspetto e appartenenti ai classici stereotipi del genere marinaresco quali pescatori, marinai e le creature oceaniche più disparate, da calamari giganti a mastodontici uccelli.
La storia imbastita segue i più classici dettami del genere, mescolando umorismo, avventura, un pizzico di dramma, rapporti familiari travagliati, malavitosi da sconfiggere e una serie di personaggi il cui incontro più o meno fortuito col protagonista servirà ad entrambi (e al lettore) come insegnamento di vita.
Tema principale sarà infatti, oltre al rispetto per il mare e la natura (esemplificato dal protagonista che si fa anello di congiunzione tra l’umanità e questi due elementi), quello della fiducia nel prossimo, sia questo un genitore, un amico, un parente, una creatura non umana o una persona appena conosciuta che potrebbe diventare un prezioso alleato.
Tutto questo, fortunatamente, impreziosito da un’ambientazione esotica e marinaresca di gran fascino, che aiuta a dare una piccola marcia in più ad una storia che altrimenti non avrebbe nulla di più di tante altre e che non può non far sorridere il lettore che è cresciuto a pane e romanzi di Jules Verne o Emilio Salgari.
Uno dei difetti del manga, tuttavia, risiede proprio nello stesso protagonista Shachi, che risulta un po’ piatto e risente della mancanza di comprimari più interessanti che, interagendo con lui, possano far risaltare le sue buone qualità. La cosa è facilmente spiegabile con la citazione di quello che è il difetto primario di Shachi dell’orizzonte marino, dal quale poi derivano, immancabilmente tutti gli altri: la durata. Il fumetto, infatti, era stato scelto per essere stato serializzato, ma la gioia dell’autore nell’apprendere la notizia si è subito tramutata in dispiacere, in quanto la rivista su cui era in procinto di essere pubblicato avrebbe chiuso di lì a poco. L’editore dunque, come raccontato in appendice del volume, pose il maestro Harumoto innanzi a un aut-aut: tramutare Shachi dell’orizzonte marino in una storia autoconclusiva o non vedere la pubblicazione. Inutile dire che la scelta più ovvia fu la prima, ma questo non si è dimostrato tuttavia essere una garanzia di qualità. A causa, probabilmente, dell’inesperienza dell’autore, Shachi dell’orizzonte marino infatti non sembra essere un volume autoconclusivo, ma un semplice pilot di una serie che, si presume a malincuore, mai verrà realizzata.
Va da sé, dunque, che gli episodi narrati si mostrano, seppur di piacevole lettura, ancora un po’ “grezzi” e non lasciano ancora trasparire in maniera completa il talento dell’autore come invece avrebbero fatto se il viaggio di Shachi fosse continuato mostrandoci innumerevoli altre avventure e incontri, e completando il fine ultimo della storia che qui viene soltanto sfiorato ma non raggiunto.
Non si tratta, intendiamoci, di un brutto fumetto, poiché ha dalla sua come punti di forza la simpatia del tratto e dei pochi personaggi (principalmente comprimari) che vi compaiono nonché un setting di innegabile atmosfera e una scorrevolezza di fondo che permette una facile lettura, ma dispiace parecchio sapere che è in un certo senso incompleto e magari si preferiva una storia con un inizio e una fine più definiti.
Venendo all’edizione italiana, abbiamo un volume solido e compatto con una bella sovraccoperta rigida, ma un po’ troppo caro per quello che offre, considerando anche l’incompletezza (e quindi il relativo, a malincuore, scarso valore) dell’opera, l’assenza di pagine a colori o redazionali che avrebbero impreziosito il volume e diverse vignette interne leggermente tagliate ai bordi.
In conclusione, si può dire che Shachi dell’orizzonte marino sia in un certo senso un’occasione sprecata, o semplicemente l’anteprima di quello che, chissà, in futuro sarà un autore di successo che potrà poi riprendere questa sua piccola storia tanto affascinante quanto sfortunata.
La lettura del volume, eccezion fatta per la delusione dovuta all’incompletezza, rimane comunque abbastanza piacevole e riesce a lasciare diverse sensazioni positive, soprattutto legate all’inconsueta ambientazione marinaresca capace di evocare piacevoli ricordi vacanzieri di avventurose letture infantili. Se ne può dunque consigliare la lettura agli aspiranti marinai o agli appassionati dell’ azzurro “serbatoio della natura”, che troveranno un’opera piacevole e d’atmosfera e non potranno nascondere il grosso sorriso che gli si dipingerà sul volto nel vedere, fra le pagine del manga, un capitano di nave che più classico non si può, con barba, cappello e una grossa pipa, o una suadente sirena.
A malincuore, però, dovranno poi trovarsi ad ammettere che Shachi dall'orizzonte marino sarà ben lungi dall’essere il capolavoro che magari si aspettavano.
"Non si tratta, intendiamoci, di un brutto fumetto" (autocit.)
Non credo che sia scadente, poichè appunto il finale-non finale non è neppure dipeso dall'autore bensì dall'editore, ed è chiaro che se tu editore poni già un esordiente davanti a un problema quale la chiusura del tuo fumetto per cause di forza maggiore, l'esordiente in questione non è detto che abbia l'esperienza necessaria per chiuderla in maniera soddisfacente, cosa che qui non c'è stata e ha donato al finale, a mio avviso, un'incompletezza abbastanza fastidiosa.
La lettura però è stata abbastanza piacevole nel suo complesso, anche perchè io sono uno degli appassionati del mare che sono andati in brodo di giuggiole a vedere l'ambientazione e certi personaggi citati nella recensione!
Però non si può dire che sia un capolavoro, e dunque è bene anche evidenziarne i difetti oltre che i pregi. Per quanto comunque ritengo che l'autore avesse del talento e se avesse continuato il suo Shachi sarei stato ben felice di supportarlo, ma, ahimè, non spetta a me giudicare.
<i>"La lettura del volume, eccezion fatta per la delusione dovuta all’incompletezza, rimane comunque abbastanza piacevole</i>
Cmq: di primo acchito mi incuriosì questo manga, ma sapere che si tratta, in buona sostanza, di un aborto editoriale me lo fa lasciare sullo scaffale volentieri e senza rimpianti '' Mi spiace solo per chi, come Kotaro, si è beccato la fregatura
Però mi chiedo, con tutta la roba che c'è in giro oggi, che necessità ci sia di portare in Italia un manga con tali premesse?
E poi mi lamento della Panini io (B-Reaction, Hero Tales, High School of the Dead) '
Quando una recensione non lascia niente al caso, ed espone tutti gli aspetti positivi e non, è difficile aggiungere altro e commentare.
Dico solo che "Shachi dell'orizzonte marino" è un buon manga, a tratti è anche qualcosa di più, ma soffre dell'incompletezza conclusiva. Il peso del finale mancato, grava più sul lettore che sull'autore, perchè putroppo quest'ultimo, suo malgrado, di più non poteva (e non gli è stato concesso) fare.
La magia che si respira in alcune pagine, fa a botte con il vuoto lasciato nell'ultimo capitolo.
Un peccato che solo chi ha letto l'opera può capire.
Ogni tanto succede, ma almeno in questi casi non siamo stati noi a interromperli!
Inoltre, seppur monche, ognuna di queste opere che ho citato, personalmente, mi ha lasciato qualcosa dentro, quindi tutto sommato è valsa la pena di pubblicarle da noi, anche se si trattava di opere con delle potenzialità inespresse. Per me Shachi ha avuto quella brutta botta del finale, ma lungo tutto lo svolgimento dei capitoli precedenti mi sono lasciato incantare da diverse sue caratteristiche. Altri magari (come si nota fra le recensioni) non hanno avvertito come un problema il finale monco e lo hanno apprezzato nonostante questo.
Spero fortemente che sia solo un pivot, e che in seguito ne verrà fuori una serie, perché a mio parere poteva dare molto.
Per il finale monco, o anche reso inesistente dall'autore (Tokyo Babylon, Suikoden V ?), tantissime opere sono caratterizzate da questo difetto, però mi associo a Kotaro che nel dire che possono pur sempre lasciare molto al lettore, o almeno così è successo a me nei casi che ho indicato sopra (per quanto di Suikoden V non so se anche il finale del videogame fosse così, ma ne dubito).
Detto questo l'ho trovato tra il pessimo e lo scadente, manga trito e ritrito che proprio non ti lascia nulla. Personaggi privi di carisma, disegni alla Rave the Groove (babba bia), trama banale. Credo che anche se la sua casa editrice non chiudesse sarebbe durato poco in quanto la trama non mi ha dato l'impressione di avere numerosi sbocchi futuri.
Ennesima delusione RONIN.
<i>Però mi chiedo, con tutta la roba che c'è in giro oggi, che necessità ci sia di portare in Italia un manga con tali premesse?</i>
Perchè se Baricordi potesse farebbe sesso ogni santo minuto con due cose: i pirati (e tutto quello riconducibile a loro.. forzieri, granchi, leoni marini, sirene) e Yuko Osada (di cui ci ha omaggiato di tutto il crap possibile ed inimmaginabile).
Come già detto comunque il manga si fa leggere, seppure è evidente un certo "effetto Lorena Bobbit" sulla trama.
L'unica pecca è l'effetto a tratti Pichi Pichi che ti invade la mente: "Blue Sea, Blue Sky! Quando me la dai!?"
Ah, beh, saremmo in due, in quel caso! Anch'io adoro questi elementi!
(adesso voglio un manga sui granchi! E ovviamente lo comprerò! )
Yuko Osada invece non mi piace. L'ho provato una volta con Toto, l'ho provato due con Toto remixed & revisited, ma non mi farò prendere in giro una terza (e successive) volta!
Insomma, un vero peccato
Per cui mi dissocio dagli altri e mi permetto di consigliarlo a tutti <img class="emoticons" src="/images/Emoticons/wink.gif" alt="" title=";)">
Certo Shachi non è un capolavoro...sarà bello quella porcheria assoluta di Hero Tales...ah no,l'ha realizzato la mangaka di FMA,allora è bellissimo,perfetto,chissà perchè in giappone allora lo hanno evitato accuratamente tutti.
meno pregiudizi dai
Appena ho visto la scheda di questo manga su AnimeClick, ne sono rimasto subito colpito: bella copertina, bei disegni, storia interessante, tanto che mi hanno spronato a comprarlo appena l'ho visto in fumetteria, senza avere nessuna conoscenza della Ronin Manga (infatti è stato il mio primo volume di questo editore).
Non l'ho ancora letto, quindi non posso dire se la storia merita davvero o se la Ronin Manga ha fatto un buon lavoro di editoria, quando lo leggerò farò un commento degno
Comunque solo a vedere i disegni non mi pento di averlo preso, sono fatti benissimo.
<i>disegni alla Rave the Groove (babba bia)</i>
Non so se sia più una cavolata dire che facciano schifo questi disegni o quelli di Rave (tralasciando i primi volumi).
Per il resto, un manga con potenzialità ma senza costanza e che finisce quando potrebbe avere avuto un seguito migliore.
Insomma, secondo me potete prendere altro, di autoconclusivo, ben migliore.
Ciao
Tacchan
In Giappone evidentemente han gli occhi foderati di prosciutto, poichè non hanno colto la sublime magnificenza del generale Keiro!
E' normale che Hero Tales (che sinora non giudico poichè vorrei leggere l'ultimo volume prima di farlo) sia più conosciuto e venduto, dato che ha alle spalle un'autrice già famosa, mentre Shachi è l'opera di un esordiente senza credenziali.
Per i disegni o gli elementi copiati da One Piece, non penso che ci sia problema (meglio copiare le atmosfere di One Piece che riciclare per l'ennesima volta gli Shinigami come tematica ). Anzi mi dispiace di non aver potuto mostrare nella recensione il personaggio del capitano che si vede nel terzo capitolo (chi l'ha letto lo avrà riconosciuto), che era disegnato veramente molto bene. Lo stile mi è piaciuto, tutto sommato, ma comincio un pò a stufarmi di protagonisti magrolini coi pantaloncini!
A me personalmente come disegno non piace molto...
E poi arrischiarsi ad accostarlo addirittira a One Piece....
La storia forse potrebbe indermi ad interessarmi a questa nuova uscita della Ronin, ma non con un protagonista come quello...
Francamente di elementi copiati da OP ne vedo pochi.
Se proprio si dovesse trovare una fonte d'ispirazione, IMHO quella potrebbe essere Toriton di Tomino.
Non srei stato comunque interessato per via dell'alto prezzo dell'albo e perchè già da prima non mi ispirava molto. Apprendendo poi che si tratta di una possibile serie riacciuffata in one-shot alla meno peggio, l'interesse fugge via
Sono piccolezze, ma mi ha ricordato molto i primi numeri di One Piece. Non che sia un male, intendiamoci, ma avrei preferito che continuasse per "personalizzarsi".
Il bambino frignone c'era già ne "Il violinista di Hamelin", che è del 1991.. o anche in Ushio&Tora, conclusosi nel 1996.
Quindi almeno queste non sono prerogative di OP.
Il violinista di Hamelin non pervenuto, mentre Ushio e Tora lo sto leggendo per la prima volta in questo periodo e in effetti c'era, ma non gli ho dato molto peso, chissà perchè!
Si vede che One Piece ha introdotto l'argomento in casa Shueisha!
davvero bellissimo l'incipit con le parole del mitico Jules Verne!
non appena ho visto la copertina e le immagini ho subito pensato a Mashima: il suo tratto è bello e pulito, e da quel poco che ho visto qui anche quello dell'autore di Shachi non sembra affatto male.
appena passerò in fumetteria lo sfoglierò volentieri il povero Shachi: certo che vuol dire essere sfortunatissimi dover rendere monca la propria prima opera! ci credo che il finale non sia dei migliori! il signor Harumoto mi sta già simpatico, perchè comunque ha voluto provare!
non posso che augurargli di riuscire a serializzare la sua opera! chissà che col tempo non possa nascere qualcosa in stile One Piece, anche in termini di guadagno!
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