Vivere una vita assolutamente normale può essere frustrante, e questo il quattordicenne Yukio Tanaka lo sa bene. Sa anche che niente di questa sua piatta esistenza sarà mai degno di menzione in un’autobiografia, a meno di una radicale svolta. Una svolta, sì, ma quale?
L’occasione si presenta sotto le vesti di un cane rattoppato che il ragazzo salva da un gruppetto di bulli. Il suo padrone è infatti Ryusuke Minami, detto Rey; un giovane dall’aria poco raccomandabile cresciuto a New York e tornato da poco in Giappone, e possiede una dote interessante: Minami è un formidabile chitarrista, un talento naturale come se ne incontrano pochi in giro.
Qualcosa nel nostro protagonista scatta: potrebbero essere Ryusuke e la sua musica la svolta che cambierà per sempre la sua vita?
Nel dubbio, complice l’incontro col signor Saito - ex campione olimpico nonché istruttore di nuoto barra datore di lavoro barra insegnante di musica - Yukio prova ad imparare a suonare la chitarra. Sarà vera passione o piuttosto solo un modo per far colpo sulla senpai Izumi Ishiguro, colei che alle elementari lo soprannominò Koyuki e che gli ha fatto conoscere la musica dei celebri Dying Breed?
Intanto, sciolto il suo precedente gruppo, Ryusuke deciderà di fondarne uno nuovo, reclutandone uno dopo l'altro i membri, quasi si trattasse della formazione di un party dei giochi di ruolo, con annesse condizioni e difficoltà iniziali. Faremo quindi conoscenza di Taira Yoshiyuki, considerato uno dei migliori bassisti della città e forse di tutto il Giappone, grazie al suo stile funky decisamente poco comune in un orientale; ed in seguito del rapper dal carattere difficile ma dal gran cuore Chiba Tsunemi. Il nuovo gruppo così formato si chiamerà Beck, proprio come il cane di Ryusuke.
Solo in un secondo momento nei Beck entreranno a far parte Koyuki, voluto più per le sue straordinarie doti di cantante che di chitarrista, e Yuji “Saku” Sakurai, compagno di classe e migliore amico del protagonista, nonché batterista di talento.
Da qui in poi i Beck inizieranno la loro impegnativa scalata, fatta di piccoli grandi successi, formidabili cadute, lente risalite e innumerevoli difficoltà: ce la faranno a realizzare il loro sogno?
Presentata così, diciamolo pure, la trama in sé mostra pochi spunti originali, ma non per questo Beck è un manga che vada frettolosamente scartato a priori, anzi. Non a caso Beck è la più famosa fatica del mangaka Harold, al secolo Takahiro, Sakuishi; esordita sulle pagine di Weekly Shonen Magazine dell’editore Kodansha nel febbraio 2000 e conclusasi ben otto anni più tardi, con un totale di 102 capitoli raccolti in 34 tankobon, milioni di copie vendute e la conquista del Premio Kodansha come miglior manga nel 2002.
Ma quali sono i reali punti di forza di un manga come questo, alla luce di una trama che di originale ha poco o nulla, e che anzi ricorda molto da vicino l’impianto narrativo di innumerevoli altri manga, soprattutto sportivi, come ad esempio Slam Dunk di Takehiko Inoue?
Il principale punto di forza di Beck è sicuramente rappresentato dai suoi personaggi. Sakuishi possiede la rara dote di riuscire a donare con pochi tratti una profonda umanità a tutti i personaggi che rappresenta, siano essi gli appartenenti alla rosa dei protagonisti, che con l’andare dei volumi si amplierà sempre più, o l’ultima delle comparse delle folle che si accalcano esultanti sotto il palco, impazienti di ascoltare ancora una volta i loro beniamini.
La vera eccezionalità di questo manga sta infatti nel rappresentare tutti questi personaggi come ragazze e ragazzi del tutto normali, privi di superpoteri e sempre fallibili, anche e soprattutto quando possiedono una qualche dote o talento particolare; è il caso ad esempio di Ryusuke, che pur essendo un indiscusso genio della chitarra, sovente assume degli atteggiamenti alquanto discutibili, e in più occasioni sarà proprio lui la causa dei guai che coinvolgeranno l'intero gruppo.
Il fatto poi che la storia copra un arco temporale piuttosto ampio – circa cinque anni – ci consente di seguire quasi passo passo la crescita e la maturazione di tutti i personaggi, e tutto questo avviene in maniera naturale, senza forzature o improvvisi power-up tanto cari a certi shonen moderni.
Prendiamo Koyuki, ad esempio, che all’inizio del manga è un ragazzino sognatore, timido e impacciato, privo di qualunque abilità, ma che grazie alla musica ed alla profonda amicizia che lo lega a ciascuno dei suoi compagni acquisirà sicurezza e maturità, e la sua voce sarà spesso l’asso nella manica dei Beck, capace di stregare in egual misura folle affamate di musica e discografici alla ricerca dei migliori talenti da far emergere. Spesso, alla fine di un concerto, il nostro caro Yukio si stupirà di quello che è riuscito a fare e, ammirando la folla in visibilio, anche noi rabbrividiremo assieme a lui per l’emozione.
Ma i Beck sono un gruppo e, come dicevamo, senza i suoi compagni il protagonista non sarebbe andato lontano.
Impossibile dimenticare i pellegrinaggi di Taira da una band all’altra, alla continua ricerca di quel sound, quella “chimica” che lega indissolubilmente tutti i componenti, oppure le lacrime di Saku quando, dopo l’ennesimo tentativo, si renderà conto di non essere ancora abbastanza bravo da riuscire ad accompagnare come meritano i brani dell’amico Koyuki, o ancora il temperamento irruente di Chiba, che invece, unico “normale” in un gruppo di talentuosi, tenta in ogni modo di trovare la propria strada, artistica e personale, scatenando sovente conflitti, ma disposto a tutto per il bene della band; mentre Ryusuke la lezione più importante, quella che vale una vita intera, la riceverà solo alla fine della storia, dopo mille vicissitudini.
In questo manga tutti hanno qualcosa da dire, e non servono baloon zeppi di dialoghi o mille tavole per capirlo: basta un tratto, un’espressione, un solo gesto, e anche l’ultima delle comparse acquisisce una propria vita, una propria storia, una propria umanità.
Aprendo il primo volume di Beck si rimane immediatamente colpiti dallo stile decisamente insolito dell’autore: il tratto di Sakuishi è grezzo, ruvido, spesso volutamente approssimativo e sporco, uno stile che ben si presta a rappresentare le espressioni esagerate dei personaggi durante i numerosi sketch comici che caratterizzano la primissima parte della storia; addirittura, per chi legge il manga dopo aver visto l’anime, la differenza di stile tra le due opere è tale che i disegni sembrano quasi “scimmieschi”, con quei volti larghi e quelle grandi bocche dalle labbra pronunciate.
Ma, complice l’incalzare degli eventi e la personalità genuina dei protagonisti, si fa presto ad abituarsi a questo stile così poco “orientale”, ed in breve ci si renderà conto che lo stile dell’autore sta rapidamente cambiando, e dopo una fase di assestamento, attorno al quindicesimo volume esso assumerà la sua connotazione definitiva: le tavole diventano più pulite, il tratto più netto e preciso, molti dettagli che prima sporcavano soltanto le immagini vengono progressivamente eliminati, i corpi ed i visi diventano sempre più proporzionati, mentre aumenta la voglia dell’autore di spettacolarizzare i momenti in cui i suoi protagonisti si esibiscono, realizzando ad esempio degli eccezionali giochi di luce ed ombra soprattutto nelle scene in cui a cantare è Koyuki, quasi a voler con queste tavole compensare la mancanza della musica, creando così delle tavole incredibilmente coinvolgenti e comunicative, quasi come le riprese dal vivo di un concerto della propria band preferita.
Se poi, terminato l’ultimo volume, si sfoglia per curiosità il primo, i progressi compiuti da Sakuishi diventano ancora più lampanti, tanto che si fatica a credere che i due volumi siano stati disegnati dalla stessa persona.
Una menzione speciale la meritano poi gli strumenti musicali, veri co-protagonisti dell’opera, che l’autore tratteggia con perizia maniacale, riproducendo bassi, chitarre e batterie con la precisione di un catalogo specializzato.
Nel mucchio ovviamente risaltano gli strumenti del gruppo protagonista, e su tutti la chitarra di Ryusuke, la mitica Lucille, una Gibson Les Paul Standard del ’58, che nonostante i sette fori di proiettile emette un sound unico ed inimitabile.
Giunti però a questo punto della recensione, probabilmente a molti di coloro che ancora non hanno letto l’opera di Sakuishi un dubbio sarà rimasto, e sarà più o meno questo: come fa un manga fatto di carta e inchiostro, strumenti capaci di trasmettere grandiosi messaggi e profonde emozioni ma notoriamente “muti”, a parlare di musica?
Tra le tante opzioni che l'autore avrebbe potuto adottare, Sakuishi sceglie la via più immediata e coinvolgente per tutti, musicofili e non, trasponendo su carta quella che è l’essenza pura della musica e dell’arte in genere: l’emozione. E questo lo fa da vero amante della musica: quando disegna un concerto dei nostri beniamini infonde nei loro gesti, nei loro sguardi, nelle loro espressioni tutta la sua passione per le sette note, riuscendo nella non facile impresa di riuscire a trasmettere le stesse emozioni al lettore.
Se tuttavia ciò non bastasse, allora sarebbe il caso di mettere da parte il manga, per ora, e concentrarsi sulla visione della serie animata: si potrà capire così che musica suonano i Beck, e una volta giunti al termine del ventiseiesimo episodio si verrà assaliti dal desiderio di sapere quello che accade dopo, e allora, con ancora “Brainstorm” e “Slip out” che risuonano nelle orecchie, ecco che la lettura del manga risulterà più agevole e coinvolgente di prima, anche quando ci si ritroverà a leggere di brani che non appartengono alla colonna sonora dell'anime.
Il fan service, si sa, è fondamentale per il successo di opere commerciali di stampo shounen, e nemmeno Beck è esente dall’ormai consolidata abitudine di regalare qualche gustosa chicca ai suoi aficionados. Il fan service di Beck tuttavia non consiste nello sfoggiare prorompenti co-protagoniste dalla dubbia utilità ma provviste di un qualche prosperoso davanzale che tanto piace al pubblico maschile, quanto piuttosto in una tipologia di fan service più consona ai temi e allo spirito del manga stesso, e pertanto di stampo squisitamente musicale.
La sfida è aperta sin dai frontespizi dei capitoli: dal primo all’ultimo volume l’autore darà prova della sua vastissima conoscenza musicale reinterpretando a suo modo, e con la complicità dei suoi personaggi, le copertine di un centinaio di album entrati nella storia della musica.
Vedremo quindi il sig. Saito nuotare in una piscina all’inseguimento di una banconota come nella cover del celeberrimo album Nevermind dei Nirvana, e sempre l’eccentrico ex campione olimpico sarà protagonista della rivisitazione della copertina di Californication dei californiani Red Hot Chili Peppers; altrove troveremo Koyuki col viso tatuato come nell’album dei Rolling Stones Tattoo You, e di volta in volta i Beck al completo vestiranno i panni dei Beatles, dei Queen, dei Clash, degli U2 e decine di altri miti della musica dell’ultimo mezzo secolo.
Il divertimento non si limita però solo alle copertine degli album: a più riprese durante il manga vengono citati gruppi o brani famosi, sebbene talvolta simili omaggi siano più velati.
E’ il caso dei Dying Breed, rock band fittizia di grande successo nel manga, e del loro leader Eddie Lee, amico di vecchia data del chitarrista Ryusuke. Innumerevoli sono gli indizi che fanno presupporre sin dall’inizio che questa band sia un omaggio che Sakuishi ha voluto rendere ai Nirvana, e in particolare al loro leader Kurt Cobain.
Persino i personaggi che popolano il manga fanno parte di questo sottile e stuzzicante gioco, essendo tutti ispirati più o meno palesemente a importanti componenti di alcuni famosissimi complessi.
Emblematico è inoltre il grande omaggio all’arte delle sette note che troviamo in una famosa sequenza del manga, in cui Koyuki incontra in sogno tutte le più grandi leggende della musica internazionale: un’occasione per l’autore di rendere onore, con ritratti incredibilmente simili agli originali, a stelle del calibro di John Lennon, Freddie Mercury, Sid Vicious, Kurt Cobain, Jimi Hendrix e Bob Marley.
Nel nostro Paese, Beck è stato pubblicato da Dynit, che ne ha curato sia il manga che l’anime.
La versione cartacea di Beck ha esordito per la prima volta nelle edicole e nelle fumetterie nostrane nella primavera del 2006, tuttavia in quell’occasione furono pubblicati soltanto i primi due volumi, per poi far ripartire la serie daccapo nel settembre dello stesso anno, in contemporanea con la trasmissione dei primi episodi dell’anime su MTV.
L’edizione italiana di Beck offertaci da Dynit è tutto sommato discreta: i volumi hanno un formato 13x18 cm e forniti di sovraccoperta, al di sotto della quale troviamo una semplice copertina a tinta unita che riporta il titolo della serie. All’interno sono presenti alcune pagine a colori che però, fatto salvo le purtroppo rare occasioni in cui l’autore abbandona il bianco e nero per il technicolor, sono spesso usate per pubblicizzare i dvd dell’anime o altri prodotti dell’editore. La rilegatura si presenta resistente, mentre la qualità della carta è il vero punto dolente dell’edizione: ruvida, porosa e con una forte tendenza all’ingiallimento (pertanto si consiglia caldamente di imbustare i volumi). La tenuta dell’inchiostro è comunque buona, così come lo è in genere la sfogliabilità dei volumi. Da segnalare che spesso e volentieri le tavole sono tagliate in corrispondenza dei bordi esterno e superiore della pagina, anche se mai in modo tale da inficiare la lettura.
Nonostante la buona accoglienza che il pubblico riservò alla serie animata, il manga verosimilmente non ottenne il successo sperato, e così, a partire dall’undicesimo volume, la sua distribuzione venne limitata alle sole fumetterie, con conseguente aumento del prezzo di copertina, che passò da 4,50€ a 6,50€.
In seguito, sempre in fumetteria, l’intera serie venne riproposta in sette box (contenenti cinque volumi i primi sei e quattro l’ultimo) ad un prezzo ridotto di circa il 20%; molto probabilmente i primi due box son stati confezionati raccogliendo i resi da edicola, tant’è che non è raro incappare in volumi abbastanza usurati o comunque non proprio "freschi di tipografia”, per usare un eufemismo.
Cos'è Beck in definitiva? Beck è sincerità, umanità, normalità. Beck è passione, amicizia, amore, musica. E' emozione. Beck è un gioiello da amare e custodire con cura, una perla da far conoscere a coloro che più amiamo; vedrete, vi ringrazieranno.
[CERCAMANGA_"Beck BOX"]
L’occasione si presenta sotto le vesti di un cane rattoppato che il ragazzo salva da un gruppetto di bulli. Il suo padrone è infatti Ryusuke Minami, detto Rey; un giovane dall’aria poco raccomandabile cresciuto a New York e tornato da poco in Giappone, e possiede una dote interessante: Minami è un formidabile chitarrista, un talento naturale come se ne incontrano pochi in giro.
Qualcosa nel nostro protagonista scatta: potrebbero essere Ryusuke e la sua musica la svolta che cambierà per sempre la sua vita?
Nel dubbio, complice l’incontro col signor Saito - ex campione olimpico nonché istruttore di nuoto barra datore di lavoro barra insegnante di musica - Yukio prova ad imparare a suonare la chitarra. Sarà vera passione o piuttosto solo un modo per far colpo sulla senpai Izumi Ishiguro, colei che alle elementari lo soprannominò Koyuki e che gli ha fatto conoscere la musica dei celebri Dying Breed?
Intanto, sciolto il suo precedente gruppo, Ryusuke deciderà di fondarne uno nuovo, reclutandone uno dopo l'altro i membri, quasi si trattasse della formazione di un party dei giochi di ruolo, con annesse condizioni e difficoltà iniziali. Faremo quindi conoscenza di Taira Yoshiyuki, considerato uno dei migliori bassisti della città e forse di tutto il Giappone, grazie al suo stile funky decisamente poco comune in un orientale; ed in seguito del rapper dal carattere difficile ma dal gran cuore Chiba Tsunemi. Il nuovo gruppo così formato si chiamerà Beck, proprio come il cane di Ryusuke.
Solo in un secondo momento nei Beck entreranno a far parte Koyuki, voluto più per le sue straordinarie doti di cantante che di chitarrista, e Yuji “Saku” Sakurai, compagno di classe e migliore amico del protagonista, nonché batterista di talento.
Da qui in poi i Beck inizieranno la loro impegnativa scalata, fatta di piccoli grandi successi, formidabili cadute, lente risalite e innumerevoli difficoltà: ce la faranno a realizzare il loro sogno?
Presentata così, diciamolo pure, la trama in sé mostra pochi spunti originali, ma non per questo Beck è un manga che vada frettolosamente scartato a priori, anzi. Non a caso Beck è la più famosa fatica del mangaka Harold, al secolo Takahiro, Sakuishi; esordita sulle pagine di Weekly Shonen Magazine dell’editore Kodansha nel febbraio 2000 e conclusasi ben otto anni più tardi, con un totale di 102 capitoli raccolti in 34 tankobon, milioni di copie vendute e la conquista del Premio Kodansha come miglior manga nel 2002.
Ma quali sono i reali punti di forza di un manga come questo, alla luce di una trama che di originale ha poco o nulla, e che anzi ricorda molto da vicino l’impianto narrativo di innumerevoli altri manga, soprattutto sportivi, come ad esempio Slam Dunk di Takehiko Inoue?
Il principale punto di forza di Beck è sicuramente rappresentato dai suoi personaggi. Sakuishi possiede la rara dote di riuscire a donare con pochi tratti una profonda umanità a tutti i personaggi che rappresenta, siano essi gli appartenenti alla rosa dei protagonisti, che con l’andare dei volumi si amplierà sempre più, o l’ultima delle comparse delle folle che si accalcano esultanti sotto il palco, impazienti di ascoltare ancora una volta i loro beniamini.
La vera eccezionalità di questo manga sta infatti nel rappresentare tutti questi personaggi come ragazze e ragazzi del tutto normali, privi di superpoteri e sempre fallibili, anche e soprattutto quando possiedono una qualche dote o talento particolare; è il caso ad esempio di Ryusuke, che pur essendo un indiscusso genio della chitarra, sovente assume degli atteggiamenti alquanto discutibili, e in più occasioni sarà proprio lui la causa dei guai che coinvolgeranno l'intero gruppo.
Il fatto poi che la storia copra un arco temporale piuttosto ampio – circa cinque anni – ci consente di seguire quasi passo passo la crescita e la maturazione di tutti i personaggi, e tutto questo avviene in maniera naturale, senza forzature o improvvisi power-up tanto cari a certi shonen moderni.
Prendiamo Koyuki, ad esempio, che all’inizio del manga è un ragazzino sognatore, timido e impacciato, privo di qualunque abilità, ma che grazie alla musica ed alla profonda amicizia che lo lega a ciascuno dei suoi compagni acquisirà sicurezza e maturità, e la sua voce sarà spesso l’asso nella manica dei Beck, capace di stregare in egual misura folle affamate di musica e discografici alla ricerca dei migliori talenti da far emergere. Spesso, alla fine di un concerto, il nostro caro Yukio si stupirà di quello che è riuscito a fare e, ammirando la folla in visibilio, anche noi rabbrividiremo assieme a lui per l’emozione.
Ma i Beck sono un gruppo e, come dicevamo, senza i suoi compagni il protagonista non sarebbe andato lontano.
Impossibile dimenticare i pellegrinaggi di Taira da una band all’altra, alla continua ricerca di quel sound, quella “chimica” che lega indissolubilmente tutti i componenti, oppure le lacrime di Saku quando, dopo l’ennesimo tentativo, si renderà conto di non essere ancora abbastanza bravo da riuscire ad accompagnare come meritano i brani dell’amico Koyuki, o ancora il temperamento irruente di Chiba, che invece, unico “normale” in un gruppo di talentuosi, tenta in ogni modo di trovare la propria strada, artistica e personale, scatenando sovente conflitti, ma disposto a tutto per il bene della band; mentre Ryusuke la lezione più importante, quella che vale una vita intera, la riceverà solo alla fine della storia, dopo mille vicissitudini.
In questo manga tutti hanno qualcosa da dire, e non servono baloon zeppi di dialoghi o mille tavole per capirlo: basta un tratto, un’espressione, un solo gesto, e anche l’ultima delle comparse acquisisce una propria vita, una propria storia, una propria umanità.
Aprendo il primo volume di Beck si rimane immediatamente colpiti dallo stile decisamente insolito dell’autore: il tratto di Sakuishi è grezzo, ruvido, spesso volutamente approssimativo e sporco, uno stile che ben si presta a rappresentare le espressioni esagerate dei personaggi durante i numerosi sketch comici che caratterizzano la primissima parte della storia; addirittura, per chi legge il manga dopo aver visto l’anime, la differenza di stile tra le due opere è tale che i disegni sembrano quasi “scimmieschi”, con quei volti larghi e quelle grandi bocche dalle labbra pronunciate.
Ma, complice l’incalzare degli eventi e la personalità genuina dei protagonisti, si fa presto ad abituarsi a questo stile così poco “orientale”, ed in breve ci si renderà conto che lo stile dell’autore sta rapidamente cambiando, e dopo una fase di assestamento, attorno al quindicesimo volume esso assumerà la sua connotazione definitiva: le tavole diventano più pulite, il tratto più netto e preciso, molti dettagli che prima sporcavano soltanto le immagini vengono progressivamente eliminati, i corpi ed i visi diventano sempre più proporzionati, mentre aumenta la voglia dell’autore di spettacolarizzare i momenti in cui i suoi protagonisti si esibiscono, realizzando ad esempio degli eccezionali giochi di luce ed ombra soprattutto nelle scene in cui a cantare è Koyuki, quasi a voler con queste tavole compensare la mancanza della musica, creando così delle tavole incredibilmente coinvolgenti e comunicative, quasi come le riprese dal vivo di un concerto della propria band preferita.
Se poi, terminato l’ultimo volume, si sfoglia per curiosità il primo, i progressi compiuti da Sakuishi diventano ancora più lampanti, tanto che si fatica a credere che i due volumi siano stati disegnati dalla stessa persona.
Una menzione speciale la meritano poi gli strumenti musicali, veri co-protagonisti dell’opera, che l’autore tratteggia con perizia maniacale, riproducendo bassi, chitarre e batterie con la precisione di un catalogo specializzato.
Nel mucchio ovviamente risaltano gli strumenti del gruppo protagonista, e su tutti la chitarra di Ryusuke, la mitica Lucille, una Gibson Les Paul Standard del ’58, che nonostante i sette fori di proiettile emette un sound unico ed inimitabile.
Giunti però a questo punto della recensione, probabilmente a molti di coloro che ancora non hanno letto l’opera di Sakuishi un dubbio sarà rimasto, e sarà più o meno questo: come fa un manga fatto di carta e inchiostro, strumenti capaci di trasmettere grandiosi messaggi e profonde emozioni ma notoriamente “muti”, a parlare di musica?
Tra le tante opzioni che l'autore avrebbe potuto adottare, Sakuishi sceglie la via più immediata e coinvolgente per tutti, musicofili e non, trasponendo su carta quella che è l’essenza pura della musica e dell’arte in genere: l’emozione. E questo lo fa da vero amante della musica: quando disegna un concerto dei nostri beniamini infonde nei loro gesti, nei loro sguardi, nelle loro espressioni tutta la sua passione per le sette note, riuscendo nella non facile impresa di riuscire a trasmettere le stesse emozioni al lettore.
Se tuttavia ciò non bastasse, allora sarebbe il caso di mettere da parte il manga, per ora, e concentrarsi sulla visione della serie animata: si potrà capire così che musica suonano i Beck, e una volta giunti al termine del ventiseiesimo episodio si verrà assaliti dal desiderio di sapere quello che accade dopo, e allora, con ancora “Brainstorm” e “Slip out” che risuonano nelle orecchie, ecco che la lettura del manga risulterà più agevole e coinvolgente di prima, anche quando ci si ritroverà a leggere di brani che non appartengono alla colonna sonora dell'anime.
Il fan service, si sa, è fondamentale per il successo di opere commerciali di stampo shounen, e nemmeno Beck è esente dall’ormai consolidata abitudine di regalare qualche gustosa chicca ai suoi aficionados. Il fan service di Beck tuttavia non consiste nello sfoggiare prorompenti co-protagoniste dalla dubbia utilità ma provviste di un qualche prosperoso davanzale che tanto piace al pubblico maschile, quanto piuttosto in una tipologia di fan service più consona ai temi e allo spirito del manga stesso, e pertanto di stampo squisitamente musicale.
La sfida è aperta sin dai frontespizi dei capitoli: dal primo all’ultimo volume l’autore darà prova della sua vastissima conoscenza musicale reinterpretando a suo modo, e con la complicità dei suoi personaggi, le copertine di un centinaio di album entrati nella storia della musica.
Vedremo quindi il sig. Saito nuotare in una piscina all’inseguimento di una banconota come nella cover del celeberrimo album Nevermind dei Nirvana, e sempre l’eccentrico ex campione olimpico sarà protagonista della rivisitazione della copertina di Californication dei californiani Red Hot Chili Peppers; altrove troveremo Koyuki col viso tatuato come nell’album dei Rolling Stones Tattoo You, e di volta in volta i Beck al completo vestiranno i panni dei Beatles, dei Queen, dei Clash, degli U2 e decine di altri miti della musica dell’ultimo mezzo secolo.
Il divertimento non si limita però solo alle copertine degli album: a più riprese durante il manga vengono citati gruppi o brani famosi, sebbene talvolta simili omaggi siano più velati.
E’ il caso dei Dying Breed, rock band fittizia di grande successo nel manga, e del loro leader Eddie Lee, amico di vecchia data del chitarrista Ryusuke. Innumerevoli sono gli indizi che fanno presupporre sin dall’inizio che questa band sia un omaggio che Sakuishi ha voluto rendere ai Nirvana, e in particolare al loro leader Kurt Cobain.
Persino i personaggi che popolano il manga fanno parte di questo sottile e stuzzicante gioco, essendo tutti ispirati più o meno palesemente a importanti componenti di alcuni famosissimi complessi.
Emblematico è inoltre il grande omaggio all’arte delle sette note che troviamo in una famosa sequenza del manga, in cui Koyuki incontra in sogno tutte le più grandi leggende della musica internazionale: un’occasione per l’autore di rendere onore, con ritratti incredibilmente simili agli originali, a stelle del calibro di John Lennon, Freddie Mercury, Sid Vicious, Kurt Cobain, Jimi Hendrix e Bob Marley.
Nel nostro Paese, Beck è stato pubblicato da Dynit, che ne ha curato sia il manga che l’anime.
La versione cartacea di Beck ha esordito per la prima volta nelle edicole e nelle fumetterie nostrane nella primavera del 2006, tuttavia in quell’occasione furono pubblicati soltanto i primi due volumi, per poi far ripartire la serie daccapo nel settembre dello stesso anno, in contemporanea con la trasmissione dei primi episodi dell’anime su MTV.
L’edizione italiana di Beck offertaci da Dynit è tutto sommato discreta: i volumi hanno un formato 13x18 cm e forniti di sovraccoperta, al di sotto della quale troviamo una semplice copertina a tinta unita che riporta il titolo della serie. All’interno sono presenti alcune pagine a colori che però, fatto salvo le purtroppo rare occasioni in cui l’autore abbandona il bianco e nero per il technicolor, sono spesso usate per pubblicizzare i dvd dell’anime o altri prodotti dell’editore. La rilegatura si presenta resistente, mentre la qualità della carta è il vero punto dolente dell’edizione: ruvida, porosa e con una forte tendenza all’ingiallimento (pertanto si consiglia caldamente di imbustare i volumi). La tenuta dell’inchiostro è comunque buona, così come lo è in genere la sfogliabilità dei volumi. Da segnalare che spesso e volentieri le tavole sono tagliate in corrispondenza dei bordi esterno e superiore della pagina, anche se mai in modo tale da inficiare la lettura.
Nonostante la buona accoglienza che il pubblico riservò alla serie animata, il manga verosimilmente non ottenne il successo sperato, e così, a partire dall’undicesimo volume, la sua distribuzione venne limitata alle sole fumetterie, con conseguente aumento del prezzo di copertina, che passò da 4,50€ a 6,50€.
In seguito, sempre in fumetteria, l’intera serie venne riproposta in sette box (contenenti cinque volumi i primi sei e quattro l’ultimo) ad un prezzo ridotto di circa il 20%; molto probabilmente i primi due box son stati confezionati raccogliendo i resi da edicola, tant’è che non è raro incappare in volumi abbastanza usurati o comunque non proprio "freschi di tipografia”, per usare un eufemismo.
Cos'è Beck in definitiva? Beck è sincerità, umanità, normalità. Beck è passione, amicizia, amore, musica. E' emozione. Beck è un gioiello da amare e custodire con cura, una perla da far conoscere a coloro che più amiamo; vedrete, vi ringrazieranno.
«You look around you
And find yourself among them
It surely sooth your soul
But than there is something
Missing inside of you
Out of the hole
Out of the place
Wanting something new… »
And find yourself among them
It surely sooth your soul
But than there is something
Missing inside of you
Out of the hole
Out of the place
Wanting something new… »
["Out of the hole" - Beck Mongolian Chop Squad]
[CERCAMANGA_"Beck BOX"]
Questo è un problema che Sakuishi neanche si pone. Come hai ricordato tu Beck ha delle somiglianze con Slam Dunk, un manga che non parlava di Basket, ma di gioventù. Ecco, se potessimo inserirlo in un genere preciso, andrebbe a collocarsi nel "vattene Giovinezza" (vedi Excel Saga ).
Mentre Slam Dunk ha una messa in scena ben precisa quindi universale, quindi (ancora xD) sempre attuale, Beck racchiude tutte quelle sensazioni/esperienze che uno ha avuto nel periodo adolescenziale. Solo per le citazioni si capisce che siamo agli albori della cultura musicale che una persona Puo', ripeto, puo' avere nell'arco della sua vita. Si cresce ascoltando i Queen, Beatles (Abbey Road su tutti), Bob Marley, Nirvana, insomma, i soliti. Poi passata quella fase di smarrimento sociale, voglia di identità, ci accorgiamo che bisogna fare il salto di qualità se si è un musicista o si ama la musica in maniera viscerale. Beck si ferma prima di questo processo. Un manga bellissimo che andrebbe letto in un momento preciso per goderne a pieno. Io l'opportunità l'ho persa, non fate il mio stesso errore
Per quanto riguarda Beck, posso solo parlare dell'anime: mi aggiungo al coro di commenti negativi. L'atmosfera generale non è male, ma i personaggi sono insopportabili.
Sia per le citazioni, che per la voglia che mi suscitava di comprarmi una chitarra e provare a strimpellare le canzoni rock che ho sempre amato.
purtroppo era troppo lungo e, complice il suo costo aumentato (come successe a Saiyuki Reload 7), mi fermai al 7 (anche se lessi i primi 4-5) e decisi di recuperarlo in futuro sul mercato dell'usato prima o poi...
purtroppo il suo momento/occasione non è ancora arrivato (idem per Saiyuki Reload dal 7 e tutto Saiyuki Gaiden)...
sono fiducioso che prima o poi sarà la sua volta (oramai ho acquistato quasi tutte le serie manga che ho sempre voluto leggere/avere tra quelle già pubblicate, soprattutto negli ultimi 2 anni, e all'aumentare del tempo, e dei soldini, diminuiscono esponenzialmente )
P.S: Ho visto di recente il film di DMC e devo dire che e' stato troppo divertente XD XD XD
Io conobbi Beck grazie all'anime che, ok, non sarà una pietra miliare dell'animazione giapponese ma diciamo che lo si potrebbe considerare più una sorta di anteprima dell'opera originale; e con questo non voglio sminuirlo visto che ne sono tutt'ora molto affezionato. Certo ha il pregio di avere una colonna musicale di tutto rispetto, che è un bel valore aggiunto rispetto al manga.
Il meglio imho sta comunque nel manga, e già solo riprendendo la storia dall'inizio con esso ci si accorge della differenza.
Personalmente il manga di Beck è fra i miei preferiti in assoluto; mi è capitato raramente di affezionarmi così tanto a dei personaggi, di gustare una narrazione così genuina e coinvolgente. Lo consiglio senza remore a chiunque... soprattutto agli estimatori di Adachi (tiè l'ho detto ), ed indipendentemente dal fattore musicale; ovviamente se siete anche amanti della musica, tanto meglio.
PS: azzeccatissimo anche il paragone con Slam Dunk.
Se esistesse il genere, Beck sarebbe un manga di formazione... Titolo bellissimo... Poco da aggiungere...
Tra i mie preferiti di sempre
Perchè lo consigli agli amanti di Adachi? (Cioè io?)
Ho conosciuto Beck prima attraverso l'anime, opera che ha alimentato la mia adolescenza e che reputo tutt'ora un gioiello non
tanto in qualità grafica/d'animazione, quanto di contenuti e capacità di trasmettere i dilemmi giovanili, la voglia di
sfondare e di suonare; poi mi sono indirizzato verso il manga che, purtroppo, devo ancora recuperare per metà.
Quello che è riuscito meglio a Sakuishi, oltre a trattare di musica con una bravura e una capacità comunicativa unica, è
stato di creare un gruppo di personaggi umanissimi ed estremamente attuali.
Durante il periodo della lettura apprezzai tantissimo anche il riferimento musicale ai "Rage Against the Machine" e a Tom Morello, riferimenti presentissimi pure nell'anime in gran quantità (ascoltatevi "Spice of Life"!)
Appena torno a casa mi ascolto l'ost dell'anime a tutto volume e mi rileggo i primi volumi, è deciso.
Per quanto riguarda l'opera, io sono nella stessa condizione di GeassofLelouch. Lo seguii sin dall'inizio, anzi mi lamentai pure che decisero di sospenderlo per farlo ripartire daccapo secondo una logica a me oscura, ma poi quando il prezzo aumentò lo trovai decisamente esagerato (per i tempi, oggi è la norma ) e allora il connubio "i disegni non mi piacciono tanto (anche se la storia sì) + è Dynit (editore per cui non ho molta simpatia perchè non mi piacciono le sue edizioni e non è affatto affidabile o puntuale) + costa troppo" me lo fece mollare dopo una decina di volumetti.
Ad oggi, chissà, magari mi piacerebbe sapere come continua la storia. Cercherò qualcuno che me lo presti o qualche serie completa in offerta.
Io non conosco nè l'anime nè il manga se non di nome quindi non posso pronunciarmi. Ma la recensione è davvero bella e invoglia alla lettura.
Complimenti!!
Personalemente consiglio la lettura a tutti e anche la sua visione; anche se come è già stata detto questa è solo la prima parte della versione cartacea.
Invece delle "solite" canzoni jap che ascolto ultimamente (anche se mi piacciono), adesso rispolvero subito i cd originali dei Nirvana che tanto ho amato e amo tuttora!!
Kurt ♥
Ed infatti tu eri uno di coloro a cui pensavo quando ho scritto quella frase
Hai presente quando un personaggio è così credibile che riesce a suscitare un'empatia fuori dal comune? Quando lo percepisci come una persona vera, e te la ridi di gusto quando accade qualcosa di spassoso, fai il tifo per lui affinché riesca in qualcosa o ti fa incazzare perchè ha combinato una cavolata o ancora ti fa star quasi male quando gli succede qualcosa di brutto?
Questo succede, inutile specificarlo, solo in quelle opere in cui i personaggi son magnificamente caratterizzati ed espressivi. Ed Adachi è un maestro in questo, nonostante tanto criticate orecchie a ciambella che disegna
Anche Beck è così; è un di quei manga che, una volta terminati -e questo è un classico- quasi immancabilmente ti fanno star male perchè ti mancano da morire gli "amici" che ti sei fatto leggendolo.
@micheles: O_O
E' un peccato, perché il costo di quest'opera è al momento proibitivo per me, anche senza considerare il fatto che avrei già altri manga che attendo di riuscire a prendere.
Ma da lettrice di Adachi (questo lo dico per oberon), quantomeno lo aggiungerò alla lista dei manga "da prendere appena possibile". ^^
Sono molto legata a Beck, è un'opera che mi ha emozionata profondamente e continua a farlo nonostante le riletture e il tempo che passa, e se oggi il dolce suono del mio basso allieta i pomeriggi di vicini e parenti il merito (o la colpa? ) è tutto dell'eccellente lavoro compiuto da Sakuishi-sensei.
@meitei
Hai ragione, Sakuishi forse il problema del mutismo dei suoi strumenti non se l'è nemmeno posto, ma credo, come si evince anche dai commenti qui sopra, che invece il lettore medio ragionevolmente se lo ponga, quindi è giusto far comprendere l'universalità (mi piace questa definizione, calza proprio a pennello) di Beck, anche se credo basti leggerne una decina di pagine per rendersene conto.
@oberon
Bello anche il paragone con Adachi, un altro autore che costruisce le proprie opere unicamente su atmosfere e personaggi, e secondo me anche il ragionamento contrario funziona perfettamente: se si apprezza Sakuishi, sicuramente si riuscirà ad apprezzare altrettanto anche Adachi.
@micheles
Guarda, anch'io ero così fino a qualche anno fa, anzi per la precisione fino a Beck.
Da piccola addirittura detestavo la musica, tutto quel 'rumore' m'innervosiva, poi però ho incontrato Beck e in capo a un anno son finita a solfeggiare e dopo due strimpellavo scale sul basso; prova a dare un'occhiata all'anime, magari non diventerai una rockstar, ma magari fra un annetto potresti addirittura ritrovarti a comprare il tuo primo disco. ^^
P.S. Come ha già accennato Nina, di Beck esiste anche una video recensione, se vi va di vederla è qui.
Ci sono due anonimi che mi hanno dato il pollice verde, non ho capito se e' perche' sono nella mia stessa situazione o per pieta'!
Un mondo senza musica sarebbe orribile...non riesco neanche ad immaginarmelo brrrrrrrrr. Mi fa più compagnia un buon CD musicale che non una serata in mezzo alla gente.
Tuttavia Beck proprio non mi piace ù_ù
Gia mi son perso l'anime... ,ma posso ancora reperire il manga e custodirlo per coloro che verranno dopo di me... e dare una possibilità, che io non ho avuto, a chi forse ci sara dopo di me e potra anche se non conoscerlo perche non ne viene a conoscenza tramite,"il caso",avra me che gli dara la possibilità!!!
P.S. Bella recensione.
Ribadisco il discorso delle chicche a tema musicale,e questo fin dal titolo,visto che puo' riferirsi sia al chitarrista degli Yardbirds Jeff Beck che al cantante alt-rock Beck Hansen (quello di Loser per capirci) oppure a Lucille,nome che a chi conosce il blues non suonera' affatto nuovo!
Ah,e mi unisco al coro di quelli che lodano la colonna sonora.
La mancanza di fondi e il dubbio sulla valdità della stessa mi hanno frenato... Chissà che questa stupenda recensione riaccenda definitivamente la scintilla, così come la soundtrack nel lettore mp3 fa un po' ogni giorno xD
Micheles, spero che, da fisico, non ti limiterai a considerare la musica come un insieme caotico di frequenze e onde sonore (!) altrimenti ti perderai il meglio! Ti consiglio di seguire qualche puntata del programma "Sei gradi" (ispirato alla teoria dei sei gradi di separazione) in onda ogni giorno su Rai radiotre alle 18.00. In alternativa leggi Alta fedeltà di Nick Hornby
Hallymay, bella la tua citazione di Frank Zappa, prima di leggere Lester Bangs (Minimum fax) la pensavo anch'io così.
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.