La copertina del numero 15 di The Climber rappresenta con finezza (e con una conoscenza pregressa dell'arrampicata che cercherò di darvi) lo spirito di questo manga; osservatela: notiamo Buntaro Mori, protagonista della serie, arrampicare nel cuore della notte con sguardo accigliato; in bocca ha una corda con cui assicurarsi ai rinvii e in mano una piccozza con cui aiutarsi nella scalata su una parete ghiacciata. Punto.
Nulla di strabiliante, no? Ma vorrei focalizzarmi con voi sulla corda stretta nella morsa del protagonista, un dettaglio qualunque, ma, a mio parere, pregno di significati. Ora mi spiego.
Nelle prime lezioni di arrampicata sportiva, gli istruttori insegnano alcune cose fondamentali su questo sport meraviglioso: come indossare l'imbrago, come assicurarsi alla fune, come fare sicura al proprio compagno di arrampicata e come portare la fune in un rinvio (i rinvii sono doppi moschettoni nei quali far passare la fune) per evitare una disastrosa caduta in caso di cedimento fisico. Quando si arrampica, l'azione dell'inserimento della fune nei rinvii è qualcosa che si avvicina con impressionante somiglianza all'incertezza e alla precarietà dell'equilibrio: bisogna reggersi e contemporaneamente staccare un braccio dagli appigli per spostare la corda, un'azione che necessita velocità e concentrazione o potrebbe concludersi maluccio. Fatto sta che il più delle volte ci si aiuta afferrando la fune stessa coi denti, in modo da tirarla a sé più facilmente; è qualcosa che viene istintivo e che agli occhi dei più appare come un movimento innocente ed ingenuo.
Ora arrivo al punto: nei corsi di arrampicata – una volta spiegati i fondamentali – si consiglia vivamente di non compiere mai questa manovra. Mai. Perché? Perché se si cadesse con la fune in bocca ci sarebbe l'80% di probabilità di strapparsi la mandibola e perdere tutti i denti: stretti dall'istinto dell'uomo di serrare la mascella in caso di caduta, verrebbero strattonati in fuori dalla fune. Un'azione improvvisa e scioccante; imprevedibile e rapida.
Ed è così che –scusate la lunga parentesi tecnica– funziona The Climber; è questa la meccanica principale del manga: si legge con tranquillità, tutto sembra andare per il verso giusto, manca poco alla meta quando qualcosa cede, e si cade nel vuoto perdendo una parte di sé. In questa rappresentativa copertina gli occhi di Buntaro guardano il lettore con sorprendente sincerità, non trasmettono prepotenza o sicurezza di sé, tutt'altro, esprimono preoccupazione, esprimono una coscienza dell'incertezza di quell'esatto momento. Tutta l'essenza dell'opera in un'unica immagine.
Magia.
The Climber inizia tiepidamente: vittima di una sceneggiatura a quattro mani tra Yoshio Nabeta e Hiroshi Takano, i primi volumi soffrono di una trama piuttosto sfruttata in cui i protagonisti vengono descritti con personalità stereotipate; l'arrampicata riceve un trattamento eccessivamente agonistico e le avventure raccontate cedono in credibilità con ingranaggi narrativi studiati a tavolino e bisognosi di personaggi poco realistici quanto, a volte, privi di spessore.
Nel primo numero conosciamo Buntaro Mori: ragazzo vittima del proprio carattere introverso e incline alla solitudine, intento a dover affrontare il trasferimento in un nuovo liceo; avvenimento che lo costringerà a fare nuove conoscenze scolastiche, tra cui Miyamoto: fastidioso bulletto dalla passione sfrenata per l'arrampicata. Sarà questo, folgorante, incontro a catapultare il protagonista nel mondo dell'alpinismo, trasportandolo in un vortice di esperienze finalizzate a cambiargli la vita.
Ammetto sia un incipit tanto scontato[1] quanto abusato in altri manga, ma ha la lodabile capacità d'introdurre il lettore (oltre che lo stesso Buntaro) all'arrampicata, spiegandone le meccaniche e caratteristiche; insomma: pone le basi per la scalata vera e propria, una lenta ascesa verso il capolavoro.
Il tutto maturerà ulteriormente superato il quarto volume, quando toccherà allo stesso Shinichi Sakamoto (disegnatore dell'opera, e autore già conosciuto in Italia per Kiomaru e Masurao) prendersi cura della sceneggiatura: provvidenziale scelta che darà il via ad un drastico miglioramento e alla presa di distanze dalle scelte stilistiche imposte in precedenza, facendo acquisire alla serie un carattere più maturo. Una perdita dell'innocenza.
La lettura della serie sviluppa, procedendo, una graduale maturazione narrativa e di contenuti, proponendosi come un'opera che, oltre alle avventure di Buntaro Mori, cerca di ritrarre la crescita di un uomo all'interno della propria società, in forte contrasto con la solitudine e la potenza evocatrice delle cime nevose. A confermare tutto questo vi è l'evoluzione del carattere del protagonista: inizialmente molto sottile e poco chiaro, con l'avanzare del manga si plasma in maniera più significativa attraverso alcuni avvenimenti dal fortissimo impatto[2]; dalle scuole superiori si arriva, passo dopo passo, alla vita adulta: un irreversibile cammino convogliato in un principale teatro di morte e maestosa bellezza: la montagna. La montagna in The Climber è un'essenza attiva –platonica e gelosa amante priva di misericordia– capace di togliere la vita senza alcuno indugio, come di donare momenti dalla ineguagliabile bellezza.
La capacità comunicativa di questa serie –il suo carisma intrinseco in una poesia visiva– la dobbiamo a Shinichi Sakamoto: sapiente narratore che saprà alternare, con grande bravura, momenti semplici e privi di dialoghi a momenti di alta tensione e suggestionabilità, riuscendo sempre a dosare il ritmo senza l'abuso di balloon, ma con l'aiuto di una moltitudine di figure retoriche e metafore. Una narrazione che cerca la partecipazione attiva del lettore, trascinandolo in salti temporali spiazzanti ma riuscitissimi (e che ogni volta saprà riempire in piccole dosi), il tutto assecondato da un talento visionario capace di una forte simbologia legata sia all'occidente che all'oriente. Potrei fermarmi qui nel parlare delle capacità narrative di Sakamoto, ma non sarebbe giusto, perché questo autore dalle incredibili doti è anche un fine conoscitore del potenziale comunicativo del medium fumettistico, in grado di gestire momenti complessi con sincera semplicità e originalità. Un esempio? Pagine 10 e 11 del capitolo 106 (undicesimo volume), il futuro della serie anticipato in una manciata di vignette; non è una cosa da tutti, ecco.
I disegni, ahimè, soffrono di un inizio traballante e indebolito da influenze shonen, ma in breve migliorano visibilmente fino ad assumere un realismo quasi fotografico nei tratti somatici e nell'anatomia umana. Gli ambienti esterni, invece, sono impeccabili sin dai primi numeri, e godono di inquadrature riuscitissime, capaci di coinvolgere appieno nella lettura e far scaturire veri e propri brividi da vertigini. Sorprendenti, infine, i dettagli tecnici scrupolosamente riportati e che indicano un attento studio dell'autore e dei suoi aiutanti sia nelle attrezzature e nell'abbigliamento d'alpinismo, che nelle tecniche usate nell'arrampicata, spesso descritte in una rubrica finale.
Parliamo dell'edizione: la J-Pop si impegna nel rendere l'esperienza il più accessibile possibile anche a chi non conosce la disciplina trattata, riportando a fine volume un chiaro ed esauriente glossario e la traduzione di interviste fatte dal supervisore di tecniche d'alpinismo della Shueisha a scalatori principalmente giapponesi[3], una scelta che personalmente ritengo lodevole e significativa, visto che è sempre un piacere trovare approfondimenti simili in appendice ad un manga. Qualitativamente l'edizione si dimostra molto ben fatta: sovraccoperta robusta, ottima stampa e resa dei retini, carta bianca, primi volumi con pagine a colori su carta patinata. La rilegatura è buona, come nei soliti standard J-POP, anche se mi è capitato di incappare in un paio di copie che presentavano un lieve difetto di adesione fra le pagine patinate e quelle normali; ma si tratta sicuramente di un difetto occasionale.
NOTE:
[1]: Colpa anche mia che, in verità vi dico, odio con tutto il cuore fare i riassuntini della trama nelle recensioni.
[2]: Impatto sia sul protagonista, che sullo stesso lettore, che non potrà evitare di sentirsi emotivamente legato alla lettura.
[3]: Nel volume 16, con mia grande gioia, hanno dedicato questo spazio all'italiano Reinhold Messner, descrivendolo come “il primo uomo nella storia del genere umano a riuscire a completare l'impresa di scalare tutte e quattordici le vette sopra gli ottomila metri. [...] Tutte effettuate senza l'ausilio di bombole d'ossigeno. […] Ritenuto un super-uomo, è lo scalatore più famoso del mondo e del ventesimo secolo.” State provando anche voi un pizzico d'orgoglio?
Nulla di strabiliante, no? Ma vorrei focalizzarmi con voi sulla corda stretta nella morsa del protagonista, un dettaglio qualunque, ma, a mio parere, pregno di significati. Ora mi spiego.
Nelle prime lezioni di arrampicata sportiva, gli istruttori insegnano alcune cose fondamentali su questo sport meraviglioso: come indossare l'imbrago, come assicurarsi alla fune, come fare sicura al proprio compagno di arrampicata e come portare la fune in un rinvio (i rinvii sono doppi moschettoni nei quali far passare la fune) per evitare una disastrosa caduta in caso di cedimento fisico. Quando si arrampica, l'azione dell'inserimento della fune nei rinvii è qualcosa che si avvicina con impressionante somiglianza all'incertezza e alla precarietà dell'equilibrio: bisogna reggersi e contemporaneamente staccare un braccio dagli appigli per spostare la corda, un'azione che necessita velocità e concentrazione o potrebbe concludersi maluccio. Fatto sta che il più delle volte ci si aiuta afferrando la fune stessa coi denti, in modo da tirarla a sé più facilmente; è qualcosa che viene istintivo e che agli occhi dei più appare come un movimento innocente ed ingenuo.
Ora arrivo al punto: nei corsi di arrampicata – una volta spiegati i fondamentali – si consiglia vivamente di non compiere mai questa manovra. Mai. Perché? Perché se si cadesse con la fune in bocca ci sarebbe l'80% di probabilità di strapparsi la mandibola e perdere tutti i denti: stretti dall'istinto dell'uomo di serrare la mascella in caso di caduta, verrebbero strattonati in fuori dalla fune. Un'azione improvvisa e scioccante; imprevedibile e rapida.
Ed è così che –scusate la lunga parentesi tecnica– funziona The Climber; è questa la meccanica principale del manga: si legge con tranquillità, tutto sembra andare per il verso giusto, manca poco alla meta quando qualcosa cede, e si cade nel vuoto perdendo una parte di sé. In questa rappresentativa copertina gli occhi di Buntaro guardano il lettore con sorprendente sincerità, non trasmettono prepotenza o sicurezza di sé, tutt'altro, esprimono preoccupazione, esprimono una coscienza dell'incertezza di quell'esatto momento. Tutta l'essenza dell'opera in un'unica immagine.
Magia.
The Climber inizia tiepidamente: vittima di una sceneggiatura a quattro mani tra Yoshio Nabeta e Hiroshi Takano, i primi volumi soffrono di una trama piuttosto sfruttata in cui i protagonisti vengono descritti con personalità stereotipate; l'arrampicata riceve un trattamento eccessivamente agonistico e le avventure raccontate cedono in credibilità con ingranaggi narrativi studiati a tavolino e bisognosi di personaggi poco realistici quanto, a volte, privi di spessore.
Nel primo numero conosciamo Buntaro Mori: ragazzo vittima del proprio carattere introverso e incline alla solitudine, intento a dover affrontare il trasferimento in un nuovo liceo; avvenimento che lo costringerà a fare nuove conoscenze scolastiche, tra cui Miyamoto: fastidioso bulletto dalla passione sfrenata per l'arrampicata. Sarà questo, folgorante, incontro a catapultare il protagonista nel mondo dell'alpinismo, trasportandolo in un vortice di esperienze finalizzate a cambiargli la vita.
Ammetto sia un incipit tanto scontato[1] quanto abusato in altri manga, ma ha la lodabile capacità d'introdurre il lettore (oltre che lo stesso Buntaro) all'arrampicata, spiegandone le meccaniche e caratteristiche; insomma: pone le basi per la scalata vera e propria, una lenta ascesa verso il capolavoro.
Il tutto maturerà ulteriormente superato il quarto volume, quando toccherà allo stesso Shinichi Sakamoto (disegnatore dell'opera, e autore già conosciuto in Italia per Kiomaru e Masurao) prendersi cura della sceneggiatura: provvidenziale scelta che darà il via ad un drastico miglioramento e alla presa di distanze dalle scelte stilistiche imposte in precedenza, facendo acquisire alla serie un carattere più maturo. Una perdita dell'innocenza.
La lettura della serie sviluppa, procedendo, una graduale maturazione narrativa e di contenuti, proponendosi come un'opera che, oltre alle avventure di Buntaro Mori, cerca di ritrarre la crescita di un uomo all'interno della propria società, in forte contrasto con la solitudine e la potenza evocatrice delle cime nevose. A confermare tutto questo vi è l'evoluzione del carattere del protagonista: inizialmente molto sottile e poco chiaro, con l'avanzare del manga si plasma in maniera più significativa attraverso alcuni avvenimenti dal fortissimo impatto[2]; dalle scuole superiori si arriva, passo dopo passo, alla vita adulta: un irreversibile cammino convogliato in un principale teatro di morte e maestosa bellezza: la montagna. La montagna in The Climber è un'essenza attiva –platonica e gelosa amante priva di misericordia– capace di togliere la vita senza alcuno indugio, come di donare momenti dalla ineguagliabile bellezza.
La capacità comunicativa di questa serie –il suo carisma intrinseco in una poesia visiva– la dobbiamo a Shinichi Sakamoto: sapiente narratore che saprà alternare, con grande bravura, momenti semplici e privi di dialoghi a momenti di alta tensione e suggestionabilità, riuscendo sempre a dosare il ritmo senza l'abuso di balloon, ma con l'aiuto di una moltitudine di figure retoriche e metafore. Una narrazione che cerca la partecipazione attiva del lettore, trascinandolo in salti temporali spiazzanti ma riuscitissimi (e che ogni volta saprà riempire in piccole dosi), il tutto assecondato da un talento visionario capace di una forte simbologia legata sia all'occidente che all'oriente. Potrei fermarmi qui nel parlare delle capacità narrative di Sakamoto, ma non sarebbe giusto, perché questo autore dalle incredibili doti è anche un fine conoscitore del potenziale comunicativo del medium fumettistico, in grado di gestire momenti complessi con sincera semplicità e originalità. Un esempio? Pagine 10 e 11 del capitolo 106 (undicesimo volume), il futuro della serie anticipato in una manciata di vignette; non è una cosa da tutti, ecco.
I disegni, ahimè, soffrono di un inizio traballante e indebolito da influenze shonen, ma in breve migliorano visibilmente fino ad assumere un realismo quasi fotografico nei tratti somatici e nell'anatomia umana. Gli ambienti esterni, invece, sono impeccabili sin dai primi numeri, e godono di inquadrature riuscitissime, capaci di coinvolgere appieno nella lettura e far scaturire veri e propri brividi da vertigini. Sorprendenti, infine, i dettagli tecnici scrupolosamente riportati e che indicano un attento studio dell'autore e dei suoi aiutanti sia nelle attrezzature e nell'abbigliamento d'alpinismo, che nelle tecniche usate nell'arrampicata, spesso descritte in una rubrica finale.
Parliamo dell'edizione: la J-Pop si impegna nel rendere l'esperienza il più accessibile possibile anche a chi non conosce la disciplina trattata, riportando a fine volume un chiaro ed esauriente glossario e la traduzione di interviste fatte dal supervisore di tecniche d'alpinismo della Shueisha a scalatori principalmente giapponesi[3], una scelta che personalmente ritengo lodevole e significativa, visto che è sempre un piacere trovare approfondimenti simili in appendice ad un manga. Qualitativamente l'edizione si dimostra molto ben fatta: sovraccoperta robusta, ottima stampa e resa dei retini, carta bianca, primi volumi con pagine a colori su carta patinata. La rilegatura è buona, come nei soliti standard J-POP, anche se mi è capitato di incappare in un paio di copie che presentavano un lieve difetto di adesione fra le pagine patinate e quelle normali; ma si tratta sicuramente di un difetto occasionale.
Concludendo: The Climber è un manga sulla crescita, un manga sull'uomo, un manga sull'arrampicata e un manga sulla bellezza mortale della natura. The Climber è un manga che schiaffa in faccia al lettore il proprio contenuto senza girarci troppo intorno, lo fa con tecniche narrative sorprendenti, con un disegno fotorealistico e con una trama che personalmente ritengo sfiori il capolavoro. The Climber sa sorprendere con immaginabile semplicità, sa commuovere e angosciare, sa toccare lì dove molti altri fumetti aspirano senza mai avvicinarsi.
È una serie che tutti dovrebbero provare, amanti o non della montagna, perché capace di quel tocco, di quella sensibilità, raramente riscontrabile in tante altre opere anche altrettanto ben disegnate e sceneggiate.
È una serie che tutti dovrebbero provare, amanti o non della montagna, perché capace di quel tocco, di quella sensibilità, raramente riscontrabile in tante altre opere anche altrettanto ben disegnate e sceneggiate.
NOTE:
[1]: Colpa anche mia che, in verità vi dico, odio con tutto il cuore fare i riassuntini della trama nelle recensioni.
[2]: Impatto sia sul protagonista, che sullo stesso lettore, che non potrà evitare di sentirsi emotivamente legato alla lettura.
[3]: Nel volume 16, con mia grande gioia, hanno dedicato questo spazio all'italiano Reinhold Messner, descrivendolo come “il primo uomo nella storia del genere umano a riuscire a completare l'impresa di scalare tutte e quattordici le vette sopra gli ottomila metri. [...] Tutte effettuate senza l'ausilio di bombole d'ossigeno. […] Ritenuto un super-uomo, è lo scalatore più famoso del mondo e del ventesimo secolo.” State provando anche voi un pizzico d'orgoglio?
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
The Climber 1 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 1 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 2 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 2 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 3 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 3 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 4 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 4 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 5 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 5 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 6 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 6 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 7 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 7 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 8 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 8 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 9 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 9 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 10 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 10 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 11 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 11 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 12 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 12 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 13 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 13 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 14 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 14 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 15 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 15 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 16 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 16 | € 6.90 | JPOP |
The Climber 17 | € 5.90 | JPOP |
The Climber 17 | € 6.90 | JPOP |
The Climber - 10th Anniversary Celebration Variant 1 | € 2.90 | JPOP |
The Climber Variant 1 | € 5.90 | JPOP |
Per chi cerca un manga introspettivo e psicologico, ma che grazie al climbing si rende molto più godibile, lo prenda immediatamente, inoltre sono solo 17 volumi.
I disegni sono fantastici, fotografie, il volume 17 è il migliore sotto questo aspetto, sto vedendo le tavole iniziali sopra...mammia, che cambiamento che ha fatto l'autore.
{Chiudo qui, va', che se continuo a decantarne le lodi rischio di diventare sinistramente melensa. }
ho iniziato a leggerlo in prestito proprio da chiba e the climber è una lettura che ti travolge e ti cattura come una valanga, staccarsi è impossibile. infatti ho fatto più di una volta le ore piccole e a lucca ho recuperato in blocco gli ultimi 7 volumi che tanto per cambiare ho divorato
Bravo recensore
Assolutamente da leggere
"The Climber" è stata una delle -mie- migliori letture del 2012, spero tanto di essere riuscito ad esprimere l'amore che provo per questa serie.
Ringraziamo la JPop per averci creduto e speriamo in altre opere di questa fattura.
Grazie a J-POP che si mostra sempre attenta a non trascurare i lettori più maturi, e che non manca mai di pubblicare serie lodevoli come questa, tra l'altro con un'edizione che è sempre un piacere collezionare.
E dopo la spaventosa evoluzione dimostrata da Shinichi Sakamoto durante la realizzazione di questa opera (ma comunque, anche nei primi volumi, non è che lo ritenessi da buttare, anzi), son proprio curioso di vedere cosa sfornerà.
Tanto di cappello al nostro frizzante Chiba... dopo aver letto la prima parte della recensione mi fanno male i denti
Spoiler Spoiler Spoiler Spoiler Spoiler Spoiler chi a letto il manga mi può rispondere:
Cosa ne pensate del finale cambiato rispetto a quanto accade nella realtà o nel romanzo? A me è comunque piaciuto scoprire che in nostro Buntaro Mori è riuscito a rifarsi una vita ed andare avanti, invece nella realtà moriva, quindi l'autore nel manga ha voluto dare un finale positivo alla sua opera rispetta a quanto succede veramente, a me è piaciuta come scelta, solo che anche per me è dura da accettare comunque quando si fanno questi cambiamenti all'opposto
In compenso ero un signor "sicura"!
@KazuyaRyuzaki:
SPOILER > NON LEGGETE IL SUO MESSAGGIO NÉ IL MIO SE NON AVETE FINITO IL MANGA, PER L'AMOR DI DIO NON FATELO, CHE ALTRIMENTI È COME INFILARVI UNA CORDA IN BOCCA E CADERE GIÙ < SPOILER
...
...
Io ho apprezzato molto il cambiamento del finale rispetto il romanzo: arrivati alla fine mi aspettavo la conclusione peggiore per Buntaro, tutti gli avvenimenti lo davano per scontato, invece Sakamoto ha dato frutto ad un ultimo, meraviglioso, colpo di scena; l'ultimo capitolo è qualcosa di liberatorio e crudele allo stesso tempo, un avvenimento che non tradisce lo spirito del manga, ma che ti lascia pure appagato (e commosso, io ero molto commosso).
@KazuyaRyuzaki: grazie per i complimenti!
E...
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SPOILER! SPOILER! SPOILER!
...
Il manga è più una rivisitazione del romanzo (il vero Mori è morto negli anni 30), quindi non ho sentito il peso di questa figura letteraria (e non) sull'opera fumettistica
Ho vissuto la lettura come se il Mori della serie di Sakamoto avesse raggiunto una propria "indipendenza" dal vero scalatore giapponese; la scelta di salvare il protagonista del manga, inoltre, mi è sembrato un gran bel gesto in sua memoria: un modo per mettere fine alla solitudine che ha contraddistinto il personaggio finora.
Sakamoto, nelle ultime frasi rivolte al lettore, mi ha dato questa sensazione
Un manga che consiglio a tutti.
Comunque, concordo con il finale dato dall'autore, mi ha sorpreso molto, non tradisce affatto lo spirito dell'opera.
Sono onorato
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