Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo al genere robotico, con gli anime Mobile Suit Gundam 00 Season 2, Super Robot taisen OG - The Inspector e Mazinga Z.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi ci dedichiamo al genere robotico, con gli anime Mobile Suit Gundam 00 Season 2, Super Robot taisen OG - The Inspector e Mazinga Z.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Visto da molti, all'indomani del suo annuncio, come un rifacimento del purtroppo indimenticabile Gundam Wing, il nuovo reboot di Mizushima fin da subito è stato additato come potenziale schifezza. Invece, a dispetto dell'incipit identico, il nuovo lavoro Sunrise s'è rivelato ben più interessante, contando su una storia sviluppata in modo meno ridicolo e con personaggi riusciti. Esagerato dirlo completamente riuscito, vista l'estrema lentezza di quella inutile prima parte che ha tediato un po' tutti, ma l'eccellente conclusione ha ridimensionato le lungaggini iniziali, portando così la storia a riscattarsi e a covare addirittura notevoli potenzialità per l'annunciata Second Season. Aspettative che, fortunatamente, non sono state disattese.
Se dopo aver letto la trama sopra pensate che adesso, dopo Wing, Mizushima si mette a rileggere Z Gundam, avete preso un granchio: le similitudini nel background politico con il cult di Tomino non si possono negare ma, cosa che in ben pochi fan dello Z hanno avuto l'onestà intellettuale di ammettere, tolta la premessa di fondo, Gundam 00 Second Season è sviluppato in modo completamente diverso. Gundam 00 S2 è una piacevole serie: non solo per la sua storia, appassionante e piena di suspense (ogni episodio termina lasciandoti dentro una forte curiosità di vedere il successivo), ma anche perché nel realizzarla si è fatto tesoro delle numerose critiche ricevute nella first season, limandone buona parte dei difetti.
Tecnicamente, tanto per iniziare, tutto è stato migliorato, partendo dal chara, che nella versione adulta risulta più efficace e gradevole, per arrivare allo score musicale di Kawai, ben più epico e solenne delle sua prova precedente. Se le animazioni generali rimangono sugli stessi eccellenti livelli, la sceneggiatura è scritta in modo nettamente diverso, con maggiori approfondimenti dati agli attori meno caratterizzati (incredibile come Setsuna diventi un gran bel personaggio dall'ameba che era prima), con un ritmo di narrazione molto più sostenuto e incline all'azione, e finalmente con un benedetto senso dato agli orripilanti siparietti tra Saji e Louise, che nessuno, me compreso, aveva capito. Come se non bastasse, si può notare una ben più marcata spettacolarizzazione di regia, sia nelle dinamiche e numerose battaglie sia in virtuosismi vari - tipo il meraviglioso e inquietante ballo tra Ribbons e Tieria, episodio 8 -, tra cui vale la pena indicare l'inedita e coinvolgente idea di raccontare ancora qualche minuto di storia dopo la chiusura dell'ending. Sempre a livelli eccelsi infine sono i brani j-pop di apertura e chiusura, a opera dei migliori gruppi contemporanei giapponesi, litanie ora dolci ora di puro hard-rock.
Quello che ancora non convince pienamente, strascico del passato, è la gestione del cast: ci sono personalità caratterizzate benissimo, altre accettabili e una parte non irrilevante gestita malissimo, lasciata spesso e volentieri in disparte per essere utilizzata solo nei momenti clou, di solito al momento della morte di qualcuno. Si arriva così al drammatico spreco di molti personaggi interessanti della prima stagione - troppo barbina l'involuzione del bastardissimo Alì Al Sarchez -, senza contare che ben più di uno, così come era inutile e ininfluente prima, lo rimane stranamente anche adesso, a testimonianza che Mizushima e Kuroda abbiano preteso davvero troppo da se stessi con il loro cast enorme. Ininfluenti sono anche diversi risvolti di trama, mentre non mancano diversi cliché che la saga non è ancora riuscita a scrollarsi di dosso dopo trent'anni di animazione: i newtype - questa volta nelle veci degli Innovator -, l'amore che sboccia tra appartenenti a fazioni diverse, ecc.
Tutto questo non intacca comunque molto l'ottimo giudizio sulla serie che, abbandonando le lungaggini del passato per dare spazio a molta più azione e colpi di scena, si rivela avvincente, drammatica ed epica, must per fan e non. Molti sono i margini di miglioramento, ma il risultato finale rimane comunque di buon livello, decisamente superiore a quel SEED Destiny le cui idiozie sembrano essere, per ora, solo un brutto ricordo. Peccato che a fronte di un eccellente finale Mizushima decreterà che la saga non è ancora ufficialmente conclusa, e ci farà aspettare un intenso anno solo per sputtanarla con mostri alieni et similia nel costoso e inutile lungometraggio A Wakening of the Trailblazer...
Se dopo aver letto la trama sopra pensate che adesso, dopo Wing, Mizushima si mette a rileggere Z Gundam, avete preso un granchio: le similitudini nel background politico con il cult di Tomino non si possono negare ma, cosa che in ben pochi fan dello Z hanno avuto l'onestà intellettuale di ammettere, tolta la premessa di fondo, Gundam 00 Second Season è sviluppato in modo completamente diverso. Gundam 00 S2 è una piacevole serie: non solo per la sua storia, appassionante e piena di suspense (ogni episodio termina lasciandoti dentro una forte curiosità di vedere il successivo), ma anche perché nel realizzarla si è fatto tesoro delle numerose critiche ricevute nella first season, limandone buona parte dei difetti.
Tecnicamente, tanto per iniziare, tutto è stato migliorato, partendo dal chara, che nella versione adulta risulta più efficace e gradevole, per arrivare allo score musicale di Kawai, ben più epico e solenne delle sua prova precedente. Se le animazioni generali rimangono sugli stessi eccellenti livelli, la sceneggiatura è scritta in modo nettamente diverso, con maggiori approfondimenti dati agli attori meno caratterizzati (incredibile come Setsuna diventi un gran bel personaggio dall'ameba che era prima), con un ritmo di narrazione molto più sostenuto e incline all'azione, e finalmente con un benedetto senso dato agli orripilanti siparietti tra Saji e Louise, che nessuno, me compreso, aveva capito. Come se non bastasse, si può notare una ben più marcata spettacolarizzazione di regia, sia nelle dinamiche e numerose battaglie sia in virtuosismi vari - tipo il meraviglioso e inquietante ballo tra Ribbons e Tieria, episodio 8 -, tra cui vale la pena indicare l'inedita e coinvolgente idea di raccontare ancora qualche minuto di storia dopo la chiusura dell'ending. Sempre a livelli eccelsi infine sono i brani j-pop di apertura e chiusura, a opera dei migliori gruppi contemporanei giapponesi, litanie ora dolci ora di puro hard-rock.
Quello che ancora non convince pienamente, strascico del passato, è la gestione del cast: ci sono personalità caratterizzate benissimo, altre accettabili e una parte non irrilevante gestita malissimo, lasciata spesso e volentieri in disparte per essere utilizzata solo nei momenti clou, di solito al momento della morte di qualcuno. Si arriva così al drammatico spreco di molti personaggi interessanti della prima stagione - troppo barbina l'involuzione del bastardissimo Alì Al Sarchez -, senza contare che ben più di uno, così come era inutile e ininfluente prima, lo rimane stranamente anche adesso, a testimonianza che Mizushima e Kuroda abbiano preteso davvero troppo da se stessi con il loro cast enorme. Ininfluenti sono anche diversi risvolti di trama, mentre non mancano diversi cliché che la saga non è ancora riuscita a scrollarsi di dosso dopo trent'anni di animazione: i newtype - questa volta nelle veci degli Innovator -, l'amore che sboccia tra appartenenti a fazioni diverse, ecc.
Tutto questo non intacca comunque molto l'ottimo giudizio sulla serie che, abbandonando le lungaggini del passato per dare spazio a molta più azione e colpi di scena, si rivela avvincente, drammatica ed epica, must per fan e non. Molti sono i margini di miglioramento, ma il risultato finale rimane comunque di buon livello, decisamente superiore a quel SEED Destiny le cui idiozie sembrano essere, per ora, solo un brutto ricordo. Peccato che a fronte di un eccellente finale Mizushima decreterà che la saga non è ancora ufficialmente conclusa, e ci farà aspettare un intenso anno solo per sputtanarla con mostri alieni et similia nel costoso e inutile lungometraggio A Wakening of the Trailblazer...
Recensione di Karma Houdini
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Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Se fossi stato a capo dello staff che ha realizzato Super Robot Wars OG - The Inspector, avrei messo nel titolo un bel PLUS! Sì, esatto, tutto in maiuscolo e con tanto di punto esclamativo finale. Perché questo non è soltanto il sequel di Super Robot Wars OG Divine Wars, ma è una miscela esplosiva che porta ai massimi livelli tutto ciò che avrebbe dovuto esprimere il suo predecessore, ma che non ha mai osato esprimere.
In The Inspector ci sono più azione, più colori, più animazione, più personaggi (ed alcuni anche meglio caratterizzati), più fanservice, più tutto. Elementi che a prima vista sembrano in contrasto tra loro e che fanno pensare ad un minestrone troppo ricco e difficile da digerire. Invece the Inspector riesce a imporsi all'attenzione di chi lo guarda senza mezze misure, fin dai primi secondi del primo episodio. Niente partenze lente come in Divine Wars, qui la sensazione di meraviglia è sempre dietro l'angolo.
Gli eventi di SRW OG The Inspector prendono piede pochi mesi dopo la fine della missione L5, che vede vincitori i terrestri sugli Aerogators. Esattamente come nel videogioco SRW OG 2, sempre per Game Boy Advance. Eppure le similitudini tra serie animata e videogioco finiscono qui. Se in Divine Wars erano comunque presenti delle divergenze tra l'anime ed il videogioco originale, in the Inspector tali divergenze sono ancora più presenti e marcate. E ciò è un bene, perché in the Inspector viene dato più spazio e più coerenza ad accadimenti e personaggi che nel videogioco son sempre rimasti piuttosto nebulosi e difficili da comprendere, come se i programmatori ad un certo punto se ne fossero dimenticati o non sapessero più cosa farci.
Emblematici in tal senso sono proprio gli Inspectors, che danno addirittura il titolo alla serie animata in questione. Nel videogioco erano segregati nel ruolo dei classici cattivi spietati. Ma nell'anime sono date spiegazioni molto più dettagliate sui motivi delle loro azioni, sul loro modo di pensare, addirittura sui loro sentimenti. E infatti non sarà difficile provare un minimo di simpatia per almeno un paio di loro, soprattutto Mekibos e Vigagi.
Il primo è sicuramente il componente dei 5 Inspectors che presenta più sfaccettature, un giovane nato e cresciuto nella guerra, nella distruzione, nella morte, che ha una lealtà smisurata verso i suoi compagni, i suoi ideali e soprattutto verso il leader del gruppo, suo fratello tra l'altro. Ma nel proseguo della serie, a forza di scontrarsi - sul campo di battaglia, ma anche soltanto verbalmente - con alcuni terrestri, avrà modo di sviluppare dei dubbi su ciò che ha sempre fatto e in cui ha sempre creduto, arrivando al punto di farsi delle domande su sé stesso, ma anche su chi e cosa gli è stato sempre intorno. E le conseguenze di ciò si vedranno nelle sue parole e nelle sue azioni, soprattutto nel finale della serie.
Vigagi invece è la parte comica (beh, più o meno) del gruppo. Completamente calvo, occhi bianchi senza pupille, aspetto imponente che ricalca in pieno quello del suo robot personale, sprezzante e feroce nei modi, Vigagi sembra esser nato e cresciuto per incutere paura nel prossimo. Ed il più delle volte ci riesce. Eppure è anche colui che non sa mai stare zitto, che urla, sbraita, e che quando lo fa riesce soltanto a strappare qualche sorriso. Un gigante, non proprio dal buon cuore, ma comunque divertente.
Ma non sono gli Inspectors i veri protagonisti dell'anime. I protagonisti sono le donne. Non che in Divine Wars le numerose fanciulle presenti fossero delle belle statuine, però in The Inspector il ruolo di alcune di loro, vecchie e nuove conoscenze, è semplicemente fondamentale.
Excellen è forse colei che ha maggiormente goduto del passaggio tra prima e seconda serie. Non è solamente una bella bionda provocante e dalla battuta sempre pronta, ma è una donna che ha avuto modo di crescere nelle difficoltà di una guerra di cui ha sempre compreso e voluto comprendere poco. Una guerra in cui ha dovuto lo stesso rischiare la vita, combattendo in prima linea, per salvare ciò che le sta più a cuore. Di Excellen verrà svelato un passato molto doloroso, che lei stessa ha sempre cercato di esorcizzare con i suoi modi fin troppo gioviali. Ma proprio nel suo passato si troveranno gran parte, se non tutte, le risposte agli inquietanti eventi che caratterizzeranno la serie.
A questo punto viene quasi naturale paragonare Excellen a Misato Katsuragi, una delle protagoniste del famigerato Neon Genesis Evangelion. Ma mentre Misato è una persona abbastanza cinica, che non ha saputo tenersi stretti i suoi affetti, addirittura fuggendo da essi, Excellen dimostra invece il coraggio, l'umiltà, la capacità di sorridere sempre al momento giusto di chi non ha nessuna intenzione di arrendersi.
E questo suo modo di fare avrà una enorme influenza sui suoi compagni, ma soprattutto darà finalmente una giusta dimensione al suo rapporto amoroso con Kyosuke. Chi non si è mai chiesto, durante i videogiochi, come mai un freddo musone antipatico come Kyosuke sia stato addirittura capace di innamorarsi di una (finta) oca giuliva come Excellen e viceversa? Ecco, in Super Robot Wars OG The Inspector verrà finalmente svelato tale mistero.
Un altro personaggio chiave, sempre femminile, che proprio e soprattutto grazie ad Excellen avrà modo di avere un notevole sviluppo nella serie, è Lamia.
Lamia sembra esser stata creata apposta per non passare inosservata. E non ho usato il termine "creare" a caso. Lamia è un'androide, punta di diamante di una ristretta elite di soldati perfetti. E fin qui nulla di eccezionale, tutta roba vista e rivista. Lamia è ovviamente bellissima ed efficiente. E pure qui nulla di nuovo. Ma Lamia presenta fin da subito una curiosità, diciamo innata, per gli esseri umani con cui si troverà a interagire, dando modo di far nascere anche situazioni abbastanza surreali e divertenti. E chi meglio di questi umani, se non Excellen, poteva tirar fuori da un'androide fredda e ligia al dovere la capacità di provare dei sentimenti? Sentimenti soltanto d'amicizia, sia chiaro.
Excellen prenderà subito in simpatia Lamia, comportandosi verso di lei come una sorta di sorella maggiore. E tra pettegolezzi (da parte di Excellen), battutine a doppio senso (sempre e solamente da parte di Excellen) e missioni combattute insieme, le due diverranno a tutti gli effetti amiche.
Sarà in virtù di quest'amicizia che Lamia si farà delle domande, per la prima volta, riflettendo sulla differenza tra l'essere nati umani e l'esserci diventati. Interrogativi di certo profondi, che diciamolo, non ci aspetterebbe mai di trovare in un anime pieno di robottoni e per di più tratto da una saga di videogiochi.
Altre due figure femminili di spicco sono le giovanissime Latuni e Zeora. La prima era già presente, ovviamente, in Divine Wars, ma stavolta gode di più visibilità. Mentre Zeora, nemmeno a farlo apposta, era una carissima amica di Latuni, nonché compagna di addestramento in un'organizzazione che in pratica era la Tana delle Tigri per piloti di robot. Le due si erano poi perse di vista loro malgrado, in eventi che accaddero prima di quelli narrati nell'anime, ma l'amicizia che le lega sarà la base per dar vita ai momenti forse più toccanti della serie.
Tuttavia, se è vero che alcune protagoniste femminili di questa serie brillino di luce intensa, non è certo detto che i protagonisti maschili stiano lì a guardarle, anche se in un certo senso non darei torto a quest'ultimi, se facessero soltanto quello, vista l'indubbia avvenenza di molte delle suddette fanciulle.
Seriamente, ci sono alcuni protagonisti maschili che meritano di essere citati. E citare due nomi come Arado ed Axel è a questo punto obbligatorio.
Il primo è un coetaneo di Zeora, anche lui ex membro della suddetta Tana delle Tigri per piloti. Un ragazzo dall'enorme appetito gastronomico, gran testa calda, molte volte indiscreto in certe sue osservazioni, soprattutto riguardo a Zeora. Tra l'altro dimostrerà all'inizio di avere doti da pilota ben inferiori della stessa Zeora e soprattutto di Latuni, il vero asso dei tre ex membri della School (così si chiama, semplicemente, questa crudele organizzazione). E il suo coraggio si confonde facilmente con la semplice incoscienza.
Eppure avrà modo di riscattarsi totalmente durante la serie, imparando a dare ascolto a coloro che della vita ne sanno più di lui, soprattutto Kyosuke.
Un personaggio che conquista subito, per la sua vitalità.
Ma non meno energico è il più maturo Axel, senza dubbio l'esponente di maggior spicco, sotto ogni punto di vista, dell'altra fazione in gioco nelle vicende di quest'anime, ovvero gli Shadow Mirror.
Axel Almer, per gli appassionati del brand SRW, non è certo un nome nuovo. Infatti è stato il protagonista assoluto del videogioco Super Robot Wars Advance. Un eroe tutto sommato buono e abbastanza stereotipato, anche se comunque carismatico.
Ma la sua versione animata è sensibilmente più complessa. Axel all'inizio è brutale, arrogante, violento. Sembra che per lui non esista altro che il combattimento fisico, unico modo per risolvere ogni questione. Il suo robot personale, poi, incarna in pieno questo suo modo d'essere. Il SoulGain, un super robot dai caratteristici "baffoni", costruito e potenziato appositamente per il combattimento corpo a corpo, quindi ravvicinato, quindi il più violento possibile.
Questo modo di fare di Axel, però, non è una conseguenza del suo carattere, ma piuttosto degli ideali del gruppo di cui fa parte. Inoltre, Axel non è una bestia insensibile come sembra, ma di episodio in episodio sarà sempre più chiaro ed evidente il suo legame con l'unico componente femminile degli Shadow Mirror, Lemon. Un legame che tirerà fuori in lui addirittura un lato tenero, se così si può chiamare, visto il personaggio. Ma soprattutto un legame che metterà in crisi la coesione degli Shadow Mirror e che influirà su decisioni importantissime, che Axel dovrà prendere con una consapevolezza che prima di allora non avrebbe mai pensato di avere.
A mio modesto parere, Axel è il personaggio più carismatico di tutta la serie. Una qualità che brilla ulteriormente anche grazie alla sua accesissima rivalità con Kyosuke.
Sì, ma... i robottoni? Questo anime non si chiama Super ROBOT Wars?
Ma certo, i robottoni ci sono e ce ne sono tanti. E belli. Alcuni bellissimi.
Una cosa che balza subito all'occhio in SRW OG The Inspector è il ritorno in grande stile di disegni e animazioni fatte a mano del mecha. La computer graphic c'è sempre e si nota, ma stavolta il budget per realizzare la serie è di gran lunga più elevato. E questo si nota molto di più, per fortuna.
Gli appassionati della saga si rifaranno sicuramente gli occhi quando si troveranno di fronte allo scintillante restyling del rosso Alteisen, alle funamboliche evoluzioni aeree del bianco Cybaster, al possente aspetto dell'oscuro DaiGenGuar ed alla sua ancor più imponente Zankantou, l'enorme spada che "taglia l'essenza stessa del Male!". E come non citare i piccoli, a prima vista innocui, addirittura pucciosi Fair Lions, guidati dalle ancor più pucciose Latuni e Shine? Il loro colpo finale congiunto, il Royal Heart Breaker, è uno dei momenti più esaltanti di tutto l'anime.
Tuttavia SRW OG The Inspector non è soltanto una gioia per gli occhi, ma anche per le orecchie. In Divine Wars la colonna sonora era già notevole, forse l'aspetto più immediatamente apprezzabile della serie.
The Inspectors non è certo da meno. I pezzi già noti hanno subito un ulteriore miglioramento per quanto riguarda la pulizia del suono, ma le new entries sono, se possibile, ancora più entusiasmanti. Pezzi, seppur solamente strumentali, come Shooting Star Cut Through the Night, Fairy Dancing, Gate of Magus, Violent Battle, Dark Knight sono difficili da dimenticare.
E come da tradizione, le due opening songs sono un concentrato di potenza ed adrenalina sonora ad opera dei JAM Project.
Menzione speciale merita comunque la seconda sigla di chiusura della serie, in cui si vedono tutte le protagoniste femminili in provocanti costumi da bagno. Fanservice? Certamente. Ma anche un'ulteriore prova della maggiore presenza delle protagoniste femminili, sotto ogni aspetto, in questa bella serie.
Ecco, se dovessi trovare un difetto in quest'anime, è la sua brevità. Poteva benissimo durare il doppio degli episodi e non annoiare mai. Il finale è senza dubbio coerente e chiude degnamente la storia, ma se fosse stato più articolato questo anime sarebbe stato semplicemente perfetto.
Tuttavia il voto massimo non glielo toglie nessuno, perché è semplicemente il miglior anime tratto da un videogioco che io abbia mai visto. L'unico, vero termine di paragone per i successivi anime tie-in, anche non dello stesso genere.
Se fossi stato a capo dello staff che ha realizzato Super Robot Wars OG - The Inspector, avrei messo nel titolo un bel PLUS! Sì, esatto, tutto in maiuscolo e con tanto di punto esclamativo finale. Perché questo non è soltanto il sequel di Super Robot Wars OG Divine Wars, ma è una miscela esplosiva che porta ai massimi livelli tutto ciò che avrebbe dovuto esprimere il suo predecessore, ma che non ha mai osato esprimere.
In The Inspector ci sono più azione, più colori, più animazione, più personaggi (ed alcuni anche meglio caratterizzati), più fanservice, più tutto. Elementi che a prima vista sembrano in contrasto tra loro e che fanno pensare ad un minestrone troppo ricco e difficile da digerire. Invece the Inspector riesce a imporsi all'attenzione di chi lo guarda senza mezze misure, fin dai primi secondi del primo episodio. Niente partenze lente come in Divine Wars, qui la sensazione di meraviglia è sempre dietro l'angolo.
Gli eventi di SRW OG The Inspector prendono piede pochi mesi dopo la fine della missione L5, che vede vincitori i terrestri sugli Aerogators. Esattamente come nel videogioco SRW OG 2, sempre per Game Boy Advance. Eppure le similitudini tra serie animata e videogioco finiscono qui. Se in Divine Wars erano comunque presenti delle divergenze tra l'anime ed il videogioco originale, in the Inspector tali divergenze sono ancora più presenti e marcate. E ciò è un bene, perché in the Inspector viene dato più spazio e più coerenza ad accadimenti e personaggi che nel videogioco son sempre rimasti piuttosto nebulosi e difficili da comprendere, come se i programmatori ad un certo punto se ne fossero dimenticati o non sapessero più cosa farci.
Emblematici in tal senso sono proprio gli Inspectors, che danno addirittura il titolo alla serie animata in questione. Nel videogioco erano segregati nel ruolo dei classici cattivi spietati. Ma nell'anime sono date spiegazioni molto più dettagliate sui motivi delle loro azioni, sul loro modo di pensare, addirittura sui loro sentimenti. E infatti non sarà difficile provare un minimo di simpatia per almeno un paio di loro, soprattutto Mekibos e Vigagi.
Il primo è sicuramente il componente dei 5 Inspectors che presenta più sfaccettature, un giovane nato e cresciuto nella guerra, nella distruzione, nella morte, che ha una lealtà smisurata verso i suoi compagni, i suoi ideali e soprattutto verso il leader del gruppo, suo fratello tra l'altro. Ma nel proseguo della serie, a forza di scontrarsi - sul campo di battaglia, ma anche soltanto verbalmente - con alcuni terrestri, avrà modo di sviluppare dei dubbi su ciò che ha sempre fatto e in cui ha sempre creduto, arrivando al punto di farsi delle domande su sé stesso, ma anche su chi e cosa gli è stato sempre intorno. E le conseguenze di ciò si vedranno nelle sue parole e nelle sue azioni, soprattutto nel finale della serie.
Vigagi invece è la parte comica (beh, più o meno) del gruppo. Completamente calvo, occhi bianchi senza pupille, aspetto imponente che ricalca in pieno quello del suo robot personale, sprezzante e feroce nei modi, Vigagi sembra esser nato e cresciuto per incutere paura nel prossimo. Ed il più delle volte ci riesce. Eppure è anche colui che non sa mai stare zitto, che urla, sbraita, e che quando lo fa riesce soltanto a strappare qualche sorriso. Un gigante, non proprio dal buon cuore, ma comunque divertente.
Ma non sono gli Inspectors i veri protagonisti dell'anime. I protagonisti sono le donne. Non che in Divine Wars le numerose fanciulle presenti fossero delle belle statuine, però in The Inspector il ruolo di alcune di loro, vecchie e nuove conoscenze, è semplicemente fondamentale.
Excellen è forse colei che ha maggiormente goduto del passaggio tra prima e seconda serie. Non è solamente una bella bionda provocante e dalla battuta sempre pronta, ma è una donna che ha avuto modo di crescere nelle difficoltà di una guerra di cui ha sempre compreso e voluto comprendere poco. Una guerra in cui ha dovuto lo stesso rischiare la vita, combattendo in prima linea, per salvare ciò che le sta più a cuore. Di Excellen verrà svelato un passato molto doloroso, che lei stessa ha sempre cercato di esorcizzare con i suoi modi fin troppo gioviali. Ma proprio nel suo passato si troveranno gran parte, se non tutte, le risposte agli inquietanti eventi che caratterizzeranno la serie.
A questo punto viene quasi naturale paragonare Excellen a Misato Katsuragi, una delle protagoniste del famigerato Neon Genesis Evangelion. Ma mentre Misato è una persona abbastanza cinica, che non ha saputo tenersi stretti i suoi affetti, addirittura fuggendo da essi, Excellen dimostra invece il coraggio, l'umiltà, la capacità di sorridere sempre al momento giusto di chi non ha nessuna intenzione di arrendersi.
E questo suo modo di fare avrà una enorme influenza sui suoi compagni, ma soprattutto darà finalmente una giusta dimensione al suo rapporto amoroso con Kyosuke. Chi non si è mai chiesto, durante i videogiochi, come mai un freddo musone antipatico come Kyosuke sia stato addirittura capace di innamorarsi di una (finta) oca giuliva come Excellen e viceversa? Ecco, in Super Robot Wars OG The Inspector verrà finalmente svelato tale mistero.
Un altro personaggio chiave, sempre femminile, che proprio e soprattutto grazie ad Excellen avrà modo di avere un notevole sviluppo nella serie, è Lamia.
Lamia sembra esser stata creata apposta per non passare inosservata. E non ho usato il termine "creare" a caso. Lamia è un'androide, punta di diamante di una ristretta elite di soldati perfetti. E fin qui nulla di eccezionale, tutta roba vista e rivista. Lamia è ovviamente bellissima ed efficiente. E pure qui nulla di nuovo. Ma Lamia presenta fin da subito una curiosità, diciamo innata, per gli esseri umani con cui si troverà a interagire, dando modo di far nascere anche situazioni abbastanza surreali e divertenti. E chi meglio di questi umani, se non Excellen, poteva tirar fuori da un'androide fredda e ligia al dovere la capacità di provare dei sentimenti? Sentimenti soltanto d'amicizia, sia chiaro.
Excellen prenderà subito in simpatia Lamia, comportandosi verso di lei come una sorta di sorella maggiore. E tra pettegolezzi (da parte di Excellen), battutine a doppio senso (sempre e solamente da parte di Excellen) e missioni combattute insieme, le due diverranno a tutti gli effetti amiche.
Sarà in virtù di quest'amicizia che Lamia si farà delle domande, per la prima volta, riflettendo sulla differenza tra l'essere nati umani e l'esserci diventati. Interrogativi di certo profondi, che diciamolo, non ci aspetterebbe mai di trovare in un anime pieno di robottoni e per di più tratto da una saga di videogiochi.
Altre due figure femminili di spicco sono le giovanissime Latuni e Zeora. La prima era già presente, ovviamente, in Divine Wars, ma stavolta gode di più visibilità. Mentre Zeora, nemmeno a farlo apposta, era una carissima amica di Latuni, nonché compagna di addestramento in un'organizzazione che in pratica era la Tana delle Tigri per piloti di robot. Le due si erano poi perse di vista loro malgrado, in eventi che accaddero prima di quelli narrati nell'anime, ma l'amicizia che le lega sarà la base per dar vita ai momenti forse più toccanti della serie.
Tuttavia, se è vero che alcune protagoniste femminili di questa serie brillino di luce intensa, non è certo detto che i protagonisti maschili stiano lì a guardarle, anche se in un certo senso non darei torto a quest'ultimi, se facessero soltanto quello, vista l'indubbia avvenenza di molte delle suddette fanciulle.
Seriamente, ci sono alcuni protagonisti maschili che meritano di essere citati. E citare due nomi come Arado ed Axel è a questo punto obbligatorio.
Il primo è un coetaneo di Zeora, anche lui ex membro della suddetta Tana delle Tigri per piloti. Un ragazzo dall'enorme appetito gastronomico, gran testa calda, molte volte indiscreto in certe sue osservazioni, soprattutto riguardo a Zeora. Tra l'altro dimostrerà all'inizio di avere doti da pilota ben inferiori della stessa Zeora e soprattutto di Latuni, il vero asso dei tre ex membri della School (così si chiama, semplicemente, questa crudele organizzazione). E il suo coraggio si confonde facilmente con la semplice incoscienza.
Eppure avrà modo di riscattarsi totalmente durante la serie, imparando a dare ascolto a coloro che della vita ne sanno più di lui, soprattutto Kyosuke.
Un personaggio che conquista subito, per la sua vitalità.
Ma non meno energico è il più maturo Axel, senza dubbio l'esponente di maggior spicco, sotto ogni punto di vista, dell'altra fazione in gioco nelle vicende di quest'anime, ovvero gli Shadow Mirror.
Axel Almer, per gli appassionati del brand SRW, non è certo un nome nuovo. Infatti è stato il protagonista assoluto del videogioco Super Robot Wars Advance. Un eroe tutto sommato buono e abbastanza stereotipato, anche se comunque carismatico.
Ma la sua versione animata è sensibilmente più complessa. Axel all'inizio è brutale, arrogante, violento. Sembra che per lui non esista altro che il combattimento fisico, unico modo per risolvere ogni questione. Il suo robot personale, poi, incarna in pieno questo suo modo d'essere. Il SoulGain, un super robot dai caratteristici "baffoni", costruito e potenziato appositamente per il combattimento corpo a corpo, quindi ravvicinato, quindi il più violento possibile.
Questo modo di fare di Axel, però, non è una conseguenza del suo carattere, ma piuttosto degli ideali del gruppo di cui fa parte. Inoltre, Axel non è una bestia insensibile come sembra, ma di episodio in episodio sarà sempre più chiaro ed evidente il suo legame con l'unico componente femminile degli Shadow Mirror, Lemon. Un legame che tirerà fuori in lui addirittura un lato tenero, se così si può chiamare, visto il personaggio. Ma soprattutto un legame che metterà in crisi la coesione degli Shadow Mirror e che influirà su decisioni importantissime, che Axel dovrà prendere con una consapevolezza che prima di allora non avrebbe mai pensato di avere.
A mio modesto parere, Axel è il personaggio più carismatico di tutta la serie. Una qualità che brilla ulteriormente anche grazie alla sua accesissima rivalità con Kyosuke.
Sì, ma... i robottoni? Questo anime non si chiama Super ROBOT Wars?
Ma certo, i robottoni ci sono e ce ne sono tanti. E belli. Alcuni bellissimi.
Una cosa che balza subito all'occhio in SRW OG The Inspector è il ritorno in grande stile di disegni e animazioni fatte a mano del mecha. La computer graphic c'è sempre e si nota, ma stavolta il budget per realizzare la serie è di gran lunga più elevato. E questo si nota molto di più, per fortuna.
Gli appassionati della saga si rifaranno sicuramente gli occhi quando si troveranno di fronte allo scintillante restyling del rosso Alteisen, alle funamboliche evoluzioni aeree del bianco Cybaster, al possente aspetto dell'oscuro DaiGenGuar ed alla sua ancor più imponente Zankantou, l'enorme spada che "taglia l'essenza stessa del Male!". E come non citare i piccoli, a prima vista innocui, addirittura pucciosi Fair Lions, guidati dalle ancor più pucciose Latuni e Shine? Il loro colpo finale congiunto, il Royal Heart Breaker, è uno dei momenti più esaltanti di tutto l'anime.
Tuttavia SRW OG The Inspector non è soltanto una gioia per gli occhi, ma anche per le orecchie. In Divine Wars la colonna sonora era già notevole, forse l'aspetto più immediatamente apprezzabile della serie.
The Inspectors non è certo da meno. I pezzi già noti hanno subito un ulteriore miglioramento per quanto riguarda la pulizia del suono, ma le new entries sono, se possibile, ancora più entusiasmanti. Pezzi, seppur solamente strumentali, come Shooting Star Cut Through the Night, Fairy Dancing, Gate of Magus, Violent Battle, Dark Knight sono difficili da dimenticare.
E come da tradizione, le due opening songs sono un concentrato di potenza ed adrenalina sonora ad opera dei JAM Project.
Menzione speciale merita comunque la seconda sigla di chiusura della serie, in cui si vedono tutte le protagoniste femminili in provocanti costumi da bagno. Fanservice? Certamente. Ma anche un'ulteriore prova della maggiore presenza delle protagoniste femminili, sotto ogni aspetto, in questa bella serie.
Ecco, se dovessi trovare un difetto in quest'anime, è la sua brevità. Poteva benissimo durare il doppio degli episodi e non annoiare mai. Il finale è senza dubbio coerente e chiude degnamente la storia, ma se fosse stato più articolato questo anime sarebbe stato semplicemente perfetto.
Tuttavia il voto massimo non glielo toglie nessuno, perché è semplicemente il miglior anime tratto da un videogioco che io abbia mai visto. L'unico, vero termine di paragone per i successivi anime tie-in, anche non dello stesso genere.
Mazinga Z
8.0/10
Un anime va giudicato in base al genere di appartenenza e in base all'anno di produzione, confrontandolo con gli anime che lo hanno preceduto e con gli anime che lo hanno accompagnato. Ma come si giudica il capostipite di un genere? Come si giudica "Mazinga Z", quando prima di lui non esisteva nessun anime robotico? Certo, sono esistiti anime con robot giganti come "Tetsujin 28" o "Astroganga", ma questi non soddisfano il canone robotico secondo i dettami del genere, che sono stati quasi completamente fissati proprio da "Mazinga Z", un anime che ha influenzato la storia dell'animazione giapponese per almeno un decennio, riempiendo i palinsesti televisivi di robot giganti suoi epigoni e ponendosi come padre di un genere che è vivo ancora adesso, anche se molto cambiato ed evoluto rispetto ai primordi.
Per risalire agli antecedenti di "Mazinga Z" è necessario guardare al di fuori del genere animazione: bisogna risalire al tokusatsu televisivo ("Ultraman", "Spectreman" e compagnia) e prima di loro al kaiju movie ("Godzilla" e "Gamera" in primis). Il genere tokusatsu, caratterizzato da mostri giganti e combattimenti spettacolari, era stato portato in animazione solo pochi mesi primi con "Devilman", sempre dalla Toei, e "Mazinga Z" cavalcava l'onda di quel successo, portando però con sé una carica di idee innovative tali da superare di gran lunga il successo dei suoi predecessori. Non solo, "Mazinga Z" arrivò addirittura a influenzare il cinema: il successo degli anime robotici porterà in pochissimo tempo alla creazione di film cinematografici come "Godzilla contro Mechagodzilla" (1975), in cui il debito agli anime è evidente. Negli stessi anni i robot giganti pilotati cominciano ad apparire anche nei tokusatsu televisivi, diventando quasi obbligatori anche in quel format e rimanendo presenti per decenni, fino ai Power Rangers e oltre.
Non potendo confrontare "Mazinga Z" con i suoi predecessori, non resta che confrontarlo con i suoi successori o meglio discendenti: il Grande Mazinga, Getter Robot, Jeeg Robot, Goldrake, tutti nati dalla stessa mente creativa, quella di Go Nagai, vero e proprio imperatore del robotico della prima metà degli anni Settanta. Il confronto è scorretto e antistorico, ma inevitabile, specialmente per noi italiani, visto che nel nostro paese "Mazinga Z" è andato in onda dopo Goldrake, Mazinga, Jeeg Robot e altri robot posteriori. A causa di questa circostanza da noi "Mazinga Z" è stato terribilmente sottovalutato, a tal punto che quando si dice Mazinga la grande maggioranza degli italiani pensa al "Grande Mazinga", non a "Mazinga Z". Rispetto ai suoi discendenti diretti "Mazinga Z" era molto inferiore come chara design, colori, animazioni e sceneggiatura, specialmente nella sua prima parte, l'unica che sia stata trasmessa da noi, motivi per cui venne snobbato dai bambini dell'epoca. Ero anch'io uno di quei bambini: anch'io vedevo "Mazinga Z" come una brutta copia del Grande Mazinga, tanto che è rimasto nel mio ricordo come uno dei peggiori robotici.
I pregiudizi sono duri a morire e mi ci è voluto molto tempo per rivalutare "Mazinga Z". Ho recuperato l'anime integralmente, comprese anche le puntate mai trasmesse in Italia, un paio d'anni fa; tuttavia, l'ho lasciato in lista d'attesa, pensando che non avrei mai avuto la forza di vedermi 92 puntate di un anime che sopportavo a fatica anche da bambino. Circa sei mesi fa, motivato dalla visione di "Shin Mazinger" che non mi aveva per nulla soddisfatto, decisi di vedermi le ultime puntate dell'originale, giusto per vedere la differenza rispetto al remake. Vedere il finale, che si è rivelato essere quello che già conoscevo dal film "Mazinga Z contro il Generale Nero", si è rivelato un duro colpo ai pregiudizi. Mi sono reso conto che il Mazinga Z del finale non aveva nulla a che fare con il Mazinga Z dell'inizio, quello che ricordavo: non c'era il barone Ashura, ma c'era invece il Duca Gorgon, c'erano Boss Robot e Diana A, le atmosfere erano assai più drammatiche, sembrava quasi di vedere il Grande Mazinga. Decisi così di tornare indietro per vedere almeno le ultime 12 puntate, non solo le ultime 3: ho assistito quindi all'apparizione del visconte Pigman (che ho scoperto non essere un'invenzione di Shin Mazinger) e agli intrighi del Duca Gorgon: a questo punto sono rimasto agganciato, volevo vedere la prima apparizione di Gorgon, di Diana A, di Boss Robot, volevo capire come fosse avvenuta la trasformazione da Mazinga Z al Grande Mazinga. Così ho cominciato a vedere integralmente la serie a partire dalla trentaduesima puntata, da prima dell'introduzione del Jet Scrandler.
E così, con mia sorpresa, ho potuto constatare il vero valore di questa serie, che si può capire soltanto sulla lunga distanza, seguendo lo scorrere della storia nell'arco di decine e decine di puntate, in ordine cronologico. Facendo così ci si rende conto che è una serie in continuo crescendo, che migliora progressivamente, che invece di stancare e risultare ripetitiva, come succede in altri robotici, diventa invece sempre più appassionante. Sono riuscito a vedere quello che non ero riuscito a vedere da bambino, accecato da Goldrake e dal Grande Mazinga, riconoscendo la qualità di questa serie rispetto a quella di molti robotici non nagaiani anche di molto posteriori (penso a Raideen, Combattler, Vultus, Daimos, Zambot...). Non è un caso che il robotico nagaiano abbia avuto il successo che ha avuto, e non è solo perché è stato il primo robotico: è semplicemente perché è quello dotato di maggiore fascino. Fascino che non è nato dal nulla, ma che è andato costruendosi man mano nel corso delle 92 puntate di "Mazinga Z", per poi arrivare ai massimi livelli nelle 56 puntate del "Grande Mazinga", continuando a evolvere nelle 74 puntate di "Goldrake". È interessantissimo guardare "Mazinga Z" con il senno di poi, vedendo nel corso delle puntate apparire tematiche, storie, personaggi e caratteristiche che diventeranno poi il fulcro delle serie del Grande Mazinga e Goldrake. Seguire le 92 puntate di "Mazinga Z" è un viaggio alle origini del mito, una riscoperta che consiglio a tutti i fan del robotico, vecchi e giovani. Potreste rimanere sorpresi in positivo, come è successo a me, che pure pensavo di sapere tutto quello che c'era da sapere su "Mazinga Z".
Arrivato a questo punto avevo deciso di assegnare 9 alla serie. Ma prima volevo rivedere anche le 30 puntate iniziali che avevo saltato. Adesso finalmente le ho viste e sono pesantissime, esattamente come ricordavo da bambino, non le raccomanderei se non ai fan più accaniti. La serie si divide nettamente in quattro tranches: le prime 33 puntate, fino all'arrivo del Jet Scrandler (episodi 1-33) sono molto fastidiose, tranne qualche puntata indovinata, e le valuterei mediamente con un 6 molto scarso; le 24 puntate fino all'arrivo del Boss Robot (episodi 34-47) sono discrete e le valuterei con un voto 7, anche per merito della colonna sonora; le 20 puntate fino all'arrivo del Duca Gorgon (episodi 48-67) e le valuterei con un 7,5/8, in crescendo; le 24 puntate fino alla sconfitta del Dottor Inferno (episodi 68-91) sono ottime, con voto tra l'8 e il 9. L'ultima puntata di "Mazinga Z", che è il realtà la prima puntata del "Grande Mazinga", è assolutamente eccezionale nel suo genere, e il mio voto è 10. Da qui la storia continuerà con altri protagonisti, rimanendo ad altissimi livelli per altre 31 puntate fino alla morte del Generale Nero, calando un po' subito dopo e riprendendosi nel gran finale, in cui Mazinga Z e Diana A torneranno a dar man forte al Grande Mazinga e a Venus Alpha contro il redivivo Dottor Inferno, concludendo definitivamente la saga.
Koji Kabuto (e anche Boss in una famosa puntata) tornerà in "Goldrake" e dare una mano a Duke Fleed, ma senza Mazinga e in ruolo del tutto secondario, cosa che irritò moltissimo i fan giapponesi, tanto che a tutt'oggi Grendizer è uno dei robot nagaiani meno amati in patria e non gli è mai stato dedicato nessun remake. I remake/rebuild di Mazinga Z invece si sprecano, sia a livello di manga sia di anime. Citerò soltanto gli anime più famosi, "Mazinkaiser" e "Shin Mazinger", ma aggiungerò che nessuno di questi è al livello dell'originale, che rimane una visione imprescindibile per qualunque appassionato del genere robotico.
Per risalire agli antecedenti di "Mazinga Z" è necessario guardare al di fuori del genere animazione: bisogna risalire al tokusatsu televisivo ("Ultraman", "Spectreman" e compagnia) e prima di loro al kaiju movie ("Godzilla" e "Gamera" in primis). Il genere tokusatsu, caratterizzato da mostri giganti e combattimenti spettacolari, era stato portato in animazione solo pochi mesi primi con "Devilman", sempre dalla Toei, e "Mazinga Z" cavalcava l'onda di quel successo, portando però con sé una carica di idee innovative tali da superare di gran lunga il successo dei suoi predecessori. Non solo, "Mazinga Z" arrivò addirittura a influenzare il cinema: il successo degli anime robotici porterà in pochissimo tempo alla creazione di film cinematografici come "Godzilla contro Mechagodzilla" (1975), in cui il debito agli anime è evidente. Negli stessi anni i robot giganti pilotati cominciano ad apparire anche nei tokusatsu televisivi, diventando quasi obbligatori anche in quel format e rimanendo presenti per decenni, fino ai Power Rangers e oltre.
Non potendo confrontare "Mazinga Z" con i suoi predecessori, non resta che confrontarlo con i suoi successori o meglio discendenti: il Grande Mazinga, Getter Robot, Jeeg Robot, Goldrake, tutti nati dalla stessa mente creativa, quella di Go Nagai, vero e proprio imperatore del robotico della prima metà degli anni Settanta. Il confronto è scorretto e antistorico, ma inevitabile, specialmente per noi italiani, visto che nel nostro paese "Mazinga Z" è andato in onda dopo Goldrake, Mazinga, Jeeg Robot e altri robot posteriori. A causa di questa circostanza da noi "Mazinga Z" è stato terribilmente sottovalutato, a tal punto che quando si dice Mazinga la grande maggioranza degli italiani pensa al "Grande Mazinga", non a "Mazinga Z". Rispetto ai suoi discendenti diretti "Mazinga Z" era molto inferiore come chara design, colori, animazioni e sceneggiatura, specialmente nella sua prima parte, l'unica che sia stata trasmessa da noi, motivi per cui venne snobbato dai bambini dell'epoca. Ero anch'io uno di quei bambini: anch'io vedevo "Mazinga Z" come una brutta copia del Grande Mazinga, tanto che è rimasto nel mio ricordo come uno dei peggiori robotici.
I pregiudizi sono duri a morire e mi ci è voluto molto tempo per rivalutare "Mazinga Z". Ho recuperato l'anime integralmente, comprese anche le puntate mai trasmesse in Italia, un paio d'anni fa; tuttavia, l'ho lasciato in lista d'attesa, pensando che non avrei mai avuto la forza di vedermi 92 puntate di un anime che sopportavo a fatica anche da bambino. Circa sei mesi fa, motivato dalla visione di "Shin Mazinger" che non mi aveva per nulla soddisfatto, decisi di vedermi le ultime puntate dell'originale, giusto per vedere la differenza rispetto al remake. Vedere il finale, che si è rivelato essere quello che già conoscevo dal film "Mazinga Z contro il Generale Nero", si è rivelato un duro colpo ai pregiudizi. Mi sono reso conto che il Mazinga Z del finale non aveva nulla a che fare con il Mazinga Z dell'inizio, quello che ricordavo: non c'era il barone Ashura, ma c'era invece il Duca Gorgon, c'erano Boss Robot e Diana A, le atmosfere erano assai più drammatiche, sembrava quasi di vedere il Grande Mazinga. Decisi così di tornare indietro per vedere almeno le ultime 12 puntate, non solo le ultime 3: ho assistito quindi all'apparizione del visconte Pigman (che ho scoperto non essere un'invenzione di Shin Mazinger) e agli intrighi del Duca Gorgon: a questo punto sono rimasto agganciato, volevo vedere la prima apparizione di Gorgon, di Diana A, di Boss Robot, volevo capire come fosse avvenuta la trasformazione da Mazinga Z al Grande Mazinga. Così ho cominciato a vedere integralmente la serie a partire dalla trentaduesima puntata, da prima dell'introduzione del Jet Scrandler.
E così, con mia sorpresa, ho potuto constatare il vero valore di questa serie, che si può capire soltanto sulla lunga distanza, seguendo lo scorrere della storia nell'arco di decine e decine di puntate, in ordine cronologico. Facendo così ci si rende conto che è una serie in continuo crescendo, che migliora progressivamente, che invece di stancare e risultare ripetitiva, come succede in altri robotici, diventa invece sempre più appassionante. Sono riuscito a vedere quello che non ero riuscito a vedere da bambino, accecato da Goldrake e dal Grande Mazinga, riconoscendo la qualità di questa serie rispetto a quella di molti robotici non nagaiani anche di molto posteriori (penso a Raideen, Combattler, Vultus, Daimos, Zambot...). Non è un caso che il robotico nagaiano abbia avuto il successo che ha avuto, e non è solo perché è stato il primo robotico: è semplicemente perché è quello dotato di maggiore fascino. Fascino che non è nato dal nulla, ma che è andato costruendosi man mano nel corso delle 92 puntate di "Mazinga Z", per poi arrivare ai massimi livelli nelle 56 puntate del "Grande Mazinga", continuando a evolvere nelle 74 puntate di "Goldrake". È interessantissimo guardare "Mazinga Z" con il senno di poi, vedendo nel corso delle puntate apparire tematiche, storie, personaggi e caratteristiche che diventeranno poi il fulcro delle serie del Grande Mazinga e Goldrake. Seguire le 92 puntate di "Mazinga Z" è un viaggio alle origini del mito, una riscoperta che consiglio a tutti i fan del robotico, vecchi e giovani. Potreste rimanere sorpresi in positivo, come è successo a me, che pure pensavo di sapere tutto quello che c'era da sapere su "Mazinga Z".
Arrivato a questo punto avevo deciso di assegnare 9 alla serie. Ma prima volevo rivedere anche le 30 puntate iniziali che avevo saltato. Adesso finalmente le ho viste e sono pesantissime, esattamente come ricordavo da bambino, non le raccomanderei se non ai fan più accaniti. La serie si divide nettamente in quattro tranches: le prime 33 puntate, fino all'arrivo del Jet Scrandler (episodi 1-33) sono molto fastidiose, tranne qualche puntata indovinata, e le valuterei mediamente con un 6 molto scarso; le 24 puntate fino all'arrivo del Boss Robot (episodi 34-47) sono discrete e le valuterei con un voto 7, anche per merito della colonna sonora; le 20 puntate fino all'arrivo del Duca Gorgon (episodi 48-67) e le valuterei con un 7,5/8, in crescendo; le 24 puntate fino alla sconfitta del Dottor Inferno (episodi 68-91) sono ottime, con voto tra l'8 e il 9. L'ultima puntata di "Mazinga Z", che è il realtà la prima puntata del "Grande Mazinga", è assolutamente eccezionale nel suo genere, e il mio voto è 10. Da qui la storia continuerà con altri protagonisti, rimanendo ad altissimi livelli per altre 31 puntate fino alla morte del Generale Nero, calando un po' subito dopo e riprendendosi nel gran finale, in cui Mazinga Z e Diana A torneranno a dar man forte al Grande Mazinga e a Venus Alpha contro il redivivo Dottor Inferno, concludendo definitivamente la saga.
Koji Kabuto (e anche Boss in una famosa puntata) tornerà in "Goldrake" e dare una mano a Duke Fleed, ma senza Mazinga e in ruolo del tutto secondario, cosa che irritò moltissimo i fan giapponesi, tanto che a tutt'oggi Grendizer è uno dei robot nagaiani meno amati in patria e non gli è mai stato dedicato nessun remake. I remake/rebuild di Mazinga Z invece si sprecano, sia a livello di manga sia di anime. Citerò soltanto gli anime più famosi, "Mazinkaiser" e "Shin Mazinger", ma aggiungerò che nessuno di questi è al livello dell'originale, che rimane una visione imprescindibile per qualunque appassionato del genere robotico.
Però bella recensione !
@KUMA-29 Micheles é stato leggermente tirato con il voto dato
Hai ragionissima per uno che si vanta si essere un fan del genere robotico originale dare solo 8 al capostipite è quasi un eresia, daltronde come gli dico sempre il vero fan del robotico è solo il sottoscritto haahahha
8 è un ottimo voto, forse anche io darei un po' di più... ma la recensione parla da sè!
Gundam 00 mi interessa, mi piace il chara e i personaggi a primo acchitto mi ispirano, ma prima devo proseguire e terminare Seed!
Anch'io mi unisco al coro di coloro che impongono maggior rispetto ai capostipiti dei vari generi anche se credo che Micheles abbia ponderato benissimo il suo voto dato che se è vero che se un anime dà inizio ad un genere ha diritto ad un occhio di riguardo ciò non vuol dire che non sia migliorabile; anzi proprio perchè non ha nessun altro titolo con cui confrontarsi gli errori sono più probabili; sono certamente scusabili ma vanno comunque rilevati.
Quanto al genere mecha, da bambino mi piacevano molto, credo di aver visto tutto quanto (o qusi) trasmesso in TV. Oggi non è il genere che preferisco ma ogni tanto un pruritino viene anche a me. Non cerco più, però, titoli della prima generazione, già visti e troppo lunghi: Micheles, come ormai sanno anche i sassi, è un vero cultore del genere ma personalmente non avrei mai la pazienza di recuperare ben 92 episodi! Invece spesso vado alla ricerca di robotici della seconda generazione dove lo scontro tra bene e male assume toni più ambigui; devo però ammettere che i titoli che mi hanno davvero colpito sono molto pochi (a parte lo scontato evangelion, ricordo Bokurano e poco altro). Credo che darò un occhiata a Super robot taisen data l'alta valutazione.
Sia chiaro non è una critica alla prima generazione, anzi spesso quelli della seconda non reggono il confronto con questa. Solo non sono un tipo da "operazione nostalgia" a tutti i costi e in più anch'io sono uno "npepataecozz" di seconda generazione affamato di titoli nuovi (adesso che si può) dopo anni e anni di continue repliche dei soliti vecchi titoli.
Non sono d'accordo per il 10 a "Super Robot taisen OG - The Inspector". Gli avrei dato un 7(il fan service ci può stare qua e là ma in questa serie è opprimente.)
Per quanto riguarda invece Gundam 00 season 2 7 è veramente poco è uno dei Gundam migliori (solo Z Gundam e Gundam Seed lo sopravanzano)
Mazinga Z ci può stare anche 8 ma io gli avrei dato un 9 (a me da bambino le prime 30 puntate non mi hanno procurato effetto noia, nemmeno rivedendole di recente, la parte centrale lo trovata molto noiosa, e invece la parte finale eccellente, ma sono solo opinioni personali)
Mazinga è un'ottima serie, imperdibile per gli amanti del genere mecha. Ed io ritengo che Mazinga e il Grande Mazinga siano i "robottoni" dal design più bello di tutti. Sono "fighi" nella loro semplicità. Sia chiaro, non sto negando la bellezza degli altri (anche se alcuni sono davvero inguardabili). Dico solo che quelli pilotati da Koji e Tetsuya sono i migliori.
Forse non c'entra nulla, ma proprio ieri ho visto "Mazinga contro il Generale Nero" e mi sono in un certo senso riavvicinata alla serie. Probabilmente la rivedrò.
Mi dispiace, ma non posso dire nulla sulle altre due recensioni: non ho visto nè Mobile Suit Gundam 00 nè Super Robot Taisen.
per quanto riguarda gundam 00 e mazinger z fanno parte della storia degli anime e quindi per me sono cosa sacra.
è sempre bello vedere questi strafalcioni, immutabili nel corso dei decenni
Se è per questo a lui gli ho dato 10 e se lo merita tutto
Sono un pò di manica larga per questi due anime ma ho un grande legame affettivo e quindi il voto s'impenna verso l'alto
No sei indifendibile ti vanti e hai anche la nomina di essere il fan dei superobot qui dentro e non dai il 10 al capostipite e al mito in italia? Bu bu bu bu bu bu
è sempre bello vedere questi strafalcioni, immutabili nel corso dei decenni
Capita Hallymay che ci possiamo fare? ahahahahah
Il mio è un bel 9.
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