Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo a film degli ultimi anni, con Colorful, Berserk - L'epoca d'oro - Capitolo I: L'uovo del re dominatore e Una lettera per Momo.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Che accadrebbe se dormiste? E se, mentre state dormendo, sognaste? E se, nel vostro sogno, vi ritrovaste in paradiso e coglieste uno strano e bellissimo fiore? E se, quando vi sveglierete, vi ritrovaste quel fiore tra le mani? Che cosa fareste allora? [S. T. Coleridge]

Colpevole di un peccato di cui non ricorda più nulla, stanco della vita mondana, uno spirito giunge in un luogo buio e dai colori spenti. Assieme a lui ci sono molti altri viaggiatori: sono in fila davanti a un botteghino e stanno acquistando un biglietto. Lenti e apatici, i possessori di quel lasciapassare si dirigono verso una porta oltre la quale c'è solo il buio. È ciò che desidera. L'oscurità, la notte eterna. Fa per mettersi in coda anche lui assieme agli altri, ma un ragazzino lo ferma. Gli dice che ha vinto una specie di lotteria e il premio è potere avere un'altra occasione, un'altra vita sulla Terra.
"Rifiuto il premio" gli dice lo spirito. "Né tu né io possiamo rifiutare."

"Colourful" è la storia di un'anima, la storia della sua redenzione. Un film delicato che racconta la battaglia per la vita del protagonista e gli innumerevoli ostacoli che, minacciosi e apparentemente insormontabili, incombono su di lui a ogni passo. La trama in effetti ricorda per diversi aspetti "Un cielo radioso" di Jiro Taniguchi, anche se le condizioni in cui si ritrova a dovere vivere Makoto, questo il nome del ragazzo in cui lo spirito rinascerà, sono molto più estreme. Niente amici, pessimi voti a scuola, la ragazza di cui è segretamente innamorato che non è poi così pura, il tradimento della madre e infine il tentato suicidio. E nondimeno il tutto è presentato in maniera realistica, senza eccessive esagerazioni o buonismo di sorta, senonché il finale poteva essere gestito un po' meglio. Certo era piuttosto palese che la vicenda sarebbe andata a finire in una maniera del genere - anche solo leggendo il titolo lo si capisce - eppure una leggera insoddisfazione per un finale così "classico" non ne vuole sapere di abbandonarmi, specialmente dopo il magnifico incipit con cui il lungometraggio era iniziato.

Con questo non voglio assolutamente dire che sia forzato, tutt'altro. Ogni personaggio che compare sullo schermo è caratterizzato in maniera credibile e per questo non sorprende che la piega degli eventi prenda una determinata direzione. Insomma non aspettatevi sorprese da questo versante perché non ne avrete. E tuttavia durante la visione non se ne sente alcun bisogno. Tutti gli attori di questa commedia sanno recitare il ruolo alla perfezione e, seppure per l'intera durata del film il ruolo di protagonista non venga mai sottratto a Makoto, in certi momenti alcuni comprimari risultano davvero notevoli. Basti pensare alla madre del ragazzo, tormentata e distrutta dal senso di colpa, oppure alla sua insolita guida, misteriosa e oltremodo indisponente.

Dal punto di vista tecnico "Colourful" è realizzato magnificamente, alcuni fondali sono una vera gioia per gli occhi, le animazioni molto fluide e i disegni più che buoni. Nella parte centrale, che tratta dell'antica linea ferroviaria Shibuya-Futako-Tamagawa, sono inoltre state inserite delle foto del vecchio convoglio. Oltre a inserirsi perfettamente tra narrazione e scene animate, riuscendo nell'impresa di creare un'atmosfera molto suggestiva, queste ultime mettono in risalto anche il tema del viaggio, da lungo tempo diventato una metafora del cammino attraverso la vita e in questo caso particolare anche il punto di svolta dell'intera vicenda.
Se è vero questo bisogna però anche dire che la colonna sonora non fa molto per sottolineare i momenti salienti della storia e risulta, fatta eccezione per pochi brani, piuttosto anonima.

In conclusione "Colourful" si rivela essere un ottimo slice of life, che sa trattare temi profondi in maniera delicata e allo stesso tempo essere leggero e spensierato. E' una storia di formazione, come se ne vedono tante, eppure in grado di ammaliare lo spettatore, di farsi vedere fino alla fine senza mai annoiare. Una meravigliosa celebrazione del lirismo della quotidianità.



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Il primo capitolo di una delle trilogie più attese del 2012 si mostra ai giapponesi il 4 febbraio, sul grande schermo, inaugurando l'inizio di un progetto su larga scala, di cui i tre film non costituiscono che la prima parte (l'arco dell'Età dell'oro). Si considera infatti che l'intera produzione dovrebbe coprire le vicende del manga di Miura fino alla sua agognata conclusione.
L'uovo del re conquistatore ripercorre la trama del fumetto a partire dal terzo volume, e ovviamente quella della stessa versione animata del 1997-98, rimanendo particolarmente fedele a entrambe le edizioni. Ritroveremo quindi molte sequenze che richiameranno immediatamente alla memoria molti particolari della serie a episodi, quasi assistessimo a una sorta di mero rimodernamento di quest'ultima. E parlando di rinnovamenti, è indiscutibile che la presentazione grafica sia uno dei lati su cui si possa dibattere più a lungo.

Sappiamo bene quanto lo Studio 4°C sia rinomato per avere da sempre adottato tecniche d'avanguardia nella produzione delle proprie opere: in Jidaihen la grafica digitale è parecchio presente, e si vede. La scena d'apertura ci catapulta su un campo di battaglia che rivela immediatamente il largo uso di digitale e di motion capture. Contro le aspettative, il prodotto di questo miscuglio non è sempre rifinito al meglio, e lo si nota specialmente su campi lunghi e totali, con figure umane dalle movenze spesso sgraziate. Ma non di rado, se restringiamo ancora il campo, è la mancanza di espressività dei personaggi in secondo piano a destare qualche perplessità: alcuni daranno l'impressione di essere completamente imbambolati.
Molto più efficace del cel-shading di fondo è l'utilizzo della mocap che, specialmente durante i combattimenti ravvicinati - molto presenti, per la nostra gioia -, assicura una certa spettacolarità d'azione.

Per fortuna la persistenza di uno stile grafico imperfetto non compromette una visione che si scopre man mano più stimolante grazie a una regia e a una sceneggiatura notevoli, che arricchiscono il già di per sé appassionante resoconto dell'arruolamento di Gatsu tra le fila dei Falchi e del vincolo instaurato con Grifis. L'unica vera pecca riguardante la narrazione può essere costituita dalla rapidità con cui i fatti determinanti si succedono, lasciando decisamente poco spazio all'approfondimento dei personaggi: pur ammettendo che l'opera sia in qualche modo destinata a chi, di questi, conosca già morte e miracoli, potrà dispiacere notare che la sua durata superi di poco i sessanta minuti, e che pertanto uno sforzo in più nella presentazione dei protagonisti si sarebbe potuto compiere, raggiungendo almeno l'ora e mezza. A farceli meglio riconoscere saranno comunque le ottime interpretazioni di un rinnovato cast di doppiatori (alcuni debuttanti).
A prescindere da un apparato tecnico lodevole ma non ancora all'altezza delle aspettative, e da una rappresentazione incalzante ma frettolosa, nella speranza di un'evoluzione via via maggiore da parte dei prossimi capitoli, la prima tappa di questa nuova ricostruzione costituisce certamente un appuntamento importante per tutti gli appassionati del celebre titolo horror-fantasy.



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"Una Lettera per Momo" è un film cinematografico che vanta la regia di Hiroyuki Okiura, artista non conosciuto dalle masse, ma che ha un curriculum molto interessante e che è cresciuto e maturato principalmente all'interno della Production IG. Non si tratta del suo debutto come regista, ha infatti avuto l'onore di portare in animazione la Kerberos Saga di Mamoru Oshii con il film "Jin-Roh - Uomini e Lupi". Questa volta si cimenta con un lavoro ben più solare, che saprà farvi sorridere e divertire, ma che tuttavia non manca di offrire qualche risvolto più cupo e riflessivo, trattando argomenti come la morte di una persona cara.

Il percorso che Momo dovrà affrontare sarà quello di lenire il proprio senso di colpa e di rielaborare il lutto per il padre, morto a seguito di un incidente dopo che i due non si erano lasciati nel migliore dei modi. Lo spunto per farlo è piuttosto insolito e viene introdotto da un elemento soprannaturale, ovvero un gruppetto di tre sconclusionati demoni, che accompagneranno la bambina in questa esperienza. Momo, dopo la tragedia, deve trasferirsi con la madre nell'isola in cui la stessa è nata, un luogo ben diverso e più rurale rispetto alla città in cui ha passato i suoi undici anni di vita. Scopre che la casa di famiglia nasconde qualche strano segreto, visto che sente, quando è da sola, delle persone parlare e si verificano dei piccoli furti. Spaventata, ma al contempo incuriosita, trova che il solaio nasconde delle strane creature, invisibili a tutti gli altri: sono tre pasticcioni demoni guardiani che da quel giorno le staranno sempre appiccicati.

"Una Lettera per Momo" si presenta da subito molto bene, sembra per diversi aspetti un film prodotto dallo Studio Ghibli, pur non essendolo. Mostra uno stile grafico semplice ma curato, supportato da una colonna sonora molto bella, efficace e piacevole. Si nota che è un prodotto di qualità e, tra l'altro, viene proposto in Italia da Dynit con un'edizione altrettanto pregevole. Ho particolarmente apprezzato i riferimenti alla tradizione e al folklore giapponese, con quell'elemento soprannaturale e le caratteristiche tematiche del genere kaidan (storie di fantasmi), che offrono quel pepe in più ad un racconto che ha come protagonista una bambina costretta ad affrontare un periodo della sua vita molto difficile: spaesata nel dover vivere in un ambiente per lei nuovo e tormentata dal senso di colpa, visto che teme di essere in qualche modo responsabile della morte del padre. Senza i tre sgangherati coprotagonisti il racconto non riuscirebbe a far sorridere lo spettatore, risultando ben più pesante e accentuando alcuni problemi di ritmo narrativo ai quali l'opera non è estranea, soprattutto nella seconda metà. A tal proposito, finita la fase di scoperta e abituatisi alle stranezze dei tre demoni guardiani, l'interesse dello spettatore va scemando e l'elemento risolutivo finale, che dovrebbe creare il climax necessario per giungere alla risoluzione degli eventi, risulta un po' troppo classico e a mio parere non abbastanza efficace.

Tale aspetto è comunque l'unica l'increspatura in un film che merita di essere visto e che fortunatamente qualcuno ha pensato di portare in Italia, che riesce con successo a trattare tematiche delicate e spinose a cuor leggero, regalando qualche sorriso allo spettatore. Riesce inoltre a essere commovente e lo fa senza calcare la mano, in modo delicato e naturale. "Una Lettera per Momo" è un film che punta, in pieno stile Studio Ghibli, a piacere sia ai bambini che ai genitori. Ben diverso dai film per famiglie occidentali, propone un messaggio destinato e recepibile solo dai più cresciuti, e uno più semplice e apprezzabile anche dai bambini, che di certo apprezzeranno i tre buffi demoni guardiani e i pasticci che creeranno.

Consigliato.