Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo ai mecha di ultima generazione, con Votoms Pailsen Files, Sfondamento dei cieli Gurren Lagann e Valvrave the Liberator.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi ci dedichiamo ai mecha di ultima generazione, con Votoms Pailsen Files, Sfondamento dei cieli Gurren Lagann e Valvrave the Liberator.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Astragius History, anno 7112. Yoran Pailsen è processato dalla corte militare di Gilgamesh per i suoi crimini (narrati su "Roots of Ambition"): Fedok Wokkam, sottosegretario all'Intelligence e membro dell'Organizzazione Segreta, riuscirà a sospendere il giudizio della corte, trattenendo l'imputato nel centro medico del pianeta Kuzsuk. Qui Wokkam e i suoi uomini interrogheranno Pailsen in merito ai cosiddetti "Pailsen Files", risultati delle ricerche condotte su Chirico contenuti all'interno di un dischetto rovinato, allo stesso tempo perseverando a indagare sul ragazzo.
"Pailsen Files" rappresenta la rinascita del franchise Votoms, dopo la lunga pausa di 15 anni che lo aveva colto con "The Heretic Saint", che sembrava averne scritto la fine. Rappresenta un nuovo tassello del passato di Chirico, ripartendo esattamente da dove terminava "Roots of Ambition", con Pailsen davanti alla corte marziale per avere distrutto la base Gilgamesh di Odon. Da qui in avanti la storia è una riproposizione, senza molta fantasia, di tutto ciò che s'è visto in passato: per la durata della serie Chirico e la sua squadra dovranno affrontare numerose prove in cui rischieranno la vita (solitamente operazioni di guerriglia contro Balarant), venendo continuamente analizzati dall'Organizzazione Segreta, fino allo scontato, tragico epilogo nel quale il cerchio si chiude e nuovi tasselli del mosaico verranno svelati, come il modo in cui Pailsen è entrato ai massimi vertici dell'esercito di Gilgamesh, che ruolo ha avuto Rochina in esso, e di come si sia tentato di creare, per la prima volta, un soldato artificiale. Nulla di necessario per comprendere i futuri sviluppi dell'avventura di Chirico, ma paradossalmente, con uno degli script meno interessanti della saga, s'è creato uno dei migliori "Votoms".
Pur realizzato spudoratamente al risparmio per lucrare sui fan di vecchia data - non si spiegherebbe altrimenti l'uso, prima volta nella saga, di pacchiana ed economica CG per creare e animare gli AT -, "Pailsen Files" è l'episodio più spiccatamente moderno, con tutti i pregi e difetti che ne derivano. I primi rintracciabili nel ritmo decisamente più spigliato, con tempi narrativi meno diluiti che fanno finalmente passare in secondo piano la controversa regia esageratamente "reale" di Ryousuke Takahashi, i secondi nella patinatura grafica che, se da un lato ha reso meno datati i disegni, dall'altro ne ha distrutto l'identità, rendendoli generici e troppo perfettini - non fosse per i credits, neanche riconosceremmo Shioyama. Una storia semplicistica forse non sarà il massimo della vita, e narrata attraverso ben 12 episodi potrebbe pure sembrare l'apoteosi del banale, eppure questa serie OVA è ben fatta e piacevole, grazie a numerose sequenze di battaglia (tra la squadra di Chirico e l'esercito di Balarant) così spettacolari e sontuose da donare emozioni indescrivibili.
Con un gusto registico dal sapore cinematografico ed effetti sonori stupefacenti Takahashi filma scene di guerra che ricalcano le migliori pellicole di genere: basterebbe il solo primo episodio, lo sbarco di plotoni AT di Gilgamesh nella baia Taibas, rilettura fantascientifica dello Sbarco in Normandia con migliaia di mecha al posto di esseri umani, per rendersi conto dell'ingegno del regista nell'evocare scene di distruzione di massa che meravigliano per epicità e costruzione scenica. E non siamo che all'inizio: nel corso dell'avventura diverse saranno le operazioni militari dirette in questo modo superlativo. Meritevoli di menzione, in questo caso, l'attacco notturno alla base Balarant posta su un grand canyon, il claustrofobico attacco subito da Chirico e co. dentro un velivolo distrutto, o la splendida battaglia sui ghiacci di Galeade, con tanto di spaventoso fenomeno atmosferico di maxi grandinata. Meraviglioso.
"Pailsen Files" ha personaggi piacevoli e una storiella onesta, ma la racconta dannatamente bene. E sopratutto tiene avvinghiati alla visione, con un ritmo narrativo lento ma imparagonabile agli eccessi autoriali del passato. Unici nei che impediscono all'opera di mirare troppo in alto, ovvio, sono la tendenziale semplicità della storia e sopratutto la già citata pessima idea di realizzare in completa CG i mecha: quest'ultima è veramente una scelta antipatica, inquadrabile anche come una forma di non rispetto per chi spenderà soldi nell'acquistare "Pailsen Files". Ignobile anche perché da sempre "Votoms" è sinonimo di mecha design fisico e realistico, con i disegni a mano animati in modo straordinario; qui il computer è perfettino ma freddo e incolore, incapace di dare l'impressione di annusare l'odore dell'olio degli AT come in passato.
Non si può comunque essere troppo severi con quella che è una buona produzione, ottimo trampolino di partenza per le nuove leve al mondo di "Votoms" e un felice ritorno per i fan storici, non solo celebrativo ma anche di un certo interesse per la continuity. Visti le puntate successive che verranno realizzate negli anni a seguire, infine, si può dire con buona certezza che "Pailsen Files" sia in assoluto l'ultimo Votoms degno d'interesse.
"Pailsen Files" rappresenta la rinascita del franchise Votoms, dopo la lunga pausa di 15 anni che lo aveva colto con "The Heretic Saint", che sembrava averne scritto la fine. Rappresenta un nuovo tassello del passato di Chirico, ripartendo esattamente da dove terminava "Roots of Ambition", con Pailsen davanti alla corte marziale per avere distrutto la base Gilgamesh di Odon. Da qui in avanti la storia è una riproposizione, senza molta fantasia, di tutto ciò che s'è visto in passato: per la durata della serie Chirico e la sua squadra dovranno affrontare numerose prove in cui rischieranno la vita (solitamente operazioni di guerriglia contro Balarant), venendo continuamente analizzati dall'Organizzazione Segreta, fino allo scontato, tragico epilogo nel quale il cerchio si chiude e nuovi tasselli del mosaico verranno svelati, come il modo in cui Pailsen è entrato ai massimi vertici dell'esercito di Gilgamesh, che ruolo ha avuto Rochina in esso, e di come si sia tentato di creare, per la prima volta, un soldato artificiale. Nulla di necessario per comprendere i futuri sviluppi dell'avventura di Chirico, ma paradossalmente, con uno degli script meno interessanti della saga, s'è creato uno dei migliori "Votoms".
Pur realizzato spudoratamente al risparmio per lucrare sui fan di vecchia data - non si spiegherebbe altrimenti l'uso, prima volta nella saga, di pacchiana ed economica CG per creare e animare gli AT -, "Pailsen Files" è l'episodio più spiccatamente moderno, con tutti i pregi e difetti che ne derivano. I primi rintracciabili nel ritmo decisamente più spigliato, con tempi narrativi meno diluiti che fanno finalmente passare in secondo piano la controversa regia esageratamente "reale" di Ryousuke Takahashi, i secondi nella patinatura grafica che, se da un lato ha reso meno datati i disegni, dall'altro ne ha distrutto l'identità, rendendoli generici e troppo perfettini - non fosse per i credits, neanche riconosceremmo Shioyama. Una storia semplicistica forse non sarà il massimo della vita, e narrata attraverso ben 12 episodi potrebbe pure sembrare l'apoteosi del banale, eppure questa serie OVA è ben fatta e piacevole, grazie a numerose sequenze di battaglia (tra la squadra di Chirico e l'esercito di Balarant) così spettacolari e sontuose da donare emozioni indescrivibili.
Con un gusto registico dal sapore cinematografico ed effetti sonori stupefacenti Takahashi filma scene di guerra che ricalcano le migliori pellicole di genere: basterebbe il solo primo episodio, lo sbarco di plotoni AT di Gilgamesh nella baia Taibas, rilettura fantascientifica dello Sbarco in Normandia con migliaia di mecha al posto di esseri umani, per rendersi conto dell'ingegno del regista nell'evocare scene di distruzione di massa che meravigliano per epicità e costruzione scenica. E non siamo che all'inizio: nel corso dell'avventura diverse saranno le operazioni militari dirette in questo modo superlativo. Meritevoli di menzione, in questo caso, l'attacco notturno alla base Balarant posta su un grand canyon, il claustrofobico attacco subito da Chirico e co. dentro un velivolo distrutto, o la splendida battaglia sui ghiacci di Galeade, con tanto di spaventoso fenomeno atmosferico di maxi grandinata. Meraviglioso.
"Pailsen Files" ha personaggi piacevoli e una storiella onesta, ma la racconta dannatamente bene. E sopratutto tiene avvinghiati alla visione, con un ritmo narrativo lento ma imparagonabile agli eccessi autoriali del passato. Unici nei che impediscono all'opera di mirare troppo in alto, ovvio, sono la tendenziale semplicità della storia e sopratutto la già citata pessima idea di realizzare in completa CG i mecha: quest'ultima è veramente una scelta antipatica, inquadrabile anche come una forma di non rispetto per chi spenderà soldi nell'acquistare "Pailsen Files". Ignobile anche perché da sempre "Votoms" è sinonimo di mecha design fisico e realistico, con i disegni a mano animati in modo straordinario; qui il computer è perfettino ma freddo e incolore, incapace di dare l'impressione di annusare l'odore dell'olio degli AT come in passato.
Non si può comunque essere troppo severi con quella che è una buona produzione, ottimo trampolino di partenza per le nuove leve al mondo di "Votoms" e un felice ritorno per i fan storici, non solo celebrativo ma anche di un certo interesse per la continuity. Visti le puntate successive che verranno realizzate negli anni a seguire, infine, si può dire con buona certezza che "Pailsen Files" sia in assoluto l'ultimo Votoms degno d'interesse.
Recensione di Evangelion0189
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Secondo l'opinione di chi scrive Sfondamento dei cieli Gurren Lagann è senza dubbio una delle migliori serie animate degli anni Duemila, se non altro perché si tratta di una commistione originale di stilemi classici dell'animazione nipponica e soprattutto perché non si appoggia su alcuna controparte cartacea (che anzi è stata prodotta sulla scia del successo dell'anime). Prodotto dallo studio Gainax, responsabile di alcune delle mie serie preferite (come Fushigi no umi no Nadia e Neon Genesis Evangelion), Gurren Lagann mi ha colpito per una serie di espedienti narrativi davvero atipici per gli standard degli ultimi anni; a questi si sommano diverse trovate geniali e divertenti che, cercando di fare l'occhiolino agli appassionati di serie anime degli anni Settanta-Novanta, non annoiano mai. Giusto per fare un paio di esempi, il mecha design è di nagaiana memoria, così come le "corna" a mezzaluna del Gurren Lagann (questo per l'appunto il nome del robot protagonista della serie) sono un palese omaggio a quelle dello Zambot di Yoshiyuki Tomino.
La nostra storia ha inizio in un futuro imprecisato in un villaggio del sottosuolo. Gli esseri umani hanno dimenticato la superficie e per qualche motivo si sono abituati a vivere in gallerie sotterranee sapientemente costruite. Il protagonista, il giovanissimo Simon, è uno scavatore come tanti che però, diversamente dagli altri, è animato da una spiccata curiosità e dalla voglia di vedere la superficie. Nel villaggio nessuno però è interessato a cambiare vita, eccezion fatta per Kamina, un vero e proprio trascinatore di folle che subito stringe amicizia con Simon, incoraggiandolo a non abbandonare i suoi sogni. Improvvisamente la comunità subisce l'attacco di una creatura meccanica mai vista prima, insieme alla quale sopraggiunge Yoko, una ragazza proveniente dalla superficie. Il pendaglio a forma di trivella trovato da Simon in uno dei suoi scavi intanto entra in risonanza con un piccolo mecha nascosto tra le rocce. Una volta attivatolo, la vita di Simon cambia per sempre. Seguiremo le sue vicende fino alla fondazione della brigata Gurren, le molteplici battaglie contro gli uomini-bestia che infestano la superficie, ci commuoveremo alla morte dei personaggi (uno dei punti di forza della serie sta proprio nel non farsi scrupoli nell'uccidere anche dei comprimari) e ci esalteremo per il grande coraggio di Simon e dei suoi amici, in una spirale ascendente di stupore e divertimento. Ecco, Gurren Lagann è questo, una spirale vera e propria in cui gli episodi sono un continuo crescendo di situazioni sempre più critiche e risoluzioni ai problemi sempre più strabilianti. A condire il tutto, una serie di bizzarri quanto interessanti personaggi protagonisti (oltre ai già citati Simon, Kamina e Yoko, come non menzionare il folle ma leale Kittan e le sue sorelle, o lo scatenato Attenborough che adora premere i tasti d'attivazione dei cannoni, o l'effeminato e geniale scienziato Leeron o, ancora, la dolce ma forte Nia?) e antagonisti (Genome è un cattivo più complesso di quanto non sembri; Viral e i Quattro Re Celesti sono geniali, ognuno con le sue peculiarità; e altri nemici davvero ben concepiti di cui non posso parlare senza fare spoiler). Insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti.
Per quanto riguarda l'aspetto puramente tecnico, eccezion fatta per alcuni episodi graficamente sottotono (si veda il quarto e in parte il nono), per il resto la serie risalta per l'ottima qualità grafica: si è investito molto in animazioni fluide (sia nei combattimenti che in un po' di fanservice tipici dello studio Gainax) e colori sgargianti, nonché su una colonna sonora varia, spumeggiante e moderna (si spazia dall'ambient, all'orchestrale, al rap e all'hard rock). In generale, sebbene l'epilogo della storia possa lasciare interdetto chi è abituato a finali completamente positivi, consiglierei la visione di Gurren Lagann davvero a chiunque. Ventisette episodi di puro divertimento ed emozioni.
La nostra storia ha inizio in un futuro imprecisato in un villaggio del sottosuolo. Gli esseri umani hanno dimenticato la superficie e per qualche motivo si sono abituati a vivere in gallerie sotterranee sapientemente costruite. Il protagonista, il giovanissimo Simon, è uno scavatore come tanti che però, diversamente dagli altri, è animato da una spiccata curiosità e dalla voglia di vedere la superficie. Nel villaggio nessuno però è interessato a cambiare vita, eccezion fatta per Kamina, un vero e proprio trascinatore di folle che subito stringe amicizia con Simon, incoraggiandolo a non abbandonare i suoi sogni. Improvvisamente la comunità subisce l'attacco di una creatura meccanica mai vista prima, insieme alla quale sopraggiunge Yoko, una ragazza proveniente dalla superficie. Il pendaglio a forma di trivella trovato da Simon in uno dei suoi scavi intanto entra in risonanza con un piccolo mecha nascosto tra le rocce. Una volta attivatolo, la vita di Simon cambia per sempre. Seguiremo le sue vicende fino alla fondazione della brigata Gurren, le molteplici battaglie contro gli uomini-bestia che infestano la superficie, ci commuoveremo alla morte dei personaggi (uno dei punti di forza della serie sta proprio nel non farsi scrupoli nell'uccidere anche dei comprimari) e ci esalteremo per il grande coraggio di Simon e dei suoi amici, in una spirale ascendente di stupore e divertimento. Ecco, Gurren Lagann è questo, una spirale vera e propria in cui gli episodi sono un continuo crescendo di situazioni sempre più critiche e risoluzioni ai problemi sempre più strabilianti. A condire il tutto, una serie di bizzarri quanto interessanti personaggi protagonisti (oltre ai già citati Simon, Kamina e Yoko, come non menzionare il folle ma leale Kittan e le sue sorelle, o lo scatenato Attenborough che adora premere i tasti d'attivazione dei cannoni, o l'effeminato e geniale scienziato Leeron o, ancora, la dolce ma forte Nia?) e antagonisti (Genome è un cattivo più complesso di quanto non sembri; Viral e i Quattro Re Celesti sono geniali, ognuno con le sue peculiarità; e altri nemici davvero ben concepiti di cui non posso parlare senza fare spoiler). Insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti.
Per quanto riguarda l'aspetto puramente tecnico, eccezion fatta per alcuni episodi graficamente sottotono (si veda il quarto e in parte il nono), per il resto la serie risalta per l'ottima qualità grafica: si è investito molto in animazioni fluide (sia nei combattimenti che in un po' di fanservice tipici dello studio Gainax) e colori sgargianti, nonché su una colonna sonora varia, spumeggiante e moderna (si spazia dall'ambient, all'orchestrale, al rap e all'hard rock). In generale, sebbene l'epilogo della storia possa lasciare interdetto chi è abituato a finali completamente positivi, consiglierei la visione di Gurren Lagann davvero a chiunque. Ventisette episodi di puro divertimento ed emozioni.
Valvrave the Liberator
6.0/10
Il binomio Sunrise (tra i più famosi studi d'animazione nipponici) e mecha è da più di un quarto di secolo sinonimo di storie epiche e avventura. Dal leggendario "Mobile Suit Gundam" all'indimenticabile "Daitarn 3", arrivando ai recenti successi come le due serie di "Code Geass". Dopo le ennesime riproposizione gundamiche degli ultimi anni (ultima in ordine cronologico gli OAV di "Unicorn" nel 2012), nella primavera del 2012 Sunrise sembra voltare pagina e presentare finalmente un titolo mecha completamente nuovo: "Valvrave the Liberator".
L'intento è da subito chiaro e attuato in puro stile Sunrise, e cioè quello di riadattare per l'ennesima volta il genere che ha fatto la storia di questo studio e rapportarlo al nuovo decennio, in modo da essere apprezzato anche dalla generazione che sta crescendo con smartphone e tablet, e non solo dai nostalgici anni '70/'80/'90. Un'operazione di svecchiamento giudicata evidentemente necessaria, tanto da giustificare l'impiego di uno staff che esprima buona parte del meglio che può offrire oggi questo studio, lasciando mano libera a quell'Ichiro Okouchi, già dietro titoli come "Code Geass" e "Planetes".
Queste le premesse per spiegare come si è arrivati a questo titolo, ma quello che davvero interessa se state leggendo questa recensione è se valga la pena visionare questo mecha del nuovo decennio. Il mio personalissimo parere, da appassionato "vintage" cresciuto a pane e robottoni quando era piccolo e che non disdegna ritornare ai vecchi amori a patto che ne valga la pena, è quello di valutare cosa effettivamente si cerchi in "Valvrave the Liberator"; se siete infatti degli appassionati del genere, se avete visto tutte le infinite serie dei vari universi gundamici e siete alla ricerca di un titolo mecha "adulto" degno del meglio dei titoli Sunrise del passato, allora smettete di leggere qui e subito. Questo titolo non fa per voi!
Se invece siete in cerca di un prodotto per puro intrattenimento, magari uno "scolastico" condito con altra salsa, allora date pure una chance a questa serie. "Ma non era un mecha?", direte voi. In realtà, come ormai è consuetudine di queste ultime annate, "Valvrave the Liberator" non è altro che un commistione di generi diversi, cosa che in alcuni casi (vedi "Madoka Magica") genera qualcosa di interessante, ma in questo risulta piuttosto forzoso e mal gestito. La trama parte su un impianto narrativo collaudato, e ovviamente è quello di stampo gundamico.
Nel futuro l'umanità vive in colonie spaziali, dentro enormi biosfere orbitanti intorno al Sole. Tra due grandi potenze in lotta per la supremazia totale c'è anche il piccolo stato neutrale di Jior, che riesce a vivere prospero e pacifico fino a un'inevitabile aggressione da parte di Dorsia, un impero antidemocratico basato sulla forza militare. Gli unici a contrastare l'invasione sono gli studenti della scuola superiore Sakimori High School, facenti parte della biosfera orbitante "Module 77". Il giovane Haruto, infatti, riesce a impadronirsi di un robot antropomorfo venuto alla luce durante i bombardamenti, il Valvrave, e come nei buoni vecchi robotici (vedi appunto "Gundam" o "Mazinga") riesce subito a comprenderne il funzionamento e a sconfiggere i nemici, anche se, senza fare spoiler, in questo caso ci sono delle ragioni per questo. Ne segue un susseguirsi caotico di azioni e avvenimenti che, tra alti e bassi, rasenta a volte il paradossale, se non il trash, per ritornare poi (anche se per poco) nell'alveo di una trama mecha standard fatta di roboanti battaglie spaziali. Di solito, se la trama non brilla, a tirar su una serie del genere è un protagonista ricco di carisma, ma non è proprio questo il caso, dato che il povero Haruto pare essere succube di sé stesso, della situazione e dell'immancabile triangolo amoroso che viene a crearsi. Qualcosa di interessante sembra offrirla l'altra importante figura maschile, il dorsiano L-elf, ma poi finisce per perdersi nello stereotipo cucitogli addosso. Le figure femminili invece sono praticamente non pervenute, dalla intraprendente Shoko, che attraverso proposte sempre più strampalate riesce a farsi seguire da tutti, alla idol Saki Rukino, che non è neanche lontanamente l'ombra delle eroine "cantanti" della saga "Macross", a cui sicuramente è ispirata. Per quanto riguarda le figure di contorno, come spesso accade in questi casi, si è voluto eccedere, presentando un numero eccessivo di personaggi addensandoli in sole dodici puntate, con il risultato che praticamente tutti vengono dimenticati abbastanza velocemente senza grande rammarico.
Dal punto di vista estetico si rimane nella media di oggi, chara ordinario e animazioni standard, ma più che sufficienti nelle scene di battaglia. Il design del Valvrave, invece, mi è piaciuto molto, è stato addirittura uno dei motivi che mi ha spinto a visionare questo titolo, e anche le canzoni originali mi hanno colpito positivamente, in particolar modo la opening "Preserved Roses", davvero di impatto. Il mio voto finale però, nonostante una trama altalenante e dei personaggi inconsistenti, non è al di sotto della sufficienza e questo perché, dopo un disorientamento iniziale, ho ricalibrato le mie aspettative al puro intrattenimento che in fin dei conti questo titolo offre. Mentre viene annunciata una ovvia seconda stagione, dato il finale aperto e le poche spiegazioni di questa, che si spera alzi il livello generale dell'opera, al momento, a essere positivi, questo "Valvrave the Liberator" può essere considerato un "entry level" al genere robotico per le nuove generazioni, nella speranza che da questo poi possano passare a titoli di altro spessore e caratura.
L'intento è da subito chiaro e attuato in puro stile Sunrise, e cioè quello di riadattare per l'ennesima volta il genere che ha fatto la storia di questo studio e rapportarlo al nuovo decennio, in modo da essere apprezzato anche dalla generazione che sta crescendo con smartphone e tablet, e non solo dai nostalgici anni '70/'80/'90. Un'operazione di svecchiamento giudicata evidentemente necessaria, tanto da giustificare l'impiego di uno staff che esprima buona parte del meglio che può offrire oggi questo studio, lasciando mano libera a quell'Ichiro Okouchi, già dietro titoli come "Code Geass" e "Planetes".
Queste le premesse per spiegare come si è arrivati a questo titolo, ma quello che davvero interessa se state leggendo questa recensione è se valga la pena visionare questo mecha del nuovo decennio. Il mio personalissimo parere, da appassionato "vintage" cresciuto a pane e robottoni quando era piccolo e che non disdegna ritornare ai vecchi amori a patto che ne valga la pena, è quello di valutare cosa effettivamente si cerchi in "Valvrave the Liberator"; se siete infatti degli appassionati del genere, se avete visto tutte le infinite serie dei vari universi gundamici e siete alla ricerca di un titolo mecha "adulto" degno del meglio dei titoli Sunrise del passato, allora smettete di leggere qui e subito. Questo titolo non fa per voi!
Se invece siete in cerca di un prodotto per puro intrattenimento, magari uno "scolastico" condito con altra salsa, allora date pure una chance a questa serie. "Ma non era un mecha?", direte voi. In realtà, come ormai è consuetudine di queste ultime annate, "Valvrave the Liberator" non è altro che un commistione di generi diversi, cosa che in alcuni casi (vedi "Madoka Magica") genera qualcosa di interessante, ma in questo risulta piuttosto forzoso e mal gestito. La trama parte su un impianto narrativo collaudato, e ovviamente è quello di stampo gundamico.
Nel futuro l'umanità vive in colonie spaziali, dentro enormi biosfere orbitanti intorno al Sole. Tra due grandi potenze in lotta per la supremazia totale c'è anche il piccolo stato neutrale di Jior, che riesce a vivere prospero e pacifico fino a un'inevitabile aggressione da parte di Dorsia, un impero antidemocratico basato sulla forza militare. Gli unici a contrastare l'invasione sono gli studenti della scuola superiore Sakimori High School, facenti parte della biosfera orbitante "Module 77". Il giovane Haruto, infatti, riesce a impadronirsi di un robot antropomorfo venuto alla luce durante i bombardamenti, il Valvrave, e come nei buoni vecchi robotici (vedi appunto "Gundam" o "Mazinga") riesce subito a comprenderne il funzionamento e a sconfiggere i nemici, anche se, senza fare spoiler, in questo caso ci sono delle ragioni per questo. Ne segue un susseguirsi caotico di azioni e avvenimenti che, tra alti e bassi, rasenta a volte il paradossale, se non il trash, per ritornare poi (anche se per poco) nell'alveo di una trama mecha standard fatta di roboanti battaglie spaziali. Di solito, se la trama non brilla, a tirar su una serie del genere è un protagonista ricco di carisma, ma non è proprio questo il caso, dato che il povero Haruto pare essere succube di sé stesso, della situazione e dell'immancabile triangolo amoroso che viene a crearsi. Qualcosa di interessante sembra offrirla l'altra importante figura maschile, il dorsiano L-elf, ma poi finisce per perdersi nello stereotipo cucitogli addosso. Le figure femminili invece sono praticamente non pervenute, dalla intraprendente Shoko, che attraverso proposte sempre più strampalate riesce a farsi seguire da tutti, alla idol Saki Rukino, che non è neanche lontanamente l'ombra delle eroine "cantanti" della saga "Macross", a cui sicuramente è ispirata. Per quanto riguarda le figure di contorno, come spesso accade in questi casi, si è voluto eccedere, presentando un numero eccessivo di personaggi addensandoli in sole dodici puntate, con il risultato che praticamente tutti vengono dimenticati abbastanza velocemente senza grande rammarico.
Dal punto di vista estetico si rimane nella media di oggi, chara ordinario e animazioni standard, ma più che sufficienti nelle scene di battaglia. Il design del Valvrave, invece, mi è piaciuto molto, è stato addirittura uno dei motivi che mi ha spinto a visionare questo titolo, e anche le canzoni originali mi hanno colpito positivamente, in particolar modo la opening "Preserved Roses", davvero di impatto. Il mio voto finale però, nonostante una trama altalenante e dei personaggi inconsistenti, non è al di sotto della sufficienza e questo perché, dopo un disorientamento iniziale, ho ricalibrato le mie aspettative al puro intrattenimento che in fin dei conti questo titolo offre. Mentre viene annunciata una ovvia seconda stagione, dato il finale aperto e le poche spiegazioni di questa, che si spera alzi il livello generale dell'opera, al momento, a essere positivi, questo "Valvrave the Liberator" può essere considerato un "entry level" al genere robotico per le nuove generazioni, nella speranza che da questo poi possano passare a titoli di altro spessore e caratura.
Voluto o lapsus freudiano?
LOL
Slanzytroll
-Gurren Lagann mi è piaciuto veramente tanto e la recensione è veramente ben scritta! Non posso che essere d'accordo, anzi io francamente mi sbilancerei addirittura con un 10!!!
-Valvrave.......in questo caso non sono assolutamente d'accordo con il recensore; l'impianto iniziale è sì quello Gundamiano, ma penso che l'intento da parte dello staff di realizzazione sia stato citazionale, comunque il tema delle colonie spaziali non è prerogativa dell'universo Gundamiano, l'importante è poi l'introduzione, che verrà sicuramente sviluppata nella seconda stagione, dell'elemento occulto che, in minima parte, può ricordare Code Geass, ma solo in minimissima parte giacchè tale elemento è tuttuno con i mecha e non nello specifico con l'umano.
Il fatto che poi Valvrave non sia "adulto" mi fa alquanto storcere il naso: alterazioni della personalità, problemi etico-morali, uccisioni e stragi, nonchè quello che è praticamente una violenza sessuale mi paiono elementi non certo infantili e quindi adatti ad un pubblico su ampia scala d'età.
Per quanto riguarda il fatto che il protagonista possa pilotare, e così di seguito anche gli altri, il Valvrave senza difficoltà sembra che il recensore dimentichi una cosuccia: l'iniezione che avviene alla prima "seduta" nell'abitacolo non potrebbe spiegare tutto ciò!?
Per i personaggi non vedo perchè si debbano delinearli TUTTI e subito dato che ci saranno altri 12 episodi dove questo sarà possibile: bruciamoci tutto e subito allora! Ma poi perchè perdere tempo con quelli che alla fin fine giocano inizialmente un ruolo non di primaria importanza.
La mia conclusione personale è che sia un anime che ad uno sguardo superficiale sia banale ma con maggiore attenzione possa rivelarsi un più che buono elemento nel mondo "robottistico" dell'animazione nipponica, per cui gli assegnerei un "blando" 7,5 e dico blando perchè un giudizio definitivo me lo riservo a termine visione della seconda stagione, dato che in origine sarebbero dovuti essere 24 episodi che poi, per scelte della casa di produzione e altro, sono diventati 2 stagioni.
Valvrate invece mi ha deluso, condivido in toto le critiche fatte da Ironic, anzi per me non raggiunge neanche la sufficienza.
Edit: Penso proprio di iniziarlo ora, la recensione mi ha fatto venire "fame" eheh.
il primo titolo non lo conosco, mentre gli altri due sì. Sfondamento dei cieli Gurren Lagann è carino, sebbene non mi ha coinvolta o emozionata quanto gli altri estimatori del suddetto anime; concordo con la recensione di Valvrave the Liberator...sinceramente dopo questa discutibile prima stagione, mi chiedo come sarà la seconda!
Ps: il fatto che il pilota sappia subito guidare il robot appena visto durante la battaglia a me ha ricordato la prima puntata di Gundam..ma anche il manga originale di Nagai di Mazinger..ma non è questa la parte trash della serie...anzi
Questa è la mia idea
Poi de gustibus...
Colgo l'occasione invece per suggerire a tutti un titolo mecha davvero meritevole ma ingiustamente dimenticato (ma nn da un bravo gruppo fansub che lo sta riproponendo in full hd): Zegapain!
Di sicuro lo sceneggiatore si è calato acidi pesanti.. aspetto la fine per poterlo giudicare
Di Gurren Lagann è inutile che ne parli, chi non lo conosce? Una serie di questo tipo ha goduto della fama che merita anche grazie alla programmazione televisiva.
Per ciò che concerne Valvrave, ciò che avevo previsto in parte s'è già realizzato: questa serie è nata per gettare qualche scandaluccio qua e la (stupri a parte) per stupire e tenere incollato lo spettatore. Che attinga all'universo di Gundam è palese e personalmente non trovo così fastidioso il fatto che i protagonisti siano capaci di pilotare i Valvrave al primo colpo. In ogni caso Valvrave è un prodotto vincente poiché oltre ad unire un comparto tecnico di prim'ordine e a mostrare dei gran bei combattimenti, scandalizza. Questo suo scandalizzare e rimescolare le carte lo ha portato alla ribalta come serie robotica recente più discussa, spodestando Gargantia (che rimane tutto sommato un buon prodotto) e Majestic Prince. Questo suo scandalizzare attira e incuriosisce tutti, dagli appassionati ai detrattori.
Ironic: ZegaPain è stupendo, peccato che si rovini col finale. Dal canto mio posso consigliare Muv Luv Alternative: Total Eclipse (sperando in una seconda serie), che, nonostante presenti un elemento "harem", rimane una gran bella storia con la sua bella dose di drammi e tragedie.
Concludo con una piccola considerazione personale: il mecha è il mio genere preferito e se in passato ci si focalzizava sulle battaglie contro "il nemico" (che fossero a forza bruta o pianificate poco importava, ciò che contava era la battaglia) adesso tale semplicità narrativa sembra essere di secondo piano, per cui occorre dare di più, sempre di più: che siano viaggi mentali, intrecci sentimentali, cospirazioni, tematiche sessuali, religiose, le "ragioni dei cattivi" ecc... importa relativamente, ciò che conta è "stimolare l'utenza", che tutto ciò sia positivo o meno lo lascio giudicare a voi.
Armored trooper non lo conosco mentre Valvrape... ops Valvrave non mi interessa
È Vulvrape, non Valvrape. xD
Voglio capire dove lo vedete lo strupro in quell'anime.
Gurren Laggan non ha bisogno di commenti
Votoms sembra interessante ma toccherebbe vedere anche le altre opere collegate
Il problema è che tutto ciò non era manco lontanamente voluto ed è solo un altro record negativo di bassezza che, mecha dopo mecha la Sunrise si impegna di raggiungere. Inutile ricordare gli ormai perduti fasti. La Sunrise, come tante altre ex-gloriose ditte ormai sono solo lo spettro di loro stesse. E non si tratta semplicemente di reinventare il genere: Qui ci vuole qualcosa di più radicale come solo Eva e Madoka riuscirono a fare. Citarmi Madoka in questo caso è quasi un insulto... Io citerei MaRS of destruction, semmai XD
Segue a ruota il 10°.
Di Valvrave invece ho sentito parlare come di una trashatona immane, quindi se varrà qualche risata perculatoria potrei pure farci un pensiero in futuro.
Personalmente non vedo l'ora che esca il nuovo episodio, a settembre.
Se si guarda unicamente al genere di appartenenza, allora è normale pensare che esistano Mecha superiori a Gurren Lagann (e non serve certo specificare i nomi). Tuttavia non credo che prodotti come Sfondamento dei cieli o Neon Genesis Evangelion (giusto per citare un altro prodotto dello Studio Gainax che possiamo definire affine a GL sotto certi aspetti) siano molto apprezzati unicamente per la componente Mecha, sono altri gli elementi da tenere in considerazione in questo caso.
Se non è un bel mecha Gurrenn Lagann non so cosa possa esserlo, certo non è un gundam o un macross ma una serie che poteva dare nuova linfa al genere super robot.
Di Votoms conosco la serie classica, mentre gli spinoff sono per me a bassa priorita', quindi
non niente da commentare.
Su Gurren Lagann il mio giudizio e' altalenante, perche' a fronte di una parte iniziale per me orrenda, la battaglia finale e' una delle piu' entusiasmanti che si siano mai viste nel genere robotico. Ci sono molte buone idee e la conclusione e' rispettosa dello spirito degli anni settanta (in particolare le storie d'amore che non vanno mai a buon fine). Cio' non toglie che la parte iniziale a base di fan service e tamarraggine mi sia rimasta molto indigesta.
Su Valvrave condivido piu' o meno il giudizio di Ironic. E' una serie trash che pero' si fa vedere solo per sapere che sparata si inventeranno gli autori. Onestamente non la vedo molto diversa da un Code Geass, uno scolastico con superpoteri e robottoni, una mistura moderna che nulla ha a che fare con la tradizione del robotico classico.
Secondo me invece uno dei punti di forza di Gurren Lagann è che può essere visto e apprezzato sia da un neofita del genere che da un appassionato di lunga data, mentre spesso le cose apprezzate da chi è nuovo vengono guardate dall'alto in basso dagli "esperti".
Ottimo lavoro, Gainax. E ottima recensione Evangelion0189
Su Gurren Lagann penso sia uno degli ultimi capolavori mecha moderno quindi strapromosso, io adoro la parte iniziale con Kamina e la parte finale molto oldschool, invece la parte centrale è la più debole a mio parere, l'unica parte della storia che non mi ha fatto impazzire ma son dettagli!
Valvrave the Liberator alla fine sono più o meno daccordo con il giudizio di Ironic sono che non vedo niente degli anime del passato a parte certe usanze classica, ma ormai più che mere citazioni sono appunto diventate caratteristiche quasi standard del genere, io ci vedo molto invece caratteristiche degli anime moderni quindi trash a non finire che piace tanto agli otaku, di conseguenza non me la senta di demonizzare questa serie quando alcuni sui "fratelli maggiori" come appunto Code Geass sono considerati dei capolavori e gli stessi che dicono ciò dalla della ciofeca a Valvrave viva la coerenza!
Mi metto a consigliate anche io Zegapain davvero un capolarovo!
Io invece non lo vedo molto diverso Valvrape da un Mospeada qualsiasi. Tutti e due trash, tutti e due così involontariamente divertenti che ti viene voglia di guardarli solo per vedere dove si spinge l'idiozia dello sceneggiatore.
Rygar disanima pressocchè perfetta!
Zegapain l'ho visto eccome ed è un ottimo prodotto che però, sono d'accordo con Rygar, si perde nel finale.
Muv Luv visto e piaciuto ( nonostante il pesante elemento harem che però non fa stancare della serie in generale ).
Majestic Prince in visione e Gargantia visto e piaciuto.
Ironic non ho mai detto che Valvrave sia "maturo" ma che ci siano elementi "adulti" ovvero cose che si vedrebbero tra le notizie di un telegiornale (uccisioni, stragi etc.) e chi guarda i telegiornali??? I ragazzini??? No: gli adulti! Per cui non puoi dire che Valvrave sia un titolo che vada bene per un neofita dato che nella maggior parte dei casi la cosa coincide con minorenne!
Gli argomenti sono "adulti" e, ti concedo questo, trattati in modo poco maturo.
Per quanto riguarda la "carne al fuoco" relativa al ritratto psicologico dei personaggi continuerò a pensare che siano volutamente tratteggiati (lo spero) per poter sviluppare il tutto nei prossimi 12 episodi, perchè, ricordo, la serie doveva essere di 24 ma si è deciso di scinderla in 2 stagione, probabilmente per fini puramente commerciali e per creare aspettative, se poi il tutto si ridurrà ad uno sputtanamento colossale sarò il primo a fare una recensione negativa avendo abbastanza apprezzato la prima stagione con i suoi alti e bassi.
Non voglio in alcun modo finire con il fare critiche sterili, semplicemente esprimo anche io il mio parere dal mio punto di vista e rispetto il tuo giudizio: de gustibus altrettanto.
Ed è esattamente ciò che volevo dire. Ringrazio Kuroi Karasu per il suo scritto e per il suo supporto, e lungi da me il voler creare le spaccature nella comunità (tra i sostenitori ed i denigratori di Valvrave) vorrei sottolineare il fatto che anche in questo caso, Valvrave è tra le 3 opere qui citate quella più discussa. Sono daccordo anch'io che l'episodio 5 sia stato una catastrofe (l'ho visto con estremo imbarazzo), mentre secondo me, l'episodio 10 è stata una gran furbata perché per forza di cose ha calamitato l'attenzione e molta gente potrebbe voler guardare la seconda serie per ipotizzare quale sarà la vittima di violenze di Haruto.
Per Fenar e Kuroi: Total Eclipse è proseguito in una Visual Novel per PS3 e vi posso garantire che l'harem sparirà (per ragioni "tecniche" e "genetiche"), in compenso ci sarà tanta ma tanta tragedia. Ecco perché non vedo l'ora di una seconda serie.
Resto anche interessato a vedere prima o poi Gurren Lagann (del quale me ne ero sbattuto ai tempi della messa in onda su Rai4) il cui manga aveva acceso in me la curiosità
in poche parole
Valvrave, trama piatta, personaggi orribili, mech fatti abbastanza bene , musiche belle XD
Armored Trooper Votoms, magnifico in quasi in tutto, peccato solo per la CG che non rende giustizia ai mech "metallici"
Gurren Lagan, beh non mi è piaciuto, mech senza senso, personaggi buoni, disegno orribile, trama praticamente assente..
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