Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo ad anime del 2011, con The Idolm@ster, Mawaru Penguin Drum e Sekai-ichi Hatsukoi 2.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi ci dedichiamo ad anime del 2011, con The Idolm@ster, Mawaru Penguin Drum e Sekai-ichi Hatsukoi 2.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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The Idolm@ster
9.0/10
karafuru
-
"The Idolm@ster" nasce come gioco di simulazione, in cui un produttore deve riuscire a trasformare un gruppo di ragazze in idol di successo. Questa è fondamentalmente anche la trama dell'anime, e detta così potrebbe non incuriosire affatto. Ma si sa, mai giudicare dalle apparenze.
Ho iniziato a guardare "The Idolm@ster" spinta dalla ricerca di un anime leggero, attirata dai colori vivaci e dalle musiche orecchiabili. Beh, con mio immenso piacere, puntata dopo puntata mi sono sempre più appassionata, arrivando ad immedesimarmi nei personaggi e ad emozionarmi con loro.
Le protagoniste sono tredici ragazze che condividono lo stesso sogno, ovvero quello di diventare, per un motivo o per l'altro, famose idol. Ognuna ha il suo carattere, che in alcuni casi rispecchia i classici stereotipi, anche se in una maniera velata, così da risultare evidente, ma non pesante. Come tutte le adolescenti, hanno il loro punto di forza e le loro debolezze; debolezze che ovviamente vanno superate, ed ecco che interviene Producer-san, come viene appunto chiamato il produttore. Rispettando quelle che sono le dinamiche del gioco, egli si ritrova ad interagire con ogni ragazza per aiutarla a superare le proprie insicurezze, un compito che non si rivela sempre facile. Ad ogni idol viene dedicato almeno un episodio, ma ad emergere alla fine non è l'individualità di ciascuna, bensì la forza del gruppo.
Diventare vere idol, conquistare l'affetto del pubblico e preservarlo richiedono un grande e costante impegno. "The Idolm@ster" affronta questo tema con abilità, mostrando questo mondo, luccicante all'esterno, con gli occhi di chi ci vive dentro, da quando le idol si pongono domande sul proprio futuro, a quando il successo di alcune causa l'invidia di altre. La paura di sbagliare, il sentimento della solitudine, la cattiveria di chi cerca di screditarle di fronte alla stampa e di mettere zizzania, la facilità con cui ci si può arrendere e la difficoltà di trovare la determinazione per andare avanti.
Tutte queste tematiche non emergono in modo dirompente, al contrario vengono presentate delicatamente, miscelate all'interno di una comicità semplice e spontanea, ma efficace. Dominano le scene divertenti e in molte ho riso davvero tanto.
In realtà, gli ultimi episodi si caricano di una inaspettata tristezza, di vera angoscia; la sensazione è quella di guardare un anime diverso. Eppure, ritengo che la scelta di collocare alla fine questi avvenimenti sia giusta, poiché ora lo spettatore conosce i personaggi, è divenuto partecipe degli eventi ed è in grado di comprendere ciò che sta accadendo. Perché anche i legami più forti possono spezzarsi. Perché quando l'amicizia è così profonda diventa ancora più difficile e doloroso separarsi. Perché si comincia condividendo tutto e poi, quando ciascuno trova la sua strada si finisce con il restare soli. Si può scongiurare tutto questo?
"The Idolm@ster" dimostra che la felicità è reale solo se condivisa. A volte avere qualcuno accanto pronto ad aiutarti, fidarsi degli altri, credere nell'amicizia, sono le uniche cose che servono per superare i momenti difficili.
Una componente molto importante è costituita dalle musiche. Il repertorio è molto vasto, considerando che le ending sono tutte diverse e che a queste vanno aggiunte le canzoni dei vari episodi; canzoni peraltro molto significative e piacevoli da ascoltare. Le scene di ballo sono generalmente ben realizzate e i concerti li ho trovati molto coinvolgenti.
I colori tenuemente accesi contribuiscono a creare quell'atmosfera di gioia e speranza propria dell'anime (da notare che essi divengono bui e spenti proprio in quegli episodi finali di cui ho parlato in precedenza).
Devo ammettere che "The Idolm@ster", nella sua semplicità e dolcezza, mi ha lasciato qualcosa. La sua forza non sta nella sua originalità (che è poca), quanto piuttosto nella sua capacità di coinvolgere, per quanto soggettiva possa essere.
Ho iniziato a guardare "The Idolm@ster" spinta dalla ricerca di un anime leggero, attirata dai colori vivaci e dalle musiche orecchiabili. Beh, con mio immenso piacere, puntata dopo puntata mi sono sempre più appassionata, arrivando ad immedesimarmi nei personaggi e ad emozionarmi con loro.
Le protagoniste sono tredici ragazze che condividono lo stesso sogno, ovvero quello di diventare, per un motivo o per l'altro, famose idol. Ognuna ha il suo carattere, che in alcuni casi rispecchia i classici stereotipi, anche se in una maniera velata, così da risultare evidente, ma non pesante. Come tutte le adolescenti, hanno il loro punto di forza e le loro debolezze; debolezze che ovviamente vanno superate, ed ecco che interviene Producer-san, come viene appunto chiamato il produttore. Rispettando quelle che sono le dinamiche del gioco, egli si ritrova ad interagire con ogni ragazza per aiutarla a superare le proprie insicurezze, un compito che non si rivela sempre facile. Ad ogni idol viene dedicato almeno un episodio, ma ad emergere alla fine non è l'individualità di ciascuna, bensì la forza del gruppo.
Diventare vere idol, conquistare l'affetto del pubblico e preservarlo richiedono un grande e costante impegno. "The Idolm@ster" affronta questo tema con abilità, mostrando questo mondo, luccicante all'esterno, con gli occhi di chi ci vive dentro, da quando le idol si pongono domande sul proprio futuro, a quando il successo di alcune causa l'invidia di altre. La paura di sbagliare, il sentimento della solitudine, la cattiveria di chi cerca di screditarle di fronte alla stampa e di mettere zizzania, la facilità con cui ci si può arrendere e la difficoltà di trovare la determinazione per andare avanti.
Tutte queste tematiche non emergono in modo dirompente, al contrario vengono presentate delicatamente, miscelate all'interno di una comicità semplice e spontanea, ma efficace. Dominano le scene divertenti e in molte ho riso davvero tanto.
In realtà, gli ultimi episodi si caricano di una inaspettata tristezza, di vera angoscia; la sensazione è quella di guardare un anime diverso. Eppure, ritengo che la scelta di collocare alla fine questi avvenimenti sia giusta, poiché ora lo spettatore conosce i personaggi, è divenuto partecipe degli eventi ed è in grado di comprendere ciò che sta accadendo. Perché anche i legami più forti possono spezzarsi. Perché quando l'amicizia è così profonda diventa ancora più difficile e doloroso separarsi. Perché si comincia condividendo tutto e poi, quando ciascuno trova la sua strada si finisce con il restare soli. Si può scongiurare tutto questo?
"The Idolm@ster" dimostra che la felicità è reale solo se condivisa. A volte avere qualcuno accanto pronto ad aiutarti, fidarsi degli altri, credere nell'amicizia, sono le uniche cose che servono per superare i momenti difficili.
Una componente molto importante è costituita dalle musiche. Il repertorio è molto vasto, considerando che le ending sono tutte diverse e che a queste vanno aggiunte le canzoni dei vari episodi; canzoni peraltro molto significative e piacevoli da ascoltare. Le scene di ballo sono generalmente ben realizzate e i concerti li ho trovati molto coinvolgenti.
I colori tenuemente accesi contribuiscono a creare quell'atmosfera di gioia e speranza propria dell'anime (da notare che essi divengono bui e spenti proprio in quegli episodi finali di cui ho parlato in precedenza).
Devo ammettere che "The Idolm@ster", nella sua semplicità e dolcezza, mi ha lasciato qualcosa. La sua forza non sta nella sua originalità (che è poca), quanto piuttosto nella sua capacità di coinvolgere, per quanto soggettiva possa essere.
Mawaru Penguindrum
9.0/10
A ben dodici anni dal suo ultimo lavoro Kunihiro Ikuhara torna alla regia con un'opera originale, e già questo è un evento dalla portata epocale per gli animofili. "Ikuni" è infatti uno dei pochi autori giapponesi noti in Occidente dai tempi di "Sailor moon" e ancora in attività, nonché uno dei più riservati.
Di cosa parla, Mawaru Penguin Drum? Questa è una delle molte domande cui l'anime non offre una chiara risposta. In origine è la storia di una fanciulla malata e dei disperati tentativi dei suoi amati fratelli per salvarla; di bambini sperduti nella discarica del mondo, di genitori le cui colpe ricadono sui figli, di percorsi di crescita "deviati", del fato e della morte; di principesse del cristallo, di pinguini surgelati, di biblioteche oniriche, di mele, di conigli, di fionde sparacaramelle; dell'eterno conflitto tra altruismo e solipsismo. Personalmente ritengo che non ci sia miglior riassunto dell'"Arigatou. Aishiteru" finale; la scelta della chiave di lettura ricade comunque come una spada di Damocle sulla testa dello spettatore.
Mawaru Penguin Drum è da intendersi come un'esperienza visiva, un viaggio sul treno della via lattea (e qui tornano utili i "cartelli" sparsi per la metropolitana come la conoscenza del racconto di Kenji Miyazawa): l'autore colloca lo spettatore su una platea virtuale da dove può osservare alcuni personaggi pescati dall'anonima folla, accompagnarli nel corso di 24 densissimi episodi e trarne uno le conclusioni. Fra un'allegoria e l'altra sono individuabili degli indizi, dei puntini; a chi guarda spetta l'onere di unirli per dar vita a un disegno compiuto. Non si corra l'errore di sottovalutare un simile agire, di tacciare l'anime come sciocco e vuoto; nel metodo di Ikuhara non si cela la codardia, bensì un' appassionata fiducia nelle potenzialità intellettive e umane del suo pubblico. Come ne "La rivoluzione di Utena" (cui l'anime si relaziona spesso e volentieri, a suon di gustose citazioni per chi le sa cogliere) operazioni diverse portano allo stesso risultato.
Il carico di informazioni ottenute alla fine di ciascuna "stazione" è notevole, oserei dire estenuante: la narrazione è meno che lineare, perennemente interrotta da flashback fagocitanti interi episodi e discutibili colpi di scena piazzati ad arte per far proseguire la visione. A tratti, semplicemente, si avverte l'esigenza di un racconto più esplicito, di un minor affollamento di piani, simboli e personaggi. Non tutti gli spettatori arriveranno alla fine, ma chi avrà il coraggio di buttarsi a pesce nel pazzo mondo di Mawaru Penguin Drum, senza la pretesa di capire tutto subito, raggiungerà il capolinea con le lacrime agli occhi e un tuffo al cuore. Perché il significato ultimo dell'anime è attualissimo e esposto con grande sensibilità, non può lasciare indifferenti.
Cosa ricorderanno gli altri, negli anni a venire, di Mawaru Penguin Drum? Di certo gli spassosi siparietti con protagonisti i pinguini, l'eclettismo e il patetismo della messa in scena ; l'uso intelligente della segnaletica stradale, uno dei pochi linguaggi universali esistenti al mondo; la vitalità di Himari e i teatrini di Ringo. Qualcuno infine apprezzerà il lavoro di Brain's Base alle animazioni e quello di Yukari Hashinoto alle musiche, rigettando il resto. Dal canto mio sento di ringraziare Ikuhara per il divertimento e la bella lezione; spero che non debbano passare altri dodici anni prima che le nostre strade si incrocino di nuovo.
Di cosa parla, Mawaru Penguin Drum? Questa è una delle molte domande cui l'anime non offre una chiara risposta. In origine è la storia di una fanciulla malata e dei disperati tentativi dei suoi amati fratelli per salvarla; di bambini sperduti nella discarica del mondo, di genitori le cui colpe ricadono sui figli, di percorsi di crescita "deviati", del fato e della morte; di principesse del cristallo, di pinguini surgelati, di biblioteche oniriche, di mele, di conigli, di fionde sparacaramelle; dell'eterno conflitto tra altruismo e solipsismo. Personalmente ritengo che non ci sia miglior riassunto dell'"Arigatou. Aishiteru" finale; la scelta della chiave di lettura ricade comunque come una spada di Damocle sulla testa dello spettatore.
Mawaru Penguin Drum è da intendersi come un'esperienza visiva, un viaggio sul treno della via lattea (e qui tornano utili i "cartelli" sparsi per la metropolitana come la conoscenza del racconto di Kenji Miyazawa): l'autore colloca lo spettatore su una platea virtuale da dove può osservare alcuni personaggi pescati dall'anonima folla, accompagnarli nel corso di 24 densissimi episodi e trarne uno le conclusioni. Fra un'allegoria e l'altra sono individuabili degli indizi, dei puntini; a chi guarda spetta l'onere di unirli per dar vita a un disegno compiuto. Non si corra l'errore di sottovalutare un simile agire, di tacciare l'anime come sciocco e vuoto; nel metodo di Ikuhara non si cela la codardia, bensì un' appassionata fiducia nelle potenzialità intellettive e umane del suo pubblico. Come ne "La rivoluzione di Utena" (cui l'anime si relaziona spesso e volentieri, a suon di gustose citazioni per chi le sa cogliere) operazioni diverse portano allo stesso risultato.
Il carico di informazioni ottenute alla fine di ciascuna "stazione" è notevole, oserei dire estenuante: la narrazione è meno che lineare, perennemente interrotta da flashback fagocitanti interi episodi e discutibili colpi di scena piazzati ad arte per far proseguire la visione. A tratti, semplicemente, si avverte l'esigenza di un racconto più esplicito, di un minor affollamento di piani, simboli e personaggi. Non tutti gli spettatori arriveranno alla fine, ma chi avrà il coraggio di buttarsi a pesce nel pazzo mondo di Mawaru Penguin Drum, senza la pretesa di capire tutto subito, raggiungerà il capolinea con le lacrime agli occhi e un tuffo al cuore. Perché il significato ultimo dell'anime è attualissimo e esposto con grande sensibilità, non può lasciare indifferenti.
Cosa ricorderanno gli altri, negli anni a venire, di Mawaru Penguin Drum? Di certo gli spassosi siparietti con protagonisti i pinguini, l'eclettismo e il patetismo della messa in scena ; l'uso intelligente della segnaletica stradale, uno dei pochi linguaggi universali esistenti al mondo; la vitalità di Himari e i teatrini di Ringo. Qualcuno infine apprezzerà il lavoro di Brain's Base alle animazioni e quello di Yukari Hashinoto alle musiche, rigettando il resto. Dal canto mio sento di ringraziare Ikuhara per il divertimento e la bella lezione; spero che non debbano passare altri dodici anni prima che le nostre strade si incrocino di nuovo.
Sekai-ichi Hatsukoi 2
8.0/10
"Sekai-Ichi Hatsukoi" ("Il primo amore nel mondo") è un anime - recensisco prima e seconda serie insieme - di ventiquattro episodi tratto dall'omonimo manga di Shungiku Nakamura, autrice del forse più famoso "Junjou Romantica".
La trama si incentra su Onodera Ritsu, un editore letterario che si ritrova a dover "lottare" per sopravvivere nel mondo dell'industria degli shoujo manga: da un lato, a causa dei ritmi incalzanti del suo nuovo lavoro, dall'altro, a causa delle attenzioni del suo nuovo capo, Takano Masamune: pare che quest'ultimo desideri che il loro rapporto direttore-dipendente si evolva in qualcosa di più, proprio perché questo è già avvenuto ai tempi del liceo.
Lo Studio DEEN si è, senza il minimo dubbio, migliorato in ambito tecnico. Rispetto al suo predecessore, "Il primo amore in assoluto" - preferisco chiamarlo così - si presenta superiore, in particolar modo per le colorazioni e gli sfondi. Il doppiaggio è a dir poco fenomenale: vanta un cast di prim'ordine, capace di rendere al meglio anche la minima sfumatura emotiva.
Personalmente ho rivalutato "Sekai-Ichi Hatsukoi". Qualche tempo fa lo avevo giudicato male a causa/grazie alla longevità della serie, nonostante il "nulla di fatto". Adesso lo giudico positivamente proprio in virtù di questi "tagli" e del senso di sconclusionatezza che lascia. Quasi ogni riferimento esplicito al sesso viene accantonato e messo da parte per dare maggior rilievo all'enormità - credo di poter utilizzare questo termine - dei sentimenti in ballo. Sicuramente i "veri" omosessuali non hanno potuto ridire su nulla. Qui non si vede niente e non vedo come si possa ancora accusare l'autrice di aver reso i rapporti troppo "femminili" - per quanto questi abbiano mortalmente ragione, e per la stragrande maggioranza della produzione shonen'ai/yaoi! Anzi, a proposito dell'autrice, c'è da lodarla: l'aver messo il flashback di Takano alla fine del volume, dell'arco narrativo, dell'anime o quello che è, ha davvero impreziosito il tutto. Finalmente abbiamo il punto di vista della parte attiva della coppia principale e ci rendiamo conto di quanto questa non sia volta esclusivamente - uso un eufemismo - alla "soddisfazione personale": sentiamo l'amore di Masamune, ex abrupto, e non ci resta che approvare il suo comportamento.
E odiare Ritsu ancora di più per la sua vana resistenza.
La trama si incentra su Onodera Ritsu, un editore letterario che si ritrova a dover "lottare" per sopravvivere nel mondo dell'industria degli shoujo manga: da un lato, a causa dei ritmi incalzanti del suo nuovo lavoro, dall'altro, a causa delle attenzioni del suo nuovo capo, Takano Masamune: pare che quest'ultimo desideri che il loro rapporto direttore-dipendente si evolva in qualcosa di più, proprio perché questo è già avvenuto ai tempi del liceo.
Lo Studio DEEN si è, senza il minimo dubbio, migliorato in ambito tecnico. Rispetto al suo predecessore, "Il primo amore in assoluto" - preferisco chiamarlo così - si presenta superiore, in particolar modo per le colorazioni e gli sfondi. Il doppiaggio è a dir poco fenomenale: vanta un cast di prim'ordine, capace di rendere al meglio anche la minima sfumatura emotiva.
Personalmente ho rivalutato "Sekai-Ichi Hatsukoi". Qualche tempo fa lo avevo giudicato male a causa/grazie alla longevità della serie, nonostante il "nulla di fatto". Adesso lo giudico positivamente proprio in virtù di questi "tagli" e del senso di sconclusionatezza che lascia. Quasi ogni riferimento esplicito al sesso viene accantonato e messo da parte per dare maggior rilievo all'enormità - credo di poter utilizzare questo termine - dei sentimenti in ballo. Sicuramente i "veri" omosessuali non hanno potuto ridire su nulla. Qui non si vede niente e non vedo come si possa ancora accusare l'autrice di aver reso i rapporti troppo "femminili" - per quanto questi abbiano mortalmente ragione, e per la stragrande maggioranza della produzione shonen'ai/yaoi! Anzi, a proposito dell'autrice, c'è da lodarla: l'aver messo il flashback di Takano alla fine del volume, dell'arco narrativo, dell'anime o quello che è, ha davvero impreziosito il tutto. Finalmente abbiamo il punto di vista della parte attiva della coppia principale e ci rendiamo conto di quanto questa non sia volta esclusivamente - uso un eufemismo - alla "soddisfazione personale": sentiamo l'amore di Masamune, ex abrupto, e non ci resta che approvare il suo comportamento.
E odiare Ritsu ancora di più per la sua vana resistenza.
Gli altri due titoli non mi ispirano molto non facendo parte dei generi che preferisco ma fa piacere vedere che escono ancora opere ben fatte che riescono a prendere questi voti.
Comunque complimenti a tutti e tre i recensori
Sekai è Sekai.
La regia è fenomenale, Ikuhara ci sa fare non poco ed inoltre si mostra un cavallo di razza con tante citazioni sia ad Utena (che ora sto vedendo) e a tanti altri anime (molti dei quali non ho colto) e a tanti film, quella di Per un Pugno di Dollari è mitica ^^.
Le animazioni sono ottime.
Dargli meno di un 7 significa essere...non possono dire questo termine perchè mi censurerebbero però avete capiro insomma...già solo per il comparto grafico e tecnico sopratutto. La storia con le giuste chiavi di lettura datami dal mio amico virtuale God87, ha molto senso e basta interpretare il tutto in base a questi elementi.
Può solo non piacere soggettivamente (come ogni grande opera), ma è impossibile da smontare oggettivamente.
Ero uno di quelli che avevo fatto una schifezza un pò la serie, ma ad una seconda visione l'ho incredibilmente rivalutata in positivo.
Mentre The Idolmaster era partito abbastanza male e presenta una prima parte mediocre ma una seconda parte buona con un finale lodevole, Mawaru Penguindrum ha subito un'evoluzione all'inverso, prima parte buona e intrigante e una seconda parte confusionaria, a tratti noiosa e un finale piuttosto inconcludente (prima o poi lo rivedrò per tentare di capirci qualcosa).
Sekai-ichi Hatsukoi è un soft yaoi molto buono, anche se la concorrenza è piuttosto scarsa in campo animato, ma da un punto di vista romantico gli preferisco Junjou Romantica. E' una buona serie anche perchè mostra il lavoro soprattutto degli editori ma anche dei mangaka.
Una serie che mi è piaciuta un casino e si merita il voto che ha.
Rivedendola doppiata ho capito meglio certi passaggi, quindi direi che va vista almeno un paio di volte ^^
Le altre 2 opere francamente non mi interessano...
Complimenti ai 3 recensori
Congratulandomi per la rispettabilissima recensione, esprimo il mio pensiero dicendo che per me il prodotto in questione resta il nulla; il nulla mascherato da una folta componente confusionale alla base, appositamente studiata per tenere "a bada" lo spettatore medio e indurlo a guardare tutto il prodotto fino alla fine, con risultati... boh, dipende... non a caso è uno degli anime più amati, e allo stesso tempo odiati, degli ultimi anni.
@Kabutomaru: "Dargli meno di un 7 significa essere...non possono dire questo termine perchè mi censurerebbero però avete capiro insomma..."
Dillo per favore, mi prendo la piena responsabilità...
A tutti quelli che sono rimasti disorientati alla prima visione, consiglio caldamente di dargli una seconda chance. Se si pone attenzione ai dialoghi, non è affatto difficile né seguire la trama né riuscire a interpretare i simbolismi e le scene surreali di cui sono sapientemente costruite regia e sceneggiatura. Ikuhara è davvero un genio.
Può piacere o non piacere, ma mi ritrovo in pieno in queste passo della recensione:
Come dice M3talD3v!lG3ar, chi l'ha seguita su RAI4 ci ha capito poco a causa degli orari in cui veniva trasmesso e della frequenza: quando me lo sono rivisto in orari decenti, un episodio al giorno (la mia media di visione) e con la possibilità di ritornare sui passaggi più ostici le cose sono diventate molto più chiare.
Vorrei dire tante cose (non solo in merito a questa cosa) usando espressioni anche forti, ma per buona pace personale e political correct imposte dall'alto non posso farlo.
Altrimenti questo luogo diventerebbe peggio di una stalla dove ognuno fa il cavolo che gli pare.
Sono scontento dalla mancanza di oggettività della gente che si nasconde sempre dietro le proprie opinioni, ok anche al sottoscritto determinati film che sono considerati capolavori non sono piaciuti, i gusti sono gusti, ma ne riconosco la grandezza perchè sono fatti bene e se non gli do 9, gli do 8-7,5 senza demolirli con voti assurdi.
" il prodotto in questione resta il nulla"
La regia? La tecnica? Proprio nulla di nulla?
La poetica di Ikuhara (vedendo anche i primi episodi di utena), credo sia "l'amore in tutte le sue manifestazioni" e "il destino" e quindi basta interpretare il tutto in questo modo per avere il tutto chiaro.
Comunque effettivamente concordo con un utente sopra, per il momento la considero superiore ad Utena e lo avrei considerato un capolavoro se le cose ermetiche per predisposizione personale mi erano più congeniali.
Degli altri due ho visto solo Mawaru Penguin Drum e quoto il commento di Musso92. Ma leggendo quello che è stato scritto sopra penso proprio che dovrò vederlo una seconda volta.
In ogni caso complimenti a Kary89 e ryoasuka per le loro recensioni.
A differenza di altri la prima parte, con protagonista Ringo, non mi è piaciuta affatto, non mi diceva nulla né mi divertiva, mentre solo nella seconda, con l'apertura di numerosi ma confusi retroscena, è stato capace di attirare la mia attenzione.
Per ora comunque non saprei esprimere un giudizio, l'ho trovato affascinante quanto criptico, con un comparto tecnico, soprattutto sonoro, straordinario, ma una storia confusa e difficile da capire.
Aspetto una seconda visione per esprimere un giudizio più completo.
Complimenti a Kay89 per la gran bella recensione, di cui condivido il concetto fondamentale, ovvero che "Mawaru Penguindrum" è un'opera che richiede la partecipazione attiva dello spettatore, invitato costantemente a ragionare sul simbolismo a volte ermetico dell'opera.
E fu così che la libertà di pensiero andò a farsi benedire...
Scusa ma questo commento mi sembra peccare un po' di presunzione. Qui intanto si parla di dare un giudizio "personale" all'opera in sé. E poi i registi non sono perfetti, non è che se fanno un capolavoro vuol dire che tutti gli altri lavori devono esserlo per forza. Parlando proprio di Ikuhara, per Sailor Moon io gli darei 110 e lode, soprattutto per le parti in cui ha fatto da "Chief", ma ciò non vuol dire che un altro deve pensarla come me, e se non lo fa è deficiente. Attenzione, non sto dicendo questo perché voglio attaccare briga, tu hai espresso il tuo giudizio, io il mio.
Per quanto mi riguarda, Mawaru-Penguindrum è uno di quegli anime che per arrivare alla fine mi è sembrato di scalare l'Everest, e se ci sono arrivato è stato per curiosità. Ciò non vuol dire che non apprezzo il lavoro dello staff, perché grafica (tralasciando gli omini segnaletica) e musiche sono eccellenti. Ma la trama non mi è andata a genio per nulla, e non cambio giudizio. Tu stesso hai detto che all'inizio l'avevi trovato una schifezza, anche se poi l'hai rivalutata, ma queste sono opinioni soggettive...
Mawaru non è insensato, ma è narrato in un modo che lo fa sembrare tale. Anche se rimangono elementi di contorno puramente nonsense, come accadeva anche in Utena.
Ad ogni modo, il regolamento non sta lì per bellezza, se sono vietati gli insulti è perché il loro unico scopo è quello di creare flame. In quest'ottica cambia poco che gli stessi siano sostituiti dai puntini di sospensione, perché l'effetto è identico.
Partiamo dal presupposto che Sailor Moon non l'ho visto, o almeno vista qualche puntata su mediaset quindi vi lascio immaginare che cosa ho visto...
Nella vita non si deve pretendere di capire tutto ragazzi, quello che mi rompe è la gente che viene da demolisce opere a cavolo e senza alcuna minima base per poterlo fare.
"Ah l'oggettività... un modo come un altro per dare valenza assoluta ad una mera opinione"
E la soggettività è la scusa dell'ignorante.
No non è una mera opinione, l'oggettività esiste punto. Le preferenze personali esistono ok, ma determinati parametri sono incontestabili.
Una cosa può non piacerti e ci sta, ma non significa che non valga. Le recensioni dovrebbero mettere in risalto l'oggettività dell'opera e non i gusti personali.
"In quest'ottica cambia poco che gli stessi siano sostituiti dai puntini di sospensione, perché l'effetto è identico."
No non è la stessa cosa, ma non è il luogo giusto per parlarne, visto che i moderatori hanno il coltello dalla parte del manico.
"Tu stesso hai detto che all'inizio l'avevi trovato una schifezza, anche se poi l'hai rivalutata, ma queste sono opinioni soggettive..."
Il mio problema con tali opere (e ora capirai perchè inizialmente lo considerai una schifezza) è che io voglio (e tutt'ora lo penso) che voglio il tutto spiegato. Ma ammetto che sono cose personali e sopratutto stupidi pregiudizi che finiranno con il precludermi la bellezza di tante opere che visionerò in futuro.
In sostanza il succo del discorso è, le nostre opinione soggettive non devono influenzare il valore dell'opera o per lo meno, influenzarlo solo in parte.
"No non è la stessa cosa, ma non è il luogo giusto per parlarne"
Sono lieto che tu voglia spiegarci il significato del regolamento da noi scritto, però le cose stanno come ho detto io, e non per una questione di coltelli, ma perché sono due condotte oggettivamente sovrapponibili.
Devo dire che anch'io, come M3tal e BradipoLento, dopo la prima visione in contemporanea con il Giappone avevo molte perplessità (soprattutto sul finale) e ho dovuto aspettare la trasmissione su Rai4 per apprezzare l'anime appieno. Direi che l'appuntamento settimanale non gli giova perchè ogni minimo indizio è cruciale e c'è il rischio di perdersene qualcuno per strada.
Per quanto mi sia piaciuto Mawaru, personalmente non penso proprio che si avvicini alla bellezza e alla raffinatezza di Utena, che rimane, per me, qualcosa di inarrivabile.
Quoto e straquoto. C'è un motivo se ho dato a Mawaru 9 e non 10...
Vedremo come sarà il prossimo anime di Ikuhara, anche se i primi artworks non mi piacciono molto. E soprattutto se riuscirà a forgiare un pg all'altezza di Ringo Oginome.
P.S. Kabutomaru, sono riuscita infine a plagiarti XD XD
P.S. Kabutomaru, sono riuscita infine a plagiarti XD XD"
Solo uno stupido non cambia le proprie opinioni se si accorge che in precedenza esse erano sbagliate.
Ho rivisto la serie (cosa che non faccio assai neanche per i film, perchè si perde il fattore novità, ma riconosco essere l'unico modo per rivalutarli e scoprire tanti altri particolari che a prima visione giustamente sfuggono).
E' un mezzo miracolo che una serie del genere abbia trovato alla fine anche un mio gradimento soggettivo. Vorrà dire che ora sono pronto per affrontare con più serenità la filmografia di Lynch.
Pensa che anch'io mi sono messa a recuperare Lynch dopo aver letto gli apprezzamenti da parte di Ikuhara. Adesso posso dire che se non vi garba lo stile del secondo dovreste tenervi alla larga dal primo, è dieci volte più criptico e disturbante (credo che non mi riprenderò mai da Mulholland Drive).
Il valore va calcolato da diversi punti di vista: d'accordo che se un film o anime non piace, non si deve per forza essere troppo duri, ma non per questo bisogna trovare chissà quali valori anche quando non ci sono. Riconoscere gli sforzi del regista non vuol dire per forza osannarne ogni singola opera, anche quando è un fallimento, e non mi riferisco a Mawaru, parlo in generale. Il regista ci prova, ma se il pubblico (o almeno una parte) non gradisce una determinata opera, un motivo ci sarà. Magari viene loro spiegato tutto nei minimi dettagli e non gradisce ugualmente, ma ciò non vuol dire che quella fetta di pubblico è ignorante. Persino i più grandi capolavori della storia hanno dei pro e dei contro, segno che i difetti stanno ovunque.
Nella mia classifica personale ha un 9,5, non il voto massimo perché a mio parere la sceneggiatura ha qualche leggera sbavatura; quindi insomma lo considero un anime d'altissimo livello, quasi un capolavoro. Dopo averlo visto Ikuhara è diventato uno dei miei registi di anime preferiti e attendo con curiosità il suo prossimo lavoro.
Come è stato già detto da altri utenti, essendo l'opera ricca di elementi surreali e simbolismi alcune cose possono essere difficile da capire quindi una seconda visione o comunque cercarsi in rete, episodio per episodio, chiavi di lettura e interpretazioni è quasi necessario se la si vuole comprendere al meglio (a tal proposito consiglio, se si mastica bene l'inglese, il blog Altair & Vega in cui ogni episodio è stato esaminato nel dettaglio).
Complimenti a Kary per la recensione!
Complimenti a Kary per la recensione!
@Kabutomaru: mi fa piacere che tu ti sia ricreduto! Alla fine i miei post durante la trasmissione su Rai4 non sono stati del tutto vani, allora
io ho amato tanto quella serie(infatti mi sono preso la figure di princess of crystal della GSC costata 120€)nonostante non abbia capito molto, mi è rimasta nel cuore ed è una di quelle serie che rivedrei più volte
Complimenti agli autori pubblicati!
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