Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[MANGA] Echo/Zeon (Scadenza: 07/12/2014)
[MANGA] Who Fighter (Scadenza: 10/12/2014)
[ANIME] Ultimate Teacher (Scadenza: 14/12/2014)
[MANGA] Pil (Scadenza: 14/12/2014)
[ANIME] Puella Magi Madoka Magica - La storia infinita (Scadenza: 17/12/2014)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento dedicato ai manga, con Rumic Theater, Dragon Quest - La grande avventura di Dai e 20th Century Boys.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Rumic Theater
8.0/10
Rumiko Takahashi è una mangaka versatile e poliedrica; personalmente adoro ogni opera nata dalla sua matita. Nell'olimpo dei suoi strambi personaggi ci sono due categorie che amo in particolare: le casalinghe e i salaryman. "Rumic Theater" è una raccolta di One-shot incentrate proprio sul primo gruppo.
Le sei storie di cui si compone il volume raccontano di quel mondo, a volte impercettibile e troppo spesso dato per scontato, che è la vita quotidiana delle donne di casa alle prese con piccole e grandi incombenze giornaliere. I rapporti con i vicini, le questioni amorose, quelle economiche e familiari sono alla base di questi bei racconti che si districano tra il serio e il faceto, tra l'ironia e la realtà.
Le donne di "Rumic Theater" sono donne forti che portano sulle loro spalle il peso della famiglia e le responsabilità che ne derivano, complici anche dei mariti inetti, troppo indaffarati o troppo intenti ad accontentare i desideri dei propri datori di lavoro. Insomma, niente casalinghe disperate, ma donne comuni, persone tenaci e combattive che ce la mettono tutta per tenere in piedi la famiglia o il lavoro, cercando al contempo la loro personale felicità. Queste cosiddette "madri di famiglia" quindi non rappresentano in toto l'immagine del perfetto angelo del focolare, anzi, sono donne che non si tirano indietro di fronte ai problemi, mettendoci la faccia e affrontando le difficoltà con grande dignità, rendendo giustizia al substrato sociale di cui sono degne rappresentanti.
Anche nel caso in cui la protagonista non è una giovane donna bensì una simpatica vecchietta dai ricordi appannati (mi riferisco alla storia dal titolo "Cent'anni d'amore"), è evidente agli occhi del lettore quella tenacia tutta femminile nel voler portare a termine i compiti assegnati, nel voler vivere pienamente la propria vita con ardore e passione fino alla fine.
La tagliente ironia, la pungente comicità e la capacità della Takahashi di tratteggiare personalità realistiche e dinamiche fanno il resto del lavoro, permettendo al lettore di entrare in perfetto contatto empatico con i personaggi.
Il tratto è quello tipico della mangaka, abbastanza morbido e rotondo ma dalle linee forti e sicure, curato ma privo d'inutili orpelli, chiaro e diretto.
Un volume consigliato a tutti gli amanti delle storie di vita quotidiana e in particolare a chi pensa che le donne siano, sempre e comunque, dotate di una marcia in più.
Le sei storie di cui si compone il volume raccontano di quel mondo, a volte impercettibile e troppo spesso dato per scontato, che è la vita quotidiana delle donne di casa alle prese con piccole e grandi incombenze giornaliere. I rapporti con i vicini, le questioni amorose, quelle economiche e familiari sono alla base di questi bei racconti che si districano tra il serio e il faceto, tra l'ironia e la realtà.
Le donne di "Rumic Theater" sono donne forti che portano sulle loro spalle il peso della famiglia e le responsabilità che ne derivano, complici anche dei mariti inetti, troppo indaffarati o troppo intenti ad accontentare i desideri dei propri datori di lavoro. Insomma, niente casalinghe disperate, ma donne comuni, persone tenaci e combattive che ce la mettono tutta per tenere in piedi la famiglia o il lavoro, cercando al contempo la loro personale felicità. Queste cosiddette "madri di famiglia" quindi non rappresentano in toto l'immagine del perfetto angelo del focolare, anzi, sono donne che non si tirano indietro di fronte ai problemi, mettendoci la faccia e affrontando le difficoltà con grande dignità, rendendo giustizia al substrato sociale di cui sono degne rappresentanti.
Anche nel caso in cui la protagonista non è una giovane donna bensì una simpatica vecchietta dai ricordi appannati (mi riferisco alla storia dal titolo "Cent'anni d'amore"), è evidente agli occhi del lettore quella tenacia tutta femminile nel voler portare a termine i compiti assegnati, nel voler vivere pienamente la propria vita con ardore e passione fino alla fine.
La tagliente ironia, la pungente comicità e la capacità della Takahashi di tratteggiare personalità realistiche e dinamiche fanno il resto del lavoro, permettendo al lettore di entrare in perfetto contatto empatico con i personaggi.
Il tratto è quello tipico della mangaka, abbastanza morbido e rotondo ma dalle linee forti e sicure, curato ma privo d'inutili orpelli, chiaro e diretto.
Un volume consigliato a tutti gli amanti delle storie di vita quotidiana e in particolare a chi pensa che le donne siano, sempre e comunque, dotate di una marcia in più.
Dai No Daibouken credo possa essere considerato uno degli esempi più emblematici di shonen manga esistenti nel panorama di titoli pubblicati in Italia.
La trama all'inizio risulta molto semplice, quasi banale. I primi due volumi potrebbero a prima vista risultare molto infantili, non aiutati da uno stile di disegno ancora immaturo, che potrebbe far allontanare i fans più precipitosi nel giudicare un'opera. E tuttavia tali persone commetterebbero un grave sbaglio, essendo Dai uno shonen eccezionale, da cui alcuni autori moderni dovrebbero trarre spunto.
Collegato al vasto universo dei videogiochi di Dragon Quest, riesce tuttavia ad essere una lettura ottima anche per chi, come me, non ha mai giocato a nessun gdr della serie.
La trama di Dai scorre in modo fluido e ben organizzato dal primo all'ultimo volumetto, senza mai lasciare il lettore perplesso o annoiato. Nonostante la linearità generale, non mancano i colpi di scena e le sorprese, capaci di rinnovare sempre l'interesse del lettore.
Nonostante il genere sia chiaramente shonen, l'autore trova spazio anche per inserire sottotrame legate ai sentimenti dei protagonisti. Ci troviamo quindi di fronte anche a storie d'amore corrisposte e non, elemento che a mio parere arricchisce il manga senza stonare e lo rende ancora più gradevole anche alle lettrici più disinteressate al genere shonen.
Il mondo in cui si svolgono le vicende dei protagonisti è ben curato e definito con dovizia di particolari e attenzione a rendere ogni località unica e originale. Si passa così dall'isola isolata e popolata solo da mostri al regno pseudo-medioevale tipicamente di ispirazione videoludica.
Uguale cura e attenzione viene riservata ai personaggi. In questo manga ne appaiono tantissimi, ma nessuno risulta mai davvero noioso o patetico. Ognuno, anche le comparse, ha una sua individualità. L'autore riesce a gestire l'immensa mole di persone senza davvero mai perderne qualcuno per strada dimenticandosene. Ognuno fa il suo dovere nel miglior modo possibile, senza cadere in non volute contraddizione.
Per quanto riguarda i protagonisti, sono tutti splendidamente realizzati, ognuno matura moltissimo nel corso della storia, tanto che alla fine del manga si risulta stupiti nel constatare che il personaggio è davvero lo stesso individuo dell'inizio della storia. Stessa cosa per i comprimari, che hanno quasi tutti ampio spazio per svilupparsi e mostrare le loro caratteristiche.
I personaggi femminili si discostano dalla classica donzella in pericolo. Sono battagliere e determinate tanto quanto gli uomini e al pari di essi contribuiscono alle battaglie.
Così come i personaggi, anche lo stile di disegno matura costantemente, arrivando ad essere semplice, pulito ed essenziale, senza particolari ornamenti ma perfettamente in linea con la storia e l'ambientazione.
Dai è una storia molto lunga, ma mai banale o noiosa. L'unica sua piccola pecca secondo me è il finale, che ho trovato fin troppo aperto, senza tuttavia rovinare di fatto l'opera.
In definitiva, non posso che consigliare a tutti questo manga, che si amino o meno gli shonen.
Un 10 pieno.
La trama all'inizio risulta molto semplice, quasi banale. I primi due volumi potrebbero a prima vista risultare molto infantili, non aiutati da uno stile di disegno ancora immaturo, che potrebbe far allontanare i fans più precipitosi nel giudicare un'opera. E tuttavia tali persone commetterebbero un grave sbaglio, essendo Dai uno shonen eccezionale, da cui alcuni autori moderni dovrebbero trarre spunto.
Collegato al vasto universo dei videogiochi di Dragon Quest, riesce tuttavia ad essere una lettura ottima anche per chi, come me, non ha mai giocato a nessun gdr della serie.
La trama di Dai scorre in modo fluido e ben organizzato dal primo all'ultimo volumetto, senza mai lasciare il lettore perplesso o annoiato. Nonostante la linearità generale, non mancano i colpi di scena e le sorprese, capaci di rinnovare sempre l'interesse del lettore.
Nonostante il genere sia chiaramente shonen, l'autore trova spazio anche per inserire sottotrame legate ai sentimenti dei protagonisti. Ci troviamo quindi di fronte anche a storie d'amore corrisposte e non, elemento che a mio parere arricchisce il manga senza stonare e lo rende ancora più gradevole anche alle lettrici più disinteressate al genere shonen.
Il mondo in cui si svolgono le vicende dei protagonisti è ben curato e definito con dovizia di particolari e attenzione a rendere ogni località unica e originale. Si passa così dall'isola isolata e popolata solo da mostri al regno pseudo-medioevale tipicamente di ispirazione videoludica.
Uguale cura e attenzione viene riservata ai personaggi. In questo manga ne appaiono tantissimi, ma nessuno risulta mai davvero noioso o patetico. Ognuno, anche le comparse, ha una sua individualità. L'autore riesce a gestire l'immensa mole di persone senza davvero mai perderne qualcuno per strada dimenticandosene. Ognuno fa il suo dovere nel miglior modo possibile, senza cadere in non volute contraddizione.
Per quanto riguarda i protagonisti, sono tutti splendidamente realizzati, ognuno matura moltissimo nel corso della storia, tanto che alla fine del manga si risulta stupiti nel constatare che il personaggio è davvero lo stesso individuo dell'inizio della storia. Stessa cosa per i comprimari, che hanno quasi tutti ampio spazio per svilupparsi e mostrare le loro caratteristiche.
I personaggi femminili si discostano dalla classica donzella in pericolo. Sono battagliere e determinate tanto quanto gli uomini e al pari di essi contribuiscono alle battaglie.
Così come i personaggi, anche lo stile di disegno matura costantemente, arrivando ad essere semplice, pulito ed essenziale, senza particolari ornamenti ma perfettamente in linea con la storia e l'ambientazione.
Dai è una storia molto lunga, ma mai banale o noiosa. L'unica sua piccola pecca secondo me è il finale, che ho trovato fin troppo aperto, senza tuttavia rovinare di fatto l'opera.
In definitiva, non posso che consigliare a tutti questo manga, che si amino o meno gli shonen.
Un 10 pieno.
20th Century Boys
10.0/10
Utente1594
-
<i>"Friends say it's fine, friends say it's good
Evrybody says it's just like rock'n'roll
I move like a cat, charge like a ram
Sting like a bee, babe I wanna be your man
Well it's plain to see you were meant for me, yeah
I'm your boy, your 20th century toy.
20th century toy, I wanna be your boy
20th century toy, I wanna be your boy
20th century toy, I wanna be your boy
20th century toy, I wanna be your boy"</i>
Leggete bene queste parole perché è così che nasce il capolavoro: con una canzone dei “T.Rex”, gruppo glam rock degli anni settanta; è così che nasce un manga di cui difficilmente scorderò; è con questa forza che si apriranno a voi le prime pagine di 20th Century Boys, uno dei più bei manga esistenti.
Di solito nelle recensioni si tende a scrivere un rapido e sintetico riassunto della trama, vorrete perdonarmi se trascurerò tale azione, visto che in questo caso sarebbe un’inutile e feroce perdita di tempo: se vi è qualcosa di malvagio e disumano al mondo è proprio rovinare una storia tanto delicata e perfetta con una grossolana e malfatta sintesi. Passiamo direttamente al seguito:
Oggettivamente, 20th Century Boys, è un’opera complessa e densa, che si snoda su più livelli narrativi; un’opera che commuove e affascina, che bilancia momenti di forte tensione con momenti di tranquillità, che riesce a catturare l’attenzione del lettore e accompagnarlo in un tornado di fortissime emozioni, senza sfiorare mai l’eccessivo e il violento.
Urasawa, scegliendo l’uso d’una narrazione circolare, dà prova di superbia bravura: ad animare ogni singola pagina non vi sono carismatici eroi o mostruosi antieroi ma solamente gente “normale”; gente di tutti i giorni, dai bambini ai vecchietti, che si ritrova, senza preavviso, partecipe e protagonista della vignetta.
E questo prendendo anche linee temporali diverse: l’ombra del passato oscura continuamente il presente, se in altri manga il percorso di maturazione interiore dei personaggi si sviluppa nel corso della lettura, qui sono già belli che adulti, pronti ad affrontare il mondo con le loro paure e le loro incertezze, sarà l’autore ad illuminarci sulle cause di queste ricorrendo a nostalgici e meravigliosi flashback.
Il tratto è realistico, pulito, dettagliato, leggero ma nello stesso tempo di fortissimo impatto. Gli occhi, disegnati con poche, semplici, linee sono come reali: ad un primo sguardo esprimono molto del carattere della figura a cui sono collegati (Yoshitsune un esempio su tutti, o anche Occio) e funzionano da guida emotiva: ciò che le parole non potrebbero descrivere viene raccontato mediante il disegno.
Le suddivisioni delle pagine in vignette sono sempre ordinate e chiare: le figure non escono mai dai confini, permettendo al lettore una lettura facile da seguire e rilassante.
L’edizione della Panini non giustifica il prezzo elevato (7€): carta giallognola e trasparente (con la seconda ristampa dei primi numeri migliora esiguamente). é però presente una sovracopertina e la rilegatura è buona (permette un’ampia apertura del volume).
Sicuramente la lettura anche solo dei primi numeri, con i T.Rex alle orecchie, va consigliata; tenendo conto che la qualità della trama non cede gradualmente ma, anzi, tende a migliorare e a interessare sempre più il lettore, sarà difficile stancarsi e fermarlo a metà.
Se non sarete soddisfatti del finale della saga (col 22° numero), siate pronti a ricredervi: 21st Century Boys sarà pronto a lasciarvi a bocca aperta e con quel senso di nostalgia e amarezza che sempre accompagna la fine di un’opera tanto grande.
Evrybody says it's just like rock'n'roll
I move like a cat, charge like a ram
Sting like a bee, babe I wanna be your man
Well it's plain to see you were meant for me, yeah
I'm your boy, your 20th century toy.
20th century toy, I wanna be your boy
20th century toy, I wanna be your boy
20th century toy, I wanna be your boy
20th century toy, I wanna be your boy"</i>
Leggete bene queste parole perché è così che nasce il capolavoro: con una canzone dei “T.Rex”, gruppo glam rock degli anni settanta; è così che nasce un manga di cui difficilmente scorderò; è con questa forza che si apriranno a voi le prime pagine di 20th Century Boys, uno dei più bei manga esistenti.
Di solito nelle recensioni si tende a scrivere un rapido e sintetico riassunto della trama, vorrete perdonarmi se trascurerò tale azione, visto che in questo caso sarebbe un’inutile e feroce perdita di tempo: se vi è qualcosa di malvagio e disumano al mondo è proprio rovinare una storia tanto delicata e perfetta con una grossolana e malfatta sintesi. Passiamo direttamente al seguito:
Oggettivamente, 20th Century Boys, è un’opera complessa e densa, che si snoda su più livelli narrativi; un’opera che commuove e affascina, che bilancia momenti di forte tensione con momenti di tranquillità, che riesce a catturare l’attenzione del lettore e accompagnarlo in un tornado di fortissime emozioni, senza sfiorare mai l’eccessivo e il violento.
Urasawa, scegliendo l’uso d’una narrazione circolare, dà prova di superbia bravura: ad animare ogni singola pagina non vi sono carismatici eroi o mostruosi antieroi ma solamente gente “normale”; gente di tutti i giorni, dai bambini ai vecchietti, che si ritrova, senza preavviso, partecipe e protagonista della vignetta.
E questo prendendo anche linee temporali diverse: l’ombra del passato oscura continuamente il presente, se in altri manga il percorso di maturazione interiore dei personaggi si sviluppa nel corso della lettura, qui sono già belli che adulti, pronti ad affrontare il mondo con le loro paure e le loro incertezze, sarà l’autore ad illuminarci sulle cause di queste ricorrendo a nostalgici e meravigliosi flashback.
Il tratto è realistico, pulito, dettagliato, leggero ma nello stesso tempo di fortissimo impatto. Gli occhi, disegnati con poche, semplici, linee sono come reali: ad un primo sguardo esprimono molto del carattere della figura a cui sono collegati (Yoshitsune un esempio su tutti, o anche Occio) e funzionano da guida emotiva: ciò che le parole non potrebbero descrivere viene raccontato mediante il disegno.
Le suddivisioni delle pagine in vignette sono sempre ordinate e chiare: le figure non escono mai dai confini, permettendo al lettore una lettura facile da seguire e rilassante.
L’edizione della Panini non giustifica il prezzo elevato (7€): carta giallognola e trasparente (con la seconda ristampa dei primi numeri migliora esiguamente). é però presente una sovracopertina e la rilegatura è buona (permette un’ampia apertura del volume).
Sicuramente la lettura anche solo dei primi numeri, con i T.Rex alle orecchie, va consigliata; tenendo conto che la qualità della trama non cede gradualmente ma, anzi, tende a migliorare e a interessare sempre più il lettore, sarà difficile stancarsi e fermarlo a metà.
Se non sarete soddisfatti del finale della saga (col 22° numero), siate pronti a ricredervi: 21st Century Boys sarà pronto a lasciarvi a bocca aperta e con quel senso di nostalgia e amarezza che sempre accompagna la fine di un’opera tanto grande.
Per quanto riguarda Dragon Quest, l' Anime non era assolutamente da 10, ma suppongo non lo sia nemmeno il Manga.
Il manga invece è una lettura OBBLIGATA (sì, con il capslock) per capire come si sceneggia uno shonen incentrato sui combattimenti. Comprerei al volo un'eventuale ristampa ç_ç
Nella mia recensione io ho dato un 9, e sono d'accordo con la recensione qua pubbliccata.
Con milioni di resurrezioni improbabili e deus ex machina nel finale!
il 10 ci sta tutto.
20th century boys mi attirava, ma per ora passo per vari motivi: la sua eccessiva lunghezza, il suo costo e la cadenza con cui verrà pubblicato nonostante sia solo una ristampa di un manga concluso. Ma soprattutto nutrivo fortissime aspettative per Monster, che mi è stato rovinato solo dal finale, e non me la sento di correre il rischio di avere la stessa esperienza con una serie lunga come questa (e temo che il rischio possa esserci, essendo di genere simile e dello stesso autore).
Quanto a La grande avventura di Dai, col cuore gli darei no 10, 200. E' uno dei miei manga preferiti in assoluto e sì, condivido il pensiero di chi ha detto che dovrebbe essere studiato e preso ad esempio per chi fa manga di questo genere, perché rare altre volte ho visto un ottimo uso dei personaggi (tutti utili, tutti con un loro percorso di crescita che portano a compimento lungo la storia) come è stato fatto qui, impreziosito anche da un disegno che trovo bellissimo. E' una storia ricchissima di personaggi carismatici che avrebbero tantissimo da insegnare a molti loro "epigoni" successivi.
E' vero che nella parte finale ci sono molte resurrezioni e deus ex machina, ma questo è un elemento di gran parte dei manga di Shounen Jump, che vengono costruiti basandosi su classifiche di popolarità e gusti dei lettori, e in ogni caso è sempre meglio avere un personaggio che torna, cambiando fazione o compiendo una scelta importante, piuttosto che uno che muore senza aver concluso il suo percorso di crescita.
(... e poi uno di questi ritorni in particolare è narrato con una poesia e una grandezza di emozioni tale che lo si ama a priori!)
A livello personale, La grande avventura di Dai è il mio metro di paragone per i manga del suo genere, e lo trovo tutt'oggi insuperato. Ora c'è The seven deadly sins che gli somiglia molto, vedremo se seguirà le sue orme anche nei suoi pregi più belli e non solo nell'estetica.
Per quanto riguarda dai, la grande avventura, l'anime , come avete detto, è monco ma per quanto riguarda il manga è straordinario sia che lo si legga da adulti che da giovani
Personalmente non ho letto nessuno dei titoli proposti nell'articolo, ma ho seriamente intenzione di recuperare sia Dragon Quest - La grande avventura di Dai (mi auguro che la Star Comics possa farne una nuova edizione!) e 20th Century Boys (assieme a tutte le altre opere di Urasawa)
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