Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[MANGA] Astroboy Remake (Scadenza: 1/2/2015)
[ANIME] Gugure! Kokkuri-san (Scadenza: 4/2/2015)
[ANIME] Maryuu senki - Evil Dragon War Chronicles (Scadenza: 11/2/2015)
[MANGA] Facciamo i pervertiti (Scadenza: 15/2/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Xabungle, Gunbuster e K-On!.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Xabungle
9.0/10
Recensione di AkiraSakura
-
Il nome del pianeta è Zola. Anche se nessuno se lo ricorda più. Da tempi immemorabili i membri di una ristretta e privilegiata classe sociale, gli Innocent, sfruttano per il proprio tornaconto l'ignoranza dei Civilians, la classe sociale inferiore, creando strane leggi e cospirando nell'ombra, alimentando per convenienza le conflittualità interne al loro dominio. Jiron Amos è un Civilian in cerca di vendetta, che dopo una serie di avvenimenti si unisce ai Sand Rats, una brigata di rozzi ladruncoli analfabeti e fracassoni. Essi diventeranno l'equipaggio dell'Iron Gear, una mastodontica corazzata/robottone comandata da Eichi, un'isterica ragazza di bell'aspetto che, a suo dire, vorrebbe piantare il seme della cultura nel deserto dell'ignoranza. Le azioni avventate di Jiron Amos faranno via via soffiare il vento della ribellione verso gli Innocent: i nostri scapestrati protagonisti diventeranno dei veri e propri rivoluzionari senza neanche saperlo...
Titolo assai misconosciuto all'occidente, recentemente riesumato grazie al fansub, "Xabungle" è assieme a "Daitarn 3" e a alle "Time Bokan" il grande capostipite del genere parodistico in salsa robotica. Diretto da uno Yoshiyuki Tomino nel suo periodo di crisi depressiva, subito dopo il cupo "Ideon" e subito prima del nichilista "Dunbine", questo anime è un vero e proprio inno alla vita, una solare ed esilarante avventura che si potrebbe riassumere nel motto "Basta pensare, bisogna agire!". Nonostante la leggerezza dell'opera in questione, che non manca di un retroscena più serioso e riflessivo, il pensiero del grande regista viene in gran parte sviscerato a dovere: la critica alla corsa agli armamenti, che verrà ripresa in "Dunbine", la fiducia nelle giovani generazioni, l'assoluto pragmatismo e la conseguente rinuncia alla speculazione, le riflessioni sulla natura femminile, il nudo...
Il grande punto di forza di "Xabungle", oltre al suo irresistibile umorismo tamarro, sono i suoi personaggi: è difficile non affezionarsi a quel maschiaccio di Rag, che tuttavia nasconde una certa sensibilità e un grande bisogno di affetto; alla carinissima Eichi, che fa spesso sfoggio della sua isteria da perenne crisi mestruale e delle sue mutandine, rigorosamente bianche o verdi; al paffuto e tamarrissimo Jiron Amos, che agisce ancora prima di accendere il cervello, arrivando addirittura a spaccare i vetri blindati a testate; a Burume, irresistibile capellone che non vuole essere comandato da nessuno, sempre pronto a ribellarsi e dire la sua; a Fatman, vero e proprio poser in animazione, che durante alcune puntate ruberà in modo esilarante la scena agli altri comprimari. I personaggi sono tantissimi, tutti caratterizzati degnamente: non mancano le solite baronesse tominiane di mezza età che si riveleranno antagoniste tragiche; i cambi di fazione, i cattivi carismatici e sensibili (Lord Arthur in primis).
"Xabungle" è il "Gurren Lagann" prima di "Gurren Lagann". E' evidente che la blasonata opera della GAINAX, al di là del suo caratteristico citazionismo, abbia uno script decisamente ispirato all'opera di Tomino, da cui prende anche la filosofia di fondo, il messaggio positivo riguardante l'importanza dell'amicizia, il fatto che degli sprovveduti, che combattono sparando colpi di cannone a caso, riescano a tener testa a un oscuro nemico che agisce nell'ombra. Anche le ambientazioni prevalentemente desertiche del pianeta Zola ricordano molto quelle della prima parte di "Gurren Lagann" (la seconda, per quanto sia ancora debitrice di "Xabungle", è ispirata sopratutto alla "Getter Saga" di Ishikawa). Addirittura "Gurren Lagann" emula "Xabungle" per le incursioni nell'ecchi: non sarà raro vedere le mutande di Eichi, le tettone di Rag e tante altre zone erogene femminili su cui Tomino farà dell'ironia in modo assai grezzo e goliardico.
Negli aspetti tecnici, per la sua epoca, "Xabungle" eccelle in tutto: le animazioni sono sempre fluide e dinamiche, senza alcuna scena ripetuta, le musiche, sempre splendide, empatiche e inserite perfettamente nella sceneggiatura, in modo da sottolineare momenti buffi e scanzonati, oppure tristi e riflessivi - dopotutto stiamo parlando di Tomino nel suo periodo migliore. Il character design è proprio quello del veterano Tomonori Kogawa, lo stesso che ha disegnato i personaggi di "Ideon" e "Dunbine", altri picchi assoluti del maestro. Inutile dire che al mecha design ci sia il migliore, il leggendario Kunio Okawara, che qui si sbizzarrisce creando decine di nuovi robot ("Xabungle" ha avuto un grande successo nella vendita dei modellini, quindi non soffre di alcun taglio di budget, contrariamente a "Gundam" e "Ideon"). Menzione d'onore alle sigle: quella di apertura viene acclamata dai fan del genere robotico di tutto il mondo, quella di chiusura invece è molto orecchiabile e rende perfettamente quel senso di "avventura infinita" che Tomino vuole trasmetterci al di là delle gag e dei siparietti comici.
Con quest'opera, Tomino si diverte alla grande a fare ironia su ogni singolo cliché del genere: ci sono due "Xabungle" identici, le anticipazioni degli episodi prendono in giro la serie, i personaggi si lamentano del fatto che non sono abbastanza fighi, oppure si montano la testa e pensano veramente di esserlo - come quella scena in cui la bambina con i capelli a forma di cipolla esce da sotto la gonna di una ballerina, imbraccia il mitragliatore, spara a caso e dice: "Quanto sono figa!"; essi inoltre se ne usciranno con frasi del tipo "Questo è un lavoro degno del mecha che dà il nome alla serie", "Perché il regista non mi ha messo in una scena così epica?", "Non riesco a colpire nessuno, non sarà perché sono solamente un personaggio secondario?".
In conclusione, "Xabungle" è uno dei vertici massimi di Tomino, che nonostante una lentezza e una ripetitività a tratti logoranti, e una gamma limitatissima di ambientazioni, si rivela un gran bel titolo e, a mio avviso, la parodia del robotico meglio riuscita in assoluto. Il suo unico difetto, la ripetitività, non è così marcato come in "Dunbine", con i suoi ciclici filler tutti uguali uno all'altro, ma è attenuato dalla simpatia dei personaggi, dalla loro caratterizzazione perfetta e da quell'inimitabile umorismo autoriale onnipresente nella serie. Come accennavo, non mancheranno momenti seriosi e drammatici, come l'epica trentaseiesima puntata, e i vari momenti tristi in cui i personaggi cadranno nello sconforto, perdendo la fiducia in loro stessi. Visione obbligatoria per tutti i fan del robotico e di Tomino in generale, consigliata a tutti gli altri, che magari potrebbero riscoprire un piccolo capolavoro ingiustamente poco celebrato presso i nostri lidi.
Titolo assai misconosciuto all'occidente, recentemente riesumato grazie al fansub, "Xabungle" è assieme a "Daitarn 3" e a alle "Time Bokan" il grande capostipite del genere parodistico in salsa robotica. Diretto da uno Yoshiyuki Tomino nel suo periodo di crisi depressiva, subito dopo il cupo "Ideon" e subito prima del nichilista "Dunbine", questo anime è un vero e proprio inno alla vita, una solare ed esilarante avventura che si potrebbe riassumere nel motto "Basta pensare, bisogna agire!". Nonostante la leggerezza dell'opera in questione, che non manca di un retroscena più serioso e riflessivo, il pensiero del grande regista viene in gran parte sviscerato a dovere: la critica alla corsa agli armamenti, che verrà ripresa in "Dunbine", la fiducia nelle giovani generazioni, l'assoluto pragmatismo e la conseguente rinuncia alla speculazione, le riflessioni sulla natura femminile, il nudo...
Il grande punto di forza di "Xabungle", oltre al suo irresistibile umorismo tamarro, sono i suoi personaggi: è difficile non affezionarsi a quel maschiaccio di Rag, che tuttavia nasconde una certa sensibilità e un grande bisogno di affetto; alla carinissima Eichi, che fa spesso sfoggio della sua isteria da perenne crisi mestruale e delle sue mutandine, rigorosamente bianche o verdi; al paffuto e tamarrissimo Jiron Amos, che agisce ancora prima di accendere il cervello, arrivando addirittura a spaccare i vetri blindati a testate; a Burume, irresistibile capellone che non vuole essere comandato da nessuno, sempre pronto a ribellarsi e dire la sua; a Fatman, vero e proprio poser in animazione, che durante alcune puntate ruberà in modo esilarante la scena agli altri comprimari. I personaggi sono tantissimi, tutti caratterizzati degnamente: non mancano le solite baronesse tominiane di mezza età che si riveleranno antagoniste tragiche; i cambi di fazione, i cattivi carismatici e sensibili (Lord Arthur in primis).
"Xabungle" è il "Gurren Lagann" prima di "Gurren Lagann". E' evidente che la blasonata opera della GAINAX, al di là del suo caratteristico citazionismo, abbia uno script decisamente ispirato all'opera di Tomino, da cui prende anche la filosofia di fondo, il messaggio positivo riguardante l'importanza dell'amicizia, il fatto che degli sprovveduti, che combattono sparando colpi di cannone a caso, riescano a tener testa a un oscuro nemico che agisce nell'ombra. Anche le ambientazioni prevalentemente desertiche del pianeta Zola ricordano molto quelle della prima parte di "Gurren Lagann" (la seconda, per quanto sia ancora debitrice di "Xabungle", è ispirata sopratutto alla "Getter Saga" di Ishikawa). Addirittura "Gurren Lagann" emula "Xabungle" per le incursioni nell'ecchi: non sarà raro vedere le mutande di Eichi, le tettone di Rag e tante altre zone erogene femminili su cui Tomino farà dell'ironia in modo assai grezzo e goliardico.
Negli aspetti tecnici, per la sua epoca, "Xabungle" eccelle in tutto: le animazioni sono sempre fluide e dinamiche, senza alcuna scena ripetuta, le musiche, sempre splendide, empatiche e inserite perfettamente nella sceneggiatura, in modo da sottolineare momenti buffi e scanzonati, oppure tristi e riflessivi - dopotutto stiamo parlando di Tomino nel suo periodo migliore. Il character design è proprio quello del veterano Tomonori Kogawa, lo stesso che ha disegnato i personaggi di "Ideon" e "Dunbine", altri picchi assoluti del maestro. Inutile dire che al mecha design ci sia il migliore, il leggendario Kunio Okawara, che qui si sbizzarrisce creando decine di nuovi robot ("Xabungle" ha avuto un grande successo nella vendita dei modellini, quindi non soffre di alcun taglio di budget, contrariamente a "Gundam" e "Ideon"). Menzione d'onore alle sigle: quella di apertura viene acclamata dai fan del genere robotico di tutto il mondo, quella di chiusura invece è molto orecchiabile e rende perfettamente quel senso di "avventura infinita" che Tomino vuole trasmetterci al di là delle gag e dei siparietti comici.
Con quest'opera, Tomino si diverte alla grande a fare ironia su ogni singolo cliché del genere: ci sono due "Xabungle" identici, le anticipazioni degli episodi prendono in giro la serie, i personaggi si lamentano del fatto che non sono abbastanza fighi, oppure si montano la testa e pensano veramente di esserlo - come quella scena in cui la bambina con i capelli a forma di cipolla esce da sotto la gonna di una ballerina, imbraccia il mitragliatore, spara a caso e dice: "Quanto sono figa!"; essi inoltre se ne usciranno con frasi del tipo "Questo è un lavoro degno del mecha che dà il nome alla serie", "Perché il regista non mi ha messo in una scena così epica?", "Non riesco a colpire nessuno, non sarà perché sono solamente un personaggio secondario?".
In conclusione, "Xabungle" è uno dei vertici massimi di Tomino, che nonostante una lentezza e una ripetitività a tratti logoranti, e una gamma limitatissima di ambientazioni, si rivela un gran bel titolo e, a mio avviso, la parodia del robotico meglio riuscita in assoluto. Il suo unico difetto, la ripetitività, non è così marcato come in "Dunbine", con i suoi ciclici filler tutti uguali uno all'altro, ma è attenuato dalla simpatia dei personaggi, dalla loro caratterizzazione perfetta e da quell'inimitabile umorismo autoriale onnipresente nella serie. Come accennavo, non mancheranno momenti seriosi e drammatici, come l'epica trentaseiesima puntata, e i vari momenti tristi in cui i personaggi cadranno nello sconforto, perdendo la fiducia in loro stessi. Visione obbligatoria per tutti i fan del robotico e di Tomino in generale, consigliata a tutti gli altri, che magari potrebbero riscoprire un piccolo capolavoro ingiustamente poco celebrato presso i nostri lidi.
Punta al Top! Gunbuster
8.0/10
Recensione di Evangelion0189
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Tra le date più importanti per la storia dell'animazione giapponese, il 1984 occupa un posto speciale: quell'anno infatti, dopo un periodo di attività in qualità di animatore in grandi produzioni dell'epoca, Hideaki Anno fonda insieme ad alcuni colleghi universitari lo studio GAINAX, le cui prime produzioni arriveranno soltanto nel biennio 1987-1988; dapprima con il lungometraggio Le ali di Honneamise, diretto da Hiroyuki Yamaga, e poi con l'opera che ha dato propriamente inizio alla carriera registica di Anno, ovvero i sei OAV di Punta al Top! GunBuster. Tale opera, distribuita direttamente per il mercato dell'home video e appartenente al genere fantascientifico, permette al futuro ideatore di Evangelion di dare prova delle sue grandi doti di narratore, anche prendendo ispirazione a piene mani dal filone mecha da lui tanto amato: per comprendere in che modo abbia avuto origine GunBuster è bene ricordare che Anno era un appassionato di anime iconici quali Gundam e Ideon di Yoshiyuki Tomino, oltre che del Macross di Noboru Ishiguro. Facciamo dunque qualche accenno alla trama.
In un futuro che ora corrisponde al nostro presente, la Terra è minacciata dall'invasione di alieni insettoidi di proporzioni fantascientifiche. Contemporaneamente, l'associazione denominata Top (il titolo, oltre a essere un riferimento letterale, è anche una citazione a un celebre spokon degli anni Settanta da noi conosciuto come Jenny la tennista) si occupa di addestrare giovani pilote a combattere nello spazio a bordo di mecha dall'aspetto rudimentale. La serie segue quindi le vicende delle due elette alla guida del gigantesco robot GunBuster, ovvero la kohai Noriko Takaya, che ha perso il padre nella guerra contro gli alieni, e la senpai Kazumi Amano. Allenamento dopo allenamento e battaglia dopo battaglia, le esistenze delle due ragazze saranno segnate per sempre dalla morte, dalla solitudine e dalla perdita: lo spazio e il tempo sono infatti crudeli "compagni" nei confronti di chi lotta tra le stelle per salvare la razza umana, giacché mentre sulla Terra gli anni passano inesorabili, le due protagoniste invece non invecchiano di un solo giorno...
La storia di GunBuster è sostanzialmente molto semplice, ma non per questo meno d'effetto: non mancano infatti riflessioni sulla vita e sulla morte, oltre a sequenze commoventi rese particolarmente espressive soltanto da musica e immagini. Seppur in soli sei OAV, i pochi personaggi vengono caratterizzati piuttosto bene e, chi più e chi meno, restano tutti impressi nella memoria: oltre alle due protagoniste, alle quali è difficile non affezionarsi in un modo o nell'altro, tra di essi si annoverano la talentuosa straniera dai capelli rosso fuoco Jung Freud (un simpatico duplice riferimento al mondo della psicoanalisi); il giovane cadetto Smith (appare per pochissimi minuti e non si dimentica più l'effetto sortito su Noriko); il "coach" Ohta (davvero inconfondibili i suoi occhiali da sole e i modi burberi; si tratta di uno dei numerosi omaggi a Jenny la Tennista, in particolare al "coach" Jin Munakata); l'anziano capitano Tatsumi (non solo ha la barba folta, ma si aggiusta il cappello nello stesso identico modo del Comandante Okita della Corazzata Yamato). A condire il tutto sono alcune situazioni da commedia scolastica che già da un po' stavano ridefinendo i canoni del genere e, soprattutto, una patina piuttosto consistente di fanservice: quest'ultimo però risulta comunque equilibrato ed è soprattutto volto a illustrare in tutta la sua fluidità il cosiddetto "Gainax Bounce", termine attribuito in sostanza all'ondeggiamento realistico del seno femminile. Ad ogni modo, tutto questo ha profonde radici in una trama congegnata a puntino e infarcita di dettagli scientifici del tutto verosimili che tende a una climax con struttura a spirale, un po' come nel più recente Gurren Lagann: in breve, si comincia sulla Terra con mezzi relativamente semplici e si finisce nel cosmo più profondo con veicoli e armi colossali, tant'è che il GunBuster è uno dei mecha più grandi mai visti sullo schermo. Un'altra caratteristica di Punta al Top! - GunBuster, oltre al rivoluzionario fanservice, è la presenza di una serie di stilemi che ritroveremo nei due capolavori successivi di Anno, cioè Nadia - Il mistero della pietra azzurra e Neon Genesis Evangelion: tra quelli che mi vengono in mente ci sono le numerose strumentazioni di veicoli e navi; sequenze in cui i personaggi fanno discorsi di un certo rilievo in un bagno comune o disputando una partita di shogi; la presenza di treni di colore rosso; un "sandbox" al parco giochi con determinati oggetti al suo interno; la presenza di allievi modello di nazionalità straniera e una pletora di nomi in seguito semplicemente richiamati o ripresi del tutto (ad esempio, la stella Leaf 64 di GunBuster diventa il crepaccio sottomarino denominato Faglia 64 in Nadia; le astronavi Eritrium ed Exelion del primo saranno i veri nomi rispettivamente del Nautilus e del Nuovo Nautilus nel secondo).
Dal punto di vista tecnico, i sei OAV vantano animazioni fluide e d'alto livello, nonché lo splendido character design di Haruhiko Mikimoto, il cui stile inconfondibile ha segnato indelebilmente gli anime degli anni ottanta. Da sottolineare che nell'ultima puntata assistiamo a un apparente calo di qualità nel comparto grafico: non soltanto le immagini sono interamente in bicromia quasi per l'intera durata dell'episodio, ma alcune scene della battaglia finale sono costituite da semplici fotogrammi fissi che ritraggono schizzi preparatori. Ora, in tutta sincerità non so se ciò sia dovuto ai problemi di fondi che a un certo punto hanno colpito quasi tutte le produzioni dello Studio GAINAX: quel che posso dire è che tutto sommato l'effetto finale sembrerebbe voluto e che, in fin dei conti, aggiunge un tocco speciale alla serie, tant'è che questa tecnica del "non finito" è stata usata anche nel sopraccitato Gurren Lagann e nel più recente Kill La Kill. Per quanto riguarda il sonoro, le musiche di Kohei Tanaka accompagnano splendidamente le grandi sequenze ambientate nello spazio e alcuni brani che fanno da sottofondo a momenti di tensione da battaglia prendono addirittura in prestito qualche nota dalla celebre Suite dei Pianeti di Gustav Holst.
La serie è giunta nel nostro paese in due DVD curati dalla Dynit: a causa di un problema tecnico inerente i materiali originali, o almeno così è riportato dalla versione ufficiale dei fatti, non è possibile effettuare alcuna localizzazione del doppiaggio, con la conseguenza che chiunque non mastichi la lingua giapponese può usufruire di quest'opera soltanto per mezzo di sottotitoli. Per concludere, una narrazione semplice caratterizzata da risvolti drammatici e una notevole ricercatezza nelle nozioni scientifiche concernenti il tempo e lo spazio mi spingono a consigliare GunBuster davvero a chiunque, soprattutto ai fan di Hideaki Anno in particolare e, più in generale, agli appassionati di mecha e fantascienza.
In un futuro che ora corrisponde al nostro presente, la Terra è minacciata dall'invasione di alieni insettoidi di proporzioni fantascientifiche. Contemporaneamente, l'associazione denominata Top (il titolo, oltre a essere un riferimento letterale, è anche una citazione a un celebre spokon degli anni Settanta da noi conosciuto come Jenny la tennista) si occupa di addestrare giovani pilote a combattere nello spazio a bordo di mecha dall'aspetto rudimentale. La serie segue quindi le vicende delle due elette alla guida del gigantesco robot GunBuster, ovvero la kohai Noriko Takaya, che ha perso il padre nella guerra contro gli alieni, e la senpai Kazumi Amano. Allenamento dopo allenamento e battaglia dopo battaglia, le esistenze delle due ragazze saranno segnate per sempre dalla morte, dalla solitudine e dalla perdita: lo spazio e il tempo sono infatti crudeli "compagni" nei confronti di chi lotta tra le stelle per salvare la razza umana, giacché mentre sulla Terra gli anni passano inesorabili, le due protagoniste invece non invecchiano di un solo giorno...
La storia di GunBuster è sostanzialmente molto semplice, ma non per questo meno d'effetto: non mancano infatti riflessioni sulla vita e sulla morte, oltre a sequenze commoventi rese particolarmente espressive soltanto da musica e immagini. Seppur in soli sei OAV, i pochi personaggi vengono caratterizzati piuttosto bene e, chi più e chi meno, restano tutti impressi nella memoria: oltre alle due protagoniste, alle quali è difficile non affezionarsi in un modo o nell'altro, tra di essi si annoverano la talentuosa straniera dai capelli rosso fuoco Jung Freud (un simpatico duplice riferimento al mondo della psicoanalisi); il giovane cadetto Smith (appare per pochissimi minuti e non si dimentica più l'effetto sortito su Noriko); il "coach" Ohta (davvero inconfondibili i suoi occhiali da sole e i modi burberi; si tratta di uno dei numerosi omaggi a Jenny la Tennista, in particolare al "coach" Jin Munakata); l'anziano capitano Tatsumi (non solo ha la barba folta, ma si aggiusta il cappello nello stesso identico modo del Comandante Okita della Corazzata Yamato). A condire il tutto sono alcune situazioni da commedia scolastica che già da un po' stavano ridefinendo i canoni del genere e, soprattutto, una patina piuttosto consistente di fanservice: quest'ultimo però risulta comunque equilibrato ed è soprattutto volto a illustrare in tutta la sua fluidità il cosiddetto "Gainax Bounce", termine attribuito in sostanza all'ondeggiamento realistico del seno femminile. Ad ogni modo, tutto questo ha profonde radici in una trama congegnata a puntino e infarcita di dettagli scientifici del tutto verosimili che tende a una climax con struttura a spirale, un po' come nel più recente Gurren Lagann: in breve, si comincia sulla Terra con mezzi relativamente semplici e si finisce nel cosmo più profondo con veicoli e armi colossali, tant'è che il GunBuster è uno dei mecha più grandi mai visti sullo schermo. Un'altra caratteristica di Punta al Top! - GunBuster, oltre al rivoluzionario fanservice, è la presenza di una serie di stilemi che ritroveremo nei due capolavori successivi di Anno, cioè Nadia - Il mistero della pietra azzurra e Neon Genesis Evangelion: tra quelli che mi vengono in mente ci sono le numerose strumentazioni di veicoli e navi; sequenze in cui i personaggi fanno discorsi di un certo rilievo in un bagno comune o disputando una partita di shogi; la presenza di treni di colore rosso; un "sandbox" al parco giochi con determinati oggetti al suo interno; la presenza di allievi modello di nazionalità straniera e una pletora di nomi in seguito semplicemente richiamati o ripresi del tutto (ad esempio, la stella Leaf 64 di GunBuster diventa il crepaccio sottomarino denominato Faglia 64 in Nadia; le astronavi Eritrium ed Exelion del primo saranno i veri nomi rispettivamente del Nautilus e del Nuovo Nautilus nel secondo).
Dal punto di vista tecnico, i sei OAV vantano animazioni fluide e d'alto livello, nonché lo splendido character design di Haruhiko Mikimoto, il cui stile inconfondibile ha segnato indelebilmente gli anime degli anni ottanta. Da sottolineare che nell'ultima puntata assistiamo a un apparente calo di qualità nel comparto grafico: non soltanto le immagini sono interamente in bicromia quasi per l'intera durata dell'episodio, ma alcune scene della battaglia finale sono costituite da semplici fotogrammi fissi che ritraggono schizzi preparatori. Ora, in tutta sincerità non so se ciò sia dovuto ai problemi di fondi che a un certo punto hanno colpito quasi tutte le produzioni dello Studio GAINAX: quel che posso dire è che tutto sommato l'effetto finale sembrerebbe voluto e che, in fin dei conti, aggiunge un tocco speciale alla serie, tant'è che questa tecnica del "non finito" è stata usata anche nel sopraccitato Gurren Lagann e nel più recente Kill La Kill. Per quanto riguarda il sonoro, le musiche di Kohei Tanaka accompagnano splendidamente le grandi sequenze ambientate nello spazio e alcuni brani che fanno da sottofondo a momenti di tensione da battaglia prendono addirittura in prestito qualche nota dalla celebre Suite dei Pianeti di Gustav Holst.
La serie è giunta nel nostro paese in due DVD curati dalla Dynit: a causa di un problema tecnico inerente i materiali originali, o almeno così è riportato dalla versione ufficiale dei fatti, non è possibile effettuare alcuna localizzazione del doppiaggio, con la conseguenza che chiunque non mastichi la lingua giapponese può usufruire di quest'opera soltanto per mezzo di sottotitoli. Per concludere, una narrazione semplice caratterizzata da risvolti drammatici e una notevole ricercatezza nelle nozioni scientifiche concernenti il tempo e lo spazio mi spingono a consigliare GunBuster davvero a chiunque, soprattutto ai fan di Hideaki Anno in particolare e, più in generale, agli appassionati di mecha e fantascienza.
K-On!
6.0/10
"K-On!" è un anime del 2009, composto da tredici episodi di durata canonica e tratto dall'omonimo manga in formato yonkoma di Kakifly. La serie è prodotta dallo studio Kyoto Animation.
Trama: Ritsu è una studentessa di primo liceo che, esaltata dopo aver visto un concerto in televisione, decide di entrare a far parte del Club di Musica Leggera, sull'orlo della chiusura a causa della totale mancanza di membri. Dopo aver costretto la sua migliore amica, Mio, a unirsi a lei, riesce a convincere altre due coetanee, Tsumugi e Yui, a iscriversi al club.
La serie ruota attorno alle "vicissitudini" delle protagoniste, impegnate ad esercitarsi con la propria band (molto poco) e a 'cazzeggiare' (alla grande), consumando tè e dolcetti come se non ci fosse un domani, nonostante qualche sporadica protesta dei membri più seri.
L'elemento musicale, rispetto allo slice of life, passa rapidamente in secondo piano, così come lo strumento di ciascuna ragazza, relegato in un angolo dell'aula di musica, mentre le protagoniste oziano e ciarlano del nulla più totale. Ad eccezione di qualche rara esibizione scolastica, i membri del K-On Club imbracciano chitarre e quant'altro solo per pochi minuti, e nemmeno in tutti gli episodi, per giunta. Concerti e allenamenti sono per lo più concentrati in pochissime puntate e, spesso, si sorvola sull'esecuzione dei brani, mostrandone solo l'intro e il finale. L'appartenenza al Club di Musica Leggera quasi si configura come un mero pretesto, il cui scopo è fornire un vago accenno di trama e arginare parzialmente il senso di vuoto e pochezza di contenuti di cui tutta la serie è impregnata.
Anche lo studio riveste un ruolo alquanto misero: in tredici episodi si vede a malapena una mezza ripetizione di gruppo e un esame, per non parlare dell'assenza di lezioni.
Le personalità delle quattro ragazze sono quanto di più banale ha da offrire il mercatino dei luoghi comuni dell'animazione giapponese: Mio è una bella ragazza, diligente e estremamente timida e fifona; Ritsu e Yui sono praticamente lo stesso personaggio, seppur con qualche piccola differenza: entrambe sono vivaci, svogliate e gareggiano per determinare chi sia la più stupida; Mugi è ricchissima, svampita, ma premurosa, e mostra una certa passione per lo yuri, insieme ad altre doti sorprendenti, che la rendono forse la studentessa più interessante di tutto il quartetto.
Più avanti nella serie, nel cast principale entrano un paio di nuove figure (la professoressa referente e un nuovo membro del club), il cui carattere è sicuramente costruito meglio, ma che si possono definire tutto fuorché originali.
L'approfondimento psicologico è generalmente superficiale, quando non completamente assente, nonostante si cerchi, in qualche occasione, di dare spessore a questo o quel personaggio tramite flashback oppure banali litigi e brevissime e sincere sfuriate, il tutto risolto prontamente col potere della 'pucciosità'. Anche gli stessi legami tra le ragazze, che siano amicizie nuove, di lunga data o parentele, per quanto teneri, appaiono come un po' scontati e frivoli.
La qualità tecnica è di buon livello, seppur altalenante. Le pregevoli animazioni sono uno degli aspetti maggiormente positivi, anche se alcune movenze delle protagoniste sono così enfatiche da risultare irrealistiche e artificiose.
La colonna sonora, a dispetto di quanto ci si aspetta da un anime dal cuore musicale, non è niente di eccezionale: l'opening è un classico brano frizzantino e anonimo, mentre buona parte delle canzoni ideate e suonate dalla band del K-On Club non sono riuscite a colpirmi o emozionarmi in modo particolare. Salvo solo l'ottima ending, bella visivamente e decisamente orecchiabile.
Dal punto di vista grafico, ci si trova di fronte ad un contrasto tra gli sfondi, che ho trovato piatti e approssimativi, e il design dei personaggi, sempre molto curato e assolutamente adorabile, grazie a quello stile 'moeggiante' che ha fatto la fortuna della KyoAni e che ringiovanisce le protagoniste di svariati anni, rendendole più simili ad allieve di scuola elementare o media, che non liceali.
Al rafforzamento di quest'ultima sensazione, contribuisce senza dubbio il carattere decisamente infantile e immaturo delle ragazze, sempre allegre e spensierate, prive di qualsivoglia preoccupazione, confortevolmente accoccolate in un mondo idilliaco e placido, da cui il genere maschile è sostanzialmente bandito.
A farne le spese è, indubbiamente, l'intelligenza dello spettatore e la componente relativa alla commedia dell'anime, che suscita la risata davvero raramente e solo grazie a pochi personaggi, soprattutto secondari, più azzeccati. Anzi, molte gag, già di per sé non molto divertenti, vengono ripetute e dilatate all'inverosimile, tradendo lo spirito dell'opera originale che, in virtù della propria natura di yonkoma, faceva di sketch brevi e di rapide battute il proprio punto di forza comica.
Non ho apprezzato nemmeno la leggerezza con cui ci si è approcciati al mondo della musica e alle sue dinamiche, facendo credere che basti essere inoperosi ma, allo stesso tempo, vivere in un perenne clima di serenità e gaiezza, per ottenere degli ottimi risultati, che l'impegno non paghi quanto l'amicizia tra i membri della band (che comunque costituisce un elemento imprescindibile) e un pizzico di innato talento. Persino le motivazioni con cui Ritsu e compagne si avvicinano al K-On Club sono tutt'altro che nobili.
Complessivamente, "K-On!" rimane una visione distensiva, che può risultare anche molto piacevole, ma, alla lunga, l'assistere all'inattività più desolante finisce per annoiare. Sicuramente è un anime che dovrebbe essere visto un episodio ogni tanto, senza impegno, per rilassarsi e spegnere il cervello. Appena sufficiente.
Trama: Ritsu è una studentessa di primo liceo che, esaltata dopo aver visto un concerto in televisione, decide di entrare a far parte del Club di Musica Leggera, sull'orlo della chiusura a causa della totale mancanza di membri. Dopo aver costretto la sua migliore amica, Mio, a unirsi a lei, riesce a convincere altre due coetanee, Tsumugi e Yui, a iscriversi al club.
La serie ruota attorno alle "vicissitudini" delle protagoniste, impegnate ad esercitarsi con la propria band (molto poco) e a 'cazzeggiare' (alla grande), consumando tè e dolcetti come se non ci fosse un domani, nonostante qualche sporadica protesta dei membri più seri.
L'elemento musicale, rispetto allo slice of life, passa rapidamente in secondo piano, così come lo strumento di ciascuna ragazza, relegato in un angolo dell'aula di musica, mentre le protagoniste oziano e ciarlano del nulla più totale. Ad eccezione di qualche rara esibizione scolastica, i membri del K-On Club imbracciano chitarre e quant'altro solo per pochi minuti, e nemmeno in tutti gli episodi, per giunta. Concerti e allenamenti sono per lo più concentrati in pochissime puntate e, spesso, si sorvola sull'esecuzione dei brani, mostrandone solo l'intro e il finale. L'appartenenza al Club di Musica Leggera quasi si configura come un mero pretesto, il cui scopo è fornire un vago accenno di trama e arginare parzialmente il senso di vuoto e pochezza di contenuti di cui tutta la serie è impregnata.
Anche lo studio riveste un ruolo alquanto misero: in tredici episodi si vede a malapena una mezza ripetizione di gruppo e un esame, per non parlare dell'assenza di lezioni.
Le personalità delle quattro ragazze sono quanto di più banale ha da offrire il mercatino dei luoghi comuni dell'animazione giapponese: Mio è una bella ragazza, diligente e estremamente timida e fifona; Ritsu e Yui sono praticamente lo stesso personaggio, seppur con qualche piccola differenza: entrambe sono vivaci, svogliate e gareggiano per determinare chi sia la più stupida; Mugi è ricchissima, svampita, ma premurosa, e mostra una certa passione per lo yuri, insieme ad altre doti sorprendenti, che la rendono forse la studentessa più interessante di tutto il quartetto.
Più avanti nella serie, nel cast principale entrano un paio di nuove figure (la professoressa referente e un nuovo membro del club), il cui carattere è sicuramente costruito meglio, ma che si possono definire tutto fuorché originali.
L'approfondimento psicologico è generalmente superficiale, quando non completamente assente, nonostante si cerchi, in qualche occasione, di dare spessore a questo o quel personaggio tramite flashback oppure banali litigi e brevissime e sincere sfuriate, il tutto risolto prontamente col potere della 'pucciosità'. Anche gli stessi legami tra le ragazze, che siano amicizie nuove, di lunga data o parentele, per quanto teneri, appaiono come un po' scontati e frivoli.
La qualità tecnica è di buon livello, seppur altalenante. Le pregevoli animazioni sono uno degli aspetti maggiormente positivi, anche se alcune movenze delle protagoniste sono così enfatiche da risultare irrealistiche e artificiose.
La colonna sonora, a dispetto di quanto ci si aspetta da un anime dal cuore musicale, non è niente di eccezionale: l'opening è un classico brano frizzantino e anonimo, mentre buona parte delle canzoni ideate e suonate dalla band del K-On Club non sono riuscite a colpirmi o emozionarmi in modo particolare. Salvo solo l'ottima ending, bella visivamente e decisamente orecchiabile.
Dal punto di vista grafico, ci si trova di fronte ad un contrasto tra gli sfondi, che ho trovato piatti e approssimativi, e il design dei personaggi, sempre molto curato e assolutamente adorabile, grazie a quello stile 'moeggiante' che ha fatto la fortuna della KyoAni e che ringiovanisce le protagoniste di svariati anni, rendendole più simili ad allieve di scuola elementare o media, che non liceali.
Al rafforzamento di quest'ultima sensazione, contribuisce senza dubbio il carattere decisamente infantile e immaturo delle ragazze, sempre allegre e spensierate, prive di qualsivoglia preoccupazione, confortevolmente accoccolate in un mondo idilliaco e placido, da cui il genere maschile è sostanzialmente bandito.
A farne le spese è, indubbiamente, l'intelligenza dello spettatore e la componente relativa alla commedia dell'anime, che suscita la risata davvero raramente e solo grazie a pochi personaggi, soprattutto secondari, più azzeccati. Anzi, molte gag, già di per sé non molto divertenti, vengono ripetute e dilatate all'inverosimile, tradendo lo spirito dell'opera originale che, in virtù della propria natura di yonkoma, faceva di sketch brevi e di rapide battute il proprio punto di forza comica.
Non ho apprezzato nemmeno la leggerezza con cui ci si è approcciati al mondo della musica e alle sue dinamiche, facendo credere che basti essere inoperosi ma, allo stesso tempo, vivere in un perenne clima di serenità e gaiezza, per ottenere degli ottimi risultati, che l'impegno non paghi quanto l'amicizia tra i membri della band (che comunque costituisce un elemento imprescindibile) e un pizzico di innato talento. Persino le motivazioni con cui Ritsu e compagne si avvicinano al K-On Club sono tutt'altro che nobili.
Complessivamente, "K-On!" rimane una visione distensiva, che può risultare anche molto piacevole, ma, alla lunga, l'assistere all'inattività più desolante finisce per annoiare. Sicuramente è un anime che dovrebbe essere visto un episodio ogni tanto, senza impegno, per rilassarsi e spegnere il cervello. Appena sufficiente.
Se devo essere sincero, "K-On!" mi ha sostanzialmente annoiato. Dato il suo successo, credevo che fosse più divertente o memorabile. La totale inattività delle protagoniste, invece, mi ha regalato qualche sbadiglio.
Complimenti agli autori delle altre due recensioni. Purtroppo, non ho ancora visto le serie analizzate, ma conto di farlo in un futuro prossimo.
Gunbuster mi è piaciuto molto, e trovo che la rece di Eva sia fatta molto bene.
Mentre dubito che vedrò mai K-On.
P.S.: Un ringraziamento va anche ad AkiraSakura per le sue preziose informazioni inerenti le "origini" del coach.
Se ti va bene, lo trovi nei cestoni a 5€. Se riesci a trovarlo...
Comunque, confermo la cosa della mancanza di fondi, l'ultimo episodio uscì molto tempo dopo perchè erano al verde. Ma in generale è una grande opera, soprattutto psicologicamente.
Delle tante recensioni che ho letto in giro sono poche quelle che riescono a coglierne l'essenza. In tanti lo bollano come "roba per otaku" ma invece è uno dei pochissimi prodotti pensati per otaku ad essere riusciti anche ad aprirsi fuori da quel target (il film in giappone ha fatto numeri da studio ghibli e ha portato nelle sale anche famiglie).
Forse c'è una recensione sul film scritta da TWINKLE che ne coglie bene l'essenza. Devo dire che io nei primi episodi di keion ne ero quasi irritato da come le ragazze perdessero solo tempo e non si arrivasse mai alla musica. Poi ne ho colto l'essenza. Cazzeggio, voglia di spensieratezza nella vita di tutti i giorni. Al Budokan non ci arrivano mai e, arrivate alla fine della scuola, c'è anche un piccolo velo di malinconia per la fine dei giorni spensierati. In mezzo c'è tanto divertimento. Ma mai una comicità sguaiata o fuori le righe, ma battute che potrebbero fare normali ragazze 16/17enni.
Keion mi ricorda i tempi di cazzeggio della scuola, è una visione che rilassa e ti rimette in pace con il mondo. Chissene importa che non c'è trama o che è moe. Alla fine di ogni episodio mi lasciava un sorriso beota stampato sulla faccia e di certo non sono molti gli anime che siano stati in grado di farlo.
Beh, è stata postata una recensione. XD
Possiamo fare lo stesso discorso con Xabungle allora (hayate no you ni, zabunguru, zabunguru!).
Per altro, onestamente, a guardare la roba che è uscita nelle ultime due stagioni fatico davvero a vedere questo grande contributo di K-ON! all'animazione (a prescindere dal fatto che K-ON! non è che abbia esattamente inventato un genere o uno stile, ma credo che di questo ne abbiamo già parlato), secondo me è non è una serie che ci ricorderemo fra 10 anni, per dire (imho Madoka sì, per esempio).
P.S. Dire che Yui e Ritsu sono lo stesso personaggio è da pena capitale! Una è una dojikko ritardata, l'altra un "maschiaccio" casinista.
Molto superficiale la recensione di K-On
Molto superficiale la tua "critica" totalmente sprovvista di motivazioni...
Ma mi riferivo ai commenti
Su 14 (conto pure il mio) ne abbiamo:
8 su keion
3 su gunbuster
2 su xabungle
Pareri personali.
Se ti fermi all'Italia mi verrebbe da dire grazie al...
In Italia keion non si è visto, madoka sì. Ma se parliamo di Giappone, America, Germania, Francia o altri paesi in cui sono arrivate entrambe le serie, beh direi che il discorso si sposta molto.
Keion è del 2009, madoka è del 2011. Fatti un giro ad Akihabara e conta quante cose di keion e quante di madoka vedi in giro con tanto che uno è due anni più vecchio.
E ops... gli anime li producono proprio in Giappone per cui il parere dei fan italiani conta zero per il mondo dell'animazione.
Sarebbe come cercare una trama nei Peanuts.
Anzi Kon ha più trama dei Peanuts dato che almeno gli eventi si svolgono cronologicamente (come certe minitrame dei Peanuts).
Ma questo non credo sia un problema.
Bisogna vedere cosa si aspetta chi lo legge o lo guarda per la prima volta senza conoscerlo.
Xabungle è un classico che sicuramente vorrei vedere, peccato che il fansub nostrani snobbino completamente qualsiasi opere del passato.....
P.s complimenti ad entrambe le recensioni!
Sia in Daitarn che L-Gaim Tomino ha supervisionato tutto con scrupolo. Per un regista "lavorare su una serie" non significa dirigere ogni singolo episodio (nessuno lo fa), significa coordinare sceneggiatori, disegnatori e animatori nel modo più ottimale, portandoli a dare il meglio di sè nella realizzazione delle puntate, che poi supervisiona personalmente.
In Xabungle (come nei primi 24 episodi di ZZ) Tomino non ha fatto praticamente nulla, era occupato rispettivamente a curare Be Invoked e CCA. Fonti Sunrise, eh.
Da sempre le recensioni negative attirano più commenti (e le altre serie hanno quasi 20 e più di 30 anni...).
Mi sembra un paragone tanto per.
Chiaro che sono pareri personali, altrimenti non avrei usato "secondo me" e "imho".
Comunque il merchandising non vedo cosa c'entri, la storia dell'animazione mica la fanno i nendo o le beach queen o le tazze da tè o chissà che altro.
Ideon non ha mai venduto nulla, eppure, ha inciso nella storia dell'animazione in modo innegabile (e sono passati più di 30 anni).
Se un anime non lascia il segno sulle produzioni successive prima o poi verrà dimenticato, da questo non si scappa.
K-ON! onestamente non mi pare abbia lasciato il segno.
P.S. Non so come fai a dire che K-ON sia svantaggiato perché è del 2009 quando K-ON ha avuto due serie (totale 39 episodi contro i 12 di Madoka) la seconda della quali è terminata la bellezza di 6 mesi prima di Madoka.
Daitarn non ho mai detto proprio nulla invece, ti confondi con qualcun altro o con qualche altra serie (ZZ quasi sicuramente).
In molti gli danno la colpa della marea di moe che ha rovinato l'animazione, lol
Comunque sono i soldi che le case cercano e quindi puntano su quello che funziona.
Già Love Live nasce proprio su quella scia.
Poi che a te degli anime moe con cantanti/idol/studentesse con club più o meno improbabili non ti interessi nulla è pacifico ed è anche giusto che sia così.
A me allo stesso modo può non importare nulla di Tomino o della produzione robotica.
Ma non si può negare che entrambi i filoni siano importanti nell'animazione giapponese (probabilmente quello robotico più sentito in Italia, ma solo perché storicamente è arrivato alle grandi masse con la tv, mentre l'altro si è fermato a creamy).
Non penso nemmeno che le protagoniste siano scarsamente delineate a livello psicologico: pur riprendendo alcuni cliché comportamentali, sono perfette nel loro essere ingenuamente allegre, votate al cazzeggio, senza pensieri per la testa... una blanda rappresentazione dell'adolescente medio. Ed anche a livello emotivo non sono da meno: più volte l'affetto che provano tra di loro (o anche ad esempio quello tra Yui e Ui) appare tutt'altro che artefatto. E' un mondo idealizzato il loro (magari troppo), senza turbamenti e senza problemi, un mondo che forse invoglia a un facile escapismo, ma di sicuro un luogo in cui è estremamente piacevole immergersi per qualche ora.
P.S. tenendo conto che i riferimenti sessuali sono pressoché banditi, dire che Tsumugi (la classica ojou-sama un po' sprovveduta) abbia 'passione per lo yuri' mi fa venire da ridere...
Inoltre, certamente non mi aspettavo una trama articolata, intrecci complessi e colpi di scena. Mi ha solo deluso un po' il fatto che non succedesse praticamente niente, ma è probabile che io non sia tipo da slice of life puro e semplice.
Le ragazze, per quanto adorabili e tenerissime, non mi hanno colpito più di tanto e di questo mi sono davvero dispiaciuto. Non sono nemmeno riuscito ad apprezzare buona parte delle battute e delle gag, ma, dopo tutto, il senso dell'umorismo è una cosa soggettiva.
Immagino che dovrò provare la seconda stagione, adesso, per redimermi.
Sicuramente, ha avuto lo stesso impatto ed influenza di Mazinger Z, sarà ricordato anche lui tra 40 anni!
Gli avrei dato anche un 10 una trama cosi bella in soli 6 episodi
Il finale poi è poetico, commovente (non riuscirei a trovare altro aggettivo sono rimasto a bocca aperta)
Non quella schifezza, obbrobrio che è uscita diversi anni dopo Punta al Top! 2 Diebuster
Certo, ammetto che la musica è davvero un pretesto, ma in questa prima serie un po' di impegno c'è per far risalire il club. Poi le vignette le ho trovate davvero divertenti, specialmente quelle su Mio, quando la fanno terrorizzare. Direi che un 8 se lo meriterebbe, 6 è troppo poco.
La seconda serie invece l'ho messa in stallo per ora, perché è davvero noiosa. Lo slice of life prende troppo il sopravvento, e sembra che le protagoniste non abbiano voglia nemmeno di cazzeggiare. E in più, le scenette comiche sono diminuite un sacco.
La seconda serie è come la prima, ma amplificata nei suoi pregi (o difetti, a seconda dei punti di vista)... non so se ti conviene!
Questa voglio farla Mia!
Sì, indubbio, come merchandising credo abbia più visibilità Madoka, anche se di K-ON hanno prodotto più roba.
In molti su AC dici? XD
Il moe è nato molto prima e morirà dopo di noi, cosa sia moe e cosa abbia successo negli anni cambia.
A fine anni '90 gli otaku si eccitavano con Cardcaptor Sakura, per dire. (poi c'è stato Nanoha ecc ecc)
Certo, K-ON è stato l'apice del successo del "cute girls doing cute things", ma non gli darei colpe, era un genere che stava guadagnando trazione già da prima (in fondo già Lucky Star era stato un grande successo).
Penso anche che gli anime puramente alla K-ON siano già passati di moda, altrimenti non mi spiegherei il grande fallimento di serie come Tamako o Chuuni2.
Ora, come fai giustamente notare, vanno altre serie, ma non direi che Love Live sia colpa di K-ON (e il genere idol comunque esula un po' dal solo contesto moe), è l'eterno ritorno del moe, ed è giusto che la colpa sia equamente distribuita XD
Quello che intendevo è che nell'animazione giapponese mi pare che K-ON sarà una tappa (del genere moe) magari importante, ma non credo che sarà una pietra miliare che influenzerà gli anime fra 10 o 15 anni.
Credo che manchi degli elementi di "discontinuità" per farlo, nel senso, non credo che qualcuno guardandolo possa pensare "cavolo, non avrei mai pensato di animare qualcosa del genere".
P.S. Metto in chiaro che io non ho una venerazione per Tomino eh, infatti su AC credo di aver sollevato dubbi su Reconguista molto prima che tutti iniziassero a dirne peste e corna.
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