Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[ANIME] Lo scoiattolo Banner (Scadenza: 25/3/2015)
[MANGA] Rozen Maiden II (Scadenza: 29/3/2015)
[ANIME] Digital Devil (Scadenza: 1/4/2015)
[LIVE] Uchu kyodai (Scadenza: 5/4/2015)
[MANGA] Body & Soul (Scadenza: 8/4/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con i manga Solanin, Ayashi no Ceres e Georgie.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Solanin
9.0/10
Inio Asano è un <i>fottuto</i> genio.
Passatemi il termine dedito a rappresentare uno degli artisti contemporanei più comunicativi, originali e coinvolgenti che il panorama mangofilo abbia sfornato negli ultimi anni. Il maestro è già arrivato in Italia con l'ispirato <i>What a Wonderful World</i> e il meno riuscito - per quanto concerne i miei gusti - <i>Il Campo dell'Arcobaleno</i>, ma questa fra le opere che ho avuto modo di leggere è senz'altro la migliore, nonché la più evocativa.
Vedrò di comunicarvi solo l'incipit narrativo al fine di non rovinarvi la splendida e travolgente lettura: Meiko e Taneda sono una coppia giovane ed affiatata che dopo anni di collaudata e tormentata relazione cominciata ai tempi dell'università, entra nel mondo degli adulti e prova a farsi strada in mezzo alla routine quotidiana, decidendo però di non diventare come quelle persone tristi di mezza età che non riescono a smettere di inseguire in maniera tediosa e bizzarra i loro sogni, mollando tutto e provando a tenersi stretta quella fetta di desideri e speranze che gli hanno permesso di godere di una giovinezza spensierata. Questo rinnovato entusiasmo li porterà a lasciare gli impieghi a tempo indeterminato nella Tokyo dei disoccupati suicidi e freeter e coinvolgerà anche i loro vecchi amici, Kato e la sua promessa, nonché Billy, l'uomo peloso. Attraverso il punto di vista dei cinque protagonisti, vedremo tramite flashback, pensieri inconfessabili e quant'altro, paure, scherzi, tormenti, risate, sogni e speranze.
La storia catapulta il lettore facendolo sentire parte di quel contesto: è impossibile non immedesimarsi in Solanin, a meno che non siate tutti adulti professionalmente, umanamente e sentimentalmente realizzati in tutto e per tutto, leggersi e vedersi nelle paure dei suoi personaggi: tanto giovani quanto la possibilità di poter coltivare ancora l'ambizione per un progetto lungo una vita, grande quanto un amore, e adulti quanto basta per capire che una volta inseguita quest'ultima opportunità non si ha occasioni per coltivarne altre e tocca avviarsi inesorabili verso quello che non avremmo mai voluto essere, ma che dovremmo per forza di cose diventare.
Un racconto che, senza mezzi termini, raggiunge un livello di spietatezza emotiva dissacrante e devastante che colpisce al cuore e spinge il lettore a saperne di più e a chiedersi se davvero si troverà di fronte allo stesso scenario o se riuscirà a realizzare i suoi sogni. Asano insegna che non tutto va bene, che l'happy-end è solo per le favole e soprattutto, che nella vita reale, possono esserci imprevisti decisamente drammatici a cui far fronte diventa spietatamente difficile. Del resto nella vita, la tragedia incombe, e può portare via qualcosa di davvero importante.
I disegni riescono a reggere perfettamente il ritmo di questa bellissima ed emozionante storia: uno stile ricercato e fuori dai canoni che rende l'atmosfera tramite caratterizzazioni grafiche, pose, fondali, regia delle inquadrature, effetti speciali, di luce e sottotrame demenziali che nascono, si sviluppano e muoiono a volte sui fondali della storia principale ed altre volte in una manciata di vignette, stupendo il lettore in positivo e smorzando i ritmi di tensione troppo alti in alcuni momenti di forte phatos.
<b>Solanin non ha punti deboli</b>, e questo lo rende un titolo impegnato e godibile al suo massimo, un'alta fruibilità ed un target di pubblico ambosesso ed eterogeneo fa dell'opera un <i>must-have</i> per tutti coloro che si definiscono appassionati lettori.
Passatemi il termine dedito a rappresentare uno degli artisti contemporanei più comunicativi, originali e coinvolgenti che il panorama mangofilo abbia sfornato negli ultimi anni. Il maestro è già arrivato in Italia con l'ispirato <i>What a Wonderful World</i> e il meno riuscito - per quanto concerne i miei gusti - <i>Il Campo dell'Arcobaleno</i>, ma questa fra le opere che ho avuto modo di leggere è senz'altro la migliore, nonché la più evocativa.
Vedrò di comunicarvi solo l'incipit narrativo al fine di non rovinarvi la splendida e travolgente lettura: Meiko e Taneda sono una coppia giovane ed affiatata che dopo anni di collaudata e tormentata relazione cominciata ai tempi dell'università, entra nel mondo degli adulti e prova a farsi strada in mezzo alla routine quotidiana, decidendo però di non diventare come quelle persone tristi di mezza età che non riescono a smettere di inseguire in maniera tediosa e bizzarra i loro sogni, mollando tutto e provando a tenersi stretta quella fetta di desideri e speranze che gli hanno permesso di godere di una giovinezza spensierata. Questo rinnovato entusiasmo li porterà a lasciare gli impieghi a tempo indeterminato nella Tokyo dei disoccupati suicidi e freeter e coinvolgerà anche i loro vecchi amici, Kato e la sua promessa, nonché Billy, l'uomo peloso. Attraverso il punto di vista dei cinque protagonisti, vedremo tramite flashback, pensieri inconfessabili e quant'altro, paure, scherzi, tormenti, risate, sogni e speranze.
La storia catapulta il lettore facendolo sentire parte di quel contesto: è impossibile non immedesimarsi in Solanin, a meno che non siate tutti adulti professionalmente, umanamente e sentimentalmente realizzati in tutto e per tutto, leggersi e vedersi nelle paure dei suoi personaggi: tanto giovani quanto la possibilità di poter coltivare ancora l'ambizione per un progetto lungo una vita, grande quanto un amore, e adulti quanto basta per capire che una volta inseguita quest'ultima opportunità non si ha occasioni per coltivarne altre e tocca avviarsi inesorabili verso quello che non avremmo mai voluto essere, ma che dovremmo per forza di cose diventare.
Un racconto che, senza mezzi termini, raggiunge un livello di spietatezza emotiva dissacrante e devastante che colpisce al cuore e spinge il lettore a saperne di più e a chiedersi se davvero si troverà di fronte allo stesso scenario o se riuscirà a realizzare i suoi sogni. Asano insegna che non tutto va bene, che l'happy-end è solo per le favole e soprattutto, che nella vita reale, possono esserci imprevisti decisamente drammatici a cui far fronte diventa spietatamente difficile. Del resto nella vita, la tragedia incombe, e può portare via qualcosa di davvero importante.
I disegni riescono a reggere perfettamente il ritmo di questa bellissima ed emozionante storia: uno stile ricercato e fuori dai canoni che rende l'atmosfera tramite caratterizzazioni grafiche, pose, fondali, regia delle inquadrature, effetti speciali, di luce e sottotrame demenziali che nascono, si sviluppano e muoiono a volte sui fondali della storia principale ed altre volte in una manciata di vignette, stupendo il lettore in positivo e smorzando i ritmi di tensione troppo alti in alcuni momenti di forte phatos.
<b>Solanin non ha punti deboli</b>, e questo lo rende un titolo impegnato e godibile al suo massimo, un'alta fruibilità ed un target di pubblico ambosesso ed eterogeneo fa dell'opera un <i>must-have</i> per tutti coloro che si definiscono appassionati lettori.
Ayashi no Ceres
4.0/10
<b>[Attenzione, possibili lievi Spoiler]</b>
Probabilmente sarò l’unica a esprimere un parere così negativo, ma questo manga non mi è proprio piaciuto: è uno dei primissimi shojo che abbia mai letto per intero, ed ha dato il suo bel contributo nel radicare la mia antipatia verso questo genere.
Devo doverosamente premettere che non ho mai apprezzato le storie sentimentali (non solo in ambito manga/anime), tuttavia avevo deciso di dare una possibilità a Ceres perché prometteva di essere diverso dalle solite menate amorose che tanto detesto; sembrava un titolo più completo, in cui, accanto alla vicenda romantica, trovavano spazio altri generi quali azione, commedia, paranormale e, addirittura, un pizzico di horror.
Invece è proprio una delle solite menate amorose che tanto detesto, anzi, ne è un esempio della peggior specie!
Le scene d’azione sono poche e mal realizzate, le gag patetiche e il genere horror/mistero/paranormale non è assolutamente nelle corde dell’autrice, ma tutto questo avrebbe anche potuto passare in secondo piano se almeno lo spunto principale (che non era malvagio) fosse stato sviluppato decentemente, ma purtroppo si è verificato l’esatto contrario: un sacco di passaggi inutili, personaggi e sottotrame messi all’improvviso da parte per dare spazio alla penosa coppia protagonista, mai un momento di tensione, mai un colpo di scena che sia tale, solo una gran noia! Dopo 5/6 volumi mi ritrovavo già a proseguire per inerzia, e sono arrivata alla fine solo per quel masochismo tipico dei lettori di fumetti che costringe a non lasciare un’opera a metà una volta che si è iniziata.
La prima parte del manga è quasi completamente costituita da minisaghe basate su uno schema parecchio ripetitivo: la protagonista Aya va a indagare in un certo luogo - di solito una scuola - pensando di trovarvi la veste di Ceres, e qui fa amicizia con una ragazza, meglio se con problemi sentimentali, che - ma guarda un po’ che caso! – si rivela pure lei una dea; immancabilmente sbuca fuori il noiosissimo Toya per dar vita a gelosie e soporiferi siparietti amorosi, si scopre dunque che i cattivoni, arrivati prima di Aya, hanno già iniziato a mettere in atto le loro losche macchinazioni, seguono scontri, trasformazioni e drammoni lacrimevoli alla fine dei quali la nuova amica, se non fa una brutta fine, entra nel gruppo dei buoni in qualità di personaggio di supporto semi-inutile (cosa che non le riserverà comunque un futuro radioso!), ma a parte questo ci ritroviamo punto e a capo, l’indagine non ha portato alcun frutto e la trama non ha fatto passi avanti significativi. A tutto ciò si inframmezzano situazioni sentimentali forzate e inverosimili, incontri/scontri coi nemici che si concludono sempre con un nulla di fatto, la telenovela di casa Aogiri, esperimenti improbabili e scene in cui Aya viene molestata o baciata contro la sua volontà.
Gran parte di queste vicende sono di un’inutilità inaudita e servono solo ad allungare il brodo, se stessimo parlando di una serie animata le avrei scambiate per filler!
Ma il peggio deve ancora venire! A un certo punto l’autrice decide di mandare in vacanza per diversi volumi anche i personaggi oltre alla trama, in modo da potersi dedicare all’unica cosa che sembra interessarle veramente, ovvero la descrizione della relazione ormai ufficiale tra Aya e Toya. E come ci racconta questo amore? Purtroppo per noi in modo stucchevole, retorico e prolisso: pagine e pagine per esprimere considerazioni che avrebbero potuto stare in due vignette, insopportabili melensaggini, riflessioni anche giuste e interessanti che si perdono in un mare di banalità… Ad aggravare il tutto c’è il fatto che i due formino una coppia davvero orrenda, verso cui è impossibile (almeno lo è stato per me!) provare anche solo un minimo di empatia. Toya in particolare è un personaggio veramente detestabile: per metà del manga è un tipico stereotipo da shojo, cioè il bel tenebroso dal passato oscuro che inscena un irritante tira e molla sentimentale con la protagonista, dopodiché si trasforma di colpo in un ancor più irrealistico compagno sensibile e premuroso, privo di qualunque difetto umano ma anche di personalità (non che prima ne avesse molta…). Ho ardentemente sperato che crepasse ogni volta che se ne presentava l’occasione, ma purtroppo se la cavava sempre - e l’imprevedibile sceneggiatura ci permette anche di intuire anzitempo il perché!
Negli ultimi 2/3 volumi l’autrice sembra finalmente rinsavire, decidendosi a raccogliere e unire i brandelli di trama che aveva seminato in giro per portare la storia alla conclusione, e devo dire che, nonostante sia le rivelazioni che le reazioni psicologiche dei personaggi siano molto prevedibili, questa parte finale non è malaccio - niente di eccezionale, ma comunque più che sufficiente - e ciò rende ancora più evidente quanto gran parte di quel che si è letto in precedenza fosse inutile e mediocre.
A questo punto vi starete chiedendo: ma in questa sbobba ammorbante c’è almeno una cosa che mi sia piaciuta senza riserve? Sì, i disegni, davvero belli, ma che non faranno alzare il voto di una virgola perché io generalmente do molta più importanza al contenuto e alle emozioni che riesce a darmi piuttosto che alla parte grafica, se mi bastasse un buon design per considerare riuscita un’opera farei prima a comprarmi una raccolta di illustrazioni, no?
Quindi, mi spiace, ma in base a quanto ha saputo trasmettermi il mio voto per questo manga è un 4.
Se siete fan dello shojo ve lo consiglio, ma se, come me, mal sopportate questo genere sappiate che qui non troverete affatto l’eccezione che conferma la regola, per cui state alla larga!
Probabilmente sarò l’unica a esprimere un parere così negativo, ma questo manga non mi è proprio piaciuto: è uno dei primissimi shojo che abbia mai letto per intero, ed ha dato il suo bel contributo nel radicare la mia antipatia verso questo genere.
Devo doverosamente premettere che non ho mai apprezzato le storie sentimentali (non solo in ambito manga/anime), tuttavia avevo deciso di dare una possibilità a Ceres perché prometteva di essere diverso dalle solite menate amorose che tanto detesto; sembrava un titolo più completo, in cui, accanto alla vicenda romantica, trovavano spazio altri generi quali azione, commedia, paranormale e, addirittura, un pizzico di horror.
Invece è proprio una delle solite menate amorose che tanto detesto, anzi, ne è un esempio della peggior specie!
Le scene d’azione sono poche e mal realizzate, le gag patetiche e il genere horror/mistero/paranormale non è assolutamente nelle corde dell’autrice, ma tutto questo avrebbe anche potuto passare in secondo piano se almeno lo spunto principale (che non era malvagio) fosse stato sviluppato decentemente, ma purtroppo si è verificato l’esatto contrario: un sacco di passaggi inutili, personaggi e sottotrame messi all’improvviso da parte per dare spazio alla penosa coppia protagonista, mai un momento di tensione, mai un colpo di scena che sia tale, solo una gran noia! Dopo 5/6 volumi mi ritrovavo già a proseguire per inerzia, e sono arrivata alla fine solo per quel masochismo tipico dei lettori di fumetti che costringe a non lasciare un’opera a metà una volta che si è iniziata.
La prima parte del manga è quasi completamente costituita da minisaghe basate su uno schema parecchio ripetitivo: la protagonista Aya va a indagare in un certo luogo - di solito una scuola - pensando di trovarvi la veste di Ceres, e qui fa amicizia con una ragazza, meglio se con problemi sentimentali, che - ma guarda un po’ che caso! – si rivela pure lei una dea; immancabilmente sbuca fuori il noiosissimo Toya per dar vita a gelosie e soporiferi siparietti amorosi, si scopre dunque che i cattivoni, arrivati prima di Aya, hanno già iniziato a mettere in atto le loro losche macchinazioni, seguono scontri, trasformazioni e drammoni lacrimevoli alla fine dei quali la nuova amica, se non fa una brutta fine, entra nel gruppo dei buoni in qualità di personaggio di supporto semi-inutile (cosa che non le riserverà comunque un futuro radioso!), ma a parte questo ci ritroviamo punto e a capo, l’indagine non ha portato alcun frutto e la trama non ha fatto passi avanti significativi. A tutto ciò si inframmezzano situazioni sentimentali forzate e inverosimili, incontri/scontri coi nemici che si concludono sempre con un nulla di fatto, la telenovela di casa Aogiri, esperimenti improbabili e scene in cui Aya viene molestata o baciata contro la sua volontà.
Gran parte di queste vicende sono di un’inutilità inaudita e servono solo ad allungare il brodo, se stessimo parlando di una serie animata le avrei scambiate per filler!
Ma il peggio deve ancora venire! A un certo punto l’autrice decide di mandare in vacanza per diversi volumi anche i personaggi oltre alla trama, in modo da potersi dedicare all’unica cosa che sembra interessarle veramente, ovvero la descrizione della relazione ormai ufficiale tra Aya e Toya. E come ci racconta questo amore? Purtroppo per noi in modo stucchevole, retorico e prolisso: pagine e pagine per esprimere considerazioni che avrebbero potuto stare in due vignette, insopportabili melensaggini, riflessioni anche giuste e interessanti che si perdono in un mare di banalità… Ad aggravare il tutto c’è il fatto che i due formino una coppia davvero orrenda, verso cui è impossibile (almeno lo è stato per me!) provare anche solo un minimo di empatia. Toya in particolare è un personaggio veramente detestabile: per metà del manga è un tipico stereotipo da shojo, cioè il bel tenebroso dal passato oscuro che inscena un irritante tira e molla sentimentale con la protagonista, dopodiché si trasforma di colpo in un ancor più irrealistico compagno sensibile e premuroso, privo di qualunque difetto umano ma anche di personalità (non che prima ne avesse molta…). Ho ardentemente sperato che crepasse ogni volta che se ne presentava l’occasione, ma purtroppo se la cavava sempre - e l’imprevedibile sceneggiatura ci permette anche di intuire anzitempo il perché!
Negli ultimi 2/3 volumi l’autrice sembra finalmente rinsavire, decidendosi a raccogliere e unire i brandelli di trama che aveva seminato in giro per portare la storia alla conclusione, e devo dire che, nonostante sia le rivelazioni che le reazioni psicologiche dei personaggi siano molto prevedibili, questa parte finale non è malaccio - niente di eccezionale, ma comunque più che sufficiente - e ciò rende ancora più evidente quanto gran parte di quel che si è letto in precedenza fosse inutile e mediocre.
A questo punto vi starete chiedendo: ma in questa sbobba ammorbante c’è almeno una cosa che mi sia piaciuta senza riserve? Sì, i disegni, davvero belli, ma che non faranno alzare il voto di una virgola perché io generalmente do molta più importanza al contenuto e alle emozioni che riesce a darmi piuttosto che alla parte grafica, se mi bastasse un buon design per considerare riuscita un’opera farei prima a comprarmi una raccolta di illustrazioni, no?
Quindi, mi spiace, ma in base a quanto ha saputo trasmettermi il mio voto per questo manga è un 4.
Se siete fan dello shojo ve lo consiglio, ma se, come me, mal sopportate questo genere sappiate che qui non troverete affatto l’eccezione che conferma la regola, per cui state alla larga!
Georgie
10.0/10
Chi cerca un'opera realistica non dovrebbe leggere Georgie, di Mann Izawa (storia) e Yumiko Igarashi (disegni). Georgie è il romanzesco allo stato puro: è un manga ricchissimo di sorprese, colpi di scena, tradimenti, inganni, fughe, inseguimenti, tentativi di omicidio e di suicidio, incontri inaspettati, coincidenze inverosimili e soprattutto amori impossibili. Il tutto in un'ambientazione che più romantica non si può, divisa tra l'Australia dei primi colonizzatori e l'Inghilterra vittoriana. Nessuno dei luoghi comuni del feuilletton viene trascurato: la trama principale tratta dell'amore contrastato tra un ricco nobile ed una povera orfanella. Georgie è la figlia di un deportato che si scopre poi essere di nobili origini grazie ad un braccialetto che porta con sé fin dall'infanzia (il trucco del riconoscimento era già vecchio ai tempi di Plauto). Ciò detto, Georgie è ben lungi dall'essere scontato, perché alla storia d'amore classica di Georgie e Lowell si mescolano molte storie, in particolare quelle dei fratelli adottivi Abel e Arthur, entrambi innamorati di Georgie, che vivono rocambolesche avventure quando cercano di seguirla a Londra.
L'attenzione rimane viva per tutta l'opera e per tutto il tempo il lettore si chiede se alla fine Georgie sceglierà Abel oppure Arthur, oppure nessuno dei due e si sistemerà con Lowell, anche se fin dall'inizio la loro storia sembra destinata ad un finale tragico. Il ricorso a stereotipici vecchissimi in Georgie non dà nessun fastidio ed anzi aumenta il fascino del manga perché mostra al lettore situazioni familiari che però non annoiano mai per il ritmo velocissimo dell'azione, per l'uso frequente di colpi di scena e di cambi di ambientazione. In pochissime pagine vediamo tanta di quell'azione che in un manga moderno occuperebbe decine di volumi. A questo si aggiunge una buona caratterizzazione dei personaggi che sono tutti interessanti, ognuno con la propria personalità specifica; i migliori sono i personaggi maschili, Abel, Arthur e Lowell, ma anche i personaggi femminili, quasi sempre avversari di Georgie (la madre la caccia di casa, la spasimante di Abel, Jessica, paga addirittura un killer per ucciderla, mentre la fidanzata di Lowell, Elisa, sembra addirittura una Iriza rediviva per le sue cattiverie!) hanno il loro perché e si fanno ricordare. La cosa migliore del manga è forse il disegno, di livello altissimo per un manga del 1982: mi hanno impressionato in particolar modo i disegni dettagliatissimi delle navi nel porto, con tutte la velatura e il cordame tratteggiato fin nei minimi particolari. Per non parlare degli occhi dei personaggi, che hanno fatto scuola; la parte grafica non è da certo di meno della storia, del resto si tratta di un lavoro di Yumiko Igarashi, la celebre disegnatrice di Candy Candy.
Il manga l'ho letto soltanto di recente ma conosco l'anime di Georgie da moltissimo tempo, avendolo visto ai tempi della mia adolescenza, motivo per cui ai suoi meriti indubbi si aggiunge anche il fascino della nostalgia. Rispetto all'anime il manga ha un ritmo molto più sostenuto, viene tagliata la parte iniziale sull'infanzia di Georgie e il finale è completamente diverso (il finale del manga a mio avviso è molto superiore a quello dell'anime, che ho sempre giudicato un po' debole). Si noti che per quanto si sia tentato di spacciare l'anime come un prodotto per bambini/e, è evidente che il target originale è per ragazzi/e di età più matura: infatti sia il manga che l'anime hanno un forte contenuto sessuale più o meno implicito che mi ricordo mi sorprese/colpì moltissimo all'epoca. Erano altri tempi, gli anime che accennavo il tema della sessualità erano pochissimi, ma i pochi che lo facevano (in questo momento ricordo soltanto Ninja Kamui, Lady Oscar e Baldios) lo facevano in maniera delicata e profonda. Insomma, per tutti questi motivi non posso che assegnare a Georgie un dieci pieno, essendo secondo solo a Lady Oscar nel campo dello shojo a ambientazione storica.
L'attenzione rimane viva per tutta l'opera e per tutto il tempo il lettore si chiede se alla fine Georgie sceglierà Abel oppure Arthur, oppure nessuno dei due e si sistemerà con Lowell, anche se fin dall'inizio la loro storia sembra destinata ad un finale tragico. Il ricorso a stereotipici vecchissimi in Georgie non dà nessun fastidio ed anzi aumenta il fascino del manga perché mostra al lettore situazioni familiari che però non annoiano mai per il ritmo velocissimo dell'azione, per l'uso frequente di colpi di scena e di cambi di ambientazione. In pochissime pagine vediamo tanta di quell'azione che in un manga moderno occuperebbe decine di volumi. A questo si aggiunge una buona caratterizzazione dei personaggi che sono tutti interessanti, ognuno con la propria personalità specifica; i migliori sono i personaggi maschili, Abel, Arthur e Lowell, ma anche i personaggi femminili, quasi sempre avversari di Georgie (la madre la caccia di casa, la spasimante di Abel, Jessica, paga addirittura un killer per ucciderla, mentre la fidanzata di Lowell, Elisa, sembra addirittura una Iriza rediviva per le sue cattiverie!) hanno il loro perché e si fanno ricordare. La cosa migliore del manga è forse il disegno, di livello altissimo per un manga del 1982: mi hanno impressionato in particolar modo i disegni dettagliatissimi delle navi nel porto, con tutte la velatura e il cordame tratteggiato fin nei minimi particolari. Per non parlare degli occhi dei personaggi, che hanno fatto scuola; la parte grafica non è da certo di meno della storia, del resto si tratta di un lavoro di Yumiko Igarashi, la celebre disegnatrice di Candy Candy.
Il manga l'ho letto soltanto di recente ma conosco l'anime di Georgie da moltissimo tempo, avendolo visto ai tempi della mia adolescenza, motivo per cui ai suoi meriti indubbi si aggiunge anche il fascino della nostalgia. Rispetto all'anime il manga ha un ritmo molto più sostenuto, viene tagliata la parte iniziale sull'infanzia di Georgie e il finale è completamente diverso (il finale del manga a mio avviso è molto superiore a quello dell'anime, che ho sempre giudicato un po' debole). Si noti che per quanto si sia tentato di spacciare l'anime come un prodotto per bambini/e, è evidente che il target originale è per ragazzi/e di età più matura: infatti sia il manga che l'anime hanno un forte contenuto sessuale più o meno implicito che mi ricordo mi sorprese/colpì moltissimo all'epoca. Erano altri tempi, gli anime che accennavo il tema della sessualità erano pochissimi, ma i pochi che lo facevano (in questo momento ricordo soltanto Ninja Kamui, Lady Oscar e Baldios) lo facevano in maniera delicata e profonda. Insomma, per tutti questi motivi non posso che assegnare a Georgie un dieci pieno, essendo secondo solo a Lady Oscar nel campo dello shojo a ambientazione storica.
Oggi sono preparato, ho letto Solanin (di cui non ho una buona opinione, come per tutte le opere di Asano che ho letto) e visto Ayashi no Ceres versione anime. Tendo a essere d'accordo con jane_lane, specialmente per l'odio verso l'insulso Toya
Georgie l'ho letto tanti anni fa e mi è piaciuto, contribuendo a farmi rivalutare il genere dello shoujo-feuilleton che da bambino detestavo e che invece ora trovo interessante e molto piacevole da seguire.
Georgie l'ho letto molti anni dopo la visione dell'anime, anzi, l'ho letto e riletto più volte ed è incredibile come riesca ad essere appassionante anche se trovo che Georgie e tutto il cast maschile meno uno, siano terribilmente detestabili! Non è assolutamente tra i miei shojo preferiti ma ha i suoi meriti e, senza dubbio, il suo valore.
Georgie, è Georgie, ci sono cresciuta. Ma la mia curiosità andava nel finale e quindi dovevo vedere com'era il fumetto. Sinceramente l'ho trovato, come dice micheles, più sostenuto e a volte più gradevole. Ovviamente ha una tematica più forte rispetto al cartone che ricordavo, nonostante ci siano riferimenti sessuali, qui sono più espliciti (ma credo che la colpa del cartone non sia tanto di chi l'ha prodotto, ma dov'è andato in onda) e il finale è veramente un'altra cosa... Consigliatissimo di leggerlo.
Grazie per le recensioni.
Che dire? Finalmente qualcuno che condivide la mia opinione su Toya, Yuhi è diecimila volte migliore di lui: bello, gentile, simpatico, con una certa abilità nelle arti marziali e, cosa che non dispiacerebbe affatto a nessuna donna sana di mente (quale Aya evidentemente non è ), un ottimo cuoco, un uomo da sposare subito!!! Scherzi a parte, anche se non ho un'opinione così negativa di questo manga, non posso non riconoscere diverse debolezze nella trama, l'eccessiva stucchevolezza di alcune scene Aya/Toya che che avrebbero potuto lasciare spazio ad altri aspetti più interessanti della storia, come la vita delle "dee" nel laboratorio, oppure la storia di Shuro e di Chidori, altri due personaggi che ho apprezzato e che avrebbero meritato un trattamento migliore. Toya non è esattamente il classico bel tenebroso che generalmente io odio, ma sicuramente è il più insignificante insieme alla sua degna compagna!
Per quanto riguarda Georgie, chi mi conosce in questo sito già saprà che purtroppo nutro un odio profondo per questo manga! Certamente ha i suoi enormi pregi, un meraviglioso stile di disegno, una scrittura adulta che viene persa nell'anime (che si dilunga troppo sugli anni dell'infanzia) ed un finale definito... Ma ahimé, è proprio questo finale che non ho retto e che mi ha indotta a pensare che forse quel finale aperto dell'anime che mi aveva lasciato un po' l'amaro in bocca non era poi così terribile! Sul serio, non lo dico soltanto perché il primo istinto che ho avuto quando l'ho letto è stato un forte desiderio di andare a cercare Mann Izawa in modalità Annie Wilkes di Misery non deve morire per via dell'efferato omicidio del mio personaggio preferito!!!
In fondo, anche se un bel personaggio muore non è detto che la storia perda di qualità, lo penso davvero, altrimenti non considererei Lady Oscar (l'anime, in questo caso) un capolavoro... Anche un massacro come quello può piacere, basta che sia compiuto con criterio, con coerenza, senza forzature; e se poi mettiamo, considerando in quel caso, i bravissimi doppiatori, il character design del compianto Dezaki e le meravigliose musiche, allora anche il termine "capolavoro" può essere considerato riduttivo!
Purtroppo però non posso dire lo stesso di Georgie, che ho considerato un manga straordinario fino a metà del settimo volumetto Starcomics: una storia romantica, in perfetto stile shoujo anni '70-'80, ma molto matura e poco prevedibile, e le tante difficoltà impreviste che si presentavano alla protagonista non facevano che migliorare la qualità della narrazione, altrimenti piatta e noiosa. Ma poi cosa è successo? Il fallimento della liberazione di X da parte di Y avrebbe potuto anche essere contemplato, ma poi, quando la verità viene a galla e pare che tutto si stia meravigliosamente risolvendo perché chi pareva stesse finalmente per essere punito ha avuto il tempo di fare quella cosa? Ma soprattutto, considerando l'ipotesi che dopo molestie, stupri, droga, sangue e chi più ne ha più ne metta l'autore avesse voluto la tragedia immane fino all'ultimo, qualcuno sarebbe spiegarmi a cosa voleva dirci Izawa con quel ridicolo colpo di scena finale che nulla ha da invidiare a Beautiful (anche se mi sa che qui c'è lo zampino della sua collaboratrice ai disegni Igarashi, perché quasi sempre dove c'è lei non c'è pietà per i personaggi con un certo aspetto e tutto va a favore di quelli con l'aspetto di quello che trionfa anche stavolta )? Mi spiace, ma l'ho trovata una scelta narrativa a dir poco atroce, che mi induce a sconsigliare vivamente l'acquisto: la coerenza viene per me al primo posto e qui davvero non c'è!
Ayashi no Ceres a me è piaciuto tantissimo. L'ho letto un bel po' di tempo fa, quindi non ricordo tutti gli avvenimenti in maniera dettagliata; ma ricordo perfettamente quanto mi aveva coinvolta la storia. D'altronde esiste qualcosa della Watase che non mi sia piaciuto? Ho fatto i salti mortali fra le fiere e i mercatini dell'usato pur di avere tutta la sua collezione completa!
Non mi trovo d'accordo con la recensione, anche perché dire che una delle massime esponenti dello shoujo fantasy non ha nelle corde il genere paranormale, mi sembra un'eresia bell'e buona. Però sono gusti, e shoujo di questo tipo possono piacere come possono non farlo.
L'unica parte su cui concordo è il disegno. xD
Io non l'ho ancora comprata perché sinceramente le scans mi hanno lasciata un po' perplessa, troppe scene di sesso violento... Ma la recupererei ugualmente se sapessi che a parte quelle ci sia dietro una trama intrigante e ben strutturata.
Ovviamente i fans di Beautiful si ribellano anonimamente alla mia critica al finale di Georgie: che c'è, si vergognano dei loro gusti, forse? Non capirò mai il senso di spolliciare senza qualificarsi e spiegare le proprie motivazioni, anche quando si sta parlando bene o male solo di un manga: io lo trovo infantile sinceramente, senza contare che toglie il senso ai topics, che con tanti commenti tutti uguali diventano solo noiosi!
Proprio per questo ho particolarmente apprezzato che sia stata scelta, fra le recensioni di Ayashi no Ceres, una delle più negative, che non solo è fatta bene ma offre anche maggiori spunti di discussione e di riflessione sull'opera.
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