Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[ANIME] Sally la maga (Scadenza: 9/9/2015)
[ANIME] Kaleido Star (Scadenza: 13/9/2015)
[ANIME] Natsu no Arashi (Scadenza: 16/9/2015)
[ANIME] Softenni (Scadenza: 20/9/2015)
[MANGA] L'impero Romano (Scadenza: 9/9/2015)
[MANGA] Porompompin (Scadenza: 13/9/2015)
[MANGA] Crimson Wolf (Scadenza: 16/9/2015)
[LIVE] Rough (Scadenza: 9/9/2015)
[LIVE] Thermae Romae II (Scadenza: 13/9/2015)
[LIVE] Megaloman (Scadenza: 16/9/2015)
[GAME] Clannad (Visual Novel) (Scadenza: 9/9/2015)
[GAME] Mario Kart 8 (Scadenza: 13/9/2015)
[SERIAL] Xena, principessa guerriera (Scadenza: 9/9/2015)
[SERIAL] Tutto in famiglia (Scadenza: 13/9/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con i manga Venus in Love: Il doppio volto di Venere, Harlmet Beat e Kenshin, Samurai vagabondo.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Recensione di Shaoranlover
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Nella grande bagarre di nuovi manga e autori introdotti nel mercato italiano in questi ultimi anni, il 2006 vide l’uscita nelle nostre fumetterie di Venus in Love, opera d’esordio in Italia di Yuki Nakaji, già apprezzatissima mangaka in patria appartenente alla scuderia LaLa, come la più celebre Bisco Hatori.
Si tratta di un manga moderno (in Giappone è apparso su rivista dal Novembre 1999 al Luglio 2004), ma ciononostante basta osservare con attenzione soltanto la copertina del primo numero, lo stile di disegno, la posa, l'abbigliamento dei personaggi e la scelta di colori tenui molto pastello, per rendersi subito conto di essere davanti a un tankoubon che sembra corrispondere più alla produzione degli anni '90. Ma questo suo anacronismo, piuttosto che essere un peso o un difetto, è proprio il suo punto di forza, perché conferisce al fumetto un’aria di freschezza, di candore, e di innocenza, tutte qualità divenute rare nelle pubblicazioni più recenti.
La storia di Venus in Love ruota intorno alle vicende sentimentali di Eichi e Suzuna, le quali vengono qui analizzate sotto tutte le loro sfaccettature e manifestazioni, sia esso l'amore di un ragazzo per un suo coetaneo, la profonda amicizia tra due persone, l'attrazione verso un professore, il legame familiare (che non si esaurisce nella varietà genitori-figli o tra fratelli, ma sviluppa anche l'affetto che si prova verso una sorella scomparsa prematuramente), o anche i sentimenti provati in occasione di un Miai, la tradizione giapponese degli incontri a scopo matrimoniale.
L'apertura del manga in particolare è insolita ma pregevolissima per come viene elaborata dall'autrice. Eichi, un ragazzo, e Suzuna, una ragazza, sono entrambi innamorati del loro collega universitario Fukami. Questo elemento omosessuale nell'intreccio viene descritto e dipanato dalla disegnatrice in un modo molto delicato e dolce, persino divertente. Sotto questo punto di vista, esso potrebbe ricordare l’avvio di un altro popolarissimo manga proprio degli anni ’90, Marmalade Boy, nel quale la tematica del divorzio e delle seconde nozze trova una raffigurazione molto garbata, nonostante la potenziale difficoltà di trattazione del tema.
Già in questa vicenda iniziale è presente una delle molte attrattive del manga: l'abilità dell'autrice nel rappresentare l'evoluzione graduale dei sentimenti dei suoi eroi e di esprimerli attraverso le loro azioni anche le più semplici e quotidiane. E' sorprendente il grado con cui emozioni complesse e contrastanti d'amore, di felicità, di gioia ma anche di frustrazione e di rabbia siano trasmesse in maniera immediata al fruitore soltanto tramite gesti ed espressioni di Eichi e Suzuna e del resto della scalmanata combriccola, e grazie a ciò i loro sentimenti vengono colti istantaneamente senza alcuna artificiosità, e al contempo il loro rapporto è autentico e pienamente giustificato, posizionandosi al polo opposto delle inconsce motivazioni socio-culturali che muovono i cuori in Mermaid Melody.
Altra caratteristica del fumetto è l'assenza di dolori devastanti per gli eroi. Nel mondo di Venus in Love, le delusioni amorose possono essere assimilate e superate piangendone un poco o confidandosi con l'amica del cuore, per poi poter tornare a instaurare con l'altra persona un rapporto sereno ed equilibrato, senza alcun rancore. Il risultato di questo modo di porsi nei confronti di se stessi e degli altri, lontano dal sembrare superficiale o semplicistico come in molti hanno creduto, ci comunica un profondo senso di pace e di fiducia che non si può non invidiare.
Quest’effetto è poi rafforzato dalla grande spontaneità dei personaggi, che non sono costantemente in posa né si esprimono per frasi ad effetto degne di kolossal hollywoodiani, ma che si comportano in un modo molto fresco e naturale che li rende ancora più vicini a dei nostri coetanei.
Inoltre, tutte queste particolarità vanno a confluire e sono confermate a livello grafico. Il tratto di Yuki Nakaji è estremamente morbido e sottile,le scene sono spesso ambientate in esterni e non sono mai ingombre o sovraccariche e, a differenza di altre autrici come ad esempio Arina Tanemura, che per quanto apprezzi grandemente le sue opere è per me innegabile che i suoi personaggi tendano a somigliarsi, ciascun protagonista di Venus in Love possiede delle proprie caratteristiche fisiche ben delineate, le quali ricoprono la funzione di rafforzare ulteriormente e nettamente le identità dei vari personaggi. Personaggi che, seppure siano tutti il risultato di un lavoro estremamente attento anche alla componente estetica, come ho accennato più sopra, non sembrano essere discesi da un universo etereo, ma appartengono a questo mondo, e infatti canticchiano con nonchalance jingles pubblicitari, hanno sigle di telefilm famosi come suonerie per cellulare, e si paragonano ad attori realmente esistenti.
Credo sia poi doveroso spendere una piccola nota riguardo i “quartini di pagina”, come li definisce l’autrice stessa, i free talks in cui presenta al lettore alcuni aspetti di sé e della sua professione, come quando si cimenta nel disegno con la mano sinistra, nella parodia dei suoi personaggi, oppure discorre circa il suo amore per i gatti. Sebbene ovviamente occupino una parte accessoria del manga, sono assai piacevoli, e lasciano immaginare la mangaka come un personaggio del suo stesso fumetto.
L'unico difetto che si potrebbe avvertire è il dispiacere che la narrazione graviti più o meno esclusivamente attorno a Eichi, Suzuna, Yukki, e Hinako, e che non si espanda anche ai personaggi secondari, pur essi creati abilmente da Nakaji-sensei, come Tomoki, il fratello di Eichi, che purtroppo compare solo in un numero limitato di circostanze, il padre di Suzuna, e lo spassosissimo ragazzo che Hinako incontra durante un Miai, a entrambi dei quali viene dedicato un unico capitolo. Anche figure che all'inizio della storia promettono di essere portanti e sempre presenti nella trama con il procedere dei volumetti divengono un po' marginali, come Fukami.
Tuttavia, nonostante questa pecca, il manga procede in maniera scorrevole e impeccabile, sin da subito non si può che lasciarsi vincere dall'allegria e dalla spensieratezza che contraddistinguono Venus in Love, dalla bontà e dall’irascibilità di Eichi, dalla simpatia di Yukki e dal desiderio di condividere la vita universitaria di Suzuna, la quale tra mangiare, passare il tempo con i suoi amici, e a volte lavorare part-time riesce a trovare il tempo anche per laurearsi. E' una lettura che consiglierei a chiunque sappia apprezzare uno shoujo manga semplice ma frizzante e di prima categoria, e per questa ragione gli assegnerei un meritatissimo 9,5 ma, a malincuore, devo arrotondare per difetto a 9.
Si tratta di un manga moderno (in Giappone è apparso su rivista dal Novembre 1999 al Luglio 2004), ma ciononostante basta osservare con attenzione soltanto la copertina del primo numero, lo stile di disegno, la posa, l'abbigliamento dei personaggi e la scelta di colori tenui molto pastello, per rendersi subito conto di essere davanti a un tankoubon che sembra corrispondere più alla produzione degli anni '90. Ma questo suo anacronismo, piuttosto che essere un peso o un difetto, è proprio il suo punto di forza, perché conferisce al fumetto un’aria di freschezza, di candore, e di innocenza, tutte qualità divenute rare nelle pubblicazioni più recenti.
La storia di Venus in Love ruota intorno alle vicende sentimentali di Eichi e Suzuna, le quali vengono qui analizzate sotto tutte le loro sfaccettature e manifestazioni, sia esso l'amore di un ragazzo per un suo coetaneo, la profonda amicizia tra due persone, l'attrazione verso un professore, il legame familiare (che non si esaurisce nella varietà genitori-figli o tra fratelli, ma sviluppa anche l'affetto che si prova verso una sorella scomparsa prematuramente), o anche i sentimenti provati in occasione di un Miai, la tradizione giapponese degli incontri a scopo matrimoniale.
L'apertura del manga in particolare è insolita ma pregevolissima per come viene elaborata dall'autrice. Eichi, un ragazzo, e Suzuna, una ragazza, sono entrambi innamorati del loro collega universitario Fukami. Questo elemento omosessuale nell'intreccio viene descritto e dipanato dalla disegnatrice in un modo molto delicato e dolce, persino divertente. Sotto questo punto di vista, esso potrebbe ricordare l’avvio di un altro popolarissimo manga proprio degli anni ’90, Marmalade Boy, nel quale la tematica del divorzio e delle seconde nozze trova una raffigurazione molto garbata, nonostante la potenziale difficoltà di trattazione del tema.
Già in questa vicenda iniziale è presente una delle molte attrattive del manga: l'abilità dell'autrice nel rappresentare l'evoluzione graduale dei sentimenti dei suoi eroi e di esprimerli attraverso le loro azioni anche le più semplici e quotidiane. E' sorprendente il grado con cui emozioni complesse e contrastanti d'amore, di felicità, di gioia ma anche di frustrazione e di rabbia siano trasmesse in maniera immediata al fruitore soltanto tramite gesti ed espressioni di Eichi e Suzuna e del resto della scalmanata combriccola, e grazie a ciò i loro sentimenti vengono colti istantaneamente senza alcuna artificiosità, e al contempo il loro rapporto è autentico e pienamente giustificato, posizionandosi al polo opposto delle inconsce motivazioni socio-culturali che muovono i cuori in Mermaid Melody.
Altra caratteristica del fumetto è l'assenza di dolori devastanti per gli eroi. Nel mondo di Venus in Love, le delusioni amorose possono essere assimilate e superate piangendone un poco o confidandosi con l'amica del cuore, per poi poter tornare a instaurare con l'altra persona un rapporto sereno ed equilibrato, senza alcun rancore. Il risultato di questo modo di porsi nei confronti di se stessi e degli altri, lontano dal sembrare superficiale o semplicistico come in molti hanno creduto, ci comunica un profondo senso di pace e di fiducia che non si può non invidiare.
Quest’effetto è poi rafforzato dalla grande spontaneità dei personaggi, che non sono costantemente in posa né si esprimono per frasi ad effetto degne di kolossal hollywoodiani, ma che si comportano in un modo molto fresco e naturale che li rende ancora più vicini a dei nostri coetanei.
Inoltre, tutte queste particolarità vanno a confluire e sono confermate a livello grafico. Il tratto di Yuki Nakaji è estremamente morbido e sottile,le scene sono spesso ambientate in esterni e non sono mai ingombre o sovraccariche e, a differenza di altre autrici come ad esempio Arina Tanemura, che per quanto apprezzi grandemente le sue opere è per me innegabile che i suoi personaggi tendano a somigliarsi, ciascun protagonista di Venus in Love possiede delle proprie caratteristiche fisiche ben delineate, le quali ricoprono la funzione di rafforzare ulteriormente e nettamente le identità dei vari personaggi. Personaggi che, seppure siano tutti il risultato di un lavoro estremamente attento anche alla componente estetica, come ho accennato più sopra, non sembrano essere discesi da un universo etereo, ma appartengono a questo mondo, e infatti canticchiano con nonchalance jingles pubblicitari, hanno sigle di telefilm famosi come suonerie per cellulare, e si paragonano ad attori realmente esistenti.
Credo sia poi doveroso spendere una piccola nota riguardo i “quartini di pagina”, come li definisce l’autrice stessa, i free talks in cui presenta al lettore alcuni aspetti di sé e della sua professione, come quando si cimenta nel disegno con la mano sinistra, nella parodia dei suoi personaggi, oppure discorre circa il suo amore per i gatti. Sebbene ovviamente occupino una parte accessoria del manga, sono assai piacevoli, e lasciano immaginare la mangaka come un personaggio del suo stesso fumetto.
L'unico difetto che si potrebbe avvertire è il dispiacere che la narrazione graviti più o meno esclusivamente attorno a Eichi, Suzuna, Yukki, e Hinako, e che non si espanda anche ai personaggi secondari, pur essi creati abilmente da Nakaji-sensei, come Tomoki, il fratello di Eichi, che purtroppo compare solo in un numero limitato di circostanze, il padre di Suzuna, e lo spassosissimo ragazzo che Hinako incontra durante un Miai, a entrambi dei quali viene dedicato un unico capitolo. Anche figure che all'inizio della storia promettono di essere portanti e sempre presenti nella trama con il procedere dei volumetti divengono un po' marginali, come Fukami.
Tuttavia, nonostante questa pecca, il manga procede in maniera scorrevole e impeccabile, sin da subito non si può che lasciarsi vincere dall'allegria e dalla spensieratezza che contraddistinguono Venus in Love, dalla bontà e dall’irascibilità di Eichi, dalla simpatia di Yukki e dal desiderio di condividere la vita universitaria di Suzuna, la quale tra mangiare, passare il tempo con i suoi amici, e a volte lavorare part-time riesce a trovare il tempo anche per laurearsi. E' una lettura che consiglierei a chiunque sappia apprezzare uno shoujo manga semplice ma frizzante e di prima categoria, e per questa ragione gli assegnerei un meritatissimo 9,5 ma, a malincuore, devo arrotondare per difetto a 9.
Harlem Beat
5.0/10
Mi ricordo l'acquisto del manga subito dopo la scia travolgente di Slam Dunk credendo e sperando di trovarmi sul filone giusto, ma mi sono sbagliata; l'unica cosa che accomuna le due opere è il basket (e ti sembra poco mi direte!).
La storia non è piatta e scontata come può sembrare inizialmente, ma gli manca quel "qualcosa" che fa innescare la passione per il tutto.
Il basket è sì l'elemento principale della serie, ma al contempo fa da sfondo ai vari avvenimenti e sentimenti che premono e battono in modo martellante (in senso positivo) per tutta la vicenda.
Toru Naruse si iscrive come nuova recluta nel club di basket dell'istituto Johan anche se non è mai stato portato per lo sport, ma ha la grinta e la passione giuste che gli permettono di entrare in squadra. Incontrando per caso l'amica d'infanzia Mizuki Kasuda, Toru le racconta la sua "promozione" in quanto è entrato nelle riserve del Johan basket e lei decide di portarlo al Three Men's Hoop, un angolo di "mondo" dove si gioca lo street basket. Un "fazzoletto" d' asfalto tra alti palazzi, dove tutte le questioni si risolvono sul campo da basket in un tre contro tre. È qui che si scatena l'amore di Toru per tale sport; questo è lo spirito che pervade il manga, molta fantasia, molti sentimenti e un poco di gioco. Piacevole senza dubbio, anche se a volte prevedibile, ma non sempre.
Passiamo ai lati negativi della pubblicazione italiana: quasi sei anni (2002/2008) per vedere il finale con una partenza "bomba" per poi ad arrivare alle uscite finali a distanza di 6/8 mesi l'una dall'altra (considerando che nel 2000 se non erro è terminato in patria) e alla modica cifra di 10 euro l'uno per gli ultimi 6 albi - sicuramente ci sono il doppio e anche il triplo delle pagine, ma la cosa ha fatto sì che molti lasciassero la propria raccolta incompleta.
Sempre contro la Planet Manga è la pessima impaginazione degli albi, per poter leggere molti dialoghi ho dovuto aprire a 180° più della metà degli stessi.
Ho reperito tutto la serie in blocco, ma ci ho impiegato quasi due anni e mezzo ad ultimare la lettura, perché a mio avviso la storia perde d'interesse in quanto troppo lunga e dispersiva in più punti. Come racconta la stessa autrice la serie ha rischiato più volte di essere sospesa in quanto le vendite nel corso di pubblicazione subirono un proporzionale calo uscita dopo uscita. Ci siamo salvati e abbiamo potuto così vedere il finale di tale opera solo quando, chiuso un primo capitolo (assai lungo) dello street basket, la storia si focalizza sul campionato scolastico di pallacanestro.
In una parola potrei definirlo GENUINO per la passione, il carattere e i sentimenti dei vari personaggi che sono ben definiti.
Voto globale 5, anche se la storia, lo stile e la grafica avrebbero meritato almeno un 6 e mezzo, ma la Planet manga ahimè ha fatto il resto.
La storia non è piatta e scontata come può sembrare inizialmente, ma gli manca quel "qualcosa" che fa innescare la passione per il tutto.
Il basket è sì l'elemento principale della serie, ma al contempo fa da sfondo ai vari avvenimenti e sentimenti che premono e battono in modo martellante (in senso positivo) per tutta la vicenda.
Toru Naruse si iscrive come nuova recluta nel club di basket dell'istituto Johan anche se non è mai stato portato per lo sport, ma ha la grinta e la passione giuste che gli permettono di entrare in squadra. Incontrando per caso l'amica d'infanzia Mizuki Kasuda, Toru le racconta la sua "promozione" in quanto è entrato nelle riserve del Johan basket e lei decide di portarlo al Three Men's Hoop, un angolo di "mondo" dove si gioca lo street basket. Un "fazzoletto" d' asfalto tra alti palazzi, dove tutte le questioni si risolvono sul campo da basket in un tre contro tre. È qui che si scatena l'amore di Toru per tale sport; questo è lo spirito che pervade il manga, molta fantasia, molti sentimenti e un poco di gioco. Piacevole senza dubbio, anche se a volte prevedibile, ma non sempre.
Passiamo ai lati negativi della pubblicazione italiana: quasi sei anni (2002/2008) per vedere il finale con una partenza "bomba" per poi ad arrivare alle uscite finali a distanza di 6/8 mesi l'una dall'altra (considerando che nel 2000 se non erro è terminato in patria) e alla modica cifra di 10 euro l'uno per gli ultimi 6 albi - sicuramente ci sono il doppio e anche il triplo delle pagine, ma la cosa ha fatto sì che molti lasciassero la propria raccolta incompleta.
Sempre contro la Planet Manga è la pessima impaginazione degli albi, per poter leggere molti dialoghi ho dovuto aprire a 180° più della metà degli stessi.
Ho reperito tutto la serie in blocco, ma ci ho impiegato quasi due anni e mezzo ad ultimare la lettura, perché a mio avviso la storia perde d'interesse in quanto troppo lunga e dispersiva in più punti. Come racconta la stessa autrice la serie ha rischiato più volte di essere sospesa in quanto le vendite nel corso di pubblicazione subirono un proporzionale calo uscita dopo uscita. Ci siamo salvati e abbiamo potuto così vedere il finale di tale opera solo quando, chiuso un primo capitolo (assai lungo) dello street basket, la storia si focalizza sul campionato scolastico di pallacanestro.
In una parola potrei definirlo GENUINO per la passione, il carattere e i sentimenti dei vari personaggi che sono ben definiti.
Voto globale 5, anche se la storia, lo stile e la grafica avrebbero meritato almeno un 6 e mezzo, ma la Planet manga ahimè ha fatto il resto.
Kenshin, Samurai Vagabondo
7.0/10
Ruroni Kenshin è la dimostrazione di come, a volte, il mondo dei manga e quello dei videogiochi siano di ispirazione l'uno all'altro.
Nel mondo dei videogiochi l'uscita di un titolo come "Street Fighter 2", nel 1991, ha inaugurato un genere video ludico molto diffuso anche attualmente. Molte software house, da lì in poi, hanno creato le loro saghe di picchiaduro ad incontri. Nel 1993, la già famosa SNK, creò la serie di Samurai Shodown/Spirits.
Per farla breve la trama di "Kenshin, Smaurai vagabondo" è come quella di uno di quei videogiochi usciti in quegli anni, Un sacco di personaggi: ad ogni volume salta fuori un nemico nuovo, prontamente sconfitto dal protagonista, che a quel punto o diventa suo amico, o sparisce o muore. Come nei picchiaduro ad incontri ogni personaggio ha alle storie una semplice storia che viene raccontata velocemente per giustificare la sua scesa in campo.
Alcuni personaggi sono più ricorrenti di altri e un po' alla volta vanno a costituire il team che affiancherà il protagonista e di conseguenza la loro storia sarà più approfondita. I personaggi sono veramente tanti e l'autore è stato comunque bravo a trovare sempre soluzioni originali per far saltar fuori personaggi sempre diversi, con armi e colpi speciali diversi non nascondendo, se si leggevano le note dell'autore a fine volume, di essersi ispirato ad elementi di diverso tipo: dal personaggio di Venom di Spiderman, al costume di Gambit degli X-Men o ai colpi dei personaggi del videgioco "Samurai Shodown". Alcuni magari si somigliano un po' troppo tra loro:è il caso del Ninja Aoshi Shinomori, che praticamente ha lo stesso viso del Maestro Sijuro Hiko.
La storia è ambientata nell'era Meiji, anni in cui non era più permesso portare spade. Il protagonista è Kenshin Himura, un samurai dalla corporatura esile e dall'aria gentile, che però ha un passato fatto di violenza, cosa che gli ha fatto decidere di non voler più uccidere nessuno, tanto da andarsene in giro con una strana spada a lama invertita. Nel corso della storia, un po' alla volta, verrà raccontato tutto il suo passato, spiegando bene al lettore chi e cosa hanno portato Kenshin ad essere quello che è.
La trama è molto semplice, quasi scontata, molti personaggi hanno analogie con molti altri personaggi di altri manga, ma nonostante tutto io l'ho trovata una storia divertente, con tanta azione e diverse gag spassose.
Forse non è un manga che può piacere a tutti: se non si cerca una lettura "leggera" passate pure oltre, altrimenti correte il rischio di divertirvi. Agli appassionati di videogiochi piacerà senz'altro.
Nel mondo dei videogiochi l'uscita di un titolo come "Street Fighter 2", nel 1991, ha inaugurato un genere video ludico molto diffuso anche attualmente. Molte software house, da lì in poi, hanno creato le loro saghe di picchiaduro ad incontri. Nel 1993, la già famosa SNK, creò la serie di Samurai Shodown/Spirits.
Per farla breve la trama di "Kenshin, Smaurai vagabondo" è come quella di uno di quei videogiochi usciti in quegli anni, Un sacco di personaggi: ad ogni volume salta fuori un nemico nuovo, prontamente sconfitto dal protagonista, che a quel punto o diventa suo amico, o sparisce o muore. Come nei picchiaduro ad incontri ogni personaggio ha alle storie una semplice storia che viene raccontata velocemente per giustificare la sua scesa in campo.
Alcuni personaggi sono più ricorrenti di altri e un po' alla volta vanno a costituire il team che affiancherà il protagonista e di conseguenza la loro storia sarà più approfondita. I personaggi sono veramente tanti e l'autore è stato comunque bravo a trovare sempre soluzioni originali per far saltar fuori personaggi sempre diversi, con armi e colpi speciali diversi non nascondendo, se si leggevano le note dell'autore a fine volume, di essersi ispirato ad elementi di diverso tipo: dal personaggio di Venom di Spiderman, al costume di Gambit degli X-Men o ai colpi dei personaggi del videgioco "Samurai Shodown". Alcuni magari si somigliano un po' troppo tra loro:è il caso del Ninja Aoshi Shinomori, che praticamente ha lo stesso viso del Maestro Sijuro Hiko.
La storia è ambientata nell'era Meiji, anni in cui non era più permesso portare spade. Il protagonista è Kenshin Himura, un samurai dalla corporatura esile e dall'aria gentile, che però ha un passato fatto di violenza, cosa che gli ha fatto decidere di non voler più uccidere nessuno, tanto da andarsene in giro con una strana spada a lama invertita. Nel corso della storia, un po' alla volta, verrà raccontato tutto il suo passato, spiegando bene al lettore chi e cosa hanno portato Kenshin ad essere quello che è.
La trama è molto semplice, quasi scontata, molti personaggi hanno analogie con molti altri personaggi di altri manga, ma nonostante tutto io l'ho trovata una storia divertente, con tanta azione e diverse gag spassose.
Forse non è un manga che può piacere a tutti: se non si cerca una lettura "leggera" passate pure oltre, altrimenti correte il rischio di divertirvi. Agli appassionati di videogiochi piacerà senz'altro.
Tanto dramma e tanta profondità psicologia e tanto realismo dei combattimenti no, eh? Non lo so che fumetto hai letto tu.
Kenshin l'ho letto e riletto fino a qualche anno fa ma ora non è più nelle mie mani quindi attendo in ginocchio sui ceci che Star ne faccia una ristampa.
E' vero che sa tanto di videogame di altri tempi ma sinceramente, oltre alle battaglie intese semplicemente come "sconfiggi il nemico di turno" ci ho trovato molto di più, non sempre e non con tutti gli avversari ma con molti di loro sì. Non lo considero una lettura impegnata ma non lo passerei neanche tra i leggeri, insomma.
Non ho mai pensato che Aoshi e il maestro Hiko si somigliassero, ora che mi ci sto mettendo apposta a notare le somiglianze, direi che potrebbero essere zio e nipote! XD
Sebbene il tema principale non mi piacesse e certe scelte della trama non mi fossero completamente andate a genio, è un'opera da leggere e che scorre via facilmente, un po' come Sempre più Blù direi ^^
Da rileggere e rispolverare...
Kenshin e Harlem Beat sono serie che ho in parte recuperato (soprattutto del 2° ora non mi mancano molti numeri).
Confesso che ogni tanto mi domando se certi 9 valgano veramente l'opera, io non faccio recensioni, ma succede rarissimamente di valutare così alto...
Insomma un 9 secondo un metro da 1-10 sarebbe consigliatissimo?
Comprendo che sia soggettivo il punto di vista, ma in questo caso sarei spinto a comprare un'opera che oltre a non rientrare nei miei generi non
mi interessa in fatto di trama...
Se poi si legge la recensione sarebbe stato un 9.5, insomma è al limite della perfezione..
E' quindi un titolo di nicchia veramente così pregiato?
E' un peccato che in Italia sia stato un flop, colpa sicuramente dell'editore che lo ha proposto a un prezzo troppo caro e solo in fumetteria senza motivo (se è perché all'inizio c'è un personaggio gay, guardate che ora i gay bellocci aumentano le vendite ).
Harlem Beat lo seguivo ma non ce l'ho tutto (non ho preso i volumi da 10 euro, prima o poi chissà). Era una storia interessante, anche se ho un po' perso interesse quando si è passati al basket scolastico privilegiando altri personaggi e lasciando da parte i miei preferiti della prima parte, come spesso accade (coff Hunter x Hunter coff). Era comunque una storia molto piacevole da seguire e ben disegnata, mi piaceva poi molto la parentesi "street" visto che di mio non amo granché il basket normale.
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