“Sono tempi duri per la ribellione” ma questo ha validità piuttosto generale, invariante rispetto al luogo, al tempo e alla dimensione.
Sono comunque tempi singolari quelli attuali, in cui arriva sugli schermi l’adattamento animato del manga Shokugeki no Souma (con Food Wars aggiunto nel mercato occidentale), realizzato da Yuuto Tsukuda e Shun Saeki e ospitato nientemeno che sulle pagine della rivista regina Shonen Jump.
Sono tempi in cui assistiamo a un revival, o piuttosto a un’emersione, della cucina di un certo livello. Assistiamo a un pullulare di trasmissioni a tema tra un Masterchef, Cucine da incubo, Bake off di ogni dove, Boss delle torte, delle cerimonie, della mafia e della cuccagna. Tempi di corsi di cucina da frequentare, salvo poi mai applicare “il sapere che si è imparato” a casa (dove mai si cucinerà) per ingozzarsi invece di schifezze sia nel focolare domestico che fuori, laddove son in più spacciate per bontà d’alta gamma.
La coincidenza temporale è magari casuale ma comunque curiosa e anche funzionale ad inquadrare meglio Shokugeki no Souma.
Il tema della cucina infatti non è certo nuovo nella letteratura manga (o nella filmografia anime). Sostanzialmente però le storie che la coinvolgono le possiamo dividere in due principali categorie: quelle in cui il cucinare fa solo da sfondo a una storia di primo piano, sovente una commedia romantica o uno slice of life, e vengono in mente opere come Nobunaga no Chef e Ristorante Paradiso; oppure siamo in una storia che racconta la cucina in sé descrivendo, esplorando e ricercando sapori e prelibatezze varie, tipologia di cui un Gourmet di Taniguchi può essere sicuramente un emblema.
In Shokugeki no Souma invece, che difatti prosegue sulle pagine di Shonen Jump, rivista di manga da battaglia per antonomasia, la cucina diviene un mezzo. Ma non un mezzo narrativo, un mezzo bellico che domina nello scenario delle accanite “battaglie culinarie”, cioè le “Food Wars” del titolo, che fanno da perno a tutta la storia.
Storia che ha il suo protagonista in Souma Yukihira, baldo giovane cresciuto praticamente dentro la cucina della tavola calda del padre Jouichiro a cui Souma faceva un po’ da assistente e un po’ da rivale con innumerevoli (in realtà sono 489) sfide culinarie in cui veniva regolarmente battuto. Un giorno il padre di Souma deve improvvisamente partire e quindi indirizza il ragazzo verso la scuola superiore Tootsuki, ferocissima quanto rinomata accademia di cucina, nota per il bassissimo rateo di studenti diplomati che, proprio per esser sopravvissuti al tremendo ciclo scolastico, risulteranno dei cuochi di altissimo livello.
Vediamo quindi che anche l’ambientazione della vicenda è molto più vicina a un battle shonen che ad altro. La Tootsuki più che una scuola alberghiera, ricorda come durezza formativa un campo di sopravvivenza estrema alla Otoko Juku, come esagerazione d’insieme l’istituto Hakoniwa di Medaka Box e come spirito agonistico un liceo tosto come può essere il Todo di Inferno e Paradiso.
Al tempo stesso però essa incarna la manifestazione dell’oligarchia dominante e del suo potere precostituito, che d’un tratto si appresta ad essere rivoluzionato dall’arrivo di un elemento esterno e dunque anarchico come Souma. Anche questo uno stilema tipico di manga e anime come intrinseca ribellione alla formale e ingessata società nipponica.
Il giovane Souma parte così nel suo cammino alla conquista della vetta dell’accademia con uno spirito un po’ smargiasso e strafottente tanto per restare nella parte dell’anarchico ribelle, che però tiene solo nell’ambito del culinario mentre nel quotidiano si rivela allegro, generoso e fondamentalmente di buon cuore.
Un cammino lungo il quale un diverso metodo di cottura, un ingrediente molto raro, un mix di spezie possono diventare delle tecniche speciali con cui conquistare il palato dei giudici e annientare l’avversario, oppure dove una mezzaluna può rappresentare un’arma esotica e micidiale.
E sia di rivali che di compagni (camerati, ma del dormitorio) Souma ne troverà di parecchi lungo la strada. Proprio allo stesso modo in cui in una storia di battaglie arrivano a turno gli esperti di questa o quella tecnica di lotta, ecco che vedremo aggirarsi per il campus, solo per citarne alcuna, gente quale: un’aggressiva e sensuale esperta di carni come Nikumi; due fratelli italo nipponici, Takumi e Isami Aldini, tipi un po’ sopra le righe ma, latori del gustoso sapere del bel paese; il bel tenebroso guru del curry Hayama; oppure la pungente maga della cucina molecolare Alice. Ma non mancheranno per Souma degli alleati riuniti della fazione del dormitorio della “Stella Polare”, e neppure dei muri quasi insormontabili, primo il padre sia mentore che “montagna troppo alta da scalare” ma soprattutto (lasciando da parte altri non ancora comparsi nell’anime), quella che pare essere la vera rivale di Souma: sua schizzinosa altezza Erina “Palato divino” Nakiri.
È un po’ raro che in questa storie sia una donna l’avversario principale del protagonista, ma nel contesto di Shokugeki no Souma ciò non pare casuale. Scordiamoci perciò i nerboruti e gonfi gourmet cacciatori di Toriko (e anche il famigerato Komatsu) poiché, in vino veritas, Shokugeki no Souma ha fatto suo anche un certo quantitativo di elemento ecchi, non solo riempiendo il cast di diverse belle figliuole, ma aggiungendovi anche un tocco di sensualità manifesta. Su assaggiatori, degustatori e giudici di gara culinaria di turno, l’effetto delle pietanze preparate dai contendenti sarà quello di una sorta di estasi mistica che nel caso delle gentil signore (ma anche non solo) sarà un qualcosa al limite dell’orgasmico. Una caratteristica ecchi ma al contempo volutamente esagerata e portatrice di una dose di autoironia della serie.
Davvero un buon lavoro, quello svolto da parte degli addetti della J.C. Staff nel realizzare questo Food Wars – Shokugeki no Souma. Bei disegni, animazioni soddisfacenti ma soprattutto cura nei dettagli con pietanze disegnate degne di comparire su qualche rivista di cucina, ma soprattutto colori accesi e molto vividi che esaltano e rendono quasi vivi i piatti ma rendono bene anche su personaggi e ambienti.
La serie si giova anche di molti bravi doppiatori che offrono qui un’ottima prova nel dar vita ai personaggi del folto cast. Un elenco completo sarebbe lungo e un po’ tedioso ma sicuramente meritano una citazione uno Yoshitsugu Matsuoka in formissima anche nei panni del protagonista, Risa Taneda, non più una sorpresa, all’altezza su un “altezzoso” personaggio come Erina e Minami Takahashi a regalarci una dolcissima Megumi. Impreziosiscono il cast alcuni veterani che fanno ben notare la loro presenza anche solo con personaggi importanti ma non di primo piano: Rikiya Koyama per il padre di Souma e Yuuichi Nakamura per la star della cucina francese, “l’etoile” Kojiro Shinomiya.
L’anime è valente anche come narrativa con una buona distribuzione dei tempi e dello spazio riservato per i singoli personaggi. Certamente, venendo da una serie in corso, ha un finale aperto (ne faranno una seconda stagione?) e le famose gare culinarie, quando si concentrano in massa, come verso la fine, possono dare un filo di monotonia e di tedio.
Sono comunque tempi singolari quelli attuali, in cui arriva sugli schermi l’adattamento animato del manga Shokugeki no Souma (con Food Wars aggiunto nel mercato occidentale), realizzato da Yuuto Tsukuda e Shun Saeki e ospitato nientemeno che sulle pagine della rivista regina Shonen Jump.
Sono tempi in cui assistiamo a un revival, o piuttosto a un’emersione, della cucina di un certo livello. Assistiamo a un pullulare di trasmissioni a tema tra un Masterchef, Cucine da incubo, Bake off di ogni dove, Boss delle torte, delle cerimonie, della mafia e della cuccagna. Tempi di corsi di cucina da frequentare, salvo poi mai applicare “il sapere che si è imparato” a casa (dove mai si cucinerà) per ingozzarsi invece di schifezze sia nel focolare domestico che fuori, laddove son in più spacciate per bontà d’alta gamma.
La coincidenza temporale è magari casuale ma comunque curiosa e anche funzionale ad inquadrare meglio Shokugeki no Souma.
Il tema della cucina infatti non è certo nuovo nella letteratura manga (o nella filmografia anime). Sostanzialmente però le storie che la coinvolgono le possiamo dividere in due principali categorie: quelle in cui il cucinare fa solo da sfondo a una storia di primo piano, sovente una commedia romantica o uno slice of life, e vengono in mente opere come Nobunaga no Chef e Ristorante Paradiso; oppure siamo in una storia che racconta la cucina in sé descrivendo, esplorando e ricercando sapori e prelibatezze varie, tipologia di cui un Gourmet di Taniguchi può essere sicuramente un emblema.
In Shokugeki no Souma invece, che difatti prosegue sulle pagine di Shonen Jump, rivista di manga da battaglia per antonomasia, la cucina diviene un mezzo. Ma non un mezzo narrativo, un mezzo bellico che domina nello scenario delle accanite “battaglie culinarie”, cioè le “Food Wars” del titolo, che fanno da perno a tutta la storia.
Storia che ha il suo protagonista in Souma Yukihira, baldo giovane cresciuto praticamente dentro la cucina della tavola calda del padre Jouichiro a cui Souma faceva un po’ da assistente e un po’ da rivale con innumerevoli (in realtà sono 489) sfide culinarie in cui veniva regolarmente battuto. Un giorno il padre di Souma deve improvvisamente partire e quindi indirizza il ragazzo verso la scuola superiore Tootsuki, ferocissima quanto rinomata accademia di cucina, nota per il bassissimo rateo di studenti diplomati che, proprio per esser sopravvissuti al tremendo ciclo scolastico, risulteranno dei cuochi di altissimo livello.
Vediamo quindi che anche l’ambientazione della vicenda è molto più vicina a un battle shonen che ad altro. La Tootsuki più che una scuola alberghiera, ricorda come durezza formativa un campo di sopravvivenza estrema alla Otoko Juku, come esagerazione d’insieme l’istituto Hakoniwa di Medaka Box e come spirito agonistico un liceo tosto come può essere il Todo di Inferno e Paradiso.
Al tempo stesso però essa incarna la manifestazione dell’oligarchia dominante e del suo potere precostituito, che d’un tratto si appresta ad essere rivoluzionato dall’arrivo di un elemento esterno e dunque anarchico come Souma. Anche questo uno stilema tipico di manga e anime come intrinseca ribellione alla formale e ingessata società nipponica.
Il giovane Souma parte così nel suo cammino alla conquista della vetta dell’accademia con uno spirito un po’ smargiasso e strafottente tanto per restare nella parte dell’anarchico ribelle, che però tiene solo nell’ambito del culinario mentre nel quotidiano si rivela allegro, generoso e fondamentalmente di buon cuore.
Un cammino lungo il quale un diverso metodo di cottura, un ingrediente molto raro, un mix di spezie possono diventare delle tecniche speciali con cui conquistare il palato dei giudici e annientare l’avversario, oppure dove una mezzaluna può rappresentare un’arma esotica e micidiale.
E sia di rivali che di compagni (camerati, ma del dormitorio) Souma ne troverà di parecchi lungo la strada. Proprio allo stesso modo in cui in una storia di battaglie arrivano a turno gli esperti di questa o quella tecnica di lotta, ecco che vedremo aggirarsi per il campus, solo per citarne alcuna, gente quale: un’aggressiva e sensuale esperta di carni come Nikumi; due fratelli italo nipponici, Takumi e Isami Aldini, tipi un po’ sopra le righe ma, latori del gustoso sapere del bel paese; il bel tenebroso guru del curry Hayama; oppure la pungente maga della cucina molecolare Alice. Ma non mancheranno per Souma degli alleati riuniti della fazione del dormitorio della “Stella Polare”, e neppure dei muri quasi insormontabili, primo il padre sia mentore che “montagna troppo alta da scalare” ma soprattutto (lasciando da parte altri non ancora comparsi nell’anime), quella che pare essere la vera rivale di Souma: sua schizzinosa altezza Erina “Palato divino” Nakiri.
È un po’ raro che in questa storie sia una donna l’avversario principale del protagonista, ma nel contesto di Shokugeki no Souma ciò non pare casuale. Scordiamoci perciò i nerboruti e gonfi gourmet cacciatori di Toriko (e anche il famigerato Komatsu) poiché, in vino veritas, Shokugeki no Souma ha fatto suo anche un certo quantitativo di elemento ecchi, non solo riempiendo il cast di diverse belle figliuole, ma aggiungendovi anche un tocco di sensualità manifesta. Su assaggiatori, degustatori e giudici di gara culinaria di turno, l’effetto delle pietanze preparate dai contendenti sarà quello di una sorta di estasi mistica che nel caso delle gentil signore (ma anche non solo) sarà un qualcosa al limite dell’orgasmico. Una caratteristica ecchi ma al contempo volutamente esagerata e portatrice di una dose di autoironia della serie.
Davvero un buon lavoro, quello svolto da parte degli addetti della J.C. Staff nel realizzare questo Food Wars – Shokugeki no Souma. Bei disegni, animazioni soddisfacenti ma soprattutto cura nei dettagli con pietanze disegnate degne di comparire su qualche rivista di cucina, ma soprattutto colori accesi e molto vividi che esaltano e rendono quasi vivi i piatti ma rendono bene anche su personaggi e ambienti.
La serie si giova anche di molti bravi doppiatori che offrono qui un’ottima prova nel dar vita ai personaggi del folto cast. Un elenco completo sarebbe lungo e un po’ tedioso ma sicuramente meritano una citazione uno Yoshitsugu Matsuoka in formissima anche nei panni del protagonista, Risa Taneda, non più una sorpresa, all’altezza su un “altezzoso” personaggio come Erina e Minami Takahashi a regalarci una dolcissima Megumi. Impreziosiscono il cast alcuni veterani che fanno ben notare la loro presenza anche solo con personaggi importanti ma non di primo piano: Rikiya Koyama per il padre di Souma e Yuuichi Nakamura per la star della cucina francese, “l’etoile” Kojiro Shinomiya.
L’anime è valente anche come narrativa con una buona distribuzione dei tempi e dello spazio riservato per i singoli personaggi. Certamente, venendo da una serie in corso, ha un finale aperto (ne faranno una seconda stagione?) e le famose gare culinarie, quando si concentrano in massa, come verso la fine, possono dare un filo di monotonia e di tedio.
Rivisitazione in chiave gastronomica del Battle Shonen di Jump, Food Wars - Shokugeki no Souma, si rivela con questa incarnazione anime uno speziato e saporito mix di divertente commedia e appassionanti sfide con contorno di un piccantino ecchi che riesce efficacemente a intrattenere lo spettatore
Opera gustosa che potrà soddisfare molti palati. Per cui... “Buon appetito!”.
Opera gustosa che potrà soddisfare molti palati. Per cui... “Buon appetito!”.
Pro
- Divertente mix di cucina, battaglie ed agonismo
- Personaggi molto simpatici
- Elementi ecchi intriganti
- Ricette assai gustose
Contro
- L'opera è in corso e quindi il finale ci lascia sospesi
- Molto ripetitivo quando le sfide culinarie si accodano
- Da non guardare lontano dai pasti
Grazie per la recensione. Anche se in realtà non ho trovato le battaglie ripetitive, e il fatto che faccia venire fame non è una sua colpa.
L'unica cosa che potrei trovare sgradevole, credo, è proprio l'ecchi, che solitamente mi disturba, a meno che non lo vada a cercare apposta. Però, se non è eccessivo, nell'economia di un racconto può anche avere un suo perché.
Certo, se fa venire tutta questa acquolina in bocca, la mia linea ne soffrirà. Ma chi voglio prendere in giro? La mia linea è già malata terminale
E di ecchi ce n'è ben poco, dai.
Aspetto la seconda serie
Assolutamente promosso.
Per l'ecchi: magari in qualche puntata può essere un po' esagerato, ma non l'ho mai trovato eccessivo. Più che altro divertente perché dovuto agli assaggi dei vari piatti.
Devo ancora leggere il manga, finito qualche recupero lo comincio.
Ottima recensione che mi avrebbe spinta a guardare la serie se non l'avessi già vista e apprezzata.
A me è piaciuto molto questo anime e non mi sono mai annoiata guardandolo, le sfide mi hanno sempre intrigata molto perché anche se il vincitore poteva risultare scontato, il modo di vincere la sfida non lo era affatto.
L'elemento ecchi ricordo di averlo trovato disturbante all'inizio, ma poi o è diminuito o ci si fa il callo, adesso penso che senza "l'orgasmo da degustazione" quest'opera perderebbe un elemento comico che la contraddistingue.
Spero in una seconda serie animata
Mai avrei pensato di guardare il primo episodio di un anime sulla "cucina" e pensare che fosse entusiasmante!!
E mai avrei scommesso che me lo sarei visto tutto divertendomi e gustandomelo!!
Per quanto riguarda i personaggi, devo dire che quelli maschili funzionano tutti; fra quelli femminili, invece, quella che mi è piaciuta di più è senz'altro Megumi (lo ammetto: ho un debole per le dandere!), mentre Erina Nakiri possiede una spocchia e un'arroganza ai limiti del sopportabile. Va bene essere sicuri di sé, ma in confronto a lei Gordon Ramsay sembra il principe dell'umiltà!
Detto questo, spero che la seconda stagione non mi deluda.
Fantastico!
Speriamo nel seguito, presto!
Punti di vista, io ADORO sentir parlare Aldini in italiano, la sua pronuncia terrificante fa ormai parte del fascino del personaggio.
Peccato perche' "carne" sul fuoco ve ne era parecchia e non e' sicuro che ci sia un seguito....
Potrà piacere e sui gusti non esiste disputa. Sta di fatto che è un difetto che denota la scarsa attenzione delle parole "straniere".
L'unica cosa che mi ha lasciato un po' perplessa è l'ecchi visto come una parentesi comica, persino autoironica: mi è sembrato che si premesse molto su questo aspetto e non per ragioni relative alla semplice comicità!
Una recensione comunque scritta davvero bene, ancora complimenti!
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