Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con i manga RG Veda, Bleach e Cross Game.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi appuntamento libero, con i manga RG Veda, Bleach e Cross Game.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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RG Veda
7.0/10
Recensione di mastersilver88
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Grazie alla riedizione della Magic Press ho potuto comprare e gustarmi quest'opera delle Clamp che, devo dire, mi ha lasciata con l'amaro in bocca. L'entusiasmo iniziale della lettura è mano a mano decaduto in un "dai che manca poco", e non a causa della pubblicazione fattasi irregolare negli ultimi numeri.
La trama è tratta dagli scritti sacri che sono alla base della religione vedica e dell'Induismo; non avendoli letti non posso sapere quanto ci sia di Clamp e quanto di originario, ma di certo questo influisce nell'azione e nell'essere dei personaggi, bene o male tutti burattini ai fini della storia, rinchiusi nella loro tipologia mitica e incapaci di atti sconclusionati o imprevedibili.
La storia segue un unico tracciato ben delineato, e chi ha un minimo di conoscenza mitologica anche solo classica può tranquillamente intuire i vari "colpi di scena" pagine prima che succedano, sia a causa del carattere, delle azioni e delle parole dei personaggi, sia dalla struttura stessa della storia, decisamente lineare, propriamente affine alla linearità delle narrazioni epiche.
Se questo era lo scopo delle autrici, allora sono le prime ad essere riuscite a creare la dimensione del mito e ad utilizzarne il linguaggio tramite il fumetto, cosa che per ora non mi sembra abbia fatto nessun altro. Altrimenti pazienza, l'opera è comunque un buon mezzo di intrattenimento, in media un volumetto occupa più tempo di lettura di un normale manga sia per l'impostazione grafica delle pagine, che per la densità di forma e contenuto dei baloon.
Lo stile di disegno va in crescendo dal primo all'ultimo volumetto, si notano miglioramenti nei volti, nelle mani e in generale nell'anatomia (tenendo conto del genere anatomico delle Clamp, in questo caso di figure longilinee ed eleganti, decisamente sproporzionate ma adatte alla narrazione epica). Anche nell'impaginazione, andando avanti la leggibilità delle tavole migliora, non si devono passare 5 minuti sulle vignette a distinguere linee, forme, volti o poteri elementali, anche se aumenta considerevolmente il numero dei baloon e la densità di testo.
Le illustrazioni a colori e le copertine sono ben curate, purtroppo in stampa è difficilissimo rendere bene il dorato, e chi ha visto le tavole di RG Veda esposte a Lucca nel 2009 può confermarlo, ma la Magic Press è stata attenda a non farlo diventare un grigio giallastro, e già per questo meriterebbe i complimenti.
I volumetti sono ben fatti, pochi danni da imballaggio, un piccolo occhio nell'aprire e piegare bene la copertina e il volume non rischia scollamenti di alcun genere.
Il mio giudizio personale non è molto buono, la storia mi ha lasciato l'amaro in bocca a causa della facile prevedibilità degli eventi, di una certa rigidità nella storia e nelle caratteristiche dei vari personaggi, decisamente troppo freddi e distaccati (anche se Kendappa-O è l'unica che mi abbia davvero colpita, probabilmente è il personaggio che mi è piaciuto di più).
Se avessi fatto la recensione immediatamente dopo la lettura il mio voto personale sulla storia sarebbe stato un 5, ma alla luce delle riflessioni postume scritte sopra, il mio giudizio personale si alza a 6, mentre l'edizione è da 8, quindi come voto finale do un 7.
La trama è tratta dagli scritti sacri che sono alla base della religione vedica e dell'Induismo; non avendoli letti non posso sapere quanto ci sia di Clamp e quanto di originario, ma di certo questo influisce nell'azione e nell'essere dei personaggi, bene o male tutti burattini ai fini della storia, rinchiusi nella loro tipologia mitica e incapaci di atti sconclusionati o imprevedibili.
La storia segue un unico tracciato ben delineato, e chi ha un minimo di conoscenza mitologica anche solo classica può tranquillamente intuire i vari "colpi di scena" pagine prima che succedano, sia a causa del carattere, delle azioni e delle parole dei personaggi, sia dalla struttura stessa della storia, decisamente lineare, propriamente affine alla linearità delle narrazioni epiche.
Se questo era lo scopo delle autrici, allora sono le prime ad essere riuscite a creare la dimensione del mito e ad utilizzarne il linguaggio tramite il fumetto, cosa che per ora non mi sembra abbia fatto nessun altro. Altrimenti pazienza, l'opera è comunque un buon mezzo di intrattenimento, in media un volumetto occupa più tempo di lettura di un normale manga sia per l'impostazione grafica delle pagine, che per la densità di forma e contenuto dei baloon.
Lo stile di disegno va in crescendo dal primo all'ultimo volumetto, si notano miglioramenti nei volti, nelle mani e in generale nell'anatomia (tenendo conto del genere anatomico delle Clamp, in questo caso di figure longilinee ed eleganti, decisamente sproporzionate ma adatte alla narrazione epica). Anche nell'impaginazione, andando avanti la leggibilità delle tavole migliora, non si devono passare 5 minuti sulle vignette a distinguere linee, forme, volti o poteri elementali, anche se aumenta considerevolmente il numero dei baloon e la densità di testo.
Le illustrazioni a colori e le copertine sono ben curate, purtroppo in stampa è difficilissimo rendere bene il dorato, e chi ha visto le tavole di RG Veda esposte a Lucca nel 2009 può confermarlo, ma la Magic Press è stata attenda a non farlo diventare un grigio giallastro, e già per questo meriterebbe i complimenti.
I volumetti sono ben fatti, pochi danni da imballaggio, un piccolo occhio nell'aprire e piegare bene la copertina e il volume non rischia scollamenti di alcun genere.
Il mio giudizio personale non è molto buono, la storia mi ha lasciato l'amaro in bocca a causa della facile prevedibilità degli eventi, di una certa rigidità nella storia e nelle caratteristiche dei vari personaggi, decisamente troppo freddi e distaccati (anche se Kendappa-O è l'unica che mi abbia davvero colpita, probabilmente è il personaggio che mi è piaciuto di più).
Se avessi fatto la recensione immediatamente dopo la lettura il mio voto personale sulla storia sarebbe stato un 5, ma alla luce delle riflessioni postume scritte sopra, il mio giudizio personale si alza a 6, mentre l'edizione è da 8, quindi come voto finale do un 7.
Bleach
7.0/10
Il genere “shonen jumpico” alla sua ennesima potenza!
Bleach parte come clone di YuYu, si trasforma in un Saint Seiya con un tocco di Dragon Ball Z, infine decide di invertire le dosi diventando, almeno per quanto riguarda la mole di mazzate senza senso e senza cervello, il degno erede della seconda parte della celebre opera di Toriyama.
Durante le varie saghe non dimentica di riciclare tutto ciò che i suoi ispiratori ci avevano già mostrato: ragazzini dotati di poteri paranormali (naturalmente tutti compagni di classe) si dedicano dapprima alla caccia al mostro nella loro città, dopodiché partono per altri mondi alla ricerca di fanciulle rapite, ovviamente facendosi largo a suon di botte. Non mancano: guerrieri con alle spalle secoli di esperienza in battaglia che si fanno mettere sotto da un gruppo di quindicenni, il protagonista posseduto ogni tot dal suo mostro interiore, storie di ordinaria sfiga (non ce n’è uno che abbia tutti i membri della famiglia ancora in vita!), nemici che diventano alleati, buoni che in realtà sono cattivi, gli eroi ad un passo dalla sconfitta che si riprendono grazie a incoraggiamenti e forza di volontà… Siete sopraffatti da cotanta originalità, vero? No? Beh, non importa, perché, anche se i primi 5/6 volumi potrebbero trarvi in inganno, ben presto vi renderete conto che tutto quel che c’è tra una "spadata" e l’altra non ha poi molta importanza; si tratta di pretesti, più o meno adeguati a seconda dei casi, per poter mostrare ciò che veramente conta in questo manga: le mazzate.
Mazzate tra personaggi stilosi inframmezzate da qualche scenetta comica, qualche lacrima e qualche intrallazzo tra shinigami: questo è Bleach, signori, né più né meno.
Ora, la cosa potrebbe anche andare bene se non fosse che il buon Kubo, nel tentativo di rendere le suddette mazzate il più possibile esaltanti e spettacolari, spesso getta alle ortiche ogni logica e coerenza, mettendoci di fronte a trovate quantomeno discutibili: rapporti di forza completamente sballati, che variano in base al personaggio da esaltare in una determinata occasione, gente che all’improvviso scopre di saper volare meglio di Superman, idioti che tengono nascosti i loro veri poteri fino all’ultimo per motivi assurdi, il maggior numero di salvataggi in extremis mai visti in un manga, power-up istantanei… e ora che ci penso, perché gli spiriti dei morti dovrebbero sanguinare, ammalarsi o, addirittura, ri-morire?
A questo punto avrei già elencato abbastanza elementi per giustificare un votaccio, anzi, se non fosse per il buonissimo chara design e per alcuni personaggi assai carismatici (Kenpachi è un mito!), potrei tranquillamente etichettare il tutto come “spazzatura” senza il timore di aver esagerato.
Invece, non solo non lo stronco, ma gli regalo pure un grasso 7 perché nonostante la scarsa innovazione, la ripetitività, le molte sciocchezze che devo far passare per buone e tutto il resto, Bleach a me piace.
Non ho motivazioni valide, i difetti ci sono e si vedono, e non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di affermare che siano perdonabili per qualche strana ragione; semplicemente, mi piace e basta.
L’unica spiegazione sensata posso darvela ripetendo ciò che rispose la mia saggia nonna quando le chiesi perché seguisse Beautiful, nonostante si rendesse perfettamente conto di che idiozia fosse: “È sciocco, privo di contenuti e a volte fa cader le braccia per l’assurdità generale. Però non lo nasconde, non ti fa credere di essere una storia seria, intelligente o verosimile. È una specie di amichetto scemo che vuole solo farti rilassare per qualche minuto senza impegno; se lo vedi così, senza prenderlo sul serio e senza star lì a contare i difetti, non è poi tanto male, il suo dovere lo fa.”
Ecco, se, come me, per staccare il cervello non chiedete altro che della sana e scriteriata azione, Bleach è il vostro “amichetto scemo” ideale! Non vuole reinventare un genere, non finge di avere chissà quale messaggio da comunicare, è semplicemente un picchiaduro votato al disimpegno, un onestissimo prodotto di puro intrattenimento che, se seguito col giusto spirito, risulta godibile e simpatico nonostante tutto.
In parole povere: non fatevi troppe domande e godetevi Candeggino (o Shirosaki, ogihci, omino bianco o come cavolo _non_ si chiama) che mette un po’ di strizza a Ichigo e ai suoi boriosi avversari!
In definitiva: sì, Bleach è obiettivamente una gran scemenza, ha più difetti che pregi e la sua popolarità è dovuta al fatto di essere molto commerciale più che a qualche elemento davvero degno di essere ricordato; ma almeno è una scemenza divertente e per nulla presuntuosa, e, per quanto mi riguarda, una buona commercialata merita di portarsi a casa un 7 molto più di tanti altri spocchiosi titoli incapaci di mantenere ciò che promettono.
Consigliatissimo se cercate una storia leggera e tanta azione: potreste affezionarvici più di quanto possiate immaginare!
Bleach parte come clone di YuYu, si trasforma in un Saint Seiya con un tocco di Dragon Ball Z, infine decide di invertire le dosi diventando, almeno per quanto riguarda la mole di mazzate senza senso e senza cervello, il degno erede della seconda parte della celebre opera di Toriyama.
Durante le varie saghe non dimentica di riciclare tutto ciò che i suoi ispiratori ci avevano già mostrato: ragazzini dotati di poteri paranormali (naturalmente tutti compagni di classe) si dedicano dapprima alla caccia al mostro nella loro città, dopodiché partono per altri mondi alla ricerca di fanciulle rapite, ovviamente facendosi largo a suon di botte. Non mancano: guerrieri con alle spalle secoli di esperienza in battaglia che si fanno mettere sotto da un gruppo di quindicenni, il protagonista posseduto ogni tot dal suo mostro interiore, storie di ordinaria sfiga (non ce n’è uno che abbia tutti i membri della famiglia ancora in vita!), nemici che diventano alleati, buoni che in realtà sono cattivi, gli eroi ad un passo dalla sconfitta che si riprendono grazie a incoraggiamenti e forza di volontà… Siete sopraffatti da cotanta originalità, vero? No? Beh, non importa, perché, anche se i primi 5/6 volumi potrebbero trarvi in inganno, ben presto vi renderete conto che tutto quel che c’è tra una "spadata" e l’altra non ha poi molta importanza; si tratta di pretesti, più o meno adeguati a seconda dei casi, per poter mostrare ciò che veramente conta in questo manga: le mazzate.
Mazzate tra personaggi stilosi inframmezzate da qualche scenetta comica, qualche lacrima e qualche intrallazzo tra shinigami: questo è Bleach, signori, né più né meno.
Ora, la cosa potrebbe anche andare bene se non fosse che il buon Kubo, nel tentativo di rendere le suddette mazzate il più possibile esaltanti e spettacolari, spesso getta alle ortiche ogni logica e coerenza, mettendoci di fronte a trovate quantomeno discutibili: rapporti di forza completamente sballati, che variano in base al personaggio da esaltare in una determinata occasione, gente che all’improvviso scopre di saper volare meglio di Superman, idioti che tengono nascosti i loro veri poteri fino all’ultimo per motivi assurdi, il maggior numero di salvataggi in extremis mai visti in un manga, power-up istantanei… e ora che ci penso, perché gli spiriti dei morti dovrebbero sanguinare, ammalarsi o, addirittura, ri-morire?
A questo punto avrei già elencato abbastanza elementi per giustificare un votaccio, anzi, se non fosse per il buonissimo chara design e per alcuni personaggi assai carismatici (Kenpachi è un mito!), potrei tranquillamente etichettare il tutto come “spazzatura” senza il timore di aver esagerato.
Invece, non solo non lo stronco, ma gli regalo pure un grasso 7 perché nonostante la scarsa innovazione, la ripetitività, le molte sciocchezze che devo far passare per buone e tutto il resto, Bleach a me piace.
Non ho motivazioni valide, i difetti ci sono e si vedono, e non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di affermare che siano perdonabili per qualche strana ragione; semplicemente, mi piace e basta.
L’unica spiegazione sensata posso darvela ripetendo ciò che rispose la mia saggia nonna quando le chiesi perché seguisse Beautiful, nonostante si rendesse perfettamente conto di che idiozia fosse: “È sciocco, privo di contenuti e a volte fa cader le braccia per l’assurdità generale. Però non lo nasconde, non ti fa credere di essere una storia seria, intelligente o verosimile. È una specie di amichetto scemo che vuole solo farti rilassare per qualche minuto senza impegno; se lo vedi così, senza prenderlo sul serio e senza star lì a contare i difetti, non è poi tanto male, il suo dovere lo fa.”
Ecco, se, come me, per staccare il cervello non chiedete altro che della sana e scriteriata azione, Bleach è il vostro “amichetto scemo” ideale! Non vuole reinventare un genere, non finge di avere chissà quale messaggio da comunicare, è semplicemente un picchiaduro votato al disimpegno, un onestissimo prodotto di puro intrattenimento che, se seguito col giusto spirito, risulta godibile e simpatico nonostante tutto.
In parole povere: non fatevi troppe domande e godetevi Candeggino (o Shirosaki, ogihci, omino bianco o come cavolo _non_ si chiama) che mette un po’ di strizza a Ichigo e ai suoi boriosi avversari!
In definitiva: sì, Bleach è obiettivamente una gran scemenza, ha più difetti che pregi e la sua popolarità è dovuta al fatto di essere molto commerciale più che a qualche elemento davvero degno di essere ricordato; ma almeno è una scemenza divertente e per nulla presuntuosa, e, per quanto mi riguarda, una buona commercialata merita di portarsi a casa un 7 molto più di tanti altri spocchiosi titoli incapaci di mantenere ciò che promettono.
Consigliatissimo se cercate una storia leggera e tanta azione: potreste affezionarvici più di quanto possiate immaginare!
Cross Game
8.0/10
<b>ATTENZIONE SPOILER</b>
Si è appena concluso, con il volume n. 17, Cross Game, uno dei più recenti lavori del Maestro Mitsuru Adachi, manga vincitore del Premio Shogakukan nella categoria shonen nel 2009. Che dire? I "topoi" di Adachi ci sono tutti: la poesia della quotidianità, lo sport, la gioventù, un sogno da realizzare e la morte inaspettata e prematura di una delle protagoniste principali: la dolce e bella Wakaba, bambina di appena 11 anni. Questo tragico evento cambierà per sempre la vita e l'anima di coloro che la amavano, lasciando in loro un vuoto incolmabile ma, nello stesso tempo, il suo ricordo nelle loro menti resterà così vivo da influenzare in maniera decisiva le loro esistenze, le loro scelte. Un assenza che diventa presenza direi, come se la loro amata esistesse ancora e ne fosse la guida.
Veri protagonisti della storia sono proprio coloro che sono stati più segnati dalla scomparsa di Wakaba, visto il rapporto particolare che li legava a lei: Aoba Tsukishima, la sorella più piccola di un anno, e Kitamura Ko, vicino di casa ma più che altro oggetto dell'amore e della stima di Wakaba, da sempre.
Proprio questo particolare legame che unisce Ko e Wakaba, indispettisce e ingelosisce (di chi?) Aoba in continuazione e non fa che inasprire il suo carattere già scontroso, ruvido e indomabile. A ciò si aggiunge la svogliatezza con cui Ko si dedica al baseball, vera passione di Aoba, e la convinzione di Wakaba che Ko potrebbe diventare il miglior lanciatore del Giappone un giorno.
La sua antipatia e ostilità per Ko, perciò, perdura anche dopo che molti anni sono passati dalla tragedia. Il dolore che entrambi hanno vissuto in modo prepotente, la costante assenza di Wakaba che avvertono, pensando a lei in continuazione, non avvicina Aoba a Ko, non la ammorbidisce. Per lei, lui resterà sempre l'oggetto del suo odio. Mentre per lui, lei sarà l'unica ragazza capace di conquistarlo, proprio per la sua energia e caparbietà.
Ci vorrà il baseball (vero sport catartico per Adachi) e il comune desiderio di realizzare l'ultimo sogno di Wakaba, di vedere Ko arrivare al Koshien, ad avvicinarli piano piano, a far realizzare ad Aoba, anche se contro voglia, che Wakaba aveva ragione ad apprezzare Ko per le sue qualità umane, il carattere e le sue capacità nel baseball, che ne fanno un asso. Lui per conquistarla darà il massimo, arriverà al Koshien e riuscirà addirittura a lanciare la palla a 160 km/h, per dimostrare di essere il suo ragazzo ideale. Come compenso, si beccherà un bello schiaffo da Aoba per aver tentato di abbracciarla per la felicità di aver vinto e realizzato il desiderio di Wakaba. Tranquilli: subito dopo arriverà il cedimento di Aoba, che si lascerà andare ad un pianto liberatorio, di gratitudine e di felicità, sul petto di Ko.
Il finale è di quelli Adachiani alla massima potenza. Le mani di Aoba e Ko che finalmente si trovano e i pensieri di lei che continuano a insistere sul fatto che, più di chiunque altro, per sempre lei lo... detesta.
Forse questa volta però finalmente consapevole della falsità di questi suoi pensieri. È un finale aperto, come al solito, forse perché Adachi desidera far continuare a vivere i personaggi al di là dell'ultima vignetta del manga e non mettere il punto definitivo.
Così mi piace immaginare Ko e Aoba che continuano ancora adesso a bisticciare tra di loro come d'abitudine, con la consapevolezza però che si vogliono bene e sono fatti l'uno per l'altra.
Lo stile del manga non ha bisogno di molte parole. Chi ha già letto Adachi ritroverà tutte le caratteristiche tipiche di questo autore: un disegno semplice, tavole pulite e ordinate, momenti di silenzio e di pausa, che non fanno che accrescere l'aspettativa del lettore per le vignette successive. Naturalmente, anche se sempre gli stessi, i disegni del maestro si sono comunque evoluti nel corso degli anni e migliorati, senza perdere la loro identità. Il mio voto dipende dal fatto che non raggiunge i livelli massimi di Touch: anche se la storia un po' gli si avvicina, non raggiunge i vertici del suo capolavoro. In ogni caso è un voto alto perché Adachi tratta sempre emozioni e sentimenti profondi: i suoi protagonisti sembrano reali e comunicano una complessità interiore che difficilmente si trova in altri manga. La loro sostanza, il loro animo resta sempre un po' nascosto a noi lettori che dobbiamo intuire, osservare, riflettere sui loro comportamenti e sentimenti per cercare di capirli a fondo al di là della superficie. Restano creature complesse, con un alone di insondabile, così come accade nella vita reale con le persone che incontriamo quotidianamente. Riuscire a creare una situazione del genere, tramite disegni, non spettacolari poi, è veramente difficile,se ci si riflette. E poi il tutto è condito con una forte dose di ironia, di battute simpatiche e originali, di personaggi che sono macchiette e rallegrano la vicenda e le danno brio.
Adachi regala sempre opere di qualità, senza banalità, senza sentimentalismi da romanzetti rosa, situazioni eclatanti ma irreali e da soap opera. Il che non è davvero poco.
Si è appena concluso, con il volume n. 17, Cross Game, uno dei più recenti lavori del Maestro Mitsuru Adachi, manga vincitore del Premio Shogakukan nella categoria shonen nel 2009. Che dire? I "topoi" di Adachi ci sono tutti: la poesia della quotidianità, lo sport, la gioventù, un sogno da realizzare e la morte inaspettata e prematura di una delle protagoniste principali: la dolce e bella Wakaba, bambina di appena 11 anni. Questo tragico evento cambierà per sempre la vita e l'anima di coloro che la amavano, lasciando in loro un vuoto incolmabile ma, nello stesso tempo, il suo ricordo nelle loro menti resterà così vivo da influenzare in maniera decisiva le loro esistenze, le loro scelte. Un assenza che diventa presenza direi, come se la loro amata esistesse ancora e ne fosse la guida.
Veri protagonisti della storia sono proprio coloro che sono stati più segnati dalla scomparsa di Wakaba, visto il rapporto particolare che li legava a lei: Aoba Tsukishima, la sorella più piccola di un anno, e Kitamura Ko, vicino di casa ma più che altro oggetto dell'amore e della stima di Wakaba, da sempre.
Proprio questo particolare legame che unisce Ko e Wakaba, indispettisce e ingelosisce (di chi?) Aoba in continuazione e non fa che inasprire il suo carattere già scontroso, ruvido e indomabile. A ciò si aggiunge la svogliatezza con cui Ko si dedica al baseball, vera passione di Aoba, e la convinzione di Wakaba che Ko potrebbe diventare il miglior lanciatore del Giappone un giorno.
La sua antipatia e ostilità per Ko, perciò, perdura anche dopo che molti anni sono passati dalla tragedia. Il dolore che entrambi hanno vissuto in modo prepotente, la costante assenza di Wakaba che avvertono, pensando a lei in continuazione, non avvicina Aoba a Ko, non la ammorbidisce. Per lei, lui resterà sempre l'oggetto del suo odio. Mentre per lui, lei sarà l'unica ragazza capace di conquistarlo, proprio per la sua energia e caparbietà.
Ci vorrà il baseball (vero sport catartico per Adachi) e il comune desiderio di realizzare l'ultimo sogno di Wakaba, di vedere Ko arrivare al Koshien, ad avvicinarli piano piano, a far realizzare ad Aoba, anche se contro voglia, che Wakaba aveva ragione ad apprezzare Ko per le sue qualità umane, il carattere e le sue capacità nel baseball, che ne fanno un asso. Lui per conquistarla darà il massimo, arriverà al Koshien e riuscirà addirittura a lanciare la palla a 160 km/h, per dimostrare di essere il suo ragazzo ideale. Come compenso, si beccherà un bello schiaffo da Aoba per aver tentato di abbracciarla per la felicità di aver vinto e realizzato il desiderio di Wakaba. Tranquilli: subito dopo arriverà il cedimento di Aoba, che si lascerà andare ad un pianto liberatorio, di gratitudine e di felicità, sul petto di Ko.
Il finale è di quelli Adachiani alla massima potenza. Le mani di Aoba e Ko che finalmente si trovano e i pensieri di lei che continuano a insistere sul fatto che, più di chiunque altro, per sempre lei lo... detesta.
Forse questa volta però finalmente consapevole della falsità di questi suoi pensieri. È un finale aperto, come al solito, forse perché Adachi desidera far continuare a vivere i personaggi al di là dell'ultima vignetta del manga e non mettere il punto definitivo.
Così mi piace immaginare Ko e Aoba che continuano ancora adesso a bisticciare tra di loro come d'abitudine, con la consapevolezza però che si vogliono bene e sono fatti l'uno per l'altra.
Lo stile del manga non ha bisogno di molte parole. Chi ha già letto Adachi ritroverà tutte le caratteristiche tipiche di questo autore: un disegno semplice, tavole pulite e ordinate, momenti di silenzio e di pausa, che non fanno che accrescere l'aspettativa del lettore per le vignette successive. Naturalmente, anche se sempre gli stessi, i disegni del maestro si sono comunque evoluti nel corso degli anni e migliorati, senza perdere la loro identità. Il mio voto dipende dal fatto che non raggiunge i livelli massimi di Touch: anche se la storia un po' gli si avvicina, non raggiunge i vertici del suo capolavoro. In ogni caso è un voto alto perché Adachi tratta sempre emozioni e sentimenti profondi: i suoi protagonisti sembrano reali e comunicano una complessità interiore che difficilmente si trova in altri manga. La loro sostanza, il loro animo resta sempre un po' nascosto a noi lettori che dobbiamo intuire, osservare, riflettere sui loro comportamenti e sentimenti per cercare di capirli a fondo al di là della superficie. Restano creature complesse, con un alone di insondabile, così come accade nella vita reale con le persone che incontriamo quotidianamente. Riuscire a creare una situazione del genere, tramite disegni, non spettacolari poi, è veramente difficile,se ci si riflette. E poi il tutto è condito con una forte dose di ironia, di battute simpatiche e originali, di personaggi che sono macchiette e rallegrano la vicenda e le danno brio.
Adachi regala sempre opere di qualità, senza banalità, senza sentimentalismi da romanzetti rosa, situazioni eclatanti ma irreali e da soap opera. Il che non è davvero poco.
La mia esperienza con "Bleach" è molto controversa, in quanto nel tempo il mio odio/amore verso la serie è decisamente mutato, e se su molte cose la mia opinione (negativa) è rimasta tale e quale, su tante altre invece mi sono decisamente ricreduto, ci sono fattori (in gran parte riscoperti attraverso il tempo, e alla rilettura di tutti i volumi della prima saga) che ho almeno in parte rivalutato, storie che ho riscoperto, lati positivi che prima non vedevo perchè valutati con un'ottica differente. Se un tempo detestavo questo manga, oggi posso dire di esserne un buon simpatizzante.
Se ieri lo stroncavo senza pietà, oggi nel bene e nel male gli posso dare una piena sufficienza, questo è dovuto fondamentalmente non solo ad una mia personale rivalutazione qualitativa e soprattutto affettiva del titolo, ma anche per via del diverso riscontro con cui la critica si rivolge verso questo manga, un tempo acclamato come rivelazione, oggi spesso definito come serie infima.
Da un po' di tempo seguo la lunghissima saga degli Arrancar anche attraverso l'anime, e devo che risulta abbastanza appassionante da seguire, anche nelle parti che avevo trovato scadenti nel manga, anzi l'anime in questo senso opera una specie di miracolo, attraverso le musiche e la regia, che non ti fa pesare troppo alcuni scontri inutili tra personaggi minori e antagonisti minori. Studio Pierrot ha fatto un gran lavoro con l'anime (certo se non avesse inserito certi filler assurdi saremmo tutti più contenti).
Cross Game è un manga bellissimo, con un incipit commovente come pochi e uno svolgimento molto interessante. Devo rileggerlo, prima o poi, per valutarlo un po' meglio, ma mi era piaciuto molto, anche se gli preferivo Katsu, pubblicato in contemporanea dallo stesso editore, per via dell'argomento più "fresco".
Quanto a Bleach, ho voluto scegliere personalmente la recensione di jane_lane anche se un po' vecchiotta (non è di parte, quando è stata scritta erano stati pubblicati solo i volumi segnalati), perché sono un grandissimo fan dei suoi scritti e mi dispiace moltissimo che sia sparita
Ormai Bleach non è buono più manco come intrattenimento ignorante, visto che continua a tediare con combattimenti e personaggi inutili, nonostante la gente si sia già lamentata di questo trend anni fa. Ai tempi della saga di Aizen c'era molto hype sul combattimento finale e la gente continuava a leggerlo perché incuriosita e desiderosa di vedere spaccato il grugno di Aizen, poi il finale di quella saga è stata una delle cose più deludenti mai viste in un manga di questo tipo, e da lì Bleach non si è più ripreso salvo pezzi sporadici o quando casualmente imbrocca il personaggio inutile che ti sta simpatico (vedi il wrestler che traeva forza dall'incitamento del pubblico, nel mio caso).
Peccato, nella sua prima manga era un manga molto gradevole ed interessante, anche profondo di tanto in tanto, ma l'incanto si è spezzato subito.
Eppure i disegni sono strepitosi ed i poteri mostrati molto fantasiosi.
Insomma, per gli amanti del fanservice.
una recensione fatta a dovere non spoilera al massimo invoglia, se ci sono spoiler non è una recensione, se invece pensate che una recensione è spoiler allora perchè cavolo spoilerate???
se poi rispondete non leggerle... allora che cavolo le postate a fare se non si possono leggere perchè c'è spoiler, o è a rischio spoiler?
bho misteri...
RG Veda me lo consigliò un amico come esponente shonen delle CLAMP ma non mi ha mai detto molto e dai commenti ho fatto bene dato che odio i personaggi che si piangono addosso troppo a lungo(posso capire un po' di volte ma tutto il tempo no dai), recupererò del gruppo di autrici Magic Knight Reyearth 1 & 2 e Tokyo Babilon* sempre suggeriti dal conoscente che mi ispirano già di più.
Bleach invece volevo iniziarlo ma il fatto che solo la prima saga è bella e il resto è un continuo declino prolungato ad oltranza mi ha fermato, al suo posto ho iniziato D. Gray - Man(che spero un giorno di vedere in questa rubrica)che nonostante alti e bassi lo trovo molto gradevole e spero che l'autrice riesca a darli una degna conclusione con un numero di volumi adatto alle mie tasche dato che mi sono imposto la soglia di non superare i 50 volumi per serie.
Infine non sono interessato a Cross Game dato che sopporto poco gli spokon e le storie sentimentali(ma ammetto la bravura dell'autore nel saper mischiare bene questi elementi e fare manga pregevoli).
Scusate il papiro, complimenti ancora ai recensori e a presto.
*Per quelli che mi diranno che se leggerò Tokyo Babilon avrò bisogno di X 1999 dato che è il seguito dell'opera: il mio amico mi ha detto che nel succitato manga appaiono solo due personaggi di TB ma non è che ne prosegue le vicende, quindi lo posso saltare senza problemi e ne sono felice dato che è interrotto da tempo e la cosa mi secca alquanto(so che non è colpa delle autrici perché il finale c'è l'hanno già bello che pronto ma quando lo diedero all'editore lo ritene troppo violento e drammatico, anche a causa di alcuni omicidi accaduti in quegli anni, così il manga preso in esame si ritrovò monco e senza conclusione).
Scusate nuovamente la lunghezza del ma volevo avvertire chi leggeva la parte superiore del messaggio e a presto.
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