Goro è un bambino di cinque anni con una grande passione per il baseball, ereditata dal padre Shigeharu, giocatore professionista degli Yokohama Blue Oceans. Orfano di madre – persa un paio di anni prima – Goro ammira tantissimo il padre, non tanto per i suoi risultati sportivi, bensì per la sua forza d’animo: Shigeharu, infatti, nonostante dopo la morte della moglie abbia attraversato una serie di infortuni che gli hanno fatto perdere il posto di lanciatore titolare facendolo retrocedere nella seconda squadra, non ha mai smesso di allenarsi e di lottare per tornare a giocare in prima squadra, cercando di rinnovarsi anche quando il ritiro sembrava ormai inevitabile. La passione e l’amore per il baseball di Shigeharu sono stati integralmente ereditati dal figlio che, a dispetto della giovane età, già ne conosce tutte le basi e si allena ogni giorno nel cortile dell’asilo. È proprio durante una di queste “sessioni di allenamento” che Momoko, una delle maestre dell’asilo, s’interessa a Goro e ai suoi lanci, arrivando presto a conoscere e affezionarsi sia a Goro che a Shigeharu. Che sia l’occasione per il piccolo Goro di conoscere nuovamente l’amore di una madre, dopo aver troppo prematuramente perso la propria?
Nei suoi quasi 160 episodi Major racconta la crescita di Goro, come atleta e come uomo, dagli anni dell’asilo fino all’età adulta. Sei stagioni, un film e tre OVA che seguono le sfide (sportive ma non solo) di Goro alle elementari, alle medie e alle superiori, fino alle grandi sfide del professionismo.
Grande pregio dell’opera è la scelta di non narrare mai due volte lo stesso campionato: ogni saga si concentra su una nuova avventura, una nuova squadra con nuovi alleati, nuovi rivali da sconfiggere, nuove problematiche da affrontare, in cui il vecchio compagno inseparabile può diventare uno dei più temibili avversari, e viceversa. Major offre allo spettatore sfide sempre nuove, diversamente dallo spokon canonico che solitamente sceglie di approfondire sempre la stessa squadra (con minime variazioni) nell’arco di più tornei e campionati. L’unico punto fisso è Goro, l’asso lanciatore che va ad adrenalina e per cui esistono solo home-run e strike-out, intorno a cui viene gradualmente creato un microcosmo di personaggi vivo e in continua espansione. La serie introduce decine di giocatori, allenatori e altri personaggi che intersecano più volte la strada di Goro, a volte come rivali, a volte come alleati, definendone le caratteristiche peculiari, sia psicologiche che sportive, e narrandocene la crescita nell’arco degli anni (se non addirittura decenni)
Questa scelta permette a Major di affrontare la tematica sportiva da molte angolazioni diverse, donando una varietà di situazioni, personaggi e argomenti trattati difficilmente riscontrabile in uno sportivo classico. Ogni singola saga potrebbe benissimo funzionare come una serie a se stante, con un inizio, una fine, un suo tema di fondo e personaggi sempre ben caratterizzati.
Major diventa quasi un compendio di 50 anni di spokon: talmente tanti sono i personaggi e le situazioni affrontate che, quasi, si possono ritrovare in esso tantissimi elementi classici di questo genere. Il fratello morto sul monte di lancio, il senso d’inferiorità verso gli americani, la frustrazione di una ragazzina che sa che crescendo non potrà più affrontare alla pari i giocatori maschi, il bambino povero che per non pesare sulle finanze familiari vuole diventare professionista, gli allenamenti, gli infortuni tenuti nascosti per poter giocare riducendosi quasi in fin di vita, l’interrogarsi su cosa significhi essere un professionista, perché si continui a giocare nonostante tutto, lo studente obbligato dal padre ad abbandonare il baseball per dedicarsi allo studio ed ereditare la sua azienda, la creazione da zero di un club e la conseguente ricerca di membri, il bullismo, il sogno del koshien… c’è persino una scuola abbandonata su un’isola deserta in cui venire sottoposti ad allenamenti infernali da un sadico che ricorda non poco il vecchio Danpei di Ashita no Joe. Ma Major sa andare oltre e, ben lungi dall’essere un mero guazzabuglio di clichè e stereotipi, riesce a unire con sapienza tutti questi elementi, contestualizzando ciascuno di essi in un percorso più ampio e donando anche spunti abbastanza inediti: non è certo comune, per esempio, vedere in uno shonen sportivo uno psicologo specializzato in traumi sportivi.
A beneficiare di questa varietà è anche il ritmo della narrazione: avendo a disposizione poche decine di episodi per ogni saga non c’è tempo da perdere: si dimentichino le partite interminabili da chissà quanti episodi, raramente in Major si assiste a sfide superiori ai 30-40 minuti. Quasi nessun tempo morto, quindi, con un ritmo sempre vivo e coinvolgente, in grado di donare alcune delle partite di baseball più epiche e appassionanti degli ultimi tempi.
Eppure, il più grande merito di Major non è da ricercarsi nell’ambito sportivo. A differenza di tutti quegli spokon che sembrano dimenticarsi che esiste una vita anche al di fuori del campo da gioco o della palestra degli allenamenti, Major la esplora con minuzia, regalando alcune delle sue più grandi soddisfazioni proprio in questi momenti. I giocatori non trascorrono tutto il proprio tempo a lanciare, ricevere e battere, ma hanno una famiglia, amici, una vita al di fuori, che in diversi casi viene affrontata permettendo una caratterizzazione a tutto tondo di alcuni dei personaggi principali della serie, da Sato e Gibson – per citare forse i due esempi più eclatanti. Ma è soprattutto Goro a beneficiare di questo aspetto, che viene approfondito da tutti i punti di vista, con un occhio di riguardo al suo rapporto con la famiglia e l’amica d’infanzia Kaoru. Rapporti interpersonali come quelli tra Goro e Gibson o Sato e i nonni sono talmente ben scritti che non sfigurerebbero nemmeno in uno slice of life puro.
Purtroppo anche Major presenta i suoi difetti, il più significativo è indubbiamente l’eccessivo Goro-centrismo nel piano sportivo. Goro è davvero troppo, troppo, forte. Non ci troviamo, forse, di fronte allo Tsubasa Oozora della situazione, tuttavia tantissime situazioni vengono risolte grazie all’abilità di Goro, in grado quasi di raddoppiare, da solo, la forza di una squadra e tenere testa agli avversari quasi esclusivamente con la sua abilità nei lanci.
Anche la fissazione – prettamente giapponese – per l’asso lanciatore fortissimo che affronta i battitori avversari armato solamente della sua dritta velocissima, quasi come se palle curve o le strategie atte a depistarli fossero “immorali”, rovina parzialmente il realismo delle parti sportive, per il resto sempre credibili e ben approfondite sul piano strategico, tattico e del gioco di squadra. Fortunatamente, la quasi invincibilità di Goro non si riflette sempre sul risultato delle partite: in Major si perde più di quanto si vinca, e quasi tutti i personaggi assaporano, prima o poi, sia la vittoria che la sconfitta, protagonista compreso.
Da segnalare infine una terza stagione sotto la media generale, a causa di diverse forzature ed esagerazione, e un'eccessiva fretta negli OVA conclusivi, che riassumono fin troppo il manga originale, tagliandone alcune parti.
P.S. Una breve digressione sull'ordine di visione delle varie serie, film e OVA: si inizia con le prime quattro stagioni, in ordine cronologico; si passa al film del 2008, per poi proseguire con la quinta e sesta serie televisiva. Si conclude con gli OVA, da visionare tuttavia in ordine inverso alla data di realizzazione (essendo fedeli trasposizioni delle ultime due saghe del manga ma trasposte al contrario). Prima i due OVA World Series del 2011-2012 (penultima saga del manga), per chiudere infine con l'episodio finale Message, del 2010 (ultima saga del manga).
Nei suoi quasi 160 episodi Major racconta la crescita di Goro, come atleta e come uomo, dagli anni dell’asilo fino all’età adulta. Sei stagioni, un film e tre OVA che seguono le sfide (sportive ma non solo) di Goro alle elementari, alle medie e alle superiori, fino alle grandi sfide del professionismo.
Grande pregio dell’opera è la scelta di non narrare mai due volte lo stesso campionato: ogni saga si concentra su una nuova avventura, una nuova squadra con nuovi alleati, nuovi rivali da sconfiggere, nuove problematiche da affrontare, in cui il vecchio compagno inseparabile può diventare uno dei più temibili avversari, e viceversa. Major offre allo spettatore sfide sempre nuove, diversamente dallo spokon canonico che solitamente sceglie di approfondire sempre la stessa squadra (con minime variazioni) nell’arco di più tornei e campionati. L’unico punto fisso è Goro, l’asso lanciatore che va ad adrenalina e per cui esistono solo home-run e strike-out, intorno a cui viene gradualmente creato un microcosmo di personaggi vivo e in continua espansione. La serie introduce decine di giocatori, allenatori e altri personaggi che intersecano più volte la strada di Goro, a volte come rivali, a volte come alleati, definendone le caratteristiche peculiari, sia psicologiche che sportive, e narrandocene la crescita nell’arco degli anni (se non addirittura decenni)
Questa scelta permette a Major di affrontare la tematica sportiva da molte angolazioni diverse, donando una varietà di situazioni, personaggi e argomenti trattati difficilmente riscontrabile in uno sportivo classico. Ogni singola saga potrebbe benissimo funzionare come una serie a se stante, con un inizio, una fine, un suo tema di fondo e personaggi sempre ben caratterizzati.
Major diventa quasi un compendio di 50 anni di spokon: talmente tanti sono i personaggi e le situazioni affrontate che, quasi, si possono ritrovare in esso tantissimi elementi classici di questo genere. Il fratello morto sul monte di lancio, il senso d’inferiorità verso gli americani, la frustrazione di una ragazzina che sa che crescendo non potrà più affrontare alla pari i giocatori maschi, il bambino povero che per non pesare sulle finanze familiari vuole diventare professionista, gli allenamenti, gli infortuni tenuti nascosti per poter giocare riducendosi quasi in fin di vita, l’interrogarsi su cosa significhi essere un professionista, perché si continui a giocare nonostante tutto, lo studente obbligato dal padre ad abbandonare il baseball per dedicarsi allo studio ed ereditare la sua azienda, la creazione da zero di un club e la conseguente ricerca di membri, il bullismo, il sogno del koshien… c’è persino una scuola abbandonata su un’isola deserta in cui venire sottoposti ad allenamenti infernali da un sadico che ricorda non poco il vecchio Danpei di Ashita no Joe. Ma Major sa andare oltre e, ben lungi dall’essere un mero guazzabuglio di clichè e stereotipi, riesce a unire con sapienza tutti questi elementi, contestualizzando ciascuno di essi in un percorso più ampio e donando anche spunti abbastanza inediti: non è certo comune, per esempio, vedere in uno shonen sportivo uno psicologo specializzato in traumi sportivi.
A beneficiare di questa varietà è anche il ritmo della narrazione: avendo a disposizione poche decine di episodi per ogni saga non c’è tempo da perdere: si dimentichino le partite interminabili da chissà quanti episodi, raramente in Major si assiste a sfide superiori ai 30-40 minuti. Quasi nessun tempo morto, quindi, con un ritmo sempre vivo e coinvolgente, in grado di donare alcune delle partite di baseball più epiche e appassionanti degli ultimi tempi.
Eppure, il più grande merito di Major non è da ricercarsi nell’ambito sportivo. A differenza di tutti quegli spokon che sembrano dimenticarsi che esiste una vita anche al di fuori del campo da gioco o della palestra degli allenamenti, Major la esplora con minuzia, regalando alcune delle sue più grandi soddisfazioni proprio in questi momenti. I giocatori non trascorrono tutto il proprio tempo a lanciare, ricevere e battere, ma hanno una famiglia, amici, una vita al di fuori, che in diversi casi viene affrontata permettendo una caratterizzazione a tutto tondo di alcuni dei personaggi principali della serie, da Sato e Gibson – per citare forse i due esempi più eclatanti. Ma è soprattutto Goro a beneficiare di questo aspetto, che viene approfondito da tutti i punti di vista, con un occhio di riguardo al suo rapporto con la famiglia e l’amica d’infanzia Kaoru. Rapporti interpersonali come quelli tra Goro e Gibson o Sato e i nonni sono talmente ben scritti che non sfigurerebbero nemmeno in uno slice of life puro.
Purtroppo anche Major presenta i suoi difetti, il più significativo è indubbiamente l’eccessivo Goro-centrismo nel piano sportivo. Goro è davvero troppo, troppo, forte. Non ci troviamo, forse, di fronte allo Tsubasa Oozora della situazione, tuttavia tantissime situazioni vengono risolte grazie all’abilità di Goro, in grado quasi di raddoppiare, da solo, la forza di una squadra e tenere testa agli avversari quasi esclusivamente con la sua abilità nei lanci.
Anche la fissazione – prettamente giapponese – per l’asso lanciatore fortissimo che affronta i battitori avversari armato solamente della sua dritta velocissima, quasi come se palle curve o le strategie atte a depistarli fossero “immorali”, rovina parzialmente il realismo delle parti sportive, per il resto sempre credibili e ben approfondite sul piano strategico, tattico e del gioco di squadra. Fortunatamente, la quasi invincibilità di Goro non si riflette sempre sul risultato delle partite: in Major si perde più di quanto si vinca, e quasi tutti i personaggi assaporano, prima o poi, sia la vittoria che la sconfitta, protagonista compreso.
Da segnalare infine una terza stagione sotto la media generale, a causa di diverse forzature ed esagerazione, e un'eccessiva fretta negli OVA conclusivi, che riassumono fin troppo il manga originale, tagliandone alcune parti.
Un po' Mitsuru Adachi, un po' Captain Tsubasa, un po' dramma del dopoguerra e un po' commedia moderna, Major si prefigura come una delle vette più alte mai raggiunte dallo spokon classico, riuscendo a sfruttarne al meglio tutti gli elementi distintivi e introducendone anche altri poco sfruttati, condendo il tutto con una caratterizzazione psicologica a tutto tondo che non ha paura di abbandonare il campo da gioco per affrontare i personaggi da più punti di vista. L’eccessivo Goro-centrismo nell’idealizzazione dell’asso lanciatore quasi invincibile, una terza stagione a tratti forzata e non all’altezza delle restanti e degli OVA conclusivi eccessivamente riassunti impediscono a Major di raggiungere l’eccellenza, rendendola tuttavia una delle serie più interessanti degli ultimi anni nonché uno dei migliori sportivi di sempre in ambito animato.
P.S. Una breve digressione sull'ordine di visione delle varie serie, film e OVA: si inizia con le prime quattro stagioni, in ordine cronologico; si passa al film del 2008, per poi proseguire con la quinta e sesta serie televisiva. Si conclude con gli OVA, da visionare tuttavia in ordine inverso alla data di realizzazione (essendo fedeli trasposizioni delle ultime due saghe del manga ma trasposte al contrario). Prima i due OVA World Series del 2011-2012 (penultima saga del manga), per chiudere infine con l'episodio finale Message, del 2010 (ultima saga del manga).
Pro
- Grande attenzione alla vita fuori dal campo da gioco
- Decine di personaggi ben caratterizzati
- Storia d'ampio respiro che segue la crescita di Goro dall'asilo all'età adulta
- Grande rispetto per 50 anni di tradizione spokon senza però risultare stereotipato
- Partite veloci e mai noiose, senza lungaggini o sfide interminabili
- Saghe sempre diverse, con nuove sfide, nuovi compagni e nuovi rivali
- Notevole cura nella definizione del mondo del baseball, sia come ambientazione che come realismo nelle partite
Contro
- Eccessivo Goro-centrismo ed idealizzazione dell'asso lanciatore nelle partite
- Terza stagione con diverse forzature e inferiore al resto dell'opera
- OVA conclusivi un po' troppo riassunti
E c'è pure il sequel.
Major è un anime veramente fantastico, che purtroppo in ben pochi conoscono
I suoi punti di forza sono tanti: per primo direi una storia che fin da subito colpisce e ti fa affezionare al suo protagonista; Goro stesso poi, personaggio carismatico e sopra le righe che letteralmente "abbiamo visto crescere" (mi sento vecchio a dirlo) dall'età prescolare fino a quella adultà, e non credo esistano molte opere in grado di descrivere così bene segmenti così lunghi della vita di un personaggio.
Questo inevitabilmente porta, come dicevi, al Goro-centrismo; che è un po' un'arma a doppio taglio, non tanto per il fatto che Goro sia eccessivamente forte (come ricordavi, perde molte partite per "colpa"del suo modo di giocare), quanto perchè la maggior parte dei personaggi vengono "oscurati" da questo gigantesco protagonista.
Personalmente non trovo i difetti che hai citato nella terza stagione, secondo me è tra le migliori insieme alla prima (inarrivabile) e la quinta; seconda e quarta le ho trovate invece un po' sottotono.
Detto ció, ragazzi, non fatevi spaventare dal numero di episodi e buttatevi su questa splendida serie perchè, anche se non siete particolari amanti dal baseball, questo anime ha davvero tante, tantissime emozioni da regalarvi
P.S. Ne approfitto per sollecitare i BFE (gruppo di fansub che stimo) a rilasciare la sesta stagione!
La recensione mi è piaciuta, ma per me il voto finale è troppo basso.
È tra le migliori serie sportive mai realizzate, se non la migliore.
Non mi trovo d'accordo coi primi due punti negativi. Il Goro-centrismo è un punto di forza di quest'opera, vista la grandezza del personaggio e tenuto conto che segue le vicende di una delle più grandi promesse del baseball mondiale.
Se fai un anime su un ipotetico Messi, C. Ronaldo o Michael Jordan... ovvio che nelle squadre dove giocano fanno sempre la differenza sin da piccoli. E quello è proprio l'obiettivo dell'autore: seguire la vita di un'ipotetica stella dello sport mondiale, sin dalla sua nascita... In Major poi, non ci sono lanci o colpi da fantasport (tipo Holly e Benji); si resta sempre in una "fattibile" realtà di un fuoriclasse.
Infine, la terza stagione è una delle migliori, secondo me. L'episodio 25 della terza stagione è a dir poco epico.
Come già detto sopra anche per me la terza stagione è tra le migliori: il torneo interscolastico, i problemi nel formare la squdra, l'epica sfida contro il Kaido poi...da brividi.
Gran bella recensione!
Nonostante i suoi difetti non posso non seguire questa perla, grazie per avermi fatto venire la bava alla bocca Slanzard XD .
https://www.youtube.com/watch?v=MXV08DEfM3M
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