Il Ministero degli Interni Giapponese, come ogni anno, ha pubblicato attraverso le pagine del sito dell'Ufficio Statistiche una serie di dati sulla popolazione raccolti durante lo scorso anno fiscale e che vengono proposti al pubblico a maggio. Sono informazioni che vanno ad aggiungersi a quelle ottenute con i censimenti quinquennali e permettono di ottenere una fotografia più dettagliata e precisa dell'andamento della società nipponica. Alcuni degli elementi che si possono dedurre da questi dati sono sconfortanti.
Ancora una volta le statistiche annuali rivelano che il numero dei bambini giapponesi continua a calare. E' dall'inizio degli anni ottanta, 35 anni fà, che continua il declino della popolazione nipponica e parallelamente a questo continua il declino della percentuale di bambini fra la popolazione. Una perdita lenta ma netta.
La stima nella figura è realizzata considerando la popolazione di base e sottraendo da essa la differenza fra nascite e morti, gli immigrati, coloro i quali si siano spostati da una prefettura all'altra o siano emigrati all'estero, ed aggiungendo le persone che hanno acquisito la nazionalità nipponica.
Anche un semplice colpo d'occhio alle due immagini fà comprendere come dall'aprile 2015 il numero di bambini ( 0-14 anni) è diminuito di 150.000 unita. Nello stesso periodo la popolazione delle persone sessantacinquenni, o di età superiore, è aumentata di 810.000 mila unita, pari ad un incremento dello 0,6% della popolazione totale. I numeri indicano un decremento netto della popolazione di 150.000 unità, una percentuale molto bassa, sicuramente, ma significativa se valutata insieme agli altri dati. Tutti i dati confermano che la popolazione nipponica stà invecchiando ed il numero dei pensionati stà aumentando nettamente a scapito delle nuove generazioni.
Non si tratta di dati nuovissimi, il problema è oramai da tempo all'attenzione pubblica ma nessun governo sembra capace di venirne a capo. Parlare di "Estinzione" del popolo giapponese come è stato fatto è semplicemente allarmistico e fuorviante. I problemi della denatalità e dell'invecchiamento della popolazione necessitano di una politica realistica e seria ma certamente continuando in questo trend si potrebbe assistere alla progressiva sparizione o peggio all' indebolimento della cultura tradizionale giapponese. Alla decadenza di arti e tecniche antiche di secoli che hanno bisogno, per continuare ad essere vitali e non ridursi a mero spettacolo per turisti, di menti e mani giovani che sappiano reinterpretare la tradizione mettendola al servizio della realtà moderna. E c'è anche da chiedersi come questo invecchiamento potrà influenzare la produzione dell'Entertainment giapponese, che già oggi ha gravi difficoltà. Non possiamo far a meno di accennare ai tanti problemi dell'animazione e della cinematografia giapponese, di cui spesso vi abbiamo parlato, e che si riflettono nel declino qualitativo e quantitativo di queste arti appena coperto dal successo straordinario di alcuni autori e dal fascino di questo mondo.
Senz'altro, e sia detto senza retorica, un ruolo importante giocheranno le donne giapponesi: il modo in cui verrà concepito e valutato il loro ruolo sociale e le loro esigenze e le esigenze dei loro figli in futuro. Modi nuovi e diversi dovranno essere trovati per soddisfare i bisogni di una generazione di donne lavoratrici a cui il mero ruolo di "Office Lady", con tutto il carico di negatività che esso comporta e a cui certa cultura machista predominante nell'impresa nipponica li relega, va molto ma molto stretto.
La denatalità, l'invecchiamento della popolazione non è problema esclusivo del Giappone, anche l'Istituto Nazionale di Statistica ( ISTAT) diffondendo, lo scorso febbraio, i dati annuali sulla popolazione del nostro paese ha denunciato il progressivo invecchiamento degli Italiani, la diminuzione delle nascite ed i problemi per la struttura sociale del nostro stato che questo comporta. Ma l'Italia è un paese, per storia, geografia e cultura molto più aperto, alcuni direbbero troppo aperto, rispetto al Giappone, e se questo propone parecchi problemi di accoglienza e di civile convivenza, ci dà anche delle speranze per il futuro. Purchè si adottino politiche concrete!
Non è casuale che spesso in antiche botteghe fiorentine si possano vedere dei giovani artigiani, di origine giapponese, all'opera su arti nate in riva all'Arno centinaia di anni orsono. E forse questa via dovrebbe essere un buon esempio per tutti.
Fonte Consultata:
Rocket News
Fatto Quotidiano
Ancora una volta le statistiche annuali rivelano che il numero dei bambini giapponesi continua a calare. E' dall'inizio degli anni ottanta, 35 anni fà, che continua il declino della popolazione nipponica e parallelamente a questo continua il declino della percentuale di bambini fra la popolazione. Una perdita lenta ma netta.
La stima nella figura è realizzata considerando la popolazione di base e sottraendo da essa la differenza fra nascite e morti, gli immigrati, coloro i quali si siano spostati da una prefettura all'altra o siano emigrati all'estero, ed aggiungendo le persone che hanno acquisito la nazionalità nipponica.
Anche un semplice colpo d'occhio alle due immagini fà comprendere come dall'aprile 2015 il numero di bambini ( 0-14 anni) è diminuito di 150.000 unita. Nello stesso periodo la popolazione delle persone sessantacinquenni, o di età superiore, è aumentata di 810.000 mila unita, pari ad un incremento dello 0,6% della popolazione totale. I numeri indicano un decremento netto della popolazione di 150.000 unità, una percentuale molto bassa, sicuramente, ma significativa se valutata insieme agli altri dati. Tutti i dati confermano che la popolazione nipponica stà invecchiando ed il numero dei pensionati stà aumentando nettamente a scapito delle nuove generazioni.
Non si tratta di dati nuovissimi, il problema è oramai da tempo all'attenzione pubblica ma nessun governo sembra capace di venirne a capo. Parlare di "Estinzione" del popolo giapponese come è stato fatto è semplicemente allarmistico e fuorviante. I problemi della denatalità e dell'invecchiamento della popolazione necessitano di una politica realistica e seria ma certamente continuando in questo trend si potrebbe assistere alla progressiva sparizione o peggio all' indebolimento della cultura tradizionale giapponese. Alla decadenza di arti e tecniche antiche di secoli che hanno bisogno, per continuare ad essere vitali e non ridursi a mero spettacolo per turisti, di menti e mani giovani che sappiano reinterpretare la tradizione mettendola al servizio della realtà moderna. E c'è anche da chiedersi come questo invecchiamento potrà influenzare la produzione dell'Entertainment giapponese, che già oggi ha gravi difficoltà. Non possiamo far a meno di accennare ai tanti problemi dell'animazione e della cinematografia giapponese, di cui spesso vi abbiamo parlato, e che si riflettono nel declino qualitativo e quantitativo di queste arti appena coperto dal successo straordinario di alcuni autori e dal fascino di questo mondo.
Senz'altro, e sia detto senza retorica, un ruolo importante giocheranno le donne giapponesi: il modo in cui verrà concepito e valutato il loro ruolo sociale e le loro esigenze e le esigenze dei loro figli in futuro. Modi nuovi e diversi dovranno essere trovati per soddisfare i bisogni di una generazione di donne lavoratrici a cui il mero ruolo di "Office Lady", con tutto il carico di negatività che esso comporta e a cui certa cultura machista predominante nell'impresa nipponica li relega, va molto ma molto stretto.
La denatalità, l'invecchiamento della popolazione non è problema esclusivo del Giappone, anche l'Istituto Nazionale di Statistica ( ISTAT) diffondendo, lo scorso febbraio, i dati annuali sulla popolazione del nostro paese ha denunciato il progressivo invecchiamento degli Italiani, la diminuzione delle nascite ed i problemi per la struttura sociale del nostro stato che questo comporta. Ma l'Italia è un paese, per storia, geografia e cultura molto più aperto, alcuni direbbero troppo aperto, rispetto al Giappone, e se questo propone parecchi problemi di accoglienza e di civile convivenza, ci dà anche delle speranze per il futuro. Purchè si adottino politiche concrete!
Non è casuale che spesso in antiche botteghe fiorentine si possano vedere dei giovani artigiani, di origine giapponese, all'opera su arti nate in riva all'Arno centinaia di anni orsono. E forse questa via dovrebbe essere un buon esempio per tutti.
Fonte Consultata:
Rocket News
Fatto Quotidiano
Per la diminuzione della popolazione non è un pericolo imminente. Come in Italia che si stanno preoccupando tutti. Meglio essere 45 milioni di italiani, ma avere una casa e un lavoro per ciascuno, piuttosto che essere 190 milioni di italiani, ed avere tutti i problemi che comporta la sovrappopolazione.
Poi i giapponesi sono intelligenti e riusciranno a risolvere il problema,qual'ora diventasse critico.
@Haizhong_Musume: la politica dell'immigrazione giapponese è decisamente rigida, è un paese aperto al turismo, ma per il resto isolazionista; gli immigrati stranieri sono poco superiori all'1% della popolazione totale, mentre da noi in Italia corrispondono a circa l'8% della popolazione.
Il Giappone è in effetti la dimostrazione vivente di come "i muri al confine" (e le retoriche che si ispirano ad essi) siano una scelta autolesionista e di corto respiro: considerati i bassi tassi di natalità delle nazioni evolute, senza immigrati ad immettere linfa vitale nella popolazione l'involuzione demografica risulta inevitabile.
@brocklesnar: Il problema è critico da anni, sono già state tentata varie contromisure (bonus bebè, incentivi alle famiglie...), ma sono tutte fallite.
Che la società giapponese lo voglia o no, a quel bisogno si dovrà inevitabilmente rispondere così.
Il vero problema sarebbe la riduzione del lavoro, in quel caso diminuendo la contribuzione fiscale calerebbe il sostegno statale alle fasce anziane della popolazione e si innescherebbe il ciclo vizioso della sempre maggior privatizzazione col risultato di spaccare il paese tra chi può permetterselo e chi no, a prescindere dall'età.
Il Giappone dovrà preoccuparsi però di integrare i lavoratori stranieri, sia per il bene stesso della società sia per evitare che il flusso di capitali generati dal lavoro venga "inviato all'estero" creando squilibri.
E c'è un'altra questione , le donne lavoratrici, ne ho solo accennato ma è un tema alquanto diffuso sulla stampa nipponica, ed in questo il Giappone e l'Italia sono davvero simili, quali sostegni dare a queste donne, alle loro famiglie, il rapporto con le aziende ed all'interno delle aziende - proprio il concetto di office lady dovrebbero cancellarlo salvo che dai doujinsji - gli asili, l'assistenza medica ma manca un quadro generale.
Spero nessuno se la voglia cavare con qualche bonus, ma non credo.
@DoctorDoom III accenni ad un'altro problema, non è che gli anziani siano un peso, anzi, i problemi sono i trend. Lo Stato Sociale non è un peso, è una risorsa. A questo si dovrebbe tornare.Ovunque
Scusate, non ho resistito >_>
A partire dall'inizio dell'era Meiji, nel 1867, la popolazione del Giappone era cresciuta costantemente fino a conoscere un vero e proprio mini boom a cavallo degli anni '20 e '30...
Ciò fu anche una delle motivazioni alla base dell'espansionismo voluto dalla casta militare giapponese, la quale credette che la conquista di nuove terre potesse essere anche una soluzione al sovrapopolamento dell'arcipelago...
Vedere questa flessione è sempre un dato preoccupante per il futuro di una nazione...
E noi italiani non siamo da meno...
Purtroppo per chi decide queste cose l'essere umano non è una variabile su cui puoi lavorare nel breve termine visto che l'arco di vita dura decenni, e che ad esempio vedresti gli effetti di un incremento spinto da politiche solo dopo i primi 20-25-30 anni dalla nascita, e in 20-30 anni la situazione economica globale può cambiare al punto da ritrovarsi ad aver preso una decisione che al posto di portare benefici potrebbe essere un handicap.
Mi sono spiegato in modo un po' confuso ma per lo stato sarebbe comodo gestire i cittadini come i dipendenti di un'azienda.
Le cose vanno bene ? Assumi.
Le cose vanno male ? Licenzi.
Questo nel giro di 1-2 anni (consideriamo assunzione e formazione)
Ecco.
Lo stato ha bisogno di cittadini ? Li aumenti
Lo stato ha troppi cittadini ? Li diminuisci
Ma questo non è possibile, non con interventi rapidi, se non nel primo punto tramite leggi a favore dell'immigrazione.
Non parliamo poi del rischio di innescare spirali di criticità, diminuisco i cittadini, ma diminuisco così anche i clienti delle aziende, e così diminuisco i prodotti ma così diminuisco i lavoratori, quindi mi ritrovo ad avere più cittadini di posti di lavoro e via dicendo.
L'unica cosa che ne beneficia sono le risorse naturali dato che effettivamente diminuendo la popolazione ne cala lo sfruttamento.
Prendiamo l'Italia.
Si continua a dire "per pagare le pensioni di domani servono immigrati".
Questo ha senso se in Italia ci fosse così tanta offerta di lavoro che gli italiani stessi non riescono a coprirla, quindi ben vengano lavoratori da fuori.
Più lavoro->più lavoratori->più contributi fiscali->più crescita e meno problemi a pagare le pensioni.
Ma questo è smentito dall'indice di disoccupazione, problema che il Giappone apparentemente non ha (anche se non so come funzioni il calcolo del dato da loro).
La risposta degli economisti è "se importi lavoratori importi anche consumatori e quindi aumenterò la domanda di prodotti e dunque l'offerta di lavoro".
Vero, ma con che percentuali ?
Cioè se incremento del 10% il numero di "possibili lavoratori" aumento veramente del 10% la domanda di prodotti e dunque anche del 10% i posti di lavoro ?
Se si il problema si risolve così dato che con il 10% di contributi fiscali in più affronto vari problemi nazionali.
Ma se non è così, se i lavoratori importati sono "consumatori poveri", se avrò solo un 2-3-5% di incremento il rischio è che nell'immediato avrò benefici ma nel breve-medio termine mi troverò con una domanda di lavoro superiore all'offerta, ancor più di prima, con lo stato che dovrò sostenere il welfare e quindi a spendere quanto guadagnato o anche di più.
Leggendo questo articolo sembra che si debba sfornare bambini come biscotti.
"Il numero di bambini ( 0-14 anni) è diminuito di 150.000 unità."
Si parla di essere umani come cosa? scatolette di tonno? Il numero di bambini è diminuito: e quindi?
Senza nemmeno considerare che cosa voglia dire avere un figlio, i rischi e le preoccupazioni che ne derivano così come le gioie e i momenti felici, si parla di "fare bambini" come bere un bicchier d'acqua perchè tanto dobbiamo farli, servono, e poi ci sono troppi vecchi babbioni che gravano allo stato per via delle pensioni (pensioni che si sono guadagnati in anni di lavoro) ma questo non importa perchè tanto 'sti vecchi di merda ormai non servono più, vero?
E se una coppia per motivi economici non potesse avere dei figli? E se una coppia non volesse avere dei figli perchè semplicemente non li vuole?
E poi la ciliegina sulla torta, la vera preoccupazione per quanto riguarda il calo delle nascite in Giappone:
"E c'è anche da chiedersi come questo invecchiamento potrà influenzare la produzione dell'Entertainment giapponese, che già oggi ha gravi difficoltà. Non possiamo far a meno di accennare ai tanti problemi dell'animazione e della cinematografia giapponese, di cui spesso vi abbiamo parlato, e che si riflettono nel declino qualitativo e quantitativo di queste arti appena coperto dal successo straordinario di alcuni autori e dal fascino di questo mondo."
Ah, quindi nelle prime righe non si fa altro che parlare di bambini e essere umani come "cose" che servono o non servono più ma alla fine invece ci si concentra su un problema reale, serio e della massima importanza: "la produzione dell'Entertaiment giapponese".
Senza offesa a chi ha redatto l'articolo, ma da quello che hai scritto mi sa che gli Anime, i manga e qualsiasi altro tipo di entertainment o di cultura non ti abbia insegnato proprio un accidente di nulla.
E complimenti a tutti gli altri analisti da quattro soldi per aver sottolineato il problema e aver cercato ovviamente di trovare una soluzione.
Madonna santa, mi disgusta pensare che c'è gente che "fa figli" così, perchè tanto bisogna farli.
Vomito.
Un popolo in contrazione e uno in crescita...
Perché nel terzo mondo e nei paesi in via di sviluppo le famiglie fanno ancora 5+ figli l'una.
Forse io tutto questo discorso dell'invecchiamento non lo capisco completamente, perché mi pare non sia nulla per cui dover correre ai ripari con incentivi e cose simili.
Immagino che nel dopo guerra ci siano stati boom economici un po' ovunque, quindi si facevano più figli, ora la situazione è stabile, le economie non crescono più esponenzialmente e le famiglie fanno meno figli.
A meno che gli over 65 non si inventino qualcosa per campare per sempre prima o poi inizieranno a calare pure loro visto che oggi ci sono meno adulti.
Credo ci sia della matematica da fare qui, ma non mi sembra inverosimile immaginare che prima o poi le cose si stabilizzeranno, non si dovranno costruire più case, meglio così <.<
@cava27 i paesi non pagano le bollette con i sentimenti ma con le tasse, e le tasse le paga chi lavora.
Quindi faresti figli da mattina a sera se qualcuno ti pagasse dei gran soldi? Diciamo 100.000 euro a "unità".
Rispondi solo a questa domanda, per piacere.
Non da mattina a sera ma tre figli sarebbe un buon compromesso. Ora come ora è pure impossibile mantenere autonomamente la mia persona.
Complimenti! E' proprio vero che il mondo è bello perchè è avariato.
Ma complimenti cosa?La maggior parte degli esseri umani vogliono fare figli ed è un diritto che quasi tutti possono esercitare, le nuove generazioni servono, volenti o nolenti ed uno Stato dovrebbe incentivare le nascite, non fregarsene. Rinunciare ad averne perchè consci di non poterli mantenere è un atto responsabile quindi sì, se mi dessero il denaro necessario a crescerli ne sfornerei quanti io ritenga giusto come costi e tempo speso dietro a loro.
Hai assolutamente ragione, peccato che da quello che si legge dall'articolo il discorso "avere figli" sembra qualcosa di dovuto, necessario e per il quale si potrebbero tranquillamente trascurare emozioni e sentimenti perchè tanto "i figli servono".
E' questo che sinceramente trovo ripugnante, pensare a fare figli come a fare torte
L'articolo parla dal punto di vista di uno Stato ed questo di certo non si mette ad entrare negli affari sentimentali della popolazione. Guardando dal punto di vista statale, l'invecchiamento della popolazione insieme all'abbassamento delle nascite è un fattore molto grave che se non affrontato può portare alla decadenza dello stesso oppure come sta succedendo in America, al graduale soppiantamento della popolazione autoctona di fronte ad immigrati che al contrario figliano.
La "crescita" cinese nasconde un cuore nero....E non è casuale tutto il loro attivismo militare.
@Cava27 le tue considerazioni sono giuste. I bambini non sono scatolette, anzi. Ma sbagli nell'approccio: io vivo vicino ad una scuola, vedo centinaia di bambini ogni giorno, di ogni età, la mia città è priva, almeno nella mia zona, di un parco degno di questo nome, ed i bambini usano i lunghi e ampi marciapiedi davanti a casa mia - non proprio amplissimi - come pista per imparare a correre - letteralmente la scena dei genitori che corrono appresso ai figli più piccoli lanciati a perdifiato lungo il marciapiedi, inconsapevoli che possono finire soto un'auto, è quella che mi porterò nella tomba. Non ti sembri curioso, spesso mi domando, vivendo qui da molti anni, quanti di questi giovanisismi affannati, incolleriti, genitori, una media sui 25-27 anni, mi siano passati davanti , correndo su quello stesso marciapiedi. Un ventennio fà.
I bambini non sono scatolette ma danno un senso alla società. Una direzione. Non servono a "Mantenere le pensioni" dei vecchi babbioni, ma proprio, letteralmente, a far marciare la società. Perchè c'è un momento in cui tutti, tuti noi, vogliamo andare a fare altro. Dobbiamo andare a fare altro. E vogliamo tuti che siano braccia robuste a reggere le cose. Un desiderio naturale. Profondamente umano. In Cina, a cui accennavo prima, i giovani devono prendersi cura degli anziani, e tantissimi ancora lo fanno. Andare in una casa di cura -anche la migliore che ci sia - è considerato, nella società cinese un sengno di disgrazia. Vuol dire che o non hai mai avuto figli o ti hanno abbandonato.
Questo però è oggi...domani?
Non accennavo dunque allo Stato Sociale, alle donne che lavorano, per caso. I problemi cui fai cenno, i costi di un figlio, di più figli, li conosco assai bene. Davvero assai bene.
Il riferimento all'Entertainment, consentimi, è mio. Un riferimento qualunquista mi dirai, che considera i bambini solo come "fruitori di cose" ? No. Nasce solo da una considerazione che è sorta in me nel tempo, vedo una programmazione sempre più indirizzata per fascie d'età, molto troppo commerciale, sempre più parcellizzata, culturalmente poco felice. Troppo poco originale, se la confronto con la vivacità degli anni novanta mi viene un magone che non hai idea..
Dove sono i nuovi autori? Dovè la ricerca di un pubblico nuovo? Trigger è un bel Studio, ma permettemi a chi si rivolge ? La nuova Sailoormon è molto bella ed il succeso della mostra attesta la curiosità suscitata,che coinvolge anche la generazione più giovane, ma con il suo lavoro originale l'autrice scoprì un mondo. Ho pensato - ho fatto male - di aggiungere questa riflessione -
I bambini non sono scatolette. D'accordissimo.E non è facile tirarli su, averli, custodirli e parlarci. Assolutamente difficile dargli un'educazione sensata. Posso dirti però che senza il mondo è meno divertente.
Spero tu sia serio? Il motore di un paese sono i giovani che un giorno toccherà mandar avanti la società e pagare le tasse.
Senza giovani chi ti pagherà i servizi e pensione?
Capisco e condivido tutto, però la prossima volta soffermati a parlare anche di questo lato della medaglia che, se permetti, mi sembra assolutamente importante.
Quello che mi ha dato fastidio e che mi da fastidio e il fatto che molte volte si pensa a fare figli così, per sport, "perchè tanto servono".
Questa frase, in questo contesto, mi fa imbestialire perchè per me solo il pensare di avere un figlio e tutto quello che ne comporta è una cosa indicibile, non riuscirei mai a fare figli "così"; quando ci penso mi vengono in mente millemila situazioni che ho conosciuto o di cui ho sentito parlare, cose quotidiane e in un certo senso "normali" visto che è il corso della vita ma che mi hanno fatto tremare dentro.
Persone che purtroppo sono nate disabili, altre che non sono riuscite a nascere.
Figli diventati mostri senza un motivo e che si sono autodistrutti per esempio con droghe e altro senza, nella maggior parte dei casi, un motivo reale.
Figli che invece sono stati trattati come bestie o peggio da genitori che sarebbe meglio sopprimere.
Per non parlare poi di cosa significhi avere un figlio per due persone che si amano e che sentono di volerlo un bambino, ma non perchè lo stato è pieno di vecchi e servono braccia nuove, ma perchè per loro questa è la massima consacrazione dell'amore, il dono più bello di cui però è estremamente difficile prendersi cura per un'infinità di motivi.
Queste saranno solo mie paranoie, ma mi sembrano comunque cose "reali" tanto quanto lo sono i dati dell'ISTAT.
Il Giappone può risolvere con l'immigrazione il discorso dell'anzianità che sovrasta la gioventù, qui in Italia non avremo mai problemi visto lo tsunami di africani con cui abbiamo a che fare, ricordo quando eravamo 56000000 di individui, oggi superiamo i 60000000...
Non sono paranoie. Mentre ti leggo ascolto proprio uno di quei bambini difficili - oramai cresciuto - a cui ti riferisci. Non è un mio parente, non è un mio amico, è solo, per me, ed altri un disturbatore della "quiete" della sera. Ma so riconoscere le tracce dei suoi problemi. E mi dispiace molto.
Ho amici che si occupano di bambini come lui, una delle mie sorelle è insegnante di sostegno. Ho provato su me stesso la disabilità.
Eppure.
I bambini ti ripeto non sono cose. Potevo, effettivamente, essere più largo nel discorso, ma il rischio è quello di fare un comizio, tirando fuori troppe delle mie idee, e non si deve. Per rispetto non solo di chi ha ide diverse, ma anche dei più giovani a cui si devono offrire punti di vista. Non approfittare della posizione per imporre la propria "Vision". Assunta come Verbum.
Anche il Verbum va proposto, non imposto. E sono contento che ora a dirlo ci sia pure il Papa.
Non sono paranoie. Mentre ti leggo ascolto proprio uno di quei bambini difficili - oramai cresciuto - a cui ti riferisci. Non è un mio parente, non è un mio amico, è solo, per me, ed altri un disturbatore della "quiete" della sera. Ma so riconoscere le tracce dei suoi problemi. E mi dispiace molto.
Ho amici che si occupano di bambini come lui, una delle mie sorelle è insegnante di sostegno. Ho provato su me stesso la disabilità. Eppure questo non mi fà "pensare meglio".
I bambini ti ripeto non sono cose. Potevo, effettivamente, essere più largo nel discorso, ma il rischio è quello di fare un comizio, tirando fuori troppe delle mie idee, e non si deve. Per rispetto non solo di chi ha ide diverse, ma anche dei più giovani a cui si devono offrire punti di vista. Non approfittare della posizione per imporre la propria "Vision". Assunta come Verbum.Anche il Verbum va proposto, non imposto. E sono contento che ora a dirlo ci sia pure il Papa.
@Tatsumi9019 stai attento a quel che chiedi, potresti averlo..non so se ti piacerebbe...
Comunque viviamo in un assetto sociale che bada più alla quantità che alla qualità, l'ideale sarebbe quello di crescere all'infinito, ma è una cosa impossibile. Un po' di decrescita fa solo che bene. L'aumento dell'anzianità è abbastanza inevitabile in Giappone, sono molto longevi, loro. Questo problema può venir meno solo nel caso che si "americanizzino" ancora un po', diventando più unti, obesi e malsani. In modo tale da avere una vita più breve. In questo caso aumenterebbe la percentuale di giovani.
Oppure istituire una "dolce morte" per chi vecchio e stanco la desidera, ma quanti anziani opterebbero per una cosa del genere? Quasi nessuno, direi.
Si ma in Giappone c'è una bassa disoccupazione e stessa cosa vale nel Nord Europa,Canada,Australia ed ecc. Qua si parla di persone che non vogliono proprio fare figli.
Ahem....bassa disoccupazione e bassi salari, a cui si associano alti costi della vita. Questo vale sia in America che in Giappone, nel Nord Europa ed in Canada, ed ancora in Australia, è un pò diverso. Che tipo di occupazione dunque ?
@Shiryu of Dragon come spesso ho detto, il mio professore di Italiano al Liceo mi raccomandava di scrivere stringatamente. Più scrivi più errori fai. Io e gli accenti non siamo mai andati d'accordo.
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