Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Noragami e Joukamachi no Dandelion e il live action Rough.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Noragami
7.0/10
"Noragami" è carino, nulla di più, nulla di meno. In un'annata di buoni titoli sarebbe passato inosservato, invece ha la fortuna di essere uscito in un periodo un po' di magra, dove, grazie a una buona realizzazione tecnica, una storia decente e dei personaggi con una discreta caratterizzazione psicologica, riesce a uscire dal mucchio e farsi notare.
La trama elegge a suo protagonista una divinità ormai in sciagura, quasi senza adoratori, costretta a mendicare per racimolare qualche centesimo, facendo lavori umili e degradanti. Pur essendo quasi invisibile alla maggior parte della popolazione, è notato da una ragazza che, per salvargli la vita, mette a rischio la propria. Da quel momento la studentessa sarà in qualche modo legata al suo mondo, metà spirito e metà umana, e diventerà una presenza fissa nelle giornate di Yato.
Lentamente veniamo introdotti in questa ambientazione, conosciamo i bisogni delle divinità, i pericoli che devono affrontare e come facciano affidamento su alleati, le loro armi sacre, con i quali creano un rapporto quasi simbiotico. L'universo che ci viene presentato ha un certo fascino e non è privo di potenzialità, il problema è che manca del carisma che possa rendere la trama incalzante e appassionante. Se comprendo come nei primi episodi sia necessario presentare personaggi e situazioni, ho qualche perplessità sul fatto che se la prende con sin troppa calma, tra battutine, situazioni ridondanti e personaggi che faticano a prendere decisioni risolutive. E così la prima parte si concentra sull'arma sacra che Yato trova e che decide di crescere in modo caparbio e determinato, nonostante possa essere per lui una seria minaccia. Le situazioni, oltre ad avermi coinvolto ben poco, le ho trovate troppo forzate e mi è sembrata disarmante soprattutto la passività dei protagonisti davanti a delle "marachelle" della nuova arma sacra di Yato che sarebbero potute essere stoppate con qualche parola e rimprovero. Fortuna vuole che la seconda parte introduce un avversario che ha alcune carte da giocare e che mette in seria difficoltà Yato, rendendo il tutto più entusiasmante. Alla fine la situazione scade un po' nel banale, ma almeno si nota che Yato avrebbe un passato ben più interessante di quanto è stato mostrato in questa prima stagione.
"Noragami" è una serie TV ben realizzata, con un soggetto ricco di potenzialità, ma che ha per ora sprecato quanto di buono aveva sul piatto. Rimane discreta, mi aspetto che la seconda serie rielabori gli ingredienti e mi offra una pietanza ben più succulenta.
La trama elegge a suo protagonista una divinità ormai in sciagura, quasi senza adoratori, costretta a mendicare per racimolare qualche centesimo, facendo lavori umili e degradanti. Pur essendo quasi invisibile alla maggior parte della popolazione, è notato da una ragazza che, per salvargli la vita, mette a rischio la propria. Da quel momento la studentessa sarà in qualche modo legata al suo mondo, metà spirito e metà umana, e diventerà una presenza fissa nelle giornate di Yato.
Lentamente veniamo introdotti in questa ambientazione, conosciamo i bisogni delle divinità, i pericoli che devono affrontare e come facciano affidamento su alleati, le loro armi sacre, con i quali creano un rapporto quasi simbiotico. L'universo che ci viene presentato ha un certo fascino e non è privo di potenzialità, il problema è che manca del carisma che possa rendere la trama incalzante e appassionante. Se comprendo come nei primi episodi sia necessario presentare personaggi e situazioni, ho qualche perplessità sul fatto che se la prende con sin troppa calma, tra battutine, situazioni ridondanti e personaggi che faticano a prendere decisioni risolutive. E così la prima parte si concentra sull'arma sacra che Yato trova e che decide di crescere in modo caparbio e determinato, nonostante possa essere per lui una seria minaccia. Le situazioni, oltre ad avermi coinvolto ben poco, le ho trovate troppo forzate e mi è sembrata disarmante soprattutto la passività dei protagonisti davanti a delle "marachelle" della nuova arma sacra di Yato che sarebbero potute essere stoppate con qualche parola e rimprovero. Fortuna vuole che la seconda parte introduce un avversario che ha alcune carte da giocare e che mette in seria difficoltà Yato, rendendo il tutto più entusiasmante. Alla fine la situazione scade un po' nel banale, ma almeno si nota che Yato avrebbe un passato ben più interessante di quanto è stato mostrato in questa prima stagione.
"Noragami" è una serie TV ben realizzata, con un soggetto ricco di potenzialità, ma che ha per ora sprecato quanto di buono aveva sul piatto. Rimane discreta, mi aspetto che la seconda serie rielabori gli ingredienti e mi offra una pietanza ben più succulenta.
Rough
8.0/10
"Qualunque disegno, per quanto bello, comincia sempre da uno schizzo (rough)... Proprio l'essere incompleti è la vostra arma."
Un anno dopo il live action di "Touch", la Toho decide di realizzare un secondo film basato su un'opera di Adachi: "Rough". Alla regia viene chiamato Kentaro Otani (che negli stessi anni dirigerà anche i due live action di "Nana"), mentre nel cast principale viene riconfermata Masami Nagasawa nel ruolo di protagonista (dopo avere interpretato Minami nel live action di "Touch"). I due protagonisti maschili sono affidati a Mokomichi Hayami e Tsuyoshi Abe.
La storia segue il manga originale abbastanza fedelmente. Il film inizia con la finale di 100 m stile libero, e gli occhi di tutti sono sul favorito in corsia numero quattro, Hiroki Nakanishi (Abe). In particolare, a tifare per lui c'è Ami Ninomiya (Nagasawa), sua amica d'infanzia che chissà come è riuscita a salire fino alla piattaforma dei tuffi per riuscire a vedere meglio la gara (alla faccia della sicurezza!), mentre di fianco a sé in corsia cinque c'è un ragazzo che appare piuttosto anonimo e assorto nella sua musica: Keisuke Yamato (Hayami). In realtà, durante la gara appare chiaro come Keisuke sia l'unico in grado di tenere testa a Nakanishi, ma purtroppo una distorsione al cambio giro impedisce al ragazzo di concludere la gara e Nakanishi così vince in solitaria, stabilendo addirittura un nuovo record. Fuori dalla piscina, mentre dolorante sta per uscire, Keisuke incontra Ami che lo apostrofa con un "assassino". E continuerà a farlo a più riprese nella prima parte del film, visto che entrambi frequentano lo stesso liceo e alloggiano nello stesso dormitorio.
Il motivo è una faida familiare che risale ai loro nonni: entrambi pasticcieri e rivali, i due inventarono i manju a forma di civetta (Ninomiya) e gufo (Yamato), ma poiché questi ultimi risultarono più carini per via delle orecchie, il nonno di Ami morì per lo stress, accusando Yamato di avergli rubato l'idea. A salvarli dalla bancarotta furono proprio i Nakanishi, ed è questo il motivo per cui il padre di Ami vorrebbe che la figlia e Hiroki un giorno si sposassero.
Riuscirà Keisuke a farsi apprezzare da Ami come ragazzo (e non come erede degli Yamato) e a realizzare il suo sogno di battere Nakanishi?
Purtroppo in poco più di un'ora e mezza di film non c'è modo di raccontare tutto, e quindi rispetto al manga ci si concentra sui tre protagonisti, e in particolare sulla rivalità dei due uomini, determinati nonostante le difficoltà (fisiche per Nakanishi, psicologiche per Keisuke) a primeggiare nello sport e nell'amore. Ci sono comunque alcuni personaggi che rimangono impressi nella memoria dello spettatore, come il migliore amico Ogata, l'amministratrice del dormitorio, o quella strepitosa macchietta che è il padre di Ami (interpretato da Yutaka Matsushige), che compare solo in due scene ma è esilarante nel suo eterno odio al solo sentire il nome degli Yamato.
La storia si snoda in modo graduale ma mai noioso, nessuna scena è superflua, ed è chiaro l'intento di mostrare al pubblico soprattutto la crescita dei protagonisti, che da piccoli schizzi trasformano la loro vita in un quadro completo e definito. Tra un appuntamento al buio, una vacanza in spiaggia e un dialogo al balcone, i tre anni di superiori di Keisuke e Ami scorrono veloci, inframezzati dalle gare di nuoto e di tuffi; e proprio questi ultimi diventano per entrambi metafora della vita, del come a volte bisogna lasciarsi andare e correre dei rischi per crescere e ottenere ciò che si vuole.
Menzione speciale va alle musiche, in particolare "Guarana" (ending del film) e la bellissima insert song "Kanade" dei Sukima Switch, perfetta nel trasmettere lo scorrere delle stagioni e descrivere la vita quotidiana dei protagonisti prima del gran finale. Un finale tipicamente "adachiano", ma che una volta tanto non lascia spazio a dubbi su chi sia effettivamente il vincitore in questa rivalità.
Un live action veramente ben fatto, che anche chi non ha letto il manga originale può tranquillamente apprezzare.
Un anno dopo il live action di "Touch", la Toho decide di realizzare un secondo film basato su un'opera di Adachi: "Rough". Alla regia viene chiamato Kentaro Otani (che negli stessi anni dirigerà anche i due live action di "Nana"), mentre nel cast principale viene riconfermata Masami Nagasawa nel ruolo di protagonista (dopo avere interpretato Minami nel live action di "Touch"). I due protagonisti maschili sono affidati a Mokomichi Hayami e Tsuyoshi Abe.
La storia segue il manga originale abbastanza fedelmente. Il film inizia con la finale di 100 m stile libero, e gli occhi di tutti sono sul favorito in corsia numero quattro, Hiroki Nakanishi (Abe). In particolare, a tifare per lui c'è Ami Ninomiya (Nagasawa), sua amica d'infanzia che chissà come è riuscita a salire fino alla piattaforma dei tuffi per riuscire a vedere meglio la gara (alla faccia della sicurezza!), mentre di fianco a sé in corsia cinque c'è un ragazzo che appare piuttosto anonimo e assorto nella sua musica: Keisuke Yamato (Hayami). In realtà, durante la gara appare chiaro come Keisuke sia l'unico in grado di tenere testa a Nakanishi, ma purtroppo una distorsione al cambio giro impedisce al ragazzo di concludere la gara e Nakanishi così vince in solitaria, stabilendo addirittura un nuovo record. Fuori dalla piscina, mentre dolorante sta per uscire, Keisuke incontra Ami che lo apostrofa con un "assassino". E continuerà a farlo a più riprese nella prima parte del film, visto che entrambi frequentano lo stesso liceo e alloggiano nello stesso dormitorio.
Il motivo è una faida familiare che risale ai loro nonni: entrambi pasticcieri e rivali, i due inventarono i manju a forma di civetta (Ninomiya) e gufo (Yamato), ma poiché questi ultimi risultarono più carini per via delle orecchie, il nonno di Ami morì per lo stress, accusando Yamato di avergli rubato l'idea. A salvarli dalla bancarotta furono proprio i Nakanishi, ed è questo il motivo per cui il padre di Ami vorrebbe che la figlia e Hiroki un giorno si sposassero.
Riuscirà Keisuke a farsi apprezzare da Ami come ragazzo (e non come erede degli Yamato) e a realizzare il suo sogno di battere Nakanishi?
Purtroppo in poco più di un'ora e mezza di film non c'è modo di raccontare tutto, e quindi rispetto al manga ci si concentra sui tre protagonisti, e in particolare sulla rivalità dei due uomini, determinati nonostante le difficoltà (fisiche per Nakanishi, psicologiche per Keisuke) a primeggiare nello sport e nell'amore. Ci sono comunque alcuni personaggi che rimangono impressi nella memoria dello spettatore, come il migliore amico Ogata, l'amministratrice del dormitorio, o quella strepitosa macchietta che è il padre di Ami (interpretato da Yutaka Matsushige), che compare solo in due scene ma è esilarante nel suo eterno odio al solo sentire il nome degli Yamato.
La storia si snoda in modo graduale ma mai noioso, nessuna scena è superflua, ed è chiaro l'intento di mostrare al pubblico soprattutto la crescita dei protagonisti, che da piccoli schizzi trasformano la loro vita in un quadro completo e definito. Tra un appuntamento al buio, una vacanza in spiaggia e un dialogo al balcone, i tre anni di superiori di Keisuke e Ami scorrono veloci, inframezzati dalle gare di nuoto e di tuffi; e proprio questi ultimi diventano per entrambi metafora della vita, del come a volte bisogna lasciarsi andare e correre dei rischi per crescere e ottenere ciò che si vuole.
Menzione speciale va alle musiche, in particolare "Guarana" (ending del film) e la bellissima insert song "Kanade" dei Sukima Switch, perfetta nel trasmettere lo scorrere delle stagioni e descrivere la vita quotidiana dei protagonisti prima del gran finale. Un finale tipicamente "adachiano", ma che una volta tanto non lascia spazio a dubbi su chi sia effettivamente il vincitore in questa rivalità.
Un live action veramente ben fatto, che anche chi non ha letto il manga originale può tranquillamente apprezzare.
Joukamachi no Dandelion
8.0/10
Presentato inizialmente come una specie di rivisitazione del "The Truman Show", ma rivelatosi poi più vicino alla commedia allegra "Otto sotto un tetto", Joukamachi no Dandelion (cioè "Il dente di leone della Cittadella") è stata una delle produzioni della scorsa estate (e direi dell'anno per estensione) che mi ha maggiormente sorpreso, attirandomi con la sua grafica vivace, dal disegno pulito e con colori ricchi e vividi come piacciono a me.
Il soggetto protagonista è decisamente particolare e quantomeno insolito: la famiglia numerosa dei Sakurada, composta da padre, madre e i loro nove figli. I genitori però sono anche i sovrani del Paese (un fantomatico Giappone retto da una vera monarchia?) e di conseguenza i loro figli ne sono i principi. In più, tutti loro hanno un diverso potere speciale, il tratto distintivo della famiglia regale. A un certo punto, però, il re decide di indire delle elezioni per far decidere al popolo quale dei suoi figli sarà il successore, e quindi ciascuno dei nove principini si organizzerà per puntare al titolo con i propri obiettivi, le proprie aspirazioni e le proprie paure.
Non c'è da attendersi però una sorta di faida familiare alla "Trono di Spade", con tradimenti all'arma bianca. "Dandelion" è una commedia, e anche piuttosto allegra, e la famiglia Sakurada è una delle più solari e unite che si sono viste sullo schermo, anche i Cunningham di "Happy Days" sembrano ostili al confronto. E anche le elezioni sono un elogio alla sportività e alla correttezza... fossero almeno un po' così anche le nostre, le tribune politiche andrebbero in bancarotta.
L'improvvisa tornata elettorale diviene perciò l'incipit per raccontare le storie dei nove fratelli reali, mettendo così in mostra una grande coralità d'insieme che è poi la vera forza di questo anime. Anche quella che sarebbe la protagonista, la rossa Akane, voce nientemeno che di Kana Hanazawa, una ragazza allegra e solare quanto timidissima verso chi non conosce e che vuole per questo diventare re(gina) per eliminare le videocamere che sorvegliano e tutelano i principi, è solo uno dei tasselli che compongono il mosaico, neanche il più importante a conti fatti. Tutti i suoi fratelli, dalla "perfetta" sorellona Aoi passando per Kanade, Shuu, Misaki, Haruka, Hikari e i piccoli Teru e Shiori, avranno tutti, chi più e chi meno, il proprio momento di gloria nella marcia di avvicinamento all'elezione del futuro sovrano. Un discorso però estendibile anche ai "reali genitori", grazie a un flashback ben inserito.
Ma il fatto che l'elezione non sia poi così agguerrita e che i toni siano in genere abbastanza leggeri non significa che le nubi non si possano addensare all'orizzonte. Difatti ognuno dei nove principini, specialmente quelli più grandi, ha un'ombra che lo affligge nel cuore e che rappresenterà il vero ostacolo da superare davvero per crescere, ancor più di quelli che si possono presentare sulla strada elettorale. I personaggi quindi non sono banali, crescono col procedere della serie e svelano un'insospettata profondità.
Tra vacanze, comizi, incontri con la cittadinanza, piccoli segreti e piccoli problemi di cuore, gli episodi andranno via con piacere uno dopo l'altro, e crescerà anche l'attesa per sapere chi dei nove riuscirà a vincere le elezioni... Eh, non si sa!
Come detto già in apertura, Joukamachi no Dandelion è stata proprio una gradevolissima sorpresa. Gli autori della serie animata sono riusciti a fare un buon lavoro cogliendo appieno i buoni elementi del manga originario e anzi migliorandolo con un comparto grafico pulito e molto ricco di colore. Gli va pieno merito nell'aver saputo mantenere alta l'attenzione e il coinvolgimento dello spettatore e nel dare il giusto spazio (quasi) a tutti i personaggi - giusto i più piccolini dei nove principi ne restano un po' fuori, ma forse è anche naturale che sia così. Magari non tutte le sotto-trame saranno sempre ad alti livelli, ma non si può dire che ce ne sia stata qualcuna che mi sia dispiaciuta.
Un anime da consigliare a chi sia in cerca di una storia leggera e allegra ma non senza un pizzico di sentimento.
Il soggetto protagonista è decisamente particolare e quantomeno insolito: la famiglia numerosa dei Sakurada, composta da padre, madre e i loro nove figli. I genitori però sono anche i sovrani del Paese (un fantomatico Giappone retto da una vera monarchia?) e di conseguenza i loro figli ne sono i principi. In più, tutti loro hanno un diverso potere speciale, il tratto distintivo della famiglia regale. A un certo punto, però, il re decide di indire delle elezioni per far decidere al popolo quale dei suoi figli sarà il successore, e quindi ciascuno dei nove principini si organizzerà per puntare al titolo con i propri obiettivi, le proprie aspirazioni e le proprie paure.
Non c'è da attendersi però una sorta di faida familiare alla "Trono di Spade", con tradimenti all'arma bianca. "Dandelion" è una commedia, e anche piuttosto allegra, e la famiglia Sakurada è una delle più solari e unite che si sono viste sullo schermo, anche i Cunningham di "Happy Days" sembrano ostili al confronto. E anche le elezioni sono un elogio alla sportività e alla correttezza... fossero almeno un po' così anche le nostre, le tribune politiche andrebbero in bancarotta.
L'improvvisa tornata elettorale diviene perciò l'incipit per raccontare le storie dei nove fratelli reali, mettendo così in mostra una grande coralità d'insieme che è poi la vera forza di questo anime. Anche quella che sarebbe la protagonista, la rossa Akane, voce nientemeno che di Kana Hanazawa, una ragazza allegra e solare quanto timidissima verso chi non conosce e che vuole per questo diventare re(gina) per eliminare le videocamere che sorvegliano e tutelano i principi, è solo uno dei tasselli che compongono il mosaico, neanche il più importante a conti fatti. Tutti i suoi fratelli, dalla "perfetta" sorellona Aoi passando per Kanade, Shuu, Misaki, Haruka, Hikari e i piccoli Teru e Shiori, avranno tutti, chi più e chi meno, il proprio momento di gloria nella marcia di avvicinamento all'elezione del futuro sovrano. Un discorso però estendibile anche ai "reali genitori", grazie a un flashback ben inserito.
Ma il fatto che l'elezione non sia poi così agguerrita e che i toni siano in genere abbastanza leggeri non significa che le nubi non si possano addensare all'orizzonte. Difatti ognuno dei nove principini, specialmente quelli più grandi, ha un'ombra che lo affligge nel cuore e che rappresenterà il vero ostacolo da superare davvero per crescere, ancor più di quelli che si possono presentare sulla strada elettorale. I personaggi quindi non sono banali, crescono col procedere della serie e svelano un'insospettata profondità.
Tra vacanze, comizi, incontri con la cittadinanza, piccoli segreti e piccoli problemi di cuore, gli episodi andranno via con piacere uno dopo l'altro, e crescerà anche l'attesa per sapere chi dei nove riuscirà a vincere le elezioni... Eh, non si sa!
Come detto già in apertura, Joukamachi no Dandelion è stata proprio una gradevolissima sorpresa. Gli autori della serie animata sono riusciti a fare un buon lavoro cogliendo appieno i buoni elementi del manga originario e anzi migliorandolo con un comparto grafico pulito e molto ricco di colore. Gli va pieno merito nell'aver saputo mantenere alta l'attenzione e il coinvolgimento dello spettatore e nel dare il giusto spazio (quasi) a tutti i personaggi - giusto i più piccolini dei nove principi ne restano un po' fuori, ma forse è anche naturale che sia così. Magari non tutte le sotto-trame saranno sempre ad alti livelli, ma non si può dire che ce ne sia stata qualcuna che mi sia dispiaciuta.
Un anime da consigliare a chi sia in cerca di una storia leggera e allegra ma non senza un pizzico di sentimento.
Rough non mi interessa particolarmente quindi taccio.
Joukamachi no Dandelion me l'ero segnato al tempo ma me lo sono dimenticato di vedere, ora ho un'ottima occasione per guardarlo.
I miei complimenti ai tre recensori e a presto.
quanto a noragami, più che altro il mega filler finale mi ha dato da pensare. ma per il resto non sono molto daccordo, non mi paiono tanto passivi, anzi son talmente attivi che eclissano yori, che viene quasi dimenticata, quasi perchè la sua caratterizzazione risente della troppa presenza di yukine, al punto che ci dimentichiamo quasi che la dolce yori è in realtà una accanita fan sfegatata di combattimenti tra wrestler, e ci dimentichiamo anche che in realtà yori rischia la vita ogni 3 per due per colpa di yato, che in teoria dovrebbe prendersi in carico la sua situazione, situazione per altro creata da lui stesso, insomma ci dimentichiamo quasi che la protagonista in teoria doveva essere lei, invece diventa una specie di contro altare di yato, una spalla di seconda categoria visto che yukine diventa praticamente il coprotagonista. tutto il resto in realtà ha una spiegazione più che plausibile, tanto che yukine viene sempre redarguito, non è vero che non viene mai stoppato, ci provano, ma semplicemente se ne frega di yato e lo mette nei guai. viene anche ben spiegato che yato in un certo senso si rispecchia nel suo giovane aiutante, e ci viene anche fornita una spiegazione sul suo comportamento, anche se in modo semidiretto... insomma son daccordo sul voto, ma non su quanto detto dalla recensione di noragami, per me le criticità sono altre.
Per questa volta conosco solamente Noragami, almeno direttamente. Gli avrei dato qualcosa di più, ma sono d'accordo con quanto scritto da Tacchan.
Sono particolarmente interessato anche a Joukamachi no Dandelion, un anime che avevo adocchiato, ma che non ho mai iniziato. Penso che, a questo punto, gli darò un'opportunità
Joukamachi no Dandelion mi ha sempre ispirata e questa recensione mi ha convinta a recuperarlo.
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