Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime La malinconia di Haruhi Suzumiya e Ore Twintails ni narimasu e il manga Gigantomachia.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Gonna Be the Twin-Tail!!
6.0/10
"Ore, Twintails ni Narimasu!" è una di quelle serie in cui il nome è indirettamente proporzionale al valore dell'opera. In questo caso non è proprio così lungo, ma neanche tanto corto. Detto ciò, potrei anche concludere la recensione, perché, seppur divertente, tale anime non è riuscito, a mio parere, nel compito di appassionare e coinvolgere lo spettatore. Dodici episodi nella media sufficienti, che mantengono comunque un tono piatto e poco accattivante, pieno di combattimenti anche carini, ma che non fanno altro che aumentare il dispiacere per una serie che poteva sicuramente dare di più.
Uscito nella stagione autunno-inverno del 2014, corrisponde alla classica impostazione di anime di combattimento/azione, scolastico, ecchi/harem.
Souji è un ragazzo alquanto particolare, perché, nella sua apparente normalità, nasconde (neanche più di tanto) una perversione per i codini. Li adora, anzi li venera, e non può che adorare qualsiasi ragazza che sceglie di mostrare al mondo tale acconciatura. Fatto sta che Aika, sua amica d'infanzia e, come al solito, innamorata di lui, ha deciso fin da piccola di accudire dei bellissimi codini così da poter impressionare Souji. Cosa che gli riesce ben poco.
Ma non perdiamoci in quisquiglie, anche perché il mondo è in pericolo e c'è un urgente bisogno di eroi. Lo dice la bella e misteriosa Thouars (già il nome è una sicurezza), una ragazza proveniente da un altro pianeta e dotata di tecnologie fuori dal comune. Purtroppo non è Doraemon, ma riesce comunque a donare a Souji uno strano braccialetto, grazie al quale può affrontare con sicurezza gli alieni che, proprio in quel momento, stavano imperversando sulla Terra. Ma cosa vorranno mai queste misteriose creature? Semplice, impossessarsi dell'amore umano per i codini. Eh?
Tranquilli, anche io ho avuto la stessa reazione. Impressionato oltremodo da una motivazione così stupida da apparire eroica. Souji decide ovviamente di schierarsi dalla parte del bene e distruggere gli invasori. Il potere datogli da Thouars lo trasformerà in un combattente formidabile, anche se, più che eroe, è meglio classificarlo come eroina. Perché il braccialetto gli concede una forza strabiliante, che però ha un'unica controindicazione: lo muta in una piccola ragazzina dai lunghi capelli vermigli, ovviamente raccolti in due lunghe codine.
Questo è in sintesi l'esordio di una serie che, in linea generale, manterrà sempre un tono piuttosto comico-demenziale. È vero che, tra i vari protagonisti, si inserirà ben presto un leggero sospiro di sentimentalismo, ma verrà irrimediabilmente messo a tacere. Ed io che mi aspettavo una battaglia tra Akira ed Erina (un'altra amica di Souji) per accaparrarsi il cuore del nostro protagonista. Niente... solo codini. Codini ovunque, fino allo sfinimento.
I personaggi, seppur simpatici, mantengono profili molto bassi, assolutamente non in grado di conquistare il cuore dello spettatore. Classici e scontati, personaggi visti e rivisti, che non mostrano alcuna crescita nel corso della serie. L'unico picco di drammaticità avviene nelle ultime puntate, quando Souji sembra passare una sorta di crisi esistenziale (tranquilli, nulla di che).
Anche il nemico, se così possiamo definirlo, è assolutamente sottotono. Una massa costante di alieni che atterrano uno dopo l'altro sulla Terra e che vengono ripetutamente sconfitti dall'eroe di turno. Insomma, l'antagonista dovrebbe avere la stessa caratura del protagonista, ma in questo caso il discorso vale in negativo.
La grafica è leggera, ma piacevole: colori limpidi e chiari. Anche se, ad essere onesti, in alcuni momenti si possono riscontrare alcune imperfezioni nei disegni dei personaggi; niente di rivelante, ma, sommato al resto, contribuisce certamente a diminuire il valore della serie.
Carine le musiche, soprattutto durante i combattimenti. Proprio questi sono a mio avviso il vero pregio di "Ore, Twintails ni Narimasu!", perché, a mio avviso, mostrano un'eccellente realizzazione, sia da punto delle varie mosse utilizzate sia per la velocità e la dinamica degli scontri. Peccato per le motivazioni fin troppo oscene.
Dunque che dire? Una serie da non prendere seriamente, divertente, leggermente demenziale, ma niente di più. Il finale è assolutamente aperto e, nonostante un climax ascendente che si può riscontrare nell'ultimo arco dell'anime, non si può reputare così emozionante da invogliare alla visione di una seconda stagione.
È un peccato, anche perché ci puntavo molto su quest'opera, non in grado di superare la mera sufficienza.
Voto finale: 6
Uscito nella stagione autunno-inverno del 2014, corrisponde alla classica impostazione di anime di combattimento/azione, scolastico, ecchi/harem.
Souji è un ragazzo alquanto particolare, perché, nella sua apparente normalità, nasconde (neanche più di tanto) una perversione per i codini. Li adora, anzi li venera, e non può che adorare qualsiasi ragazza che sceglie di mostrare al mondo tale acconciatura. Fatto sta che Aika, sua amica d'infanzia e, come al solito, innamorata di lui, ha deciso fin da piccola di accudire dei bellissimi codini così da poter impressionare Souji. Cosa che gli riesce ben poco.
Ma non perdiamoci in quisquiglie, anche perché il mondo è in pericolo e c'è un urgente bisogno di eroi. Lo dice la bella e misteriosa Thouars (già il nome è una sicurezza), una ragazza proveniente da un altro pianeta e dotata di tecnologie fuori dal comune. Purtroppo non è Doraemon, ma riesce comunque a donare a Souji uno strano braccialetto, grazie al quale può affrontare con sicurezza gli alieni che, proprio in quel momento, stavano imperversando sulla Terra. Ma cosa vorranno mai queste misteriose creature? Semplice, impossessarsi dell'amore umano per i codini. Eh?
Tranquilli, anche io ho avuto la stessa reazione. Impressionato oltremodo da una motivazione così stupida da apparire eroica. Souji decide ovviamente di schierarsi dalla parte del bene e distruggere gli invasori. Il potere datogli da Thouars lo trasformerà in un combattente formidabile, anche se, più che eroe, è meglio classificarlo come eroina. Perché il braccialetto gli concede una forza strabiliante, che però ha un'unica controindicazione: lo muta in una piccola ragazzina dai lunghi capelli vermigli, ovviamente raccolti in due lunghe codine.
Questo è in sintesi l'esordio di una serie che, in linea generale, manterrà sempre un tono piuttosto comico-demenziale. È vero che, tra i vari protagonisti, si inserirà ben presto un leggero sospiro di sentimentalismo, ma verrà irrimediabilmente messo a tacere. Ed io che mi aspettavo una battaglia tra Akira ed Erina (un'altra amica di Souji) per accaparrarsi il cuore del nostro protagonista. Niente... solo codini. Codini ovunque, fino allo sfinimento.
I personaggi, seppur simpatici, mantengono profili molto bassi, assolutamente non in grado di conquistare il cuore dello spettatore. Classici e scontati, personaggi visti e rivisti, che non mostrano alcuna crescita nel corso della serie. L'unico picco di drammaticità avviene nelle ultime puntate, quando Souji sembra passare una sorta di crisi esistenziale (tranquilli, nulla di che).
Anche il nemico, se così possiamo definirlo, è assolutamente sottotono. Una massa costante di alieni che atterrano uno dopo l'altro sulla Terra e che vengono ripetutamente sconfitti dall'eroe di turno. Insomma, l'antagonista dovrebbe avere la stessa caratura del protagonista, ma in questo caso il discorso vale in negativo.
La grafica è leggera, ma piacevole: colori limpidi e chiari. Anche se, ad essere onesti, in alcuni momenti si possono riscontrare alcune imperfezioni nei disegni dei personaggi; niente di rivelante, ma, sommato al resto, contribuisce certamente a diminuire il valore della serie.
Carine le musiche, soprattutto durante i combattimenti. Proprio questi sono a mio avviso il vero pregio di "Ore, Twintails ni Narimasu!", perché, a mio avviso, mostrano un'eccellente realizzazione, sia da punto delle varie mosse utilizzate sia per la velocità e la dinamica degli scontri. Peccato per le motivazioni fin troppo oscene.
Dunque che dire? Una serie da non prendere seriamente, divertente, leggermente demenziale, ma niente di più. Il finale è assolutamente aperto e, nonostante un climax ascendente che si può riscontrare nell'ultimo arco dell'anime, non si può reputare così emozionante da invogliare alla visione di una seconda stagione.
È un peccato, anche perché ci puntavo molto su quest'opera, non in grado di superare la mera sufficienza.
Voto finale: 6
Gigantomachia
5.0/10
Recensione di GianniGreed
-
"Gigantomachia" è un manga di un solo volume, scritto e disegnato da Kentaro Miura, famoso autore dell'ormai storico "Berserk".
Anziché dedicarsi a continuare, per non dire concludere, la sua opera più famosa, il bravo Miura realizza invece un volume unico sui giganti perché come ha detto lui, ad un certo punto gli è venuta l'ispirazione per una storia sui giganti.
Di sicuro non c'entra affatto che in Giappone e nel resto del mondo "Shingeki no Kyojin - L'attacco dei Giganti" abbia avuto un successo strepitoso. No, sicuramente no…
Tornando a questo "Gigantomachia", abbiamo una storia ambientata in un lontano futuro, dove sulla Terra a causa di alcune catastrofi ambientali, la vita si è evoluta in nuove forme e gli umani non sono più la specie dominante.
In questo ambiente, viaggiano Delos e Prome. Il primo un ragazzo muscoloso dal cuore d'oro, l'altra all'apparenza una graziosa bambina, dotata di misteriosi poteri. I due si imbattono in una tribù di uomini coleotteri e vengono catturati. Ben presto però, tutti dovranno fare i conti con un misterioso gigante, arrivato ad attaccare il villaggio degli uomini coleotteri.
Per quel che riguarda la storia in sé, a me è sembrata solo appena discreta. L'inizio in quasi medias res, senza spiegazione alcuna sul mondo e sulla situazione in cui i protagonisti si trovano, funziona abbastanza bene, ma già quando compaiono gli uomini coleotteri, tutta la vicenda inizia a perdere d'interesse. Troppo tempo speso a spiegare chi sono gli abitanti di questa tribù e perché si comportano a quel modo con Delos e Prome.
Le cose si fanno un po' più interessanti con la comparsa del gigante, ma poi iniziano le scopiazzature da "Shingeki no Kyojin" (non scrivo cosa, ma riguarda il potere del protagonista, chi conosce il manga capirà a cosa mi riferisco), e dopo un breve combattimento, è tutto finito. La storia non ha nemmeno un vero finale, finendo per sembrare solo una sorta di pilota per quella che potrebbe essere una serie dato che da quel dicono i personaggi alla fine, il loro viaggio sarà ancora lungo.
I personaggi però sono interessanti e ben caratterizzati. I due protagonisti hanno personalità e anche in poche pagine riescono a lasciare il segno con i loro dialoghi e modi di fare o pensare, Delos in particolare. Sono simpatiche anche le maliziose gag con Prome. Non si può dire invece lo stesso degli altri comprimari, che visto anche il numero esiguo di pagine fanno solo da mere comparse.
Oltre a questo, rimangono gli splendidi disegni di Miura e dei suoi assistenti. Le tavole sono davvero belle da vedere, specialmente alcune doppie pagine verso la fine. Il design di mostri e creature non sfigura di fronte a quello dei mostri di "Berserk" e sembrano venuti fuori dagli stessi sogni o incubi. È da segnalare che il volume in Italia è stato pubblicato in due formati: standard e maxi (lo stesso della collana "Maximum Berserk" ). Per apprezzare ancora di più i disegni, è ideale comprare il volume nella versione in maxi formato, mentre se siete interessati solo alla storia o al mero collezionismo in quanto fan dell'autore, il volume in formato standard è più che sufficiente.
Due parole solo sul titolo: "Gigantomachia" è la parola con cui viene definita la guerra tra Giganti e divinità dell'Olimpo raccontata nella mitologia greca. Purtroppo il titolo è ingannevole, dato che a parte in alcuni dialoghi, che lasciano presagire sviluppi futuri che non ci saranno (sempre che Miura non decida di proseguire) la storia non è in alcun modo legata agli eventi del mito.
In breve dunque, il volume è consigliato quasi solamente ai fan dell'autore e dei suoi disegni in particolare perché è davvero molto ben illustrato. La storia invece non convince completamente ma essendo solo un volume unico rimane comunque una lettura sufficientemente gradevole.
Anziché dedicarsi a continuare, per non dire concludere, la sua opera più famosa, il bravo Miura realizza invece un volume unico sui giganti perché come ha detto lui, ad un certo punto gli è venuta l'ispirazione per una storia sui giganti.
Di sicuro non c'entra affatto che in Giappone e nel resto del mondo "Shingeki no Kyojin - L'attacco dei Giganti" abbia avuto un successo strepitoso. No, sicuramente no…
Tornando a questo "Gigantomachia", abbiamo una storia ambientata in un lontano futuro, dove sulla Terra a causa di alcune catastrofi ambientali, la vita si è evoluta in nuove forme e gli umani non sono più la specie dominante.
In questo ambiente, viaggiano Delos e Prome. Il primo un ragazzo muscoloso dal cuore d'oro, l'altra all'apparenza una graziosa bambina, dotata di misteriosi poteri. I due si imbattono in una tribù di uomini coleotteri e vengono catturati. Ben presto però, tutti dovranno fare i conti con un misterioso gigante, arrivato ad attaccare il villaggio degli uomini coleotteri.
Per quel che riguarda la storia in sé, a me è sembrata solo appena discreta. L'inizio in quasi medias res, senza spiegazione alcuna sul mondo e sulla situazione in cui i protagonisti si trovano, funziona abbastanza bene, ma già quando compaiono gli uomini coleotteri, tutta la vicenda inizia a perdere d'interesse. Troppo tempo speso a spiegare chi sono gli abitanti di questa tribù e perché si comportano a quel modo con Delos e Prome.
Le cose si fanno un po' più interessanti con la comparsa del gigante, ma poi iniziano le scopiazzature da "Shingeki no Kyojin" (non scrivo cosa, ma riguarda il potere del protagonista, chi conosce il manga capirà a cosa mi riferisco), e dopo un breve combattimento, è tutto finito. La storia non ha nemmeno un vero finale, finendo per sembrare solo una sorta di pilota per quella che potrebbe essere una serie dato che da quel dicono i personaggi alla fine, il loro viaggio sarà ancora lungo.
I personaggi però sono interessanti e ben caratterizzati. I due protagonisti hanno personalità e anche in poche pagine riescono a lasciare il segno con i loro dialoghi e modi di fare o pensare, Delos in particolare. Sono simpatiche anche le maliziose gag con Prome. Non si può dire invece lo stesso degli altri comprimari, che visto anche il numero esiguo di pagine fanno solo da mere comparse.
Oltre a questo, rimangono gli splendidi disegni di Miura e dei suoi assistenti. Le tavole sono davvero belle da vedere, specialmente alcune doppie pagine verso la fine. Il design di mostri e creature non sfigura di fronte a quello dei mostri di "Berserk" e sembrano venuti fuori dagli stessi sogni o incubi. È da segnalare che il volume in Italia è stato pubblicato in due formati: standard e maxi (lo stesso della collana "Maximum Berserk" ). Per apprezzare ancora di più i disegni, è ideale comprare il volume nella versione in maxi formato, mentre se siete interessati solo alla storia o al mero collezionismo in quanto fan dell'autore, il volume in formato standard è più che sufficiente.
Due parole solo sul titolo: "Gigantomachia" è la parola con cui viene definita la guerra tra Giganti e divinità dell'Olimpo raccontata nella mitologia greca. Purtroppo il titolo è ingannevole, dato che a parte in alcuni dialoghi, che lasciano presagire sviluppi futuri che non ci saranno (sempre che Miura non decida di proseguire) la storia non è in alcun modo legata agli eventi del mito.
In breve dunque, il volume è consigliato quasi solamente ai fan dell'autore e dei suoi disegni in particolare perché è davvero molto ben illustrato. La storia invece non convince completamente ma essendo solo un volume unico rimane comunque una lettura sufficientemente gradevole.
Recensione di AkiraSakura
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Il 2006 è stato un anno spartiacque per l'animazione giapponese. A suo modo, "Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" è stata un'opera influente nella storia dell'animazione, in grado di rappresentare una nuova generazione di otaku ben diversa da quella cresciuta con "Evangelion" e decisamente agli antipodi rispetto alla storica avanguardia formata dagli ormai decrepiti ragazzi dello studio Nue, ovvero Hideaki Anno, Shoji Kawamori, Toshiki Hirano e soci. Con questo anime prende definitivamente piede il concetto attuale di moe, del quale i primi vagiti - trascurando il lolicon ideato da Hideo Azuma ed esploso nei primi anni ottanta, che a tutti gli effetti rappresenta l'antesignano più vecchio di questa corrente stilistica - erano già comparsi nella seconda metà degli anni novanta, epoca nella quale la messa in onda in fascia serale di "Evangelion" aveva definitivamente canonizzato la cultura otaku. "Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" in un certo senso ricorda i pucciosi deliri nonsense delle opere strettamente moe di quel periodo, "Di Gi Charat" in primis, e nondimeno li aggiorna con un nuovo design più curato e attento ai dettagli, uno dei tanti tratti caratteristici di uno stile che in seguito verrà abusato e ripetuto fino alla nausea: "Lucky Star", K-On!" et similia porteranno avanti quanto inaugurato da "Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" nel peggiore dei modi possibili, elevando il moe a uno dei paradigmi predominanti del loro media di riferimento. Commercialmente si passa quindi dalla produzione di modellini di mecha alla vendita di figure di personaggi femminili: la via di mezzo indubbiamente è stata "Evangelion", che a suo modo era in parte moe e in parte robotico, ovviamente secondo i canoni della sua epoca (il suddetto tuttavia ha fatto vendere più figure di Asuka e Rei che modellini di unità Eva, il che è tutto dire). Pertanto, per motivi commerciali, l'attenzione dello spettatore viene definitivamente spostata verso i personaggi: non servono più dei robot che si fanno la guerra, non serve più una trama, non servono più melodrammi e contenuti impegnati. L'importante è che l'otaku si "innamori" di un determinato personaggio femminile, pertanto un'ambientazione scolastica e qualche riflessione intellettualoide sono delle cose più che sufficienti a fare da contorno a un vuoto pneumatico in cui si muovono varie ragazze estremamente pucciose e kawaii, nonché sessualizzate secondo i dettami del caratteristico vedo/non vedo che tanto stimola le fantasie erotiche maschili.
"Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" è quindi una "commedia scolastica" in cui non succede praticamente nulla o quasi: ogni fatto è soltanto un pretesto per mostrare la protagonista - la quale incarna perfettamente il topos della tsundere - intenta a toccare, svestire e rivestire la ragazzina più pucciosa, frignona e moe di tutte, oppure a dilettarsi in altre inezie talvolta ridicole e caricaturali, ma comunque dense di un particolare coolness factor a base di colori sgargianti, totem, eventi banali e feticci - il supercomputer che deve monitorare l'insulsa dea annoiata che dà il nome alla serie, le entità integrate di dati (nome che 'fa figo' e non impegna), il bishounen dotato di poteri soprannaturali, il concerto pop, la gita al mare, la viaggiatrice temporale che casca nel solito paradosso - anche lui cliché - e così via. C'è veramente poco da dire: i personaggi incarnano degli irremovibili luoghi comuni e ovviamente non maturano affatto, in quanto le vere priorità dell'opera sono gli aspetti grafici e gli elementi moe dei suddetti.
E' da notare come l'anime in un certo senso cerchi di elevarsi a qualcosa di più ambizioso: il protagonista Kyon è completamente diverso dai personaggi che lo circondano: egli pensa come un otaku e vive tutte le assurdità tipiche del suo mondo apaticamente, passivamente, prigioniero di un'eterna estate che concettualmente rimanda - o meglio, scimmiotta - il ben più sostanziale "Beautiful Dreamer" di Mamoru Oshii. Kyon è un disincantato, cinico e molliccio figlio della postmodernità, imprigionato nella sua eterna adolescenza: uno dei tanti Urashima Tarou dell'animazione giapponese tutta. Il fatto ch'egli esperimenti la noia portata dal suo stesso mondo conferisce a "Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" una dignità che i suoi successori non avranno, anche se c'è da sottolineare che l'ampia varietà di spunti forniti dall'opera non vengono mai coronati in modo efficace e introspettivo, ma lasciati per strada a favore della commercialità e di un sensazionalismo vano e fine a sé stesso.
Tecnicamente, nulla da eccepire: le animazioni sono ben curate e la regia, sebbene sia abbastanza standardizzata, talvolta si abbandona a qualche gradevole sperimentalismo visivo a base di citazioni e giochi di prospettiva. Le musiche non sono particolarmente memorabili, ma in fondo un'opera completamente priva di spessore e pathos non ha bisogno di chissà quale sottolineatura musicale atta a infondere vita in determinate scene che necessitano di essere evidenziate. Detto ciò, sia ben inteso che ci sono vari modi di non far succedere nulla: in fondo i film di Michelangelo Antonioni si basano su una trama quasi inesistente, così come tanti anime giapponesi di indubbia qualità. Il punto è che nel momento in cui i cliché vengono narcisisticamente portati all'estremo, svuotando l'opera delle sue potenzialità e sottomettendola completamente al soddisfacimento egotistico del suo pubblico di riferimento, ciò che rimane è un deserto a dir poco rattristante, in cui quelle che erano delle ottime opportunità artistiche si sono trasformate in dei penosi feticci da ammirare, consumare e riporre nel cassetto una volta che saranno passati di moda.
In conclusione, a parer mio anche questa pietra miliare della cultura otaku ormai ha fatto il suo tempo. La prossima generazione di consumatori non sarà più formata dai vari Kyon benestanti, annoiati e indolenti, che vivono le cose più paradossali e strampalate con indifferenza, ma dai chuunibyou, dei veri e propri malati di mente il cui unico scopo è l'alienazione totale dalla realtà. Quando l'animazione giapponese passerà nelle loro mani, anche i più ferventi detrattori del moe arriveranno a rivalutare il qui presente "Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" come un qualcosa di profondo e sensazionale. E questo è abbastanza inquietante.
"Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" è quindi una "commedia scolastica" in cui non succede praticamente nulla o quasi: ogni fatto è soltanto un pretesto per mostrare la protagonista - la quale incarna perfettamente il topos della tsundere - intenta a toccare, svestire e rivestire la ragazzina più pucciosa, frignona e moe di tutte, oppure a dilettarsi in altre inezie talvolta ridicole e caricaturali, ma comunque dense di un particolare coolness factor a base di colori sgargianti, totem, eventi banali e feticci - il supercomputer che deve monitorare l'insulsa dea annoiata che dà il nome alla serie, le entità integrate di dati (nome che 'fa figo' e non impegna), il bishounen dotato di poteri soprannaturali, il concerto pop, la gita al mare, la viaggiatrice temporale che casca nel solito paradosso - anche lui cliché - e così via. C'è veramente poco da dire: i personaggi incarnano degli irremovibili luoghi comuni e ovviamente non maturano affatto, in quanto le vere priorità dell'opera sono gli aspetti grafici e gli elementi moe dei suddetti.
E' da notare come l'anime in un certo senso cerchi di elevarsi a qualcosa di più ambizioso: il protagonista Kyon è completamente diverso dai personaggi che lo circondano: egli pensa come un otaku e vive tutte le assurdità tipiche del suo mondo apaticamente, passivamente, prigioniero di un'eterna estate che concettualmente rimanda - o meglio, scimmiotta - il ben più sostanziale "Beautiful Dreamer" di Mamoru Oshii. Kyon è un disincantato, cinico e molliccio figlio della postmodernità, imprigionato nella sua eterna adolescenza: uno dei tanti Urashima Tarou dell'animazione giapponese tutta. Il fatto ch'egli esperimenti la noia portata dal suo stesso mondo conferisce a "Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" una dignità che i suoi successori non avranno, anche se c'è da sottolineare che l'ampia varietà di spunti forniti dall'opera non vengono mai coronati in modo efficace e introspettivo, ma lasciati per strada a favore della commercialità e di un sensazionalismo vano e fine a sé stesso.
Tecnicamente, nulla da eccepire: le animazioni sono ben curate e la regia, sebbene sia abbastanza standardizzata, talvolta si abbandona a qualche gradevole sperimentalismo visivo a base di citazioni e giochi di prospettiva. Le musiche non sono particolarmente memorabili, ma in fondo un'opera completamente priva di spessore e pathos non ha bisogno di chissà quale sottolineatura musicale atta a infondere vita in determinate scene che necessitano di essere evidenziate. Detto ciò, sia ben inteso che ci sono vari modi di non far succedere nulla: in fondo i film di Michelangelo Antonioni si basano su una trama quasi inesistente, così come tanti anime giapponesi di indubbia qualità. Il punto è che nel momento in cui i cliché vengono narcisisticamente portati all'estremo, svuotando l'opera delle sue potenzialità e sottomettendola completamente al soddisfacimento egotistico del suo pubblico di riferimento, ciò che rimane è un deserto a dir poco rattristante, in cui quelle che erano delle ottime opportunità artistiche si sono trasformate in dei penosi feticci da ammirare, consumare e riporre nel cassetto una volta che saranno passati di moda.
In conclusione, a parer mio anche questa pietra miliare della cultura otaku ormai ha fatto il suo tempo. La prossima generazione di consumatori non sarà più formata dai vari Kyon benestanti, annoiati e indolenti, che vivono le cose più paradossali e strampalate con indifferenza, ma dai chuunibyou, dei veri e propri malati di mente il cui unico scopo è l'alienazione totale dalla realtà. Quando l'animazione giapponese passerà nelle loro mani, anche i più ferventi detrattori del moe arriveranno a rivalutare il qui presente "Suzumiya Haruhi no Yuuutsu" come un qualcosa di profondo e sensazionale. E questo è abbastanza inquietante.
La Malinconia di Haruhi Suzumiya è un anime che prima o poi dovrò vedere, anche solo per formarmi una mia opinione su quest'opera che, nel bene e nel male, ha fatto molto parlare di sé.
Fermi tutti, vado a prendere i popcorn
Lo considero un anime rivoluzionario, che è stato capace non solo di dare un'inizio ad una vera e propria nuova era di anime, ma ha anche influenzato una sfilza di titoli successivi che hanno preso spunto da esso. Al di là del fattore moe, condivisibile o meno, quest'anime ha avuto il coraggio di sperimentare cose mai viste prime negli anime, dal protagonista maschile diverso dal solito come carattere, all'ordine "scompigliato" degli episodi, solo per citare cose non spoiler, altre ancora più interessanti non si possono spoilerare invece. In Haruhi Suzumiya il flop lo si ha avuto nella seconda serie, dove si è voluto sperimentare qualcosa di molto rischioso, qualcosa che sembra persino una presa in giro involontaria per gli spettatori, e non più tanto originale come le novità portate invece dalla prima serie.
Il film su Haruhi Suzumiya è considerato uno dei film anime migliori di tutti i tempi, non considerando i classici ghibli, e a mio avviso non è certo sopravvalutato, come invece lo sono tante altre opere.
Haruhi Suzumiya non sarà un anime tanto profondo, però a mio avviso è assai divertente e ben fatto. Ai miei occhi è parso molto originale, una caratteristica che pochi anime possono vantare di avere. Su una cosa siamo comunque d'accordo, è una pietra miliare, e io aggiungerei anche un must da vedere, anche per chi non apprezza il genere.
E non tanto perché mi trovo d'accordo con le critiche mosse ( dal momento che la maggior parte delle opere di cui leggo spesso in questa rubrica non le ho nemmeno viste ) bensì perché leggere di serie precedenti usate come metro di paragone, citazioni a registi, sceneggiatori e studi d'animazione, cenni all'evoluzione del media, ecc....mi ispira, da niubbo quale sono, una certa curiosità e invidia nel senso di voler conoscere anche io e fare mie certe conoscenze.
Resto rapito nel constatare come dietro a questa industria ci sia una vera e propria cultura storica che sarebbe da approfondire ( cosa che, soprattutto per il tempo e un po' per lo scazzo di recuperare un'infinità di cose, non sono mai riuscito a fare).
Complimenti al recensore e scusatemi per l'intervento poco attinente ma sono nel mezzo della scrittura di una tesi e avevo bisogno di una pausa ^^"
Akira ha ragione, è una pietra miliare sui generis, frutto più dell'esaltazione dei suoi accoliti e magari non impermeabile allo scorrere del tempo, ma a parer mio rimane un lavoro non trascurabile (visti i successivi, numerosi epigoni) e, cosa fondamentale per un'opera di animazione, un piacevole intrattenimento.
Delle altre due opere conosco solo "Haruhi Suzumiya", anche se di nome. Mi ha fatto piacere leggere un commento contrario alla tendenziale esaltazione che vedo in giro. Mi ha convinto una volta di più a incominciare questa serie...
la prima perchè non si capisce di cosa sta parlando, se del manga, dell' anime, o della novel. comunque mi pare che parli dell' animazione... posso capirlo, ma anche no... fermo restando che l' unico "otaku" tra i personaggi potrebbe, ma anche no, essere nagato, ma non kyon, che anzi... è il classico sfigato, normale ragazzotto delle superiori. e qua già la recensione toppa. e toppa ancora perdendosi in un introduzione che non vale nemmeno la pena di essere letta per quante inesattezze ci stanno dentro, la prima che moe è uno stile, NO ! ma qua su animeclick proprio nessuno ci vuole arrivare... la seconda ancor più errata... lucky star è del 2004 ed è un manga... la malinconia di haruhi suzumiya è una light novel, con 3 disegnini in croce per libro del 2003. e quindi non ci cappano un piffero l' una con l' altra. per il resto definirla una commedia scolastica in cui non succede niente di niente è segno che non hai guardato niente. oppure ti sei soffermata al disastro che ha fatto dynit portando gli episodi scasinati su rai 4 e tagliando i 3 minuti finali. il resto non è recensione è fuffa...
per gigantomakia non mi pare proprio che scopiazzi nulla, il 5 lo darei a miura solo per il fatto di non continuarne la storia e sopratutto per averlo fatto senza aver messo mano a berserk.
per la prima recensione invece condivido solo il voto 6.
Cioè... prima frase:
Boh...
Eh?
Ma per apprezzare/capire il film è necessario aver visto la seconda serie?
Snì.
Di veramente importante c'è solo Bamboo Leaf Rhapsody, che puoi trovare in giro o come episodio 1 della seconda stagione o come episodio 8 su 28 della versione rimandata in onda nel 2009.
C'è chi ritiene l'Endless Eight necessario a capire le motivazioni di un personaggio all'interno del film, io onestamente non lo ritengo così vero e secondo me si può benissimo vedere senza, in ogni caso gli unici riferimenti importanti sono a Bamboo Leaf Rhapsody, il resto è un di più.
Consiglio spassionato, guardati quell'episodio e passa al film, il resto della seconda serie è o deludente (Tameiki per me è un cesso) o quasi improponibile per come è stato ideato (l'Endless Eight appunto).
Onestamente non lo consiglierei nemmeno al mio peggior nemico, visto che è probabilmente la peggior implementazione del time loop mai partorita da mente umana (o, per lo meno, la peggiore di cui io ho memoria).
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