In occasione dell'evento "Daunia Comics 2016" tenutosi il 10 e 11 settembre a Foggia, AnimeClick.it ha avuto il piacere di intervistare i Gem Boy, famosissima band di genere parodistico e demenziale, conosciuti anche per la partecipazione a "Colorado" e per le collaborazioni con Cristina D'Avena. Vi lasciamo dunque al video dell'intervista e alla relativa trascrizione.

AnimeClick.it: Salve amici di AnimeClick.it, siamo qui con i Gem Boy, rappresentati dal leader Carlo, che molto gentilmente ci ha concesso quest’intervista qui al Daunia Comics.

Gem Boy: Non è vero molto gentilmente, mi hanno puntato una pistola alla testa! (ride)

AC: Partiamo con la prima domanda: come avete iniziato la vostra carriera?

GB: Abbiamo iniziato per gioco, come le cose più belle e interessanti che ci sono nella vita… Due amici, una chitarra, una tastiera e una voce… E così per scherzo, sfottendo prima i nostri amici, poi la cosa si è allargata fino ad arrivare ai giorni d’oggi.

AC: Quali sono stati i tre momenti più importanti della vostra carriera?

GB: Oddio questo non lo so. Sicuramente quando abbiamo comprato un furgone e mi sono licenziato da un lavoro statale, sicuro, tranquillo. E’ stata una scelta coraggiosa, importante, ma è andata bene. Poi “Colorado” sicuramente, è stato un passaggio televisivo importante che non avevamo mai fatto; e poi ci mettiamo dentro anche la collaborazione con Cristina D’Avena.

AC: Vi divertivate ai tempi delle canzoni parodia, ora che fate canzoni vostre vi sentite artisticamente completi?

GB: No, completi non ci si sente mai, non saprei neanche dirti cosa vuol dire essere completi. Però diciamo che del fatto che facciamo canzoni anche nostre la gente non né è ancora a conoscenza. Molti non lo sanno nemmeno, non sanno distinguere una parodia da una cover, da un brano inedito nostro.

AC: Avreste mai pensato di collaborare con Cristina D’Avena? Come è nata la vostra collaborazione?

GB: Non l’avremmo mai pensato, tant’è che all’inizio facevamo le canzoni contro di lei, la sfottevamo ecc. quindi era impensabile. Però la collaborazione è nata perché vivendo nella stessa città c’è stato modo di conoscerla e provare a chiederle se si potesse fare, e dopo mille titubanze siamo riusciti a convincerla, abbiamo fatto una prova, abbiamo visto che funzionava, e da lì è stato tutto in discesa.

AC: Come si organizza un evento più grande come i concerti di Cristina D’Avena?

GB: Non li organizziamo noi, ci chiamano a fanno tutto gli altri.

AC: Quanto sono stati importanti gli anime, e in particolare le sigle italiane degli anime nella vostra carriera?

GB: Per quanto riguarda me, soprattutto nella scrittura, importantissime, perché ero poco più di un bimbo e già mi piaceva tanto lo “Zecchino d’oro”, arrivavo dagli anni ’80 con cose che erano comunque molto naif, tipo camerini, quelle cose molto facili, usa e getta, che però mi divertivano. Quindi le sigle, unite ai cartoni animati, cose tipo robottoni, Goldrake, che non avevo mai visto, sono state una spada in fronte che mi ha forgiato per sempre. Come tutti d’altronde.

AC: Molto spesso il vostro genere musicale, quello demenziale e parodistico, viene snobbato. Come rispondereste a chi lo ritiene un genere meno importante?

GB: Penso che ci sia posto per tutti… Vorrei sentirmelo dire. Se me lo viene a dire un Lucio Dalla, pace all’anima sua, gli dico: hai ragione, non valgo niente rispetto a te. Però se me lo viene a dire… Non voglio fare nomi, uno minore, che dice: voi fate delle cagate… Gli dico: ma anche le tue non scherzano, solo che le tue pensi che siano serie, io invece so di essere un cafone.

AC: Com’è stato partecipare ad un programma importante come “Colorado”?

GB: E’ stata una bella botta, perché noi comunque siamo arrivati tardissimo, nel senso che avevamo già la nostra identità musicale, eravamo già “nel giro”, e arrivare così, dopo, era emozionante, ma pensavamo che un minimo ci conoscessero. Invece ci siamo accorti che il mondo in generale della comicità non sapeva minimamente chi fossimo. Siamo più legati alla musica quindi, che quel giro lì. E quindi abbiamo avuto modo di avere a che fare col cabaret e abbiamo imparato un sacco di cose.

AC: Qui ci sono tanti cosplayer in questa fiera, e durante le vostre esibizioni a “Colorado” vi siete anche travestiti dai personaggi che interpretavate, tipo Harry Potter ecc. quindi anche voi avete fatto cosplay sotto un certo aspetto.

GB: Sì, anche se non era così di moda il termine “cosplay”, quindi non ci pensavo neanche a chiamarlo così, semplicemente ci travestivamo. Effettivamente siamo stati cosplay di tante cose.

AC: Esatto, e appunto, cosa ne pensi del cosplay, la consideri un’arte?

GB: Forse un’arte no, a meno che uno faccia dei costumi allucinanti e se li costruisca da solo da cima a fondo, allora diventa quasi un artigianato. Però è sempre meglio che drogarsi (ride). Lo ritengo un bel passatempo e mi butto in mezzo a loro in questi comics e mi sento a casa, mi sento bene fra nerd e pazzi furiosi.

AC: Bene, allora salutiamo i Gem Boy, grazie per quest’intervista, un saluto speciale ad AnimeClick.it?

GB: Un saluto speciale ad AnimeClick.it da Carletto dei Gem Boy!