Al giorno d'oggi il genere slice of life non riesce quasi più a far breccia nel cuore degli spettatori: viene accusato della propria lentezza, della mancanza di colpi di scena o personaggi troppo anonimi. Eppure Amanchu! senza alcun dubbio riesce esattamente a farsi ascoltare senza risultare rumoroso, come un'onda che si infrange su uno scoglio e rilassa corpo e mente. Ci troviamo davanti ad un'opera che ammira ed imita il mare, volendo trasportare lo spettatore in un paesaggio che rasserena l'animo, rievocando scenari non tanto differenti da quelli che possiamo trovare girando per l'Italia e per i suoi piccoli paeselli marittimi. Una quotidianità rilassante nella visione e facile da seguire, benché vada a descrivere un'attività per nulla ordinaria come il diving (ovvero le immersioni subacquee).
Malgrado questo titolo sia stato creato originariamente dal pennino di Kozue Amano, già nota per la sua passione per il mare e per il famosissimo Aria, si può tranquillamente affermare che con Amanchu! abbia saputo voltar pagina, immergendosi in un altro meraviglioso paese pieno di protagonisti particolari e momenti toccanti, divertenti e persino educativi.
A narrarci le avventure di un gruppetto di ragazzi e la loro passione per il diving sono le due protagoniste: Hikari (soprannominata Pikari) e Futaba (a sua volta soprannominata Teko). La prima è forse la più socievole, vivace ragazza che si possa incontrare, non riesce a star ferma né a contenere i propri sentimenti; ciononostante quando si tratta di immersioni di cui è già abbastanza esperta, esibisce una calma e pace interiore che mai le si sarebbe attribuita. Ha un modo di fare davvero spensierato e gioioso (e per alcuni tratti, può ricordare l'ospitale stereotipo del cittadino del sud Italia). Lei e sua nonna sono infatti le prime ad accogliere ed ascoltare una più timida e taciturna Futaba, la quale è appena stata costretta a traslocare, trasferirsi in un nuovo liceo e vedere le sue amiche solo attraverso lo schermo di un cellulare, oppure tenendosi in contatto con qualche fugace chiamata. Le loro strade si sono separate, e dentro di sé ne è conscia. Rimasta sola, Teko indugia spesso nei suoi pensieri con sguardo rapito sulla placida vastità del mare, sempre più convinta di non poter far assolutamente nulla con le proprie forze. La ragazza è portatrice di un carattere che è sì debole, ma non ha paura di essere mostrato come tale: esistono persone che, pur non essendo inette, hanno bisogno dell'incoraggiamento altrui, e Futaba è proprio una di queste. Saranno gli altri personaggi a mostrarle, come il mondo sia così vasto per limitare la sua vita a dei ricordi belli sì, ma oramai passati e che vanno arricchiti con altri inediti.
Le due protagoniste, l'una l'opposto dell'altra, si amalgamano perfettamente in ogni situazione senza particolari forzature: chiunque potrebbe provare empatia per le difficoltà sperimentate nel dover vivere, anche quando non si ha nemmeno l'ispirazione per andare avanti. Tutti possono mostrare momenti di fragilità, aver bisogno di sentirsi spronati o semplicemente di essere tirati per un braccio e spinti a fare una follia: la vita è davvero un'onda che improvvisamente può sommergerti, prima che si possa avere il tempo di fuggire. Tale è il turbinio di emozioni che investe Futaba, la quale entra nel mondo del diving proprio perché catturata dal fascino e dall'istinto di azzardare, spazzando via le preoccupazioni e lasciando solo la sabbiolina delle apprensioni, oramai troppo lontane dall'oceano di emozioni che proverà durante il suo primo contatto con l'acqua. Da qui in poi parte un percorso formativo per tutti, nel quale non si teme di mostrare difetti che in altri generi di anime e manga vengono spesso etichettati come “noiosi”: Teko rimarrà sempre insicura e di poche parole, ma pian piano esprimerà sentimenti così autentici e schietti che non la si potrà definire inutile o monotona, ricordandoci che l'umanità è così vasta da darci modo di incontrare qualsiasi genere di carattere. Del resto anche il suo, tra determinazione e apprensione, non è altro che uno dei vasti aspetti della vita. Non bisogna mai aver timore di essere, di esistere e di confessare i propri pensieri più intricati, dacché questi portano a un'iniziale stato di vulnerabilità, dal quale però bisogna reagire per aprirsi la strada verso le numerose possibilità offerte dalla propria vita.
Tutto ciò non implica che la serie sia priva di toni allegri: questi infatti coprono gran parte dell'anime, che resta spensierato ma non si priva mai di riflessioni, che in certi episodi sono davvero ammirevoli e che appaiono nei momenti in cui non ci si aspettava tutta questa saggezza. È un'incitazione a fare esperienze, a tuffarsi in una nuova avventura, a vivere non solo la giovinezza, ma l'intero arco della propria esistenza senza alcun rimpianto. Le due protagoniste sono dunque il fulcro della storia, ma notevole è l'importanza ricoperta dai personaggi secondari. La giovane professoressa incaricata del club scolastico di diving è una vera e propria seconda madre per i suoi allievi: per quanto non sia una vecchia saggia arricchisce gli episodi di discorsi e riflessioni pregevoli, e la sua importanza è pari a quella delle protagoniste, essendo l'ancora che regge l'umore di ognuno senza mai crollare. In seguito si aggiungeranno due fratelli gemelli al secondo anno di liceo, i quali saranno fonte di ancora più spunti ad una narrazione che già funzionava bene, ma che grazie a loro ottiene più note di colore e avanza senza ostacoli anche attraverso le tipiche e “monotone” lezioni sulle immersioni. L'unica pecca è che la sorella non fa altro che picchiare il fratello in dimenticabili scenette colme di cliché da “tsundere”, che troppo spesso diminuiscono il minutaggio utile a una caratterizzazione più approfondita, facendo sì che il loro ricordo si concentri principalmente sulla componente giocosa.
Dal punto di vista tecnico non si può che chinare la testa d’innanzi a J.C. Staff per la sua perizia nell'arduo compito di trasporre le atmosfere del manga, offrendo un comparto visivo che è di fatto un grande regalo per gli occhi grazie a fondali dettagliati e colori sgargianti. Il mare, sia visto da fuori che dal suo interno, è ricco di sfumature e dettagli senza alcun dubbio capaci di far immedesimare lo spettatore, il quale si ritroverà catapultato immediatamente nelle immersioni al fianco di Pikari, Teko e compagni. La cura per i dettagli è notevole: i volti sono rappresentati con maniacale attenzione; le palpebre e le ciglia sono rifinite al punto da far notare anche il particolare che non ci si aspetterebbe mai di controllare; i capelli si muovono al ritmo del vento e, disinibiti, non temono di scompigliarsi quando ve n'è bisogno. Ogni personaggio ha delle peculiarità estetiche che vanno oltre al colore di occhi e capelli (affatto banale al giorno d'oggi), dove ad esempio una particolarità come la fronte ampia di Teko non è per nulla scontata, e come per gli altri risulterà impossibile da confondere. Non si può dire che si sia svolto un lavoro frettoloso o senza l'aiuto delle tavole del manga, dove questa precisione è già presente ed è stata anch'essa fedelmente riprodotta senza sbavature, addirittura nell'inserimento molto insistente di “deformed”, ovvero facce dagli occhi e bocche enormi molto buffe, utilizzate nei momenti comici o nei siparietti. Questo è per molti, comprensibilmente, un difetto: l'insistenza con la quale vengono proposte possono rovinare certi momenti, alterare quella perfezione che invece si raggiunge quando si torna ai volti naturali.
L'opera si fa invece perdonare nelle animazioni, con una qualità elevata, costante e senza cali degni di nota. Ottimi sono i movimenti delle sessioni di nuoto, che vengono trattate con la giusta considerazione per ogni fase.
Malgrado questo titolo sia stato creato originariamente dal pennino di Kozue Amano, già nota per la sua passione per il mare e per il famosissimo Aria, si può tranquillamente affermare che con Amanchu! abbia saputo voltar pagina, immergendosi in un altro meraviglioso paese pieno di protagonisti particolari e momenti toccanti, divertenti e persino educativi.
A narrarci le avventure di un gruppetto di ragazzi e la loro passione per il diving sono le due protagoniste: Hikari (soprannominata Pikari) e Futaba (a sua volta soprannominata Teko). La prima è forse la più socievole, vivace ragazza che si possa incontrare, non riesce a star ferma né a contenere i propri sentimenti; ciononostante quando si tratta di immersioni di cui è già abbastanza esperta, esibisce una calma e pace interiore che mai le si sarebbe attribuita. Ha un modo di fare davvero spensierato e gioioso (e per alcuni tratti, può ricordare l'ospitale stereotipo del cittadino del sud Italia). Lei e sua nonna sono infatti le prime ad accogliere ed ascoltare una più timida e taciturna Futaba, la quale è appena stata costretta a traslocare, trasferirsi in un nuovo liceo e vedere le sue amiche solo attraverso lo schermo di un cellulare, oppure tenendosi in contatto con qualche fugace chiamata. Le loro strade si sono separate, e dentro di sé ne è conscia. Rimasta sola, Teko indugia spesso nei suoi pensieri con sguardo rapito sulla placida vastità del mare, sempre più convinta di non poter far assolutamente nulla con le proprie forze. La ragazza è portatrice di un carattere che è sì debole, ma non ha paura di essere mostrato come tale: esistono persone che, pur non essendo inette, hanno bisogno dell'incoraggiamento altrui, e Futaba è proprio una di queste. Saranno gli altri personaggi a mostrarle, come il mondo sia così vasto per limitare la sua vita a dei ricordi belli sì, ma oramai passati e che vanno arricchiti con altri inediti.
Le due protagoniste, l'una l'opposto dell'altra, si amalgamano perfettamente in ogni situazione senza particolari forzature: chiunque potrebbe provare empatia per le difficoltà sperimentate nel dover vivere, anche quando non si ha nemmeno l'ispirazione per andare avanti. Tutti possono mostrare momenti di fragilità, aver bisogno di sentirsi spronati o semplicemente di essere tirati per un braccio e spinti a fare una follia: la vita è davvero un'onda che improvvisamente può sommergerti, prima che si possa avere il tempo di fuggire. Tale è il turbinio di emozioni che investe Futaba, la quale entra nel mondo del diving proprio perché catturata dal fascino e dall'istinto di azzardare, spazzando via le preoccupazioni e lasciando solo la sabbiolina delle apprensioni, oramai troppo lontane dall'oceano di emozioni che proverà durante il suo primo contatto con l'acqua. Da qui in poi parte un percorso formativo per tutti, nel quale non si teme di mostrare difetti che in altri generi di anime e manga vengono spesso etichettati come “noiosi”: Teko rimarrà sempre insicura e di poche parole, ma pian piano esprimerà sentimenti così autentici e schietti che non la si potrà definire inutile o monotona, ricordandoci che l'umanità è così vasta da darci modo di incontrare qualsiasi genere di carattere. Del resto anche il suo, tra determinazione e apprensione, non è altro che uno dei vasti aspetti della vita. Non bisogna mai aver timore di essere, di esistere e di confessare i propri pensieri più intricati, dacché questi portano a un'iniziale stato di vulnerabilità, dal quale però bisogna reagire per aprirsi la strada verso le numerose possibilità offerte dalla propria vita.
Tutto ciò non implica che la serie sia priva di toni allegri: questi infatti coprono gran parte dell'anime, che resta spensierato ma non si priva mai di riflessioni, che in certi episodi sono davvero ammirevoli e che appaiono nei momenti in cui non ci si aspettava tutta questa saggezza. È un'incitazione a fare esperienze, a tuffarsi in una nuova avventura, a vivere non solo la giovinezza, ma l'intero arco della propria esistenza senza alcun rimpianto. Le due protagoniste sono dunque il fulcro della storia, ma notevole è l'importanza ricoperta dai personaggi secondari. La giovane professoressa incaricata del club scolastico di diving è una vera e propria seconda madre per i suoi allievi: per quanto non sia una vecchia saggia arricchisce gli episodi di discorsi e riflessioni pregevoli, e la sua importanza è pari a quella delle protagoniste, essendo l'ancora che regge l'umore di ognuno senza mai crollare. In seguito si aggiungeranno due fratelli gemelli al secondo anno di liceo, i quali saranno fonte di ancora più spunti ad una narrazione che già funzionava bene, ma che grazie a loro ottiene più note di colore e avanza senza ostacoli anche attraverso le tipiche e “monotone” lezioni sulle immersioni. L'unica pecca è che la sorella non fa altro che picchiare il fratello in dimenticabili scenette colme di cliché da “tsundere”, che troppo spesso diminuiscono il minutaggio utile a una caratterizzazione più approfondita, facendo sì che il loro ricordo si concentri principalmente sulla componente giocosa.
Dal punto di vista tecnico non si può che chinare la testa d’innanzi a J.C. Staff per la sua perizia nell'arduo compito di trasporre le atmosfere del manga, offrendo un comparto visivo che è di fatto un grande regalo per gli occhi grazie a fondali dettagliati e colori sgargianti. Il mare, sia visto da fuori che dal suo interno, è ricco di sfumature e dettagli senza alcun dubbio capaci di far immedesimare lo spettatore, il quale si ritroverà catapultato immediatamente nelle immersioni al fianco di Pikari, Teko e compagni. La cura per i dettagli è notevole: i volti sono rappresentati con maniacale attenzione; le palpebre e le ciglia sono rifinite al punto da far notare anche il particolare che non ci si aspetterebbe mai di controllare; i capelli si muovono al ritmo del vento e, disinibiti, non temono di scompigliarsi quando ve n'è bisogno. Ogni personaggio ha delle peculiarità estetiche che vanno oltre al colore di occhi e capelli (affatto banale al giorno d'oggi), dove ad esempio una particolarità come la fronte ampia di Teko non è per nulla scontata, e come per gli altri risulterà impossibile da confondere. Non si può dire che si sia svolto un lavoro frettoloso o senza l'aiuto delle tavole del manga, dove questa precisione è già presente ed è stata anch'essa fedelmente riprodotta senza sbavature, addirittura nell'inserimento molto insistente di “deformed”, ovvero facce dagli occhi e bocche enormi molto buffe, utilizzate nei momenti comici o nei siparietti. Questo è per molti, comprensibilmente, un difetto: l'insistenza con la quale vengono proposte possono rovinare certi momenti, alterare quella perfezione che invece si raggiunge quando si torna ai volti naturali.
L'opera si fa invece perdonare nelle animazioni, con una qualità elevata, costante e senza cali degni di nota. Ottimi sono i movimenti delle sessioni di nuoto, che vengono trattate con la giusta considerazione per ogni fase.
In sintesi non ci ritroviamo d'innanzi a un nuovo Aria, né questo titolo desidera esserlo: ha molte cose in comune con il più famoso predecessore e non ne nasconde la passione sfrenata per l'acqua, ciononostante sa comunque distinguersi e donare allo spettatore una storia tutta nuova, con personaggi differenti ma la stessa atmosfera serena. Consigliabile a tutti, anche a chi è solito lamentarsi della lentezza: i ritmi pacati vengono ripagati da dialoghi, luoghi e situazioni emozionanti e adatti a rilassarsi, senza però staccare la spina del cervello; questo poiché fa riflettere molto sia sull'evoluzione di un adolescente, sia su quella di un adulto che si trova a dover consigliare ai più giovani e crescere insieme a loro. È pura e semplice amicizia che non guarda età, sesso o carattere: abbraccia tutti indistintamente.
Pro
- Non è Aria e non vuole esserlo
- Personaggi carismatici
- Nonostante racconti una disciplina poco nota come il diving, lo fa senza annoiare
- Le puntate scorrono veloci, l'anime è delicato non lento
- Lato tecnico a dir poco perfetto
Contro
- Alcuni personaggi secondari risultano ripetitivi, avevano bisogno di più spazio (serio, non comico)
- Lo stile deformed è invasivo, e per quanto sia un tratto distintivo, spesso lo si poteva evitare
Concordo su quello che è un po' il grande limite, che è quello dei personaggi. E' un aspetto di rilievo soprattutto per questo tipo di storie, che non hanno un intreccio tale da distrarre lo spettatore.
Dunque, l'idea di scindere la personalità di akari in due protagonisti diversi è anche interessante, ma forse un po' dispersiva (tanto è vero che mi pare venga dato più spazio a Teko col passare delle puntate. E andava anche bene, perchè aveva di più da dare). Quel che mi lascia più perplesso però è il resto del cast, che è composto da caratteristi ma allo stesso tempo rimane abbastanza vago ed anonimo.
Per tutto il resto, è impeccabile. Lo stile di disegno è spettacolare, la regia è coinvolgente, e gli spunti che semina la sceneggiatura interessanti.
su questo non mi trovo propriamente d'accordo, certi episodi ho fatto davvero fatica a seguirli per quanto son banali e decisamente poco coinvolgenti... se avessero velocizzato tutta la parte in cui spiegano il diving e la parte in cui la tipa prende il brevetto, per mostrare molto di più il mondo sottomarino e aumentare le nozioni proprio riguardanti a tutto ciò che c'è sott'acqua sarebbe stato decisamente molto più interessante
Sicuramente ci sono episodi più e meno riusciti, ma personalmente ho ritenuto necessarie le spiegazioni sulle immersioni, mentre il fatto che Futaba non sapesse nuotare... un nì .
Un sì perché questo l'ha spinta ad affrontare le sue paure ed evolversi davvero molto (caratterialmente), un no perché fa strano che si sia immersa in piscina durante il primo episodio... senza saper nuotare. Io non ne avrei mai il coraggio.
Comunque grazie a te ed a Mefi per averla letta
Non ti perdono però il mancato accenno alla splendida canzone d'apertura di Maaya Sakamoto u.u
Io trovo che l'anime di Amanchu in alcuni episodi abbia arricchito davvero tantissimo i capitoli che sono stati trasposti. Anche se è stato molto fedele al manga (a parte per un rimescolamento dei capitoli e per la storia dell'esame di Teko) l'ho trovato sotto alcuni aspetti molto più efficace. Non saprei spiegare chiaramente, ma ad esempio ci sono alcuni lati della personalità di Pikari e Teko che nel manga mi avevano colpito meno, forse perché accennati solo frettolosamente, mentre nell'anime hanno avuto il giusto tempo e spazio e quindi guardandolo ho avuto l'impressione che fossero due personaggi più...veri, più completi. E poi, per quanto sia scontato, in un'ambientazione che mostra tanto spesso scenari con cieli e mari sconfinati anche solo la presenza di colori e suoni fa un'enorme differenza.
Grazie a tutte queste cose persino momenti e situazioni che nel manga mi avevano solo strappato un sorriso invece nell'anime sono riusciti a trasmettermi molto di più. Quindi insomma, mi è piaciuto davvero tanto e spero in una seconda stagione che dedichi la stessa attenzione anche agli altri personaggi e mostri qualche immersione sottomarina in più.
E dove rimettano all'interno del club di diving il poster dell'Aria Company che appare sempre nel manga. Che bisogno c'era di cambiarlo? XD
Vivendo sul mare comprendo bene il legame che questa serie vuole cercare di mostrare, in effetti ti rendi conto di quanto sei legato al mare solo quando per un po' te ne allontani e ne senti una mancanza incredibile.
Non sapevo se quel dettaglio era davvero degno di essere menzionato o dipendesse dalla mia fissa per la Sakamoto: appena la sento partono i cori da stadio, come recentemente in "Fune wo Amu". Lei è proprio la mia fissazione, in quanto a voce la amo *-*
La lentezza della narrazione, la cura nella spiegazione di uno sport non molto noto, il deformed del disegno e dl comportamento. Tutto ciò era bilanciato da mille particolari, alcuni non facili da vedere come la sensualità dei corpi e dei movimenti. Sarà che ho vissuto il mare, sarà che vengo da un'epoca dove non vi era la frenesia dell'azione ma, a me, il genere "slice of life" rilassa ed ha ancora da dire qualcosa.
Amanchu non si può dire che sia tra i miei preferiti della scorsa stagione a causa della troppa altalenanza tra episodi più e meno riusciti (specie per alcuni personaggi un po' più "macchietta", come ben evidenziato nella rece), ma specialmente verso le fasi finali ha sfornato una serie di puntate veramente meritevoli. Il sense of wonder dell'immersione finale mi ha veramente riportato alla mente le atmosfere di Aria, nonostante l'opera non sia e non voglia essere un suo clone.
L'anime lo conoscevo solo di nome ma questo genere di serie mi piace molto, per cui reputati soddisfatta di avermi convinto a dargli un'occhiata quando avrò più tempo xD
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