Per noi che abbiamo scoperto il Giappone attraverso anime e manga, la figura del senzatetto giapponese è quella messa in scena da Satoshi Kon nel suo "Tokyo Godfathers".
Persone che si sono allontanate dalla società per mille motivi diversi e che di solito si costruiscono un riparo principalmente nei parchi o lungo gli argini dei fiumi. Caratteristiche sono le tende, di solito fatte con teli blu, e quell'atmosfera che ricorda da lontano più un campeggio che una bidonville.
In Giappone, soprattutto a Tokyo, la maggior parte dei senzatetto è composta da uomini di mezza età o da anziani. Molti di loro erano impiegati (i cosiddetti salaryman) o proprietari di piccole aziende. Spesso la perdita del lavoro o il fallimento dell'azienda, unito poi a motivi personali, propri della storia di ognuno, li ha spinti a scegliere una vita al di fuori del sistema. A volte, anche se ne avessero la possibilità, si rifiutano di rientrare nella società perché "vivere la vita senza sveglia è una benedizione", come affermano alcuni se intervistati a proposito.
Molti riescono a tirare avanti con la raccolta e la rivendita dei rifiuti: recuperare l'alluminio dalle lattine e il metallo dalle prese elettriche sei giorni alla settimana può portare ad un guadagno di circa 100.000 yen al mese (poco più di 700 euro). Altri ricavano un piccolo orto nel terreno occupato, ottenendo così verdura per i pasti. Altri ancora possono finalmente tenere con sè un animale domestico.
Tutti devono però fare i conti con la yakuza che gestisce la remunerativa gestione dei rifuti e con le amministrazioni che pongono divieti e che in vista delle Olimpiadi del 2020 hanno come obbiettivo di ripulire la città. In molti parchi sono già comparsi cartelli di sgombero.
C'è poi una nuova forma di senzatetto: sono coloro che un lavoro ce l'hanno ma in maniera non regolare, da chi lavora a giornata a chi invece lo fa in nero. Nonostante siano passati un paio di decenni, il Giappone è ancora nel bel mezzo di una crisi del lavoro che risale alla scoppio della famosa bolla economica alla fine degli anni '80.
Le cifre purtroppo parlano chiaro: dal 1984 si è riscontrata una costante diminuzione dei lavoratori a tempo pieno e indeterminato e un aumento di part time e soprattutto di lavoratori in nero. Secondo un sondaggio del 2011 del Ministero degli affari interni e delle comunicazioni, il 35% della forza lavoro giapponese è costituito da dipendenti "irregolari".
Lo stipendio medio mensile per questi lavoratori, se residenti a Tokyo, è di 113.000 yen (poco più di 800 euro); se si pensa che un appartamento economico con una camera da letto può costare 74.200 yen (circa 550 euro) resta ben poco per le altre spese. È per questo che molti di loro presi dalla disperazione, decidono di andare nei manga caffè per ripararsi e dormire durante la notte.
Gli internet caffè e i manga caffè sono locali aperti 24 ore al giorno che offrono accesso ad internet illimitato, manga e un minimo di privacy a un prezzo contenuto. Alcuni offrono anche bevande analcoliche gratuite, accesso a distributori automatici e docce in loco. A seconda della catena e dei pacchetti, si va da 1.400 yen (circa 10 euro) a 2.400 yen (circa 17 euro) per un soggiorno di 12 ore.
Con l'aumento dei lavoratori in nero si è assistito in questi locali ad un aumento di "residenti" permanenti, prontamente definiti cyber-homeless. Alcune catene offrono ormai pacchetti a lungo termine. Facendo due conti però, la somma a fine mese per vivere in un internet caffè è più alta rispetto all'affitto di un appartamento: allora perché queste persone continuano a vivere lì?
Perché un lavoratore senza un regolare contratto deve pagare almeno un milione di yen (più di 7.000 euro) fra cauzione e commissione dell'agente immobiliare, proprio a causa della loro paga instabile e della mancanza di un garante.
È una misura volta a proteggere i proprietari delle case ma alla fine ciò rende quasi impossibile per queste persone avere una residenza fissa. I cyber-homeless diventano così il simbolo in Giappone dell'incremento del divario in termini di ricchezza e del mancato recupero da una recessione decennale. Se il paese una volta era noto per la sua politica dell'impiego a vita, ora le aziende cercano sempre più lavoratori part-time o addirittura in nero. Benché la nazione si vanti di avere un basso numero di senzatetto (a Tokyo ne sono stati recentemente stimati 1.697), non si tiene però conto di questa zona grigia.
Il sentimento che prevale è la vergogna: perdere il lavoro è un'onta che mette in cattiva luce ed umilia tutta la famiglia. Allontanarsi da essa sembra spesso l'unica soluzione. Mendicare è praticamente fuori discussione: gli aiuti si accettano dai familiari, non dagli estranei a cui non bisogna dare fastidio. Allungare la mano imbarazza chi passa e niente deve turbare l'equilibrio.
Quindi si vive come si può, nei manga caffè o nei doya-gai, quartieri degradati dove si può affittare una camera per 1.000 yen a notte (circa 7 euro e 50 cent). I più conosciuti sono Kamagasaki a Osaka, San’ya a Tokyo e Kotobukichô a Yokohama. Qui abitano persone che hanno perso il lavoro, sono rimasti soli dopo un divorzio, sono stati sfrattati perché non riuscivano a pagare l'affitto o sono usciti dal carcere e non riescono a reinserirsi nella società.
Nei doya-gai (il cui nome deriva dall'inversione delle sillabe della parola yado che vuol dire alloggio) queste persone possono affittare una camera a poco prezzo e soprattutto non devono presentare documenti, pagare cauzioni o caparre, dotarsi di una persona che faccia loro da garante o comunque ogni tipo di burocrazia che possa metterli in difficoltà.
Inoltre in questi quartieri esistono luoghi precisi (gli yoseba) dove chi cerca lavoro può mettersi in coda ed aspettare nella speranza che arrivi qualcuno a cui serva un manovale o similia. Ci sono poi gli aiuti statali: i sussidi possono arrivare a 80.000 yen al mese (poco meno di 600 euro), con in aggiunta l'esenzione dalle spese mediche e dentali. Ma l'assistenza pubblica non potrà tenere ancora a lungo questi standard, a causa anche dell'invecchiamento della popolazione.
Il debito pubblico ha ormai oltrepassato il milione di miliardi e presto o tardi gli assegni dovranno essere ritoccati (nel 2013 erano già stati abbassati di circa il 10%).
Fonti consultate:
Goboiano
EnRocketnews
Nippon
Persone che si sono allontanate dalla società per mille motivi diversi e che di solito si costruiscono un riparo principalmente nei parchi o lungo gli argini dei fiumi. Caratteristiche sono le tende, di solito fatte con teli blu, e quell'atmosfera che ricorda da lontano più un campeggio che una bidonville.
In Giappone, soprattutto a Tokyo, la maggior parte dei senzatetto è composta da uomini di mezza età o da anziani. Molti di loro erano impiegati (i cosiddetti salaryman) o proprietari di piccole aziende. Spesso la perdita del lavoro o il fallimento dell'azienda, unito poi a motivi personali, propri della storia di ognuno, li ha spinti a scegliere una vita al di fuori del sistema. A volte, anche se ne avessero la possibilità, si rifiutano di rientrare nella società perché "vivere la vita senza sveglia è una benedizione", come affermano alcuni se intervistati a proposito.
Molti riescono a tirare avanti con la raccolta e la rivendita dei rifiuti: recuperare l'alluminio dalle lattine e il metallo dalle prese elettriche sei giorni alla settimana può portare ad un guadagno di circa 100.000 yen al mese (poco più di 700 euro). Altri ricavano un piccolo orto nel terreno occupato, ottenendo così verdura per i pasti. Altri ancora possono finalmente tenere con sè un animale domestico.
Tutti devono però fare i conti con la yakuza che gestisce la remunerativa gestione dei rifuti e con le amministrazioni che pongono divieti e che in vista delle Olimpiadi del 2020 hanno come obbiettivo di ripulire la città. In molti parchi sono già comparsi cartelli di sgombero.
C'è poi una nuova forma di senzatetto: sono coloro che un lavoro ce l'hanno ma in maniera non regolare, da chi lavora a giornata a chi invece lo fa in nero. Nonostante siano passati un paio di decenni, il Giappone è ancora nel bel mezzo di una crisi del lavoro che risale alla scoppio della famosa bolla economica alla fine degli anni '80.
Le cifre purtroppo parlano chiaro: dal 1984 si è riscontrata una costante diminuzione dei lavoratori a tempo pieno e indeterminato e un aumento di part time e soprattutto di lavoratori in nero. Secondo un sondaggio del 2011 del Ministero degli affari interni e delle comunicazioni, il 35% della forza lavoro giapponese è costituito da dipendenti "irregolari".
Lo stipendio medio mensile per questi lavoratori, se residenti a Tokyo, è di 113.000 yen (poco più di 800 euro); se si pensa che un appartamento economico con una camera da letto può costare 74.200 yen (circa 550 euro) resta ben poco per le altre spese. È per questo che molti di loro presi dalla disperazione, decidono di andare nei manga caffè per ripararsi e dormire durante la notte.
Gli internet caffè e i manga caffè sono locali aperti 24 ore al giorno che offrono accesso ad internet illimitato, manga e un minimo di privacy a un prezzo contenuto. Alcuni offrono anche bevande analcoliche gratuite, accesso a distributori automatici e docce in loco. A seconda della catena e dei pacchetti, si va da 1.400 yen (circa 10 euro) a 2.400 yen (circa 17 euro) per un soggiorno di 12 ore.
Con l'aumento dei lavoratori in nero si è assistito in questi locali ad un aumento di "residenti" permanenti, prontamente definiti cyber-homeless. Alcune catene offrono ormai pacchetti a lungo termine. Facendo due conti però, la somma a fine mese per vivere in un internet caffè è più alta rispetto all'affitto di un appartamento: allora perché queste persone continuano a vivere lì?
Perché un lavoratore senza un regolare contratto deve pagare almeno un milione di yen (più di 7.000 euro) fra cauzione e commissione dell'agente immobiliare, proprio a causa della loro paga instabile e della mancanza di un garante.
È una misura volta a proteggere i proprietari delle case ma alla fine ciò rende quasi impossibile per queste persone avere una residenza fissa. I cyber-homeless diventano così il simbolo in Giappone dell'incremento del divario in termini di ricchezza e del mancato recupero da una recessione decennale. Se il paese una volta era noto per la sua politica dell'impiego a vita, ora le aziende cercano sempre più lavoratori part-time o addirittura in nero. Benché la nazione si vanti di avere un basso numero di senzatetto (a Tokyo ne sono stati recentemente stimati 1.697), non si tiene però conto di questa zona grigia.
Il sentimento che prevale è la vergogna: perdere il lavoro è un'onta che mette in cattiva luce ed umilia tutta la famiglia. Allontanarsi da essa sembra spesso l'unica soluzione. Mendicare è praticamente fuori discussione: gli aiuti si accettano dai familiari, non dagli estranei a cui non bisogna dare fastidio. Allungare la mano imbarazza chi passa e niente deve turbare l'equilibrio.
Quindi si vive come si può, nei manga caffè o nei doya-gai, quartieri degradati dove si può affittare una camera per 1.000 yen a notte (circa 7 euro e 50 cent). I più conosciuti sono Kamagasaki a Osaka, San’ya a Tokyo e Kotobukichô a Yokohama. Qui abitano persone che hanno perso il lavoro, sono rimasti soli dopo un divorzio, sono stati sfrattati perché non riuscivano a pagare l'affitto o sono usciti dal carcere e non riescono a reinserirsi nella società.
Nei doya-gai (il cui nome deriva dall'inversione delle sillabe della parola yado che vuol dire alloggio) queste persone possono affittare una camera a poco prezzo e soprattutto non devono presentare documenti, pagare cauzioni o caparre, dotarsi di una persona che faccia loro da garante o comunque ogni tipo di burocrazia che possa metterli in difficoltà.
Inoltre in questi quartieri esistono luoghi precisi (gli yoseba) dove chi cerca lavoro può mettersi in coda ed aspettare nella speranza che arrivi qualcuno a cui serva un manovale o similia. Ci sono poi gli aiuti statali: i sussidi possono arrivare a 80.000 yen al mese (poco meno di 600 euro), con in aggiunta l'esenzione dalle spese mediche e dentali. Ma l'assistenza pubblica non potrà tenere ancora a lungo questi standard, a causa anche dell'invecchiamento della popolazione.
Il debito pubblico ha ormai oltrepassato il milione di miliardi e presto o tardi gli assegni dovranno essere ritoccati (nel 2013 erano già stati abbassati di circa il 10%).
Fonti consultate:
Goboiano
EnRocketnews
Nippon
Sti qua son messi peggio di noi solo che ancora non se ne rendono conto.
In Giappone sé hai i soldi cioè sé sei ricco oppure hai un buon lavoro che ti permette un buon guadagno ci vivi benissimo, invece sé sei povero o precario o disoccupato sono cavoli amari.
Il mondo odierno è così dappertutto ( mi riferisco alle nazioni industrializzate) ...ho vissuto in diverse città e nazioni e la costante è che bisogna combattere e magari vagare di lavoro in lavoro per sopravvivere...forse non tutti ma per buona parte della società.
Va bene che la vita sotto il capitalismo moderno è stressante e senza molte soddisfazioni personali che non siano consumistiche, ma l'apologia del senzatetto non si può sentire.
come spesso accade numeri come quello, il pil ed altri parametri non indicano sulla vivibilità del paese.
Vero, però è comunque un dato significativo...e poi i giapponesi hanno una aspettativa di vita molto elevata, perfino più dell'Italia. Se non fosse appunto che per la loro cultura se non lavori 20 ore al giorno non stai dando il 100% sarebbe il paese ideale...
Hai visto abbastanza documentari italiani e stranieri per capire chi sceglie la vita del senza tetto, chi ci è costretto e chi non è in grado di vedere altre alternative.
In Giappone come disoccupazione stanno messi molto meglio di noi.
In Giappone ci sono 2milioni circa di disoccupati, in Italia sono oltre 6 milioni.
La disoccupazione in Italia è il triplo di quella Giappone.
Detto questo, 2 milioni di disoccupati non sono comunque pochi, è tanta gente.
In Giappone sono malati di lavoro.
Io ho uno zio sposato la, è la moglie spesso quando gli parlo al telefono si lamenta un po' perché il marito sta sempre fuori casa per lavoro. Per loro fare 10 o 11 ore (è più) di lavoro al giorno è una cosa normale, valli a capire.
Comunque perfino in Germania la disoccupazione è più elevata, circa il 3,9%. Certo in Germania hanno una cultura del lavoro "lievemente" differente dal Giappone, purtroppo hanno anche una cucina generalmente pessima!
Insomma, il paese ideale pare non esistere...
Ogni nazione ha i suoi pro e i suoi contro.
Per esempio:
-in Italia abbiamo un paese ricchissimo di storia, arte e cultura in cui la popolazione ha un buon tenore di vita, è siamo uno dei paesi migliori al mondo per alimentazione e vestiario, di contro abbiamo politici spesso incapaci, un alto debito pubblico che si ripercuote sulle tasse che sono davvero troppe, ed anche un elevata disoccupazione in generale tutto il mondo del lavoro in Italia è problematico.
-In Giappone hanno um tenore di vita molto elevato, è un paese ricco, tecnologico ma anche pieno di natura e storia.
Di contro i Giapponesi hanno un ossessione per il lavoro, è un paese dove il lavoro è la cosa più importante, inoltre è una nazione molto cara in cui viverci, i Giapponesi hanno tantissime tasse ed anche il cibo è molto caro. Sé non sei ricco oppure non guadagni bene con il tuo lavoro puoi trovarti in serie problemi in Giappone. Molto seri. Da un mese all'altro puoi letteralmente finire a dormire in una tenda o in un cartone.
Sostituisci "Giappone" con uno qualsiasi dei paesi del G8 e tutto ciò che hai scritto rimane valido Per dire che a volte si possono scrivere paragrafi senza in realtà dire nulla.
Le differenze nel male o nel bene ci sono.
Per esempio in Giappone sé non hai un lavoro sei molto più nei guai che in Italia, poiché noi Italiani abbiamo una serie di ammortizzatori sociali che in Giappone non ci sono.
In Germania anche è diverso, ect
Fermo restando che da per tutto è un problema non avere un lavoro.
In futuro il Giappone dovrà affrontare problematiche dalla difficile soluzione.
Per esempio è previsto che nel 2050 i Giapponesi saranno quasi per metà anziani, quindi socialmente una buona parte del Giappone sarà un paese di vecchi.
Secondo le ultime statistiche in Italia la disoccupazione arriva a circa l'11%, quindi arrotondiamo a 10% per fare prima. Com'è possibile che ci siano 6 milioni di disoccupati se in Italia siamo in 60 milioni? Non tutta la popolazione italiana lavora, ci sono anche bambini e anziani ma quelli sicuramente non rientrano nella categoria dei disoccupati.
A parte questo però i dati non possono essere confrontati perché hai paragonato l'Italia con il Giappone, che ha il doppio degli abitanti.
Ti rispondo subito, leggo i giornali, è con il lavoro che faccio il settore economico è quello che leggo spesso.
11% è la media della disoccupazione in Italia, tra i giovani addirittura arriva al 33%
Lavoro, il 2018 parte in lunga salita con la disoccupazione all'11%.
Da s24o
I disoccupati in Italia sono esattamente 4,7 milioni + oltre 1 milione che ha un lavoro che potrebbero non essere rinnovato nel 2018, quindi siamo a circa 6.
In realtà il numero di persone in difficoltà con il lavoro in Italia sono circa 16 milioni, perché in Italia (forse pochi lo sanno) abbiamo quasi 10 milioni di indigenti, poveri, o che hanno lavori stagionali che durano pochi mesi all'anno.
In breve quasi 1/5 degli Italiani non se la passa bene.
Questo però va in contrasto con la percentuale dell'11% che hai provato anche tu con il commento precedente.
Ecco il Link così puoi vedere le percentuali in base al periodo
http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCV_TAXDISOCCU1
Premesso che il link che hai postato arriva fino al 2017, anche questo dice che il tasso di disoccupazione è circa dell'11%. Penso che tu stia cercando dati per far avvalorare le tue tesi senza però considerare il contesto in cui sono inseriti. Se la disoccupazione è all'11% com'è possibile che equivalga a 6 milioni? Se così fosse allora il 100% del campione dovrebbe equivalere a oltre 60milioni, cioè l'intera popolazione italiana (bambini e anziani compresi). E' proprio un dato che non ha alcun senso ed è questo che sto cercando di capire.
Tu stai accostando la percentuale dell'11% riferita ai disoccupati accertati, con dei numeri comprendenti i disoccupati accertati e quelli che potrebbero diventare disoccupati nel corso di quest'anno (che comunque già i 5,7 milioni che dici tu sono meno degli "oltre 6 milioni" che avevi detto all'inizio). Quando si parla di disoccupati si parla dei veri disoccupati, non di quelli che hanno il lavoro ma stanno male, o di quelli che potrebbero diventare disoccupati in futuro.
È un po' complicato, però in breve ci sono vari dati che sono considerati, ma sé proprio lo vuoi ti descrivo come funziona.
Giusto per info posto la disoccupazione attestata di alcune nazioni che potrebbero interessare giusto per fare il raffronto:
Afghanistan 35%
Albania 14%
Bosnia ed Erzegovina 20%
Spagna 14%
Italia 11%
Germania 4%
Giappone 3%
Russia 6%
Inghilterra 8%
Cina 5%
Corea del sud 5%
Corea del Nord 25%
Stati Uniti 4,5%
La media di disoccupazione nell'unione europea è del 9%.
La media di disoccupazione nei paesi asiatici è del 13%
Ma quindi quando si dice “disoccupazione del 10%” si intende (dettagli a parte) 10% del totale della popolazione? Non solo della fascia “in età da lavoro”, per così dire?
Caspita non ne sapevo nulla w(°o°)w
Ho imparato una cosa nuova
La politica di espansione monetaria è già stata sfruttata in passato, se non sbaglio il Giappone ha un debito pubblico che è oltre il 200% ---> per ripagarlo ci vogliono tutti i beni e servizi prodotti nel paese in due anni
Devono iniziare a rientrare, e con sempre meno giovani a lavoro (e disponibili a prendersi cura dei genitori in pensione) le notizie non sono molto confortanti...
Pensione a 85 anni o mai? E’ l’idea che avanza in Giappone
No, quelol che sta dicendo è sbagliato. Con disoccupazione si intende il numero di persone in cerca di lavoro sul totale della forza lavoro. La forza lavoro comprende tutte le persone che possono lavorare indipendentemente dal fatto che queste abbiano già un'occupazione o che la stiano ancora cercando, quindi i bambini e gli anziani non contano. Il 100% è dato dalla forza lavoro, non dall'intera popolazione (non avrebbe alcun altrimenti).
Corretto. Il tasso di disoccupazione è definito come il rapporto tra il numero di persone in cerca di lavoro e la forza lavoro totale, che è data dalla somma del numero di persone in cerca di lavoro e del numero di occupati. Dunque se in Italia il tasso è circa all'11% e gli abitanti totali sono 60 milioni, è evidente che il numero di disoccupati (persone in cerca di lavoro) non può essere di 6 milioni. Infatti questo numero si aggira attualmente intorno ai 2,8 milioni di persone.
Eh infatti risultava anche a me che il calcolo della disoccupazione avvenisse così. Boh.
Il Giappone al contrario dell'Italia cresce, mentre noi stiamo ritornando a stipendi di vent'anni fa (in più le nostre aziende vengono svendute e delocalizzate, sia pubbliche che private).
Visto che vi piace fare paragoni:
Chissà...di sicuro c'è solo che poco tempo fa avevano dato fuoco ad un barbone in Italia, tanto per "ridere", e non è la prima volta che succede...non mi stupirebbe se fosse successo anche in Giappone qualcosa di simile.
Posso affermare che in Italia è reale, sia per fatti di cronaca sia per aver visto gruppi di persone prendersela con con questi senza dimora ( non so se è c'erano motivazioni valide o soltanto pretestuose ).
Ma che, no dai, non ci deve essere nessuna motivazione valida x picchiare o bullizzare un clochard, mai sentito invita mia che senza dimora spaccino droga a ragazzini come certa marmaglia.
Temo di dover concordare..mentre leggevo queste note mi venivano in mente alcune cose....che non riguardavano il Giappone.
Forse@Stèin è un pò estremista, in Europa, li dove esiste uno Stato Sociale decente, viviamo leggermente meglio ( perfino in Italia, dove in diversi ambiti nonne e nonni supportano i propri figli e nipoti, in svariati modi, supportando uno Stato Sociale talora evanescente) ma quella degli homeless digitali è una realtà che non riguarda solo il lontano Impero del Sol levante.
Davvero si crede che dei ragazzi, o peggio dei "vecchi ragazzi" di 30-40 anni, possano formarsi una famiglia, mantenerla, con lavoretti, più o meno lunghi, malpagati e peggio considerati ? L'energia alla fine della giornata finisce, ed ogni giorno che passa, alzarsi dal letto, prendersi cura di se, fare un passo dopo l'altro, parlare per ore e ore con estranei, risolvere il pranzo e la cena diventa impresa autodistruttiva. Moltiplicate per tre se c'è di mezzo qualche figlio.
Non si tratta, lo nota bene Hachi, di "Poveri assoluti" ANZI. I nuovi poveri sono persone che lavorano ma non riescono a tirare a campare. Leggevo poco fà di Kubo, di come non pare stia troppo bene, e non andrà neanche a Monaco. Nei commenti giustamente in molti si chiedevano se qualcuno si rende conto della situazione in cui i mangaka, spesso, tirano avanti. Non penso che a molte persone nell'industria del manga importi.
Perchè hai fatto il mangaka se non eri in grado di rispettare i ritmi ? Già perchè lo ha fatto.
Lavorare non è, e non deve essere, una condanna. Spesso non possiamo sceglierci i nostri lavori, e sia, ma almeno non siano fatti diventare una condanna e ci diano la possibilità di andare avanti nella nostra vita, non diventino l'ancora che ci porta definitivamente a fondo.
Altrimenti non abbiamo altra strada che rinchiuderci in noi stessi. diventare non persone....
Guardatevi intorno, di homeless digitali mi sa che ne troveremo a bizzeffe.
P.S. le bande dei ragazzini sono l'altra faccia, ed esistono in parecchi posti del mondo. D'altronde distruggi tutti gli elementi intermedi della società, fai a pezzi qualunque istituzione culturale ( con la scusa dei tagli, imposti dalla "cattiva merkel" scusate l'appunto) e poi vedi cosa ti rimane. Leggetevi il Signore delle Mosche. E' sempre validissimo.
Sono sicuro che sia un problema serio in Giappone ma ricordiamoci che quei lavoratori in nero che non hanno abbastanza soldi per una casa sono all'interno di quel 3% di disoccupati. È una situazione che diventa di rilevanza solo quando il paese ha un certo livello di benessere. Per quanto riguarda la politica per il lavoro che hanno adottato io non mi ritrovo assolutamente concorde. La cultura giapponese ci insegna l'importanza della collettività ma ciò non deve oscurare l'individualità. Una persona che vive principalmente per lavorare non riesco a concepirla. È sempre difficile comprendere tutti i valori di una cultura così differente.
Il debito pubblico sono dei soldi presi a prestito che qualcuno dovrà ripagare; nel video si dice che stanno iniziando a ridurlo riacquistando l'equivalente dei BOT e CCT non scaduti e questo è possibile perché l'economia gira bene: è l'ordine naturale delle cose.
Quando però qualcosa si inceppa, se il sistema non riesce ad assorbire il contraccolpo, le cose si fanno difficili: tra quindici/venti anni, quando - a meno di una nuova esplosione demografica - ci saranno più persone in pensione/bisognose di assistenza e meno forza lavoro attiva perché ci sono pochi giovani, sarà sostenibile il tutto? Se la risposta è sì vuol dire che sono stati parecchio bravi, se la risposta è no non vedo alternative ai tagli...
In verità non è che guardi poi così spesso dei documentari... mi sono soltanto ritrovato a parlare con alcuni senzatetto, la maggior parte delle volte fuori a delle stazioni ferroviarie. Ci sono stati episodi spiacevoli, come un tale che cercava di far cadere i passanti con un ombrello (di proposito, infatti le guardie poco dopo l'hanno allontanato dalla sua "abitazione"), ma ho anche incontrato persone che una volta offertogli il mio pranzo a sacco hanno insistito per parlare un po'. Nonostante mi trovassi all'estero e la mia conoscenza della lingua non fosse granché ho appreso che magari inizialmente non si trovavano a loro agio in quella situazione ma pian piano hanno iniziato ad apprezzarla e ad affezionarcisi quasi come se non volessero più tornare alla "vita normale".
Meditate gente, meditate.
Hai mai avuto a che fare con queste persone ? Non tutti sono buoni e cari, puoi trovarti anche nella peggior situazione in cui questo sia ubbriaco e si metta a molestare le persone sputando e lanciandoti qualsiasi cosa abbia a portata di mano. Purtroppo ci sono queste situazioni, non puoi escluderle a priori come non puoi escludere l'ira momentanea se vieni aggredito tu o una delle persone con cui stai camminando.
Quando uno si abitua ad un mondo difficilmente vuole cambiare.
Se hai tempo e voglia guardati "invisibili" di Berrì, sul momento non mi vengono in mente altre trasmissioni.
C'è chi si abitua ad una vita autoreclusa uscendo solo per lavorare, anche loro hanno raggiunto il loro grado di libertà. Non ci sono "vie maestre", soltanto la propria.
La cosa che trovo più grave è il lavoro in nero o più in generale l'idea che per risparmiare ci si debba sempre rifare sui lavoratori.
Un peccato
Che poi vogliamo parlare della disoccupazione giapponese, ma noi italiani ci possiamo davvero permettere di puntare il dito? Viviamo in un paese dove per tirar su un'azienda o un'attività lavorativa fai prima a mangiarti i soldi in gratta e vinci, la laurea è un optional e non garantisce nulla e le istituzioni altro non fanno se non dar aria ai polmoni (in questi giorni poi...).
Il paragone anche se scontato è impossibile non farlo perché in Italia stiamo messi davvero malissimo. E poi se proprio vogliamo dirla tutta, ogni paese ha i suoi problemi, nessuno esente.
Io vivo in Svizzera, paese comunemente visto e schedato come "ricco". Bene, vi dico che di ricco qui c'è rimasto ben poco...soprattutto nei cantoni di confine ed in particolare modo in Ticino, dove il frontalierato spietato non lascia spazio a nessuno. E non lo dico con cattiveria, capisco benissimo i problemi degli italiani che si affidano agli stipendi più grassi del Ticino...però questo cosa ha portato ai ticinesi? Una percentuale elevatissima di disoccupati, working but poor, lavoro in nero e stipendi spaventosamente in ribasso. Io lavoro in nero e guadagno 7 fr. all'ora. Mi sto ammazzando letteralmente di lavoro ad ogni ora del giorno per stare a galla e comunque senza gli aiuti elargiti dallo stato non ce la farei.
E comunque sì, basarsi sul cambio non serve...lo stipendio minimo in Svizzera per un lavoro al 100% è di fr. 3'000 (per chi ha la fortuna di avere un contratto in ordine) e molti di voi direbbero "Wow, pazzesco, così tanti soldi?!", ma non viene considerato che un piccolo appartamento nemmeno troppo in ordine viene almeno 1'000 fr. al mese e che la sola cassa malati (obbligatoria sul suolo) ne viene almeno altri 500/600 (se ti affidi a quelle più economiche). Inoltre il costo della vita è fortemente maggiore. In situazioni così che cosa ci si può ancora costruire? Niente. Magari se risparmi per tutta una vita poi puoi comprarti una casa, ma a che pro se tanto poi ci vai a morire e basta? Per non parlare di figli...io ne vorrei, ma li destinerei solo a una vita di stenti e sacrifici. Questa è la triste realtà.
Facciamo un po' di conti. Allora :
- il Giappone ha 2 milioni di disoccupati su 126 milioni di abitanti = 1,58% (tasso di disoccupazione)
- l'Italia ha 6 milioni di disoccupati su 60 milioni di abitanti = 10%
MA. Eggia', c'e' un ma grosso come una casa. Nel calcolo dei disoccupati nostrani, non si e' tenuto conto di tutta la gente fuggita all'estero, andati via proprio perché stanchi di barcamenarsi e di sopravvivere anziché vivere (dignitosamente). Sono 4 milioni e mezzo gli italiani all'estero, al 31 Dicembre 2012. Non mi meraviglierei se fossero arrivati a 5 milioni in questi ultimi anni. E poi c'e' una MAREA incalcolabile di gente senza lavoro che non risulta tra i disoccupati perché non iscritta all'ufficio di collocamento e sbarca quotidianamente il lunario come puo', giorno dopo giorno. Insomma signori, la disoccupazione in Italia e' arrivata a livelli estremi, e noi neanche lo sappiamo. Il confronto/paragone col Giappone non dovremmo neanche farlo, siamo su due pianeti diversi.
100 mila nascite in meno in Italia :')
Non è meglio avere soldi in prestito da Italiani che euro (valuta straniera)? Il Giappone può decidere da solo per le sue politiche noi no, non sia mai.
Tutti quei tagli sono soldi persi! Facciamo finta che hanno venduto autostrade italiane (anzi sembra vero), i guadagni vanno agli stranieri e da noi i soldi non girano più (lo stato non ha i soldi e alza le tasse per intenderci).
Oppure facciamo finta che hai un figlio che si è appena laureato in medicina e non trova lavoro perché hanno fatto tagli alla Sanità, e pure costretto a prendersi un lavoro a meno in una clinica privata perché non può dire di aver vinto un concorso pubblico (veramente vuoi pagare tasse alte per pochi servizi rimasti).
Bisogna investire e alzare la domanda interna invece che abbaterla (non ricordo se lo ha detto Prodi o Monti), l'Italia è una dei stati più obbedienti e non sfora le percentuali richieste al contrario di altri (ci sono i dati), ma va sempre peggio.
Grazie per aver citato il libro, lo volevo leggere da una vita ma non ricordavo il nome :')
Ho sentito dire (da Marcello Foa, è il mio giornalista svizzero di riferimento) che gli svizzeri si sono molto lamentati degli stranieri e pure lo stato europeo con più stranieri in Europa, il 25% se non ricordo male.
Mi spiace per la situazione, gli italiani alla frontiera fanno come le persone che vengono qui dall' Africa o Cina, bisogna solo chiedere chi ci guadagna da questa situazione? Tutto questo è anormale in una situazione normale.
PS: bell'articolo ^^
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