So già come andrà a finire, ma proviamoci lo stesso. Mille polemiche hanno trafitto il progetto Assassin's Creed Shadows, nuovo capitolo del franchise ambientato nel Giappone Feudale. Tutti dovrebbero esserne contenti, essendo una delle cose più richieste dai fan dopo un combat system decente eppure, qualcosa è andato storto.
 
Assassin's Creed Shadows è un simbolo

Il problema principale è evidentemente l'aspettativa. Tutti ci aspettavamo il classico Assassin's Creed – e per classico faccio riferimento all'ultima trilogia – con protagonista giapponese, immerso in un ambientazione giapponese, accompagnato da un airone giapponese mentre combatteva contro il cattivone di turno giapponese, mettendo il bastone tra le ruote ai suoi diabolici piani giapponesi. Ed è qui che appare la magia: Assassin's Creed Shadows, per quel che sappiamo oggi, ha effettivamente una protagonista giapponese (la kunoichi Naoe), un'ambientazione giapponese perché effettivamente ci si trova in Giappone e le cose tendono a coicidere, e un cattivone di turno giapponese con diabolici piani giapponesi. Manca l'airone, ma ce ne faremo una ragione.

E dove sta il problema allora? Yasuke. Se a fine 1500 avessero detto a questo pover'uomo “ehi, sai che tra 500 anni ci sarà un sacco di gente a cui starai sulle balle?”, probabilmente non ci avrebbe creduto. Eppure, eccoci qua, a sindacare sulle scelte di Ubisoft, se sia stato effettivamente un samurai o se faceva o meno il portaborse di Nobunaga. Non risulta si utilizzassero borse in quel periodo per cui quest'ultima sarebbe un'ipotesi da scartare.
“Ma come si permette Ubisoft di utilizzare un personaggio realmente esistito come protagonista del suo gioco?” Questa è una delle tante domande arrivate alle orecchie degli sviluppatori di Shadows, secchiate e secchiate di letame da un gruppo di persone che ritengono offensivo aver utilizzato Yasuke, che per giunta non era nemmeno un samurai – con assoluta certezza a detta loro. Ed è così che Ubisoft si è ritrovata a scrivere un lungo messaggio ai fan, spiegando la direzione del progetto e delle “sviste” accadute sull'utilizzo di alcuni asset. Benché sia principalmente rivolto alla community giapponese, questo messaggio è interessante per tutti, anche per chi vive a Enna.
 
La prima parte della lettera di Ubisoft

In questo messaggio si parte subito forte: Assassin's Creed Shadows non è un documentario. Sembra incredibile, eppure è così. “Il nostro obiettivo è quello di stimolare la curiosità e incoraggiare i giocatori a esplorare e conoscere meglio le ambientazioni storiche a cui ci ispiriamo”.
Questo è un passaggio importante perché è giusto collocare in modo adeguato l'opera in esame: Assassin's Creed è assimilabile a un romanzo di fantascienza con all'interno elementi da romanzo storico. Tralasciando la parte della tecnologia avanzata e la questione Animus, concentriamoci sulla seconda parte, che è quella più importante. Che significa romanzo storico? Si tratta essenzialmente di un'opera nella quale, nonostante siano presenti personaggi, usi e costumi di un determinato periodo storico, con rispetto della veridicità, si agisce di fantasia, aggiungendo fatti o personaggi totalmente inventati. Prendiamo Assassin's Creed II: ambientato nel rinascimento italiano, abbiamo diversi personaggi inventati di sana pianta, tra cui il protagonista Ezio Auditore, che interagiscono con personaggi realmente esistiti come i Borgia o Leonardo da Vinci. Tutto ruota attorno alla cosiddetta Mela dell'Eden e dubito che questo sia un fatto realmente accaduto.

Questo è un punto importante perché una delle leve utilizzate da chi monta la polemica attorno al gioco è la questione “accuratezza storica”... in Assassin's Creed. Questo nasce da un disguido o semplice ignoranza – diciamo le cose come stanno – in cui si scambia il ricreare fedelmente un'ambientazione come accuratezza generale. Eppure, la dimostrazione su cosa sia effettivamente questa “accuratezza storica” ce la da lo stesso franchise. Assassin's Creed Origins è stato il primo capitolo della saga a essere accompagnato dal Discovery Tour, in grado di trasformare la mappa di gioco in un museo digitale. Bastava interagire con un monumento o con un personaggio per averne una descrizione fedele, un elemento didattico portato addirittura in qualche università. L'accuratezza storica citata è qui che deve essere ed è qui che si trova, visto che si tratta di una modalità non narrativa ma puramente divulgativa. Ma non appena subentra la sceneggiatura, qualcosa, per forza di cose, cambia. La caratterizzazione dei Borgia, di Leonardo da Vinci o di Socrate, Cleopatra, George Washington, si può dire storicamente accurata? Ma ovviamente no! Tutto è finalizzato alla narrazione, in cui persino avvenimenti storici posso avere qualche lieve differenza. Vi risulta ad esempio che durante le Idi di Marzo abbia partecipato alla congiura un'egiziana di nome Aya?
Per cui, associare le parole “accuratezza” e “storica” ad Assassin's Creed, significa non aver minimamente capito con che opera si ha avuto a che fare. Tuttavia, qualora si associassero queste parole al Discovery Tour, allora lì la questione cambia.
 
Yasuke come Lelouch

Ma veniamo a Yasuke. Tralasciando il fatto che gli stessi giapponesi raffigurino Yasuke o a lui riferito, come un samurai, come accaduto per Afro Samurai, Nioh 2, Sekiro: Shadows die Twice, Guilty Gear e chi più ne ha più ne metta, la questione se utilizzarlo o meno per Assassin's Creed Shadows è interessante. Ma non per quello che credete.
Nel live action dedicato a La Sirenetta, si è scelto Halle Baile, attrice e cantautrice statunitense, come protagonista. Il film è terribile e non certo per colpa sua, ma la scelta era ricaduta su una questione puramente visiva: se il film è ambientato ai Caraibi, che senso avrebbe una caucasica bianco latte e dai capelli rossi? Questi sono i veri problemi della società odierna evidentemente eppure era una domanda comprensibile. Una questione di uniformità, come se il mondo fosse a comparti stagni e a nessun essere umano fosse venuto mai in mente, che so, di viaggiare. Ai Caraibi ci deve essere una caraibica. Non fa una piega. Questo, bene o male, è l'andazzo degli ultimi tempi.
Eppure, quando il mondo non si prendeva ancora così sul serio, uscì un certo Assassin's Creed IV: Black Flag, per quanto mi riguarda un buon gioco ma un pessimo Assassin's Creed. Il protagonista storico era Edward Kenway, un pirata britannico approdato a Cuba dopo una serie di vicissitudini. A Cuba, in un contesto piratesco sia chiaro, troviamo comunque una miriade per personaggi caucasici come protagonisti, eppure lì, non successe nulla. Doveva ancora scoppiare la bolla dell'appropriazione culturale e la moda di abbattere statue di personaggi storici quindi Black Flag l'ha un po' scampata. Ma Nioh? Il lavoro del Team Ninja è anche più interessante. Ci troviamo in un contesto del tutto simile a quello di Assassin's Creed Shadows: protagonista realmente esistito (il britannico William Adams), stesso periodo storico circa, si trucidano giapponesi senza tanti complimenti ma qui, nessun problema. A pensar male, qualcuno potrebbe dire che non è un problema essendo caucasico ma non vogliamo abbassarci a tale livello. Giammai.
Nioh è del 2017. In sette anni davvero la gente è divenuta così isterica? Be', siamo passati dal Covid che ha evidentemente esacerbato alcuni aspetti caratteriali di qualcuno, eppure è davvero strano trovarsi davanti a reazioni così diverse di fronte a una situazione così simile.
 
Con lui tutto ok?

Forse il problema è un altro, forse il problema sta nel dietro le quinte. Forse esiste qualche forza oscura che muove i fili di Ubisoft e altri publisher, che obbliga tutti loro a sottostare alle sue regole. Si insomma, parliamo di Sweet Baby e leviamoci il dente. Per chi non conoscesse questa società, essenzialmente si occupa di supportare e consigliare gli sceneggiatori al fine di creare storie più inclusive e rappresentative, un'azienda probabilmente figlia dell'iper sensibilità che stiamo vivendo in questi anni. Lungi da me difendere a spada tratta Sweet Baby, anzi, è forse tra le peggiori anomalie del sistema che siamo riuscite a creare come umanità, mettendo fine alla reale libertà creativa. E Assassin's Creed Shadows è figlio della loro consulenza. La questione su cui ruota attorno tutta la polemica è la seguente: Sweet Baby avrebbe imposto a Ubisoft l'utilizzo come protagonista di Yasuke per inserire un personaggio nero e dare dunque rappresentanza a questa comunità. È possibile tutto ciò? Conoscendo i metodi utilizzati dalla società canadese, qualcuno potrebbe crederci ma le cose ovviamente sono più complicate di così. Questo perché nessuna società di questo tipo ha un reale peso all'interno di un team di sviluppo.
Per molti anni, i fan di Assassin's Creed hanno chiesto a gran voce un capitolo ambientato in Giappone e per tutta risposta hanno ricevuto Parigi, Londra, Egitto, Grecia e Gran Bretagna. Ma a un certo punto, è uscito Ghost of Tsushima di Sucker Punch, quello che è a tutti gli effetti un Assassin's Creed in Giappone. Lì il protagonista è giapponese, per cui tutto bene, ma l'uscita di questo gioco ha creato evidenti problemi a Ubisoft che con accento francese si è ritrovata a dire “e mo', che facciamo?”. Realizzare un Assassin's Creed in Giappone quando già ne era uscito uno era un azzardo, considerando anche che il progetto aveva messo radici probabilmente parecchi anni prima. Non sarebbe bastato nemmeno cambiare periodo storico: per la maggior parte delle persone, vedere il Giappone del 1200 e del 1500 sarebbe stata praticamente la stessa cosa per cui, si doveva agire diversamente. Bisognava rendere il nuovo prodotto diverso al primo sguardo ed così che la scelta di utilizzare Yasuke come co-protagonista non è più così stupida. Se inoltre si aggiunge Naoe, il piatto è servito. La forza sovraumana di Yasuke è del tutto in contrasto con l'eleganza di Jin Sakai, e per lo meno, AC si rende subito riconoscibile. Poi sulla qualità del gameplay ne discuteremo a tempo debito – anche se sembra lontano dal concetto di “esaltante” - ma sulla visibilità sembra si sia andati nella direzione giusta. Esiste anche la polemica sulla questione stealth, su come Yasuke dia subito nell'occhio, una cosa inconcepibile per un Assassino. Veniamo da Eivor. Credo basti così.
 
La protagonista giapponese c'è già

Ma ragioniamo per assurdo. Diamo per assodato che Yasuke sia stato messo lì esclusivamente per una questione di politically correct (altrimenti questo articolo non finisce più e già la gente legge poco) e accontentare così la comunità africana e afro-americana. Dove sarebbe il problema? Nel fatto che Shadows non abbia due protagonisti giapponesi? Nel fatto che non era un Samurai? Nel fatto che sia un personaggio realmente esistito? 
Che male c'è nel raccontare una storia con Yasuke protagonista? Perché non sfruttare un fatto realmente accaduto per raccontare alcuni dei problemi che viviamo oggi?
Tutte domande retoriche ma che probabilmente non troveranno risposta. Perché, alla fine della fiera, tutte queste scelte, di Ubisoft, di Sweet Baby o del DEI interno alle società, devono fare i conti con pubblico. Se la qualità di Assassin's Creed Shadows non sarà all'altezza di altre produzione non sarà certo per colpa di Yasuke. La qualità di scrittura e di gameplay sono gli unici elementi che renderanno Shadows un titolo valido o meno, sperando non sia un disastro a livello tecnico.
Chiudendo, sono consapevole del problema: come detto precedentemente siamo arrivati a un'eccessiva sensibilità e in molti sperano di provocare dei cambiamenti nella società in pochissimo tempo. C'è molta strada da fare verso l'inclusione, il comprendere che siamo tutti parte del tutto e che come esseri umani abbiamo eguali diritti. Ma il modo, a volte forzato, in cui questo messaggio viene veicolato, finisce per far più danni che altro. Serve tanto tempo per far sì che una società si evolva, decenni, forse anche secoli. Ma c'è chi non vuole aspettare.
Assassin's Creed Shadows è un po' il simbolo dei tempi che corriamo: da una parte coloro che spingono verso il progresso senza una direzione precisa, dall'altro chi lo vede come una minaccia o chi si sente soverchiato da imposizioni dall'alto, creando problemi dove non esistono. Insomma, la vita è casino, ma mai quanto quella degli sviluppatori di Shadows, rei di aver appena scoperto, che non producono documentari.
 
 
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