"La gente viene su Oasis per tutto quello che si può fare, ma ci rimane per tutto quello che si può essere"
Immaginate una realtà virtuale dove i vostri sogni più nerd non siano più riposti in un angolo nascosto della vostra mente ma prendano vita, portandovi addirittura ad essere considerati dal punto di vista sociale. Immaginatevi di potervi accedere tra trent'anni con un avatar personale (vero o falso, puoi essere chi vuoi da te stesso a Batman in costume e Batmobile) e interagire con le persone in uno sterminato universo totalmente virtuale.
Prendetene in considerazione le possibilità...e i pericoli!
Queste sono le premesse del romanzo del 2011 "Ready Player One" , libro che ha reso famoso il suo scrittore Ernest Cline e che ora arriva sul grande schermo con la regia di uno dei grandi creatori di sogni del cinema degli ultimi 30 anni: Steven Spielberg.
"È un'enorme avventura tentacolare che collega due mondi completamente diversi" dice il regista, "Penso che Ernest Cline sia un visionario che ha descritto un futuro che in realtà non è così lontano dalla direzione che stiamo prendendo con l'evoluzione della realtà virtuale."
Curioso il destino visto che l'autore del romanzo è cresciuto proprio con i film di Spielberg e non solo, respirando a pieni polmoni quell'immaginario pop anni 70/80 che oggi vive un momento di forte ritorno nostalgico, ritorno di cui Cline è stato sicuramente antesignano.
Il film, come il romanzo, è ambientato nel 2045. In una realtà che fa ancora più schifo di quella di oggi, dove spadroneggiano fame, carestie e guerre, mentre la ricchezza è nelle mani di poche corporazioni costringendo il resto dell'umanità a vivere in residenze di fortuna che fanno sembrare le favelas brasiliane un resort di lusso.
Esiste però una via di fuga a tutto questo! Si chiama Oasis, un universo digitale dove si può andare ovunque, fare qualsiasi cosa, essere chiunque o qualunque cosa tu scelga di essere grazie a un semplice visore e un paio di guanti aptici. Questo luogo fantastico è stato creato dalla mente geniale ma iper nerdona di James Halliday, un luogo dove è possibile vivere fantastiche avventure attraverso il proprio avatar. Grazie a questa rivoluzione totale degli usi e costumi umani, tutti sono su Oasis scordandosi le loro tristi realtà dove si ritorna (a malincuore) solo per cibarsi e dormire.
L'eccentrico e ormai miliardario Halliday ha realizzato quindi il suo sogno, un luogo dove rifugiarsi dai mai graditi contatti sociali e poter essere il potente mago Anorak. La morte giunge però pure per lui e da qui inizia il film. Egli non lascia eredi e per accedere alle sue sterminate fortune il suo "io" virtuale lancia beffardamente un concorso tanto straordinario quanto folle: il primo che vincerà tre sfide, ognuna premiata con una chiave, per poi trovare un Easter egg nascosto da qualche parte all'interno di Oasis, erediterà tutto: le sue fortune e ...Oasis stesso!
L'idea partorita da Cline è chiaramente ispirata alle pietre miliari della sua giovinezza: " lo spunto iniziale mi venuto dal gioco Atari "Adventure", che è stato il primo videogioco ad avere un Easter Egg. Il suo designer, Warren Robinett, aveva creato una stanza segreta nel gioco che al suo interno mostrava il suo nome. "È stata la prima volta che ho trovato qualcosa in un mondo virtuale, nascosto dal creatore di quel mondo. È stata un'esperienza che mi è rimasta impressa. Ero anche un gran fan delle opere di Roald Dahl, specialmente dei libri di Willy Wonka, e un giorno mi è venuta un'idea: e se Wonka fosse un designer di videogiochi invece di un produttore di dolci?"
La caccia è quindi aperta e lo scontro si fara' forte tra le due fazioni principale dei "gunter" e della IOI. I primi sono gli spiriti liberi del web, che vogliono trovare l'egg per sfida, adorazione per Hallyday e, cosa non da poco, le prospettive di un cambiamento radicale di vita. La IOI (Innovative Online Industries) è una megamultinazionale arricchitasi grazie ad Oasis ma che vuole mettere le mani su di essa per poterla sfruttare totalmente dal punto di vista commerciale, in barba agli ideali anarcoidi del suo creatore. Tra i vari Gunter solitari ci sono pure i protagonisti, a cominciare da Wade Watts, la quintessenza del geek isolato nel mondo reale che vive solamente su Oasis, attraverso il suo avatar Parzival. Come ogni Gunter idolatra il creatore di Oasis, si rispecchia in lui e sogna di uscire dalla sua grigia realtà grazie alla gara. Egli ha un solo amico, Aech (mai conosciuto nel mondo reale), ma presto dovrà fare i conti con l'ingresso nella sua vita della indomita Art3mis, giovane piena di ideali, e di due coraggiosi ragazzi asiatici, Daito e Shoto.
E qui iniziano a sorgermi alcuni dubbi circa questo film. Nel libro questi ragazzi sono gli emarginati degli emarginati, dei disadattati che nel mondo virtuale trovano invece la loro vera dimensione. Nel film, complice la durata e la volontà di dare maggior spazio all'aspetto "fracassone", tutto questo non emerge abbastanza e resta tutto in superficie evolvendosi in qualcosa di diverso, molto più simile a un teen movie fantascientifico. Chiariamoci, non è che il romanzo sia un capolavoro della narrativa, ha una prosa semplice, intuitiva e piena zeppa di citazioni, ma rende bene l'idea di un mondo virtuale come vera fuga da una realtà e da una società opprimente e deprimente. Oasis dona loro un mondo intero di opportunità e una religione atea quale quella legata al culto dello sfavillante mondo pop del suo creatore. Nel film, ripeto, tutto questo si smorza, diventando una scusa per un'ostentata esibizione di effetti speciali e su questi la storia viene modellata, allontanandola, in certi momenti in maniera piuttosto netta, dalla trama del romanzo. Tutto questo ci sta, trovo da sempre giusto che ogni media abbia il suo modo di proporre una storia, non limitandosi alla pedissequa riproposizione dell'originale. Sono però fondamentalmente convinto che poteva essere fatto un lavoro migliore per portarci all'interno di Oasis e farci rivivere le atmosfere del libro.
Non mancano però i tanti, tantissimi omaggi al mondo nerd/geek. Ogni inquadratura è una sfida a trovarli, partendo da quelli più evidenti come la DeLorean del protagonista, arrivando a quelli nascosti e per veri intenditori, quei particolari che a un vero nerd fanno solleticare il palato (non ho potuto non sorridere al volantino elettorale del sindaco di colore apparso nel primo film di Ritorno al Futuro, fatto intravedere per un secondo nella officina di Aech). Omaggi a cui non possono essere sottratte le nostre tanto amate icone nipponiche, a partire dalla moto di Art3mis, quella del protagonista Kaneda nel film culto "Akira", per passare al Gundam come al MechaGodzilla, sempre per ricordare quelli più evidenti. Ma è tutto un florilegio di mezzi, personaggi e armi del mondo dei cartoni, fumetti e film. Forse un po' troppo frullato davanti a uno spettatore che rimane comunque a bocca aperta. Peccato anche per lo scarso uso di pezzi musicali anni '80 di cui il libro era pregno. La colonna sonora del bravo Sorrenti sottolinea ottimamente i vari momenti del film ma sarebbe stato grandioso poterci mettere gli epici pezzi pop che in certi momenti del libro sono stati parte viva della stessa risoluzione degli enigmi.
Non sono un critico cinematografico, lo ammetto, ma dico la mia anche sulla prova degli attori. Non male Tye Sheridan (X Men: Apocalypse) che ci regala un Wade un pò spaesato che pian piano prende coscienza di sè e del suo ruolo, anche se gli ho preferito la bella Olivia Cooke ("Bates Motel") che si è beccata il personaggio forse più difficile e sfaccettato ma riesce a imprimergli il giusto piglio tra forza e dolcezza. Non pervenuti, in tutta sincerità, gli altri ragazzi, più oneste spalle che altro mentre Ben Mendelsohn (visto recentemente in "Rogue One") con il suo aziendalissimo Nolan Sorrento ci regala un villain in pura salsa Spielberg dei primi tempi.
Attraverso la magia del motion capture e dell'animazione al computer, gli attori non solo hanno interpretato i loro ruoli nella vita reale, ma sono riusciti anche a dare vita alla loro controparte avatar. Spielberg ha controllato ogni minima cosa con il suo cast di scenografi, costumisti e ben due società di effetti speciali. Grandissima attenzione è stata data ad ogni aspetto dei personaggi: dalle acconciature ai costumi alle trame digitali uniche che sono visibili sulla pelle.
Curiosità: per questo film sulla realtà virtuale è stata utilizzata una tecnologia VR all'avanguardia proprio per dirigere gli ambienti. Lo stesso regista ha utilizzato una cuffia VR per poter osservare un set interamente digitale, bloccando gli attori come i loro avatar e pianificare cosi' le riprese
Al netto degli effetti speciali favolosi, ora chi leggerà questa recensione penserà che il film non mi sia piaciuto ma in realtà non è così. Alla fine, pur prendendo una piega diversa dal romanzo (che si sarà capito, io ho adorato), anche Spielberg giunge allo stesso punto finale. Sono due cammini diversi che portano alla stessa morale, che trovo quanto mai giusta e fondamentale da far capire, perché oggi la nostra vita non può dirsi molto diversa da quella degli abitanti di Oasis, in quanto infatti siamo anche noi anestetizzati da cellulari e internet, e sempre più giovani preferiscono una realtà fittizia fatta di videogiochi e avventure online piuttosto che la realtà, più noiosa e stressante, di tutti i giorni.
Immaginate una realtà virtuale dove i vostri sogni più nerd non siano più riposti in un angolo nascosto della vostra mente ma prendano vita, portandovi addirittura ad essere considerati dal punto di vista sociale. Immaginatevi di potervi accedere tra trent'anni con un avatar personale (vero o falso, puoi essere chi vuoi da te stesso a Batman in costume e Batmobile) e interagire con le persone in uno sterminato universo totalmente virtuale.
Prendetene in considerazione le possibilità...e i pericoli!
Queste sono le premesse del romanzo del 2011 "Ready Player One" , libro che ha reso famoso il suo scrittore Ernest Cline e che ora arriva sul grande schermo con la regia di uno dei grandi creatori di sogni del cinema degli ultimi 30 anni: Steven Spielberg.
"È un'enorme avventura tentacolare che collega due mondi completamente diversi" dice il regista, "Penso che Ernest Cline sia un visionario che ha descritto un futuro che in realtà non è così lontano dalla direzione che stiamo prendendo con l'evoluzione della realtà virtuale."
Curioso il destino visto che l'autore del romanzo è cresciuto proprio con i film di Spielberg e non solo, respirando a pieni polmoni quell'immaginario pop anni 70/80 che oggi vive un momento di forte ritorno nostalgico, ritorno di cui Cline è stato sicuramente antesignano.
Il film, come il romanzo, è ambientato nel 2045. In una realtà che fa ancora più schifo di quella di oggi, dove spadroneggiano fame, carestie e guerre, mentre la ricchezza è nelle mani di poche corporazioni costringendo il resto dell'umanità a vivere in residenze di fortuna che fanno sembrare le favelas brasiliane un resort di lusso.
Esiste però una via di fuga a tutto questo! Si chiama Oasis, un universo digitale dove si può andare ovunque, fare qualsiasi cosa, essere chiunque o qualunque cosa tu scelga di essere grazie a un semplice visore e un paio di guanti aptici. Questo luogo fantastico è stato creato dalla mente geniale ma iper nerdona di James Halliday, un luogo dove è possibile vivere fantastiche avventure attraverso il proprio avatar. Grazie a questa rivoluzione totale degli usi e costumi umani, tutti sono su Oasis scordandosi le loro tristi realtà dove si ritorna (a malincuore) solo per cibarsi e dormire.
L'eccentrico e ormai miliardario Halliday ha realizzato quindi il suo sogno, un luogo dove rifugiarsi dai mai graditi contatti sociali e poter essere il potente mago Anorak. La morte giunge però pure per lui e da qui inizia il film. Egli non lascia eredi e per accedere alle sue sterminate fortune il suo "io" virtuale lancia beffardamente un concorso tanto straordinario quanto folle: il primo che vincerà tre sfide, ognuna premiata con una chiave, per poi trovare un Easter egg nascosto da qualche parte all'interno di Oasis, erediterà tutto: le sue fortune e ...Oasis stesso!
L'idea partorita da Cline è chiaramente ispirata alle pietre miliari della sua giovinezza: " lo spunto iniziale mi venuto dal gioco Atari "Adventure", che è stato il primo videogioco ad avere un Easter Egg. Il suo designer, Warren Robinett, aveva creato una stanza segreta nel gioco che al suo interno mostrava il suo nome. "È stata la prima volta che ho trovato qualcosa in un mondo virtuale, nascosto dal creatore di quel mondo. È stata un'esperienza che mi è rimasta impressa. Ero anche un gran fan delle opere di Roald Dahl, specialmente dei libri di Willy Wonka, e un giorno mi è venuta un'idea: e se Wonka fosse un designer di videogiochi invece di un produttore di dolci?"
La caccia è quindi aperta e lo scontro si fara' forte tra le due fazioni principale dei "gunter" e della IOI. I primi sono gli spiriti liberi del web, che vogliono trovare l'egg per sfida, adorazione per Hallyday e, cosa non da poco, le prospettive di un cambiamento radicale di vita. La IOI (Innovative Online Industries) è una megamultinazionale arricchitasi grazie ad Oasis ma che vuole mettere le mani su di essa per poterla sfruttare totalmente dal punto di vista commerciale, in barba agli ideali anarcoidi del suo creatore. Tra i vari Gunter solitari ci sono pure i protagonisti, a cominciare da Wade Watts, la quintessenza del geek isolato nel mondo reale che vive solamente su Oasis, attraverso il suo avatar Parzival. Come ogni Gunter idolatra il creatore di Oasis, si rispecchia in lui e sogna di uscire dalla sua grigia realtà grazie alla gara. Egli ha un solo amico, Aech (mai conosciuto nel mondo reale), ma presto dovrà fare i conti con l'ingresso nella sua vita della indomita Art3mis, giovane piena di ideali, e di due coraggiosi ragazzi asiatici, Daito e Shoto.
E qui iniziano a sorgermi alcuni dubbi circa questo film. Nel libro questi ragazzi sono gli emarginati degli emarginati, dei disadattati che nel mondo virtuale trovano invece la loro vera dimensione. Nel film, complice la durata e la volontà di dare maggior spazio all'aspetto "fracassone", tutto questo non emerge abbastanza e resta tutto in superficie evolvendosi in qualcosa di diverso, molto più simile a un teen movie fantascientifico. Chiariamoci, non è che il romanzo sia un capolavoro della narrativa, ha una prosa semplice, intuitiva e piena zeppa di citazioni, ma rende bene l'idea di un mondo virtuale come vera fuga da una realtà e da una società opprimente e deprimente. Oasis dona loro un mondo intero di opportunità e una religione atea quale quella legata al culto dello sfavillante mondo pop del suo creatore. Nel film, ripeto, tutto questo si smorza, diventando una scusa per un'ostentata esibizione di effetti speciali e su questi la storia viene modellata, allontanandola, in certi momenti in maniera piuttosto netta, dalla trama del romanzo. Tutto questo ci sta, trovo da sempre giusto che ogni media abbia il suo modo di proporre una storia, non limitandosi alla pedissequa riproposizione dell'originale. Sono però fondamentalmente convinto che poteva essere fatto un lavoro migliore per portarci all'interno di Oasis e farci rivivere le atmosfere del libro.
Non mancano però i tanti, tantissimi omaggi al mondo nerd/geek. Ogni inquadratura è una sfida a trovarli, partendo da quelli più evidenti come la DeLorean del protagonista, arrivando a quelli nascosti e per veri intenditori, quei particolari che a un vero nerd fanno solleticare il palato (non ho potuto non sorridere al volantino elettorale del sindaco di colore apparso nel primo film di Ritorno al Futuro, fatto intravedere per un secondo nella officina di Aech). Omaggi a cui non possono essere sottratte le nostre tanto amate icone nipponiche, a partire dalla moto di Art3mis, quella del protagonista Kaneda nel film culto "Akira", per passare al Gundam come al MechaGodzilla, sempre per ricordare quelli più evidenti. Ma è tutto un florilegio di mezzi, personaggi e armi del mondo dei cartoni, fumetti e film. Forse un po' troppo frullato davanti a uno spettatore che rimane comunque a bocca aperta. Peccato anche per lo scarso uso di pezzi musicali anni '80 di cui il libro era pregno. La colonna sonora del bravo Sorrenti sottolinea ottimamente i vari momenti del film ma sarebbe stato grandioso poterci mettere gli epici pezzi pop che in certi momenti del libro sono stati parte viva della stessa risoluzione degli enigmi.
Non sono un critico cinematografico, lo ammetto, ma dico la mia anche sulla prova degli attori. Non male Tye Sheridan (X Men: Apocalypse) che ci regala un Wade un pò spaesato che pian piano prende coscienza di sè e del suo ruolo, anche se gli ho preferito la bella Olivia Cooke ("Bates Motel") che si è beccata il personaggio forse più difficile e sfaccettato ma riesce a imprimergli il giusto piglio tra forza e dolcezza. Non pervenuti, in tutta sincerità, gli altri ragazzi, più oneste spalle che altro mentre Ben Mendelsohn (visto recentemente in "Rogue One") con il suo aziendalissimo Nolan Sorrento ci regala un villain in pura salsa Spielberg dei primi tempi.
Attraverso la magia del motion capture e dell'animazione al computer, gli attori non solo hanno interpretato i loro ruoli nella vita reale, ma sono riusciti anche a dare vita alla loro controparte avatar. Spielberg ha controllato ogni minima cosa con il suo cast di scenografi, costumisti e ben due società di effetti speciali. Grandissima attenzione è stata data ad ogni aspetto dei personaggi: dalle acconciature ai costumi alle trame digitali uniche che sono visibili sulla pelle.
Curiosità: per questo film sulla realtà virtuale è stata utilizzata una tecnologia VR all'avanguardia proprio per dirigere gli ambienti. Lo stesso regista ha utilizzato una cuffia VR per poter osservare un set interamente digitale, bloccando gli attori come i loro avatar e pianificare cosi' le riprese
Al netto degli effetti speciali favolosi, ora chi leggerà questa recensione penserà che il film non mi sia piaciuto ma in realtà non è così. Alla fine, pur prendendo una piega diversa dal romanzo (che si sarà capito, io ho adorato), anche Spielberg giunge allo stesso punto finale. Sono due cammini diversi che portano alla stessa morale, che trovo quanto mai giusta e fondamentale da far capire, perché oggi la nostra vita non può dirsi molto diversa da quella degli abitanti di Oasis, in quanto infatti siamo anche noi anestetizzati da cellulari e internet, e sempre più giovani preferiscono una realtà fittizia fatta di videogiochi e avventure online piuttosto che la realtà, più noiosa e stressante, di tutti i giorni.
Quindi che giudizio dare a questo Ready Player One in arrivo nei nostri cinema dal 28 marzo? Spielberg ha detto: "Volevo che questo film fosse talmente veloce da far volare i capelli all'indietro mentre corri verso il futuro". Io i capelli non ce li ho più ma sono sicuro che questo film piacerà molto ai giovani e ai meno giovani, a coloro che vivono nel web tutti i giorni e magari proprio lì coltivano le loro amicizie e i loro hobby.
Non lo nego, il mio amato Steven poteva osare un po' di più e questo poteva essere di certo il film manifesto di tutti i nerd del mondo ma per quello c'è il libro, di cui consiglio sempre vivamente la lettura!
Per del sano divertimento non resta invece che indossare gli occhiali della fantasia e farci trascinare di nuovo da chi non avrà creato una realtà virtuale, ma sicuramente un universo pop fatto di storie e personaggi in grado di farci sognare!
Non lo nego, il mio amato Steven poteva osare un po' di più e questo poteva essere di certo il film manifesto di tutti i nerd del mondo ma per quello c'è il libro, di cui consiglio sempre vivamente la lettura!
Per del sano divertimento non resta invece che indossare gli occhiali della fantasia e farci trascinare di nuovo da chi non avrà creato una realtà virtuale, ma sicuramente un universo pop fatto di storie e personaggi in grado di farci sognare!
Pro
- Effetti speciali favolosi
- Tantissimi omaggi al mondo degli anime, della tv e del cinema
- Uno scontro epico nel finale
- Azione a go go
Contro
- Il film non riesce a calarti nella realtà di Oasis come il libro
- Potevano esserci più canzoni anni 80/90
- Poteva essere un manifesto della cultura pop ma si è preferito renderlo un film adatto a tutti (scelta giustificabile ma a me dispiace)
Poi allo zio Steven non si dice mai di no.
Solo Spielberg avrebbe potuto convincere così tante aziende per i diritti di così tanti personaggi. In certe scene c'è proprio da mettere pausa per cogliere ogni citazione ed ogni personaggio.
Sono ancora preso dal film ma con quella consapevolezza che presto sarà oggetto di innumerevoli post e meme sui social.
Non vedo l'ora di vedere il film. Chiaramente non potrà mai esserci tutto quello che viene citato nel romanzo, ma sentendo che l'aspetto musicale non è così tanto curato storco già un po' il naso
devo rillegere il romanzo, me ricordo solo la meta` della roba XD
alcuni cambiamento del trama sono dovuti ai copyright che sono parecchi incasinati negli states
bhe Sao è venuto dopo il libro di Cline
però gli effetti speciali e le citazioni sono qualcosa di epico, e per un appassionato come me verrebbe voglia di rivederlo al rallentatore solo per trovarli tutti!
la differenza che questo è SAO fatto meglio, non quella robetta con Chirito-Kun e Asuna che prepara i panini
C'è Voltron ( idem discorso su Gundam)che alcuni dicevano di vedere nel trailer ?
Senza fare eccessivi spoiler, Gundam appare e ha un suo ruolo, seppur breve....Voltron c'era nel libro qui no
Grazie della recensione
Per questo giro, io passo.
E pensare che la prima parte della serie in cui Asuna prepara i panini e va a pesca con Kirito tutto sommato è ancora gradevole; nella seconda si va giù di putridume tra semi incesti, pedofili, tentacle rape a caso e protagonista overpowerato all'ennesima potenza.
PS. Il libro non l'ho letto. Ma in ogni caso lo giudicherò in quanto film.
Che dire, piaciuto mi è piaciuto, è anche abbastanza divertente come film e mi sento di consigliarlo di andarlo a vedere.
Ma comunque si, come film è solo puro intrattenimento e niente di più, per il resto è semplicemente la fiera degli Easter Eggs nel vero senso della parola, quasi come se fosse un “esame indiretto” fatto allo spettatore per dirgli “quanto ne sai sulla cultura pop/nerd?”; punto, non credo ci sia molto altro da dire su questo.
E difatti è principalmente rivolto a quel tipo di pubblico, come se fosse una gara a chi riconosce più citazioni di quel videogame, film, musica anni ‘80, fumetto ecc. (tra parentesi, io credo di averne capito si e no solo un quinto delle citazioni, nonostante sia “mediamente” nerd anch’io ).
Per il resto non è che ci sia poi chissà quanto altro da dire, anche se credo che, tempo qualche decina d’anni, non sia poi così improbabile che possa realmente verificarsi in futuro quello che avviene nel film: di fatto i Visori VR già esistono adesso, la computer grafica nei videogiochi migliora sempre di più in anno in anno, i processori e gli elaboratori d’immagini dei computer sono sempre più precisi e potenti……..penso seriamente che in pochi anni possa davvero prender vita un qualcosa di simile, non lo escludo poi così tanto.
Ma in ogni caso, un’altra cosa che mi è piaciuta, è che comunque come film dà anche il messaggio che ritengo il più giusto in questi casi, ovvero che si, un mondo virtuale dove puoi fare di tutto sarebbe fantastico, ma nulla può battere quella che è la realtà “vera” (ma chissà quanti dei “nerdoni” che hanno apprezzato il film avranno capito questo messaggio, nelle scene in cui viene espresso questo concetto probabilmente avranno finto di pensare ad altro, sono quasi certo che sia così ).
Comunque devo anche dire che Spielberg, come regista/produttore, è di sicuro un gran “furbacchione”, è uno che ha fatto i suoi maggiori successi cinematografici (E.T., Indiana Jones, Jurassic Park ecc.) semplicemente perché è riuscito a capire ed interpretare quelli che via via sono stati gli interessi e le “mode” della grande massa del pubblico di decade in decade: con Ready Player One ha semplicemente capito che oggi a tirare sono i videogiochi Open World, la cultura pop/nerd, gli Easter Eggs e le citazioni a manetta e il collage di tante opere mainstream diverse messe tutte insieme (un po’ come è stato qualche anno fa Kung Fury, per dire).
Poi c’è anche un’altra cosa che ho notato guardando il film, cioè che nononostante tutti non ha avuto poi cosi tanti riferimenti/citazioni alla cultura manga/anime/videogiochi giapponesi………….si ok, c’era il Gundam, la moto di Akira e qualche altra cosina, ma mi è sembrata un po’ poca roba………..forse o non avevano più soldi da spendere in licenze per i diritti (che poi effettivamante, quanto sarà costato prendere i diritti per fare tutta quella mole di citazioni? Miliardi su miliardi! ) o forse sono i giapponesi che non ne hanno concessi molti tranne quei 3-4 strafamosi, boh…………
In definitiva, se dovessi dargli un voto, un 8 da me se lo prenderebbe: non è un capolavoro e non è neanche lontanamente un film destinato a restare nella storia del cinema, però è comunque divertente e il suo "sporco lavoro" lo fa, è da guardare con disimpegno giusto per intrattenersi un po’……….cosa che poi è questo film, semplice intrattenimento
(P.S. tra le tante scene divertenti ce n’è però una che mi ha fatto morire, ovvero:
Questa è la scena che mi ha fatto ridere di più di tutte nel film ).
Zero___Zone ha ragione a dire che Spielberg forse si è comportato da furbacchione...
P.S. sui riferimenti alla cultrua nipponica, bhè i 5 minuti di Gundam sono interessanti. Ma è l'insieme del progetto da valutare.
Sicurissimo diventerà un cult per chi oggi è bambino/ragazzo.
il messaggio che a Sword Art Online manca
Parli del film o del libro ?
Nel secondo , ci sono citati giusto quelli che hanno visto in USA, e neppure tutti degli anni 80 (come Evangelion ), nel film non so ( ma citati per nome o mostrati ?).
Sempre nel libro, l'autore mostra molta ignoranza del genere robotico, dove i protagonisti fanno a gara per prendersi i robot più deboli della piazza, tipo Supaidaman, Gundam o peggio, Minerva X di Mazinga Z !
Campioni di potenza come Ideon, Gunbuster, Daitarn, Guren Lagaan , Mazinkaiser non vengono manco presi in considerazione ( neppure dai Sixer, che preferiscono cattarsi gli EVA o i caccia di Macross )
Cmq si noti che Gundam in USA è arrivato tramite Warner , e quindi è "normale" vederlo nel film.
Ah ok.........ma tipo quali?
No perchè sono curioso, io di mio non ne ho visti poi così tanti, come dicevo Gundam (direi un "pelino" evidente ), la moto di Akira (che però all'inizio avevo scambiato per una citazione a Tron), qualche videogioco qui e là (tipo Street Fighter ho notato, oppure un'altra occasione in cui viene citato Mario Kart) e un momento in cui il protagonista fa palesemente una Kamehameha......più o meno questi, se ce n'erano altri ancora (probabile) non li ho davvero notati (parlo di cultura pop giapponese, ovviamente).
Ma comunque, in generale, non è vero che le opere citate erano solo esclusivamente degli anni '80, ho visto citazioni anche di tantissime cose recenti.
Evangelion e del 95
Zero_Zero
L' auto di Go Go Mach 5 ad esempio all' inizio...e tantissimi personaggi legati ai videogiochi giapp
Non ho ancora visto il film, probabilmente andrò domani, non vedo l'ora!
Ho capito, grazie
Evidentemente non c'ho mai giocato allora, perché altrimenti li avrei riconosciuti.....ma va be non importa, anzi a un certo punto ho anche smesso di cercare di capire le citazioni a tutti i costi e mi sono semplicemente goduto il film, d'altra parte sono andato a vederlo per divertirmi, non per fare un ripasso della cultura nerd
E infatti l'ho scritto (ma forse non si è capito che intendevo )
Cline è americano-centrico e cita solo roba che conoscono in USA come fosse scontato sia così nel resto del Mondo ( ad esempio, Ultraman è famoso in USA ma in Italia lo ricordano in pochi, mentre per una coincidenza che rende la vita interessante, abbia disponibile da poco Yuusha Raideen che viene citato nel libro )
Il libro è piaciuto molto anche a me, più per l'idea di fondo geniale (copiata dalla saga fi "Imagination Land" di South Park ) che per le doti di scrittore di Cline.
in quanto ultraman la Tsuburaya Productions ha ceduto solo effetto sonoro del timer (solo uno che aveva visto le prime 6 serie sapeva riconoscere, non e` roba per tutti)
la mancanza totale del planet tokusatsu e` un gran peccato, il gigante di ferro era leopardon di spider-man toei
dal libro mancano tanti parti, se vogliono veramente fare diventerebbe una serie tv XD
Non credo rimarrà nell' immaginario come un Et o un Indiana Jones...è un bel film adatto a tutti, poteva essere stupendo ma il buon Steven ha preferito dargli una impronta più "da cassetta" buttandola sul fracassone ....restano cmq i favolosi effetti speciali, i tanti omaggi alla cultura pop e cmq una storia in grado di emozionarti.
L'ho trovato molto gradevole, con quell'atmosfera da film da ragazzi d'altri tempi che era fondamentale, ma... di fatto non c'entra nulla col romanzo, da cui han preso solo la trama di base ma cambiato il numero e il contenuto delle prove, il ruolo e l'aspetto dei personaggi, hanno aggiunto personaggi non presenti nel libro, dato un ruolo maggiore a personaggi molto secondari (Irok) e ridimensionato personaggi fondamentali (Daito e Sho(to), Morrow).
Stando così le cose, trovo un po' inutile lamentarsi perché non c'era questa o quella citazione, visto che di fatto le han cambiate tutte.
Posso contestare una certa frettolosità nella narrazione, che dovendo fare un "bignami" della trama del libro si perde molto quel gusto della ricerca degli indizi che c'era nel romanzo e si perde molto nella caratterizzazione dei personaggi e nei rapporti tra gli stessi (l'amica che era con me al cinema, non avendo letto il libro, non ha capito nulla della vita passata di Halliday, Morrow e Kira). Poi sì, qualche canzone in più, magari più caratteristica del decennio anni '80, invece di tirare fuori solo un paio di pezzi, male non avrebbe decisamente fatto
Rimane un film carino, visivamente stupendo, con un bellissimo messaggio di fondo e molto piacevole da seguire, ma dubito che passerà alla storia. Probabilmente, tra qualche anno, qualcuno lo ricorderà come "Il piccolo grande mago dei videogames" degli anni 2010, ma non penso diverrà mai un cult, come altre pellicole dello stesso regista.
Tuttavia, parere personalissimo, l'apparizione di Mecha Godzilla col sottofondo del tema principale del film di Godzilla degli anni '50 è stata una figata
decente, guardabile... nulla di più.
Se ci fossero più citazioni storiche tipo quella del primo easter egg sarebbe un film decisamente migliore... quando ti butta in faccia le skin di overwatch e cagate similari diventa un prodotto super commerciale.
Stesso discorso vale per la storia, oscilla tra il mediocre è l'inguardabile.
Filmetto di serie B leggero, guardabile ma decisamente poco interessante. C'è decisamente di meglio.
Oltretutto l'intera faccenda dell'easter egg va contro la definizione stessa di easter egg. L'easter egg è un piccolo pezzo di codice che il programmatore nasconde ma che non annuncia. Quando viene svelato si distingue da un bug perché era previsto. Il fatto stesso di dire che c'è un easter egg la rende una funzionalità. Fondarci un gioco sopra poi...
Oltre alle citazioni più evidenti
Comunque consigliato a tutti girellari o meno
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