La Association of Japanese Animations (AJA) ha recentemente pubblicato una ricapitolazione del suo "Anime Industry Report 2017", grazie al quale è possibile notare la straordinaria crescita di incassi negli ultimi anni.
Come è evidente dal grafico, il 2016 ha costituito un'annata record, con un incasso totale di 2,0009 trilioni di yen (circa 14,6 miliardi di euro), ovvero il 9,9% in più dell'anno precedente. Questo ottimo risultato, in linea con le aspettative degli ultimi anni, è stato reso possibile grazie al successo dell'animazione giapponese all'estero; ecco perché, secondo la AJA, i suoi benefici sono limitati. Infatti, mentre il Giappone gioisce del riscontro più che positivo dei suoi prodotti in altri Paesi, tale vantaggio non è diretto ed è inferiore rispetto ai benefici economici derivanti dalla crescita del mercato interno, dal momento che la maggior parte delle vendite all'estero entra nelle tasche delle società che gestiscono le licenze.
Il report afferma che il mercato interno ha ristagnato, crescendo solo del 3,8% rispetto al 2013: la causa di ciò, secondo la AJA, risiede in una "transizione infruttuosa" di canali già esistenti e della sempre più massiccia distribuzione di anime su piattaforme di streaming ed eventi live. Nel frattempo il mercato estero è aumentato del 171,9% segnando un record nel 2016: da un guadagno di 282,3 miliardi di yen (circa 2,19 miliardi di euro) nel 2013, ad uno di 767,6 miliardi di yen (circa 5,98 miliardi di euro) nel 2016.
Come si evince dal diagramma, la Cina è il paese che ha firmato più contratti con l'animazione giapponese. Oltre all'acquisto dei diritti per lo streaming degli anime, le aziende cinesi, nel 2016, hanno iniziato ad investire nei comitati di produzione animata giapponesi, esternando i propri progetti IP agli studi nipponici. Il mercato d'oltremare ha ricevuto un importante boost già a partire dal 2015, quando il governo cinese ha revocato il divieto triennale sui prodotti teatrali giapponesi.
Subito dopo la Cina, i paesi con il maggior numero di contratti sono Corea del Sud, Taiwan e Stati Uniti.
Il report evidenza inoltre che nel 2016 è stato trasmesso un totale di 356 programmi di animazione, tra cui 90 in corso e 266 novità. Ciò costituisce un aumento rispetto ai 341 dell'anno precedente, nonché il perseguimento di una tendenza al rialzo iniziata nel 2011. Inoltre è stato reso noto che, già dal 2015, il minutaggio totale delle serie trasmesse la notte supera quello delle trasmissioni diurne.
Stando al report, i settori maggiormente premiati sono quello cinematografico, musicale, d'oltreoceano e dell'intrattenimento dal vivo, mentre quelli televisivo, videoludico e di merchandisig hanno conosciuto un lieve declino. Come ci si poteva aspettare, il settore dei film è quello che ha riscontrato il più ampio successo, grazie soprattutto a Makoto Shinkai e al suo Your Name, registrando un aumento del 41% rispetto al 2015.
Fonte consultata:
Anime News Network
Come è evidente dal grafico, il 2016 ha costituito un'annata record, con un incasso totale di 2,0009 trilioni di yen (circa 14,6 miliardi di euro), ovvero il 9,9% in più dell'anno precedente. Questo ottimo risultato, in linea con le aspettative degli ultimi anni, è stato reso possibile grazie al successo dell'animazione giapponese all'estero; ecco perché, secondo la AJA, i suoi benefici sono limitati. Infatti, mentre il Giappone gioisce del riscontro più che positivo dei suoi prodotti in altri Paesi, tale vantaggio non è diretto ed è inferiore rispetto ai benefici economici derivanti dalla crescita del mercato interno, dal momento che la maggior parte delle vendite all'estero entra nelle tasche delle società che gestiscono le licenze.
Il report afferma che il mercato interno ha ristagnato, crescendo solo del 3,8% rispetto al 2013: la causa di ciò, secondo la AJA, risiede in una "transizione infruttuosa" di canali già esistenti e della sempre più massiccia distribuzione di anime su piattaforme di streaming ed eventi live. Nel frattempo il mercato estero è aumentato del 171,9% segnando un record nel 2016: da un guadagno di 282,3 miliardi di yen (circa 2,19 miliardi di euro) nel 2013, ad uno di 767,6 miliardi di yen (circa 5,98 miliardi di euro) nel 2016.
Come si evince dal diagramma, la Cina è il paese che ha firmato più contratti con l'animazione giapponese. Oltre all'acquisto dei diritti per lo streaming degli anime, le aziende cinesi, nel 2016, hanno iniziato ad investire nei comitati di produzione animata giapponesi, esternando i propri progetti IP agli studi nipponici. Il mercato d'oltremare ha ricevuto un importante boost già a partire dal 2015, quando il governo cinese ha revocato il divieto triennale sui prodotti teatrali giapponesi.
Subito dopo la Cina, i paesi con il maggior numero di contratti sono Corea del Sud, Taiwan e Stati Uniti.
Il report evidenza inoltre che nel 2016 è stato trasmesso un totale di 356 programmi di animazione, tra cui 90 in corso e 266 novità. Ciò costituisce un aumento rispetto ai 341 dell'anno precedente, nonché il perseguimento di una tendenza al rialzo iniziata nel 2011. Inoltre è stato reso noto che, già dal 2015, il minutaggio totale delle serie trasmesse la notte supera quello delle trasmissioni diurne.
Stando al report, i settori maggiormente premiati sono quello cinematografico, musicale, d'oltreoceano e dell'intrattenimento dal vivo, mentre quelli televisivo, videoludico e di merchandisig hanno conosciuto un lieve declino. Come ci si poteva aspettare, il settore dei film è quello che ha riscontrato il più ampio successo, grazie soprattutto a Makoto Shinkai e al suo Your Name, registrando un aumento del 41% rispetto al 2015.
Fonte consultata:
Anime News Network
in generale sono numeri che fanno ben sperare per il futuro e per il presente, sia per quanto riguarda le condizioni di vita degli animatori e vari addetti ai lavori, sia per noi spettatori che avremmo un catalogo di scelte sempre più ampio. infine un semi ot: abbiamo un'ulteriore prova che lo streaming illegale non è dannoso per il mercato, anzi secondo me per certi versi è addirittura un vantaggio.
Vorrei vedere la sua faccia davanti a questo grafico.
Teniamo a mente questi risultati: http://leganerd.com/2017/08/08/netflix-anime-slate-2017/
Gli USA manco figuravano tra i primi 4 e Netflix é la loro piattaforma streaming per eccellenza...
Un'immagine nell'articolo dice pure che l'Italia è seconda dopo il Giappone quanto a visione di anime su netflix. Mi pare strano, per non dire una cazzata. Son stato in Thailandia e il netflix locale aveva più anime (e di maggior qualità), e credo fosse un segno che già lì vanno meglio che qui, tanto per citare un paese. Ma poi gli USA...
Bisogna valutare tante cose. Ci sono competitor per le licenze? Quanto son grandi questi competitor? Quanto costano le licenze per x paese? Perché immagino che il prezzo vari anche di paese in paese. Un paese come Malta (ne ho preso uno a caso, per fare un esempio), in cui gli anime non è che spopolino, di certo non possono far pagare le licenze a peso d’oro come qui in Italia, in cui c’è una tradizione di anime di successo che risale sin dagli anni ‘70. Senza contare il fattore concorrenza. Qui da noi ci sono ben tre editori di settore (Yamato, Dynit e Crunchy) e due piattaforme streaming generaliste (Netflix e Amazon) che si battono per acquistare x titoli. Un tempo c’erano anche le tv nazionali a farlo. Quindi, il tutto diventa più complicato.
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