I reboot sono qualcosa di veramente, ma veramente, delicato, ed impostarli nel modo giusto è impresa spesso ardua. Non che in Giappone non siano abituati a operazioni del genere anzi, spesso e volentieri si ottengono risultati superiori all'originale: a questa categoria appartiene Casshern Sins.
Ispirato alla serie cult Shinzō ningen Kyashān (1973), Casshern Sins non è considerabile come un reboot in senso lato, bensì un progetto a sé stante che dalla serie madre trae soltanto ambientazione e personaggi. Quello che ci verrà proposto è una sorta di universo parallelo che, grazie anche all'inserimento di nuovi personaggi, vedrà narrata una storia totalmente nuova rispetto al passato.
Il mondo è oramai in rovina e Casshern è un giovane cyborg senza memoria che vaga in giro per il mondo alla ricerca di se stesso e della sua memoria perduta. Nel suo peregrinare scopre come tutto ciò che lo circonda è soggetto alla "rovina" (concedetemi eventuali inesattezze, ho visto l'anime con i sottotitoli in inglese, ndr), un processo di decadimento irreversibile iniziato con la morte di Luna, colei che incarna la vita e la prosperità del pianeta e di tutti gli esseri che vi risiedono. Grazie all'incontro con altri personaggi secondari come la giovane Lyuze e la piccola Ringo, Casshern ricorderà pian piano come in realtà sia stato lui ad uccidere Luna e che non sono in pochi a volerlo vedere morto nella speranza di poter riportare tutto come prima.
Ciò che colpisce subito di Casshern Sins è indubbiamente il comparto tecnico che vede un ispiratissimo Yoshihiko Umakoshi alle chine (Saint Seiya Omega) e un superbo Kaoru Wada alle musiche (Alita Battle Angel, InuYasha e D.Gray-Man); il vero plauso va però fatto a Yasuko Kobayashi, autore di una sceneggiatura a dir poco superba in cui il dramma si unisce all'azione attraverso una visione quasi filosofica del mondo. Notevole è la profondità con la quale ogni personaggio coinvolto, sia nuovo che vecchio, sia stato caratterizzato da storie personali intense, mai banali o ridondanti, saggiamente narrate a piccoli morsi affinché lo spettatore sia invogliato a seguire il tutto fino alla fine. Un mosaico di pensieri creato ad arte affinché ognuno dei protagonisti possa far decollare la storia nella storia, ovvero il tema narrativo principale di questa serie. Se inizialmente tutti i personaggi sembrano essere indirizzati verso obbiettivi ben definiti, con il passare degli episodi essi verranno messi in condizione di cambiare le proprie idee, catapultandosi in eventi di più grandi di loro che segneranno profondamente il resto delle loro esistenze.
La morte, e la paura da essa scaturita, è considerabile come un leitmotif di Casshern Sins; essa viene difatti dipinta in uno splendido affresco di dolore e speranza capace di tramutare i cyborg sopravvissuti in esseri dalla spiccata umanità. La spasmodica ricerca di un appiglio alla vita rende la narrazione drammaticamente sontuosa, come nella migliore delle tradizioni shakespeariane, e si ha la sensazione di poter leggere nell'animo di ogni personaggio come fosse un libro aperto che mostra tutte le loro emozioni più profonde.
Tutto ha un'utilità in questa storia, uno scopo superiore da seguire affinché il metaforico "cerchio" possa finalmente chiudersi facendo tornare tutto alla normalità; poiché laddove vi è immortalità non può esservi ordine.
Ispirato alla serie cult Shinzō ningen Kyashān (1973), Casshern Sins non è considerabile come un reboot in senso lato, bensì un progetto a sé stante che dalla serie madre trae soltanto ambientazione e personaggi. Quello che ci verrà proposto è una sorta di universo parallelo che, grazie anche all'inserimento di nuovi personaggi, vedrà narrata una storia totalmente nuova rispetto al passato.
Il mondo è oramai in rovina e Casshern è un giovane cyborg senza memoria che vaga in giro per il mondo alla ricerca di se stesso e della sua memoria perduta. Nel suo peregrinare scopre come tutto ciò che lo circonda è soggetto alla "rovina" (concedetemi eventuali inesattezze, ho visto l'anime con i sottotitoli in inglese, ndr), un processo di decadimento irreversibile iniziato con la morte di Luna, colei che incarna la vita e la prosperità del pianeta e di tutti gli esseri che vi risiedono. Grazie all'incontro con altri personaggi secondari come la giovane Lyuze e la piccola Ringo, Casshern ricorderà pian piano come in realtà sia stato lui ad uccidere Luna e che non sono in pochi a volerlo vedere morto nella speranza di poter riportare tutto come prima.
Ciò che colpisce subito di Casshern Sins è indubbiamente il comparto tecnico che vede un ispiratissimo Yoshihiko Umakoshi alle chine (Saint Seiya Omega) e un superbo Kaoru Wada alle musiche (Alita Battle Angel, InuYasha e D.Gray-Man); il vero plauso va però fatto a Yasuko Kobayashi, autore di una sceneggiatura a dir poco superba in cui il dramma si unisce all'azione attraverso una visione quasi filosofica del mondo. Notevole è la profondità con la quale ogni personaggio coinvolto, sia nuovo che vecchio, sia stato caratterizzato da storie personali intense, mai banali o ridondanti, saggiamente narrate a piccoli morsi affinché lo spettatore sia invogliato a seguire il tutto fino alla fine. Un mosaico di pensieri creato ad arte affinché ognuno dei protagonisti possa far decollare la storia nella storia, ovvero il tema narrativo principale di questa serie. Se inizialmente tutti i personaggi sembrano essere indirizzati verso obbiettivi ben definiti, con il passare degli episodi essi verranno messi in condizione di cambiare le proprie idee, catapultandosi in eventi di più grandi di loro che segneranno profondamente il resto delle loro esistenze.
La morte, e la paura da essa scaturita, è considerabile come un leitmotif di Casshern Sins; essa viene difatti dipinta in uno splendido affresco di dolore e speranza capace di tramutare i cyborg sopravvissuti in esseri dalla spiccata umanità. La spasmodica ricerca di un appiglio alla vita rende la narrazione drammaticamente sontuosa, come nella migliore delle tradizioni shakespeariane, e si ha la sensazione di poter leggere nell'animo di ogni personaggio come fosse un libro aperto che mostra tutte le loro emozioni più profonde.
Tutto ha un'utilità in questa storia, uno scopo superiore da seguire affinché il metaforico "cerchio" possa finalmente chiudersi facendo tornare tutto alla normalità; poiché laddove vi è immortalità non può esservi ordine.
Tirando le somme possiamo dire che Casshern Sins vince ed avvince, forse uno dei migliori reboot che abbia mai visto, e che è riuscito a dare nuova linfa ad un classico anziché spremerlo come una rapa.
Uniche note negative che impediscono a questa serie di essere considerata un capolavoro assoluto sono il numero eccessivo di puntate (18 sarebbero bastate ed avanzate) e, paradossalmente, la natura profondamente ermetica della narrazione (limitante, e non di poco, nei confronti del potenziale pubblico a cui quest'opera può essere indirizzata). Da vedere.
Uniche note negative che impediscono a questa serie di essere considerata un capolavoro assoluto sono il numero eccessivo di puntate (18 sarebbero bastate ed avanzate) e, paradossalmente, la natura profondamente ermetica della narrazione (limitante, e non di poco, nei confronti del potenziale pubblico a cui quest'opera può essere indirizzata). Da vedere.
Certo, se lo trasmettessero su Man-Ga non potrei comunque vederlo, forse prima o poi lo riprenderò in sub eng.
Visto come lavora y. probabilmente si, per il 20 anniversario cioè tra altri 10 anni farà uscire i bluray. XD
Y. le serie le deve far invecchiare almeno 20 anni altrimenti non le pubblica ?
Oddio, i blu-ray... Non sarà troppo?
Io al massimo mi aspetto i DVD. ?
Che azienda seria!
Sono rimasto molto sorpreso da questa serie: la costante riflessione sull'immortalità in rapporto ai diversi personaggi, alle situazioni e il modo di rappresentarla mi ha indubbiamente affascinato. L'impatto visivo è notevole, colori densi e uniformi e frequenti primi piani sui personaggi dagli occhi grandi e "parlanti" catturano lo sguardo, costanti frammenti di ruggine mossi in aria dal vento, simbolo della decadenza di quel mondo meccanico, corrispondono allo straziante desiderio di continuare a vivere/funzionare degli automi in deperimento. A questo si aggiunge una colonna sonora adattissima e il tutto è amalgamato da una regia consapevole.
L'aspetto ermetico della narrazione che un po' si rimprovera resta per me un marchio distintivo e ineliminabile che contribuisce ad enfatizzare la difficile questione morale ed esistenziale sollevata soprattutto in alcuni episodi. Ho visto questa serie diversi anni fa, ma all'epoca tutti e 24 gli episodi mi erano sembrati necessari alla creazione del giusto tempo per lo sviluppo della storia o perlomeno a una maggiore caratterizzazione dei personaggi.
Anch'io sono uno di quelli che resta in attesa del rilascio della versione doppiata ^^"
Giant Robo è una ferita aperta... È assurdo che una serie così bella da noi sia arrivata solo in VHS (ma almeno è arrivata, al contrario di Casshern Sins).
Probabilmente è anche un limite mio che non ho capito il finale, ma non è riuscito a coinvolgermi abbastanza e non mi ha lasciato molto.
P.S.: Comunque si trovano abbastanza facilmente i sottotitoli dei gruppi che se ne erano occupati all'epoca.
Davvero? Allora poi cerco.
La forza dell'originale era comunque mantenere una coerenza e una trama narrativa. Qui, da quel che ricordo, erano tanti pipponi filosofici su vita e morte e quant'altro.
E' un reboot dell'originale nel senso che ne prende il protagonista e qualche elemento, ma il prodotto finale è un'altra serie.
Il secondo invece è prevalentemente l'utilizzo dei personaggi e dell'ambientazione per affrontare qualcosa di diverso: il reboot prende ispirazione dal classico e generalmente lo rispetta nella sua integrità, dato che non va ad intaccare la trama originale.
Kyashan Sins non ha la pretesa di soppiantare la prima serie, solo rivisita il classico affrontando temi differenti e quindi non dovrebbe sussistere un paragone così rigoroso tra i due prodotti. Perciò consiglio ai nostalgici di provare a dare una chance a questa serie.
Ora sarei curioso di sapere quale è il suo riferimento filosofico (perchè è palese che quest'anime fa filosofia), certamente non è occidentale.
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