Aprile, per le scuole giapponesi, è l'equivalente per noi del mese di settembre: l'anno scolastico infatti inizia proprio in questo mese e ovviamente ci sono nuovi compagni da conoscere e molte cose nuove da imparare. Fra queste c'è il regolamento dell'istituto e tramite un utente Twitter si è venuta a sapere una cosa che ha provocato un certo sconcerto in rete.
@asanansonsi è uno studente che ha iniziato il secondo anno di liceo e ha raccontato tramite un post sul suo profilo Twitter che nella sua scuola è stato distribuito un modulo per indagare l'uso dei social media a parte dei ragazzi.
La prima domanda rivolta agli studenti serviva a sapere se usano Line, Instagram, Twitter, Facebook o qualche altra piattaforma ed è stato anche chiesto di specificare il numero di "amici" per ciascuno di essi. Se già questo poteva essere fonte di imbarazzo, la domanda successiva era ancora più inquietante:
"Se avete risposto "Sì" riguardo all'uso dei social media, al fine di prevenire i problemi causati da essi, questa scuola esegue dei controlli su Internet. Ti preghiamo perciò di indicare l'ID che usi per ciascuno dei tuoi account social."
In questo modo chi fa i controlli è in grado non solo di vedere quello che pubblicano gli studenti in tempo reale, ma anche tutto quello che hanno postato in passato. La privacy è annullata, la loro libertà di espressione viene meno e a seconda del commento si rischia anche di essere sospesi o cacciati. Ovviamente il primo pensiero di molti di quelli che hanno letto la notizia è stato di farsi un doppio account (uno ufficiale da dare alla scuola e uno privato), ma gli insegnanti hanno previsto anche questo. Nel modulo infatti c'era questa postilla:
"Agli studenti non è permesso utilizzare account di social media diversi da quelli indicati su questo modulo. Se sarà scoperto l'uso di un account non dichiarato in questo modulo, lo studente sarà sospeso dalla scuola."
Quando @asanansonsi ha fatto notare alla sua insegnante che secondo lui la scuola stava esagerando, pare che la risposta sia stata: "L'istruzione scolastica non è obbligatoria in Giappone, quindi se non ti piace questo regolamento, sei libero di andartene."
E quindi @asanansonsi ha pensato bene di scrivere tutto su Twitter, di fornire i suoi account alla scuola e in seguito di rendere privato il suo profilo. Così ora tutti, compresi gli insegnanti che dovrebbero vigilare, non possono fare altro che contemplare l'avviso della piattaforma secondo cui i tweet di questo account e la privacy del suo proprietario sono protetti.
Fonte consultata:
SoraNews
@asanansonsi è uno studente che ha iniziato il secondo anno di liceo e ha raccontato tramite un post sul suo profilo Twitter che nella sua scuola è stato distribuito un modulo per indagare l'uso dei social media a parte dei ragazzi.
La prima domanda rivolta agli studenti serviva a sapere se usano Line, Instagram, Twitter, Facebook o qualche altra piattaforma ed è stato anche chiesto di specificare il numero di "amici" per ciascuno di essi. Se già questo poteva essere fonte di imbarazzo, la domanda successiva era ancora più inquietante:
"Se avete risposto "Sì" riguardo all'uso dei social media, al fine di prevenire i problemi causati da essi, questa scuola esegue dei controlli su Internet. Ti preghiamo perciò di indicare l'ID che usi per ciascuno dei tuoi account social."
In questo modo chi fa i controlli è in grado non solo di vedere quello che pubblicano gli studenti in tempo reale, ma anche tutto quello che hanno postato in passato. La privacy è annullata, la loro libertà di espressione viene meno e a seconda del commento si rischia anche di essere sospesi o cacciati. Ovviamente il primo pensiero di molti di quelli che hanno letto la notizia è stato di farsi un doppio account (uno ufficiale da dare alla scuola e uno privato), ma gli insegnanti hanno previsto anche questo. Nel modulo infatti c'era questa postilla:
"Agli studenti non è permesso utilizzare account di social media diversi da quelli indicati su questo modulo. Se sarà scoperto l'uso di un account non dichiarato in questo modulo, lo studente sarà sospeso dalla scuola."
Quando @asanansonsi ha fatto notare alla sua insegnante che secondo lui la scuola stava esagerando, pare che la risposta sia stata: "L'istruzione scolastica non è obbligatoria in Giappone, quindi se non ti piace questo regolamento, sei libero di andartene."
E quindi @asanansonsi ha pensato bene di scrivere tutto su Twitter, di fornire i suoi account alla scuola e in seguito di rendere privato il suo profilo. Così ora tutti, compresi gli insegnanti che dovrebbero vigilare, non possono fare altro che contemplare l'avviso della piattaforma secondo cui i tweet di questo account e la privacy del suo proprietario sono protetti.
Fonte consultata:
SoraNews
Tra questa storia e la notizia del reclutamento coatto degli studenti per le olimpiadi, direi che lo stato dell'istruzione nipponica è un po' preoccupante...
Studenti che si fanno i porci comodi al cellulare continuamente... bisogna bloccare il segnale nelle scuole.
Privacy non significa fare quello che si vuole.
In ogni caso per la questione in Giappone, non penso ci voglia molto a raggirare il problema, se devono scrivere o pubblicare roba "sconveniente" basterà farlo usando un altro profilo.
Ho già sentito di simili limitazioni e dei obblighi ma era rivolto ai dipendenti di una azienda.
Veramente la cosa è completamente diversa, l'azienda va a vedere il profilo delle persone come chiunque altro, non obbliga la persona a fornire i propri nominativi.
L'istruzione in Giappone è obbligatoria fino alle medie, le superiori sono facoltative, però vista l'importanza che hanno per garantirsi un futuro hanno un altissima percentuale di studenti iscritti.
io non risponderei mai ad una domanda del genere.
Una volta di più mi rendo conto che se fossi cresciuto in Giappone sarei stato uno yankee perso
Nel momento in cui pubblichi un tweet, un post su facebook, una foto su instagram, li stai consegnando al mondo intero, a meno che tu non abbia impostato precise regole in campo privacy. Quindi chi scrive che dando alla scuola i propri nickname online la privacy dello studente viene annullata completamente, scrive una boiata, perché se i suoi post erano pubblici anche prima di indicare il proprio account, chiunque avrebbe potuto leggerli.
Vorrei ricordare inoltre che, se la memoria non mi inganna, il Giappone è ai primi posti nella classifica dei suicidi in età scolastica e spesso quelli che si ammazzano lasciano le ultime parole proprio sui social (nonché in molti casi, le prime avvisaglie che qualcuno è a rischio suicidio si possono trovare sempre su social), quindi magari i controlli della scuola servono anche a quello.
E che dire del cybebullismo? A nessuno è venuto in mente che la richiesta sia stata fatto proprio per monitorare gli studenti a rischio?
Altra cosa, in Giapponese il controllo sulle attività extrascolastiche è sempre stato abbastanza alto. Basti pensare a quanto spesso nei manga sportivi si parli di come possa nuocere a un club se qualcuno dei membri attacca briga anche fuori dall'orario scolastico. Perché la cosa non dovrebbe valere anche su internet?
Infine c'è da parlare anche del prestigio scolastico. Come detto da altri, la scuola giapponese dopo le medie non è obbligatoria, ma gli studenti nel 99% dei casi proseguono gli studi perché senza un'istruzione superiore diventa difficile se non impossibile trovarsi un impiego, cosa che viene resa più semplice anche dal buon nome della scuola. Per questo motivo una scuola si può sentire in diritto di tutelarsi da possibili "comportamenti nocivi" degli studenti (basti pensare a quelle scuole che buttano fuori studenti beccati a fare lavori ritenuti "disdicevoli", o a quelli che fanno casini anche fuori dall'orario scolastico), quindi non vedo perché non possano fare lo stesso anche online.
Se poi la cosa non ti sta bene, profilo privato e ciao.
Ci sono molti che pensano che su internet possono fare quello che vogliono, insultare gli altri, istigare alla violenza, ecc, solo perchè protetti dal nickname.
Giusto invece avere la possibilità di associare nickname a persone vere, in caso ci siano da prendere dei provvedimenti.
Chi riga dritto non avrà nulla di cui preoccuparsi.
forse questa regola imporrà ai ragazzini di impare a capire quello che usano senza mai farsi domande
Magari mi confondo io, ma la fine delle medie giapponesi non coincide con la fine dei primi due anni di superiori da noi? Quindi l'età in cui si esce dall'obbligo sarebbe la stessa
Detto questo, ricordo ai rivoluzionari da divano che su internet siete responsabili di quello che dite e fate e se fate i bulletti non vi potete nascondere dietro la libertà di espressione.
Qua non si parla di proibire l’uso dei social durante gli orari di lezione, ma permettere che la scuola monitorare la tua vita privata nei social, e questo non è tollerabile.
questa restrizione è già di per se bullismo, come combattere il bullismo con altro bullismo?
Ma che bullismo! Di certo non fai del male agli studenti così. Io capisco che l'eccessivo controllo non piaccia e va benissimo eh, ci sono dei limiti che vanno rispettati, ma secondo me in questo modo gli studenti stanno più attenti a quello che fanno su internet, prendono consapevolezza che non sono liberi di fare quello che vogliono e che se fanno cazzate hanno delle conseguenze che dovranno pagare. Poi tra il dire e il fare c'è differenza, secondo voi si mettono a guardare ogni singolo post che uno studente fa? Provate a moltiplicare i post, per tutti i social per tutti gli studenti e vedi che viene fuori un numero assurdo impossibile da controllare. Secondo me è solo uno specchietto per le allodole.... come anche la regola che vengono controllati fuori dalla scuola, mica hanno ingaggiato degli agenti segreti per pedinare ogni singolo studente.
Potrebbe essere, dopotutto quando faccio i miei conti mi confondo sempre...
Comunque la scuola in Giappone inizia a 6/7 anni con sei anni di elementari quindi le elementari finiscono a 12/13 anni, dopodiché iniziano tre anni di medie quindi fino a 15/16 anni, infine altri tre anni di superiori che si concludono a 18/19 anni.
https://www.animeclick.it/news/54393-il-sistema-scolastico-giapponese-struttura-curiosita-e-ombre
Arrivo tardi, ma questo è proprio il mio pensiero: se hai scritto qualcosa su un qualsiasi social (anche qui su AC) è pubblica, e l'obbligo di fornire il nickname - non le credenziali di accesso! - da parte degli studenti serve solo a individuare più facilmente gli autori di post inopportuni e sanzionare chi viola il regolamento d'istituto (perché magari offende gli insegnanti).
Ha senso che una scuola prenda in considerazione l'esistenza dei social network e del loro utilizzo da parte degli studenti?
Penso di sì
Ha senso che i ragazzi siano esortati a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni "virtuali"?
Mi sembra utile e doveroso
Le misure adottate (obbligo di dichiarare quale nick utilizzino e espulsione se usano account non dichiarati) servono a questo scopo?
Credo proprio di no.
Penso sarebbe stato più utile esortare gli studenti a creare account dedicati e ragionare con loro sulle interazioni, far sì che potessero testare le reazioni ai loro post "pubblici" e potessero confrontarle con ciò che accade con i loro profili preesistenti (e questo potrebbe spingerli ad essere anche più prudenti con gli account privati). E avvertirli, appunto, che ciò che viene pubblicato sulla rete è sempre e comunque pubblico, insomma la vecchia "regola della nonna".
Fatto, invece, in questo modo è effettivamente lesivo per gli studenti, anche perché sottopone a controllo qualcosa di antecedente all'entrata nella scuola (controllo retroattivo? suona molto male) e, soprattutto in un ambiente già molto incline al bullismo, non mi sembra un buona idea.
Oltretutto 'sta mania di controllare sempre e comunque i fanciulli non mi sembra pensata per loro quanto per la comodità degli adulti: i ragazzi hanno bisogno dei loro spazi (e troveranno comunque il modo di ritagliarseli - sono giovani, mica tonti) gli adulti devono fornire loro due cose:
1. strumenti per capire quale sia un corretto utilizzo (in modo che non facciano cattiverie gratuite sottovalutando gli effetti e capiscano invece quando qualcuno mette loro in pericolo)
2. l'assicurazione che, nel caso i ragazzi siano turbati da qualcosa, possano andare a cercare un consiglio da un adulto (insegnante, genitore)
... vietare invece di fornire strumenti per comprendere non mi sembra una buona scelta educativa...
1) gli studenti sono obbligati a fornire i propri dati social alla scuola senza creare doppi account(meno male che si possono "privatizzare" i propri profili)? Bene...ma allora che li forniscano anche preside, professori e bidelli!
2) Si parla che il primo pensiero di molti è quello riguardante un eventuale doppio account(e parte che è la scuole riescono proprio a rintracciare un secondo account di uno studente slegato al primo vuol dire che in qualche modo sono in grado di stalkerare o hackerare i dispositivi degli stessi, questi in teoria sono reati punibili al di là del contesto o delle motivazioni usate), ma non basterebbe semplicemente rispondere di non usare i social visto che a quanto ho capito si è obbligati a fornire i propri dati social solo nel caso in cui si risponde di usarli?
In teoria, uno potrebbe semplicemente precisare di non usare i social e all'eventuale domanda della scuola sul perchè durante l'intervallo sia stato visto navigare sui social si può semplicementerispondere che si stava curiosando ma che non si possiede nessun profilo! Boh...
D'accordo con te, ma ciò dovrebbe accadere dopo che è successo qualcosa oppure se si rischia di ledere il regolamento della scuola mentre si è a scuola...non è che se io scrivo un brutto o cattivo commento su un social alle 23 mentre sono a casa mia devo trovarmi la scuola che si lamenta perchè ho infranto il regolamento scolastico...non ero a scuola e magari il mio commento non riguarda ne la scuola ne i miei professori/compagni!
Non sono mica pagato dalla scuola per rappresentarla in giro, anzi sono io che pago lei per insegnarmi!
Attenzione...a una cosa è pubblica non vuol dire che allora tutto ciò che la riguarda debba essere pubblico!
Se un post è pubblico non c'è scritto da nessuna parte che il padrone del profilo con nickname che lo ha scritto debba rendere pubblico a qualcuno che quel profilo appartenga a lui!
La privacy ha varie forme e fornisce vari diritti, uno di questi è quello di usare un nick per non far conoscere la propria reale identità sul web...obbligare qualcuno a condividere il proprio nickname non è un diritto delle scuole, soprattutto sei social usati non c'entrano nulla con esse e soprattutto se non hanno avvisato prima gli studenti iscritti facendo loro firmare qualche liberatoria con cui dare il permesso a fare ciò!
Discorso diverso se vi è invece l'assoluta certezza che lo studente abbia effettivamente scritto qualcosa contro la scuola o qualcuno che ne fa parte...
P.S. Bisognerebbe fare delle distinzioni tra la sfera privata/pubblica-personale e quella scolastica e anche se sono un fervente sostenitore del "meglio prevenire che curare" sono anche dell'idea che c'è modo esodo di prevenire!
Peccato che una cosa sono i post scritti e resi pubblici e un'altra è il fatto di rendere pubblico a qualcuno il collegamento tra il proprio nickname e il proprio nome reale DIETRO esplicito obbligo!
Certo, quando si scrive qualcosa sul web pubblicandolo lo si consegna al mondo, ma se lo si fa usando un nickname è giustificabile che solo quest'ultimo venga reso pubblico...non è giustificabile che se io scrivo qualcosa di pubblico con un nickname consegnandoli al mondo intero io debba essere obbligato a consegnare al mondo intero(o a qualcuno in particolare) anche il mio nome reale, soprattutto quando non l'ho mai usato in pubblico e quindi non l'ho mai consegnato al mondo intero!
È come se io fossi un cantante famoso in tutto il mondo con il mio nome d'arte...il fatto che io pubblichi un singolo o un album con il mio nome d'arte rendendolo disponibile a tutti in tutto il mondo non vuol dire che io debba essere obbligato a rendere pubblico anche il mio reale nome, soprattutto se obbligato da qualcuno con velate minacce!
Meglio tornare alla vecchia maniera col bigliettino,
ti vuoi mettere con me? [] si [] no
Comunque è quasi un discorso perso: chi non ha diritti (o essi non sono rispettati e protetti quando ci sono) li brama; chi li possiede e li esercita si sporca la bocca con concetti astratti quali ordine e disciplina, dimenticando che se può esprimere liberamente le proprie opinioni su un sito web (asserendo boiate) è proprio per i sopracitati diritti - cosa che questi poveri studenti non potranno fare, previa vivere nella paura, a meno che non desiderino essere sospesi dalle loro scuole.
- responsabilizzare riguardo l'uso dei social
- monitoraggio su comportamenti pericolosi, per se e per gl'altri
- eventuale controllo attività durante le lezioni o in casi di assenza ( postare o condividere cose mentre sei in classe o postare foto mentre sei a spasso quando dovresti essere a casa in malattia , non credo sia il massimo ).
Contro
- Non viene fornita l'identità di chi controllerà i dati.
- Non c'è nessuna clausola che spiega esattamente come utilizzeranno i dati ottenuti da queste informazioni.
- Il divieto , così com'è esposto, per i multiaccount è stupido. Ora si usano account diversi da quello personale specialmente quando si lavora.
- L'atteggiamento: "L'istruzione scolastica non è obbligatoria in Giappone, quindi se non ti piace questo regolamento, sei libero di andartene.", se non fosse che in Giappone la scuola è obbligatoria dai 6 ai 15 anni.
- Vengono richieste informazioni personali, non obbligatoriamente legate alla scuola, a dei minori, ma non si parla di consensi da parte di genitori o di chi ne fa le veci.
La questione della privacy, è un misto tra i pro e contro. La conclusione del protagonista di quest'articolo credo sia la migliore.
Vorrei soltanto ricordare i molteplici fatti di cronaca, anche italiana, i cui vari ragazzetti filmavano rapine, aggressioni, pestaggi e violenze per poi postarle sui social.
Oltretutto conoscendo la mentalità giapponese su certe cose, scommetto che questo è solo un provvedimento per evitare che gli studenti infanghino il buon nome della scuola piuttosto che per il bene degli studenti stessi.
Io sui miei social al limite condivido meme e foto di gatti, ma fossi una studentessa oggi piuttosto che dare questo tipo di potere ad una istituzione scolastica mentirei sul form e mi beccherei i giorni di sospensione. E se fosse un mio figlio coinvolto appoggerei in pieno la scelta.
Stiamo andando sempre di più verso un mondo che gli insegnanti/adulti di oggi non riescono a capire, eppure cercano di contenerlo con misure assurde, nate dall'ignoranza della realtà stessa. E da una sana dose di ipocrisia. Perché ci aspettiamo che i ragazzi accettino in silenzio misure educative che noi, a nostri tempi, non avremmo mai accettato.
Esatto, mi pare che comincino le elementari un anno dopo di noi e sono 6 anni, per cui risultano due anni indietro...
- per responsabilizzare riguardo l'utilizzo del web o i social si dovrebbero organizzare corsi, lezioni o laboratori in cui si cerchi di fare ciò insegnando a quali rischi o pericolosi si possa andare incontro con un cattivo o superficiale utilizzo degli stessi, non si dovrebbero sottoporre gli studenti a un sondaggio in cui li si obbliga a riportare i propri nickname e in cui li si minaccia velatamente di incorrere in sanzioni come sospensioni o espulsioni...che messaggio si fa passare? La scuola controlla gli studenti anche fuori dalle sue mura e se sgarrano li caccia...nessuna informazione che possa insegnare loro a come comportarsi sul web o o social oppure su come navigare in modo sicuro.solo espliciti obblighi e velate minacce.
- Gli atteggiamenti pericolosi o lesivi possono essere monitorati anche a scuola(visto che gli studenti vi passano la maggior parte del loro tempo, tra lezioni e club)e con l'aiuto di esperti come psicologi o sociologi agire per sensibilizzare o educare meglio quegli studenti "bulli" e per supportare o aiutare gli studenti "bullizzati"!
Lo ripeto, prevenire è meglio che curare ma ci sono modi e modi per prevenire!
- e anche controllo al di fuori dalle mura scolastiche e dei normali orari di lezione o club.
Ricordo(purtroppo) molti di quei casi, ma se essi capitano continuamente è perché tali ragazzi non vengono ne educati adeguatamente ne puniti.
Se un ragazzo bullizza un coetaneo o filma qualcuno che lo bullizza per poi pubblicarne il video online bisognerebbe prima di tutto punirlo senza far passare il tutto come una ragazzata e poi chiedersi come mai scuola e famiglia non sono stati in grado di educarli al meglio!
Per prevenire tali episodi bisognerebbe sensibilizzare e responsabilizzare adeguatamente ragazzi e adulti(famiglie/educatori) non monitorare solo i ragazzi per vedere cosa combinano, magari obbligandoli a mettere le loro vite in vetrina e lasciare gli adulti a farsi la colpa tra loro e a minimizzare passando atti di bullismo e simili come ragazzate!
Nel caso specifico descritto nella news, se davvero volevano prevenire casi di bullismo o peggio la scuola avrebbe dovuto cercare di individuare gli studenti a rischio(che se lasciati a briglia sciolta o soli avrebbero potuto finire per diventare vittime o carnefici) e monitorarne le vite sui social/web o scolastiche/private in modo delicato e adeguato(con la collaborazione di esperti e famiglie) per comprenderne le abitudini e intervenire aiutandoli o educandoli, non sottoporre a tappeto tutti gli studenti obbligandoli a fornire i loro nickname e, di conseguenza, mettendone in vetrina le vite sul web e i social, probabilmente senza neanche aver chiesto prima, visto che sono minorenni, nessun permesso alle famiglie o ai tutori!
Visto come si è comportata tale scuola, secondo me, qui non c'entra nulla il voler monitorare i ragazzi per prevenire eventuali pericoli, ma semplicemente il voler preservare positivamente l'immagine della scuola anche a costo di fottersene della privacy degli studenti!
E allora io mi chiedo...siamo sicuri che solo gli studenti siamo quelli da tenere d'occhio, perché non obbligano anche i professori e gli inservienti a fornire i loro eventuali nickname, impedendo loro di creare e/o usare più di un account? O.o
Sono dei liceali, diciamo che un minimo dovevano già saperlo, o ci sbattono la faccia ora o quando faranno le richieste di lavoro. Non saprei dire quale sia il caso peggiore. È l'inizio dell'anno scolastico, non è detto che non siano in programma lezioni nei mesi a venire. Tra i contro avevo già segnato il comportamento , cerchiamo di non fraintendere e mescolare le cose.
Gl'atteggiamenti lesivi non sempre li si vede o li si vuol vedere. Inoltre molti si comportano diversamente quando possono nascondersi dietro un nick. La presenza di un'altra persona a monitorare può servire a segnalare la presenza di queste dinamiche. L'istruzione giapponese ha un'impostazione altamente competitiva e porta ad escludere gl'ultimi, se non la riformano quasi del tutto eventuali corsi di comportamento sono inutili.
Finisco riquotandomi perchè alcune cose le ho già scritte.
Tra l'altro non so se ci avete fatto caso ma a prescindere i giapponesi raramente usano i loro nomi reali sui social, a meno che non siano personaggi di spicco, ma comunque la maggior parte di loro usa nickname, e a questo punto tanto vale dichiarare di non avere niente, tanto è difficile trovarti se non ci sono dati reali! Sicuramente qualcuno di loro si è indignato ma ci indignamo più noi in occidente, loro se ne stanno zitti zitti ad obbedire agli ordini e alle regole che gli impongono e probabilmente i genitori di quei ragazzi darebbero ragione ai professori. Per quanto mi riguarda è solamente un modo per assicurarsi che gli studenti non commettano cyberbullismo tra di loro, perché non credo proprio che ai professori dopo 15 ore di lavoro gliene freghi qualcosa di spiare la vita privata degli studenti.
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