I am Sherlock è una serie manga in quattro volumi, scritta da Naomichi Io e disegnata da Kotaro Takata (autore di “Hallelujah Overdrive!”), pubblicata originariamente in Giappone nel 2017 dalla casa editrice Shogakukan. La versione italiana è realizzata da J-POP Manga. Il fumetto, come si può facilmente dedurre dal titolo, prende spunto dal personaggio di Sherlock Holmes, geniale detective protagonista dei romanzi dello scrittore inglese Arthur Conan Doyle, che è perfino accreditato sulle copertine.
Un personaggio che non ha bisogno di presentazioni, Sherlock Holmes è un detective che risolve vari casi grazie alla sua grande intelligenza e doti logiche. Vive al numero 221B di Baker Street, a Londra, e divide il suo appartamento con il dottor John Watson, che lo accompagna e aiuta nella risoluzione dei casi che i due affrontano. Nel corso degli anni, dalla sua prima apparizione nel romanzo “Uno studio in rosso” (1887), al presente, la popolarità di Sherlock Holmes non è mai calata: il celebre detective è stato infatti protagonista di diversi altri romanzi, alcuni anche apocrifi, oltre che di serie TV, film, fumetti e videogame, siano essi trasposizioni dei racconti originali o adattamenti più o meno liberi delle sue avventure.
I am Sherlock porta audacemente il nostro detective nel futuro prossimo, in una Londra molto tecnologica e connessa attraverso il web e i social network, e lo trasforma in un androide. Sherlock Holmes è, infatti, il nome in codice dell’androide HSN-03: un nuovo modello d’intelligenza artificiale capace di apprendere dagli umani e, così, di migliorarsi. Per fare apprendere a Sherlock come comportarsi umanamente e ragionare come un uomo, la sua creatrice, la dottoressa Emma, gli assegna un compagno di appartamento, lo squattrinato John H. Watson. Donnaiolo incallito, ma con poca fortuna con l’altro sesso, Watson si è ritrovato senza soldi dopo essere stato congedato dall’esercito a causa di una ferita in guerra. Inizialmente molto riluttante a vivere e collaborare con un “pezzo di ferraglia”, cambia presto idea quando gli viene spiegato che tutte le spese per l’alloggio sono pagate dalla compagnia che ha creato Sherlock.
I due iniziano così a convivere e ad aiutare la polizia di Scotland Yard a risolvere alcuni casi, imparando a fidarsi l’uno dell’altro. Ben presto, tuttavia, Sherlock e Watson ricevono la sfida di un pericoloso nemico, il professor Jacob Moriarty, che proclama l’inizio di “un grande gioco”.
Nel corso dei quattro volumi, anche molti altri personaggi celebri della saga partorita da Doyle fanno la loro comparsa nel manga, come ad esempio Irene Adler, il colonnello Sebastian(a) Moran, l’ispettore Lestrade, la signora Hudson, il fratello maggiore di Sherlock, Mycroft Holmes, e perfino il mastino dei Baskerville; tutti però con piccole e grandi differenze dagli originali, per adattarli al nuovo contesto del quale fanno parte.
Chiariamo però subito una cosa importante: I am Sherlock non è un manga “giallo” ma un action shonen di fantascienza. Nel corso della storia, infatti, di fasi d’indagine o delle grandi doti deduttive del detective, se ne vedranno davvero molto poche; non mancheranno invece battaglie a colpi di pistole, pugni, calci e “poteri”, ovvero alcune capacità esclusive di Sherlock e dei suoi nemici, come il generare ologrammi e altre cose simili.
La storia è comunque piena di citazioni e rimandi al ciclo di storie originali: oltre ai titoli dei capitoli, che sono esattamente gli stessi dei romanzi, al loro interno vi sono anche diverse scene e dialoghi precisi che i fan di Sherlock Holmes coglieranno immediatamente.
Passiamo a un paio di aspetti negativi. Il primo è che, anche se tutta la storia prende spunto dai romanzi di Sherlock Holmes, finisce ben presto per diventare la solita, banale storia di fantascienza che vede contrapposti uomini e macchine, con la solita filosofia spicciola tipica di questi racconti: “può una macchina pensare come un uomo? È in grado di provare sentimenti o emozioni?” o “l’umanità merita la salvezza pur essendo imperfetta?”, e altre cose di questo tipo. Anche i colpi di scena che si susseguono, purtroppo, risultano ampiamente prevedibili.
Il secondo aspetto negativo è l’eccessiva presenza di fanservice completamente a caso, dovuta alla presenza di diversi personaggi femminili, molto sexy e pettoruti. In particolare la signora Hudson, trasformata nella casalinga milf del meme “ara-ara”, che si fa selfie in pose provocanti e mangia cibi di forma allungata con espressioni ambigue. Personalmente, ho trovato tali scene molto divertenti; ma è vero che non c’entravano niente con il resto del manga, e pertanto ad alcuni queste scene completamente fuori luogo potrebbero dare fastidio.
I disegni di Kotaro Takata sono gradevoli e ben fatti e, anche se il suo tratto a prima vista non sembra adatto al tipo di storia, pian piano ci si fa l’abitudine. Purtroppo però il fatto che anche i personaggi adulti sembrino studenti di scuola elementare fa perdere un po’ di drammaticità ad alcune scene più serie, complice il fatto che sono presenti anche diverse scene comiche dove il disegnatore fa uso di personaggi in stile deformed o chibi.
Le scene d’azione sono invece ben coreografate e abbastanza comprensibili; pur non essendo strabilianti, fanno il loro dovere e rendono la lettura sufficientemente avvincente.
L’edizione curata da J-POP è di buona fattura. Il volume è nel formato tipico della casa editrice, di dimensioni 12 x16,9 cm, circa duecento pagine per volume, con sovracopertina, ma non sono presenti pagine a colori (che forse mancano anche nella versione originale). Con grande piacere scrivo che, alla prima lettura, non ho trovato refusi nei dialoghi, segno che il prodotto è stato curato e revisionato a dovere, cosa che non tutti gli editori fanno. L’intera serie di quattro volumi, oltre alle uscite singole, è disponibile anche in una soluzione unica con cofanetto cartonato da collezione.
Un personaggio che non ha bisogno di presentazioni, Sherlock Holmes è un detective che risolve vari casi grazie alla sua grande intelligenza e doti logiche. Vive al numero 221B di Baker Street, a Londra, e divide il suo appartamento con il dottor John Watson, che lo accompagna e aiuta nella risoluzione dei casi che i due affrontano. Nel corso degli anni, dalla sua prima apparizione nel romanzo “Uno studio in rosso” (1887), al presente, la popolarità di Sherlock Holmes non è mai calata: il celebre detective è stato infatti protagonista di diversi altri romanzi, alcuni anche apocrifi, oltre che di serie TV, film, fumetti e videogame, siano essi trasposizioni dei racconti originali o adattamenti più o meno liberi delle sue avventure.
I am Sherlock porta audacemente il nostro detective nel futuro prossimo, in una Londra molto tecnologica e connessa attraverso il web e i social network, e lo trasforma in un androide. Sherlock Holmes è, infatti, il nome in codice dell’androide HSN-03: un nuovo modello d’intelligenza artificiale capace di apprendere dagli umani e, così, di migliorarsi. Per fare apprendere a Sherlock come comportarsi umanamente e ragionare come un uomo, la sua creatrice, la dottoressa Emma, gli assegna un compagno di appartamento, lo squattrinato John H. Watson. Donnaiolo incallito, ma con poca fortuna con l’altro sesso, Watson si è ritrovato senza soldi dopo essere stato congedato dall’esercito a causa di una ferita in guerra. Inizialmente molto riluttante a vivere e collaborare con un “pezzo di ferraglia”, cambia presto idea quando gli viene spiegato che tutte le spese per l’alloggio sono pagate dalla compagnia che ha creato Sherlock.
I due iniziano così a convivere e ad aiutare la polizia di Scotland Yard a risolvere alcuni casi, imparando a fidarsi l’uno dell’altro. Ben presto, tuttavia, Sherlock e Watson ricevono la sfida di un pericoloso nemico, il professor Jacob Moriarty, che proclama l’inizio di “un grande gioco”.
Nel corso dei quattro volumi, anche molti altri personaggi celebri della saga partorita da Doyle fanno la loro comparsa nel manga, come ad esempio Irene Adler, il colonnello Sebastian(a) Moran, l’ispettore Lestrade, la signora Hudson, il fratello maggiore di Sherlock, Mycroft Holmes, e perfino il mastino dei Baskerville; tutti però con piccole e grandi differenze dagli originali, per adattarli al nuovo contesto del quale fanno parte.
Chiariamo però subito una cosa importante: I am Sherlock non è un manga “giallo” ma un action shonen di fantascienza. Nel corso della storia, infatti, di fasi d’indagine o delle grandi doti deduttive del detective, se ne vedranno davvero molto poche; non mancheranno invece battaglie a colpi di pistole, pugni, calci e “poteri”, ovvero alcune capacità esclusive di Sherlock e dei suoi nemici, come il generare ologrammi e altre cose simili.
La storia è comunque piena di citazioni e rimandi al ciclo di storie originali: oltre ai titoli dei capitoli, che sono esattamente gli stessi dei romanzi, al loro interno vi sono anche diverse scene e dialoghi precisi che i fan di Sherlock Holmes coglieranno immediatamente.
Passiamo a un paio di aspetti negativi. Il primo è che, anche se tutta la storia prende spunto dai romanzi di Sherlock Holmes, finisce ben presto per diventare la solita, banale storia di fantascienza che vede contrapposti uomini e macchine, con la solita filosofia spicciola tipica di questi racconti: “può una macchina pensare come un uomo? È in grado di provare sentimenti o emozioni?” o “l’umanità merita la salvezza pur essendo imperfetta?”, e altre cose di questo tipo. Anche i colpi di scena che si susseguono, purtroppo, risultano ampiamente prevedibili.
Il secondo aspetto negativo è l’eccessiva presenza di fanservice completamente a caso, dovuta alla presenza di diversi personaggi femminili, molto sexy e pettoruti. In particolare la signora Hudson, trasformata nella casalinga milf del meme “ara-ara”, che si fa selfie in pose provocanti e mangia cibi di forma allungata con espressioni ambigue. Personalmente, ho trovato tali scene molto divertenti; ma è vero che non c’entravano niente con il resto del manga, e pertanto ad alcuni queste scene completamente fuori luogo potrebbero dare fastidio.
I disegni di Kotaro Takata sono gradevoli e ben fatti e, anche se il suo tratto a prima vista non sembra adatto al tipo di storia, pian piano ci si fa l’abitudine. Purtroppo però il fatto che anche i personaggi adulti sembrino studenti di scuola elementare fa perdere un po’ di drammaticità ad alcune scene più serie, complice il fatto che sono presenti anche diverse scene comiche dove il disegnatore fa uso di personaggi in stile deformed o chibi.
Le scene d’azione sono invece ben coreografate e abbastanza comprensibili; pur non essendo strabilianti, fanno il loro dovere e rendono la lettura sufficientemente avvincente.
L’edizione curata da J-POP è di buona fattura. Il volume è nel formato tipico della casa editrice, di dimensioni 12 x16,9 cm, circa duecento pagine per volume, con sovracopertina, ma non sono presenti pagine a colori (che forse mancano anche nella versione originale). Con grande piacere scrivo che, alla prima lettura, non ho trovato refusi nei dialoghi, segno che il prodotto è stato curato e revisionato a dovere, cosa che non tutti gli editori fanno. L’intera serie di quattro volumi, oltre alle uscite singole, è disponibile anche in una soluzione unica con cofanetto cartonato da collezione.
Tirando le somme, I am Sherlock è un fumetto sufficientemente interessante e gradevole da leggere, ma è lontano dall’essere un’opera imprescindibile, in particolare per i fan del Sherlock Holmes originale. Leggendolo si capisce che gli autori dovevano essere fan dell’opera di sir Conan Doyle, o che perlomeno si sono documentati sul materiale originale. In mezzo ad alcune cose buone però, come le tante citazioni e rimandi, ci sono diverse cose poco riuscite, come la banalità di fondo delle vicende e alcune scelte fatte in merito all’uso dei personaggi o alcuni loro cambiamenti fisici e caratteriali, che fanno inevitabilmente scuotere la testa. Personalmente, da estimatore e conoscitore del personaggio e dell’opera originale, l’ho trovata comunque una lettura piacevole; credo però che la cosa possa variare molto da persona a persona, in base al grado di apprezzamento dell’opera madre. In poche parole, agli integralisti di Sherlock Holmes difficilmente piacerà, ma se invece apprezzate il personaggio in tutte le sue incarnazioni, come magari la versione cinematografica interpretata da Robert Downey Jr. o quella televisiva di Benedict Cumberbatch, date una possibilità anche alla versione manga a stampo fantascientifico di “I am Sherlock”.
Pro
- Una nuova versione delle storie di Sherlock Holmes
- Tanti rimandi e citazioni all’opera originale
Contro
- La trama di fondo è abbastanza banale
- Alcune scelte narrative, in particolare su alcuni personaggi, sono poco sensate
...e drop.
Effettivamente........
... poca investigazione per me vuol dire scarsissimo interesse,
quindi una recensione decisamente utile
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