Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Wolf Girl & Black Prince
5.0/10
Recensione di Joey il Padrino
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Vorrei far subito una premessa: questa recensione sarà di parte. Mi duole infatti un po’ ammetterlo, ma non ce l’ho fatta: non sono riuscito, malgrado la mia auto-promessa di essere sempre il più oggettivo e imparziale nelle valutazioni, a non tenere conto dell’aspetto etico-morale portato avanti da questa serie. Sia chiaro, non voglio fare né la suora bacchettona né atteggiarmi ad educatore sessuale, vista la mia giovane età, ma spero, nel corso della recensione, di dare almeno una minima motivazione del perché non sia riuscito a non tener conto di alcuni aspetti meramente “soggettivi” e del perché, nonostante a questa offesa animata abbia dato un basso, ma nemmeno troppo, 5, ne sconsigli nella maniera più assoluta la visione. Perché, se c’è un anime che nasce da ciò che io reputo o stupidità o peggio ancora becero sfruttamento di tematiche che andrebbero sempre prese con le pinze, è proprio questo: “Wolf Girl & Black Prince”, a mio giudizio uno dei punti più bassi dell’animazione moderna, nettamente più pericoloso di tanto ‘trashume’ spesso usato come esempio di anime brutti.
“Wolf Girl & Black Prince” nasce come un manga, partorito dalla mente (a mio giudizio stupida o malvagia) di Ayuko Hatta, trasposto poi in anime dalla TYO Animations e uscito in Italia sul canale di streaming Yamato Animation.
La trama comincia presentandoci tal Erika Shinohara, studentessa liceale di sedici anni al suo primo giorno di liceo, tutta presa, come giusto, dai dubbi tipici dell’adolescenza: la “necessità” di fare amicizie cool per non essere considerata “sfigata”, il desiderio di conoscere qualche bel ragazzo con il quale intraprendere una relazione, le prime vampate ormonali... insomma, un po’ tutte quelle cose attraverso cui, chi meglio chi peggio, siamo passati. E fin qui tutto a posto, ma siamo sì e no al quinto minuto. Purtroppo, fin dalle prime battute, notiamo come Erika soffra di una comune problematica giovanile: l’anonimato, come dimostrato dalla sua personalità non ancora definita, ma anche dal fatto di possedere ancora atteggiamenti infantili (per fare un esempio, si arrabbia facilmente con dei marmocchi per un futile motivo). Ma alla fine ammettiamolo: tutti, chi più chi meno, siamo stati così, e solo le esperienze (positive e negative) ci hanno poi permesso, nel corso della vita, di andare oltre, di diventare delle persone un po’ più adulte (sempre e comunque in crescita). Erika ahimè, dopo una sola ora di lezione, compie forse una delle scelte più scellerate: pur di vantarsi (e atteggiarsi a “figa”) con due compagne di classe oche, parla di un suo immaginario ragazzo, raccontando loro, da ballista compulsiva quale è (o forse semplicemente da ragazza fragile e anonima), le particolari attenzioni che esso le riserva. Ebbene sì: Erika è una “senza palle”, e finisce per invischiarsi in qualcosa di davvero spiacevole. Ma fin qui la pazienza dello spettatore intelligente tiene ben botta, del resto Erika sembrerebbe in tutto e per tutto la classica protagonista in formazione, con grossi difetti iniziali e una totale incapacità di giudizio che la porta a non azzeccarne una, salvo poi migliorare (o meglio crescere) nel finale. La realtà però è completamente diversa: Erika infatti, aiutata dalla migliore amica San (che poi... “amica”... ma dei personaggi parlerò dopo), porta avanti questa farsa, finché non si rende inevitabile mostrare almeno una foto di questo bel ragazzo di cui tanto parla, ed ecco che la nostra ochetta decide di fotografare un bel biondone beccato per caso in strada. Però si sa, le bugie hanno le gambe corte, e il karma certe volte fa proprio il suo dovere, quindi la nostra Erika finisce per commettere un errore ancora più grosso, fotografando per sbaglio niente meno che il “Black Prince” Sata, il ragazzo più popolare della sua scuola. Disperata, ma ancora abbastanza stupida da perseverare nei suoi errori, la nostra ragazza castana arriva persino a proporre a Sata di fingere di essere il suo fidanzato, per poter evitare il dileggio delle sue “amiche”. Sata, da apparente bravo ragazzo, accetta le assurde condizioni, salvo poi svelare il suo oscuro carattere: è un semi-misogino prepotente che si diverte a trattare tutte le ragazze come giocattoli, tant’è che finisce poi per ricattare Erika, costringendola a diventare il suo “cagnolino”, pur di mantenere il segreto. Le giornate della ragazza diventano così veri e propri incubi, sempre sospese su un fragile equilibrio tra bugie e realtà, intervallate solo dalle umiliazioni da parte del suo “ragazzo”, divenuto a tutti gli effetti carnefice e aguzzino. Sata poi, a dirla tutta, sa fare il suo mestiere: mantiene prima un profilo perlopiù distaccato, poi si mostra, falsamente e solo per brevi attimi, dolce, salvo infine affondare la fragile ragazza con le sue cattiverie. Uno scenario che fa accapponare la pelle. Ma il peggio deve ancora arrivare. Lo spettatore, pieno di aspettative, già si è trovato in una storia senza senso, ma dovrà, suo malgrado, assistere a uno sviluppo persino offensivo. La nostra protagonista, infatti, episodio dopo episodio, non solo non farà nulla per migliorare la propria condizione, ma finirà proprio per accettare i suoi limiti, reputandoli come giusti, e si affiderà ciecamente a un’idea di amore incondizionato che la porterà alla sua morte caratteriale (e, passatemelo, spirituale). Forse mi definirete arrogante, ma io sono un forte sostenitore del detto “Ama te stesso prima di amare un’altra persona”. Amare non vuol dire annullarsi, non vuol dire accettare incondizionatamente i difetti del proprio partner. Amare vuol dire sostenersi, correggersi reciprocamente, fare progetti insieme. La cosa però deve essere reciproca, ecco perché bisogna essere consapevoli su cosa si sappia offrire, e su cosa si debba battere ferro per diventare persone migliori. Nel momento in cui uno domina, non solo non è più amore, ma si perde proprio tutto il beneficio (e il bello di una relazione), ed è ciò che succede in questa storia. In altre parole, questo shojo riesce nell’impresa di trasformare un’eroina anonima iniziale in un soggetto disgustoso, inetto, privo di iniziativa, ossessionata da un aguzzino che vede in lei solo un giocattolo. A definirla bestia, il regno animale mi urlerebbe contro.
Sui personaggi bisognerebbe fare una vera e propria trattazione ignobile, ma cerco di esser conciso. Erika è una ragazza vittima, una stupida senza amor proprio che parte come oca bugiarda e finisce per diventare una folle succube, convinta che la sua vita dovrà essere in tutto e per tutto decisa in funzione di Sata, un tronfio uomo dominante che l’accetterà di buon grado. L’autrice poi, forse resasi conto di aver esagerato, gli affibbierà un passato traumatico, ma, ragazzi miei, questa roba non regge, tutti abbiamo avuto dei momenti bui, e per fortuna quasi nessuno lo fa pesare sulla propria partner umiliandola nei peggiori modi. Questa scelta rafforza ulteriormente le mie opinioni sulla malignità dell’autrice, consapevole che senza una “sad story” Sata non sarebbe stato abbastanza appetibile (e quindi il suo manga non avrebbe venduto), benché la sua stessa anima puzzi di crudeltà peggio del letame. Abbiamo poi San, offesa al significato della parola “amicizia”: un’inetta quasi pari all’amica che, anziché prenderla a sberle, arriva persino a incoraggiarla, salvo solo un iniziale tentennamento. Kusakabe, temporaneo “ragazzo” di Erika nel suo unico momento di lucidità (i due episodi in cui lei e Sata si lasciano sono solo, a conti fatti, visti i risvolti, l’ennesima illusione infranta), non è nemmeno tutto questo granché: un inetto pessimista, veramente poco appetibile, ma che comunque, alla fine, sarà l’unico ad avere uno sviluppo positivo (e fidati, bello, ci hai solo guadagnato a lasciare quell’oca). Non mi soffermo sulle due amiche sceme di Erika, perché tali nullità credo meritino solo un trattamento: l’indifferenza, pertanto tiro dritto. Gli altri (pochi) personaggi servono solo come (inutile) supporto. Tanto la storia va a rotoli fin dal primo episodio.
Graficamente l’anime è mediocre, eccezion fatta per i volti. Molto buono, invece, è il comparto audio, con delle belle tracce, molto a tema. L’opening è davvero bella e accattivante, un vero spreco per una serie così infame, anche perché ascoltandone il testo si sarebbe potuto evincere un finale ben diverso (e migliore).
In conclusione, ignorando l’aspetto trama e tematiche, “Wolf Girl & Black Prince” è una serie quasi decente, da 6, soprattutto per merito del buon comparto sonoro. Tuttavia, con una leggera nota di dispiacere, ne sconsiglio nella maniera più assoluta la visione (a meno che non abbiate un encefalo correttamente funzionante, e, fidatevi, qui non basta “spegnere il cervello”): una serie che fa passare per giusta una visione così distorta dell’amore incondizionato, dove sembra che per una ragazza la cosa più importante nella vita, pur di sentirsi realizzata, sia mettersi con il primo orco qualsiasi che passa, a scapito della propria formazione individuale, è quanto di più sbagliato ci possa essere. Viviamo in un mondo albergato da demoni ben peggiori rispetto a quelli delle favole, dove ogni giorno ne sentiamo di cotte e di crude, con femminicidi e altre atrocità spesso originati da futili motivi quali semplici gelosie, dove una buona parola, tanto buon senso e rispetto per il prossimo basterebbero di per sé a ridurre certi numeri a cifre ben meno inquietanti. Io, in primis, credo che l’amore, quello vero, e il libero arbitrio siano due delle poche cose davvero belle al mondo, e questo shojo, con tutto il rispetto, ci sputa sopra. Mi rendo conto di esser stato, in questa recensione, particolarmente severo, anche perché noto come in realtà questa serie a una buona fetta di persone (per fortuna non la maggioranza) sia piaciuta, e spesso mi sono proprio scontrato con altri appassionati in tal merito. Quindi chiedo nuovamente scusa, evidentemente non ho spento abbastanza i neuroni. Forse avrei dovuto fare come alcuni uomini, mi sarei dovuto arrendere al fatto di non poter, in alcuna maniera, autodeterminarmi dalla mia mediocrità, ed accettare la mia misera condizione di ‘sfigato’, proprio come la nostra Erika.
“Wolf Girl & Black Prince” nasce come un manga, partorito dalla mente (a mio giudizio stupida o malvagia) di Ayuko Hatta, trasposto poi in anime dalla TYO Animations e uscito in Italia sul canale di streaming Yamato Animation.
La trama comincia presentandoci tal Erika Shinohara, studentessa liceale di sedici anni al suo primo giorno di liceo, tutta presa, come giusto, dai dubbi tipici dell’adolescenza: la “necessità” di fare amicizie cool per non essere considerata “sfigata”, il desiderio di conoscere qualche bel ragazzo con il quale intraprendere una relazione, le prime vampate ormonali... insomma, un po’ tutte quelle cose attraverso cui, chi meglio chi peggio, siamo passati. E fin qui tutto a posto, ma siamo sì e no al quinto minuto. Purtroppo, fin dalle prime battute, notiamo come Erika soffra di una comune problematica giovanile: l’anonimato, come dimostrato dalla sua personalità non ancora definita, ma anche dal fatto di possedere ancora atteggiamenti infantili (per fare un esempio, si arrabbia facilmente con dei marmocchi per un futile motivo). Ma alla fine ammettiamolo: tutti, chi più chi meno, siamo stati così, e solo le esperienze (positive e negative) ci hanno poi permesso, nel corso della vita, di andare oltre, di diventare delle persone un po’ più adulte (sempre e comunque in crescita). Erika ahimè, dopo una sola ora di lezione, compie forse una delle scelte più scellerate: pur di vantarsi (e atteggiarsi a “figa”) con due compagne di classe oche, parla di un suo immaginario ragazzo, raccontando loro, da ballista compulsiva quale è (o forse semplicemente da ragazza fragile e anonima), le particolari attenzioni che esso le riserva. Ebbene sì: Erika è una “senza palle”, e finisce per invischiarsi in qualcosa di davvero spiacevole. Ma fin qui la pazienza dello spettatore intelligente tiene ben botta, del resto Erika sembrerebbe in tutto e per tutto la classica protagonista in formazione, con grossi difetti iniziali e una totale incapacità di giudizio che la porta a non azzeccarne una, salvo poi migliorare (o meglio crescere) nel finale. La realtà però è completamente diversa: Erika infatti, aiutata dalla migliore amica San (che poi... “amica”... ma dei personaggi parlerò dopo), porta avanti questa farsa, finché non si rende inevitabile mostrare almeno una foto di questo bel ragazzo di cui tanto parla, ed ecco che la nostra ochetta decide di fotografare un bel biondone beccato per caso in strada. Però si sa, le bugie hanno le gambe corte, e il karma certe volte fa proprio il suo dovere, quindi la nostra Erika finisce per commettere un errore ancora più grosso, fotografando per sbaglio niente meno che il “Black Prince” Sata, il ragazzo più popolare della sua scuola. Disperata, ma ancora abbastanza stupida da perseverare nei suoi errori, la nostra ragazza castana arriva persino a proporre a Sata di fingere di essere il suo fidanzato, per poter evitare il dileggio delle sue “amiche”. Sata, da apparente bravo ragazzo, accetta le assurde condizioni, salvo poi svelare il suo oscuro carattere: è un semi-misogino prepotente che si diverte a trattare tutte le ragazze come giocattoli, tant’è che finisce poi per ricattare Erika, costringendola a diventare il suo “cagnolino”, pur di mantenere il segreto. Le giornate della ragazza diventano così veri e propri incubi, sempre sospese su un fragile equilibrio tra bugie e realtà, intervallate solo dalle umiliazioni da parte del suo “ragazzo”, divenuto a tutti gli effetti carnefice e aguzzino. Sata poi, a dirla tutta, sa fare il suo mestiere: mantiene prima un profilo perlopiù distaccato, poi si mostra, falsamente e solo per brevi attimi, dolce, salvo infine affondare la fragile ragazza con le sue cattiverie. Uno scenario che fa accapponare la pelle. Ma il peggio deve ancora arrivare. Lo spettatore, pieno di aspettative, già si è trovato in una storia senza senso, ma dovrà, suo malgrado, assistere a uno sviluppo persino offensivo. La nostra protagonista, infatti, episodio dopo episodio, non solo non farà nulla per migliorare la propria condizione, ma finirà proprio per accettare i suoi limiti, reputandoli come giusti, e si affiderà ciecamente a un’idea di amore incondizionato che la porterà alla sua morte caratteriale (e, passatemelo, spirituale). Forse mi definirete arrogante, ma io sono un forte sostenitore del detto “Ama te stesso prima di amare un’altra persona”. Amare non vuol dire annullarsi, non vuol dire accettare incondizionatamente i difetti del proprio partner. Amare vuol dire sostenersi, correggersi reciprocamente, fare progetti insieme. La cosa però deve essere reciproca, ecco perché bisogna essere consapevoli su cosa si sappia offrire, e su cosa si debba battere ferro per diventare persone migliori. Nel momento in cui uno domina, non solo non è più amore, ma si perde proprio tutto il beneficio (e il bello di una relazione), ed è ciò che succede in questa storia. In altre parole, questo shojo riesce nell’impresa di trasformare un’eroina anonima iniziale in un soggetto disgustoso, inetto, privo di iniziativa, ossessionata da un aguzzino che vede in lei solo un giocattolo. A definirla bestia, il regno animale mi urlerebbe contro.
Sui personaggi bisognerebbe fare una vera e propria trattazione ignobile, ma cerco di esser conciso. Erika è una ragazza vittima, una stupida senza amor proprio che parte come oca bugiarda e finisce per diventare una folle succube, convinta che la sua vita dovrà essere in tutto e per tutto decisa in funzione di Sata, un tronfio uomo dominante che l’accetterà di buon grado. L’autrice poi, forse resasi conto di aver esagerato, gli affibbierà un passato traumatico, ma, ragazzi miei, questa roba non regge, tutti abbiamo avuto dei momenti bui, e per fortuna quasi nessuno lo fa pesare sulla propria partner umiliandola nei peggiori modi. Questa scelta rafforza ulteriormente le mie opinioni sulla malignità dell’autrice, consapevole che senza una “sad story” Sata non sarebbe stato abbastanza appetibile (e quindi il suo manga non avrebbe venduto), benché la sua stessa anima puzzi di crudeltà peggio del letame. Abbiamo poi San, offesa al significato della parola “amicizia”: un’inetta quasi pari all’amica che, anziché prenderla a sberle, arriva persino a incoraggiarla, salvo solo un iniziale tentennamento. Kusakabe, temporaneo “ragazzo” di Erika nel suo unico momento di lucidità (i due episodi in cui lei e Sata si lasciano sono solo, a conti fatti, visti i risvolti, l’ennesima illusione infranta), non è nemmeno tutto questo granché: un inetto pessimista, veramente poco appetibile, ma che comunque, alla fine, sarà l’unico ad avere uno sviluppo positivo (e fidati, bello, ci hai solo guadagnato a lasciare quell’oca). Non mi soffermo sulle due amiche sceme di Erika, perché tali nullità credo meritino solo un trattamento: l’indifferenza, pertanto tiro dritto. Gli altri (pochi) personaggi servono solo come (inutile) supporto. Tanto la storia va a rotoli fin dal primo episodio.
Graficamente l’anime è mediocre, eccezion fatta per i volti. Molto buono, invece, è il comparto audio, con delle belle tracce, molto a tema. L’opening è davvero bella e accattivante, un vero spreco per una serie così infame, anche perché ascoltandone il testo si sarebbe potuto evincere un finale ben diverso (e migliore).
In conclusione, ignorando l’aspetto trama e tematiche, “Wolf Girl & Black Prince” è una serie quasi decente, da 6, soprattutto per merito del buon comparto sonoro. Tuttavia, con una leggera nota di dispiacere, ne sconsiglio nella maniera più assoluta la visione (a meno che non abbiate un encefalo correttamente funzionante, e, fidatevi, qui non basta “spegnere il cervello”): una serie che fa passare per giusta una visione così distorta dell’amore incondizionato, dove sembra che per una ragazza la cosa più importante nella vita, pur di sentirsi realizzata, sia mettersi con il primo orco qualsiasi che passa, a scapito della propria formazione individuale, è quanto di più sbagliato ci possa essere. Viviamo in un mondo albergato da demoni ben peggiori rispetto a quelli delle favole, dove ogni giorno ne sentiamo di cotte e di crude, con femminicidi e altre atrocità spesso originati da futili motivi quali semplici gelosie, dove una buona parola, tanto buon senso e rispetto per il prossimo basterebbero di per sé a ridurre certi numeri a cifre ben meno inquietanti. Io, in primis, credo che l’amore, quello vero, e il libero arbitrio siano due delle poche cose davvero belle al mondo, e questo shojo, con tutto il rispetto, ci sputa sopra. Mi rendo conto di esser stato, in questa recensione, particolarmente severo, anche perché noto come in realtà questa serie a una buona fetta di persone (per fortuna non la maggioranza) sia piaciuta, e spesso mi sono proprio scontrato con altri appassionati in tal merito. Quindi chiedo nuovamente scusa, evidentemente non ho spento abbastanza i neuroni. Forse avrei dovuto fare come alcuni uomini, mi sarei dovuto arrendere al fatto di non poter, in alcuna maniera, autodeterminarmi dalla mia mediocrità, ed accettare la mia misera condizione di ‘sfigato’, proprio come la nostra Erika.
Erano mesi che aspettavo di guardarlo, ma, credendo di trovarmi davanti all’ennesimo anime shojo con situazioni all’inverosimile e personaggi costruiti con lo stampino, ho sempre rimandato. Un peccato. Visto che “12-Sai. Chicchana Mune no Tokimeki” è una piccola chicca che si distingue dalla massa. Non mi sento di elogiarlo al massimo, perché presenta anche lui le sue pecche, ma andiamo con ordine.
La trama segue le vicende di un gruppo di dodicenni, all’ultimo anno delle elementari, e della suddivisione - molto marcata - tra maschi e femmine. I primi odiano le seconde, e viceversa. Nessuno sembra capirsi. Tra i personaggi ne spiccano quattro, che saranno i nostri protagonisti, due bambine e due bambini, inizialmente disinteressati all’altro sesso, che a poco a poco impareranno a fare i conti coi primi sentimenti.
Il passaggio dall’età dell’infanzia a quella dell’adolescenza, con tutto ciò che esso comporta, non è mai stato un tema facile; perché, per quanto se ne abusi, non tutti riescono a gestire particolarmente bene entrambe le parti in causa, descrivendo in maniera esaustiva come dovrebbe sentirsi un ragazzino a quell’età, specie se messo a confronto coi primi problemi col sesso opposto.
“12-Sai.”, nei primi episodi, ci riesce perfettamente. Pone lo spettatore di fronte ai più classici e più banali problemi, che chiunque di noi ha affrontato: il primo bacio, la prima cotta, la differenza tra amicizia e amore, finanche temi più delicati, come il menarca, affrontato attraverso gag divertenti, ma anche tremendamente realistiche. Il modo in cui maschi e femmine si vengono incontro, a volte con pregiudizi insensati, altre volte col desiderio di comprendersi, è delicato.
Tuttavia l’anime presenta due pecche che non sono affatto trascurabili.
La prima sono i personaggi. Eccetto Ayase che appare ingenua e che tratta le persone e le situazioni in maniera più semplicistica, gli altri personaggi sono incredibilmente maturi per la loro età, in particolare il fidanzato di Ayase, che spara perle di saggezza a raffica, manco fosse il messia sceso in terra. Un po’ di realismo sarebbe stato sicuramente più adatto. Anche perché, da un inizio che evidenzia la difficoltà e la vergogna di avvicinarsi l’un l’altro, trovo inadatto passare a mostrare personaggi che calpestano l’opinione altrui, in favore dell’amore... trovatemi un pre-adolescente cui non importi di essere ostracizzato dai compagni, pur di stare con la ragazzina di turno, che protegge a costo della vita!
Oltre a questo poco realismo, c’è da dire che, dopo due o tre episodi fatti molto bene, si cade nel triste mondo dei cliché da shojo scolastico. Nonostante l’età di cui si parli è diversa da quella del vasto mondo presentato da questo target, le situazioni sono identiche: il rivale che mette i bastoni fra le ruote, i fidanzati che rischiano di lasciarsi per piccoli malintesi, ma che grazie alla forza del loro incredibile amore trovano la soluzione a tutto, fino ad arrivare ad episodi strutturati sulle classiche situazioni già viste: gita al mare, gita al luna park, festival scolastico…
Nonostante molte di queste scene le abbia apprezzate personalmente, c’è da dire che c’è un triste calo, o meglio dire una sorta di continuo passaggio tra alti e bassi.
Malgrado questi dettagli, trovo che l’anime adempia pienamente ai suoi obiettivi e che riesca a comunicare quanto si era proposto all’inizio. Due stagioni che si godono pienamente.
A livello di trama e situazioni ricorda vagamente “Kodomo no Omocha”, e anche i disegni sono vagamente simili; oltretutto, rispetto all’OAV che avevo visto, ho notato un certo miglioramento della grafica.
Consigliato.
La trama segue le vicende di un gruppo di dodicenni, all’ultimo anno delle elementari, e della suddivisione - molto marcata - tra maschi e femmine. I primi odiano le seconde, e viceversa. Nessuno sembra capirsi. Tra i personaggi ne spiccano quattro, che saranno i nostri protagonisti, due bambine e due bambini, inizialmente disinteressati all’altro sesso, che a poco a poco impareranno a fare i conti coi primi sentimenti.
Il passaggio dall’età dell’infanzia a quella dell’adolescenza, con tutto ciò che esso comporta, non è mai stato un tema facile; perché, per quanto se ne abusi, non tutti riescono a gestire particolarmente bene entrambe le parti in causa, descrivendo in maniera esaustiva come dovrebbe sentirsi un ragazzino a quell’età, specie se messo a confronto coi primi problemi col sesso opposto.
“12-Sai.”, nei primi episodi, ci riesce perfettamente. Pone lo spettatore di fronte ai più classici e più banali problemi, che chiunque di noi ha affrontato: il primo bacio, la prima cotta, la differenza tra amicizia e amore, finanche temi più delicati, come il menarca, affrontato attraverso gag divertenti, ma anche tremendamente realistiche. Il modo in cui maschi e femmine si vengono incontro, a volte con pregiudizi insensati, altre volte col desiderio di comprendersi, è delicato.
Tuttavia l’anime presenta due pecche che non sono affatto trascurabili.
La prima sono i personaggi. Eccetto Ayase che appare ingenua e che tratta le persone e le situazioni in maniera più semplicistica, gli altri personaggi sono incredibilmente maturi per la loro età, in particolare il fidanzato di Ayase, che spara perle di saggezza a raffica, manco fosse il messia sceso in terra. Un po’ di realismo sarebbe stato sicuramente più adatto. Anche perché, da un inizio che evidenzia la difficoltà e la vergogna di avvicinarsi l’un l’altro, trovo inadatto passare a mostrare personaggi che calpestano l’opinione altrui, in favore dell’amore... trovatemi un pre-adolescente cui non importi di essere ostracizzato dai compagni, pur di stare con la ragazzina di turno, che protegge a costo della vita!
Oltre a questo poco realismo, c’è da dire che, dopo due o tre episodi fatti molto bene, si cade nel triste mondo dei cliché da shojo scolastico. Nonostante l’età di cui si parli è diversa da quella del vasto mondo presentato da questo target, le situazioni sono identiche: il rivale che mette i bastoni fra le ruote, i fidanzati che rischiano di lasciarsi per piccoli malintesi, ma che grazie alla forza del loro incredibile amore trovano la soluzione a tutto, fino ad arrivare ad episodi strutturati sulle classiche situazioni già viste: gita al mare, gita al luna park, festival scolastico…
Nonostante molte di queste scene le abbia apprezzate personalmente, c’è da dire che c’è un triste calo, o meglio dire una sorta di continuo passaggio tra alti e bassi.
Malgrado questi dettagli, trovo che l’anime adempia pienamente ai suoi obiettivi e che riesca a comunicare quanto si era proposto all’inizio. Due stagioni che si godono pienamente.
A livello di trama e situazioni ricorda vagamente “Kodomo no Omocha”, e anche i disegni sono vagamente simili; oltretutto, rispetto all’OAV che avevo visto, ho notato un certo miglioramento della grafica.
Consigliato.
Love Begins
8.0/10
Recensione di Chii-Kamio
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Love Begins è il classico manga shoujo.
I personaggi principali sono Hibino Tsubaki, ragazza estremamente timida e impacciata nei rapporti interpersonali, che veste all’antica non riuscendosi a vedere in altre vesti, aumentando così la propria insicurezza. Ingenua fino al ridicolo, tanto accademicamente dotata quanto inetta ed esagerata nelle più semplici azioni quotidiane (se qualcosa non ti sta bene non scappi correndo in mezzo alla strada anziché parlarne; se subisci un tentato stupro non lo dimentichi in due secondi perdonando le compagne che ti hanno organizzato lo scherzo, le denunci e vai in terapia).
L’altro protagonista è Tsubaki Kyouta, il classico pallone gonfiato super Figo della situazione, corteggiato da qualsiasi ragazza incroci che puntualmente cade ai suoi piedi, bello, carismatico, sicuro di sé, intelligente e chi più ne ha più ne metta.
Per una serie di situazioni i due cominceranno a frequentarsi fino ad innamorarsi, e così il classico cliché del cattivo ragazzo che si innamora e diventa un fidanzato modello della classica ragazza imbranata, ingenua e alle prime esperienze è fatta.
Lineare, tuttavia l’ho apprezzato essendo una fan di questo genere in cui la trama non può che essere scontata (purtroppo).
Le pagine scorrono veloci eccezion fatta per alcune riflessioni psicologiche su amore e paranoie decisamente esasperate e prive di fondamento.
I disegni sono caratterizzati da occhi enormi e capelli che dovrebbero coprire gli occhi ma scompaiono forse dietro di essi, e tuttavia sono piacevoli e curati nei vestiti e nelle figure.
Le ambientazioni sono approssimative e il tutto è concentrato e incentrato sui due protagonisti.
Nel complesso lo consiglio se si cerca una lettura piacevole e poco impegnativa, in cui il romanticismo fa da padrone di casa.
I personaggi principali sono Hibino Tsubaki, ragazza estremamente timida e impacciata nei rapporti interpersonali, che veste all’antica non riuscendosi a vedere in altre vesti, aumentando così la propria insicurezza. Ingenua fino al ridicolo, tanto accademicamente dotata quanto inetta ed esagerata nelle più semplici azioni quotidiane (se qualcosa non ti sta bene non scappi correndo in mezzo alla strada anziché parlarne; se subisci un tentato stupro non lo dimentichi in due secondi perdonando le compagne che ti hanno organizzato lo scherzo, le denunci e vai in terapia).
L’altro protagonista è Tsubaki Kyouta, il classico pallone gonfiato super Figo della situazione, corteggiato da qualsiasi ragazza incroci che puntualmente cade ai suoi piedi, bello, carismatico, sicuro di sé, intelligente e chi più ne ha più ne metta.
Per una serie di situazioni i due cominceranno a frequentarsi fino ad innamorarsi, e così il classico cliché del cattivo ragazzo che si innamora e diventa un fidanzato modello della classica ragazza imbranata, ingenua e alle prime esperienze è fatta.
Lineare, tuttavia l’ho apprezzato essendo una fan di questo genere in cui la trama non può che essere scontata (purtroppo).
Le pagine scorrono veloci eccezion fatta per alcune riflessioni psicologiche su amore e paranoie decisamente esasperate e prive di fondamento.
I disegni sono caratterizzati da occhi enormi e capelli che dovrebbero coprire gli occhi ma scompaiono forse dietro di essi, e tuttavia sono piacevoli e curati nei vestiti e nelle figure.
Le ambientazioni sono approssimative e il tutto è concentrato e incentrato sui due protagonisti.
Nel complesso lo consiglio se si cerca una lettura piacevole e poco impegnativa, in cui il romanticismo fa da padrone di casa.
12-Sai mi ispira da tempo. Wolf Girl & Black Prince pure, anche se non immaginavo vivesse di "aguzzini", "crudeltà" e "bestie".
Grazie mille
"Wolf Girl e Black Prince" non è semplicemente brutto, ma offensivo. Sguazza in un'idea malata, morbosa e lesionista di rapporto, e pretende di far passare per normale se non accattivante una cosa pericolosissima. Le umiliazioni, i maltrattamenti, lo zerbinaggio... Tutto è perdonato perché il ragazzo è un figo col passato tennnnebroso!1!. Se i personaggi avessero avuto uno sviluppo positivo (o un qualunque sviluppo), arrivando a riconoscere i propri errori, maturando e stabilendo un rapporto alla pari l'inizio sarebbe stato digeribile... ma non così. Così è solo svilente.
Faccio un paragone con uno degli shoujo più famosi di tutti i tempi: Le situazioni di Lui & Lei. Lui & Lei parte da un concept iniziale simile (anche se presentato con uno stile e una simpatia che l'autrice di sta zozzeria se li sogna), lei ragazza bugiarda che vive una vita di finzioni e lui che, scoprendo il suo segreto, decide di approfittarsene. Quanto dura questo stato di cose? UN EPISODIO/UN CAPITOLO DEL MANGA. Al termine del quale lei si rompe le palle, si ribella, si fa valere, lui CHIEDE SCUSA riconoscendo i propri errori, entrambi maturano grazie a questa esperienza e stabiliscono un rapporto di amicizia che si evolve poi in una storia d'amore perché il reciproco interesse non era finto. UNA STORIA D'AMORE ALLA PARI, dove nessuno è succube dell'altro, nulla viene scusato perché sono "troppo belli", esiste un dialogo vero e i due crescono assieme come persone e fidanzati.
Ripeto un livello forse troppo alto, mi sarei accontentata di molto meno. Tipo che lei dimostrasse un pò di amor proprio. Ma il senso di disagio che ho provato guardando quello che veniva spacciato come uno shoujo tranquillo me lo ricordo molto bene O_o
Era una serie semplicissima, scontata, eppure piacevolissima, nostalgica, che mi ha fatto arrabbiare, ridere, emozionare, sfottere i personaggi. E' un'ottima serie per il suo pubblico (giapponese) di riferimento, lo stesso tipo di pubblico in Occidente probabilmente vuole altro, ma ne consiglio la visione a chi era ragazzino negli anni '90 ed è cresciuto con un certo tipo di shoujo manga, di cui ritroverà qui, piacevolmente, molti elementi.
... (ma, a livello personale, questa serie è legata a troppi ricordi del mio primo periodo in Giappone nella primavera 2016, quindi per il bene delle mie ghiandole lacrimali è bene che non ci ripensi... troppo tardi, sto già canticchiando di nuovo la ending... )
Love begins mi piace troppo ma sono di parte perché amo la kanan.
12-sai è dolcissimo e fa il suo lavoro per il pubblico a cui è rivolto
La opening orecchiabile è ciò che spinge a darci un'occhiata settimanalmente, con la speranza che migliori, per poi rendersi conto di aver buttato via una 20ina di minuti.
Detto questo penso ci sia di peggio... tanto per fare un esempio diabolik lovers è ancora più malato, tutto sommato wolf girl un minimo si prende sul ridere.
Ogni tanto la mente gioca brutti scherzi e vien voglia di vedere merda per rendersi conto di quante gemme ci sono, io la prendo in questo modo.
Il paragone che ha fatto Panssj è azzeccatissimo, anche se accostare Le Situazioni di Lui e Lei a wolf girl è quasi una bestemmia, il primo è un capolavoro.
Gli altri due non li conosco ma leggendo le recensioni mi pare che 12-sai potrebbe essere il titolo da recuperare.
Ragazzi.... Per tutti i "per benisti" è un manga/anime ogni autore INVENTA una storia... Cosa vi attaccate a sta idea "malata" del messaggio negativo/positivo ecc...
Tutta questa soggettività a MIO PARERE fa male alle recensioni, perchè a differenza vostra, potrebbe piacere a qualcun altro e così facendo passa un messaggio totalmente sbagliato.
Poi magari siete quelli che dicono che GOBLIN SLAYER È UN CAPOLAVORO.
Io ho letto anche il manga e devo dire che è un'opera davvero malfatta sotto ogni punto di vista.
Tutto il comparto narrativo si regge sul "ma lui è belloccio".
Mah.
Poi de gustibus ma che l'impianto narrativo dell'opera faccia acqua da tutte le parti è oggettivo.
Sulle cose oggettive nulla da dire infatti ??
Carta canta
8 a Love Begins non si può proprio vedere a prescindere (disegni, trama, personaggi e relativi risvolti sono terribili) e poi leggo 5 a Wolf Girl & Black Prince con relativa indignazione.
Ques'ultima opera è tutto fuorchè perfetta o ben realizzata, ma sicuramente un sorriso ogni tanto lo strappa. Non lo consiglierei a nessuno perchè ci sono opere dello stesso genere che sono molto meglio, sia per trama che per realizzazione, ma dopo quell'8 non si può degnigrare pesantemente quest'anime!
Normalmente supporterei completamente la dialettica del “è un’opera di finzione, posate i forconi”.
MA.
Una cosa importantissima da fare in queste situazioni secondo me è chiedersi: che messaggio trasmette l’opera? Perché non è sbagliato voler dipingere una relazione malsana o abusiva, il punto è come lo si fa. Se lo si fa con il giusto peso, mostrandone le storture e mettendo lo spettatore (attenzione non per forza il personaggio, ma lo spettatore) nella condizione di riflettere su ciò che sta vedendo, allora si tratta di un’opera fatta bene. Ma se, come spesso succede negli shojo e non solo negli shojo (il mio odio verso molti BL ha radici in questo trope) una relazione squilibrata verso una delle due parti viene fatta passare come normale o addirittura auspicabile perché “eh ma lui è bello”, “eh ma io lo amo”, allora non ci siamo. Il messaggio che passa è sbagliato ed è meritevole di critica. Apprezzo molto la recensione perché sono cose che vanno fatte notare (anche se io non conosco l'opera in questione quindi non posso dire se sia così pervasivo il problema).
Non è mai un problema di soggetto della rappresentazione, è sempre un problema di modi della rappresentazione. Pensa un po’ che differenza farebbe una storia di discriminazione verso una persona omosessuale se raccontata con serietà e tatto in confronto alla stessa storia se raccontata come qualcosa di divertente e che non fa male a nessuno.
Non sto difendendo l'opera nè niente, era un semplice messaggio "generico" alla fine l'opera può essere anche brutta mal narrata ecc...
Ma troppa soggettività, e ribadisco come ho detto anche le commento precedente , a Mio Parere non è il massimo.
Prendi per esempio un libro ... Che magari trasmette tot emozioni e in un certo modo, non tutti saranno in grado di coglierle, non a tutti da le stesse identiche emozioni.
Per questo dico si alla soggettività, ma non come base della recensione!
Ciao sono quella che ha detto di Wolf girl e Black Prince "è offensivo".
E lo ripeto ancora una volta: come tipo di opera è offensiva, se non addirittura pericolosa.
Perché fa passare per normale, se non addirittura desiderabile, uno stato di cose che è semplicemente manipolazione, autolesionismo e abuso (si, uso paroloni forti e non a caso).
Non è questione di "soggettività" (che poi, in questo contesto, che vuol dire? Non è una impressione de singolo lettore ma fatti oggettivi che vengono tranquillamente esposti nella storia stessa), o di voler fare la recensione "cattivona" a tutti i costi.
Come ha detto benissimo Aki97
(parole d'oro!)
Quindi si. È un'opera offensiva verso l'intelligenza dello spettatore/lettore, perché pretende di imboccarti una storiella malsana facendo finta che non ci sia niente di sbagliato, nascondendo tutto sotto una patina rosata (oh guarda, lui è belloccio! ci sono i fiorellini da shoujo manga!) e giustificando le peggio cose in funzione della stessa.
È un'opera pericolosa perché chiaramente rivolta ad un pubblico di ragazze/i giovani, e fa passare un messaggio di normalizzazione di certe dinamiche ("chi è belloccio può permettersi di trattarti come una pezza poiché belloccio"). Con questo non voglio dire che non debba esserci libertà di espressione nelle opere, o non si possano trattare argomenti scomodi: ma un'opera deve essere ONESTA in quello che vuole ritrarre, non cercare di manipolare il proprio target (giovanissimo) nel credere che ti stia raccontando una storia plausibile e sana.
Molti shoujo come dicevo sopra partono dallo stesso concept di base. Ma l'evoluzione, o il modo di trattarlo, è ben diverso quando l'autrice è una persona capace.
Ti avrei taggata ma nello scrivere mi sono totalmente scordato Pardon!!!
Comunque non lo so... Non mi convince la cosa scusami ?? non riesco a pensarla diversamente.... Ho visto l'anime e devo ancora leggere il manga... E un 6.5 credo di darglielo... Alla fine nasce tutto per un "favore" a livello di trama ecc quindi a fini narrarivi doveva essere per forza di cose "cattivo" per renderlo più interessante, poi comunque viene buttato molto anche sul lato comico, non da prendere seriamente, ma inutile ripetere queste cose, comunque spiegate anche nella recensione.
Il fatto che possa piacere è soggettivo, questo si.
Ci sono milioni di motivi per apprezzare un'opera.
Ma piacere e saper giudicare a livello OGGETTIVO (quindi al di là delle impressioni e dei gusti personali) permetti è un altro paio di maniche.
Io ho amato e amo opere di cui però, leggendole o guardandole con un occhio più critico e distaccato, vedo e riconosco i difetti. Vederne i difetti non diminuisce il mio apprezzamento (nessuna opera è un paradigma di perfezione), anzi vuol dire prestare la giusta attenzione quando se ne usufruisce.
Wolf Girl & Black Prince ha un enorme problema di fondo, oggettivo, che è per me talmente palese da essere impossibile da ignorare. Ed è un problema grave. Ho già espresso sopra il mio pensiero a riguardo xD
E mi piace Goblin Slayer.
Love Begins lo leggiucchiai ben prima che fosse annunciato da noi... e misi una croce sull'autrice (tra l'altro non mi piace minimamente il suo tratto).
Scusa, non polemizzo, i gusti so gusti, non ho visto wolf girl, quoti tutto quello che gli altri utenti criticano dell'opera e poi dici "mi piace goblin slayer", dove i goblin stuprano le donne x riprodursi...a parte il fatto che ho droppato la serie al primo stupro (stavo x vomitare, non sono argomenti che supporto nemmeno nelle opere di finzione) ma che messaggio fai passare allo spettatore così? X me nessuno sensato e il fatto che sia un fantasy non permette di fare ste cose xk tanto nel mondo reale non succede che per dire una scimmia stupri una donna, ma almeno fai come non ricordo chi l'ha scritto, critica l'opera, ammetti che l'idea è malsana e poi, solo allora dici, mi piace goblin slayer.
Perché se il messaggio della ragazza-zerbino crea tutto sto casino, goblin slayer andrebbe messo al rogo o sulla categoria fantasy-hentai-action.
Ps. Non è un attacco, ma un semplice scambio di opinioni
Non hai visto nessuna delle due serie, è un po' complicato capirci dato che tu non sai di cosa di parla in nessuna delle due, se non, a quanto pare, per sentito dire.
Goblin Slayer è l'esempio più inesatto che si potesse fare in questo contesto, e sai perché? Perché Goblin Slayer NON PARLA DI STUPRI, non né promuove la cultura né li fa passare come cose che possono essere perdonate. In Goblin Slayer non c'è alcun modello negativo che viene esalto, perdonato o promosso, anzi, se un modello negativo c'è ed è il modo di vivere del protagonista che per vendetta non si cura di nient'altro, questo viene fortemente criticato dai comprimari, i quali appunto provano a fargli capire che oltre la vendetta c'è una vita che comunque va vissuta nel rispetto e nella cura di se stessi e nei rapporti con gli altri. Il manga non è "stupro slayer", non basa la sua trama sugli stupri, né il protagonista né fa né ne subisce, quindi dove starebbe la somiglianza con lo squilibrio dei rapporti uomo/donna proposto invece in Wolf girl? Ci sono un sacco di manga dove possono esserci stupri o tentati stupri ma mica significa che si basino su questo o ne promuovano la messa in atto.
Non è complicato xk io sono un tipo che ragiona, non è che xk penso una cosa, se leggo un'altra opinione valida resto della mia ahaha. A me piace essere il più oggettivo possibile ma non sono perfetto.
Hai ragione, goblin slayer non incentra la trama sullo stupro, e il paragone può anche decadere, però da quello che so su wolf prince, poi il rapporto cambia, sarà che ha trattato malissimo l'argomento, non lo so XD
Cmq ottima discussione, grazie per lo scambio di opinioni
Il rapporto cambia in un certo senso perché alla fine il succo di questo tipo di storie è che "l'amore vince" e "L'amore cambia le persone", che mi va anche bene come messaggio ma è il modo in cui lo veicoli che può essere sbagliatissimo e dannoso. Sicuramente quello della ragazza zerbino di Wolf girl non è un atteggiamento estremo ma in buona sostanza il fare "il cane" mantenendo una relazione in totale squilibrio delle parti, è un po' come dire "il mio ragazzo all'inizio mi picchiava/comandava ma glielo facevo fare perché era figo e mi ero innamorata. Ora non mi picchia più, non così spesso, perché adesso ci amiamo reciprocamente". Terribile.
Gli spunti detti con abele sono interessanti, ma da alcuni commenti mi vien da chiedere " hanno superato la 6/7 puntata !?" È vero che come dite voi l'anime inizia con la ragazza zerbino ... Ma poi cambia totalmente rotta?
E questa cosa non viene minimamente menzionata nella recensione nè da nessun altro.
Non lo so... Con questa recensione mi trovo troppo contrariato rispetto alle altre ???
Non è per polemicizzare eh, si discute tranquillamente
Vero. "Goblin Slayer" non sminuisce né giustifica gli stupri, il suo problema è che tratta un argomento delicato con poca serietà, infarcendo la trama di umorismo pecoreccio. È come se al bar, finito di parlare (con giusto sdegno) di una violenza sessuale, si passasse immediatamente a pontificare sui glutei di Belen.
Si ma che cappero c'entra come un GS tratti bene o male un argomento che non è il suo focus ed è diverso rispetto a quello di una serie che sul suo focus ci ha costruito la storia e se lo ritrova pure nel titolo?
A questo punto, anche se è blasfemia nominarlo per un paragone con Wolf girl, è più logico usare Karekano come paragone, come ha fatto Panssj. Non è che possiamo prendere un qualsiasi manga che tratta bene o male un argomento, che non c'entra nulla con quello di cui si sta discutendo qui e dire "eh questa fa la zerbino, ma c'è quest'altro manga che tratta in maniera non approfondita *argomento brutto ma totalmente diverso*", quando in tale opera quell'"argomento brutto ma totalmente diverso" non è neanche il focus dell'opera?!
Messo a parte il mio disprezzo per "Goblin Slayer", il mio intervento era proprio per sottolineare che, pur con mille difetti, lì almeno non si giustificano comportamenti malati/criminali, a differenza di questo "Wolf Prince", che li fa passare invece per accettabili.
Parlo da donna, e una ragazza non dovrebbe mai accettare di farsi trattare come la protagonista, e lui, beh... uno così è meglio perderlo che trovarlo. Pure il cambiamento finale di quel 'simpaticone' - si fa per dire - è molto forzato, è una balla colossale, scusatemi; i tipi alla Blake Prince non cambiano.
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