Se foste talmente a corto di denaro da arrivare a vendere persino il tempo che vi resta da vivere, che prezzo dareste ai vostri giorni? In base a cosa valutereste la vostra esistenza?
Molto probabilmente quella da cui prende il via il manga Il prezzo di una vita apparirà una congettura talmente scapestrata da non esserci nemmeno mai balenata nella testa; eppure se ci si sofferma sopra anche solo per un istante, ci renderemo conto all'improvviso che "prezzare" una vita non è poi così scontato.
Tramutare in numeri sogni ed aspettative, ridurre ad un numero obiettivi e fallimenti, successi ed inciampi, riscatti e sconfitte... è davvero possibile? E se anche lo fosse, chi o che cosa possono determinarne il "quanto"?
La vita di un giovane brillante e di successo varrà quanto quella di un balordo? Quella di una casalinga annoiata sarà identica ai giorni di sopravvivenza cui una persona povera si aggrappa pur di non soccombere alla fame ed alle altre insidie? E poi vi è Kusunoki che, in un certo senso, è "nessuno".
Kusunoki è curioso, e stranamente eccitato di scommettere con sé stesso la cifra che potrà ricavarne; non rimane nondimeno sorpreso nell'apprendere che i 30 anni che gli rimarrebbero da vivere vengono stimati alla modesta cifra di 300.000 Yen (circa 2600 euro), e che ogni suo anno venduto vale dunque appena 10.000 Yen, ovvero circa 85 euro. Ciononostante, lo scambio viene siglato: per tutta la durate dei tre mesi che Kusunoki ha deciso di trattenere per sé, al ragazzo viene affiancata un'osservatrice del negozio, Miyagi, il cui compito è impedire che la disperazione in cui Kusunoki potrebbe cadere, durante i suoi ultimi giorni di vita, non lo spinga a compiere atti sconsiderati volti a far del male a sé o ad altre persone.
L'incipit de Il prezzo di una vita - I sold my life for ten thousand yen per year, manga pubblicato da Edizioni J-Pop in tre volumetti tra i mesi di luglio e settembre 2019, è indubbiamente atipico, e spalanca le porte ad una storia spiazzante e coinvolgente.
Il merito è di Sugaru Miaki, autore del romanzo originale "Tre giorni di felicità" (三日間の幸福, Mikkakan no Kofuku), divenuto quindi un manga nel 2016 con i disegni di Shouichi Taguchi: è proprio lui a raccontarci di come un tempo, sull'orlo di un esaurimento nervoso come spesso accade a molti giapponesi nel mese di maggio (viene definita letteralmente 'Gogatsu byou' -五月病- o malattia di maggio), si fosse recato con un amico a cercare i ciliegi ancora non in fiore.
Da lì Miaki ha fatto volare i pensieri, ritenendo che sarebbe stato fantastico vendere metà della propria vita per "ottenere in cambio un sacco di soldi", e che al tempo stesso sarebbe stato piuttosto frustrante se invece la propria vita fosse stata stimata in poche banconote. E' così nato il romanzo che, quattro anni più tardi, viene pubblicato in versione manga con il titolo Jumyou wo Kaitotte Moratta. Ichinen ni Tsuki, Ichimanen de.; la soddisfazione di Miaki è grandissima, poiché ritiene che Taguchi -peraltro fan del romanzo- sia stato in grado di illustrarlo cogliendone perfettamente l'atmosfera, fin nei minimi particolari, ritratti nelle pagine iniziali della storia.
In effetti Kusunoki non è un personaggio che sappia farsi amare o ricordare, ma nella cui ordinarietà sia estetica che caratteriale potremmo tuttavia essere in molti a ritrovarci: qualcuno che non serba traumi personali alle spalle, che ama la lettura e la musica, che eccelleva persino a scuola, che ha avuto un'amica d'infanzia con cui ha scambiato una promessa "da adulti."
Perché allora Kusunoki arriva a pensare che vivere sia talmente privo di significato da valer la pena trattare tutto in cambio di denaro?
Cosa farne poi, di quel denaro, se comunque niente nella vita reca alcun sapore?
Si tratta di una storia che propone una visione piuttosto cupa, senz'altro pessimistica e scoraggiante della vita, eppure la lettura di contro non è greve, ed anzi carica lo spettatore, così come il protagonista, di un inatteso fermento interiore, a voler negare che sia tutto lì, che sia tutto già scritto e irrimediabilmente deciso o immutabile. Che non si possa fare alcunché, se non una banale scrollata di spalle.
Ecco perché, rovesciando la prospettiva, nessuno può essere migliore di Kusunoki nel farsi da sé meccanismo del cambiamento.
Nella sua indifferenza e immobilità nei confronti del mondo, Kusunoki ha già deciso in partenza che la sua esistenza e il suo futuro non valgono nulla. Eppure, egli decide consapevolmente di recarsi a fare la scommessa della vita, confidando che ci sia qualcosa d'altro ad attenderlo. Sperando, senza crederci davvero, che qualcuno possa ribaltare il suo assunto e riferirgli che no, non è così, che anche la sua vita è preziosa ed insostituibile.
Kusunoki, tuttavia, non vede alcun miracolo compiersi di fronte ai suoi occhi; quantomeno non lo vede di certo accadere al negozio dello scambio, in un luogo asettico e privo di ogni calore umano.
Eppure, qualcosa nondimeno accade, poco alla volta, indotto dall'interazione che Kusunoki è costretto ad avere con la sorvegliante Miyagi, umana come lui eppure presenza silenziosa e pacata, ed invisibile a chiunque altro all'infuori di lui. Kusunoki la reputa inizialmente un fastidio, per quanto proprio il compito assegnato alla ragazza faccia sì che entrambi si ritrovino a parlare, a discutere, a ragionare della vita e per la vita.
Ed è così che proprio in virtù del bizzarro accordo che ha siglato, attraverso Miyagi Kusunoki ritrova lentamente una propria umanità, il rispetto per sé stesso, il piacere di interagire con le persone, di tastarne le reazioni, di scoprirsene interessato, nel bene e nel male.
Non si rinvengono, nel manga, le sfaccettature dell'angoscia che lo sviluppo di un tale tema presumibilmente comporterebbe, e che sarebbe stato interessante veder emergere; prevale, invece, un senso generale di apatia e di distacco, che pervade anche i protagonisti, e che impedisce al lettore di interiorizzare adeguatamente i sentimenti che dettano il loro agire. Nelle storie di Kusunoki e Miyagi s'intravede qualche cliché, che induce ad un utilizzo talora semplicistico dei personaggi.
La storia è tutto sommato efficace nel veicolare tematiche profonde e complesse, soprattutto se si considera lo spazio narrativo limitato di appena tre volumetti. Proprio in virtù degli argomenti trattati, sarebbe stato quasi certamente possibile espandere ancora oltre la storia, forse tuttavia perdendo in fedeltà d'adattamento alla storia originale.
E' comunque apprezzabile osservare come ciascuno dei tre volumetti pare quasi fare storia a sé, e reggersi in piedi da solo. Ognuno dei tre tankobon sviluppa un'atmosfere precisa e identificabile, senza comunque mai allentare né smarrire il filo conduttore del più ampio tema di fondo.
Se, così, nel primo volumetto ciò che ne emerge in maniera preponderante è il senso annoiato della vita, ovvero di un qualche cosa cui non si sa come far acquisire un significato, il secondo tankobon accelera l'impressione che tutto sia davvero oramai perduto. Che nel continuare a vivere si continuino a collezionare delusioni e amarezze. Ed è infine il terzo volume a riscattare infine i primi due, per quanto forse in maniera un pochino affrettata e buonista; il tankobon conclusivo dunque fa finalmente scoprire a noi, come al protagonista, un valido motivo per vivere.
Il dove, il come o il perché, tuttavia, non appariranno per magia di fronte a noi con uno schiocco di dita, bensì diverranno più chiari affrontando il sentiero un passo dopo l'altro, accogliendo ogni giornata e le sfide e gli scoramenti che comporta, ritrovando la voglia di fare, di scoprire, di tentare, di riempire.
Perché la vita non sia soltanto un baratto, perché non può essere fatta scivolare via come se niente fosse, perché di vivere, vale la pena eccome, non importa quanto ordinaria essa possa essere.
Il gioco è dunque questo: "prezzare" muta così in tutto e per tutto in un "apprezzare", che non è una ricetta fatta e confezionata su un pezzo di carta, bensì un foglio bianco su cui ognuno di noi scrive, e all'occorrenza cancella e riscrive, in maniera unica ed irripetibile.
Possiamo ricevere del denaro in cambio della vita, ma non è con quei soldi che la renderemo degna di essere vissuta, bensì attraverso la quantità e la qualità di ciò con cui sceglieremo volontariamente di farla diventare speciale.
La bella edizione proposta da J-Pop vede tre volumi flessibili al prezzo di euro 6,50 cadauno, con pagine di buona fattura, carta bianca dalla buona consistenza, stampa priva di sbavature, un'ottima rilegatura e una costina piacevolmente arrotondata al tatto.
I tankobon sono inoltre collocabili in un apposito box da collezione; si tratta di un cofanetto che si presenta esteticamente molto ben curato, impreziosito dalle accattivanti illustrazioni a colori di Taguchi, il cui uso del colore ricorda in parte lo stile acquerellato di Sahara Mizu.
Il contrasto con i disegni interni al manga è in effetti notevole e al primo impatto potrebbe apparire quasi spiazzante: il disegno è pulito e minimale, con un tratto essenziale e curato al tempo stesso. Sfondi e retini non appaiono più di tanto ricercati, salvo per quelle tavole in cui vi è una riproduzione fotografica di determinati luoghi o spaccati di interni. Una particolare cura è stata rivestita per le tavole di inizio capitolo, quasi interamente dedicate ai tipici distributori automatici giapponesi collocati in ogni dove del Paese. Una presenza, anche quest'ultima, silenziosa ma decisamente motivata.
Molto probabilmente quella da cui prende il via il manga Il prezzo di una vita apparirà una congettura talmente scapestrata da non esserci nemmeno mai balenata nella testa; eppure se ci si sofferma sopra anche solo per un istante, ci renderemo conto all'improvviso che "prezzare" una vita non è poi così scontato.
Tramutare in numeri sogni ed aspettative, ridurre ad un numero obiettivi e fallimenti, successi ed inciampi, riscatti e sconfitte... è davvero possibile? E se anche lo fosse, chi o che cosa possono determinarne il "quanto"?
La vita di un giovane brillante e di successo varrà quanto quella di un balordo? Quella di una casalinga annoiata sarà identica ai giorni di sopravvivenza cui una persona povera si aggrappa pur di non soccombere alla fame ed alle altre insidie? E poi vi è Kusunoki che, in un certo senso, è "nessuno".
Il protagonista, Kusunoki, è un ragazzo qualunque, che nella vita non ha fatto alcunché di speciale e che già durante la sua vita universitaria si ritrova a spendere giorni apatici, solitari e privi di significato. Così, quando un giorno decide di vendere persino i propri amati libri e CD pur di raggranellare qualche soldo per sopravvivere, il giovane viene casualmente a conoscenza di come esista un misterioso negozio in cui le persone possono cedere parte della loro salute, del loro tempo o dei propri anni di vita rimasti in cambio di denaro.
Kusunoki è curioso, e stranamente eccitato di scommettere con sé stesso la cifra che potrà ricavarne; non rimane nondimeno sorpreso nell'apprendere che i 30 anni che gli rimarrebbero da vivere vengono stimati alla modesta cifra di 300.000 Yen (circa 2600 euro), e che ogni suo anno venduto vale dunque appena 10.000 Yen, ovvero circa 85 euro. Ciononostante, lo scambio viene siglato: per tutta la durate dei tre mesi che Kusunoki ha deciso di trattenere per sé, al ragazzo viene affiancata un'osservatrice del negozio, Miyagi, il cui compito è impedire che la disperazione in cui Kusunoki potrebbe cadere, durante i suoi ultimi giorni di vita, non lo spinga a compiere atti sconsiderati volti a far del male a sé o ad altre persone.
L'incipit de Il prezzo di una vita - I sold my life for ten thousand yen per year, manga pubblicato da Edizioni J-Pop in tre volumetti tra i mesi di luglio e settembre 2019, è indubbiamente atipico, e spalanca le porte ad una storia spiazzante e coinvolgente.
Il merito è di Sugaru Miaki, autore del romanzo originale "Tre giorni di felicità" (三日間の幸福, Mikkakan no Kofuku), divenuto quindi un manga nel 2016 con i disegni di Shouichi Taguchi: è proprio lui a raccontarci di come un tempo, sull'orlo di un esaurimento nervoso come spesso accade a molti giapponesi nel mese di maggio (viene definita letteralmente 'Gogatsu byou' -五月病- o malattia di maggio), si fosse recato con un amico a cercare i ciliegi ancora non in fiore.
Da lì Miaki ha fatto volare i pensieri, ritenendo che sarebbe stato fantastico vendere metà della propria vita per "ottenere in cambio un sacco di soldi", e che al tempo stesso sarebbe stato piuttosto frustrante se invece la propria vita fosse stata stimata in poche banconote. E' così nato il romanzo che, quattro anni più tardi, viene pubblicato in versione manga con il titolo Jumyou wo Kaitotte Moratta. Ichinen ni Tsuki, Ichimanen de.; la soddisfazione di Miaki è grandissima, poiché ritiene che Taguchi -peraltro fan del romanzo- sia stato in grado di illustrarlo cogliendone perfettamente l'atmosfera, fin nei minimi particolari, ritratti nelle pagine iniziali della storia.
In effetti Kusunoki non è un personaggio che sappia farsi amare o ricordare, ma nella cui ordinarietà sia estetica che caratteriale potremmo tuttavia essere in molti a ritrovarci: qualcuno che non serba traumi personali alle spalle, che ama la lettura e la musica, che eccelleva persino a scuola, che ha avuto un'amica d'infanzia con cui ha scambiato una promessa "da adulti."
Perché allora Kusunoki arriva a pensare che vivere sia talmente privo di significato da valer la pena trattare tutto in cambio di denaro?
Cosa farne poi, di quel denaro, se comunque niente nella vita reca alcun sapore?
Si tratta di una storia che propone una visione piuttosto cupa, senz'altro pessimistica e scoraggiante della vita, eppure la lettura di contro non è greve, ed anzi carica lo spettatore, così come il protagonista, di un inatteso fermento interiore, a voler negare che sia tutto lì, che sia tutto già scritto e irrimediabilmente deciso o immutabile. Che non si possa fare alcunché, se non una banale scrollata di spalle.
Ecco perché, rovesciando la prospettiva, nessuno può essere migliore di Kusunoki nel farsi da sé meccanismo del cambiamento.
Nella sua indifferenza e immobilità nei confronti del mondo, Kusunoki ha già deciso in partenza che la sua esistenza e il suo futuro non valgono nulla. Eppure, egli decide consapevolmente di recarsi a fare la scommessa della vita, confidando che ci sia qualcosa d'altro ad attenderlo. Sperando, senza crederci davvero, che qualcuno possa ribaltare il suo assunto e riferirgli che no, non è così, che anche la sua vita è preziosa ed insostituibile.
Kusunoki, tuttavia, non vede alcun miracolo compiersi di fronte ai suoi occhi; quantomeno non lo vede di certo accadere al negozio dello scambio, in un luogo asettico e privo di ogni calore umano.
Eppure, qualcosa nondimeno accade, poco alla volta, indotto dall'interazione che Kusunoki è costretto ad avere con la sorvegliante Miyagi, umana come lui eppure presenza silenziosa e pacata, ed invisibile a chiunque altro all'infuori di lui. Kusunoki la reputa inizialmente un fastidio, per quanto proprio il compito assegnato alla ragazza faccia sì che entrambi si ritrovino a parlare, a discutere, a ragionare della vita e per la vita.
Ed è così che proprio in virtù del bizzarro accordo che ha siglato, attraverso Miyagi Kusunoki ritrova lentamente una propria umanità, il rispetto per sé stesso, il piacere di interagire con le persone, di tastarne le reazioni, di scoprirsene interessato, nel bene e nel male.
Non si rinvengono, nel manga, le sfaccettature dell'angoscia che lo sviluppo di un tale tema presumibilmente comporterebbe, e che sarebbe stato interessante veder emergere; prevale, invece, un senso generale di apatia e di distacco, che pervade anche i protagonisti, e che impedisce al lettore di interiorizzare adeguatamente i sentimenti che dettano il loro agire. Nelle storie di Kusunoki e Miyagi s'intravede qualche cliché, che induce ad un utilizzo talora semplicistico dei personaggi.
La storia è tutto sommato efficace nel veicolare tematiche profonde e complesse, soprattutto se si considera lo spazio narrativo limitato di appena tre volumetti. Proprio in virtù degli argomenti trattati, sarebbe stato quasi certamente possibile espandere ancora oltre la storia, forse tuttavia perdendo in fedeltà d'adattamento alla storia originale.
E' comunque apprezzabile osservare come ciascuno dei tre volumetti pare quasi fare storia a sé, e reggersi in piedi da solo. Ognuno dei tre tankobon sviluppa un'atmosfere precisa e identificabile, senza comunque mai allentare né smarrire il filo conduttore del più ampio tema di fondo.
Se, così, nel primo volumetto ciò che ne emerge in maniera preponderante è il senso annoiato della vita, ovvero di un qualche cosa cui non si sa come far acquisire un significato, il secondo tankobon accelera l'impressione che tutto sia davvero oramai perduto. Che nel continuare a vivere si continuino a collezionare delusioni e amarezze. Ed è infine il terzo volume a riscattare infine i primi due, per quanto forse in maniera un pochino affrettata e buonista; il tankobon conclusivo dunque fa finalmente scoprire a noi, come al protagonista, un valido motivo per vivere.
Il dove, il come o il perché, tuttavia, non appariranno per magia di fronte a noi con uno schiocco di dita, bensì diverranno più chiari affrontando il sentiero un passo dopo l'altro, accogliendo ogni giornata e le sfide e gli scoramenti che comporta, ritrovando la voglia di fare, di scoprire, di tentare, di riempire.
Perché la vita non sia soltanto un baratto, perché non può essere fatta scivolare via come se niente fosse, perché di vivere, vale la pena eccome, non importa quanto ordinaria essa possa essere.
Il gioco è dunque questo: "prezzare" muta così in tutto e per tutto in un "apprezzare", che non è una ricetta fatta e confezionata su un pezzo di carta, bensì un foglio bianco su cui ognuno di noi scrive, e all'occorrenza cancella e riscrive, in maniera unica ed irripetibile.
Possiamo ricevere del denaro in cambio della vita, ma non è con quei soldi che la renderemo degna di essere vissuta, bensì attraverso la quantità e la qualità di ciò con cui sceglieremo volontariamente di farla diventare speciale.
La bella edizione proposta da J-Pop vede tre volumi flessibili al prezzo di euro 6,50 cadauno, con pagine di buona fattura, carta bianca dalla buona consistenza, stampa priva di sbavature, un'ottima rilegatura e una costina piacevolmente arrotondata al tatto.
I tankobon sono inoltre collocabili in un apposito box da collezione; si tratta di un cofanetto che si presenta esteticamente molto ben curato, impreziosito dalle accattivanti illustrazioni a colori di Taguchi, il cui uso del colore ricorda in parte lo stile acquerellato di Sahara Mizu.
Il contrasto con i disegni interni al manga è in effetti notevole e al primo impatto potrebbe apparire quasi spiazzante: il disegno è pulito e minimale, con un tratto essenziale e curato al tempo stesso. Sfondi e retini non appaiono più di tanto ricercati, salvo per quelle tavole in cui vi è una riproduzione fotografica di determinati luoghi o spaccati di interni. Una particolare cura è stata rivestita per le tavole di inizio capitolo, quasi interamente dedicate ai tipici distributori automatici giapponesi collocati in ogni dove del Paese. Una presenza, anche quest'ultima, silenziosa ma decisamente motivata.
Una vita volutamente portata all'estremo, per sondare la vita stessa: una scelta, quella di Kusunoki, che non va giudicata, quando piuttosto ponderata alla luce del suo vissuto, del suo essere, del suo divenire.
Una storia che può avere molto da raccontare, perché quella fatta a Kusunoki è un'offerta che potremmo proporre anche a noi stessi. Ed in tal caso, siamo certi di conoscere già la risposta in merito alla vita che abbiamo davanti?
Una lettura, insomma, che può darci di che pensare, e a lungo.
Una storia che può avere molto da raccontare, perché quella fatta a Kusunoki è un'offerta che potremmo proporre anche a noi stessi. Ed in tal caso, siamo certi di conoscere già la risposta in merito alla vita che abbiamo davanti?
Una lettura, insomma, che può darci di che pensare, e a lungo.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Il prezzo di una vita - I sold my life for ten thousand yen per year 1 | € 6.50 | JPOP |
Il prezzo di una vita - I sold my life for ten thousand yen per year 2 | € 6.50 | JPOP |
Il prezzo di una vita - I sold my life for ten thousand yen per year 3 | € 6.50 | JPOP |
Il prezzo di una vita - I sold my life for ten thousand yen per year Box | € 19.50 | JPOP |
Pro
- Tematica atipica e di spessore...
- Tratto pulito e lineare...
- Illustrazioni a colori di pregio
- Edizione italiana curata e impreziosita da box
Contro
- ... che avrebbe potuto essere ulteriormente sviluppata
- ... anche se forse un po' troppo essenziale
- Volumetto conclusivo un po' frettoloso e buonista
- Personaggi poco "empatizzabili"
Con la spoiler-fobia in Italia se l'avessimo chiamato così avremmo avuto i forconi sotto l'ufficio
- Daniel, J-POP Manga
Eheheheh hai ragione anche tu...in effetti in un certo punto del racconto si capisce come andrà a finire anche grazie al titolo immagino che qualcuno si sarebbe lamentato, pazienza quello che conta è l'opera il titolo è un di più
Certo, ha qualche sbavatura evidente, tipo il disegno (tutto sommato abbastanza “povero” come stile, mentre le copertine lasciavano presagire tutt’altro) e la mancanza di chiarezza e spiegazioni precise in alcuni punti (tipo io ancora adesso non ho ben capito il concetto di poter scegliere cosa mettere in vendita tra vita, tempo e salute……….cioè, quale sarebbe la differenza tra le tre cose??) però secondo me è un manga che centra appieno la caratterizazione dei personaggi e, soprattutto, fa fare al lettore delle riflessioni giuste e per niente banali sul valore della vita di ciascun individuo, su come nel corso dell’esistenza di una persona le cose possono non andare come si sperava, sul non dover dare troppo peso (anzi meglio nessuno) al giudizio degli estranei………e, più di ogni altra cosa, che non è mai veramente troppo tardi per cambiare il nostro destino, qualunque esso sia.
(E, senza fare ovviamente spoiler, non definirei affatto “buonista” il finale, anzi direi che visto lo svolgimento della storia ci può stare benissimo…………….perchè allora se la mettiamo così ad avercene di finali “buonisti” del genere! ).
Comunque è un buon manga, tutto sommato anche scorrevole, io lo consiglio
Bravi, avete fatto bene
Oddio, il forcone no, ma probabilmente un po’ mi sarei incacchiato anch’io
Il cofanetto impreziosisce ancora di più l'edizione italiana
manga troppo triste per me bello ma troppo triste
buona lettura a tutti
Personalmente posso dire che tematiche di questo tipo nei manga le accolgo a braccia aperte: il dramma, l'angst, l'introspezione, i dubbi e le incertezze, il chiedersi che fare del proprio futuro, il come approcciarsi all'altro sono tutti aspetti che mi fanno giubilare quando li ritrovo nei manga, o nei libri, film o drama. Mi interessa moltissimo vedere come ogni autore ha il proprio modo di dibatterne, di districare la matassa e di svilupparli.
Al tempo stesso, forse proprio per questo mi ritrovo ad approcciarmici in modo fortemente (e a volte forse eccessivamente) critico. Ad esempio so che i giapponesi hanno una particolare affezione per le storie 'strappalacrime' di questo e altro tipo, e infatti molto spesso mi lasciano insoddisfatta perché propongono "troppo" senza svilupparlo abbastanza, e così via. Così come magari mi ritrovo a piangere per storie che il tema volevano sfiorarlo appena di striscio, e io giusto per quello sfioramento mi sono emozionata in maniera indicibile.
In questa storia, nello specifico, la lettura è molto coinvolgente, di fatto i volumi 'volano' fino alla fine e induce a porsi per l'appunto tante e belle domande; allo stesso tempo, ho trovato alcuni passaggi un po' "costretti" per così dire (non specifico per non fare spoiler ma riguardano quasi tutti le vicende riguardanti Miyagi, nel passato e nel presente), che portano ad un terzo volume che da un lato risolleva gli animi ma dall'altro... mah, non mi ha convinta del tutto, ecco.
Un secondo aspetto è quello dei disegni. Le illustrazioni sono davvero spettacolari, i disegni all'interno del manga sono però abbastanza diversi. Come già accennato nella recensione, mi aspettavo di trovare più qualcosa sulla scia di Sahara Mizu (splendidi anche in bw), e per quanto la cosa chiaramente non influisca sullo svolgimento della storia, lo ha fatto in parte nell'apprezzamento del titolo da parte mia. Il che non vuole andare a demerito del titolo di per sé, ma va annoverato nell'aspetto del gradimento personale, quindi soggettivo.
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