È un vero e proprio grido di aiuto, quello che emerge dai risultati di un'indagine condotta la scorsa settimana dal Sindacato degli Attori nipponici, a riguardo dei propri esponenti attori e doppiatori.
Dei 166 partecipanti a un dettagliato sondaggio, alla domanda "Hai mai pensato di voler morire a causa del tuo lavoro?" ben 48 persone hanno risposto in maniera affermativa, ovvero circa il 30% del totale.
Si tratta di risposte elaborate per il rapporto conclusivo sull'indagine portata avanti tra i mesi di settembre e ottobre 2020, che tra diverse altre cose chiedeva ai partecipanti di fornire anche maggiori ragguagli in merito ai tipi di ansie e problematiche che attori e doppiatori percepiscono durante il proprio lavoro; molti hanno risposto che gli stressanti orari di lavoro, le pressioni psicologiche e le vessazioni subite di vario tipo sono da ritenersi le cause dietro a tali allarmanti preoccupazioni. Non meno diversa è la situazione nel mercato delle e degli idol, che a vario titolo entrano a far parte sì del luccicante mondo dello spettacolo, ma che nondimeno si presenta altrettanto oscuro.
Al simposio ove il sindacato ha annunciato i risultati delle analisi era presente anche uno psichiatra, il quale così si è espresso: "gli artisti sono costantemente posti sotto l'occhio giudicante e talora crudele dei social media, devono sottostare a rigorose diete e frequenti privazioni di sonno. Tutti motivi, questi, che inducono facilmente a cadere vittime dello stress, senza avere al contempo alcuna persona fidata accanto con la quale poter condividere le paure, i pensieri e i disagi che ne derivano. È evidente come ciò possa facilmente condurre poi a pensieri suicidi."
Sono circa 2.600 i membri del Sindacato degli Attori, che afferma di voler prendere adeguate contromisure a riguardo di una situazione così preoccupante; un'idea sarebbe quella di allestire un servizio di assistenza attraverso il quale attori e doppiatori possano scambiarsi opinioni, dibattere e discutere insieme dei problemi che affliggono la loro salute mentale.
Ciò non accade senza una fondata ragione, naturalmente; nel corso del 2020 alcuni fatti di cronaca hanno ripetutamente sconvolto la rigida società nipponica. Le tragiche morti per presunto suicidio di attori del calibro di Haruma Miura, Yuko Takeuchi (nella foto sopra) e Sei Ashina, della wrestler e stella dei reality Hana Kimura, nonché di altri volti meno noti, inducono allarmanti segnali verso la tendenza ad atti estremi nel settore dello spettacolo in Giappone. Il tutto va calato poi nell'ambito di una situazione globalmente già problematica a causa della pandemia da Covid-19, che ha esacerbato i malesseri interiori di molti nella terra del Sol Levante e non solo, a prescindere dunque dalla professione esercitata, dal tenore o dalla qualità di vita e dal Paese di appartenenza.
Dopo la scomparsa della giovane Hana Kimura si è discusso a livello governativo di implementare norme più severe per impedire o recidere il bullismo online, ma ad oggi le buone intenzioni rimangono tali senza ancora un concreto nulla di fatto; in seguito, l'apprezzato e versatile attore Shun Oguri (37 anni, nella foto sottostante), interprete di svariate pellicole di successo quali Lupin III, Uchuu Kyodai e Gintama, ha comunicato l'intenzione di formare una ACTORS' LABOR UNION con i colleghi e amici di lunga data Takayuki Yamada (Il regista nudo), Eita Nagayama (Nodame Cantabile), Ryo Katsuji, per tutelare per l'appunto i propri membri dai folli orari di lavoro e migliorare le condizioni e gli ambienti lavorativi in generale. "Se si continua a lavorare e filmare, filmare e ancora filmare in maniera sconsiderata, tutti gli attori crolleranno e si consumeranno interiormente," ha affermato l'artista.
I media nipponici, al contempo, non sembrano porsi come possibile strumento di risoluzione del problema, preferendo semmai fungere da cassa di risonanza per i fenomeni più oscuri correlati a questi temi: il quotidiano Mainichi Shimbun ha denunciato pratiche di giornalismo scorrette in almeno un paio di casi, entrambi collegati all'improvvisa scomparsa di Haruma Miura.
Lo scorso 21 luglio il quotidiano aveva suggerito ai lettori di guardarsi bene da notizie di giornalismo sensazionalistico, le quali non hanno rispettato le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità in merito a una copertura delle notizie di suicidio fatta con responsabilità, dopo la morte del giovane talento.
È del 23 ottobre infine l'articolo che lo Shimbun ha postato sul proprio sito web inglese, sottolineando un rapporto stilato dal Centro Giapponese di Promozione per le contromisure al suicidio, il quale sostiene che la produzione giornalistica relativa al sospetto suicidio di Miura abbia "innescato istinti suicidi in tutti coloro che già avevano subito un forte stress psicologico nelle proprie vite e nel proprio lavoro a causa della pandemia, istigandoli di fatto a togliersi la vita."
La percezione dunque è che si sia già di fronte a qualcosa di così subdolo dal quale non si sarebbe in grado di tornare più indietro, se non fermato per tempo; ed è per questo che il momento per agire non può attendere oltre.
Fonti consultate:
News Yahoo
Twitter I, II
SG Cafè
Anime News Network
Dei 166 partecipanti a un dettagliato sondaggio, alla domanda "Hai mai pensato di voler morire a causa del tuo lavoro?" ben 48 persone hanno risposto in maniera affermativa, ovvero circa il 30% del totale.
Si tratta di risposte elaborate per il rapporto conclusivo sull'indagine portata avanti tra i mesi di settembre e ottobre 2020, che tra diverse altre cose chiedeva ai partecipanti di fornire anche maggiori ragguagli in merito ai tipi di ansie e problematiche che attori e doppiatori percepiscono durante il proprio lavoro; molti hanno risposto che gli stressanti orari di lavoro, le pressioni psicologiche e le vessazioni subite di vario tipo sono da ritenersi le cause dietro a tali allarmanti preoccupazioni. Non meno diversa è la situazione nel mercato delle e degli idol, che a vario titolo entrano a far parte sì del luccicante mondo dello spettacolo, ma che nondimeno si presenta altrettanto oscuro.
Al simposio ove il sindacato ha annunciato i risultati delle analisi era presente anche uno psichiatra, il quale così si è espresso: "gli artisti sono costantemente posti sotto l'occhio giudicante e talora crudele dei social media, devono sottostare a rigorose diete e frequenti privazioni di sonno. Tutti motivi, questi, che inducono facilmente a cadere vittime dello stress, senza avere al contempo alcuna persona fidata accanto con la quale poter condividere le paure, i pensieri e i disagi che ne derivano. È evidente come ciò possa facilmente condurre poi a pensieri suicidi."
Sono circa 2.600 i membri del Sindacato degli Attori, che afferma di voler prendere adeguate contromisure a riguardo di una situazione così preoccupante; un'idea sarebbe quella di allestire un servizio di assistenza attraverso il quale attori e doppiatori possano scambiarsi opinioni, dibattere e discutere insieme dei problemi che affliggono la loro salute mentale.
Ciò non accade senza una fondata ragione, naturalmente; nel corso del 2020 alcuni fatti di cronaca hanno ripetutamente sconvolto la rigida società nipponica. Le tragiche morti per presunto suicidio di attori del calibro di Haruma Miura, Yuko Takeuchi (nella foto sopra) e Sei Ashina, della wrestler e stella dei reality Hana Kimura, nonché di altri volti meno noti, inducono allarmanti segnali verso la tendenza ad atti estremi nel settore dello spettacolo in Giappone. Il tutto va calato poi nell'ambito di una situazione globalmente già problematica a causa della pandemia da Covid-19, che ha esacerbato i malesseri interiori di molti nella terra del Sol Levante e non solo, a prescindere dunque dalla professione esercitata, dal tenore o dalla qualità di vita e dal Paese di appartenenza.
Dopo la scomparsa della giovane Hana Kimura si è discusso a livello governativo di implementare norme più severe per impedire o recidere il bullismo online, ma ad oggi le buone intenzioni rimangono tali senza ancora un concreto nulla di fatto; in seguito, l'apprezzato e versatile attore Shun Oguri (37 anni, nella foto sottostante), interprete di svariate pellicole di successo quali Lupin III, Uchuu Kyodai e Gintama, ha comunicato l'intenzione di formare una ACTORS' LABOR UNION con i colleghi e amici di lunga data Takayuki Yamada (Il regista nudo), Eita Nagayama (Nodame Cantabile), Ryo Katsuji, per tutelare per l'appunto i propri membri dai folli orari di lavoro e migliorare le condizioni e gli ambienti lavorativi in generale. "Se si continua a lavorare e filmare, filmare e ancora filmare in maniera sconsiderata, tutti gli attori crolleranno e si consumeranno interiormente," ha affermato l'artista.
I media nipponici, al contempo, non sembrano porsi come possibile strumento di risoluzione del problema, preferendo semmai fungere da cassa di risonanza per i fenomeni più oscuri correlati a questi temi: il quotidiano Mainichi Shimbun ha denunciato pratiche di giornalismo scorrette in almeno un paio di casi, entrambi collegati all'improvvisa scomparsa di Haruma Miura.
Lo scorso 21 luglio il quotidiano aveva suggerito ai lettori di guardarsi bene da notizie di giornalismo sensazionalistico, le quali non hanno rispettato le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità in merito a una copertura delle notizie di suicidio fatta con responsabilità, dopo la morte del giovane talento.
È del 23 ottobre infine l'articolo che lo Shimbun ha postato sul proprio sito web inglese, sottolineando un rapporto stilato dal Centro Giapponese di Promozione per le contromisure al suicidio, il quale sostiene che la produzione giornalistica relativa al sospetto suicidio di Miura abbia "innescato istinti suicidi in tutti coloro che già avevano subito un forte stress psicologico nelle proprie vite e nel proprio lavoro a causa della pandemia, istigandoli di fatto a togliersi la vita."
La percezione dunque è che si sia già di fronte a qualcosa di così subdolo dal quale non si sarebbe in grado di tornare più indietro, se non fermato per tempo; ed è per questo che il momento per agire non può attendere oltre.
Fonti consultate:
News Yahoo
Twitter I, II
SG Cafè
Anime News Network
Qualcosa non quadra
Non voglio entrare nel fattore politico, ma spero soltanto che prima o poi prendano in considerazione queste iniziative e che riorganizzino per bene le ore di lavoro per tutti, nessun impiegato escluso.
La cosa assurda e tragica è che questo comportamento non solo è deleterio per il tessuto della società, ma alla fine si ritorce anche contro l’economia
I fan (o meglio, l'accumulazione di fan) è ciò che ti porta appunto fama ed un tornaconto in tasca, ma sono anche i primi a rovinarti appena possono (tanto più Giappone e Corea...). Ricordo ancora quanto rimasi disgustata dal fatto che i fan se la presero con Hiroshi Kamiya perché s'era scoperto che si era permesso l'indecenza di avere una compagna ed una figlia e che lo tenesse privato. Sconvolgente che si è sentito addirittura in obbligo di scusarsi pubblicamente.
Il senso di "possedimento" che viene creato è il guaio peggiore coi fan.
Per quanto riguarda questa notizia, come si è già detto, andrebbero modificate alla radice le modalità lavorative. Il sostegno "consolatorio" ha i suoi limiti, che raggiunge molto presto.
Pure il lavoro più bello del mondo alla lunga stanca... sarò cinico ma questa indagine a mio avviso lascia il tempo che trova...
Dipende dipende...
Ci sono persone per cui il lavoro rappresenta la massima "comfort zone"
Un po come tutte le nazioni che si lamentano di una data situazione e poi eleggono chi rappresenta quella determinata situazione. Non è forse questo il motivo per cui l'essere umano è tanto affascinante?
Amen!
Beh, dipende. Io lavoro circa 8 ore per 5 giorni a settimana...quindi riesco ad estraniarmi dal quel contesto...chi invece "vive per lavorare" ha un diverso tipo di emotività in merito.
Spero che si alzi un polverone enorme su questa triste striscia di suidici. Io non mi capacito comunque cioè queste persone dovrebbero avere soldi a palate una vita di soddisfazioni e tempo libero, viaggi, una vita da sogno insomma, così come siamo abituati a vedere gli attori di tutto il mondo occidentale. E invece sono tristi depressi e senza voglia di vivere. Questo è vergognoso e mi fa venire il volta stomaco.
Scusa e' una cosa antipatica sopratutto perche' anch'io faccio errori grammaticali, ma potresti rivedere il testo?
E' davvero faticoso leggerlo.
Loro vivono per lavoro e azienda, quando dovrebbero essere mezzi per poter vivere la propria vita in maniera decente.
Non tutti abbiamo il lavoro dei sogni, ma dovremmo usare il lavoro per realizzare ciò che ci piace.
Cambiassero la mentalità!
Bisogna sempre vedere quanti realmente si lamentano.
Nei media compaiono ovviamente solo le voci critiche, non si da certo spazio a chi pensa "cavoli loro" o "anch'io sgobbo come un ossesso, cosa vogliono questi qua" o "bah ai miei tempi era peggio, tutti viziati questi giovani dello spettacolo" o "hanno voluto la biclicletta?" per finire con "io nemmeno ce l'ho un lavoro, faccio a cambio volentieri con loro".
Si fa presto a dire "il paese si indigna", è una generalizzazione superficiale che sfiora a malapena la vera situazione in essere.
Altrimenti alcuni problemi del mondo a quest'ora li avremo risolti, ad iniziare dalla forte mortalità infantile nei paesi sottosviluppati, che pure "indigna tutti".
Infatti, credo che il loro problema sia un'eccessivo corporativisimo, l'individualita' tende ad essere schiacciata dall'interesse della collettivita', la persona deve guardare sopratutto al bene collettivo(e fin qui si puo' essere anche d'accordo), fino ad annullare la propria persona e vita(e qua lo sono decisamente meno)
Il lavoro è importante per carità, ma lo è anche il riposo.
Certo...ma questo è un sito che parla di anime, manga e giappone e non possiamo chiudere un occhio su questa situazione che ho visto io stesso andando più volte in Giappone.
In Italia tante situazioni non sono buone ma francamente il livello di disagio che ho visto in Giappone supera davvero anche la più fervida fantasia...
A volte siamo stati tacciati di far vedere solo il lato kawaii del Sol Levante ma non è vero...dei suoi lati negativi ne parliamo ..a partire dal lavoro che intacca pure il settore anime e manga ovviamente
Ho capito che sito è, mi sembra palese anche il perché mi sono iscritta, però il punto è un altro. Il Giappone non è solo anime, manga e kawaii come l'Italia non è pizza, mandolino, mare e vacanze, gli stranieri vedono così il nostro paese ormai allo sfascio. Quindi il punto è: non è solo la mentalità Giapponese ad essere sbagliata ma anche la nostra. Non siamo così liberi e dalla mentalità aperta come ci fanno credere, anche noi purtroppo siamo schiavi di una società schifosa e ipocrita. Lo dico da persona che ultimamente viene perseguitata dal pensiero di farla finita e la causa è proprio il maledetto lavoro e la società di cacca in cui viviamo.
Un paese che é il paradiso se sei turista ma a viverci é un altro paio di maniche
Ok, pure io sono finito all' ospedale per mobbing, ma sono realtà differenti e con tutto quello che è successo anche a me non sogno cmq di andare a vivere in Giappone...è una mentalità e un modo di vivere il lavoro troppo diverso dal nostro ...il Giappone resta un bel posto per andare in vacanza
Vivere solo per il lavoro non ha senso e questi sono le conseguenze. Non riesco a capire come mai i Giapponesi continuano a non prendere provvedimenti seri per cercare di sistemare questi fenomeni.
Oppure, altro esempio a caso, il problema sempre più frequente del crunch nelle aziende di videogiochi come per gli sviluppatori di Cyberpunk costretti a lavorare 14 ore al giorno 7 giorni su 7 e senza pause.
Stessa cosa per la gente di merda sui social, infatti anche i suddetti hanno ricevuto minacce di morte su twitter quando è stato rinviato un altra volta.
Capisco che nel XXI secolo sia problematico e che per alcuni lavori sia addirittura obbligatorio avere un profilo social, ma ormai è chiaro che ciò va a discapito della salute personale stessa (e di certo non solo di attori o idol tra l'altro).
Le società di produzione per le quali queste persone lavorano dovrebbero quantomeno attrezzarsi assumendo magari dei gestori di questi profili per conto dei soggetti interessati, oppure dotarsi di trainer o psicologi che possano sostenere potenziali vittime.
Il problema del resto al contrario di quanto si possa pensare non riguarda solo haters o leoni da tastiera, c'è una componente di stress provocata anche dal fan "benintenzionato", da quelli che adorano i loro beniamini fino all'idolatria, che in casi gravi può sconfinare nella maniacalità o nello stalking.
Ne parlava per esempio giorni fa Samuel Spano in un intervento legato a Lucca Changes.
Questo male riguarda il mondo dello spettacolo da sempre, ma le star una volta potevano assumere guardie del corpo o tentare fughe più o meno temporanee dal mondo dei riflettori. Ma con internet non ci sono filtri che tengano.
Puoi anche andare sulla Luna, ma non ne puoi scappare.
L'unico modo sarebbe sconnettersi.
Ma questo molti non riescono o non possono farlo, e del resto una volta entrati nel mirino può anche non bastare.
Tutti i lavoratori dovrebbero avere pari diritti e pari dignità ma, ad un miglioramento tecnologico e culturale, non ne è sempre corrisposto uno sociale (e questo discorso si può applicare praticamente a tutto il mondo).
Haruma Miura era la persona che chiunque di noi desidererebbe poter avere accanto in ogni momento della vita: l'amico che è lì esattamente quando ne hai bisogno e anche quando non ne hai bisogno, il ragazzo che ti sorride anche se ha avuto una pessima giornata perché ritiene che tu sia più importante di lui stesso, l'uomo che nello sguardo non ti giudica ma ti accoglie e altro ancora. Perdere una persona come lui per il mondo dello spettacolo (e non) è per me un macigno che non si sposterà, se la situazione persiste a non cambiare.
Sapere che uno come lui ha deciso di scrivere l'ultima pagina da sé, troppo presto nella vita, è inevitabile che abbia segnato profondamente anche le esistenze di chi, come lui, vacilla e magari ritiene di essere 'da meno di lui'. Pertanto se lui ha ceduto alla pressione, perché altri non dovrebbero cedere? E potremmo fare discorsi simili per Hana, per Yuko, per Sei e per tutti gli altri che nemmeno hanno trovato nome, in questa notizia.
Il dilemma per me è inquietante al massimo, come non mai. E mi rifiuto di pensare che queste morti vadano a finire nel dimenticatoio senza aprire squarci, squarci veri e pesanti e indelebili, sulla società nipponica. Mi rifiuto, mi rifiuto, mi rifiuto.
Già procedono in questo modo, infatti, nei casi in cui 'consentono' ai loro pupilli di avere un profilo (personale o di lavoro); in moltissimi altri casi invece sono le agenzie di talenti o di spettacolo a vietarlo a prescindere, ma non avere un profilo non significa non sapere (o non venire a sapere) ciò che accade sui social, che peraltro poi confluisce anche sulla carta stampata, e così via. Avere il paraocchi e fingere quindi che il mondo social non esista, per una persona che fa proprio quel tipo di lavoro (ovvero deve 'arrivare alla gente') è impossibile e sarebbe anche deleterio. Non è chiudendosi a riccio che si può risolvere il problema del veleno online, purtroppo.
Questo è il punto, infatti. Ma in un Paese come il Giappone in cui la malattia psicologica o mentale è una specie di maleficio da non pronunciare nemmeno manco fosse il vero nome di Voldemort, figurarsi "attivarsi per curarla", arrivare a questo implica cambiare radicalmente le impostazioni della società, il modo di pensare, di agire e di reagire. Pertanto non è semplice, non è banale, non è scontato.
Il tuo commento mi ha colpito, se ho capito bene...
Io ti dico di resistere, sempre e comunque. Certi pensieri li devi allontanare, perché altrimenti sei complice di questo sistema. Ecco perché non sopporto più la società giapponese. Tutti quei suicidi sono il risultato, il "prodotto", di qualcosa di marcio. Non potrei mai dare la mia vita a quel sistema. Quindi forza, e tira per la tua strada.
In Giappone sono succubi, non si ribellano. In TV nessuno mai parla di suicidi. Solo quando tocca le star. Ad Osaka nell'ultimo anno decine e decine di ragazzi si sono buttati sotto i treni. Eppure nessuno parla di nulla. Anzi, a vedere la gente ammassata dentro i treni, che guardano l'orologio spazientiti, perché bisogna attendere ore per ripulire i binari e fare ripartire la macchina della produzione, ti fa riflettere di quanto siano assuefatti a quella realtà, tanto da avere la sensibilità a zero!
E mi trovo da solo con lo stomaco sottosopra e la voglia di prenderli tutti a pugni...
Ma per casi gravi "chiudersi a riccio" può fare la differenza fra la vita e la morte.
L'ho visto accadere di persona. Ho visto delle persone che sono state obbligate a chiudere tutti i loro contatti online perché l'alternativa era letteralmente morire.
Ci sono persone che semplicemente non sono in grado in nessun caso di gestire le loro interazioni online, anche quelle "sane", anche con dei supporti psichiatrici importanti (allievi di Andreoli perfino).
Standone fuori non si evitano gli effetti indiretti dei social sulla vita offline. Ma per i soggetti a rischio posso testimoniare che a livello psicologico stare o meno sui social non è la stessa cosa.
Per alcuni "avere il paraocchi" può significare letteralmente sopravvivere.
Esagerati direi di no, se calcoliamo tutti i casi di hikikomori e johatsu che ci sono in Giappone direi che un problema di fondo c'è
"gli artisti sono costantemente posti sotto l'occhio giudicante e talora crudele dei social media, devono sottostare a rigorose diete e frequenti privazioni di sonno"
Questa è un'altra grande piaga che idol e doppiatori devono sottostare alle richieste malate dei fan, essere single e addirittura vergini perchè per loro le idol devono essere ragazze pure, se si azzardano a dire che hanno un fidanzato la loro carriera può essere subito stroncata, assurdo!
Esagerati chi? L'articolo? I dati? I commenti?
Quando si contesta generalmente, per aver credito, si riportano dati e notizie.
Il tuo esagerati è basato sui quello che vedi dalla finestra di casa tua?
Poi leggi il nick, colleghi ai vari post, e sorridi ??
Questo sondaggio non vuol dire nulla, anche tanti di noi hanno pensato di voler morire durante la scuola elementare a causa dei troppi compiti, per dire.
Basta che ci sia stata una singola giornata no nella propria vita e si entra a fare parte di quel 30%
Certo, capisco quel che intendi dire, non preoccuparti. E d'altronde c'è anche chi, pur senza problemi di interazione sociale, conduce un'esistenza felice scegliendo di vivere in montagna di agricoltura o tra le pecore, relegando i social a un'importanza marginale se non nulla. Quindi non significa che una vita senza social sia una non-vita, anzi ^^
Non credo succedera' gli stessi politici hanno quella mentalita', anzi pensano che sia del tutto normale, devono vedere il costrutto, quando la disparita' demografica fra le vecchie e nuove generazioni saranno ( a dispetto delle seconde) insormontabili, (perche' questo sistema sacrifica in concerto di famiglia, riducendo il numero dei figli),allora potranno lavorare anche di notte ma non potranno mantenere il sistema pensionistico, almeno che non aprino ad una forte immigrazioni, ma la vedo difficile per un popolo fortemente xenofobo quale e' quello nipponico.
Mi sa che se fanno la stessa cosa per gli altri settori la percentuale sale di molto
Un problema che temo arriverà sempre di più anche da noi con lo smart working o tele-lavoro. Il lavoro entrerà dentro la nostra casa e a seconda delle situazioni sarà sempre più invadente... per chi avrà ancora un lavoro ovviamente.
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