Si può dire che i racconti di gesta siano stati per lungo un genere morto: se per ciò che concerne la letteratura vera è proprio è ormai del tutto assente l'interesse, sia di autori che del pubblico, a scrivere e leggere di cavalieri, di dame, di giuramenti infranti, maghi con secondi fini, destini infausti e tradimenti, questo genere di racconti trova invece sempre più sfogo in un tipologia di media quali videogiochi e fumetti che lasciano molta libertà agli autori di narrare universi, oggigiorno, totalmente riconosciuti come fantasy.
Quelle storie costituite da valori, ideali, verità e modi di fare di altri tempi hanno sempre fatto presa su quella fetta di pubblico affamata di racconti di gesta e, inevitabilmente, sui più piccoli a cui brillavano gli occhi solo sentendo parlare di draghi e spade.

Ed è proprio per celebrare ed esaltare queste tematiche con cui probabilmente lui stesso è cresciuto e ha amato che Suzuki Nakaba approda su Weekly Shōnen Magazine di Kodansha, nel 2012, con il manga che nel corso degli anni lo avrebbe fatto conoscere al grande pubblico: The Seven Deadly Sins - Nanatsu no Taizai.

Cover art celebrativa dell'inizio della saga dei Dieci Comandamenti

Sin dall'inizio della sua pubblicazione, il manga ha saputo catalizzare su di sé l'attenzione del pubblico e la curiosità dei lettori ancora affamati di storie fantasy classiche: pubblicato inizialmente come storia one-shot nel novembre del 2011, la storia vedrà l'inizio della sua effettiva serializzazione soltanto un anno dopo, nell'ottobre del 2012. Sin dal debutto, tuttavia, il riscontro è immediatamente positivo, tanto che il primo volume esordì alla prima settimana di vendita con circa 40.000 copie. Nel 2014 il manga è stato anche anche candidato al Manga Taisho, mentre nel 2015 si è aggiudicato il Premio come Miglior Manga Shōnen alla 39° Edizione dei Kodansha Manga Award. In Italia, il manga è pubblicato da Star Comics da Aprile 2014.

Fra altissimi e bassissimi, tra momenti strazianti ed emozionanti, in mezzo a tavole magistrali, grandissimi scivoloni e una trama che prende a piene mani da tutti i Cicli Bretoni, questa continua altalena che per me è stata The Seven Deadly Sins (da qui in avanti menzionato in articolo semplicemente come “Nanatsu”) merita un piccolo commiato, in concomitanza con l’uscita dell’ultimo volume dell’edizione italiana. Senza ulteriori indugi, tuffiamoci insieme nell’esplorazione completa di un manga che ha saputo trasportarmi indietro nel tempo alla prima volta che sentivo parlare del Regno di Lyonesse.


N.B.: IL SEGUENTE ARTICOLO È PIENO DI SPOILER SULL’INTERO MANGA DI THE SEVEN DEADLY SINS, DALL’INIZIO ALLA FINE.

 

Questa storia ha inizio nella notte dei tempi, quando il mondo degli umani e quello dei non umani non erano ancora separati. I Cavalieri Sacri, protettori del regno, possiedono immensi poteri magici, e sono temuti e riveriti. Ma tra loro alcuni hanno tramato per rovesciare il regno, diventando nemici di tutti i Cavalieri Sacri. Costoro vengono soprannominati i Sette Peccati Capitali.



I Sette Peccati Capitali riuniti per la prima volta dopo dieci anni nel Capitolo 220


Il mondo di Nanatsu si apre con questa premessa: i protagonisti della storia, i Sette Peccati Capitali, sono ricercati per aver tentato un colpo di stato ai danni del Regno di Liones, fallito solo per merito del tempestivo intervento dei Cavalieri Sacri del Regno. I Peccati si sono quindi dati alla macchia, sparsi al vento in tutta la Britannia, con ogni cavaliere sulle loro tracce nella speranza di potersi fare un nome catturando uno di questi leggendari criminali. Da qui, viene fatto un salto in avanti di dieci anni, e la storia di Nanatsu verrà presa saldamente in mano dal suo irriverente, misterioso e incredibile protagonista: Meliodas. In viaggio con la sua taverna itinerante sul dorso di un maiale gigante e in compagnia del suo amico Hawk, un maiale parlante, Meliodas riceve visita di un cavaliere in armatura che si rivelerà essere nientemeno che la terza figlia di Re Bartra Liones: Elizabeth.

La giovane, in fuga dal regno in seguito a un colpo di stato dei Cavalieri Sacri, che si riveleranno i “veri artefici” del colpo di stato imputato ai Peccati, è proprio alla ricerca di questi ultimi, nella speranza che la loro fama sia veritiera e che possano aiutarla a salvare il regno. Inseguita da un contingente di cavalieri, Elizabeth viene salvata proprio da Meliodas, che sconfitto senza alcun problema il comandante dei suddetti cavalieri si rivelerà essere nientedimeno che il capitano dei Sette Peccati Capitali: il Drago dell’Ira. Ha così inizio il viaggio di Meliodas ed Elizabeth alla ricerca degli altri Peccati, un viaggio che getterà luce sulle ombre che avvolgono il passato e il presente della Britannia e sull’insospettabile, almeno all’inizio, legame che già unisce i due protagonisti.


Cover del primo Capitolo del manga


Questa, grossomodo, è la grande introduzione che fa del suo manga Suzuki Nakaba: una storia in stampo fantasy classico, di quelle che tanto hanno fatto innamorare tanti ragazzi patiti dei primi Final Fantasy o Dragon Quest. Ed è notevole come l'autore, sin da subito, sia in grado di tessere i fili di un intreccio che svelerà soltanto poco alla volta, illudendo man mano il lettore di avergli detto tutto quando, in realtà, non gli ha ancora detto proprio un bel niente. Un esempio lampante è proprio il famoso colpo di stato da parte dei Sette Peccati Capitali: se, infatti, l’intero primo arco narrativo di Nanatsu è finalizzato, oltre all’introduzione dei Peccati, allo svelarci i retroscena sul grande piano che ha portato Hendrickson e Dreyfus a far ricadere la colpa sui Peccati per poi solo in seguito prendere loro il potere, in quello successivo veniamo a scoprire che il tutto era stata una macchinazione del demone Fraudrin, Comandamento dell’Altruismo, per far risorgere l’antico Clan dei Demoni servendosi dei cavalieri e ottenere vendetta sullo stesso Meliodas, curandosi anche di non mettersi in primo piano. Fraudrin ha infatti preso possesso del corpo di Dreyfus e con i suoi poteri ha soggiogato la mente di Hendrickson in modo da indurlo al colpo di stato con sperimentazioni sui Cavalieri Sacri con il sangue di demone, facendo così passare Dreyfus per l’ignaro che decide poi di sacrificarsi per ripulire il suo nome.

L’intreccio, così facendo, si svela soltanto poco alla volta permettendo al lettore di scoprire da solo la storia, vivendola dal punto di vista dei protagonisti e interrogandosi, con loro, sui misteri che avvolgono la Britannia dipinta da Nakaba: così facendo, interrogativi come la vera identità di Estarossa o chi sia il misterioso Cath che accompagna Arthur giungono a compimento solo nel momento in cui il lettore stesso è in grado non di trovare ovvia la rivelazione, ma di poterlo anche a volte capire e rimanere, al contempo, abbastanza stupito da poterne rimanere sorpreso. La stessa Guerra Santa di cui parliamo in apertura è ricca di segreti che il manga svela, in questo caso, quasi di colpo in pochi capitoli (quelli dedicati al viaggio indietro nel tempo di King e Diane), eccezion fatta per la già citata vera identità di Estarossa, ovvero Mael dei Quattro Arcangeli, tenuta ancora segreta da Nakaba in funzione di altri colpi di scena.

Ed è così, per esempio, che dopo aver scoperto che Merlin è “la figlia della rovina di Belialuin” tu passi la restante parte del manga a chiederti cosa sia la suddetta Belialuin, per poi vedere la verità rivelata al momento giusto, o anche scoprire poco alla volta le backstory di personaggi come Gowther, Mael ed Escanor partire lontane, apparentemente senza alcun legame, e poi intrecciarsi per giungere insieme alla conclusione. La stessa appartenenza di Meliodas ed Elizabeth ai Clan rivali dei Demoni e delle Dee funge da riferimento, e in questo specifico caso anche da fulcro ai più grandi risvolti della trama di Nanatsu.

Questi continui ribaltamenti di fronte sono frutto dell’ottimo worldbuilding fantasy creato da Nakaba, e con il quale l’autore è spesso riuscito a mettere pezza a qualche scivolone nella trama generale di Nanatsu: per quanto, infatti, l’intreccio sia coerente, esso è prettamente basato sulle interazioni dei personaggi che si muovono nel mondo. I colpi di scena alla lunga risultano stantii, già visti, e man mano che si prosegue il manga perde molto del mordente che lo aveva caratterizzato nelle prime saghe. Molte delle storyline secondarie, infatti, parevano già concluse all’inizio della saga della Seconda Guerra Santa, e il mondo di Nanatsu appariva pronto a narrare il presente svelando quel poco che ancora c’era da svelare come, per esempio, la vera identità di Chandler e Cusack. Anche in questo, si vede come Nakaba ripeta spesso lo stesso ciclo di eventi attorno a pochi personaggi dei, quali, poco alla volta, il lettore interessa sempre meno: introduce un personaggio, fa capire a chi livello di forza sia, un determinato evento scardina questo pensiero e la “vera forza” del personaggio vene liberata. 

 


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Escanor scatena la potenza di Luce Solare contro Galand dei Dieci Comandamenti


Chiaro, stiamo parlando di un battle manga a target shōnen, risvolti di questo tipo devono esserci, ma vedere come poco alla volta la componente di interazione tra i personaggi venga sempre più relegata alle poche interazioni già note e sviluppate meravigliosamente fa comunque sospirare. In questo, indubbiamente una delle criticità più grandi del manga è stata l’introdurre il concetto di “livello di potenza” all’interno del manga, qualcosa di tremendamente vecchio e fuori dal tempo che ha pesantemente condizionato l’evolversi della storia: molti dei combattimenti ruotano soltanto nel dare enfasi a quanto una tecnica sia “il pinnacolo della forza”, “permetta di andare oltre ogni limite” e via dicendo. Anche qui, la critica non è tanto alla scelta in sé quanto al modo in cui Nakaba ha spesso gestito la questione power up introducendo i livelli di potenza: il pathos dell’azione viene completamente vanificato e nel momento in cui ti svelano qual è il livello di potenza preciso dei combattenti l’esito pare più che scontato.

A onor del merito, nonostante ciò, a Nakaba va riconosciuto di essere stato in grado di far appassionare i lettori ai suoi combattimenti nonostante in molti casi gli esiti apparissero scontati: in determinati casi, grazie a veri e propri capovolgimenti di fronte in cui vediamo una strenua lotta di personaggi in completo svantaggio ribaltare il risultato in modo comunque sensato, come ad esempio nel momento in cui Ban si scontra con Galand e Melascula. Nella maggior parte dei casi, invece, è il modo in cui il manga è stato messo su tavola ad aver reso ottimamente lo scontro. Nakaba, che già sin dai primi capitoli mostra una buona padronanza dello tecnica, si è evoluto sempre più in corso d’opera facendo apparire comunque impercettibile il cambiamento del suo stile di disegno: non ci sono, nel bene e nel male, grosse differenze fra lo stile artistico del Nakaba degli inizi di Nanatsu e quello della fine, probabilmente perché l’artista ha sentito poco la necessità di apportare grandi modifiche al suo modo di disegnare.

La gestione delle tavole appare buona sin dai suoi primi capitoli: il paneling è preciso, pulito, essenziale al racconto e chiaro alla lettura, con i ritmi di lettura pensati dallo stesso Nakaba per non affaticare la mente del lettore e permettergli di concentrarsi anche sull’apprezzamento dei disegni: l’autore fa infatti spesso utilizzo di pagine doppie per dare ampio respiro alla storia e alla lettura, dando in quei momenti sfoggio di tutta la sua abilità: i grandi piani, i paesaggi ampi, le tavole complete verticali a corpo intero ma anche i primi piani sono realizzati con un dedizione e precisione, ma conservando sempre quella caratteristica di “sporcatura” che dona un’anima al tratto di Nakaba. Non si è nuovi a piangere con tavole che trasudano tristezza e disperazione in modo disarmante, una su tutte la tavola (qui sotto) in cui viene inquadrato il cadavere del compianto Meliodas trafitto a morte da sette spade.
 

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La morte di Meliodas


Innanzitutto, la scena in sé colpisce per la “banalità” in cui viene rappresentata nella trama: non c’è una qualche gloria nella morte di Meliodas, il capitano dei Sette Peccati Capitali fallisce completamente nel suo intento nel momento in cui va incontro al suo destino, e questo Nakaba riesce a renderlo anche nelle tavole in cui, successivamente, viene inquadrato il cadavere di Meliodas stretto tra le braccia di un’Elizabeth devastata dal dolore: non c’è nient’altro che disperazione, non c’è spazio a dare risalto alle gesta e riflettere sugli ultimi momenti del capitano. La morte arriva, inesorabile, spesso senza dare possibilità di commiato alle persone, e nelle ultime tavole di quel capitolo c’è spazio solo alla verità del dolore di Elizabeth per aver perso una persona così importante per lei.

La mera tecnica, per quanto eseguita correttamente, nulla può rendere se non c’è un pensiero nella costruzione di qualcosa di umano nel disegno, e Nakaba in questo è semplicemente un genio: nel suo connubio di anatomia ed empatia, facendo sempre un uso intelligente anche della luce e del buio per mostrare al meglio cosa vivono i personaggi, i loro sguardi carichi di significato (gli occhi disegnati da Nakaba sono semplicemente straordinari) e, attraverso la gestione del movimento, le loro intenzioni. Il mangaka è infatti ottimo nella gestione delle linee cinetiche e delle inquadrature atte al movimento, e la restituzione del dinamismo della scena, soprattutto nei combattimenti, è eccezionale: l’azione è sempre chiara, e man mano che la storia va avanti e ci troviamo di fronte a combattimenti sempre più colossali, il disegno di Nakaba non perde di precisione e continua a mostrare tavole degne del momento che viene raccontato.

L’unica cosa a cui, purtroppo, lo stile artistico non può porre rimedio e il piccolo tracollo avuto da Nanatsu a partire dalla fine della Saga della Guerra Santa: troppe le cose lasciate a sé stesse, la stessa coerenza menzionata prima nei livelli di combattimento viene totalmente ignorata in favore della necessità di portare la trama verso il punto di chiusura dello scontro con il Re dei Demoni, a cui si aggiunge la crisi di Nakaba nel trovare un punto di raccordo tra la fine di The Seven Deadly Sins e l'eredità raccoltà dal suo recente seguito, The Four Knights of the Apocalyps. Il concetto di Chaos, prima degli ultimi nove capitoli del manga, non era mai stato neanche menzionato nell’opera cartacea e accennato solo brevemente da Merlin nei due minuti finali di The Seven Deadly Sins the Movie: Prisoners of the Sky, un film dichiaratamente filler e non canonico e che, a questo punto, non mi sento più in grado di giudicare come tale per la presenza anticipata di un elemento così importante per il seguito di Nanatsu. L’unico elemento che si ricollega al risveglio di Artù come Re del Chaos è un’inquadratura di Cath con un’espressione al limite del demoniaco quando il giovane Re di Camelot viene ritenuto morto a seguito dello scontro con Cusack.


Artù, controllato da Cusack, si trafigge con Excalibur

 

La confusione di Nakaba e della stessa Kodansha appare quindi evidente, considerato anche che, nella fase finale della pubblicazione su Weekly Shōnen Magazine, la serie abbia avuto ben tre climax con altrettanti finti finali. È chiaro che tutto questo, ancora una volta, è atto soltanto alla creazione di elementi di collegamento che permettessero a Nakaba di proseguire la storia con un nuovo manga, tanto che la fine di Nanatsu non è nemmeno una vera e propria fine ma quanto di più aperto ci possa essere: la tavola con Meliodas in compagnia di suo figlio Tristano che gli dichiara di voler diventare un membro dei Sette Peccati Capitali trasuda ampio respiro, vastità e una proiezione al futuro. La tavola stessa dice che la storia è arrivata alla sua metà e non è finita, si prende una pausa per poter ricominciare. Tuttavia, è innegabile come sacrificare la coerenza del worldbuilding per la creazione di un mini arco narrativo finale che tira fuori dal cilindro rivelazione completamente casuali senza quasi nessuna premessa sia stata una scelta fatta solo in nome del prosieguo del franchise e, di conseguenza la creazione del seguito.

Con questo non sto affermando che Nakaba non avrebbe dovuto continuare a narrare della Britannia da lui creata, anche in virtù del fatto che la sinora serializzazione di The Four Knights of the Apocalyps mi ha piacevolmente riportato alle atmosfere dei primi archi narrativi di Nanatsu, focalizzate molto più sui rapporti umani, sul viaggio e la costruzione dei legami tra i personaggi. Affermo, invece, che avrebbe dovuto pensarci prima, inserendo più elementi introduttivi atti a spiegare, poco per volta, cosa fosse il Chaos e farci comprendere che fosse un elemento importante di questa storia, anziché relegarlo a un film, ribadisco, dichiaratamente filler.

Il mondo di Nakaba, proprio in virtù del fatto che attinge così pienamente dai Cicli Bretoni (Arturiano, Pre-Arturiano, alcuni elementi dell’Ulster come i Druidi e le Rune) è già complesso di suo, e buttare nel calderone un elemento come quello che sembrerebbe essere il Chaos ha inevitabilmente gettato in confusione il pubblico che non ha ben recepito la parte finale del manga.

Un peccato, considerato che parliamo di una storia che ha fatto dei suoi personaggi e dei legami che molti di loro hanno con i corrispettivi dei poemi cavallereschi il suo principale punto di forza: Meliodas, per dirne uno, è ispirato alla figura omonima di Re Meliodas di Lyonesse, marito di Isabelle (che poco ha a che vedere tuttavia con il personaggio di Elizabeth) e padre del Tristano protagonista di numerose vicende del Ciclo Arturiano e del celeberrimo Tristano e Isotta. O ancora, l’Escanor di Nakaba è ispirato a Escanor le Grand, figlio di un gigante e di una strega che condivide lo stesso potere di Gawain, ovvero incrementare il suo potere con il ciclo quotidiano del sole, col massimo picco a mezzogiorno.

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Cover del Capitolo 161 con i Sette Peccati Capitali in assetto da guerra


Tuttavia, prendere ispirazione da questi racconti non è stata per Nakaba una scusa per adagiarsi sugli allori e scrivere una mera “rilettura” in chiave fantasy classica su rivista shōnen del Ciclo Bretone: Nanatsu brilla infatti di luce propria, con un cast che, chi più chi meno, spicca grazie ad archi narrativi che soprattutto nella parte centrale del manga, che va dalla fine del colpo di stato dei Cavalieri Sacri all’inizio della Seconda Guerra Santa, esplorano molto le motivazioni che portano i vari protagonisti a mettersi in viaggio, combattere e resistere contro quella che è stata profetizzata essere un’inesorabile avanzata del male.

Vedremo così la ricerca di Gowther della comprensione dei sentimenti umani, il desiderio smodato di Merlin nell’apprendimento e nella fame di conoscenza tramutarsi nel concedere un unico momento di gioia in punto di morte a Escanor, il legame di fratellanza che unisce Dreyfus ed Hendrickson, la riscoperta dei reciproci sentimenti di King e Diane, e un’intera narrazione basata sul mostrare come i rapporti fra gli esseri umani sono ciò che li rende più forti.

Fortunatamente, la gestione di Nakaba del cast è regolata in modo abbastanza coerente e anche i cattivi della storia vengono premiati nelle loro scelte: nel momento in cui un personaggio diviene un’effettiva minaccia è raro (come menzionato prima discutendo dei livelli di potenza) che un altro lo sconfigga “perché sì”. Accade spesso che un evento scateni una reazione a catena che poi, in un modo o nell’altro, porta i protagonisti a riuscire a raggiungere il loro scopo in qualche modo, ma viene sempre pagato un prezzo che, spesso, è il sacrificio di qualcuno: Helbram che da la sua vita per ripagare il debito con King, Drole e Gloxinia che fungono da vittime sacrificali alla furia cieca di Chandler per salvare i Peccati dopo gli sforzi congiunti di Hawk, King e Diane, Sariel e Tarmiel che danno la vita per riportare al senno Mael e altri ancora potrebbero essere citati. L’espediente del sacrificio di un personaggio viene in effetti abusato in Nanatsu, ma è una soluzione decisamente più accettabile di vedere invocato il “potere dell’amicizia” ad ogni occasione in cui i protagonisti sono in difficoltà e non veder loro mai pagare, neanche una volta, lo scotto delle loro decisioni.

La morte di Escanor è la rappresentazione perfetta di come Nakaba abbia saputo dare spessore ai suoi personaggi: il Leone della Superbia, infatti, dopo aver restituito la Grazia a Mael, ha completamente perso i suoi poteri, riuscendo tuttavia a rimanere in vita e salvarsi dall’inesorabile morte che lo attendeva a causa dell’utilizzo di suddetto potere. Tuttavia, sapendo i suoi compagni in difficoltà nell’ultimo scontro con il Re dei Demoni, decide di chiedere nuovamente in prestito Luce Solare all’Arcangelo, ben conscio che sarebbe stata la sua condanna a morte, solo per non abbandonare i suoi eterni compagni al loro destino.

Anche Ban, tacciato di un vile reato che non aveva mai commesso, poco alla volta diviene una “persona vera”: lo scopo della sua ricerca di un modo per riportare in vita Elaine, la sorella di King e sua amata, lo spinge continuamente a fare azioni sempre più estreme tra cui cercare di uccidere Meliodas, il suo capitano, solo perché i membri del Clan delle Dee rinchiusi nel Corno di Cernunnos glielo hanno ordinato. Quella scena, con le successive scuse di Ban a Meliodas, è esemplificativa di quanto questa ricerca lo addolori e laceri nel profondo: Ban è disperato, e se non fosse per il miracolo che ha potuto compiere nell’ultima saga, è ben conscio che non avrebbe mai potuto salvare Elaine dal suo destino.

Vanno infine citati, per forza di cose, anche i due principali protagonisti dell’opera: tutta la storia di Nanatsu ha preso piede nel momento in cui Meliodas ed Elizabeth, un Demone e una Dea, hanno osato sfidare il più grande tabù dei loro Clan decidendo di amarsi, venendo così condannati a non poterlo fare mai più: Elizabeth, condannata a reincarnarsi ogni volta dopo la sua morte, e Meliodas, condannato a vivere per sempre e tornare in vita in caso di morte, affrontano entrambi da 3000 anni un’epopea per poter semplicemente stare insieme a discapito di un mondo che li vuole separare. Nessuno di loro due è intenzionato ad arrendersi, e per quanto sia terribile per Meliodas veder ogni volta morire Elizabeth e per quest’ultima sia dolorosa, ripresa di volta in volta la sua memoria, ricordarsi che morirà di lì a tre giorni, entrambi sono determinati a spezzare questo ciclo infinito di vita e morte e poter, finalmente, essere felici.

Cover dell'ultimo capitolo del manga
 
Al netto, quindi, di un cast di personaggi fatto di luci e ombre, in cui una buona metà brilla di grandiosa luce propria mentre l’altra va pian piano adombrandosi, di una trama che soprattutto alla fine lascia molte cose al caso e di un worldbuilding che si sta riprendendo solo nel sequel dai disastri fatti per giungere al suddetto sequel, The Seven Deadly Sins - Nanatsu no Taizai è un ottimo manga per ragazzi che celebra l’avventura, l’epica, il coraggio e l’amore prendendo a piene mani da uno dei cicli di racconti che più di tutti fa suoi questi temi e li unisce a dei personaggi che fanno delle loro interazioni e dei loro legami il più grande punto di forza.
L’epica cavalleresca di Suzuki Nakaba trascende i limiti del tempo, riportandoci in quelle atmosfere dove umani e inumani non erano ancora separati, in un mondo dove l’oscurità la fa da padrona e sono pochi i guerrieri della luce che osano ergersi contro di essa, e che con la loro storia ci comunicano che per affrontare le più grandi difficoltà basta essere uniti, tutti insieme, a crescere e inseguire un futuro migliore.