City Hunter: multi-recensione del film Netflix dall'opera di Tsukasa Hojo
Lo "stallone di Shinjuku" è tornato, e si colloca al primo posto della Top Ten dei titoli non inglesi di Netflix! I pareri sul primo omaggio nipponico al manga del maestro Hojo
di zettaiLara
E dunque ecco arrivare il film live-action giapponese di City Hunter, disponibile dal 25 aprile 2024 sia in versione sottotitolata che doppiata in lingua italiana.
La fama del manga di Tsukasa Hōjō aveva già portato a ispirare alcuni adattamenti live action made in Hong Kong, Corea del Sud e Francia, ma paradossalmente il progetto nipponico giunge soltanto ora per la prima volta, e non senza raccogliere discreti risultati: il film ha ottenuto il primo posto nella classifica settimanale mondiale dei 10 migliori film non inglesi di Netflix, nella sua prima settimana di servizio, dal 22 al 28 aprile, con 5,3 milioni di visualizzazioni totali.
Ricordiamo che la sceneggiatura è opera di Tatsuhiro Mishima (Yu Yu Hakusho) sotto la regia di Yuichi Satō (Kisaragi, Nōnai Poison Berry), mentre Yoshihide Otomo (Inu-oh, Lupin Zero, Orange) ne ha composto le musiche.
Prima di lasciarvi alle recensioni stese a più mani che vi proponiamo di seguito, ecco qualche ulteriore curiosità:
- è il primo film di City Hunter girato tra le strade vere del quartiere di Shinjuku, a Tokyo;
- il film non è ambientato a fine ventesimo secolo, bensì ai giorni nostri;
- è stato mantenuto il cappotto di Saeba originale del manga, in luogo della giacca indossata nell'adattamento animato; la Balmacaan del manga è stata adattata in un trench con cinture.
Il prestante Ryo Saeba e l'irascibile Kaori Makimura gestiscono una agenzia investigativa che svolge anche compiti di protezione. Ryo è insuperabile sia nel corpo a corpo che nell'utilizzo di armi da fuoco, ma ha il difetto di essere un autentico maniaco che non è in grado di trattenersi dinnanzi a una bella donna. A metterlo sempre in riga ci pensa però Kaori, e lo fa senza badare troppo alle buone maniere.
Il 25 aprile è uscito, sulla piattaforma Netflix, il film giapponese City Hunter.
Trasposizione del celebre manga di Tsukasa Hojo, questo è il primo live-action realizzato in patria; infatti avevamo avuto delle pellicole precedenti, ma nessuna giapponese: City Hunter del 1993, interpretato da Jackie Chan, e Mr. Mumble del 1996 entrambi made in Hong Kong; il drama coreano del 2011; il film francese Nicky Larson and the Cupid’s Purfume del 2019.
L’unico Ryo Saeba giapponese in carne ed ossa è stato Takaya Kamikawa che vestiva i panni del famoso sweeper nel live-action Angel Heart del 2015; è però un Ryo Saeba un po’ invecchiato che ha dovuto (attenzione, segue "spoiler", evidenziare per leggere) superare la morte della sua compagna Kaori.
Quindi questo recitato da Ryōhei Suzuki (HK/Hentai Kamen, Tokyo Tribe, Tokyo MER) lo possiamo definire come il primo vero e proprio Ryo Saeba in carne ed ossa giapponese.
E, ammettiamolo, un po’ ce lo meritavamo: per quanto personalmente abbia trovato piacevoli le trasposizioni precedenti, ritrovando comunque in loro una certa atmosfera riconducibile all’opera originale, i protagonisti si allontanavano dal vero e proprio City Hunter.
Ma premetto anche che, se qualcuno si aspetta un film che segue fedelmente il manga, non sarà così. Questa pellicola si discosta per la trama, ma riesce a mantenerne le vibrazioni e le emozioni.
Innanzitutto, la storia è ambientata proprio a Shinjuku, ma ai giorni nostri e non negli anni ‘80. Nonostante si senta la mancanza del fascino degli anni passati, soprattutto nelle inquadrature del quartiere di Tokyo, non è una mancanza che si ripercuote nella bellezza del film. Anzi, ho apprezzato la scelta: sarebbe stato più difficile e non di semplice riuscita ambientarlo negli anni ’80, rischiando un film malriuscito.
La storia parte dalle origini, quando il socio di Ryo Saeba era ancora Makimura. Anche questa scelta mi è piaciuta molto, essendo la parte della storia meno rappresentata in assoluto.
Le discrepanze con il manga si trovano subito, fin dai primi minuti di film (attenzione, seguono "spoiler", evidenziare per leggere): la morte di Makimura non avviene come nel cartaceo, ma in qualche modo ne mantiene la motivazione principale che possiamo ricondurre all’Angel Dust, la droga che serve a creare il soldato perfetto e di cui possiamo leggere anche nel manga (fine spoiler). Oltre a questo, ne conserva anche l’intensità.
Ogni personaggio è ben caratterizzato e ognuno di loro si è immerso completamente nel proprio ruolo. Forse la meno riuscita è Saeko: lei è tosta e determinata, oltre che molto sexy; qui risulta più piatta, ma visto che siamo proprio agli albori della storia, le si perdona anche questo.
Ho apprezzato molto il personaggio di Kaori, ritrovandone tutte le sue caratteristiche principali: è testarda, caparbia e perde subito le staffe quando Ryo guarda qualche bella donna.
Il più riuscito è senz’altro Ryo Saeba: Ryohei Suzuki, oltre a essere perfetto fisicamente, si è calato impeccabilmente nel personaggio (tanto che ha cambiato addirittura il suo nome su Instagram) e ha interpretato nei minimi dettagli ogni espressione e ogni movimento per un mix di comicità e azione.
In aggiunta a tutto questo, ritroviamo degli outfit studiati con grande precisione; non ricordano i classici vestiti che vediamo nell’anime (che comunque appariranno nel finale), ma sono quelli che possiamo trovare sfogliando le pagine del manga.
A completare tutto questo c’è la sua immancabile Mini Cooper rossa con il tettino bianco.
Anche l’appartamento è stato ben studiato: sicuramente svecchiato di qualche anno, ma molto simile a come lo si ricorda, con oggetti sistemati nella stessa disposizione all’interno delle stanze.
Il film sembra un manga egli stesso, con tutti i pro e contro che ne deriva: è sciocco, divertente, ma anche inverosimile. Mi viene subito in mente il lancio con il materassino dalla finestra con tanto di atterraggio perfetto che fa Ryo nei primi minuti di pellicola. Il tutto è enfatizzato da riprese particolari e primi piani: in questo il regista Yuichi Sato ha fatto davvero un ineccepibile lavoro.
Questo City Hunter non stanca mai, ti tiene incollato allo schermo perché è un susseguirsi di scene esilaranti e azione, quindi non ha punti morti o meno elettrizzanti.
Un vero tuffo negli anni ‘80 sono le musiche con l’immancabile “Get Wild” di cui il gruppo TM Network ne ha rilasciato una nuova versione appositamente per il film intitolata “Get Wild Continual”.
Oggettivamente, però, non è esente da pecche. Ad esempio, il personaggio di Milky: forse per il fatto di essere un personaggio creato appositamente per il film, risulta un po’ carente. Ho trovato inverosimile, inoltre, il fatto che lei sia inseguita da una grandissima organizzazione criminale e non venga rintracciata, nonostante continui a pubblicare e usare i social network.
Non indispensabile, neppure, il fatto che lei faccia la cosplayer e che questa parte della sua vita sia così predominante nel film.
Però in fin dei conti ho giustificato tutto questo per un solo aspetto: il martello di Kaori.
Ho apprezzato tantissimo il voler rendere reale e tangibile quest’oggetto che non appare subito, ma nasce come un oggetto da cosplay che usa Kaori nel suo travestimento durante la gara. Ed è proprio quando sono travestiti che Ryo riceve le sue prime martellate. Nonostante si rompa in una lotta, lo vedremo dopo riassemblato alla meno peggio. Unico difetto: non c’è scritto di quante tonnellate sia il suo peso!
In conclusione City Hunter è un’opera godibile da tutti, aiutata oltretutto dall’ottimo doppiaggio in italiano: sia per chi è fan del manga e dell’anime, a cui sembrerà di tornare indietro negli anni per le emozioni provate, sia per chi l’originale non lo conosce ancora, perché è comunque un film che si apre e si conclude, quindi non bisogna già conoscere la storia per apprezzarla.
Anzi, speriamo non si concluda qui, ma che venga annunciato almeno un altro film!
Voto complessivo: 91
Trasposizione del celebre manga di Tsukasa Hojo, questo è il primo live-action realizzato in patria; infatti avevamo avuto delle pellicole precedenti, ma nessuna giapponese: City Hunter del 1993, interpretato da Jackie Chan, e Mr. Mumble del 1996 entrambi made in Hong Kong; il drama coreano del 2011; il film francese Nicky Larson and the Cupid’s Purfume del 2019.
L’unico Ryo Saeba giapponese in carne ed ossa è stato Takaya Kamikawa che vestiva i panni del famoso sweeper nel live-action Angel Heart del 2015; è però un Ryo Saeba un po’ invecchiato che ha dovuto (attenzione, segue "spoiler", evidenziare per leggere) superare la morte della sua compagna Kaori.
Quindi questo recitato da Ryōhei Suzuki (HK/Hentai Kamen, Tokyo Tribe, Tokyo MER) lo possiamo definire come il primo vero e proprio Ryo Saeba in carne ed ossa giapponese.
E, ammettiamolo, un po’ ce lo meritavamo: per quanto personalmente abbia trovato piacevoli le trasposizioni precedenti, ritrovando comunque in loro una certa atmosfera riconducibile all’opera originale, i protagonisti si allontanavano dal vero e proprio City Hunter.
Ma premetto anche che, se qualcuno si aspetta un film che segue fedelmente il manga, non sarà così. Questa pellicola si discosta per la trama, ma riesce a mantenerne le vibrazioni e le emozioni.
Innanzitutto, la storia è ambientata proprio a Shinjuku, ma ai giorni nostri e non negli anni ‘80. Nonostante si senta la mancanza del fascino degli anni passati, soprattutto nelle inquadrature del quartiere di Tokyo, non è una mancanza che si ripercuote nella bellezza del film. Anzi, ho apprezzato la scelta: sarebbe stato più difficile e non di semplice riuscita ambientarlo negli anni ’80, rischiando un film malriuscito.
La storia parte dalle origini, quando il socio di Ryo Saeba era ancora Makimura. Anche questa scelta mi è piaciuta molto, essendo la parte della storia meno rappresentata in assoluto.
Le discrepanze con il manga si trovano subito, fin dai primi minuti di film (attenzione, seguono "spoiler", evidenziare per leggere): la morte di Makimura non avviene come nel cartaceo, ma in qualche modo ne mantiene la motivazione principale che possiamo ricondurre all’Angel Dust, la droga che serve a creare il soldato perfetto e di cui possiamo leggere anche nel manga (fine spoiler). Oltre a questo, ne conserva anche l’intensità.
Ogni personaggio è ben caratterizzato e ognuno di loro si è immerso completamente nel proprio ruolo. Forse la meno riuscita è Saeko: lei è tosta e determinata, oltre che molto sexy; qui risulta più piatta, ma visto che siamo proprio agli albori della storia, le si perdona anche questo.
Ho apprezzato molto il personaggio di Kaori, ritrovandone tutte le sue caratteristiche principali: è testarda, caparbia e perde subito le staffe quando Ryo guarda qualche bella donna.
Il più riuscito è senz’altro Ryo Saeba: Ryohei Suzuki, oltre a essere perfetto fisicamente, si è calato impeccabilmente nel personaggio (tanto che ha cambiato addirittura il suo nome su Instagram) e ha interpretato nei minimi dettagli ogni espressione e ogni movimento per un mix di comicità e azione.
In aggiunta a tutto questo, ritroviamo degli outfit studiati con grande precisione; non ricordano i classici vestiti che vediamo nell’anime (che comunque appariranno nel finale), ma sono quelli che possiamo trovare sfogliando le pagine del manga.
A completare tutto questo c’è la sua immancabile Mini Cooper rossa con il tettino bianco.
Anche l’appartamento è stato ben studiato: sicuramente svecchiato di qualche anno, ma molto simile a come lo si ricorda, con oggetti sistemati nella stessa disposizione all’interno delle stanze.
Il film sembra un manga egli stesso, con tutti i pro e contro che ne deriva: è sciocco, divertente, ma anche inverosimile. Mi viene subito in mente il lancio con il materassino dalla finestra con tanto di atterraggio perfetto che fa Ryo nei primi minuti di pellicola. Il tutto è enfatizzato da riprese particolari e primi piani: in questo il regista Yuichi Sato ha fatto davvero un ineccepibile lavoro.
Questo City Hunter non stanca mai, ti tiene incollato allo schermo perché è un susseguirsi di scene esilaranti e azione, quindi non ha punti morti o meno elettrizzanti.
Un vero tuffo negli anni ‘80 sono le musiche con l’immancabile “Get Wild” di cui il gruppo TM Network ne ha rilasciato una nuova versione appositamente per il film intitolata “Get Wild Continual”.
Oggettivamente, però, non è esente da pecche. Ad esempio, il personaggio di Milky: forse per il fatto di essere un personaggio creato appositamente per il film, risulta un po’ carente. Ho trovato inverosimile, inoltre, il fatto che lei sia inseguita da una grandissima organizzazione criminale e non venga rintracciata, nonostante continui a pubblicare e usare i social network.
Non indispensabile, neppure, il fatto che lei faccia la cosplayer e che questa parte della sua vita sia così predominante nel film.
Però in fin dei conti ho giustificato tutto questo per un solo aspetto: il martello di Kaori.
Ho apprezzato tantissimo il voler rendere reale e tangibile quest’oggetto che non appare subito, ma nasce come un oggetto da cosplay che usa Kaori nel suo travestimento durante la gara. Ed è proprio quando sono travestiti che Ryo riceve le sue prime martellate. Nonostante si rompa in una lotta, lo vedremo dopo riassemblato alla meno peggio. Unico difetto: non c’è scritto di quante tonnellate sia il suo peso!
In conclusione City Hunter è un’opera godibile da tutti, aiutata oltretutto dall’ottimo doppiaggio in italiano: sia per chi è fan del manga e dell’anime, a cui sembrerà di tornare indietro negli anni per le emozioni provate, sia per chi l’originale non lo conosce ancora, perché è comunque un film che si apre e si conclude, quindi non bisogna già conoscere la storia per apprezzarla.
Anzi, speriamo non si concluda qui, ma che venga annunciato almeno un altro film!
Voto complessivo: 91
Autore: alis89
City Hunter, fim prodotto e distribuito da Netflix e diretto con maestria da Yuichi Sato, rappresenta un ambizioso reboot contemporaneo del manga e dell'anime cult degli anni '80.
Questa nuova incarnazione dell'opera riesce nel suo intento di affascinare e intrigare, mescolando sapientemente commedia e azione adrenalinica per regalare allo spettatore un'esperienza visiva avvincente e coinvolgente.
Al centro di tutto c'è sempre il carismatico Ryo Saeba, magistralmente interpretato da Ryohei Suzuki, che porta nuova vita al suo iconico personaggio, amato da milioni di fan in tutto il mondo.
Accanto a lui, la brillante Misato Morita veste i panni di Kaori Makimura, andando a ricreare la celebre coppia di investigatori.
Il film ci riporta alla genesi della collaborazione tra Ryo e Kaori, da quando i due iniziano a collaborare e a tessere il legame che diventerà il cuore della serie. Attraverso un'indagine intricata (di cui non spoilererò nulla) e situazioni esilaranti, la coppia si destreggerà tra risate e momenti di tensione, guidata da una regia e da una sceneggiatura che riescono a catturare l'essenza dell'opera mentre la adattano al presente.
La messa in scena come dicevo è particolarmente solida e ben strutturata: la fotografia riesce a restituire l'energia frenetica della città e le scene d'azione spettacolari e divertenti contribuiscono a ricreare il simpatico mood che permeava l'opera animata, rendendogli omaggio in modo fedele e creativo.
In definitiva, City Hunter è una pellicola che merita e convince, cattura l'immaginazione e lascia gli spettatori con la voglia di un sequel.
Un omaggio rispettoso a un super classico, reso accessibile anche per una nuova generazione di appassionati e fan, e che conferma il fascino senza tempo di quest'opera iconica.
Voto complessivo: 70
Questa nuova incarnazione dell'opera riesce nel suo intento di affascinare e intrigare, mescolando sapientemente commedia e azione adrenalinica per regalare allo spettatore un'esperienza visiva avvincente e coinvolgente.
Al centro di tutto c'è sempre il carismatico Ryo Saeba, magistralmente interpretato da Ryohei Suzuki, che porta nuova vita al suo iconico personaggio, amato da milioni di fan in tutto il mondo.
Accanto a lui, la brillante Misato Morita veste i panni di Kaori Makimura, andando a ricreare la celebre coppia di investigatori.
Il film ci riporta alla genesi della collaborazione tra Ryo e Kaori, da quando i due iniziano a collaborare e a tessere il legame che diventerà il cuore della serie. Attraverso un'indagine intricata (di cui non spoilererò nulla) e situazioni esilaranti, la coppia si destreggerà tra risate e momenti di tensione, guidata da una regia e da una sceneggiatura che riescono a catturare l'essenza dell'opera mentre la adattano al presente.
La messa in scena come dicevo è particolarmente solida e ben strutturata: la fotografia riesce a restituire l'energia frenetica della città e le scene d'azione spettacolari e divertenti contribuiscono a ricreare il simpatico mood che permeava l'opera animata, rendendogli omaggio in modo fedele e creativo.
In definitiva, City Hunter è una pellicola che merita e convince, cattura l'immaginazione e lascia gli spettatori con la voglia di un sequel.
Un omaggio rispettoso a un super classico, reso accessibile anche per una nuova generazione di appassionati e fan, e che conferma il fascino senza tempo di quest'opera iconica.
Voto complessivo: 70
Autore: Rudido
City Hunter lo troviamo sulla piattaforma Netflix, e sicuramente è stata fatta una buona campagna di promozione del titolo nelle settimane precedenti all’uscita, sulla piattaforma stessa che sui social.
L’opera strizza l’occhio un po' ai nostalgici degli anni ’80, ma è stata ben adattata ai giorni nostri con l’aggiunta delle nuove tecnologie per contestualizzarlo meglio. L’adattamento di Netflix è doppiato in italiano, ed è stato fatto un ottimo lavoro di casting per le voci che si prestano benissimo ai personaggi.
La storia racconta di Ryo Saeba, investigatore privato e formidabile cecchino che centra sempre il bersaglio al primo colpo, bello e perfetto.. o quasi, infatti ha il grande difetto di correre dietro a tutte le belle donne alle quali non riesce a dire di no; infatti per colpa di questa sua peculiarità, spesso si trova invischiato suo malgrado in casi complicati. Nel film troviamo Ryo e il suo socio Hideyuki Makimura alle prese con la sparizione di una ragazza, la cui sorella maggiore li ingaggia per trovarla. Ma la ricerca si complica quando, nel cercare la ragazza scomparsa, i due (attenzione, seguono "spoiler", evidenziare per leggere) trovano anche delle misteriose fialette che contengono una strana sostanza bluastra che portano alla morte di Hideyuki e alla ricerca della verità da parte di sua sorella Kaori Makimura e di Ryo stesso.
I personaggi sono la parte trainante della storia, fortemente caratterizzati e gli attori ben calati nella parte. Essendo un film di quasi due ore, fortunatamente non sono stati inseriti troppi personaggi comprimari, cosa che è apprezzabile, cosi da far risaltare i principali che abbiamo imparato ad apprezzare nel manga e nell’anime degli anni ’80.
Il protagonista Ryohei Suzuki sembra essere nato per il ruolo di Ryo: riesce a rendere sia la sua “figosità” che la stupidità quando serve e con la giusta mimica. Essendo un action movie, deve spesso interpretare delle scene dove Ryo affronta molti nemici, oppure altre volte dove deve scappare dagli stessi a cavallo di un materassino gonfiabile, o ancora dove deve improvvisare spogliarelli (scena davvero spassosa) per cavarsi da una brutta situazione.
Questo personaggio non è semplice da gestire proprio perche si muove in diversi ruoli, e la bravura indiscussa di Ryohei è prorio questa.
Ho trovato particolarmente azzeccata anche Misato Morita, che interpreta Kaori: recita la parte di una ragazzina viziata dal fratello e disillusa, che poi si scopre non essere proprio così. Cosa molto carinaè che, tramite uno stratagemma, riescono a metterle in mano... il famoso martellone!
Il regista Yuichi Sato e gli sceneggiatori sono riusciti nelle non facile impresa di ricreare l’atmosfera vintage e adattarla ai giorni nostri, rendendo l’atmosfera fluida e realistica. Molto bella anche l’ambientazione della prima parte della storia nei sfavillanti quantrieri notturni di Tokyo, per poi cambiare ambientazione e finire nel magico mondo dei cosplay dove i combattimenti tra i vai personaggi diventano dapprima uno scontro all’ultimo sangue e poi una magistrale recita con tanto di applausi del pubblico.
Nella storia non si avvertono momenti di calo, infatti è tutto bilanciato tra scene d’azione, comiche e drammatiche.
Le musiche che ovviamente rimandano a quelle dell’anime, sono una bella sorpresa per tutti i nostalgici, ma un buon primo ascolto per chi non conosce l’opera.
Per concludere il film City Hunter è un ottimo action movie, imperdibile per chi è fan dell’opera originale e da vedere per chiunque voglia vedere un bel film con una trama scoppiettante e tanta azione.
Cercandogli un difetto direi che il film è stato troppo corto, forse una mini serie sarebbe stata anche meglio. C’è da sperare che ci sia un seguito il più presto possibile.
Voto complessivo: 88
L’opera strizza l’occhio un po' ai nostalgici degli anni ’80, ma è stata ben adattata ai giorni nostri con l’aggiunta delle nuove tecnologie per contestualizzarlo meglio. L’adattamento di Netflix è doppiato in italiano, ed è stato fatto un ottimo lavoro di casting per le voci che si prestano benissimo ai personaggi.
La storia racconta di Ryo Saeba, investigatore privato e formidabile cecchino che centra sempre il bersaglio al primo colpo, bello e perfetto.. o quasi, infatti ha il grande difetto di correre dietro a tutte le belle donne alle quali non riesce a dire di no; infatti per colpa di questa sua peculiarità, spesso si trova invischiato suo malgrado in casi complicati. Nel film troviamo Ryo e il suo socio Hideyuki Makimura alle prese con la sparizione di una ragazza, la cui sorella maggiore li ingaggia per trovarla. Ma la ricerca si complica quando, nel cercare la ragazza scomparsa, i due (attenzione, seguono "spoiler", evidenziare per leggere) trovano anche delle misteriose fialette che contengono una strana sostanza bluastra che portano alla morte di Hideyuki e alla ricerca della verità da parte di sua sorella Kaori Makimura e di Ryo stesso.
I personaggi sono la parte trainante della storia, fortemente caratterizzati e gli attori ben calati nella parte. Essendo un film di quasi due ore, fortunatamente non sono stati inseriti troppi personaggi comprimari, cosa che è apprezzabile, cosi da far risaltare i principali che abbiamo imparato ad apprezzare nel manga e nell’anime degli anni ’80.
Il protagonista Ryohei Suzuki sembra essere nato per il ruolo di Ryo: riesce a rendere sia la sua “figosità” che la stupidità quando serve e con la giusta mimica. Essendo un action movie, deve spesso interpretare delle scene dove Ryo affronta molti nemici, oppure altre volte dove deve scappare dagli stessi a cavallo di un materassino gonfiabile, o ancora dove deve improvvisare spogliarelli (scena davvero spassosa) per cavarsi da una brutta situazione.
Questo personaggio non è semplice da gestire proprio perche si muove in diversi ruoli, e la bravura indiscussa di Ryohei è prorio questa.
Ho trovato particolarmente azzeccata anche Misato Morita, che interpreta Kaori: recita la parte di una ragazzina viziata dal fratello e disillusa, che poi si scopre non essere proprio così. Cosa molto carinaè che, tramite uno stratagemma, riescono a metterle in mano... il famoso martellone!
Il regista Yuichi Sato e gli sceneggiatori sono riusciti nelle non facile impresa di ricreare l’atmosfera vintage e adattarla ai giorni nostri, rendendo l’atmosfera fluida e realistica. Molto bella anche l’ambientazione della prima parte della storia nei sfavillanti quantrieri notturni di Tokyo, per poi cambiare ambientazione e finire nel magico mondo dei cosplay dove i combattimenti tra i vai personaggi diventano dapprima uno scontro all’ultimo sangue e poi una magistrale recita con tanto di applausi del pubblico.
Nella storia non si avvertono momenti di calo, infatti è tutto bilanciato tra scene d’azione, comiche e drammatiche.
Le musiche che ovviamente rimandano a quelle dell’anime, sono una bella sorpresa per tutti i nostalgici, ma un buon primo ascolto per chi non conosce l’opera.
Per concludere il film City Hunter è un ottimo action movie, imperdibile per chi è fan dell’opera originale e da vedere per chiunque voglia vedere un bel film con una trama scoppiettante e tanta azione.
Cercandogli un difetto direi che il film è stato troppo corto, forse una mini serie sarebbe stata anche meglio. C’è da sperare che ci sia un seguito il più presto possibile.
Voto complessivo: 88
Autore: Ilia86
Il City Hunter in live action di Netflix è un'interessante "origin story" di Ryo e Kaori, la storia è intrigante e non annoia mai, c'è un buon bilanciamento fra comicità, dramma e azione.
L'attore che fa Ryo, Ryohei Suzuki, è un cartone animato vivente, fa smorfie e gag assurde ai limiti del trash, è reso proprio bene. Lo avevamo già amato come Takeo nel live di Ore Monogatari!!!, ma così si è proprio superato! Anche tutti gli altri personaggi, da Kaori a suo fratello, sono molto in parte.
Il film offre diverse chicche relative all'anime: "Get Wild" nei titoli di coda in una nuova versione e "Footsteps" in versione strumentale durante una scena d’azione, c’è Akira Kamiya (storico doppiatore di Ryo nel cartone animato) che fa la voce del TG, c'è persino il mitico martellone gigante.
E' meno "preciso spiccicato" all’anime rispetto all’adattamento francese di qualche anno fa, e ovviamente offre un diverso tipo di umorismo: se quello mischiava le gag tipiche di City Hunter con quelle delle commedie francesi, questo nelle gag è un delirio trash tutto giapponese (la scena del “cavallo” su tutte, chi ha visto il film saprà!).
E' un bel film, la breve durata aiuta a non renderlo ripetitivo come la serie, che finiva per diventare ben presto sempre uguale a se stessa e priva di sostanza tranne alcuni punti specifici.
Qui hanno creato anche una storia un po' diversa, più concisa, più al passo coi tempi, che però ha due difetti. Uno è meno importante, ossia che, stando ai crediti e ai social dell'attore, c'è un cameo di Falcon interpretato dall'unico attore possibile per interpretarlo (il mitico Mafia Kajita, personaggio pubblico che attualmente sta riscuotendo sempre più successo in Giappone) e perciò perfetto e graditissimo, ma... è un cameo così breve che non l'ho notato, pur cercandolo e aspettandolo per tutto il film (se qualcuno l'ha visto, mi dica dov'è). Urge quindi un sequel che introduca per bene il personaggio dandogli tanto screentime.
Il secondo difetto, che avevo già visto nei film animati più recenti, è che City Hunter è un anime anni ottanta, quindi il tipo di atmosfera che emana è quello di un anime anni ottanta, cristallizzato in un tempo lontano e riconducibile a un certo tipo di estetica, che qui non c'è. Se mi ambienti City Hunter nella vera Shinjuku di oggi, se mi fai vedere Kabukicho tutto il tempo, un po' mi sembra di essere in Yakuza, un po' mi sembra di essere lì, dato che sono posti dove sono stato di persona più volte, e la sensazione di star vedendo un film svanisce.
Si perde anche un po' dell'atmosfera da City Hunter se al posto delle bombe sexy disegnate da Hojo nella serie mi metti al centro della storia tutto il tempo giovani cosplayer cretinette che fanno le gattine, e mi ambienti un sacco di scene al Big Sight che, di nuovo, è un luogo che conosco sin troppo bene nella realtà e non c'entra nulla con City Hunter. Ma sono difetti relativi a una percezione squisitamente personale, quindi voi probabilmente non li noterete granché e potrete comunque godervi un film che non annoia mai, fa ridere, intrattiene e ogni tanto commuove anche.
Come detto su, un sequel non mi dispiacerebbe, e di sicuro nemmeno a Ryohei Suzuki, che s’è palesemente divertito un mondo a interpretare lo “stallone di Shinjuku”, qui anche con testa di cavallo annessa.
Voto complessivo: 80
L'attore che fa Ryo, Ryohei Suzuki, è un cartone animato vivente, fa smorfie e gag assurde ai limiti del trash, è reso proprio bene. Lo avevamo già amato come Takeo nel live di Ore Monogatari!!!, ma così si è proprio superato! Anche tutti gli altri personaggi, da Kaori a suo fratello, sono molto in parte.
Il film offre diverse chicche relative all'anime: "Get Wild" nei titoli di coda in una nuova versione e "Footsteps" in versione strumentale durante una scena d’azione, c’è Akira Kamiya (storico doppiatore di Ryo nel cartone animato) che fa la voce del TG, c'è persino il mitico martellone gigante.
E' meno "preciso spiccicato" all’anime rispetto all’adattamento francese di qualche anno fa, e ovviamente offre un diverso tipo di umorismo: se quello mischiava le gag tipiche di City Hunter con quelle delle commedie francesi, questo nelle gag è un delirio trash tutto giapponese (la scena del “cavallo” su tutte, chi ha visto il film saprà!).
E' un bel film, la breve durata aiuta a non renderlo ripetitivo come la serie, che finiva per diventare ben presto sempre uguale a se stessa e priva di sostanza tranne alcuni punti specifici.
Qui hanno creato anche una storia un po' diversa, più concisa, più al passo coi tempi, che però ha due difetti. Uno è meno importante, ossia che, stando ai crediti e ai social dell'attore, c'è un cameo di Falcon interpretato dall'unico attore possibile per interpretarlo (il mitico Mafia Kajita, personaggio pubblico che attualmente sta riscuotendo sempre più successo in Giappone) e perciò perfetto e graditissimo, ma... è un cameo così breve che non l'ho notato, pur cercandolo e aspettandolo per tutto il film (se qualcuno l'ha visto, mi dica dov'è). Urge quindi un sequel che introduca per bene il personaggio dandogli tanto screentime.
Il secondo difetto, che avevo già visto nei film animati più recenti, è che City Hunter è un anime anni ottanta, quindi il tipo di atmosfera che emana è quello di un anime anni ottanta, cristallizzato in un tempo lontano e riconducibile a un certo tipo di estetica, che qui non c'è. Se mi ambienti City Hunter nella vera Shinjuku di oggi, se mi fai vedere Kabukicho tutto il tempo, un po' mi sembra di essere in Yakuza, un po' mi sembra di essere lì, dato che sono posti dove sono stato di persona più volte, e la sensazione di star vedendo un film svanisce.
Si perde anche un po' dell'atmosfera da City Hunter se al posto delle bombe sexy disegnate da Hojo nella serie mi metti al centro della storia tutto il tempo giovani cosplayer cretinette che fanno le gattine, e mi ambienti un sacco di scene al Big Sight che, di nuovo, è un luogo che conosco sin troppo bene nella realtà e non c'entra nulla con City Hunter. Ma sono difetti relativi a una percezione squisitamente personale, quindi voi probabilmente non li noterete granché e potrete comunque godervi un film che non annoia mai, fa ridere, intrattiene e ogni tanto commuove anche.
Come detto su, un sequel non mi dispiacerebbe, e di sicuro nemmeno a Ryohei Suzuki, che s’è palesemente divertito un mondo a interpretare lo “stallone di Shinjuku”, qui anche con testa di cavallo annessa.
Voto complessivo: 80
Autore: Kotaro