Taiko: i tamburi giapponesi che risuonano nelle occasioni importanti
Quando il ritmo scuote l'anima e il corpo
di Hachi194
Smuovono in noi emozioni primordiali, paura e angoscia si mescolano ad eccitazione e incitamento. E poteva essere diverso dall'altra parte del globo? Ovviamente no! Ecco quindi i taiko, i tamburi tradizionali nipponici, presenti nei principali matsuri e molto amati anche all'estero.
I suoni scaturiti dal taiko sono al tempo stesso potenti e dinamici: quello che colpisce infatti è che per produrre tali suoni, gli artisti usano tutto il loro corpo e ciò rende le rappresentazioni molto vicine ad uno spettacolo di balletto. Le esibizioni di grandi collettivi di taiko, con la perfetta sincronizzazione di ritmi complessi, sono davvero impressionanti.
Il taiko ha origini antichissime: è arrivato in Giappone dall'Asia continentale e i tamburi più antichi ritrovati risalgono al periodo Jomon (dal 10 000 al 300 a.C.). Sulla sua nascita esiste addirittura una leggenda: in tempi remoti la Dea del Sole stanca di subire le violenze di suo fratello, si nascose in una grotta, gettando la terra nel buio più totale. Tristi ed impauriti, le persone pensarono a come richiamare la Dea fuori dalla grotta; così iniziarono a danzare, a fare musica, a pregare ed, alla fine, a suonare tamburi. La Dea del Sole, incuriosita, guardò fuori e in quel momento le persone la afferrarono e la portarono fuori dalla grotta: la luce così tornò e la Terra riprese a scaldarsi.
Nel tempo è stato usato per molti scopi diversi: come mezzo di comunicazione fra alleati durante una guerra, per incitare i soldati durante le battaglie, per cacciare ma anche e soprattutto durante i matsuri, i riti per invocare la pioggia e le danze tipiche bon odori.
Centrale è stato poi l'uso del taiko durante i kagura, le danze sacre di forte componente sciamanica eseguite quando si fa un’offerta ad una divinità con lo scopo di ottenerne il favore in vari campi (salute, raccolti abbondanti, longevità, fertilità, ecc.). Il suono potente ed ossessivo del tamburo avrebbe la capacità di raggiungere il cielo, ove dimorano i kami, ed insieme al canto, diventa elemento fondamentale nello scatenamento, nello sviluppo e nella risoluzione della trance di possessione che caratterizza alcuni rari casi di kagura.
È stato poi introdotto per accompagnare la recitazione degli attori del teatro kabuki e mano mano ha iniziato a diffondersi anche negli altri spettacoli. All'inizio del ventesimo secolo grazie ai kumi-daiko, gruppi che suonavano diversi tipi di tamburi, i taiko si sono fatti conoscere presso il grande pubblico.
Sebbene ne esistano di diversi tipi, il nagadô-daiko (cioè il tamburo lungo) è considerato quello per antonomasia: costruito a partire da un pezzo di legno di zelkova (albero considerato sacro) ridotto in forma di cilindro, è poi ricoperto con una pelle di vacca tesa e fissata in cima con dei chiodi. A seconda del suo spessore e di come è stata trattata, produrrà suoni diversi.
Esistono poi anche lo shime-daiko (usato soprattutto durante le rappresentazioni del teatro No e della musica nagauta, dal suono più acuto), il grande ôdaikô (dal suono più grave) e l’okedô-daiko (spesso "indossato" dai suonatori).
Gruppi di taiko sono sparsi un po' per tutto l'arcipelago, con esibizioni soprattutto a livello locale; ma ne esistono anche di professionali che hanno grandemente contribuito a far conoscere questo strumento al di fuori dei confini nazionali.
Fra questi è senz'altro da menzionare Kodô: fondato nel 1971, dopo una decina d'anni passati a farsi le ossa nella prefettura di Niigata, ha debuttato a livello internazionale nel 1981 al Festival di Berlino. Ora può vantare 5.500 rappresentazioni in 47 paesi in tutto il mondo. Per entrare a far parte del Kodô occorre fare prima due anni di formazione intensiva presso una scuola sull'isola di Sado; quelli che passano questa prima selezione devono affrontare un ulteriore anno di pratica per poter essere poi ufficialmente ammessi all'interno della formazione.
Al momento il gruppo conta 35 membri, famosi non solo per il loro talento musicale ma anche per la loro prestanza fisica e per il loro corpo scultoreo, frutto di ore di allenamenti intensivi.
Fonte consultata:
Nippon