L'importanza di rispettare l'animazione: cosa comporta riadattare Devilman nell'era di Netflix
Il chiacchierato restyling ha diviso il pubblico, ma le critiche sono tutte fondate? Il punto di vista di Anime & Manga ITA
di Redazione
[ Anime & Manga [ITA] nasce su Facebook alla fine del 2012 come realtà pensata principalmente per gli appassionati di animazione Giapponese, concentrata inizialmente sulla divulgazione di prodotti meno famosi. Dalla creazione del canale Youtube pochi mesi dopo i due gestori hanno realizzato centinaia di video tra recensioni, approfondimenti e discussioni varie sull'industria. L'obiettivo di diffusione della cultura anime nel Bel Paese è ancora lungi dall'essere raggiunto, ma il costante impegno ha valso finora alcune importanti collaborazioni come quella con la piattaforma di streaming legale e gratuita più grande in Italia, VVVVID, o con il portale d'informazione Animeclick; negli ultimi due anni, inoltre, sono state diverse anche le conferenze: le più importanti sono state quelle tenute a Lucca Comics & Games, Napoli Comicon e all'Università di Palermo. ]
Autore dell'articolo: Italo Scanniello
Devilman Crybaby è indubbiamente il primo grande successo di questo 2018; a nemmeno due settimane dall'inizio di quest'anno nuovo la serie commissionata allo studio Science Saru (fondato da Masaaki Yuasa e Enyoung Choi) dal colosso dello streaming Netflix ha invaso i social, diviso pubblico e critica e dato a tutti noi un nuovo argomento di cui parlare per mesi e mesi, fino a che non l'avremo del tutto spolpato.
A me, personalmente, ha offerto a visione neanche finita un buon spunto di riflessione riguardo ad una cosa di cui ormai ho parlato così tanto da sentire quasi un certo affetto: il fandom.
Al solito, dopo il rilascio di una riproposizione in chiave moderna di una grande opera del passato, la corsa agli armamenti è più rapida della conquista della Polonia; col metodo di uscita degli episodi proposto da Netflix per le sue serie esclusive (e questa, diversamente da altre come The Seven Deadly Sins, lo è per davvero) viene reso ancora più facile il "prendere la palla al balzo" del famoso proverbio per cominciare ad esercitare la propria libertà d'opinione sulla rete. È fantastico vedere quante persone siano disposte a parlare di anime ripensando alle dimensioni del pubblico italiano di qualche anno fa, ma l'animazione giapponese (e non vuol essere un monito, quanto una constatazione) è materia troppo complessa per venir presa così alla leggera.
Mi riferisco in particolar modo alle numerose critiche rivolte da una grossa fetta di pubblico nei confronti del lato tecnico, più nello specifico nei riguardi dell'animazione (tenete bene a mente questa parola).
È capitato molte volte in questi giorni di imbattermi in ingloriosi confronti tra il character design di Ayumi Kurashima e quello di Kazuo Komatsubara nella serie OAV dell'87, con il secondo naturalmente dichiarato vincitore della tremenda battaglia.
Questi paragoni non sono fattibili: stiamo parlando non solo di due epoche diverse, ma anche di due idee d'animazione completamente differenti. Al di là di tutti i discorsi che si potrebbero fare su quanto attualmente si punti su design più semplici per via degli stretti tempi lavorativi a cui i team di produzione sono sottoposti, si stanno comparando uno stile tendente al realismo e uno che va invece nella direzione opposta. In che modo l'obiettività, e quindi la possibilità di definire "brutto" il comparto tecnico di Crybaby, può riguardare quella che è semplicemente una questione di (mi fa male dirlo) gusto?
Io trovo l'idea d'animazione di Masaaki Yuasa (che appartiene anche ad Enyoung Choi e all'intero studio) fantastica: a discapito della qualità del disegno tutto ciò che c'è sullo schermo deve essere capace di muoversi, deformarsi e prendere letteralmente vita.
Immagino che molti di voi abbiano visto, probabilmente da piccoli, Red Hot Riding Hood e gli altri corti di Tex Avery prodotti alla Warner e alla MGM; in quei pochi minuti d'animazione non c'era sempre il dovuto riguardo per la perfezione delle linee, che invece si muovevano in maniere imprevedibili abbandonando la propria forma per adattarsi a situazioni estremamente comiche. Yuasa si basa su di un'idea fondamentalmente simile, ma con il movimento interamente votato ad un senso di totale dinamismo che diviene palese nelle scene d'azione (vedere ad esempio Kaiba).
Lo stile usato invece da Komatsubara è improntato su una direzione decisamente più realista che spesso lo allontana dal disegno rozzo e impreciso del Nagai del primo Devilman (avvicinandolo piuttosto al suo stile contemporaneo), anche perché spesso plasmato da animatori come Hiroyuki Okiura che tendono ad una resa ultrarealista del corpo e del movimento, facendo così perdere a parti della produzione quella carica bestiale e violenta che contraddistingueva il tratto del primo Nagai e che questo nuovo adattamento, in alcune sequenze, possiede sfoggiando interessanti riferimenti allo stile nagaiano.
C'è da dire che no, Devilman Crybaby non è una serie perfetta sul lato dell'animazione (e neanche sugli altri), e fondamentalmente non c'era neanche da aspettarselo visto che si è lavorato principalmente con freelance (Science Saru è uno studio piccolissimo) e tempi ancora più stretti di una serie televisiva da 13 puntate (6 mesi per la produzione) con quasi 3 puntate in solo key (quando un solo animatore fa tutta la key animation di un episodio); sarebbe meglio però riconoscere i difetti e capire che malgrado questi, molte sequenze sono degnamente animate (alcune in particolare risultano molto belle) e, sopratutto, che in questi discorsi non si parla quasi mai di animazione.
Ho fatto cenno di tenere a mente la parola "animazione" perché obiettivamente ogni persona che ha avuto lamentele a riguardo ha fatto perlopiù riferimento ai soliti screenshot, ovvero immagini statiche, per specificare come quel "pessimo disegno" risulti una pessima animazione.
E-ehm, un'immagine statica nega alla base il concetto di animazione, che è appunto banalmente quello di immagini - o se preferite, disegni - in movimento.
Non nego la moderata presenza di linee poco precise e disegni realizzati frettolosamente, ma vorrei anche che si riconoscesse quanto poco abbia a che fare la resa del disegno con l'animazione in sé.
Quello dell'animazione, in particolar modo giapponese, è un mondo decisamente complesso che viene però spesso affrontato troppo alla leggera; ci sentiamo quasi sempre in grado di spiegare un'imprecisione tecnica con la classica scusa del budget per una questione logica, senza capire quanto in realtà un disegno impreciso possa essere il risultato di svariate situazioni (e quasi mai davvero una mancanza di budget, visto che l'esiguità dei budget televisivi spinge sempre ad un controllo costante delle risorse economiche).
Da che mondo è mondo quando non si è a conoscenza di qualcosa, si tende a tacere per rispetto e, se si è interessati, ad informarsi per avere una qualche voce in capitolo; ora per esempio è molto più facile, rispetto a qualche anno fa, raccogliere informazioni interessanti sui meccanismi produttivi dell'animazione nipponica, venire a conoscenza di dettagli interessanti tramite le interviste (e vi consiglierei di leggere quella fatta a Yuasa che trovate qui) e soprattutto capire ciò che si sta guardando ad un livello visivo (ad es. ora sono disponibili diversi libri su ciò che viene definito, spesso erroneamente, moe).
Sembra però più importante, per molte persone, imporre l'io al di sopra della volontà altrui e negare con una critica neanche troppo precisa la libertà artistica di un autore e il lavoro massacrante di un intero staff: obiettivamente, perché uno spettatore privo dello studio necessario dovrebbe saperne di più di un animatore sulla sua stessa materia?
E attenzione, non intendo negare a nessuno la sacrosanta possibilità di lamentarsi; vorrei solo che lo si facesse con un po' di coscienza perché l'impegno degli addetti ai lavori lo merita anche nei casi più problematici e turbolenti.
Crybaby può non piacere esteticamente per il suo stile particolare, e qui si è tutti d'accordo, ma nel momento in cui si entra nell'ambito di un giudizio tecnico bisogna lasciare a casa il gusto e parlare nel merito, altrimenti si sta solo confondendo l'effettiva qualità tecnica con un'idea sbagliata del termine "animazione".
In conclusione, non pensate che io stia cercando di difendere in qualche modo l'integrità di Devilman Crybaby: io la serie non l'ho neppure finita per questioni di tempo, e per quanto mi stia piacendo non grido certo al miracolo visto che di elementi che mi fanno storcere il naso ce ne sono, però ho sentito il bisogno di essere giusto. Da un certo punto di vista riesco anche a comprendere le motivazioni di questa grande fetta di pubblico avversa allo stile adottato da Ayumi Kurashima, e dall'altra questo totale rifiuto un po' mi rattrista.
Se pensiamo che persino PewDiePie, lo YouTuber più grande al mondo per come viene inteso il termine (per cui escludendo grandi aziende e canali di artisti musicali), ha colto l'opportunità per realizzare un video dedicato alla serie (e non è certo un animetuber), allora diviene chiaro quali proporzioni abbia assunto il "fenomeno anime" negli ultimi anni.
È giusto quindi continuare a trattare la materia così, senza la giusta considerazione di tutte le variabili che possono causare un problema? E non consideriamo il fatto che in questo caso specifico non si sta parlando di un problema vero e proprio, del resto non è certo la prima volta che lo stile visivo di Masaaki Yuasa non riesce a convincere le masse (ricordate Ping Pong The Animation?) e fallisce nel tentativo di risultare "gradevole" universalmente.
Però quando si parla di tecnica, di qualità, di cose che necessitano di uno studio per venire comprese anche solo superficialmente si deve essere a conoscenza di tante cose; bisogna sapere cos'è un inbetweener, bisogna sapere che lavora in media 11 ore al giorno chino su una scrivania, che è spesso costretto a non dormire per rientrare nelle scadenze, che questo massacro avviene per poco meno di 900 euro al mese e che di conseguenza è già tanto se riesce a pagarsi una stanza.
Bisogna capire quel dolore che serve a nient'altro che a intrattenerci per capire di che rispetto necessita l'animazione (e perché in una gran parte delle serie televisive contemporanee molte intercalazioni non risultino così precise); nessuno vi toglierà la libertà di schifare un anime, di trovarlo ripugnante e inguardabile, perché si tratta di un diritto sacrosanto.
Ma ricordatevi sempre che da grandi passioni derivano grandi responsabilità, non sono certo un'esclusiva dei poteri.