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8.0/10
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Monumentale mausoleo artistico, impossibile da interpretare in maniera univoca, ma che per la sua breve durata va assolutamente visto.
Nei corti a carattere sperimentale solitamente bisogna scindere, senza slacciare in maniera netta, la resa tecnica dalla funzione narrativa, chiaramente surreale e suggestiva. Un'efebea figura immersa in uno spettrale grigiore, un cono di luce cosciente lacera (ma timidamente) il polveroso buio di un archivio. Biblioteca di ricordi? forse
Il suono di una malinconica contemplazione e' rotto, spingendo cosi' la genesi di un inesorabile quanto sterile marcia lugubre verso la memoria, una memoria non soltanto drammatica e dolorosa, ma assolutamente impersonale, l'Io che vede l'Io.
Un pesce meccanico sembra quasi irridere il suo originale simbolismo vitale, un orrendo feticcio appare senza portar via il fardello. La religio, che sia superstizione o verità, ha un valore salvifico? l'essere umano che irride la sua stessa esistenza come quadrato, attraverso la croce, arriva al cerchio contemplato nel dipinto dagli uomini? Trova consolazione dall'orrendo labirinto della sofferenza, oppur, seppur congiunti, rimaniamo intrappolati nel nostro utero nevoso? A mio avviso il messaggio e' straziante.
L' insieme lampante dei simbolismi cristiani e pagani nella sequenza temporale (quadrato, pesce, contemplazione del cerchio, croce, simbolo divino, lancetta che torna indietro) scandiscono l'esistenza di un Ego che pensa ma non esiste, rientrano ciclicamente verso la contemplazione interiore eppur priva di uno scopo. Senza far rumore, neanche uno gemito.