Recensione
Il castello errante di Howl
7.0/10
Howl, Howl, Howl. Quando parli di Miyazaki con qualcuno (che magari non ha visto tutti i suoi lavori) la prima cosa che ti dice è questo film. Tra i più conosciuti e amati eppure forse il meno bello dell’intera filmografia del maestro. Brutto non si può certo dire, ma considerando gli altri lavori (capolavori) partoriti dal genio di Miyazaki si rimane un po’ delusi da questo lungometraggio.
A non convincere è soprattutto la sceneggiatura, il grande punto di forza dello Studio Ghibli. Il finale per esempio è piuttosto affrettato. E poi bisogna dire che nelle due ore circa del film ogni tanto si sbadiglia. Sì, dispiace criticare un lavoro del maestro che ci ha regalato tante meraviglie, ma è un po’ noioso.
Tutto da buttare allora? Ovviamente no. Resta alla fine un film abbastanza godibile, la realizzazione tecnica è ineccepibile, è fantastico il castello semovente, e la musica del grande Hisaishi è sempre perfetta (meraviglioso il valzer). Cose che mi spingono a dare comunque un 7 come voto. Certo ripensando al passato ci si aspetta molto di più da Miyazaki. Peccato che il futuro, l’opera successiva, ossia “Ponyo”, si mantenga sui livelli del “Castello errante di Howl”: buoni, ma non più eccellenti come si addice a quello che qualcuno ha (giustamente) definito “il dio dell’anime”.
A non convincere è soprattutto la sceneggiatura, il grande punto di forza dello Studio Ghibli. Il finale per esempio è piuttosto affrettato. E poi bisogna dire che nelle due ore circa del film ogni tanto si sbadiglia. Sì, dispiace criticare un lavoro del maestro che ci ha regalato tante meraviglie, ma è un po’ noioso.
Tutto da buttare allora? Ovviamente no. Resta alla fine un film abbastanza godibile, la realizzazione tecnica è ineccepibile, è fantastico il castello semovente, e la musica del grande Hisaishi è sempre perfetta (meraviglioso il valzer). Cose che mi spingono a dare comunque un 7 come voto. Certo ripensando al passato ci si aspetta molto di più da Miyazaki. Peccato che il futuro, l’opera successiva, ossia “Ponyo”, si mantenga sui livelli del “Castello errante di Howl”: buoni, ma non più eccellenti come si addice a quello che qualcuno ha (giustamente) definito “il dio dell’anime”.