Recensione
Tutti in campo con Lotti
7.0/10
Un ragazzo bruttino, basso, piuttosto tarchiato, buona forchetta, di bassa estrazione sociale scopre per caso di avere del talento nello sport più snob e classista mai inventato: il golf. Si impegnerà per diventare un giocatore professionista e sistemare così la sua famiglia. Questo piccolo grande eroe, di nome Lotti, è il protagonista di Tutti in campo con Lotti, serie piacevole e atipica appunto perché incentrata su una attività sportiva d’élite come il golf, poca considerato dai media e difficilmente in grado di conquistare i ragazzi.
Tra i meriti di questo anime c’è quello, non dico di appassionare (un po’ di voglia di provare a giocare la fa venire), ma di far conoscere questo sport anche grazie alle precise spiegazioni delle regole date nei finali degli episodi. Di cancellare lo stereotipo golf uguale noia mostrando le avvincenti sfide di Lotti con avversari sempre più forti. Tra i quali c’è anche un golfista di colore (prima di Tiger Woods...).
Il disegno non è particolarmente elaborato, tanto da poter far sembrare l’anime più vecchio di quello che in realtà non sia (è stato realizzato a metà degli anni Ottanta). Carina però la descrizione dei vari campi da golf. La sigla italiana è una di quelle diventate di culto. Per il resto le musiche non sono tra quelle che aggiungono qualcosa.
La trama è piuttosto semplice, lineare, senza particolari scossoni. E anche la caratterizzazione dei personaggi è poco ricercata. Il protagonista è goffo (il suo verso prima di colpire la pallina con la mazza, <i>”spa-ghe-tti”</i> è entrato nell’immaginario collettivo), ma simpatico. Si fa davvero il tifo per lui proprio perché non perfettino (come invece Holly in “Holly e Benji”, per fare un esempio di anime sportivo.)
Insomma un anime non certo eccezionale, ma sicuramente godibile. Da ricordare un particolare: si ispira a un manga di Tetsuya Chiba, il grande disegnatore del meraviglioso “Rocky Joe”. Nient’altro a che vedere con quell’immenso capolavoro, ma Tutti in campo con Lotti è comunque una serie consigliabile.
Tra i meriti di questo anime c’è quello, non dico di appassionare (un po’ di voglia di provare a giocare la fa venire), ma di far conoscere questo sport anche grazie alle precise spiegazioni delle regole date nei finali degli episodi. Di cancellare lo stereotipo golf uguale noia mostrando le avvincenti sfide di Lotti con avversari sempre più forti. Tra i quali c’è anche un golfista di colore (prima di Tiger Woods...).
Il disegno non è particolarmente elaborato, tanto da poter far sembrare l’anime più vecchio di quello che in realtà non sia (è stato realizzato a metà degli anni Ottanta). Carina però la descrizione dei vari campi da golf. La sigla italiana è una di quelle diventate di culto. Per il resto le musiche non sono tra quelle che aggiungono qualcosa.
La trama è piuttosto semplice, lineare, senza particolari scossoni. E anche la caratterizzazione dei personaggi è poco ricercata. Il protagonista è goffo (il suo verso prima di colpire la pallina con la mazza, <i>”spa-ghe-tti”</i> è entrato nell’immaginario collettivo), ma simpatico. Si fa davvero il tifo per lui proprio perché non perfettino (come invece Holly in “Holly e Benji”, per fare un esempio di anime sportivo.)
Insomma un anime non certo eccezionale, ma sicuramente godibile. Da ricordare un particolare: si ispira a un manga di Tetsuya Chiba, il grande disegnatore del meraviglioso “Rocky Joe”. Nient’altro a che vedere con quell’immenso capolavoro, ma Tutti in campo con Lotti è comunque una serie consigliabile.