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Da brava neo-fan di Shinkai eccomi a vedere e recensire anche Hoshi no Koe, un OAV della durata uguale a una puntata di un anime, e tuttavia così intenso da sembrare lungo e farti sentire la lunga fatica che Shinkai, da solo, ci ha messo per realizzarlo.
Sotto il profilo tecnico, come già molti hanno detto, La voce delle stelle è assolutamente strabiliante per un anime realizzato al 90% da una sola persona. Come si noterà nei successivi film di Shinkai, il suo forte sono i fondali, le ambientazioni, l'animazione di tutto tranne che dei personaggi. Già, perché l'unica cosa che purtroppo contrasta con la bellezza della grafica, è il design dei 2 personaggi e in particolare proprio i loro visi: infatti, laddove l'inquadratura mostra solo una mano o spesso anche altri particolari del corpo, il disegno è anatomicamente ottimo. Ma sui visi si vede moltissimo che il tratto è acerbo, al livello di una persona che ha appena iniziato a disegnare in stile manga.
Il doppiaggio, anch'esso amatoriale, è piacevole: ho sempre sostenuto che Shinkai sia bravo a doppiare, e anche la sua ragazza se la cava; non ho ancora visto né l'edizione dei doppiatori professionisti giapponesi né quella italiana. Tuttavia, trovo che il ridoppiaggio giapponese poteva essere anche evitato, sia perché quello di Shinkai va già bene così sia perché si conserva un ulteriore tratto di amatoriale che tanto rende strabiliante questo film.

Ora veniamo però al punto dolente: la trama. Forse qui Shinkai si è fatto prendere dalla foga di dover creare il suo primo vero film, cercando di attribuirgli una trama importante ma, ahimè, secondo me ha fatto il passo più lungo della gamba. In 24 minuti è davvero impossibile parlare di guerre spaziali, altri mondi e psicologia dei personaggi, tutto insieme. Così, per quanto il messaggio a livello emozionale rimanga poetico e toccante, esso viene oscurato dalle tante domande e assurdità generate da una trama inevitabilmente abbozzata. Alcuni esempi su tutti: in base a che cosa vengono scelti dei ragazzini di 15 anni per combattere nel bel mezzo della galassia e non astronauti professionisti? Basta davvero andare bene a scuola e cavarsela nello sport per essere spedito a pilotare un robot ad anni luce da casa? E perché la protagonista non rifiuta l'incarico? Che ne pensa la sua famiglia, che mai viene menzionata? Come mai, nonostante la tecnologia così avanzata, un pilota è ridotto a comunicare con un cellulare generazione anni '90 che recapita le e-mail dopo anni? Queste e tante altre domande rimangono senza risposta, e penso sia un po' troppo. Shinkai avrebbe fatto meglio a scegliere una trama di fondo più semplice, come quella di Byosoku 5 Centimeter, e limitarsi a parlare della distanza tra le persone come lui sa fare bene.

Ciononostante, non me la sento di mettere un voto sotto la sufficienza a un OAV auto-prodotto così bene. Perciò il mio voto è una media tra un 10 alle intenzioni, all'impegno e al merito di una persona che ha creato tutto questo da solo, e un 4 dovuto alla trama.
P.S.: Sarebbe bello se Shinkai, ora che ha un minimo di staff e mezzi migliori, facesse un remake di questa sua prima opera, stavolta con un buon character design come quello dei suoi film attuali, una lunghezza adeguata (almeno un'ora e mezza) e una trama quindi più approfondita. Sarebbe davvero un'ottima idea.