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<b>Attenzione! Contiene possibili spoiler!</b>

"Ayashi no Ceres" è la storia di un dramma, un difficile e complesso intreccio di emozioni e di storie che abbracciano un arco temporale di cinquemila anni, e che concludono con il dono più importante di tutti: la vita.
Ovviamente stiamo parlando di uno shoujo anche ben fatto, lo ammetto, in cui l'amore padroneggia spavaldo per tutta la durata degli episodi, nelle più sottili forme e morbosità.
Per essere un lavoro del 2001 ammetto che graficamente non mi ha particolarmente affascinato. I disegni sono puliti, i fondali abbozzati, senza dettagli significativi, quasi a contorno a quella storia complessa, ma, ammettiamo, anche un po' banale, che si è allungata nella visione. Belle, almeno per me, invece, le musiche, con la sigla di testa, più volte ripresa come theme nell'animazione stessa, davvero delicata e struggente.

La storia è, come dicevo, complessa ma al tempo stesso un po' banale, o banalizzata. L'inizio rocambolesco e troppo rapido non dà spessore, e anzi, a mio parere, rallenta molto la godibilità dell'anime, che appare fin da subito come un insieme di immagini splatter e fantascienza.
Siamo ancora al primo episodio, e non si capisce nulla, ma quello che manca veramente è il pathos del volere capire qualcosa. Ovvero: si ha come l'impressione di avere capito già tutto, troppe cose accennate, troppi dettagli chiari messi lì come indizi. Insomma, dopo i primi episodi si inizia a delineare già il finale, inevitabile, che si andrà a vedere.
Ma ci sono delle piccole perle drammatiche che portano, dalla metà in poi, a modificare il proprio punto di vista, lasciando incuriositi quanto basta.

Accennandola soltanto, la storia si basa sulla legenda di una tennyo (Dea Celeste) che 5.000 anni prima aveva visto rubato e nascosto il proprio hagoromo (ovvero una sorta di veste divina) da un uomo che si era innamorato di lei. Il furto, le incomprensioni, forse una violenza, forse la gelosia, avevano fatto di questa Tennyo di nome Ceres una prigioniera della "terra", così sposò l'uomo ed ebbe da lui una discendenza.

Cinquemila anni dopo il sangue della Tennyo e dell'uomo che l'amava scorre ancora nella famiglia Mikage. Da qui l'inizio della storia, e dell'amore.
Si, dell'amore, come dicevo è lui il protagonista assoluto della storia. Dipinto in molte sue forme, e tutte ben delineate e decisamente ben strutturate. S'incontrano l'amore giovanile tra due ragazzi, l'amore non corrisposto, l'amore tra fratelli, l'amore per la famiglia, l'amore per il potere, e, a muovere tutto, la gelosia.
Così emergono i sentimenti dell'uomo, visti da una Ceres (la Tennyo) che vuole restare distante da questo mondo che l'ha legata e imprigionata per troppo tempo. Ci sono scene in cui l'amore è straziante, i sentimenti sono così vivi e forti che lasciano raggelare chi, come me, a volte li ha vissuti davvero, emozioni che fanno soffrire, oppure fanno piangere di gioia. In questo l'anime è davvero ben fatto e ben riuscito.

Forse appaiono eccessive le scene truculente, un po' splatter, ma comunque (alcune) utili a delineare i caratteri dei protagonisti, a fare capire l'evoluzione dello spirito.
A volte si sfiora anche la normalità, ma spesso no, si va oltre, si eccede un po'. Come nel finale, in cui è l'amore, ancora, a vincere su tutto e su tutti, lasciando però vagamente insoddisfatti per come l'odio possa soccombere con così tanta facilità davanti alla purezza dell'amore. Un finale davvero un po' troppo scontato, che non accontenta del tutto, anzi, nelle scene finali, riesce addirittura ad infastidire.
Comunque un po' più della sufficienza, per la musica, e per qualche bel colpo di scena, ci sta tutta.